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Autore: _MartyK_    14/10/2017    2 recensioni
Myung Jae è una ragazzina nordcoreana di sedici anni che abita vicino al confine tra Corea del Nord e Corea del Sud. Stanca della sua vita misera e monotona, una notte decide di fare l'impossibile, sfidando il caso e rischiando la vita: oltrepassare il confine per andare al sud.
Jimin è sudcoreano, ha diciassette anni appena compiuti e una passione sfrenata per la danza classica e quella moderna.
Il loro sarà un amore travolgente: riusciranno a superare le difficoltà o avranno la meglio le barriere politiche?
Dal capitolo 1:
Non era brava ad immaginare, anche perchè non conosceva il vero significato del termine. Tutto ciò che poteva immaginare ce l'aveva a pochi chilometri da casa e non poteva accedervi per uno stupido capriccio lungo più di sessant'anni.
[...]
Stava per addormentarsi se il fischio del treno non l'avesse fatta sobbalzare per lo spavento.
Sentì le rotaie muoversi sotto i suoi piedi e vide la ferrovia, le panchine e gli alberi circostanti muoversi all'indietro rispetto a lei e capì.
Il suo sogno era appena iniziato.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Dal giorno in cui Jimin le inviò quella proposta scritta per messaggio, Myung Jae non si fece più sentire. O meglio, si sentivano così poco che sembrava stessero per perdere i contatti.
Min Seo non sapeva descrivere ciò che provava nei confronti della sorella, insomma, avrebbe dovuto essere arrabbiata perchè era stata costretta a lavorare giorni interi nei campi a causa sua, eppure non nutriva alcun risentimento.
Anzi, era quasi felice per lei che era riuscita - una volta nella vita - a mettere piede sul suolo dei loro 'cugini' e a godersi, anche se per poco, uno stralcio di vita normale. Quasi si pentiva di non averla supportata nella sua follia, Myung era riuscita a recuperare dei ricordi mai vissuti, lei no.

Era troppo obbediente per comportarsi da ribelle, troppo timorosa per affrontare qualcosa più grande di lei. Si limitava ad osservare il mondo da una finestrella in legno e con le imposte semirotte, a capire le cose leggendo i libri di seconda o terza mano comprati a Pyongyang, ma di uscire fuori da casa e imbattersi nel vento ghiacciato della triste realtà non se ne parlava proprio.
Sapeva di essere abbastanza logorroica da fermare chiunque e mettersi ad esprimere le proprie opinioni riguardo a qualsiasi tema, lo sapeva anche nel momento in cui beccò Myung Jae sorridere allo schermo di quello che doveva essere un cellulare. Non le disse nulla, semplicemente continuò a parlare, ma infondo era felice per lei. Felice perchè era diversa, era più viva.
Viva nonostante le punizioni e gli orari extra a scuola. Viva perchè sapeva cosa significava davvero quel termine.

Ad ogni modo i due ragazzi non messaggiavano più di tanto: lei troppo impegnata con le sue giornate martoriate, lui perennemente preso da scuola e lezioni varie di danza. E come se non bastasse il telegiornale delle otto di sera non trasmetteva buone notizie: a quanto pareva il loro caro leader voleva creare a tutti i costi una guerra contro gli Stati Uniti e il Giappone lanciando missili a lunga gittata con la scusa dei test mensili.
Andare a letto con la consapevolezza di addormentarsi cullati dal suono di un razzo in partenza scuoteva parecchio gli animi.

Soprattutto quello di Myung Jae che, nonostante fosse informata e si ritenesse matura per capire alcune cose, non riusciva a comprendere cosa fossero quelle stelle luccicanti che brillavano sullo sfondo nero notturno.
Diceva che le ricordavano le stelle cadenti, poi sorrideva avvicinandosi alla finestra e poggiando i gomiti sul davanzale, guardando oltre l'orizzonte con uno sguardo misto fra malinonia e desiderio.
Desiderio di avere una chance, soltanto una, poi non avrebbe più assillato nessuno con le sue crisi adolescenziali.

