Discorsi
Chiuse la porta con attenzione correndo poi in
camera da
letto, scostò i vestiti in fondo all’armadio e prese il libro, la
copertina era
rigida e fredda, ma in quel momento non si fermò a rimirare le lettere
in
rilievo e i decori incesellati. Lo aprì con sicurezza sfogliandolo
appena e
rivelando un foglietto di carta che aprì con cura. Le lettere non erano
chiarissime e in alcuni punti l’inchiostro non aveva preso bene, ma era
normale; infondo quando aveva scritto la lettera aveva tenuto conto che
il foglio
messo sotto non sarebbe venuto benissimo, nonostante avesse usato
apposta una
quantità maggiore di inchiostro per far passare le lettere.
Si sedette sul bordo del letto, la lettera tra le
mani e la
rilesse attentamente. Le lettere scivolavano sotto i suoi occhi
impresse nella
mente, le labbra che mimavano senza voce prima ancora che arrivasse a
fine
parola. Non poté trattenersi dal sorridere quando raggiunse l’ultima
frase,
alzò viso verso il soffitto trattenendo per un attimo il fiato, sentiva
il cuore
battere vivo, pompare vita nel suo corpo. I muscoli erano tesi quasi
fosse in
preparazione di un salto o di una lunga corsa e sentiva un
insolitamente
piacevole pizzicorio alla base della nuca.
Sentiva il bisogno fisiologico di alzarsi e
correre, fuggire
lontano fino a che le gambe avessero retto, voleva urlare a
squarciagola,
gridare semplicemente fino a perdere la voce, ridere fino a farsi
venire il mal
di pancia e sentire le guance rigarsi di lacrime. Voleva smettere di
respirare,
sentirsi vivo ed esistere. Voleva la luce accecante negli occhi e il
caldo del
sole sulla pelle. Respirare il freddo della notte e farsi avvolgere del
buio
delle stelle.
Ridacchiò.
Il rumore della risata tra quelle pareti vuote
parve
spezzare quell’atmosfera irreale che si era creata, il tempo riprese
lentamente
a scorrere e l’euforia scemò insieme all’adrenalina.
Socchiuse gli occhi provando a immaginarsi anche
lui a
volare in alto, quasi a sfiorare il soffitto in pietra, sorrise amaro
abbassando il capo e tornando a fissare il mero inchiostro. Poteva
sentire
l’amarezza far scemare ogni tipo di energia e improvvisamente si sentì
più
spossato che se avesse corso da una parte all’altra del Distretto.
Strinse i
denti trattenendo un urlo e strinse le palpebre. La carta si stropicciò
appena
tra le sue mani e lui emise un verso a metà tra un singhiozzo e un urlo
di
frustrazione.
Fissò ancora quelle lettere che avevano perso
ormai ogni
tipo di fascino e raccolse il libro da terra, dove era caduto. Infilò
la
lettera tra quelle pagine avendo cura che non sporgesse dal bordo e poi
lo
rimise sul fondo dell’armadio. Chiuse le ante sospirando appena e voltò
lo sguardo,
la piccola finestra pareva ritagliata in quel muro massiccio e dava
sulla piazzetta
alla base della scalinata, i soldati osservavano oziosi i pochi
passanti che
provavano ad avvicinarsi, le lame scintillanti sotto i mantelli verdi.
Chiuse gli occhi respirando solo per un attimo
ancora quell’aria
magica che ancora rimaneva sospesa tra la polvere e l’umido scuotendo
la testa.
Non era ancora il momento.
Era stanca, sia mentalmente che fisicamente,
mentre varcava
l’ingresso di casa. Si massaggiò gli occhi stancamente gemendo appena,
tolse
con un gesto secco il nastro che teneva i capelli raccolti in una ormai
scompigliata coda di cavallo e si prese qualche secondo per
massaggiarsi le
spalle. Chayse era in cucina a mangiare, lo sapeva, e prima o poi
avrebbe
dovuto affrontarlo. Ma non ora. Non adesso. Era troppo stanca per farlo.
Aprì gli occhi di scatto, quasi cercando di
scacciare quei
pensieri che, infidi, le se annidavano dietro le palpebre e si diresse
in
bagno, allo specchio vide un riflesso che non la rappresentava. La
ragazza allo
specchio aveva già ventisette anni e le borse sotto agli occhi, le
labbra
sottili e i capelli radi e fini che ricadevano sul viso
disordinatamente, gli
occhi castani che si nascondevano dietro di essi erano stanchi.
