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Autore: Saigo il SenzaVolto    12/10/2017    2 recensioni
AU, CROSSOVER.
Sequel de 'Il Pianto del Cuore'
Era una serata come tutte le altre, quando improvvisamente Naruto, assieme a Hinata, Sakura e Sasuke si ritrovò in un luogo sconosciuto senza ricordare nulla. Ma loro non sono i soli ad essere finiti lì. Direttamente dall’oltretomba infatti, anche i genitori di Sasuke e quelli di Naruto fanno la loro comparsa, insieme a due personaggi provenienti dal futuro: Sarada Uchiha e Boruto Uzumaki.
Quest'ultimo, inoltre, molto diverso dalle aspettative di tutti!
Tra dispute familiari, passati dolorosi e comportamenti inaspettati, per i nostri eroi non sarà facile andare d'accordo. Ma tutti loro dovranno riuscire ad unirsi insieme per superare molte difficoltà, poiché una grave minaccia rischia di distruggere il loro mondo.
E loro sono gli unici in grado di fermarla!
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
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PREMESSA: alcuni personaggi ed eventi di questa storia potrebbero essere diversi rispetto all’opera originale! Dipende tutto dalla mia immaginazione!
 
 


 
 
 

Titano


Il ruggito riecheggiò nell’aria per diversi secondi.

Era difficile descriverlo. Era un grido metallico e animalesco, eppure aveva in sé qualcosa che ricordava vagamente un urlo umano. Un urlo carico di rabbia e odio. Non era affatto un ruggito simile a quello dei Giganti di prima. Il tempo stesso parve fermarsi per i dieci ninja. Un brivido intenso di tensione gli fece accapponare la pelle all’udire quel grido.

“Cos’è stato?” esclamò freneticamente Sakura, alzandosi in piedi.

Naruto si ridestò di scatto. “Hinata!” disse, rivolgendosi alla ragazza. “Cosa vedi?”

La Hyuuga attivò immediatamente gli occhi, fissando con intensità la direzione da cui era giunto il ruggito. Rivoli di sudore le colavano dalla faccia. “Un altro Gigante è apparso dal nulla!” spiegò lei freneticamente. “Proprio davanti al varco nelle mura! Ed è alto quindici metri!”

Un tonfo assordante fece tremare con forza tutto il terreno una seconda volta. Poi un altro. Poi un altro ancora. Il Gigante si stava muovendo.

Hinata sgranò gli occhi. “Q-Quella cosa si sta dirigendo qui!” esclamò, sgomenta. “Sta correndo verso di noi!”

Minato non perse tempo. “Presto!” gridò, afferrando il corpo di Sasuke e poggiandoselo sulla spalla. “Dobbiamo muoverci! Dirigiamoci verso le mura!”

Si mosse con rapidità, balzando sopra il tetto di una casa seguito a ruota dagli altri. Si voltò un secondo indietro.

Boruto e Sarada erano rimasti fermi nel punto di prima.

“Sarada! Boruto!” urlò l’Hokage verso di loro. “Presto, muovetevi! Non abbiamo tempo da perdere! Dobbiamo uscire da qui!”

Ma i due non si mossero di un centimetro.

Minato fece per scendere a terra e vedere cosa fosse successo, ma improvvisamente accadde qualcosa. L’edificio dinanzi ai due giovani a terra si frantumò in mille pezzi con una fragorosa esplosione, alzando una gigantesca nuvola di fumo. Entrambi balzarono via prima di poter essere feriti, restando però sulla strada.

E dalle macerie del palazzo distrutto, dietro la cortina di fumo, sbucò fuori la creatura.

Era un Gigante diverso rispetto a quelli che avevano visto prima. Raggiungeva i quindici metri di altezza, la pelle era di un colore chiaro, il suo corpo ben proporzionato, con tutti i muscoli ben sviluppati ed evidenti che però esaltavano l’agilità più che la potenza. I suoi lunghi capelli bruni raggiungevano il mento della creatura, e ai lati della testa spuntavano fuori delle lunghe orecchie a punta.

