C’è la bellezza nel modo in cui Castiel guarda Dean.
 
Come se tutti i peccati da lui compiuti non fossero altro che un lieve strato di polvere sopra il diamante più luminoso, una pioggia di asteroidi che cade nella più bella stella del cielo cercando di distruggerla ma venendo irrimediabilmente bruciata dalla sua luce.
 
Dean è tutto questo. Una stella, un fuoco per la sua vita, la guida che lo prende per mano in un sentiero oscuro già tracciato che non saprebbe individuare.
 
E Castiel non può fare a meno che sentirmi infimo e peccatore, lui, l’angelo del signore, guardandolo.
 
Lui che è cambiato così tante volte, che ritorna sempre diverso e uguale; lui che lo ha fatto soffrire, lui che lo ha messo sempre in pericolo da che lo ha conosciuto.
 
 
 
Agli occhi di Dean Castiel era puro.
 
Non solo quella purezza angelica dovuta all’origine divina.
 
Ma quel candore dello sguardo che gli posava addosso come un guanto, la trasparenza degli occhi espressivi, il dolore che lo investiva ogni volta che per il suo bene si immergeva nell’oscurità e da lei si sentiva sporcare.
 
Castiel aveva la purezza del sublime, la potenza immensa in lui contenuta che intimoriva e faceva sentire al sicuro, il calore bruciante del paradiso capace di trasformarsi in mani tiepide sulle guance.
 
Castiel era la salvezza, capace di prendere una persona e perdonare tutti i suoi peccati con un solo sguardo, era l’avverarsi delle preghiere, il dolce canto del bene.
 
Aveva l’anima di un bambino – perché si rifiutava di credere Castiel non avesse un anima.
 
Era purezza, calore, l’azzurro del cielo, la morbidezza delle nuvole e delle piume, sempre e in qualunque situazione la sua speranza.
 
E Dean non poteva che sentirsi inferiore, infimo umano, una zavorra al piede da sempre andare a salvare; lui che faceva errori, che si sbagliava, che lo faceva soffrire, che lo metteva sempre in pericolo da che lo aveva conosciuto.
 
 
 
Dean e Castiel erano anime pure incapaci di comprendere se stessi ma sempre pronte a cadere per l’altra, un amore capace di esistere solo in funzione dell’altro, due persone capaci di sopravvivere solo per l’altro.
 
Non puoi amare qualcuno se non ami te stesso, non di un amore corretto, non di un amore che porti gioia nei cuori, non di un amore che non ti strazi l’anima nella sua assenza. E la vita da cacciatori non permette l’amore nello sporco del sangue che offusca la vista di te stesso.
 
È il destino degli eroi restare soli.
 
E per questo saranno condannati a vedere spegnere la luce dell’altro impotenti, in una corsa in tondo nelle loro stesse bugie.




Angolo autrice:

Nelle ultime due settimane in tram sono stata molto ispirata. Per l'angst. E la tristezza. Perché etude doc. il lunedì pomeriggio fa male, molto, e mi fa scrivere cose depresse. E niente, una flash senza particolari pretese che spero vi possa piacere ^^.