Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Hermlani    10/10/2017    2 recensioni
Partendo dal presupposto che Stephen Moffat e Mark Gatiss sono dei grandissimi malandrini, voglio provare a raccontare le scene che loro bellamente tagliano nella serie TV. Cercherò di ricostruire il rapporto di Sherlock e John seguendo gli avvenimenti della trama principale. Si tratta quindi di missing moments con un taglio fortemente Johnlock. Attenzione agli spoiler per chi non avesse visto tutte le stagioni...lettori avvisati mezzi salvati!
Genere: Avventura, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Non era stato difficile per Sherlock iniziare il processo di autodistruzione. La droga era stata facile da reperire e facile da utilizzare. Ma, se normalmente si vantava per riuscire a mantenere il controllo (gli piaceva dire che “faceva uso” della droga) questa volta esagerò un po’ con il dosaggio, spinto da un dolore che poco tempo prima non pensava di essere in grado di provare. All’inizio aveva resistito all’impulso pensando che da drogato non sarebbe stato per niente d’aiuto a John o alla bambina. Ma lui lo aveva sbattuto fuori dalla sua vita e Mary gli aveva letteralmente detto di andare all’inferno.

Lei aveva ragione, John non si sarebbe fatto salvare. Sperò davvero che però venisse a salvare lui.

Era stato decisamente semplice trovare un super cattivo…e la sua capacità di distinguere cosa fosse reale da cosa non lo fosse stava venendo meno.

 
*

John non aveva mai visto Sherlock in quelle condizioni. Faceva quasi paura: ancora più pallido, ancora più magro, i capelli sporchi, la barba incolta, i segni della droga sul suo volto e sul suo corpo. Ma decise che non gli importava. Non poteva e non voleva occuparsi anche di Sherlock Holmes. Anzi, in fondo era colpa sua se lui era vedovo e se sua figlia era orfana (“non è vero, John, sai che non è vero” gli diceva la voce di Mary nella testa). Se non avesse conosciuto Sherlock forse sarebbe stato un uomo più felice.

Inoltre continuava a fare quegli stupidi trucchi di magia e a predire il futuro. Decisamente irritante.

Ma una parte di John gli diede retta a proposito di Culverton Smith. Era abbastanza inquietante, gli faceva ribrezzo a pelle. Non aveva però le prove che avesse effettivamente fatto qualcosa di male nella sua vita, quelle prove che Sherlock diceva di avere, con cui voleva farlo confessare davanti a sua figlia. Mai e poi mai avrebbe immaginato che fosse talmente allucinato che forse si era immaginato tutto e che sarebbe arrivato ad aggredire il possessore dell’ospedale armato di bisturi.
John non ci aveva più visto. Lo aveva disarmato e poi lo aveva colpito, forte, sempre più forte. Le nocche gli facevano male, avevano preso a sanguinare, come la faccia di Sherlock. Non ci fece caso, non riusciva a smettere, come se tutto il dolore che provava potesse essere riversato nei suoi calci e nei suoi pugni. Alla fine li divisero e Sherlock riuscì a dire finalmente qualcosa di sensato.

 
-No. It’s okay. Let him do what he wants. He’s entitled. I killed his wife.-

-Yes, you did.-

 
Ma non era vero. Niente di tutto quello. Il dolore era rimasto lì ed era accresciuto dal senso di colpa per cose che non avrebbe mai voluto fare. Sherlock non si era neanche difeso e lui lo aveva accusato di una cosa gravissima. L’ex soldato si faceva schifo da solo. Non era affatto l’uomo che tutti gli altri credevano che lui fosse, soprattutto non era più l’uomo che Mary credeva di aver sposato. Mary. Lei gli era sempre accanto, anche nell’auto della polizia. Quando, dopo che la sicurezza aveva fatto irruzione nell’obitorio portandosi dietro i giornalisti, lui si era dileguato cercando di uscire il più velocemente possibile dall’ospedale, aveva trovato Greg già lì ad attenderlo. Aveva l’aria tremendamente dispiaciuta.