Ma la cosa sconvolgente era il suo volto.

La faccia era piuttosto allungata, con un mento sporgente ed un naso a punta. Una gigantesca serie di denti affilati disposti in due file separate contornava la sua bocca, dando alla sua espressione un perenne ringhio feroce. Più in alto, il Gigante aveva dei grossi e sottili occhi verdi luminosi, i quali erano puntati in basso e scrutavano uno ad uno tutti i membri del gruppo dei ninja.

Minato sentì il sangue raggelarsi nelle vene sotto il suo sguardo.

“Che razza di Gigante è quello?” pensò, teso.

Naruto osservava la creatura con gli occhi sgranati. “Non ho mai visto un essere così grande!” esclamò mentalmente. “È alto quasi quanto un Bijuu!”

“Non promette niente di buono!” si disse Mikoto mentre aiutava suo marito ancora dolorante a reggersi in piedi.

Sakura sentì le gambe cominciare ad indebolirsi per lo spavento. “È-È un mostro!”

Hinata si mise dietro a Naruto, tremando come una foglia. “C-Che cos’è q-quello?”

Ma, di tutti i presenti, i più allibiti e scioccati erano Boruto e Sarada. Entrambi fissavano dal basso la gigantesca creatura, gli occhi spalancati e colmi d’incredulità. Nessuno dei due si muoveva, troppo sconvolti per riuscire a muovere un muscolo.

Il Gigante emise un secondo ruggito di rabbia, poi alzò in alto una gamba e la portò sopra le loro figure, deciso a schiacciare i due ragazzi.

Boruto si riscosse appena in tempo. “SARADA! SCAPPA!” urlò.

La ragazza non se lo fece ripetere due volte, balzando via assieme a lui dal suolo appena un secondo prima che il gigantesco piede della creatura si abbattesse sulla sua testa. Il terreno tremò con forza. Atterrarono sul tetto assieme agli altri, i loro occhi ancora puntati sul Gigante.

La bestia sibilò, emettendo una specie di ringhio gutturale e riprendendo ad osservare con i suoi occhi pieni di rabbia i minuscoli umani dinanzi ad essa.

Boruto era completamente incapace di formulare un pensiero coerente. Riusciva a malapena a muovere il suo corpo dallo shock. Non riusciva a credere a quello che stava vedendo. Non voleva crederci. Non poteva essere.

“Q-Quello è…” balbettò mentalmente, incapace di terminare la frase.

Per quanto lui stesso non riuscisse a credere alle parole che gli ronzavano nella mente, non c’erano dubbi al riguardo. Lo riusciva a sentire col Jougan. Lo poteva vedere chiaramente. L’aura di energia che emetteva, le sue dimensioni, il portamento, il flusso di energia nel corpo, gli occhi, lo sguardo. Ogni cosa di quella creatura era uguale a lei. Ogni cosa di quella creatura gli ricordava lei.

Non si trovava davanti ad un altro Gigante Puro. No. Niente affatto. Quello non era un Gigante. Ne era sicuro. L’essere che stava guardando con i suoi occhi era una creatura incredibilmente più pericolosa e potente!

“… un Titano!” concluse il ragazzo, sconvolto

Quella creatura era un Titano. Un Portatore del Potere di Ymir. Una persona in grado di trasformarsi in gigante.

Boruto sentì la tensione e l’incertezza nascere dentro di lui. Sentì una punta gelida d’inquietudine insinuarsi nella sua mente. Adesso non c’erano dubbi. Il suo occhio destro aveva dissipato tutte le incertezze che aveva avuto in precedenza. Era finalmente riuscito a trovare un altro essere umano capace di usare il Potere di Ymir.

Aveva finalmente trovato una persona come Mikasa.

