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Autore: Star_of_vespers    07/10/2017    5 recensioni
La terra di mezzo è sull’orlo della distruzione, ed in questo scenario di morte e disfacimento, Serindë giovane principessa, riesce a scappare dalla sua città, lasciandola insieme alla madre ed ad un suo soldato.
Durante il viaggio la fanciulla corre il rischio di morire a causa di un improvviso attentato, ma grazie al fato, la sua vita anche se appesa ad un filo, non si spezza. Riprende conoscenza grazie all’ausilio di Gandalf, che dopo averla trovata in condizioni molto particolari, le propone di continuare la fuga insieme alla compagnia, ritenendo opportuno condurla presso un sicuro rifugio. Il pensiero di Serindë giunge alla madre, che si era separata da lei a causa di quell’improvviso assedio, la giovane angosciata cerca di riassemblare ogni particolare, ma non riesce a ricostruire un completo ricordo, così disperata giura a sé stessa di ritrovare il genitore, anche se il destino sembra aver diviso il loro percorso.
Con il passare del tempo, la principessa inizia a provare un profondo affetto verso quelli che considera suoi compagni. In questo scenario avventuroso riuscirà a comprendere sentimenti molto profondi, quali il vero amore, l’onore ed una grande dote, che non aveva mai considerato.
Buona lettura!
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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New roads:

 

 


Amdir, dopo che Legolas uscì dalla stanza avvisò la ragazza dell’opportunità di raggiungere il reame della dama dei boschi molto prima dei suoi compagni, di fatti Haldir, il capitano della pattuglia elfica non aveva  scorto in Serindë alcuna minaccia, anzi aveva compreso le sue difficoltà e gentilmente, con il consenso delle guardie del reame degli elfi, aveva procurato alla fanciulla il permesso di potervi entrare, in modo da trascorrere serenamente le giornate, e di poter riprendersi, recuperando le forze perdute.

Serindë non riuscì a salutare i suoi compagni, era molto triste per questo, ma Amdir le spiegò che a breve si sarebbero rincontrati di nuovo, così consolata da questo pensiero partì quella stessa notte, con il nuovo compagno, sperando che gli altri non stessero in pensiero a causa sua.

Fortunatamente il percorso non era pericolante, anzi, mentre camminava in mezzo al prato fresco si sentì decisamente rassicurata. Alzò gli occhi al cielo per ammirare la costellazione che brillava sopra lei e che, con i suoi raggi d’argento illuminava il percorso, decorando ogni foglia ed ogni ramo con  una luce brillante e confortante.

Amdir con premura scostò un ramo e afferrò Serindë dalla vita, poi la superò e l’aiutò ad oltrepassare un ostacolo a terra, lei gli sorrise grata e sperò di raggiungere velocemente la loro destinazione, in quanto troppo in imbarazzo.

 Il sentiero era silenzioso, illuminato dal chiarore della luna. Qua e là, nella pallida luce notturna si potevano scorgere fragili ciuffi di nebbia, che come ovatta aderivano alla cima degli alberi. Serindë a bocca aperta osservò ogni elemento intorno a lei, fino a puntare lo sguardo sulla distesa ininterrotta di fitta foresta, che si prolungava in lontananza  fino dove occhio poteva arrivare.

-Quanto è distante?- chiese la ragazza osservando le spalle larghe dell’elfo dinanzi, che nel sentirla ruotò leggermente il capo.

-Non molto … domani all’alba saremo sicuramente arrivati-

-Sul serio?- fu felice di sapere che il viaggio fosse breve, desiderava solo riposare e rimanere lontana da altri guai.

-Certamente- l’elfo le sorrise, aiutandola ad avanzare con premura, in modo da non farla sforzare.

-Mi chiedo se potrò incontrare la vostra signora!- confessò incuriosita da questo personaggio.

-Sicuramente, la dama di Lorien vorrà conoscerti … - si voltò e l’aiutò ad oltrepassare una grossa roccia conficcata nel terreno, sostenendola con delicatezza con le mani.

-Ma questo avverrà in un secondo momento. La vedrai insieme ai tuoi compagni-

-E sai per caso quando loro riusciranno a raggiun…-

-Domani sera sicuramente arriveranno anche loro al reame boscoso- spiegò Amdir guardandola negli occhi. La fanciulla stupita osservò quelle iridi verdi, brillare nella notte come due fari protettori; i lineamenti dell’elfo erano estremamente delicati, in lui splendeva una luce serafica, ciò si poteva percepire attraverso un semplice sguardo.

-Allora proseguiamo, sono impaziente di conoscere la signora del bosco!- asserì Serindë desiderosa più che mai, di scorgere il volto della donna che Gimli temeva.

 

La compagnia, dopo due ore dall’allontanamento di Serindë ricevette la notizia che l’indomani, precisamente all’alba del nuovo giorno, Haldir, capitano delle guardie elfiche, li avrebbe condotti presso il reame della dama dei boschi, che distava circa un giorno da lì. Aragorn fu felice di apprendere quella notizia, come tutti del resto. L’uomo aveva discusso allungo con l’elfo, sperando che quest’ultimo comprendesse il suo turbamento e gli donasse aiuto.