-Se Culverton Smith sporge denuncia dovremo arrestare Sherlock. Ti dobbiamo interrogare…qualcuno deve farlo, tanto vale che sia io, no?-

John aveva acconsentito in silenzio ma Mary seduta accanto a lui proprio non voleva stare zitta.

“John, è inutile mentire, non lo hai picchiato per salvare quel viscido di Culverton Smith. Ti fa un po’ schifo e pensi che Sherlock abbia ragione. Lo hai picchiato perché volevi farlo. Ha perso tutto esattamente come te e, al posto di disperarsi o parlarne con qualcuno, si droga ed è euforico per mettere nel sacco un serial killer.” Mary stava sorridendo. “Prova lo stesso dolore che stai provando tu ma non è in grado di esprimerlo in modo normale o comunemente accettabile.”

-Non è il comportamento di un uomo adulto.- le rispose a denti stretti John.

“Ma lui non lo è! Sentimentalmente è come un ragazzino e tutto ciò che prova è più forte e più difficile da sopportare. Non sa come gestirlo. Ha bisogno di te”.

-Non gli posso fare da balia. A mala pena riesco a badare a me stesso. Non riesco neanche a far da padre a nostra figlia.-

“Devi ritrovare il tuo equilibrio John. Te lo può dare solo Sherlock e lo sai. Tu lo ami ancora e nonostante tutto. Per questo sei così maledettamente arrabbiato con lui. Non ci puoi fare niente.”

-Basta Mary, smettila-

“Non riesci ad accettarlo perché provi ancora tropo dolore e ti senti in colpa.”

-Non c’entra niente-

“Stai contraddicendo te stesso, ricordatelo” sghignazzò lei “E poi hai paura che sarebbe tutto troppo complicato con lui, soprattutto dopo averlo visto in queste condizioni. Ma la devi smettere, devi andare da lui, salvalo e salva te stesso.”

Una volta nella sala dell’interrogatorio Mary svanì, lasciandolo solo con Lestrade a fargli mille domande di come erano avvenuti i fatti. Ogni parola che sputava fuori gli faceva male come uno dei suoi pugni e non poteva fare a meno di sfregarsi le nocche indolenzite. Decise che non voleva più farlo, che non voleva più sentirsi così e che Sherlock gli faceva troppo male.

Incurante delle proteste della Mary nella sua testa decise di lasciare Sherlock nel suo brodo e di dirgli addio.

Fortunatamente la Mary del video ritrovato nel 221B di Baker Street fu più convincente.

 
*

-Buon compleanno Sherlock!!!- gridarono tutti insieme appena il detective e il dottore entrarono nella pasticceria.

Sherlock non aveva mai festeggiato il suo compleanno. O comunque non da quando Mycroft aveva deciso che era una cosa troppo stupida festeggiare l’ inevitabilità del lento scorrere del tempo e dell’invecchiamento del corpo e della mente di una persona. Fu quindi molto sorpreso quando, arrivato in pasticceria, vide che si erano riunite per lui tutte le perone che considerava amici.

Non appena John le aveva detto che quel giorno era il compleanno di Sherlock, Molly aveva organizzato una piccola festicciola improvvisata pensando che gli potesse far bene vedere che tutte quelle persone gli volevano bene. Infatti c’erano Greg, la signora Hudson, persino Anderson e la piccola Rosie.

Fu lei la sorpresa più bella. A Sherlock era mancata terribilmente, anche se non lo avrebbe ammesso con nessuno. Quando la bimba lo vide, un grosso sorriso sdentato apparse sulla sua faccina e batté le mani per far festa. Sherlock si trattenne dal piangere (le droghe lo rendevano più emotivo) e si girò verso John come a chiedergli il permesso. Lui fece un cenno con il capo e l’uomo prese in braccio Rosie.

-Stai crescendo in fretta ragazzina, fra un po’ superi il papà.- scherzò.