Sarada, dal canto suo, era anche lei scioccata ed incredula. Ed il motivo era lo stesso del suo compagno. La creatura che stava vedendo coi suoi occhi era incredibilmente simile alla cosa in cui si era trasformata Mikasa, l’amica di Boruto, quel fatidico giorno avvenuto ormai un anno prima. Ne era certa. Il suo Sharingan le aveva impresso nella memoria ogni dettaglio di quel giorno.

I ricordi le balenarono davanti agli occhi senza poterli fermare.

Ricordò la ferocia, la distruzione, il caos che regnarono quel giorno all’interno del Villaggio. Ricordò le persone che morirono atrocemente, le urla, la disperazione e l’aria di morte che avevano travolto Konoha quel maledetto giorno di un anno fa.

Il giorno dell’attacco dell’Organizzazione Kara al Villaggio della Foglia.

Il giorno in cui Boruto scappò via una seconda volta.

I due ragazzi furono bruscamente riscossi dai loro pensieri, perché il Titano ruggì di nuovo rabbiosamente, scagliando un pugno verso il tetto su cui si trovavano loro insieme a tutti gli altri.

“Via!” urlò Minato a tutti.

I nove ninja, meno uno ancora svenuto, saltarono su un altro edificio, cominciando poi a scappare balzando da tetto in tetto verso le mura. La casa saltò letteralmente in aria non appena fu investita dal colpo della creatura, lanciando in aria mattoni e pezzi di cemento. Ma non era finita.

Il Titano non si arrese per nulla, e cominciò subito ad inseguirli con foga, urlando ferocemente. Ma, a differenza dei Giganti di prima, la sua postura ed i suoi movimenti erano coordinati e privi d’impaccio. Quell’essere era senziente proprio come un uomo, e si muoveva come se fosse in pieno controllo del suo corpo. Correndo ad ampie falcate, il Titano si fece sempre più vicino.

“Perché ci sta attaccando?” pensò Boruto con orrore. “Perché vuole ucciderci?”

Il suo Jougan lo percepiva chiaramente. Riusciva a sentire l’aura di negatività che quella creatura emanava ogni secondo. Voleva ucciderli. Voleva farli a pezzi. Voleva distruggerli, eliminarli dalla faccia della terra per sempre.

Ma perché?

Qualcosa non andava. C’era qualcosa di decisamente strano. Se quella creatura era davvero un Titano, perché li stava attaccando in quel modo? Perché la persona che si era mutata in quell’essere li voleva uccidere senza un apparente motivo? Non aveva neanche percepito la sua presenza prima, né aveva visto un altro umano oltre ad Armin. Da dove era sbucato? Che cosa gli avevano fatto per farlo infuriare così?

Doveva vederci chiaro.

“Quarto Hokage!” urlò il Nukenin mentre continuavano a scappare.

Minato si voltò verso di lui senza fermarsi. “Che succede?”

“Lei e gli altri procedete verso le mura e scappate da qui,” disse frettolosamente il biondo. “Io ho intenzione di restare per tentare di parlare con quella creatura!”

Gli altri si voltarono verso di lui e lo guardarono come se avesse due teste, sconvolti.

“Non dire stupidaggini, Boruto!” esclamò Kushina. “Non vedi come sta tentando di ucciderci quel coso? Ti farà fuori sicuramente!”

“È troppo pericoloso!” disse anche l’Hokage. “Quel Gigante è palesemente ostile contro di noi, ed i suoi movimenti non sono goffi come quelli dei Giganti di prima! Tentare di comunicare con lui è troppo rischioso!”

Boruto scosse la testa. “Quello non è un Gigante normale,” disse loro seriamente. “È un Titano! È un essere umano capace di trasformarsi in Gigante, ed è in grado di comprendere e agire di sua volontà! Non è un mostro privo di senno come gli altri!”

Tutti sgranarono gli occhi. “Che stai dicendo?” domandò Fugaku, incredulo.

Boruto strinse i pugni, frustrato. Non poteva perdere troppo tempo a spiegare loro tutte le cose. Doveva muoversi. La creatura li stava raggiungendo. “Quel Titano è un essere umano come noi!” spiegò loro brevemente. “Se tentassi di ragionare con lui, potrei convincerlo a calmarsi!”

