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Autore: Hermlani    13/10/2017    3 recensioni
Partendo dal presupposto che Stephen Moffat e Mark Gatiss sono dei grandissimi malandrini, voglio provare a raccontare le scene che loro bellamente tagliano nella serie TV. Cercherò di ricostruire il rapporto di Sherlock e John seguendo gli avvenimenti della trama principale. Si tratta quindi di missing moments con un taglio fortemente Johnlock. Attenzione agli spoiler per chi non avesse visto tutte le stagioni...lettori avvisati mezzi salvati!
Genere: Avventura, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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WARNING: nel presente capitolo sono presenti scene piuttosto esplicite...se pensate che possano urtare la vostra sensibilità, bè, saltatele! A tutti gli altri buona lettura ;)






Erano passati un paio di giorni da quando il caso Culverton Smith era stato chiuso ed era avvenuta una riappacificazione tra gli ex coinquilini del 221B. In realtà dopo la festicciola per il compleanno di Sherlock, John non si era più fatto vedere.

In quel periodo faceva molti più straordinari a lavoro perché un solo stipendio, nonostante fosse arrotondato dalla pensione dell’esercito, bastava appena per pagare la retta del nido di Rosie. Alla prima mezza giornata libera, John decise di andare a Baker Street. Voleva vedere come se la stava cavando Sherlock. E lo voleva rivedere.
Una volta arrivato salì le scale e trovò Sherlock in cucina, chinato sul suo microscopio. Indossava maglietta e pantaloni del pigiama in parte coperti da una delle sue vestaglie.

-Salve John.- gli disse senza distogliere lo sguardo dalla lente –come mai da queste parti?-

-Ehm…ciao…- non sapeva neanche lui come giustificare la visita improvvisa –Sono solo passato a dire ciao.-

-Uhm, e l’hai detto.- alzò la testa finalmente. Aveva ancora la barba che era diventata più lunga e sotto gli occhi aveva i solchi evidenti delle occhiaie. John automaticamente si guardò intorno sperando di non trovare quello a cui stava pensando –Immagino che il mio aspetto non sia dei migliori ma no, non sto facendo uso di droghe, le occhiaie sono causate dall’insonnia dovuta all’astinenza.-

-Come sta andando?- chiese John sedendosi di fianco a Sherlock.

-Il peggio è passato dottore.- gli disse, sforzandosi di sorridere –Anzi, vorrei riaprire il blog, mi sto iniziando ad annoiare.-

-Si può fare se te la senti- John aveva semplicemente reso non visibili i loro contatti sul blog per quel periodo, rendendolo di fatto una semplice raccolta delle loro storie.

-Rimani? Posso offrirti qualcosa se vuoi.-

-Grazie.- acconsentì, soprattutto per premiare l’evidente sforzo di Sherlock di interagire come una persona adulta.

Il moro si alzò e aprì il frigorifero in cerca di qualcosa da offrire a John ma tutto quello che trovò fu delle provette contenenti strati diversi di epidermide umana.

-Tè?-

John rise, gli mancava quell’atmosfera un po’ macabra nelle sue giornate. In un attimo l’acqua nel bollitore raggiunse la temperatura giusta per il tè, Sherlock la versò nelle tazzine decorate con la sagoma dell’Inghilterra e ne porse una all’ex coinquilino.

-Allora hai deciso di tenerla?- John indicò la barba facendo un’espressione quasi disgustata.

-Pensavo mi rendesse più macho.-

-Seriamente?-

Sherlock scosse la testa e allungò una mano verso John. Tremava. Era un altro effetto collaterale dell’astinenza. Era stato stupido a non pensarci, cavolo, lui era un medico!

-E il barbiere è troppo lontano.-

-È dall’altra parte della strada.-

-Appunto.-

John sorrise, affrontare la pigrizia di Sherlock era come fare un tuffo nel passato.

-Se vuoi posso farlo io.- disse alla fine.

 
*

Sherlock era seduto sul bordo della vasca, John, in piedi davanti a lui, aveva in mano la vecchia lama da barbiere che normalmente utilizzava il moro. Si sentiva un po’ come Sweeny Tood. Sperò di non far fare a Sherlock la stessa fine di uno dei suoi clienti.

-Se sbagli guarda che ho donato il mio cervello alla scienza ma gli altri organi difficilmente potranno essere riutilizzabili.-

-Oh, sta zitto.-

John iniziò con cura e decisione, il lavoro preciso di un soldato. Sherlock reagiva ad ogni tocco del biondo istintivamente, inclinando la testa senza che lui dicesse niente. Gli aveva messo la sua vita nelle mani e non avrebbe potuto fare scelta migliore. Qualunque cosa fosse successa, lui avrebbe sempre scelto John Watson.
Era incredibile come lui pensasse che si fosse innamorato di Irene Adler.