Gimli si alzò dal suo posto ed un po’ meno gioioso degli altri raggiunse Legolas, lanciando un’occhiata all’amico, che aveva subito intuito la sua apprensione.

-Quindi incontreremo la strega-elfo di cui ci parlava Gim…- Pipino venne immediatamente zittito dal nano, che aveva avvicinato la sua mano allo hobbit per tappargli la bocca e metterlo a tacere. Merry scacciò una risata e sorridendo come un ebete guardò Frodo e Sam fermi e seriosi, intenti ad ascoltare le parole dell’elfo vicino loro.

-La nostra signora ha deciso di lasciarvi continuare, dovreste esserle grati- Haldir indignato guardò lo hobbit, in seguito volse il suo sguardo su Boromir, che serio e pensieroso ascoltava le sue parole.

-Serindë sarà ancora debole, non può continuare- Sam abbassò lo sguardo confessando la sua preoccupazione.

Haldir spostò la sua attenzione su lui, poi osservò Aragorn -La ragazza si sta dirigendo verso Lorien-

Boromir stupito alzò lo sguardo e scrutò l’elfo meticolosamente. Legolas rimase in silenzio curioso di ascoltare le parole di Haldir, era sorpreso e impaziente di scoprire il motivo per cui loro non erano stati subito avvisati, mentre gli Hobbit e Gimli tacevano stupiti della notizia. La ragazza aveva perso conoscenza ed era debole, quindi incapace di continuare a viaggiare.

-Rimanete tranquilli- Haldir osservò Aragorn che a differenza degli altri era sicuro della scelta compiuta dall’elfo.

-Insieme a lei c’è un nostro bravo soldato. A Lorien potrà trovare riposo- Detto questo li lasciò, impazienti di partire e di scorgere l’incantevole reame della dama dei boschi.

 

La mattina seguente la compagnia si sveglio all’alba per proseguire il viaggio. Quello fu un silenzioso risveglio, in fretta si prepararono per raggiungere Lorien, impazienti di ascoltare le parole di Lady Galadriel, di comprendere il suo pensiero, e di scorgere quel reame. Avevano lottato molto e camminato presso sentieri poco sicuri, sperando di raggiungere velocemente la loro meta, e superare tutte le insidie che li separavano da Mordor, in modo da togliersi quel grande peso dalle spalle.

Boromir afferrò il suo scudo e lo sistemò dietro la schiena, mentre Aragorn e Legolas attendevano con Haldir, che Gimli e gli hobbit fossero pronti.

Il nano indossò i suoi guanti di pelle e strinse saldamente la sua ascia. Gli hobbit radunarono la loro roba e raggiunsero gli altri, per iniziare finalmente quel piccolo viaggio.

Uno spettacolo incredibile meravigliò gli occhi del nano, che diffidente continuava a camminare senza proferire parola. Era attento a scrutare il paesaggio intorno, senza commentare. Dovette confessare che, quando si fermarono su un’altura a contemplare l’ormai vicino regno di Lorien, rimase spiazzato da quella vista: era impossibile non ammettere che quella, sterminata ed eterea foresta era una creazione fenomenale della natura. Le maestose altezze e le  proporzioni di quei vigorosi alberi facevano apparire del tutto insignificanti le creazioni che aveva scorto durante quel viaggio. Ogni dorata foglia d’albero  catturava i raggi del sole ed illuminava il sentiero e l’animo dei viaggiatori, che nel guardare quel paesaggio si sentirono finalmente sicuri. Tutti si riunirono ad osservare in lontananza quel reame, colmo di alberi e di fiori, erano molto stupiti e felici di esser lì, tutti quanti ad eccezion fatta di Boromir, che angosciato si chiedeva se mai il suo cuore potesse trovare un po’ di pace.

-Il reame della dama dei boschi- disse Haldir guardando i suoi compagni. Ora erano vicini, sarebbero giunti presto presso quelle terre.

 

 

Tutto era così paradisiaco, immerso in un mondo che mai pensarono di scorgere con i propri occhi. Gli hobbit fissavano incantati gli elfi che andando avanti ed indietro, catturavano involontariamente la loro attenzione. Frodo si concentrò ad esaminare le innumerevoli luci che freddamente illuminavano quel percorso. Boromir alzò il suo sguardo, allontanando per un momento tutti i cattivi pensieri, e guardando a destra ed a sinistra quello spettacolo vivente, si meravigliò di osservare il modo con cui quegli elfi mandavano avanti quel reame, senza sforzarsi più di tanto. Desiderò per un momento possedere quelle stesse capacità, in modo da aiutare la sua città e risolvere i problemi del popolo.

Il percorso pietroso li condusse presso il più alto ed imponente albero che si allungava nel centro della fitta boscaglia. Il tronco era smisuratamente grande, ed intorno ad esso si trovavano delle scali circolari, illuminate dalle luci dei lumi argentati, appesi armoniosamente su degli archi.

La compagnia iniziò a percorrere quello strano sentiero, meravigliata di scorgere in basso, un modo fatto di suoni e di bagliori. Sembrava che la guerra lì fosse lontana, o meglio non esistesse del tutto.

