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Autore: Saigo il SenzaVolto    15/10/2017    1 recensioni
AU, CROSSOVER.
Sequel de 'Il Pianto del Cuore'
Era una serata come tutte le altre, quando improvvisamente Naruto, assieme a Hinata, Sakura e Sasuke si ritrovò in un luogo sconosciuto senza ricordare nulla. Ma loro non sono i soli ad essere finiti lì. Direttamente dall’oltretomba infatti, anche i genitori di Sasuke e quelli di Naruto fanno la loro comparsa, insieme a due personaggi provenienti dal futuro: Sarada Uchiha e Boruto Uzumaki.
Quest'ultimo, inoltre, molto diverso dalle aspettative di tutti!
Tra dispute familiari, passati dolorosi e comportamenti inaspettati, per i nostri eroi non sarà facile andare d'accordo. Ma tutti loro dovranno riuscire ad unirsi insieme per superare molte difficoltà, poiché una grave minaccia rischia di distruggere il loro mondo.
E loro sono gli unici in grado di fermarla!
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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PREMESSA: alcuni personaggi ed eventi di questa storia potrebbero essere diversi rispetto all’opera originale! Dipende tutto dalla mia immaginazione!

ATTENZIONE: la storia che leggerete qui sotto è liberamente ispirata alla trama originale dell'Attacco dei Giganti! Se non volete sapere nulla al riguardo NON LEGGETE!


 

Spiegazioni


“Che cosa volete sapere?”

Boruto sospirò, chiudendo gli occhi. Quella non era affatto una domanda facile. C’erano troppe cose che voleva sapere. Troppe informazioni che sperava di ottenere. Le domande e i dubbi nella sua testa erano molti. Ma adesso doveva trattenere la curiosità. Doveva prima sapere le cose che riguardavano quel mondo.

Non solo per lui, ma per tutti gli altri. Avevano bisogno di informazioni.

“Cominciamo con calma,” disse dopo un attimo di riflessione. “Penso che prima di porti le nostre domande sia d’obbligo informarti della nostra situazione.”

Eren lo fissò attentamente, annuendo una sola volta col capo.

Boruto aprì l’occhio sinistro. “Devi sapere che io e i miei compagni,” cominciò a dire, puntando con un pollice alle persone alle sue spalle. “Non siamo dei semplici stranieri. Noi siamo uomini provenienti da un posto completamente diverso. Siamo delle persone che non appartengono a questo luogo.”

“Che vuoi dire?” domandò il ragazzo, sospettoso. “Chi siete allora? Da dove venite?”

Boruto sorrise. “Da un altro mondo.”

Eren sgranò gli occhi, allibito. “C-Che cosa?”

“Noi non siamo di questo mondo,” spiegò ancora il biondo seriamente. “Veniamo da una dimensione completamente diversa da questa. In pratica, siamo delle persone provenienti da un mondo differente dal tuo.”

Minato fece un passo avanti. “È vero.” confermò a sua volta con un tono serio. “Noi non siamo persone provenienti da questo mondo. Siamo giunti in questa dimensione a causa di circostanze particolari.”

Eren era rimasto letteralmente sconvolto. Non riusciva a credere alle loro parole. “Com’è possibile?” domandò, incredulo. “Mi state dicendo che tutti voi siete nati in un altro mondo completamente diverso?”

Boruto annuì. “Esatto.” rispose. “Se ben ricordi, quando ti abbiamo affrontato in forma di Titano, io e gli altri abbiamo usato degli attacchi particolari contro di te. Degli attacchi che ci hanno permesso di sconfiggerti con relativa facilità.”

Eren sgranò gli occhi. Ricordava bene lo scontro di prima. Boruto e gli altri avevano realmente usato delle strane abilità per sconfiggerlo. Quella palla di fuoco, quella gigantesca Volpe con nove code erano cose che lui non aveva mai visto prima d’ora. Come facevano ad usare dei poteri simili?

“Le abilità che abbiamo usato,” riprese a dire il biondo. “Provengono dalla nostra dimensione. Nel nostro mondo esistono diversi uomini capaci di compiere simili azioni, poiché in quella dimensione noi siamo in grado di controllare ed usare l’energia che scorre nel nostro corpo.”

Eren lo fissò, confuso. “Energia?” domandò, incapace di capire.