(-She’s out there, she likes you, and she’s alive, and do you have the first idea how lucky you are? Yes, she’s a lunatic, she’s a criminal, she’s insanely dangerous, trust you to fall for a sociopath.-)
 
In quel momento non era stato il caso di interromperlo nel suo sfogo ma John non avrebbe potuto prendere abbaglio più grande (era vero, di tanto in tanto le scriveva e una volta si erano perfino incontrati…non erano però andati oltre poiché Sherlock non riusciva proprio a sentire nessun interesse emotivo o fisico per la donna…la trovava divertente, ecco tutto). In compenso le sue parole erano servite a Sherlock per fargli capire che in fondo non avevano l’eternità davanti a loro e che se volevano essere felici forse era giunto il momento. Le mani di John sul collo erano come fuoco sulla sua pelle. Sherlock appoggiò le mani sui fianchi di John che continuò a passare la lama sulle guance del detective come se non se ne fosse accorto o come se fosse la cosa più naturale a questo mondo. Sherlock non si fermò. Fece scorrere le mani sulla camicia, sulla schiena, su e giù, toccando ogni centimetro della schiena da soldato. John aveva quasi finito, gli mancava la parte più difficile, quella dell’attaccatura tra collo e la mandibola, dove, applicando troppa forza, poteva recidergli la carotide. Sherlock lo trovò stranamente eccitante. Preso da quella sensazione sfilò la camicia di John dai pantaloni e toccò avidamente la pelle sottostante. La schiena di John era calda, liscia e ampia.

-Sta fermo o ti mando all’ospedale.-

Sherlock si fermò un istante e John completò la sua opera. Si ritrasse indietro e Sherlock si alzò avvicinandosi al lavandino. Si lavò la faccia e si guardò allo specchio. Dietro di lui c’era John che lo fissava senza più nascondersi. Sherlock si girò verso di lui.

-Graz..-

Ma John si avventò su quelle labbra carnose con un’urgenza trattenuta fino a quel momento per evitare che Sherlock si facesse male. Per evitare che entrambi se ne facessero.

Le labbra dei due uomini rimasero a contatto, ferme, per alcuni istanti, poi John le allargò appena prendendo il labbro inferiore di Sherlock tra le sue. Si staccarono dopo un attimo e ritrovarono il contatto visivo. John prese il coraggio di parlare.

-Devi fermarmi ora se non ne sei sicuro, perché non so se ne sarò più in grado dopo.-

-Non voglio fermarti John.- gli prese una mano –voglio tutto da te….-

John riprese a baciarlo con più foga ora. La sua lingua leccò le labbra di Sherlock che al contatto si aprirono permettendogli di entrare. Le lingue si incontrarono, si accarezzarono, si scontrarono. Solo dopo aver preso abbastanza confidenza con quella nuova danza, Sherlock si azzardò a rimettere le mani sotto la camicia di John, accarezzandogli la schiena. Lui, più veementemente, gli tolse la vestaglia facendola cadere ai piedi, nudi, di Sherlock. Lo spinse contro il lavandino e Sherlock sentì la ceramica dura dietro di sé e un’erezione altrettanto dura contro la sua gamba. John si era staccato appena mettendo il volto tra la clavicola e l’orecchio di Sherlock, respirando il suo odore e baciando il punto sensibile all’attaccatura del collo.

-Dio Sherlock, mi fai impazzire.-

Per Sherlock fu come sentire la più bella melodia di Bach. Aveva buttato la testa leggermente indietro e si era voltato verso la porta. Idea. Prese per mano John e lo condusse in camera da letto.

 
*

La camera da letto di Sherlock era sempre stata decisamente disordinata ma ora, con tutti quei vestiti a terra, lo era ancora di più. Una volta arrivati nella camera i due uomini si erano tolti a vicenda maglietta e camicia. I pantaloni del pigiama di Sherlock furono tolti con estrema facilità mentre per quelli di John, stretti in vita da una cintura, ci volle più tempo. L’impazienza era visibile sul volto di entrambi. Peccato che non si stessero più guardando in faccia. Rimasti in boxer, i due si stavano guardando come per la prima volta. Il corpo di John era proporzionato e ogni muscolo in tensione era evidente. Sherlock invece era asciutto ma meno magro di quanto ci si potrebbe aspettare sapendo quanto mangiasse. Il petto del compagno più alto era glabro e liscio come quello di un ragazzino mentre quello di John i peli ricci e biondi si confondevano con quelli ormai bianchi. Le loro cicatrici erano così simili, quella di John sulla spalla sinistra e quella di Sherlock in pieno petto. Nascoste sotto i boxer, due evidenti erezioni.

Sherlock tornò a cercare le labbra del dottore e gli passò le braccia dietro la testa tirandogli un poco i capelli (gli piaceva da morire il nuovo taglio) mentre John posò le sue poco sopra i boxer del compagno. Così lo guidò verso il letto dove, senza capire bene come, si ritrovarono coricati con John sopra Sherlock. Gli accarezzò il nodoso ginocchio per poi passare all’interno coscia. L’altro istintivamente aprì le gambe ma John decise di prendersela comoda. Accarezzò più volte la coscia del compagno prima di arrivare ai boxer. Finalmente toccò attraverso il sottile strato l’erezione di Sherlock che ebbe un sussulto. Era la prima volta che veniva toccato da qualcun altro in vita sua.