Haldir li condusse presso l’altura dell’albero, dove si estendeva una larga aria, controllata da quattro guardiani. La compagnia si bloccò dinanzi a quella vista, stupiti della maestosità di quel regno, ma soprattutto di scorgere, in lontananza, accanto ad un soldato di loro conoscenza, una giovane  che di bellezza era pari a quella di quel luogo e dei suoi abitanti.

Quando gli hobbit incrociarono lo sguardo di Serindë, furono molto felici, un sorriso si allargò sui loro volti e gioiosi le corsero incontro per chiederle delle cure di Amdir. Ovviamente avevano ricevuto diverse accoglienze, ma sia Serindë che gli hobbit avevano molto per cui ringraziare.

-E’ la ragazza!- asserì Gimli indicandola agli hobbit. Pipino e Merry le si avvicinarono velocemente, cercando di evitare lo sguardo di rimprovero di Haldir.

-Ci hai fatti preoccupare tantissimo, adesso come stai?- chiese Pipino alzando lo sguardo per scrutare i suoi occhi.

-Va tutto bene tranquilli- rivolse il suo sorriso a tutti, soffermandosi su Frodo che nostalgicamente sorrideva insieme a lei. Era stata parecchio silenziosa, parlava piano e chiedeva agli hobbit di fare lo stesso, in modo da non far innervosire le guardie.

Haldir si avvicinò ai due per riunirli agli altri, poi lanciò uno sguardo indagatore alla ragazza, che frettolosamente aveva abbassato il viso per evitare quell’occhiata.

-La dama desidera parlare con voi- l’elfo indicò alla compagnia il punto al centro del piazzale, in modo che potessero raggiungerlo ed attendere l’arrivo di Lady Galadriel.

 Serindë evitò lo sguardo di tutti i suoi amici, rimanendo dietro loro, in compagnia di Amdir, che l’aveva condotta in quel luogo.

Rimasero tutti in silenzio per diversi istanti, ognuno in balia di mille pensieri e preoccupazioni. La ragazza con apprensione alzò il suo sguardo ed osservò le spalle di Boromir dinanzi a sé, e silenziosamente pregò per lui, ricordando le immagini del sogno che aveva avuto.

Ad interrompere le voci che lei aveva in testa, fu appunto la dama del bosco. Apparse insieme al consorte, irradiata da una luce che pareva provenire dal profondo del suo animo, era così fredda e intoccabile, non sembrò nemmeno un essere della terra, lontana dall’imperfezione del mondo. Serindë rimase sorpresa e si perse a guardare quel manto di capelli biondi che dolcemente le ricadevano dietro le spalle, il suo viso era raggiante, così fresco ma nascosto da una saggia e intima esperienza. Gli occhi blu di dama Galadriel si posarono svelti su ogni componente della compagnia, desiderosi di riferire il proprio messaggio a tutti, indistintamente.

-Otto sono qui, eppure nove si sono allontanati da Gran Burrone. Dimmi, dov'è Gandalf? Perché molto desidero parlare con lui. - la voce di quell’elfo incuriosì  i presenti, che grazie a quella domanda ricordarono la triste fine dello stregone


-Egli è caduto nell'ombra. La vostra missione è sulla lama di un coltello. Una piccola deviazione ed essa fallirà, per la rovina di tutti. Ma la speranza permane, fin quando la Compagnia sarà fedele. Che i vostri cuori non si turbino. Ora andate a riposare, perché siete logori dal dolore e dalla molta fatica. Stanotte dormirete in pace- Lady Galadriel osservò uno a uno i membri della compagnia con il suo sguardo indagatore.

La giovane elfa dietro loro rimase zitta, scrutando quella scena ferma e sbalordita da tanta maestosità. Era un po’ distante, per questo sperò di essere evitata, ma la dama senza proferire parola la guardò, e le diede il suo messaggio.

Sentì la sua voce nella testa, e si considerò per un momento pazza, non riusciva a capire come questo potesse accadere. Quella voce le parlava del suo regno e le stava raccontando ogni avventura vissuta. Con timore lei guardò Amdir, ma fu la dama a rassicurarla.

-Ecco principessa, hai trovato un posto per trascorrere i tuoi giorni al sicuro, lontano dalla guerra, qui attenderai  fino a che non sarà il tuo destino a chiamarti nuovamente - dopo queste parole la bianca signora lasciò la compagnia.

Gimli incantato osservò i lunghi e folti capelli di Galadriel, la sua chioma era simile alle stelle del cielo, così luminosa e ricca, mentre i suoi abiti splendevano di un bagliore argentato ed emanavano una perfetta luce che si addiceva decisamente alla sua persona.

Merry e Pipino guardarono Frodo che era perso nei suoi pensieri. Aragorn appoggiò una mano sulla spalla dell’amico, in seguito si allontanò  da lui insieme a Legolas.

Serindë alzò i suoi occhi per esaminare un precisa persona. Rimase parecchio stupita quando notò gli occhi di colui che desiderava vedere, su di se. Legolas era serio, ma pareva più rasserenato ora che la sapeva salva, mentre Serindë desiderò con tutta se stessa allontanarsi da Amdir per raggiungere l’altro elfo, ma nel momento in cui aveva radunato un po’ di coraggio, venne bloccata proprio da quest’ultimo.