Naruto non era per nulla convinto. “Ma se quel Titano è davvero una persona,” disse freneticamente. “Allora perché ci sta attaccando? Cosa vuole da noi?”

“Non lo so!” fu la risposta irritata del giovane. “È quello che vorrei sapere anch’io! Per questo voglio tentare di parlargli!”

Gli altri non sapevano cosa fare. La situazione era piena di incertezze. E continuare a ragionare mentre un gigantesco essere umano di 15 metri ti sta inseguendo non era certo un’impresa tanto facile. Anche se Boruto avesse avuto ragione il suo piano era troppo rischioso. La creatura avrebbe potuto ucciderlo se non gli avesse dato retta.

“Boruto ha ragione!” disse improvvisamente Sarada con un tono serio. Tutti si voltarono verso di lei. “Anche io credo che quel Titano sia un essere umano! Io e Boruto abbiamo dei motivi validi per poter affermare che l’ipotesi è più che plausibile! Andrò io con lui per tentare di comunicare con esso, così avremo maggiori possibilità! Lasciateci tentare!”

Boruto sgranò gli occhi. Sarada stava dando credito al suo piano. Doveva aver intuito qualcosa. Lei sapeva di Mikasa e della sua abilità, seppur non nello specifico come lui, quindi doveva aver raggiunto le sue stesse conclusioni. Per quanto la cosa lo infastidisse, era l’unica scelta migliore che aveva. Era l’unico modo per scoprire qualcosa sulla stirpe di Ymir.

“Sarada, è troppo rischioso!” tentò di dire Minato. “Potreste morire!”

“Non moriremo!” assicurò Boruto. “In caso di pericolo ci penserò io a proteggere Sarada! Non dovete temere! Ormai dovrebbe sapere anche lei che sono forte, Quarto Hokage!”

Minato lo fissò intensamente negli occhi per alcuni istanti, senza dire nulla. Sarada nel frattempo dovette reprimere l’imbarazzo che il pensiero di essere protetta da Boruto le stava suscitando nella mente, ma il suo viso divenne paonazzo lo stesso.

“Molto bene,” concesse alla fine l’Hokage. “Andate! Noi vi aspetteremo sulla cima del muro! Ma se la situazione si dovesse fare critica, scappate subito!”

Con un cenno della testa, Boruto e Sarada arrestarono la corsa, voltandosi indietro e cominciando a saltare verso il Titano che continuava ad inseguirli.
 

Giunsero davanti alla possente creatura in un attimo, fermandosi proprio sulla strada davanti ad essa. Anche il Titano si fermò di botto, come stupito dall’improvviso comportamento dei due ragazzi. Poi, senza preavviso e con un ringhio lancinante, caricò un pugno all’indietro.

“Aspetta!” gli urlò Boruto nel tentativo di farsi sentire. “Non attaccarci! Non siamo nemici! Non vogliamo-”

Dovette interrompere la frase per saltare via dal punto dove si trovava per non farsi schiacciare in pieno dalla mano gigante dell’essere. La potenza dell’attacco fu micidiale. La terra s’incrinò e si spaccò completamente a causa della ferocia del pugno. Ma non solo. Anche la mano stessa del Titano si distrusse completamente, frantumando ossa e tendini e non lasciando quasi nulla del possente palmo.

“Perché è così infuriato?” tentò di ragionare il ragazzo, osservando la mano danneggiata del Titano. “La sua rabbia sta influenzando persino il suo modo di attaccare. Perché vuole eliminarci con così tanta foga?”

La mano del gigante cominciò a fumare e a rigenerarsi un momento dopo.

“Non sembra essere in grado di irrobustire il proprio corpo come Mikasa,” rifletté ancora il biondo, esaminando i movimenti della creatura con occhio calcolatore. “Ma la sua forza è decisamente superiore!”