Sorrise. Era
bella, di quella bellezza spontanea che l’aveva portata ad avere quella
vita e
che il fato dona ciecamente senza motivo. Eppure quel riflesso
sorridente e
sfatto, sensuale e bambinesco non era suo. Non era così lei, non in
quel
momento. Aprì l’acqua sciacquandosi il viso e qualche goccia fredda
cadde anche
sul vestito che indossava, pigramente lo tolse appoggiandolo per terra
vicino a
se e tornò a mettere le mani sotto il rubinetto rabbrividendo, era
ghiacciata.
Si lavò velocemente il collo e il petto, le ascelle e le braccia
resistendo
stoicamente al freddo che l’attanagliava per poi asciugarsi velocemente
con un
panno. Non aveva voglia di prepararsi l’acqua calda quella sera,
inoltre
lavarsi completamente l’avrebbe inutilmente esposta alla possibilità di
ammalarsi. Si rivestì, asciugò per terra e uscì dal bagno. La porta
della
camera da letto al piano terra era chiusa e dalla cucina non proveniva
più alcuna
luce o rumore. Chiuse attentamente la porta dietro di sé avviandosi per
il
corridoio facendo meno rumore possibile.
Chayse doveva essere già andato a dormire e non si
stupiva
visto l’orario tardo che era, probabilmente anche Mihir già dormiva nel
suo
letto e il pensiero delle coperte calde la rassicurò. Salì le scale
sgusciando
in camera e osservando il corpicino nel letto di fronte a se.
Il fratello dormiva sereno, appena illuminato
dalla luce del
lampione che entrava dalla finestra. Si tolse velocemente il vestito
per infilare
un’assai più comoda camicia da notte e poi si mise a sua volta a
dormire.
Sperava solo che il respiro regolare di Mihir la tenesse lontana da
sogni
angosciosi e incubi.
Eppure non riusciva a prendere sonno, sentiva
quasi di
starsi per mettere a piangere dalla disperazione. Odiava la notte,
perché era
in quel momento, quando ogni possibilità di vedere il sole svaniva, che
i
tormenti e le ossessioni si affacciavano all’orlo della mente, urlando
e
imprecando frasi oscene che le attanagliavano le budella. Sentiva i
richiami
della Signora, il pianto disperato di un Mihir ancora infante, i gemiti
di
Corinne, i grugniti degli uomini, le suppliche dei mendicanti per
strada e i suoi
singhiozzi.
Strinse la coperta tra le mani raggomitolandosi,
aveva la
nausea e gli occhi gonfi, lo sapeva, dalle lacrime. Strinse tra i denti
i
singhiozzi impedendogli di fare rumore e spinse le ginocchia contro il
seno.
Lentamente la disperazione si acquietò sostituita
dalla
stanchezza e si lasciò andare al sonno, in una notte senza sogni.
Il risveglio colse entrambi preparati e quando i
primi
clienti iniziarono ad entrare nel locale Mie era, contro ogni
aspettativa, già
dietro al bancone pronta a servirli. La giornata era cominciata bene e
questa
era buona cosa. Mihir annuii tra se e se a quella considerazione
addentando l’ultimo
pezzo di pane che era rimasto nel piatto, si era svegliato bene,
riposato e in
forze, con una gran voglia di mangiare e di rendere quella giornata una
bella
giornata!
Mise il piatto sporco nel lavello e andò in
locanda per
aiutare la sorella, il padre stava ancora dormendo, ma era sicuro che
si
sarebbe svegliato poco dopo. Non riusciva proprio a starsene con le
mani in
mano quando c’era del lavoro da svolgere.
-Buongiorno!-
Uno dei clienti lo saluto con un grosso sorriso e
Mihir
ricambiò avvicinandosi, lo aveva riconosciuto praticamente subito. Jago
era un
ragazzo sui vent’anni, simpatico e cordiale era una di quelle
personalità che
raramente si incontrano, ma che quando succede calamitano su di se
tutti coloro
che sono nelle vicinanze, non per nulla il tavolo era già pieno.
-Jago!- il bambino lo salutò mentre il giovane
sorridente lo
prendeva sulle ginocchia, Mihir provava per lui una sorta di simpatia
mista ad
ammirazione. Forse perché, da che ricordasse, lui era l’unico che
quando
parlava lo prendeva sul serio anche quando era più piccolo.