-Dovresti ritornare nella stanza che ti è stata donata- disse gentilmente.

-Si, solo un momento- la giovane lo osservò e notò che l’elfo era particolarmente impaziente di condurla lontana dal gruppo.

-Serindë - Merry le si era avvicinato e le sorrideva dolcemente, la giovane spostò il suo sguardo e ricambiò il suo delizioso sorriso.

-Tranquillo- lo rassicurò poi alzò il suo sguardo e seriosa esaminò Boromir, che pensieroso le si era avvicinato.

-Sono felice di vederti in sesto- l’uomo sembrava abbattuto, ma felice di vedere la ragazza.

-Ti ringrazio, anch’io sono felice di rivederti-  ammise avvicinandosi a lui.

-Boromir- catturò la sua attenzione, l’uomo posò i suoi occhi su quelli della donna che preoccupata gli parlava.

-Come stai?- gli chiese scrutando la sua armatura.

-Bene, solo un po’ stanco a causa del viaggio-

- Io …- Serindë venne bloccata da Amdir che con delicatezza le aveva afferrato il braccio.

-E’ più che comprensibile …- disse l’elfo guardando il volto di Boromir -Ritengo che sia saggio per entrambi riposare- lanciò poi uno sguardo a Serindë.

-Ogni cosa a suo tempo- Boromir pareva essere irritato da quell’interruzione, ma ignorando l’intervento di Amdir, si avvicinò alla ragazza ed esaminò il suo volto colmo d’apprensione, le strinse le mani e la rassicurò.

-Noi siamo forti guerrieri, non ti impensierire … tu cerca di riprenderti e di non preoccuparti- le sue parole erano molto gentili. Notò un leggero imbarazzo farsi largo nel suo viso, questo forse era dovuto ai nuovi abiti che lei indossava, nulla a che vedere con i logori vestiti di prima, a causa di ciò si sentì molto a disagio, non desiderava apparire insolita solo per un vestiario differente. La giovane gli sorrise cercando di nascondere la sua inquietudine, ma Boromir guardando i suoi occhi comprese i suoi pensieri.

-Rimani tranquilla- dolcemente le carezzò i capelli, poi abbassò lo sguardo e le si allontanò, raggiungendo i suoi amici.

Gli hobbit la guardavano sorridenti, Serindë alzò una mano per salutarli, lanciando uno sguardo a Boromir che le si stava allontanando, ed infine a Legolas che stava discutendo con Aragorn. Non riuscì a spiegarsi il motivo, ma desiderò con tutta se stessa di incrociare nuovamente gli occhi blu del compagno, e non distolse il suo sguardo fino a che l’elfo, si soffermò a guardarla. La sua occhiata era differente da quella di Serindë, molto più profonda e autoritaria. La giovane non riusciva a sostenere quel contatto così, dopo aver memorizzato bene quei lineamenti abbassò gli occhi.

-Dobbiamo andare- Amdir sorridente le indicò una via diversa da quella dei suoi amici, che si accingevano a ripercorrere la lunga scalinata da cui erano venuti. Serindë annuì e lasciò che l’elfo la guidasse, un po’ triste  per non poter più condividere lo stesso destino dei compagni; ormai le loro strade si erano ufficialmente divise.

Si incamminò e insicura seguì Amdir, che dinanzi a lei le spiegava la posizione della sua camera, lei ovviamente l’aveva già dimenticata, era troppo spaesata per poterla memorizzare correttamente . Incrociò le braccia e corrugò la fronte, alzò la testa e sospirò, evitando di voltare il capo per guardare gli altri. Non riuscendo a sfuggire a questo pensiero strinse i pugni e si morse un labbro, poi, lentamente voltò il capo in direzione dei compagni dietro lei, cedendo al suo istinto.

Si ritrovò a fissare gli occhi di Legolas,  che come lei si era voltato per guardarla. Per un secondo rimase incantata, non poteva immaginare che anche l’elfo avesse avuto la sua stessa voglia.

-Serindë?-  Amdir guardò la giovane confuso, rimase in un punto fermo ad aspettarla.

-Si, ti ascolto- la ragazza scosse la testa e si allontanò insieme all’elfo, verso la sua stanza.

 

 

Appena chiusa la porta della camera la giovane rimase ferma in un punto, pensierosa ed afflitta da mille domande.

Come era riuscita quell’elfa a conoscere tutta la sua storia e a parlare in quel modo? Come sapeva di Gandalf? E perché Boromir era così strano?.

Si appoggiò sul legno della porta e si trascinò a terra. Chiuse gli occhi ed iniziò a pregare in silenzio, per Boromir e gli hobbit. 

Sospirando si rialzò da terra e si avvicinò alla finestra vicino al letto, per poter scorgere tutte le piccole abitazioni presenti sui massici rami di quell’albero, che gentilmente ospitava tutti gli elfi di quel posto. Appoggiò le sue gambe sul morbido letto e posò i gomiti  sul bordo della finestra, in modo da sostenere con le mani il viso.