- Myung, tesoro vieni a dormire. Sei ancora debole- la riprese la più grande, battendo una mano sul letto e facendo una smorfia per quanto questo fosse morbido.
Ogni volta la mano rischiava di affondare e conficcarsi in profondità. La corvina si allontanò dalla finestra e obbedì alla sorella, infilandosi sotto le coperte e rannicchiandosi in posizioni fetale.

- Sai, ho espresso un desiderio- esordì. Min Seo roteò gli occhi al cielo e ridacchiò.

- Piccola, quelle non sono stelle cadenti-

- Ma sono identiche! Comunque, ho espresso un desiderio...- esitò un attimo, giusto il tempo di sentire la risposta dell'altra.

- E cosa hai chiesto?-

- Ah-ah. Non si dicono i desideri, altrimenti non si avverano. Però posso solo dirti che c'entra con quel ragazzo di cui ti ho parlato- soltanto a nominarlo Myung sfoggiò il suo miglior sorriso da ebete. Min Seo capì che non era ancora finita.
Non voleva rattristare la piccola, solo le piaceva mettere in chiaro la situazione.

- Myung, è passato. Sei ritornata qui e non riuscirai mai più a scappare, a causa tua le guardie hanno aumentato i controlli. E poi credi che Jimin non abbia già una propria vita sociale? Era solo per aiutarti, nulla di più. E si vede anche dal fatto che vi sentite pochissimo, non te ne accorgi? Se ti avesse dato retta a quest'ora ti avrebbe trascinata con lui rischiando tutto- spiegò.
Il sorriso di Myung divenne amaro.

Scosse la testa e lanciò un'occhiata ferma e seria alla sorella, non importava se era buio e non si vedeva.

- Tu non sai nulla di noi, nulla- proferì, coricandosi su un fianco e volgendo le spalle alla più grande.
Min Seo rimase molto colpita dal tono infastidito dell'altra, davvero non si aspettava una risposta del genere.

E in effetti forse le sfuggiva qualcosa, Myung non le aveva raccontato proprio tutto.

Certo, aveva provato ad inviarle delle lettere quando stava al Sud e non c'era riuscita per vari motivi, così decise di sfruttare ciò per parlare solo delle cose necessarie. Non le disse, ad esempio, che il castano si era sempre comportato in modo gentile con lei o, ancora, che era stato il suo primo ed ultimo bacio.
Si era ricreduta e capì di non poter rivelare vicende del genere, Min Seo era cambiata negli ultimi tempi.

Era più attaccata alla famiglia e avvisava papà per qualsiasi sciocchezza, non lasciava perdere più come una volta. Come se fra lei e i genitori ci fosse una specie di accordo contro Myung Jae, per tenerla d'occhio.
Se ne accorse, ma non disse nulla. Le conveniva recitare la parte della finta tonta.

Non appena sentì il russare della più grande, tirò fuori il telefono da sotto il cuscino, sbloccò lo schermo e sperò che Jimin fosse ancora sveglio a quell'ora.

Jimin, sono io. So che è tardi e che questa potrebbe essere l'ennesima follia, ma non ce la faccio più a nascondermi dai miei.
Pensa che Min Seo è convinta che abbiamo perso i contatti! ... voglio vederti al più presto, ho bisogno di te.
Ho bisogno di parlarti, di raccontarti tutto ciò che è successo in quest'ultimo periodo, ti prego.
(00:19)


Pigiò il pollice sul tasto 'Invio' e attese una sua risposta. Sospirò, fece per nascondere nuovamente il cellulare quando lo sentì vibrare.
Già, alla fine Jimin le aveva insegnato anche ad impostare il silenzioso.