Boruto gli puntò un dito addosso. “Il concetto è simile a quello che accade quando ti trasformi in Titano.” spiegò. “Per riuscire a mutare la sua forma, un Titano deve necessariamente ferirsi, facendo uscire del sangue dal suo corpo per compiere la trasformazione. Non è vero?”

L’altro annuì, basito. Era la verità. Ma come faceva quel tipo a sapere queste cose?

“Quando il sangue esce dal corpo,” continuò Boruto. “Il vostro cervello attiva un meccanismo particolare grazie al quale il corpo viene percorso da un’energia che lo fa trasformare. Un’energia simile ad un fulmine. Sono certo che tu l’abbia già sperimentata diverse volte, o sbaglio?”

Eren rimase scioccato. Era vero. Lo aveva sentito diverse volte. Ogni volta che si trasformava, il suo intero corpo veniva percorso da qualcosa, qualcosa di simile ad una scossa elettrica. Ma molto, molto più intensa e potente.

“S-Sì,” confermò poi con una voce incerta. “Ho sentito una specie di energia attraversarmi il corpo quando mi sono trasformato…”

Il ragazzo del futuro annuì. “Quell’energia che hai sentito,” disse. “È la stessa che possediamo noi. Nel nostro mondo noi la chiamiamo chakra, ma il concetto è lo stesso. È grazie ad essa che siamo in grado di compiere quegli attacchi che abbiamo usato contro di te, ed anche molte altre abilità. Ed è grazie ad essa che tu invece sei in grado di trasformarti in Titano.”

Eren annuì. Non aveva capito tutta la spiegazione, ma il concetto era chiaro.

“Se quello che dite è vero,” disse allora. “Se siete realmente di un altro mondo, allora come siete arrivati qui?”

Questa volta fu Fugaku a rispondere. “Non siamo giunti in questo posto per nostra volontà,” rispose. “Un essere di un mondo diverso dal nostro ci ha condotto qui, poiché questa dimensione e la nostra sono in pericolo.”

“In pericolo?” domandò il ragazzo, allibito. “Che vuoi dire?”

Naruto fece un passo avanti. “Un drago ha intenzione di divorare i nostri mondi,” disse con foga. “E, secondo l’entità che ci ha condotti qui, esso sta già tentando di distruggere questo mondo assorbendone l’energia in qualche modo. Il nostro obiettivo è trovarlo per impedirgli di riuscire a eliminare i nostri mondi!”

Eren era completamente sconvolto. “Un drago?” ripeté, allibito. “Un drago sta distruggendo il mio mondo?”

“Per quanto possa sembrarti assurdo,” disse Boruto. “Questa è la verità. Questo drago, Vrangr, è una creatura che ha già distrutto diversi mondi in passato, e noi siamo stati portati qui per riuscire a fermarlo una volta per tutte.”

“Ma com’è possibile?” ribatté Eren, incapace di comprendere la situazione. “Credevo che i draghi fossero solo creature leggendarie che esistono solo nelle storie!”

“Eppure,” disse Minato. “Per quanto assurdo possa sembrare, tutto quello che ti abbiamo detto è la verità. Noi stessi stentiamo ancora a crederci, ma il fatto che noi siamo giunti in questo mondo è una prova di ciò.”

Il ragazzo li fissò uno ad uno per diversi secondi. Non riusciva a vedere nessun segno di falsità nei loro volti, ma loro stessi sembravano essere incapaci di credere alle loro stesse parole. Cosa diavolo stava succedendo? Le loro parole erano vere? Esistevano davvero diversi mondi? Esisteva davvero un drago che stava minacciando di distruggere Eldia?

“Ammettendo che ciò che avete detto sia vero,” disse improvvisamente Eren con un tono serio. “Perché mi avete rivelato queste cose? Che tipo di domande vorreste farmi?”

Boruto appoggiò la schiena alla parete, incrociando le braccia e fissandolo di sbieco con l’occhio sinistro.

“Semplice,” rispose. “Te lo abbiamo rivelato perché vogliamo che tu ti fidi di noi. Non siamo tuoi nemici. Non siamo qui per causarti problemi, e neanche per un qualche guadagno personale. Il nostro obiettivo è fermare il drago, e nient’altro. E tu potresti rivelarci cose che potrebbero esserci molto utili per questo scopo…”

Eren si voltò verso di lui. “Non so nulla di questo fantomatico drago,” disse subito. “Cosa potrei rivelarvi di utile?”