Quello che aveva dinanzi agli occhi era uno spettacolo vero e proprio: vicino alla sua stanza c’erano diverse altre, tutte illuminante con luci bianche. Sui rami dell’albero si estendevano diversi percorsi, tutti intrecciati tra loro. Gli elfi discutevano e passeggiavano sotto il suo sguardo, mentre l’aria era piena di canti armoniosi. Si perse per diversi istanti ad osservare quello splendore, allontanando tutti i pensieri dalla sua mente. Era molto serena grazie alla bellezza di quel posto, non desiderava rovinare quel momento, così piano appoggiò il suo viso tra le braccia e chiuse gli occhi, udendo i dolci canti elfici e beandosi della delicata brezza serale.

Trascorsero quattro giorni. Serindë continuava a passare lunghi pomeriggi all’interno di quella stanza, intenta a leggere i libri che Amdir gentilmente le donava. Altri momenti li impiegava tra visite e medicazioni, fortunatamente la ferita era in fase di guarigione, e tutto il dolore che aveva subito a causa di essa, ormai era divenuto un lontano e fastidioso ricordo. L’elfo dai lunghi capelli castani era stato incaricato di sorvegliare la giovane, Serindë scoprì che questo ordine lo ricevette da Galadriel in persona, e per tale motivo fu veramente felice, non credeva che la dama si preoccupasse così tanto per lei, ma infondo gli elfi avevano cura dei loro ospiti e questo era parecchio evidente. La ragazza poteva vantarsi di alloggiare nella stanza più bella di quel reame, non si trattava di un alloggio sfarzoso, ma di un confortante e comodo luogo, decorato da cornici elfiche ed illuminato da bianche lanterne. Ogni tanto prima di dormire, amava affacciarsi dalla balconata, per ascoltare il canto delle elfe, e guardare la gente passeggiare sotto i suoi occhi, respirando l’aria fresca della foresta.

Anche quella sera, la giovane aveva lasciato che i libri la trascinassero presso un altro mondo, dimenticando totalmente l’incontro con Amdir, che le aveva detto di vedersi nella casa vicino alla querce. L’elfo, esperto nelle arti mediche, stava svolgendo un ottimo lavoro con la ferita della ragazza, aveva rimosso tutto il veleno, giorno per giorno, con estrema cura, in modo che lei non potesse percepire il più che minimo dolore. A ricordarle dell’impegno scordato, fu una deliziosa elfa, che ogni sera, puntualmente entrava nella sua camera per portarle del cibo e per sistemare i panni puliti sul letto.

Tre tocchi alla porta riportarono Serindë alla realtà, che sdraiata sul letto aveva perso la concezione del tempo. Si alzò chiudendo il libro, attenta a non perdere il segno lo appoggiò poi sul suo giaciglio, ed in seguito si avvicinò alla porta e la aprì, permettendo alla donna di entrare.

-Buonasera!-

L’elfa sorridente stringeva tra le mani tre coperte bianche, esse emanavano un delizioso profumo che Serindë adorò, tanto da afferrare le  candide trapunte tra le mani per poterle annusare meglio.

-Vedo che ti piace molto questo odore-

-Si, non lo nego- la ragazza sorrise all’elfa, poi si voltò per raggiungere il letto e sedersi. Indicò alla conoscente un  punto vicino a lei, in modo che potesse raggiungerla.

-Ti sei ripresa!- l’elfa esaminò la ragazza, e si perse a guardare la luminosità del suo volto, e la pienezza delle sue curve, che un tempo erano state sciupate dall’ansia e dal dolore. Serindë si era rimessa in sesto, ed era più splendente che mai. Le guance si erano finalmente colorate, come le labbra, così rosse e  piene. Il suo corpo si era riempito, anche se ancora si potevano contare le costole, ma ciò non era preoccupante come giorni addietro. Il suo non era stato un cambiamento totale, ma si notava che qualcosa stava iniziando a migliorare.

Serindë sorrise all’elfa e quest’ultima si meravigliò di trovarla così raggiante, giorni fa il suo sguardo era buio, come se fosse stato spento da chissà quale dispiacere, non avrebbe immaginato che da pochi giorni a quella parte la fanciulla avrebbe ritrovato una tale forza.

-Dovresti recarti da Amdir per la tua cura-

-Hai ragione, purtroppo ho dimenticato assorta com’ero nella lettura- scostò una ciocca castana dal volto e portò lo sguardo al bianco pavimento.

-Non ti preoccupare, è buono che tu riesca a distrarti dopo tutto quello che hai passato- le disse con apprensione.

-Non è stato piacevole, ma ho molto per cui ringraziare!- disse abbozzando un sorriso. In quei giorni non aveva dimenticato nulla della sua avventura, di tutti quei momenti tragici in cui aveva pensato di rimetterci di sicuro la pelle, tutto ogni volta si sfogava con un pianto liberatorio, e ne aveva proprio bisogno, perché dentro il suo petto si erano accumulate tante emozioni negative, che doveva assolutamente smaltire in solitudine, ricordando sempre, e tormentandosi di continuo per la separazione avvenuta con la madre. Adesso che aveva il tempo per riflettere, stava letteralmente stressando la sua mente, nel tentativo di ricostruire ogni ricordo, per capire come tutto quello fosse potuto accadere. Aveva un po’ messo l’anima in pace donando la colpa al destino, anche se, nel suo cuore viveva l’ardente speranza di rincontrare l’unica sua parente ancora in vita, anzi avrebbe lottato per far avvenire ciò.