Daramjwi! Mi fai stare sempre in ansia, dovresti smetterla di mentire e dire ai tuoi come stanno davvero le cose...
Anch'io voglio vederti, mi manchi da morire. Sono passati mesi da quando ti ho vista l'ultima volta.
Non preoccuparti, sono il primo a propormi quando si tratta di compiere pazzie XD cosa vuoi fare?
(00:21)


Myung sorrise impercettibilmente ed evitò di agitare le gambe all'aria per l'eccitazione. Si morse a sangue il labbro inferiore e rispose:

Hai presente quel 'vieni via con me' che mi avevi inviato? Bene, credo sia ora di dirti di sì.
Fuggiamo insieme, non mi interessa se poi le guardie ci beccano e mi riportano un'altra volta a casa, non mi interessa sorbirmi altre frustate da papà o dai supervisori nei campi, voglio solo stare con te.
Cinque minuti, due secondi, mi basterebbe anche guardarti... solo, organizziamoci e fuggiamo.
(00:25)


Jimin non si fece attendere e il messaggio comparve subito sotto quello della ragazza:

Dio, mi sale l'angoscia a leggere queste cose. Davvero non credevo di essere così importante per te :3 piccola mia... beh allora fuggiamo!
Dovremmo darci appuntamento da qualche parte >.<
(00:27)


La mente di Myung cominciò a macchinare alla grande, il sorriso divenne più grande.

Facciamo questa mattina alle sei! Dirò ai miei che mi sono svegliata presto per andare a scuola, mentre in realtà mi avvio verso la stazione.
L'unico treno che c'è parte verso le sette e ci mette un'ora per arrivare al confine... credo che per le otto sono lì!
(00:30)


Ignorò il dolore agli occhi per aver osservato il cellulare a lungo e si scacciò una lacrima involontaria. Stare al cellulare al buio non era proprio il massimo.

Allora dovrei prepararmi subito! Non sai quanto ci vuole per arrivare al confine da Seoul, considerando che la foresta che precede il nostro stato è immensa!
Come minimo sarò in ritardo di due ore se parto alle sei T.T
(00:32)


Se vuoi cambiamo ora... per me è uguale :o
(00:33)


Nope. Alle sei va benissimo e poi farei di tutto pur di stare un po' con te ;*
(00:34)


Soltanto a leggere quell'insulso messaggino smielato, Myung sentì il rossore pervadere le sua guance.

Pabo! Rischio di incendiare il letto, ho le guance rossissime >///< quindi è sicuro?
(00:37)


Certo u.u ora riposa e non sforzare gli occhi! Usare il cellulare di notte non fa bene. Notte piccola <3
(00:39)

... notte Jim <3
(00:40)


Si tirò le coperte fin sopra la testa e strizzò gli occhi, represse un sonoro sbadiglio portandosi la mano alla bocca, le palpebre si fecero sempre più pesanti e continuarono ad aprirsi e chiudersi fin quando non vide il buio totale. Morfeo l'aveva definitivamente accolta fra le sue braccia, anche se per poco.
Si addormentò con un sorriso beato, uno di quelli dove vi si legge la tranquillità assoluta. Ecco, lei era tranquilla.

Tranquilla con se stessa.


























































* * *





































































Myung Jae venne svegliata dai tiepidi raggi solari che penetravano le persiane della finestra e andavano a scontrarsi col suo dolce visino stanco.
Si meravigliò di come il sole stesse sorgendo così presto, d'altronde era quasi Marzo e il periodo invernale era praticamente agli sgoccioli.

Si stiracchiò sgranchendosi braccia e gambe e saltò giù dal letto, poggiando prima un piede e poi l'altro sulla superficie fredda del pavimento. Cercò di non svegliare Min Seo, ci provò in tutti i modi, ma evidentemente la sorella era diventata più furba.
Con uno scatto le prese il polso e la costrinse a voltarsi verso di lei.

- Dove credi di andare?- mugugnò con la voce impastata dal sonno, a tratti sussurrava.
Myung aveva programmato in un altro modo la sua giornata, voleva attaccare un post-it su una colonnetta di casa e informare i genitori, e invece fu costretta a svuotare il sacco con Min Seo.

- Tra poco devo andare a scuola, mi preparo- rispose vaga. Min Seo annuì, troppo stanca per dar peso ai complessi mentali della più piccola.
Sventolò una mano davanti ai suoi occhi, come a darle il consenso, e riprese a dormire.