La gigantesca creatura si scagliò di nuovo contro di loro rapidamente, gli occhi verdi colmi di rabbia e le fauci spalancate in un urlo minaccioso. I due giovani riuscirono ad evitarlo con relativa facilità grazie ai loro riflessi allenati, ma una persona comune sarebbe rimasta certamente travolta dalla mole dell’essere.

“Fermati!” esclamò Sarada. “Perché stai tentando di ucciderci? Non ti abbiamo fatto niente! Vogliamo soltanto parlare!”

Il Titano ruggì fragorosamente per tutta risposta, sferrando un calcio nella direzione della ragazza. Ma lei riuscì a prevedere la mossa con i suoi occhi, e si era già preparata per una contromisura.

Evocando subito il braccio scheletrico del suo Susanoo, la ragazza riuscì effettivamente ad afferrare la gamba della creatura prima che potesse farle del male, bloccandola a mezz’aria. L’espressione del Titano divenne ricolma di stupore.

Boruto ghignò. “Vai Sarada!”

“Shannarooo!”

Con un urlo rabbioso, la ragazza rivestì l’enorme braccio arancione attorno ad essa di muscoli e tendini, per poi muoversi e spingere in avanti la gamba del Titano con forza, facendogli perdere l’equilibrio. L’enorme creatura crollò pesantemente a terra con un ruggito, facendo tremare con forza tutta la città e distruggendo alcuni palazzi.

Boruto non perse tempo, e mentre il Titano era ancora a terra, sguainò la spada e la infuse di energia. La lama divenne improvvisamente rossa. Poi, effettuando un fendente laterale in aria, essa sprigionò dal nulla una scia solida di energia rosso fuoco che andò a colpire il braccio sinistro dell’essere, recidendoglielo di netto. La creatura ruggì di dolore.

“Avevo ragione!” disse tra sé il guerriero. “Non può proteggere il suo corpo dagli attacchi perché non è in grado di irrobustire la pelle!”

Privo di una mano e di un braccio, il Titano tentò di rialzarsi goffamente con le gambe, ma Sarada aveva previsto anche questo e non glielo permise. Afferrandogli di nuovo la gamba col braccio del Susanoo, la ragazza gli impedì di muoverla, bloccando a terra l’intera creatura che urlò ferocemente per la frustrazione.

E prima che il Titano potesse calciare Sarada lontano da sé, Boruto saltò subito verso di lui e gli recise di netto la gamba libera con un colpo secco di spada, all’altezza del ginocchio.

“Il suo stile di combattimento è scarso,” pensò il Nukenin con un sorriso trionfante. “I suoi attacchi erano pieni di falle ed aperture. Anche sé è più potente fisicamente, Mikasa è molto più forte di lui nel combattimento!”

Senza donare al gigante un attimo di tregua, la giovane Uchiha passò in rassegna ad una serie di sigilli con le mani, inspirando profondamente.

Katon: Goukakyuu no jutsu!” (Palla di Fuoco Suprema)

Una gigantesca palla di fuoco investì completamente il corpo del Titano in pochi secondi, terminando poi in una fragorosa esplosione. Le urla strazianti di dolore della creatura riecheggiarono nell’aria per diversi secondi, poi il silenzio tornò a regnare sovrano.

Boruto atterrò affianco a Sarada, osservando il corpo bruciato e fumante del Titano.

“Bel lavoro,” disse, la sua voce priva di emozione. “Non è stato difficile come pensavo.”

La ragazza annuì con un sorriso. “Sembra proprio che noi due insieme siamo inarrestabili!” scherzò lei.