-Non dev’esser stato facile convivere con quegli uomini- asserì l’elfa tutto ad un tratto.

-Beh! In realtà loro non mi hanno fatto pesare nulla, sono stati sempre cordiali- confessò ripensando a Gandalf, che poverino ogni qual volta che lei si allontanava dalla compagnia, c’era sempre stato a riportarla indietro ed a consolarla, fino a farla abituare all’idea di fare parte di quel gruppo. I primi giorni erano stati terribilmente difficili, non si dava mai pace, sempre allerta, sempre fredda e distaccata, non parlava con gli altri, li evitava preferendo la solitudine, ma doveva ammettere che, con il senno di poi, se non fosse stato per loro sarebbe di certo caduta nel baratro della più totale depressione. Ricordò degli hobbit, e di tutte le battutine scherzose, che tante volte le avevano strappato un sorriso. Piano piano aveva iniziato a provare affetto per ognuno di loro ed una grande e profonda gratitudine, che purtroppo non aveva mai espresso.

-Non li hai più rivisti in questi giorni?- chiese l’elfa incuriosita.

-No Miriel- effettivamente aveva evitato di incontrarli, troppo imbarazzata di mostrarsi a loro. Non sapeva bene perché tanto timore, ma non desiderava che i compagni la esaminassero sotto quella luce, con quei vestiti femminili, così dissimili dall’abbigliamento prettamente maschile che soleva portare.

 -Ma adesso è meglio che raggiunga Amdir e mi tolga il pensiero!- guardò l’amica e la lasciò all’interno della sua camera. Non era il modo migliore per evitare un discorso, ma almeno aveva la scusa per farlo. Oltrepassò il lungo corridoio immerso nella penombra, fino a raggiungere le lunghe scalinate.

Immersa nei suoi pensieri camminò, evitando di tanto in tanto le persone che percorrevano la sua stessa strada.

Raggiunse svelta l’esterno e piano si avviò presso il piccolo ed umile soggiorno dell’elfo, che con calma si occupava di medicare ogni sorta di ferita. Lei non sarebbe mai riuscita a possedere quelle abilità e soprattutto quella pazienza.

Camminava con le braccia incrociate sotto il petto, non badando molto al tratto che stava percorrendo. Si bloccò quando, udì un rumore a lei attiguo. Alzò  lo sguardo e attenta mosse il capo per capire da dove esso provenisse. Intorno a lei non c’era nessuno, oltre gli alberi ed il verde prato. Incuriosita iniziò a camminare attirata da quel suono, raggiungesse poi un arbusto non molto lontano dal suo percorso. Si appoggiò al tronco e lentamente spostò la sua testa in modo da osservare la situazione dietro di sé:

In lontananza, tra gli alberi ed i rami sparsi in quell’ampio campo, scorse la figura di Legolas. Rimase spiazzata per diversi secondi, ma incuriosita continuò ad osservare l’elfo che pazientemente insegnava all’amico Gimli il modo corretto di maneggiare un arco. Col cadere della sera, comparvero in lontananza tra i cespugli vaghi filamenti di caligine, Serindë approfittò di ciò e continuò ad osservare i due allenarsi, senza farsi notare. Gimli non era molto bravo a tirare le frecce con l’arco. Avevano posizionato un obbiettivo su un albero, e purtroppo il nano non si era avvicinato per niente al bersaglio. Dopo vari tentativi falliti aveva donato  l’arnese all’amico, lasciandolo solo ad allenarsi in quel campo.

L’elfo senza molta fatica aveva colpito varie volte quel bersaglio in lontananza, scagliando le sue frecce con maestria. I suoi muscoli erano ben contratti, la sua espressione era concentrata, ed il suo pensiero era totalmente rivolto all’allenamento. Indossava abiti diversi: una casacca argentata, molto più leggera della sua armatura abituale, ed una nuova faretra dietro la schiena.

 Scagliò una freccia e colpì un altro albero in lontananza, poi si voltò e colpì quello affianco. Serindë notando che la sua mira si stava sempre più avvicinando verso l’albero che le stava facendo da scudo, svelta si allontanò, spostando senza volerlo i cespugli sotto i suoi piedi.

L’elfo notò subito quello strano movimento, abbassò veloce l’arco e si avvicinò all’arbusto. Serindë era in preda al panico, non desiderava farsi trovare dall’elfo in quel modo, cosa avrebbe pensato lui? Sicuramente che lo stava spiando e non era vero, o meglio, lei era stata solo incuriosita e si era soffermata a guardarlo, ma non poteva farsi scoprire, era da giorni che non lo vedeva, e non era pronta in quel momento, decisamente quella non era la circostanza.