Myung represse un sorriso vittorioso e si preparò in fretta e furia indossando la divisa scolastica, sempre per far credere che stesse andando a scuola. Afferrò con esitazione il cellulare e lo tenne stretto a sè, quasi fosse la sua unica fonte vitale.
Ci mise un po' ad aprire la porta di casa, fece tanta attenzione a non farle emettere cigolii sospetti e alla fine sgattaiolò via.

Sentiva l'adrenalina scorrere veloce nelle vene, proprio come la prima volta. Non si curò dell'aria gelida e non si curò delle strade piene zeppe di crepe e buche pericolose, semplicemente voleva andarsene sapendo che c'era qualcuno ad aspettarla.
Era diverso, se prima si sentiva smarrita e impaurita, ora sapeva cosa doveva fare, sapeva a chi dare retta.

Digitò il numero di Jimin mentre camminava a passo svelto per le vie del suo cupo paesino e mise all'orecchio il telefono. Un paio di squilli, l'unghia dell'indice quasi rotta e il ragazzo rispose.

- Myung-

Da quanto non sentiva la sua voce, da quanto! Così calda e accogliente, per certi versi anche tenebrosa.
Rabbrividì e puntò lo sguardo sui suoi piedi, una ciocca ricadde davanti agli occhi.

- Jimin! Dove sei?- sorrise nel chiederglielo, si sentiva stupida per il tono di voce usato. Troppo euforico.

- Sono in autobus, dovrò prendere un paio di metro e arrivo alla foresta. Mi ci vorrà un po' per raggiungerti ma non preoccuparti, ce la faremo. Supereremo anche questa- le disse.
Una lacrima rigò il pallido viso di Myung Jae, l'ultima frase l'aveva stesa sul serio.

- Ce la faremo- ripetè strofinandosi il dorso della mano sulla guancia bagnata. Deglutì e stette in silenzio, si sorbì il respiro calmo del compagno.

Non aveva nulla da dirgli - non per telefono almeno -, le piaceva contemplare interminabili silenzi udendo solo la presenza dell'altro.
E anche Jimin sembrò capire le sue intenzioni, per questo l'assecondò. Myung continuò a camminare verso la stazione con il cellulare all'orecchio non proferendo parola, erano i loro respiri a parlare. E quando vide l'orizzonte le venne spontaneo lasciarsi sfuggire un sussulto e correre in quella stessa direzione.

Il respiro divenne irregolare, i passi accelerarono di gran lunga e battevano energicamente sul terreno, tanto che temeva di svegliare qualcuno o di rompere la strada. Jimin interruppe il momento idilliaco.

- Che stai facendo?-

- La stazione, sto correndo. La vedo, è proprio vicina. Non ci credo, sto arrivando- rise e agitò le braccia, poco importava se le gambe lamentavano dolori e se le piante dei piedi erano scosse da fastidiose scariche elettriche.
Non furono neanche i crampi alle caviglie a fermare Myung Jae, semplicemente correva intenta ad acciuffare la sua occasione, il suo desiderio. E fu certa che se l'avesse acciuffato non l'avrebbe lasciato andare mai più.

Entrò nella struttura e non badò alle solite scritte riguardo al loro dittatore, uscì ritrovandosi dall'altra parte del paese e si piegò sulle ginocchia respirando a fatica, era pur sempre debole. Uno strano venticello le scompigliò i capelli, si tirò su e vide il treno arrivare nella sua direzione.
Sorrise e agitò un braccio come a salutare il controllore che vi era all'interno. Salì senza alcuna esitazione, non si pentiva affatto di ciò che aveva combinato.

La chiamata era aperta ormai da un'oretta.

- Sono appena entrata in treno!- ridacchiò col fiatone.

- Io invece sono sull'ultima metro, fra un po' divento un cavernicolo- rise l'altro alludendo alla 'selva oscura' in cui si sarebbe dovuto imbattere.