-Allora hai qualcosa da raccontarci oggi?-
Finse di pensarci su prima di scoppiare a ridere e
scuotere
la testa -No-
-Oh andiamo- anche il giovane rise
posizionandoselo meglio
in braccio in modo che tutti i presenti potessero guardarlo in faccia
-Deve essere
successo per forza qualcosa-
Nonostante stessero parlando di tutt’altro con
poche frasi
Jago era riuscito a calamitare naturalmente tutta l’attenzione dei
compagni sul
di lui, era incredibile. Sorrise
-Forse… Sono andato con Mie al mercato- ammise
-Allora avevi fatto qualcosa!- esclamò divertito
uno dei
presenti
Sollevò le spalle facendo scoppiare a ridere il
tavolo
-Fortuna che state bene- affermò un uomo
occhieggiando
ampiamente Mie dietro al bancone -Sarebbe stato un peccato se si fosse
fatta
del male-
-Improbabile, so che non si è fatto male nessuno-
L’uomo lanciò un’occhiata al compagno -Cazzate, la
figlia di
mio cugino si è beccata un bel po’ di gomitate in quella ressa-
L’altro sollevo le spalle -Colpa sua-
Si fissarono malamente e l’uomo stava per
ribattere quando
la voce di Jago li interruppe -In effetti c’è venuto un sacco di
confusione, alcuni
mercanti si sono anche presi qualche cassa in testa-
-Ben gli stava!- disse qualcuno tra le risate -Con
quei
prezzi che fanno sono dei ladri! Ladri vi dico!-
-Ormai lo sappiamo, e ogni giorno i prezzi
aumentano, il
pedaggio per le scalinate dicono-
-Il pedaggio un cazzo- intervenne uno -Sono solo
dei fottuti
truffatori! E quei deficienti gli danno corda!-
Qualcuno schioccò la lingua sul palato -Gli
Unicorni? Ma
cosa vuoi che facciano quelli, sono senza spina dorsale! Non
riuscirebbero a
uscire vivi neanche da una rissa da bar!-
-Già, vi dico io la prossima volta che provano a
fare i
gradassi, un pugno sul naso e qualche calcio nello stomaco! Quello si
che gli
fa passare ogni voglia di scherzare!-
Cori di approvazione si levarono dal tavolo -E
pensi di dargliela
tu la lezione?-
-E chi altri!-
Un paio di loro risero -Ma se non saresti neanche
da dove
cominciare!-
-Ti arresterebbero prima ancora che tu possa solo
pensare di
chiudere il pugno!-
-Che stai dicen…-
-In realtà lo ucciderebbero-
Calò un attimo di silenzio sul tavolo mentre più
paia di
occhi si giravano nella sua direzione, Mihir si sentì a disagio in quel
momento, poi per il tavolo si sparse una risatina isterica prima che
qualcuno
rispondesse alla sua affermazione
-Non possono uccidere la gente così-
-Ma lo fanno- la voce ferma e sicura di Jago
attirò subito l’attenzione
di tutti -Ed è anche una cosa risaputa. Abbastanza perché anche i
bambini ne
siano a conoscenza-
Storse leggermente la bocca a sentirsi apostrofare
come “bambino”,
ma decise di ignorare la cosa. Infondo gli aveva dato ragione, no?