Mentre lei pensava sul da farsi Legolas le si avvicinava sempre di più. In preda al panico strinse i pugni, voltò varie volte il capo, e decisa si allontanò velocemente. Aveva affrettato il passo in direzione della stradina che aveva abbandonato in precedenza, mentre sentiva chiaramente che lo sguardo dell’elfo si era posato dietro le sue spalle. Provò una serie di sensazioni contrastanti, ma soprattutto avvertì molto imbarazzo.

Legolas velocemente le fu davanti e le bloccò serioso il passaggio. La ragazza stupita si ritrovò immobile, ad osservare il petto del giovane davanti a sé, non capendo come lui fosse riuscito a raggiungerla ed a bloccarla in così poco tempo e così velocemente.

Morse con forza l’interno del suo labbro, evitando di alzare lo sguardo per incrociare gli occhi di lui, che indagatori la stavano considerando. Cosa avrebbe dovuto dire? Si sentì profondamente imbarazzata, voleva solo che tutto quello non fosse mai accaduto, perché in quel momento poteva percepire chiaramente del calore sulle sue guance, che sicuramente erano diventate vermiglie

-Serindë -  fu lui a rompere il silenzio pronunciando il suo nome con estrema calma. La ragazza lentamente alzò il capo meravigliandosi di incrociare quei suoi occhi così saggi e seri. Il suo sguardo  era tranquillo, non turbato dalla presenza della fanciulla, che a sua differenza aveva dipinta in volto un’espressione accigliata.

-Ma … salve!- disse guardandolo. Desiderò con tutta se stessa di apparire seria e razionale quanto lui, che non si era minimamente scomposto.

-Non pensavo di incontrarti qui!- ammise l’elfo.

-Nemmeno io credevo di rivederti- abbassò lo sguardo e sistemò il suo lungo vestito bianco, sperando che lui non notasse la morbidezza e l’aderenza di quest’ultimo. Non si sentì mai a disagio in quei giorni, indossava abiti femminili con piacere, ma in quel momento bramò di portare nuovamente le sue vecchie vesti.

-Io…-  appoggiò una mano sulla fronte voltandosi simultaneamente verso la strada che conduceva ad Amdir -Devo andare… ti auguro buonanotte-

Aveva iniziato a camminare, pensando a quanto fosse imbarazzata. Era stata scoperta mentre spiava l’elfo ad allenarsi, ed in più indossava un vestito decisamente diverso da quello che Legolas era abituato a vedergli portare, e questo le causò tanto disagio. Non seppe spiegare bene cosa precisamente l’avesse portata a comportarsi in quel modo, ma non riusciva a rimanere con lui. Era inutile, non accettava l’idea di mostrare quel suo lato femminile, quella sua parte che in quel momento la stava facendo esasperare.

-C’è qualcosa che non va?- le chiese lui avvicinando la sua mano sul suo braccio. Non si era spostato, semplicemente con quel movimento aveva fatto voltare di colpo lei.

-No- Serindë abbassò lo sguardo, pensando al suo comportamento da stupida. Odiava mostrare le sue emozioni in quel modo, ma purtroppo non era brava a mascherare nulla, troppo emotiva e suscettibile a quegli occhi che continuavano a guardarla. Desiderò coprirsi, quasi fosse nuda dinanzi a lui. Ora non le importava più di essere stata scoperta, ma sentì un profondo disagio a causa del suo abbigliamento. Lui non era abituato a vederla in quel modo, di questo lei ne era certa, e si sentiva quasi stupida a mostrarsi così, anche se gli indumenti in sé e per sé non erano un gran problema. Il fatto era che lei, non voleva in alcun modo mostrare a lui quella sua intima parte, mostrarsi per com’era veramente, non la ragazza vestita di stracci che aveva conosciuto, ma la principessa Serindë, quella donna che non gli aveva mai presentato, e che stava cercando di giustificare ed anelare al suo sguardo.

 Teneva le mani chiuse a pugni, mentre guardava l’elfo dinanzi a sé.

-Avevo sentito uno strano rumore e mi sono avvicinata per vedere-

-Immaginavo- rispose lui calmo.

-Non volevo disturbarti, e mi spiace averlo fatto- asserì cercando di mostrarsi seria.

-Non ha importanza- la sua voce era così profonda, tanto da far rimanere lei spiazzata da così tanta saggezza, che si esprimeva ancora con più profondità attraverso i suoi occhi sapienti.

Rimase qualche secondo in silenzio, mentre stringeva i pugni delle sue mani sempre con più forza. L’elfo non disse nulla, la guardò cercando di capire cosa lei stesse provando.

-Meglio che me ne vada- La fanciulla alzò lo sguardo e  gli sorrise, tentando di camuffare le sue emozioni.

-Aspetta- Legolas le si era avvicinato, ora più serio che mai. La mezz’elfa sgranò gli occhi e si portò le mani al petto, quasi volesse nasconderlo alla sua vista. Continuava a ripetersi che questo suo comportamento era da stupidi, ma purtroppo temeva di non essere accettata per quello che chiaramente era, non una ragazza avvolta in logori abiti maschili, così minuta e nascosta agli occhi dei suoi compagni, ma una donna, nel fiore degli anni, avvolta in un abito degno della sua grazia. Come poteva un semplice elemento farla vacillare in quel modo? E soprattutto perché dinanzi a Legolas?.