Mantennero la chiamata sempre in linea, anche se non parlavano spesso e non tenevano il dispositivo all'orecchio. Era un modo per dirsi che erano connessi, non si erano persi.
Se durante il primo viaggio Myung apprezzava osservare il panorama che scorreva all'indietro, ora non vedeva l'ora di levarselo di torno e uscire da quella fottuta cabina minuscola.
Quando il treno si fermò, non aspettò e si lanciò fuori dalla locomotiva, ignorando i richiami del controllore e il fatto che avrebbe potuto farsi seriamente male. Era impaziente, ecco.
Corse come se stesse fuggendo da qualcuno e arrivò fino alle case blu. Si nascose dietro una di loro e si ricollegò con Jimin.

- Ci sei?-

- Sì, sei arrivata?-

- Sono dietro una delle casette, tu come stai messo?-

- La foresta è grandissima, ma sono quasi arrivato. Non muoverti da lì, resta connessa. Ti darò io il via, intanto trova un nascondiglio, non credo ti faccia bene stare incollata al nemico-

La corvina annuì e fuggì alla chettichella, guardandosi a destra e a manca e arrivando addirittura a gattonare per evitare di essere colta in flagrante.
Per sua fortuna il segnale di Jimin non arrivò dopo tanto tempo e fu libera di scattare all'impiedi e farsi notare dalle guardie.

Dietro di loro il compagno era intrattenuto da quelle sudcoreane.

- Ho bisogno di andare lì, vi prego- sentì i suoi lamenti e si disse che non poteva fallire tutto proprio in quel momento.

Una guardia la trattenne prendendola per le spalle, ci mancò poco che l'alzasse da terra.

- Ragazzina non ti conviene metterti contro Kim- borbottò l'uomo con voce roca.

- Vi prego lasciatemi, ho aspettato così tanto per vederlo! Lasciatemi andare! Solo un attimo, non chiedo molto, poi sarete liberi di riportarmi a casa- spiegò con le lacrime agli occhi.
Gli altri avevano già incominciato a darsi da fare per allontanare i due disturbatori - dall'altra parte riconobbe Yoongi mentre cercava di allontanare Jimin -, ma una guardia li fermò con un 'Alt' urlato e il casino cessò prima ancora di scoppiare.

- Hai detto di conoscere quel ragazzino?- domandò con sguardo autorevole. Myung annuì un paio di volte e unì le mani a mo' di preghiera.

- Vi supplico, non lo vedo da non so quante settimane e mi manca come l'aria. Lasciatemi andare con lui, solo per questa volta- ripetè ad occhi lucidi.
L'uomo sembrò scuotere la testa e annotò qualcosa sul suo blocchetto, per poi fare un cenno del capo alla guardia che la stava trattenendo.
Quella sbuffò e ritornò a vigilare sul confine, l'altro le si avvicinò schiarendosi la voce.

- E' illegale ciò che sto facendo, ma se può servirti allora non te lo impedirò- sussurrò al suo orecchio, poi si rivolse a Yoongi.

- Yah, hyung! Metti giù il ragazzino e lasciali andare un po'!-

Il corvino sgranò gli occhi e si ritrovò ad obbedire. Prima di andare, la ragazza si rivolse ancora alla guardia.

- Posso almeno sapere come vi chiamate?- domandò.

- Non siamo tenuti a rivelare i nostri veri nomi. Chiamami Hope-

La ragazza si inchinò verso di lui e gli rivolse un sorriso riconoscente, per poi voltarsi e correre verso Jimin.

Se si fossero abbracciati subito sarebbero stati scambiati per i personaggi di un film d'amore, ma non fu così. Si bloccarono a pochi centimetri di distanza, meno di una quarantina. Myung si perse nei suoi occhi nocciola - ora lucidi per via delle lacrime - e dischiuse la bocca, ancora incredula.
Già, non credeva di esserci riuscita.
Si guardarono per secondi interminabili, non curandosi delle guardie costrette ad assistere alla scena. Jimin deglutì e fece su e giù con la testa un paio di volte, si chiese se davvero quel corpo minuto fosse lì davanti a lui.

Fu Myung a spezzare la catena di sguardi e a lanciarsi addosso al ragazzo, che barcollò un po' all'indietro perchè l'altra aveva preso la rincorsa.
Scoppiò a piangere come una bambina e gli allacciò le braccia al collo, nascondendo il viso nel suo cappotto verde oliva.
Jimin si lasciò sfuggire qualche lacrima di commozione e la tenne stretta a sè, facendo vagare le mani sulla sua schiena e massaggiandogliela.