Il gelo era calato sul tavolo e la gente si
muoveva
irrequieta sulle sedie borbottando imprecazioni
-Se solo avessimo anche noi quei cazzo di
movimenti non
farebbero tanto gli sbruffoni-
-In ogni casi bisognerebbe imparare a usarli-
ricordò
qualcuno amaramente -E non sembrano disposti a insegnarlo-
-Puah, se c’è l’hanno fatta quei ragazzini
possiamo farcela
anche noi no? Basterebbe averceli!-
-E chi ti dice che basterebbe davvero?-
Jago schioccò la lingua intervenendo -Non mi
sembra che i
ragazzini siano mai stati catturati-
-Ha ragione! Se solo li avessimo- la voce si
spense mentre
la testa dell’uomo sprofondava sul tavolo in legno
-Se solo, se solo, se solo, siete davvero capaci
di dire
solo questo?-
L’uomo alzò la testa fissando Jago negli occhi
-Cos’altro
dovremmo fare? Cosa possiamo fare oltre a stare seduti qui eh?- chiese
amaro
-Combattere-
Mihir si girò leggermente fissando il giovane
negli occhi,
era serio, tremendamente serio
-Quei ragazzini sono più piccoli della maggioranza
di noi,
eppure combattano contro quei bastardi e vincono! Ogni
stramaledettissima
volta! Chi ci dice che per noi non è possibile?-
-E dove pensi di trovarli dei cazzo di Movimenti
eh, Jago?-
-Mercato nero, costano un po’, ma mettendo qualche
soldo da
parte potrem…-
L’interlocutore scoppio a ridere -Soldi? Io a
malapena ho
abbastanza per far mangiare mia moglie e tu mi parli di mettere da
parte i
soldi per una rivoluzione?-
-O questo o continuerai a non avere da che
mangiare per
sempre-
-Fallo allora, avanti!- lo sfidò -Metti in piedi
una
rivoluzione e ti seguiremo-
Jago scosse la testa sospirando
-Ma non fate prima a unirvi a loro?- gli sguardi
si
spostarono nuovamente su Mihir
-Spiegati- lo incoraggio il giovane alle sue
spalle -Coraggio-
-Voi avete detto che i tre ragazzi del mercato
usano i
Movimenti tridimensionali e riescono a scappare dagli Unicorni giusto?-
L’uomo borbottò un sì, seguito dai compagni
-Quindi si può dire che, a modo loro, stanno
portando avanti
una rivoluzione, umiliando i soldati e dimostrando alle persone che non
sono
imbattibili. Se a loro si aggiungessero altre persone insieme
potrebbero
battere gli Unicorni-
Jago batté le palpebre un paio di volte
-Rimarrebbe il
problema dei Movimenti. Costano troppo a quanto pare- ripeté
sottolineando con
una punta di acidità l’ultima frase, l’uomo sbuffò irritato
-La penultima volta erano due. Al mercato ieri
erano tre.
Magari conoscono un modo per ottenere i Movimenti tridimensionali a
poco prezzo-
meditò, poi scosse la testa -Sbagliato- sussurrò tra se e se
I presenti corrucciarono le sopracciglia -Cioè? Se
devi dire
qualcosa parla!-
-Pensate a quando si presentano, lo fanno sempre
al mercato,
eppure non hanno un momento fisso. Sembra che le loro apparizioni
vadano a
caso, se non fosse così? Il loro scopo, forse, non è solo rovesciare
casse di
frutta e dimostrare di poter scappare dai soldati-
-Il mercato nero- gli occhi di Jago si
illuminarono -Qualcuno
deve pur portarceli i Movimenti lì no? In modo che possano rivenderli!-
-Sono loro a vendere i Movimenti?- chiese
sconvolto uno dei
presenti
-Cazzo-
-Non ci credo!-
-Forse- pigolo Mihir
-Lasciatelo dire bimbo, sei un genio!- la mano
grossa dell’uomo
calò sulla sua testa accarezzandogli i capelli mentre si perdeva in una
risata
-Invece di organizzare sommosse e rivoluzioni vi
consiglio
di discutere su quanto sia bello il soffitto della locanda-
I presenti si girarono a osservare Mie che con un
gesto
veloce posò qualche boccale sul tavolo
-Ehi, non abbiamo ordinato niente, non…-
Un gesto veloce della testa di Jago spinse tutti a
voltare
lo sguardo alla porta, dove due soldata stavano entrando pulendosi gli
stivali
-E la prossima volta pensateci due volte prima di
mettere in
testa a Mihir queste stupide idee rivoltose, o vi devo ricordare la
sommossa
dei mercanti di quattro anni fa?-
Gli uomini sbiancarono abbassando il capo mentre
Mie lo
afferrava per un polso tirandolo giù dalle gambe di Jago per portarlo
dietro al
bancone. Si chinò leggermente sulle ginocchia per arrivare alla sua
altezza e
lo fisso seria
-Vedi di stare più attento la prossima volta
Mihir, intesi?-
Annuii velocemente -Però Jago…-
-Ha ragione-
Sgranò gli occhi fissando la sorella, mai una
volta aveva
supportato le idee del ragazzo, che le prendeva adesso?
-Jago ha ragione, lo ammetto. Ma non è adesso il
momento
giusto per parlarne-
Si tirò su continuando a lavorare come se niente
fosse.
Mihir la fissò ancora qualche secondo, in effetti la sorella era sempre
intervenuta prima che le conversazioni degenerassero a tal punto, ma
aveva
ingenuamente pensato che non se ne fosse semplicemente accorta.