-Vorrei capire questo tuo atteggiamento Serindë - aveva allontanato una sua mano dal petto, stringendo il suo minuto polso tra le sue dita. Non riconosceva in quei comportamenti la ragazza che si era aperta giorni fa a lui, rivelandogli i suoi timori e la sua bontà d’animo, senza preoccupazioni. Perché adesso quella stessa persona stava cercando in tutti i modi di evitarlo? messa in soggezione da una sciocchezza.

-Va tutto bene-

-Non è così-

Le si avvicinò ancora di più, attirandola leggermente a sé.

Quanto voleva lei, sentirsi più sicura e dimostrarglielo, dimostrargli che era diversa da come stava apparendo, e che era forte nonostante la sua figura delicata ed inoffensiva.

-Cosa vuoi che ti dica?- gli chiese guardandolo, stupita di ritrovarsi a sostenere quello sguardo.

-Quello che ti turba!- confessò lui percorrendo con gli occhi i lineamenti del suo volto. Non capiva perché lei avesse tutta quella voglia di andarsene e di nascondersi, cercando di evitarlo.

La giovane trattene il respiro, indecisa su cosa dire. Non voleva raccontare fandonie, anche perché l’elfo aveva compreso chiaramente il suo disagio, e forse si sarebbe arrabbiato se lei non gli avesse detto quello che voleva sentire.

-Dimmi solo … cosa vedono i tuoi occhi- il suo sguardo si era come intenerito. Lasciò che la mano le ricadesse lungo i fianchi, e lasciò che gli occhi dell’elfo osservassero le sue forme femminili, di cui lei tanto si vergognava mostrare.

Legolas, percorse con lo sguardo le curve di quel corpo, dalla vita stretta ai fianchi leggermente più larghi ed il petto limitato in quell’abito bianco, poi si soffermò per diversi ed interminabili istanti a fissare i suoi occhi scuri, e si perse nella profondità di quello sguardo.

-Continuo a vedere degli occhi profondi e assenti, che cercano in tutti i modi di nascondersi ai miei- La guardò per un attimo che a Serindë parve interminabile. Stupita lo fissò, non si sarebbe aspettata quella risposta.

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Angolo autrice:

Salve gente, spero non ci siano errori, ho corretto ma sono stremata!. Nel rileggere il capitolo ho vissuto ancora meglio la descrizione di Lorien, poiché oggi, come Serindë sono andata in un bosco, vi giuro bellissimo, l’aria era tutt’altra cosa, pura e limpida … e gli alberi erano enormi, non quei alberelli che si vedono ogni tanto nei parchi! Proprio wow …

Comunque ritornando alla storia, cosa che a voi più vi importa, ci tengo a sottolineare che, anche se nello scorso capitolo ho parlato di un corpetto, vorrei spiegare che quest’ultimo prendeva da sotto il seno e arrivava manco ai fianchi, il resto era tutto largo, io la immaginavo con vestiti proprio miseri addosso, ma soprattutto comodi, altrimenti non ce l’avrebbe fatta!. Come avete letto Serindë è sommersa dai suoi pensieri e dalle sue paranoie. Sta emergendo sempre più il suo carattere, ed anche se per adesso vengono fuori tutte le sue debolezze vi assicuro che andando avanti potrete leggere altre cose su di lei, infatti cercherà di prendere forza dai suoi difetti, ed riuscirà a mostrare questa “forza” che non è ancora emersa per un’innumerevole serie di motivi, che se volete ve li elenco pure: Ha subito vari lutti, ed una persona ne esce devastata, più il viaggio e l’accettazione della perdita della madre e tutte le ansie ed i dubbi. L’imbarazzo iniziale e quel senso di soffocamento che non la lascia mai ( che più avanti spiegherò ancora meglio), si aggiungono infine gli incubi e la volontà di comprenderli.

Ho notato che nessuno si è incuriosito, o anche se si è incuriosito a me non l’ha detto, dell’amicizia che lei e il suo popolo aveva con Saruman. E’ una cosa importante questa, vorrei ricordarvela senza fare spoiler, ci tenevo a scriverlo in queste note.

Comunque ho ricorretto i capitoli precedenti, messo le copertine e cambiato l’introduzione, spero vi piaccia : ). Mi auguro che, se qualcuno di voi nel leggere abbia qualcosa da dire che lo faccia, a me sarebbe di grande aiuto. Approfitto di ringraziare Sputafuoco e Fjorleif e lone_wolf_08! Siete carinissime: ) Un grosso bacio da parte mia, a voi che recensite o semplicemente leggete e mi supportate … adesso però fuggo e vi auguro buonanotte, sperando di avervi messo addosso tanta curiosità;)

PS: cosa che stavo dimenticando e che non deve accadere. Come trovate Legolas? Pensate sia IC, perché sto cercando di non trasfigurarlo … spero io ci riesca! Ahahaha, adesso vi lascio sul serio, alla prossima!

   
 
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