- Non piangere- sussurrò lui con la voce incrinata. Myung singhiozzò.

- Lo stai facendo pure tu- rispose subito, essendosi accorta della voce rotta.

Stettero abbracciati per dieci minuti buoni, sussurrandosi dolci parole all'orecchio e accarezzandosi come se tutti e due potessero scomparire, l'uno dalla vista dell'altro, di lì a poco. Il tutto sotto lo sguardo soddisfatto delle guardie coreane, solo Yoongi sembrò nutrire rancore nei loro confronti.

- Non lasciarmi- fece lei contro la sua sciarpa. Jimin sorrise e le accarezzò i capelli.

- Ti amo- borbottò baciandole una tempia. Myung annuì e si avvicinò al viso del compagno.

- Ti amo anch'io- lasciò che le distanze diminuissero e sfiorò il naso dell'altro.

- Tantissimo- sussurrò sulle sue labbra, Jimin non perse altro tempo e le catturò in un bacio morboso e passionale, frutto di tutte le settimane in cui si erano sentiti solo attraverso un misero cellulare.
Non poteva più aspettare, non resisteva.

Le morse il labbro inferiore e si fece strada all'interno della sua bocca, approfondendo di più il bacio. Myung dal canto suo fece uno schiocco involontario e chiuse gli occhi, avvicinandosi a lui più di quanto non lo fosse.
Affondò una mano nei suoi morbidi capelli castani e li scompigliò leggermente, felice di poterlo toccare e sfiorare come una volta. Poggiò la fronte contro quella del ragazzo e sorrise imbarazzata nel sentire le guardie che applaudivano.

- Mai più- pronunciò, le guance erano ancora bagnate dalle lacrime. Il ragazzo scosse la testa.

- Mai più- rispose a sua volta.

Si staccarono lentamente, quasi a rallentatore. Incrociarono lo sguardo e intrecciarono le dita delle mani, non volevano sparire di nuovo.

- Andiamo- propose lui, lei lo seguì. D'altronde avevano ottenuto l'ok da parte delle guardie.
Myung tenne stretta la mano del compagno e solo allora si accorse di avere il cellulare acceso, la chiamata era aperta.
Chiuse, consapevole che non c'era bisogno del telefono.

Tirò un sospiro di sollievo e rivolse lo sguardo al cielo sereno, il suo desiderio si era avverato.

Non era un raid, era una stella cadente.


***
Annyeong popolo!! Ed eccoci all'ultimo capitolo di questa sto... HAHAHAHAHHA VI PIACEREBBE VERO? E invece no, vi aspettano altri quattro capitoli super strappalacrime, quindi keep calm perchè il peggio deve ancora arrivare u.u ci terrei a fare una piiiiiccola precisazione: se pensate che Min Seo sia incoerente o contraddittoria vi sbagliate, diciamo che ha accettato in parte il fatto che la sorella si sia fatta un viaggetto a Seoul da clandestina, ma al contempo è cambiata parecchio durante le due settimane di assenza; ora è più legata alla famiglia e si è completamente arresa alla triste realtà, non vuole fare nulla per cambiarla. Myung, come leggerete, è una sognatrice testarda, non si abbatte per niente al mondo anche a costo di *si blocca per evitare di fare spoileroni* .... a costo di------- LALALALA IO NON STAVO PARLANDO.  Jimin invece è fottutamente dipendente da lei, ve ne accorgerete negli ultimi due capitoli u.u continuo a suggerirvi di fare attenzioni alle frasi scritte in corsivo perchè dovrebbero farvi capire alcune cosucce (tipo dei mini spoiler) ;)   come sempre, ringrazio chi sta seguendo la storia, chi la recensisce e chi la legge silenziosamente, sono proprio felice del fatto che vi stia piacendo *___*    bene, mi tocca scappare xD adiooosss e baciiiiii _MartyK_ <3
   
 
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