-Vai a svegliare papà? Il locale si sta riempiendo
e abbiamo
bisogno di aiuto-
-Va bene- corse in casa chiudendosi il rumore e il
chiacchiericcio
dietro di se, possibile che quella lettera le avesse fatto cambiare
idea a tal
punto?
-Papà?- lo richiamò appena da dietro la porta
socchiusa, ma
l’uomo stava ancora dormendo quindi si azzardò a entrare. La stanza era
totalmente buia per la mancanza di finestre, ma la conosceva abbastanza
bene da
non sbattere contro lo spigolo del cassone in fondo al letto o
calpestare l’asse
sfondata lungo il bordo della stanza.
-Papà?- richiamò arrampicandosi sul letto. L’uomo
borbottò
allungando un braccio, Mihir sorrise lasciandosi accarezzare e
accoccolandosi
contro il corpo caldo -Papà, Mie ha bisogno con la locanda, è piena!-
Sbuffò rumorosamente per poi alzarsi e accendere
la luce, immediatamente
la stanza si rischiarò rendendo evidente il disordine che vi regnava.
-Mi preparo e arrivo subito uhm?-
-Bene!- accordò sedendosi a gambe incrociate sul
letto -Sono
anche arrivati dei soldati-
-Ah, davvero?-
-Hm hm- annuii -E ci sono anche Jago e altri-
-Oh, bene- Chayse sorrise e Mihir lo seguì mentre
usciva
dalla stanza ormai vestito e pronto.
Quando rientrarono nella locanda buona parte dei
tavoli
erano stati occupati, così come il bancone. Mie si avvicinò
velocemente, i
capelli racchiusi nella solita coda e un sorriso sul volto
-‘Giorno papà!-
-Vai a preparare il pranzo?-
Annuii -Sarebbe il caso, ci vuole un po’ a
preparare e lo
sai come sono i clienti-
-Tutto e subito?-
Ridacchio -Esatto, vogliono tutto e subito- il
sorriso si fece
un poco più preoccupato e lo sguardo sguizzò verso il tavolo di Jago
-Dacci un
occhio in più, non voglio che creino problemi, non adesso-
Chayse sollevo il sopracciglio -Tutto questo
interessamento…
devo sospettare qualcosa? Infondo l’età è giusta!-
Mie lo guardò confusa prima di capire l’allusione
e ridere -Non
dire sciocchezze, non è quello il motivo-
L’uomo sorrise poggiandogli una mano sulla spalla
prima di
dirigersi verso il bancone. I due soldati stavano già bevendo
soddisfatti dai
loro boccali ridendo sguaiatamente su qualche aneddoto che non avevano
avuto il
privilegio di conoscere. Poco lontano il tavolo dove Mihir era stato
seduto
fino a poco prima era diventato silenzioso e cupo, più di
un’occhiataccia partì
da quegli avventori verso gli Unicorni.
-Dai una mano a papà- gli sussurrò Mie prima di
tornare in
cucina e lui si diresse verso il padre.
Note e Scleri dell'autrice:
Giocatori e giocatrici non sono morta! HA! Alla faccia vostra vi tormenterò ancora per un sacco (si spera). Ovviamente sono in ritardi di una settimana, ma questo lo sapete anche senza che sia io a dirvelo, no? Presumo che vogliate sapere piuttosto il motivo... bhè è un capitolo importante perchè iniziamo ad addentrarci sempre più nella storia principale, so che magari adesso a molti di voi questo sembreràun pallosissimo e noiosissimo capitolo di ntransizione, ma in realtà qui si poggiano le basi di molte delle sottotrame e dei segreti che verrano svelati nel corso dei capitoli futuri. Quindi pazientate e leggete ;)
So che rischio di sembrare ripetitiva ma il precedente, questo e i prossimi 3/4 capitoli saranno fondamentali per la storia in quanto decideranno la sorte del protagonista in maniera radicale, chi saranno gli antagonsti e chi gli aiutanti, chi morirà e chi sopravvivrà e quali segreti verrano svelati (o moriranno con i personaggi). Quindi votate numerosi mi raccomando, esprimete la vostra opinione senza paura sia tramite recensione che tramite MP. La domanda è questa:
I soldati si sono accorti o hanno intuito i discorsi e l'ostilità di Jago e dei suoi compagni?
A- Sì
B- No
Aspetto le vostre risposte!
Imoto-chan