Il suo sorriso sembrava genuino, ma non lo era affatto. Dietro di esso si celavano una nostalgia ed un rammarico profondi, e la ragazza lo sapeva bene. Se solo loro due fossero davvero rimasti sempre insieme come una squadra…

Se solo le cose in passato non fossero andate in quel verso, se solo lei avesse tentato di fermare l’inevitabile quando ne ebbe l’occasione, allora forse oggi loro due sarebbero davvero rimasti un team inarrestabile. Forse, oggi loro due sarebbero davvero rimasti insieme. Ma oramai era tardi. Sarada lo aveva intuito già quando Boruto aveva rifiutato di stare in squadra assieme a lei e a Mitsuki, cinque anni fa. Già all’epoca, forse, era troppo tardi.

Boruto riuscì a percepire la falsità delle sue parole col suo occhio, così come percepì il dolore che provava in quel momento la ragazza. Lo vide riflesso nei suoi occhi.

“Il passato non cambierà, Sarada.” disse semplicemente, fissando il corpo del Titano a terra. “Non continuare a farti del male da sola. Accetta la realtà e vai avanti con la tua vita.”

Sarada si voltò verso di lui. Sapeva benissimo a cosa si stava riferendo. Avrebbe voluto ribattere. Avrebbe voluto dire che non si sarebbe mai arresa. Che non lo avrebbe mai accettato. Che quello che lui stava facendo non era giusto. Che le sue azioni stavano facendo soffrire la sua vera famiglia. E invece rimase in silenzio, incapace di parlare.

Perché un ruggito fragoroso e carico di rabbia riecheggiò con forza nell’aria.

Boruto e Sarada osservarono con muto stupore la creatura accasciata a terra. Il Titano si stava rialzando. Si stava issando in aria lentamente, senza fare uso della gamba rimasta o del braccio che non era stato reciso, ma innalzando soltanto la schiena con la testa rivolta all’indietro. Il suo corpo era nero e coperto da fiamme, ogni ferita sul suo corpo esalava fumo denso.

Lentamente, il suo corpo si raddrizzò. La sua testa si abbassò verso di loro.

I due ragazzi sgranarono gli occhi.

C-Com’è possibile?” si chiesero contemporaneamente.

La faccia del Titano era bruciata e completamente sfigurata, ma i suoi occhi erano diventati ancora più freddi e crudeli di prima. Non erano più di colore verde, ma emanavano una luce blu intensa, e la sua espressione era talmente carica di ferocia e brama di uccidere che entrambi rimasero paralizzati dallo stupore appena la videro.

Con un ruggito possente, la creatura scattò in avanti verso di loro con una velocità inaspettata, facendo leva sull’unica gamba rimasta e poggiandosi su un solo braccio.

RWAAAAAAAR!”

Nessuno dei due ebbe il tempo di reagire. Boruto sentì il Jougan pulsare con forza.

Dalle loro spalle, senza che nessuno dei due se ne fosse accorto prima, una gigantesca zampa dorata sbucò sopra le loro teste e colpì in piena faccia il Titano, scaraventandolo di nuovo a terra con un tonfo fragoroso prima che potesse raggiungerli. Sangue e denti rotti schizzarono all’aria, e la creatura crollò a terra, inerme ma ancora viva.

Sarada e Boruto si voltarono di scatto. Dietro di loro, in tutta la sua gloria, era comparsa dal nulla la gigantesca figura di una volpe. Una volpe che entrambi conoscevano bene.

La Volpe a Nove code.

L’intera figura del Kyuubi era fatta da chakra dorato e fiammeggiante, e si stagliava in alto per circa venti metri di altezza, poggiata sulle quattro zampe, il volto teso in un ringhio minaccioso e le code che danzavano freneticamente alle sue spalle. All’interno della sua enorme testa, avvolti nella coltre densa e semisolida di chakra, stavano Naruto ed il resto del gruppo, assieme anche a Sasuke che si era svegliato probabilmente grazie al chakra del Bijuu.

“Boruto! Sarada!” urlò Naruto dall’interno della Volpe. “State bene?”