Gli occhi di Molly e della signora Hudson diventarono lucidi in pochi secondi e la giovane patologa tirò fuori un fazzoletto. Sherlock non ne comprese il motivo.

Mangiarono la torta. Sherlock si sforzò di assaggiarne un po’ per compensare la mancanza di endorfine data dal calo di droghe presenti nel suo corpo ma più che altro imboccò Rosie. Badare a lei lo aiutava a distrarsi dalla crisi di astinenza in arrivo.

-Voi non sapete che cosa faceva quell’essere schifoso. Tra tutti quelli che abbiamo in prigione Culverton Smith è senza dubbio il peggiore…- stava raccontando Greg in una sorta di ringraziamento nei confronti di Sherlock.

Molly, seduta accanto a lui, lo prese per il braccio e si avvicinò per parlargli all’orecchio. Era arrossita un poco.

-Quando vuoi puoi venire il obitorio per fare quell’esperimento con l’acqua di cui mi hai parlato.- gli disse e lui ne fu davvero felice.

Solo una cosa poteva rovinare quella perfetta atmosfera. E successe. Gli suonò il telefono e il nome di Mycroft apparve sul display. Sherlock si alzò dal tavolo per non guastare la giornata a tutti e si diresse verso il bagno, chiudendosi all’interno per un po’ di privacy.

-Stai diventando vecchio anche tu, fratello mio.- esordì.

-È sempre un piacere sentirti Mycroft.-

-Volevo congratularmi per la cattura di Culverton Smith. Un altro drago è stato ammazzato.-

-Sono qui per servire la nazione.-

-Sì, bè, se avessi bisogno di recuperare le forze sappi che la nazione potrebbe averti riservato un posto.-

Sherlock sapeva benissimo di cosa stava parlando il fratello maggiore. Una clinica di recupero. Una di quelle strutture in cui davano droghe meno potenti di quelle che utilizzavano i drogati per farli disintossicare lentamente senza farli andare in astinenza. Ma non era quello che voleva il giovane Holmes. Il dolore andava bene, era il giusto prezzo da pagare per aver fatto quello che aveva fatto, non provarlo sarebbe stato come barare. E poi voleva recuperare più in fretta per poter tornare sul campo ancora una volta.

-Declino cortesemente la tua offerta fratello.-

-Non sono sicuro che il dottor Watson sia disponibile ad aiutarti questa volta.-

-Lascia stare John, ha il diritto di fare ciò che vuole con me. Io me la caverò anche da solo.- e riattaccò per non sentire la risata di Mycroft.

Aprì la porta del bagno per tornare alla festa (la sua festa) ma trovò lì davanti proprio John che entrò e la richiuse. Iniziò a guardarsi intorno ignorando Sherlock e non trovando nulla frugò nella spazzatura.

-Cosa stai facendo John?-

-Controllo che tu non abbia appena preso una dose.-

-E?- aggiunse Sherlock con aria colpevole.

-E non l’hai fatto. Ma Sherlock non potrò controllarti sempre…ho Rosie, il lavoro…-

-Sì John, lo so.- si guardò i piedi –Non preoccuparti per me, sono un casino ma per ora ho chiuso con le droghe.-

Il dottore si avvicinò e lo guardò in faccia.

-Dovrai darti una ripulita…anche in senso letterale- gli disse indicandogli la faccia.

Sherlock rise distogliendo lo sguardo per poi di colpo ritornare serio guardandolo negli occhi.

-Immagino che non sia il momento adatto per dirlo…ma invece tu sei bello.-

John si schiarì la voce, sembrò pensarci un attimo e poi sorrise.

-Torniamo di là, ti va?-









nota: che dire..."The Lying Detective" è probabilmente la mia puntata preferita in assoluto e cercare di inserirmi senza distruggere la trama è stata davvero dura...spero che la storia continui a piacervi perchè bè ormai manca poco...much love,
-Hermlani
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Hermlani