-Sta tranquillo non farò niente che non vorrai.- disse John –Non dobbiamo fare tutto subito.-

-Sono tranquillo perché sono con te. Ho solo paura di non fare bene.-

-Avremo il tempo anche per far pratica.- rispose sorridendo –Io al momento mi sento come alla mia prima cotta.-

Tornarono a baciarsi e John continuò il suo operato. Passò la mano sotto l’elastico e prese nella sua mano sinistra, la dominante, la dura carne del detective. Sherlock, per emulazione, fece lo stesso. Le mani iniziarono a esplorarsi a vicenda e a muoversi, su e giù con un ritmo sempre maggiore. Con esperienza, John gli fece scivolare via le mutande. Si allontanò un attimo a contemplare.

-Dio santo Sherlock.-

Si avventò sulla sue labbra, poi si spostò sul collo e poi su un capezzolo, lasciando una striscia bagnata ma bollente sulla carne del moro che, impotente, ansimò. Questo rese John più frenetico. Arrivato all’erezione di Sherlock ne baciò la punta. Poi scese lungo l’asta lasciando piccoli baci sul tragitto. Ritornò verso l’alto leccandogliela con la punta della lingua e Sherlock non poté trattenere un gemito. Prese l’erezione in mano e se la portò alla bocca. L’accolse, prese la sua forma, la succhiò, premette il viso fino dove riuscì. Sherlock sotto di lui emetteva suoni sempre più forti, sempre più osceni. Si inarcava permettendo a John di prenderlo meglio.

-Non ce la faccio, non resisto.- disse supplicando –Spostati.-

Ma John, sentendolo, mosse più in fretta la mano mentre con la bocca si concentrò sulla sua punta. Quando Sherlock venne, inghiottì parte dello sperma per poi ritirarsi e guardare il volto del moro durante il climax. Si distese di fianco a lui con un’erezione dolorante tra le gambe senza però chiedere niente. Fu Sherlock, quando si fu ripreso dalle scosse date dall’orgasmo, a cercare nuovamente le sue labbra che ormai sapevano di lui. Si coricò sul fianco e posò la mano libera sul ventre del soldato. Arrivò ai boxer e li abbassò. Prese di nuovo in mano il membro di John e lo frizionò per dargli il piacere di cui aveva bisogno. Il biondo si abbandonò alle carezze sconce gemendo nell’orecchio di Sherlock.

-Sì, Sherlock, sì…più veloce, più veloce.-

Sherlock fece come richiesto e poco dopo più schizzi bagnarono il torace del suo compagno. Il detective posò un bacio sulle labbra di John e si coricò guardando come lui il soffitto, eppure non vedendolo affatto. L’unica cosa che poteva vedere era cosa si era perso fino a quel momento.

 
*

Coricati su letto di Sherlock i due avevano perso la cognizione del tempo. Fu John il primo a riprendersi dal torpore post-orgasmico. Guardò l’orologio che teneva al polso e si alzò di colpo.

-Che fai?- chiese Sherlock intontito.

-Alle cinque devo prendere Rosie al nido...- disse, rivestendosi in fretta –scusa, devo scappare.-

Sherlock lo guardò triste ma John sparì in bagno per darsi una veloce ripulita ignorandolo. Non poteva cedere agli occhioni dolci di Sherlock in quel momento o le maestre lo avrebbero di nuovo sgridato per il ritardo. Quando uscì dal bagno Sherlock era ancora nudo nel letto. Con uno sforzo enorme John non gli saltò addosso.

-Ehm, allora ci sentiamo, ok?-

-Sì, ci sentiamo.- rispose Sherlock e a John si strinse il cuore a lasciarlo così dopo quello che era successo.

Ma d’altronde cos’avrebbe dovuto dire? Gli avrebbe dovuto chiedere se allora erano una coppia? Gli avrebbe dovuto chiedere di definire la loro situazione? Sherlock Holmes ne sarebbe stato davvero in grado? E neanche lui voleva farlo…in tutte le sue precedenti relazioni aveva lasciato che le cose prendessero la loro piega in modo naturale, forte del fatto di riuscire a capire cosa volevano da lui le ragazze con cui usciva. Ma Sherlock era imprevedibile e questo lo lasciava disarmato e anche un po’ impaurito.

Prese Rosie al nido e tornò nella sua casa alla periferia di Londra. Rimase tutta la sera a badare a lei, sforzandosi di pensare ai bisogni della bambina e non ai suoi…che tipo di vita avrebbe potuto aspettarla in mezzo ai pericoli e agli psicopatici che Sherlock attraeva come se fosse stato una calamita?

Solo a mezzanotte passata, quando John si era finalmente messo nel letto, il cellulare era vibrato.

(00:06) Mi manchi. SH

Ma poi che razza di vita avrebbe potuto avere Rosie con un padre solo e triste?
   
 
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