Il suo aspetto era completamente diverso rispetto a prima. Il corpo del ragazzo era interamente ricoperto dal chakra dorato e vorticoso del Nove code, ma non era lo stesso che aveva già usato in precedenza. I segni sulle sue guancie erano molto più evidenti, fino a diventare tre vere e proprie strisce nere su ogni guancia. Inoltre una lunga cappa di chakra fiammeggiante rivestiva il suo corpo, ed il busto aveva assunto una colorazione nera, mettendo in risalto il sigillo posto sull’addome.

Boruto e Sarada riconobbero istantaneamente la forma di Naruto. L’avevano vista molte volte in passato, e il Nukenin aveva persino combattuto contro il Settimo Hokage mentre utilizzava quella forma. Una miriade di ricordi investì le loro menti.

“La modalità Cercoterio!” realizzarono entrambi.

Ma lo stupore non durò a lungo. Le sorprese di oggi erano state tante, e non potevano permettersi di perdere troppo tempo.

“Stiamo bene!” gridò Boruto, rivolgendosi all’altro biondo. “Ma il Titano non ci ha dato retta quando abbiamo provato a parlargli! Prova ad immobilizzarlo usando la mole del Kyuubi, ed io tenterò di approcciarmi di nuovo a lui!”

Naruto non perse tempo. Con un cenno del capo riprese a fissare il gigante che si stava faticosamente rimettendo in piedi. Le fiamme sul suo corpo menomato erano sparite, ma i suoi occhi erano ancora blu, carichi di rabbia e ferocia.

“Andiamo, Kyuubi!” esclamò il jinchuuriki con un ghigno selvaggio. “Vediamo chi dei due è il più forte!”

L’enorme Volpe ruggì al comando, e con un balzo in avanti si gettò addosso al Titano con forza, atterrandogli di peso sul corpo malmesso e mordendogli il collo. La creatura emise un urlo di dolore, ma non riuscì a divincolarsi dalla presa poiché ancora privo del braccio sinistro e della mano destra. Si agitò per diversi minuti, tentando di liberarsi dalla presa del Bijuu, ma fu tutto inutile.

Poi, lentamente, i suoi occhi si socchiusero e tornarono di colore verde.

“Ora!”

Boruto scattò in avanti, saltando sopra l’immenso corpo del Titano steso a terra e raggiungendogli la testa di corsa. Poi, senza perdere neanche un secondo, salì sopra la sua faccia con un balzo e si portò proprio davanti ad uno dei suoi giganteschi occhi. Puntò contro di esso la lama della spada, fissandolo intensamente con lo sguardo freddo e calcolatore del Jougan.

“Calmati, Portatore del Potere!” disse con un tono freddo ed autoritario. “Non siamo dei nemici, vogliamo soltanto parlare!”

L’iride verde del Titano era fissa su di lui, le palpebre sgranate in un misto di stupore e rabbia.

“So che sei capace di sentirmi, Titano!” continuò ancora Boruto. “E so che sei anche capace di trasformarti in umano! Esci fuori da lì, voglio fare quattro chiacchiere con te!”

La possente creatura emise un sibilo furioso e tentò di muoversi, ma il Demone lo bloccò col suo peso un attimo dopo.

“Ti consiglio di fare come ti dico,” disse il ragazzo con un sorriso crudele. “Altrimenti la Volpe potrebbe spezzarti il collo prima che io possa fermarla!”

Come ad enfatizzare la minaccia, il Kyuubi emise un ringhio basso, le fauci ancora serrate attorno al collo della creatura.

Il guerriero e il Titano si fissarono per diversi istanti in silenzio, studiandosi a vicenda. Poi, improvvisamente, l’intera figura del gigante s’irrigidì ed i suoi occhi si fecero spenti e privi di vita. La sua enorme testa si piegò di lato.

E subito dopo, dalla nuca del Titano si aprì una fessura nella carne bruciata. Un getto di vapore e fumo esalò copiosamente fuori da essa, e dal suo interno venne fuori una figura.

Boruto ghignò di trionfo.

Dall’enorme collo del Titano era sbucato fuori un ragazzo.

“Maledetti assassini!” sibilò il misterioso personaggio con odio.
   
 
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