“Informazioni.” rispose subito il Quarto Hokage. “Tu sei l’unica persona che abbiamo incontrato da quando siamo giunti in questo mondo. Non sappiamo nulla di Eldia e delle sue storie. Non sappiamo cosa aspettarci da questo posto. Questo è ciò che vorremmo tu ci dicessi.”

Il ragazzo rimase in silenzio per diversi secondi, riflettendo sul da farsi. Aveva detto che si sarebbe fidato di queste persone, e al momento non sembravano essere ostili nei suoi confronti, né parevano avere intenzioni malvagie. Avevano detto che volevano la sua fiducia. Ma la loro storia era davvero troppo strana. Eren non sapeva se poterci credere o meno.

E se alla fine tutti loro si fossero rivelati degli impostori? Se non avessero fatto altro che ingannarlo per tutto questo tempo? In tal caso, rivelare loro troppe informazioni avrebbe potuto compromettere la sicurezza dei pochi esseri umani rimasti a Eldia. Questo era inaccettabile. Non poteva permettere una cosa del genere.

“Ho detto che mi sarei fidato di voi,” disse ancora. “Ma sappiate che ci sono alcune informazioni che non posso ancora rivelarvi. Non mi fido completamente della vostra storia. Non posso rischiare.”

Boruto sorrise. “Non preoccuparti,” gli disse semplicemente. “Se non vorrai rispondere, allora non ti forzeremo a parlare. Hai la mia parola.”

Eren lo osservò attentamente. Quel Boruto Uzumaki lo intrigava non poco. La sua figura era quasi affascinante, come se fosse circondata da un’aura di mistero. Senza contare la forza che aveva mostrato nel loro precedente scontro. La sua espressione era sempre calma e priva di emozione, ma fino a qualche minuto fa aveva mostrato anche una grande comprensione e sincerità nei suoi confronti.

Decise di stare al loro gioco, e di vedere se fossero davvero delle persone di cui poteva fidarsi.

“Se la mettete così, allora chiedete pure.” disse Eren, sedendosi a terra in attesa.

Il Nukenin non perse tempo. “Cosa è successo a questa città?” domandò subito. “Chi l’ha distrutta?”

L’espressione di Eren si fece improvvisamente seria e piena di dolore all’udire la domanda. La sua testa si abbassò, lo sguardo fisso sul pavimento.

“Sono stati i Titani,” rispose sommessamente. “Dodici anni fa.”

Gli altri sgranarono gli occhi. I Titani avevano fatto tutto questo? Com’era possibile? E per quale motivo lo avevano fatto?

L’occhio sinistro di Boruto si ridusse ad una fessura. “Quindi Armin aveva ragione…” pensò.

“Che significa?” domandò Naruto, incredulo. “Tu sei un Titano, giusto? Perché avete attaccato questa città?”

Eren lo fissò per qualche secondo. “Conoscete la differenza tra Titani e Giganti?” chiese a sua volta. Gli altri scossero la testa in risposta.

“Io la conosco,” rispose invece Boruto alla sua destra. “Ma gli altri no. Potresti spiegargliela in breve?”

Il ragazzo sospirò. Se il biondo col mantello la conosceva allora restare in silenzio non serviva a nulla. Tanto valeva rivelare come stavano i fatti a tutti.

“Lasciate che vi spieghi come stanno le cose.” cominciò così a dire, il suo tono lento e serio. “Qui a Eldia ci sono alcuni esseri umani che sono dotati di un potere particolare. Questo potere è antico e misterioso, e viene ereditato di generazione in generazione a persone diverse. Esso conferisce a coloro che lo possiedono un’abilità specifica. L’abilità di trasformarsi in creature senzienti e dall’aspetto gigantesco. Le persone capaci di fare ciò sono i Titani!”

“Aspetta,” lo interruppe Sakura. “Stai dicendo che non tutti gli esseri umani di questo mondo sono capaci di trasformarsi?”

Eren annuì. “Esattamente.” rispose. “Solo nove esseri umani in tutto il mondo, in questo mondo, sono capaci di diventare Titani. Io stesso possiedo questo potere, e sono quindi uno dei nove Titani.”

“E quei Giganti che abbiamo visto prima?” chiese Mikoto. “Non erano anche loro Titani?”

Il giovane scosse la testa. “Quelli erano Giganti Puri.” rispose con un tono sommesso. “Sono essenzialmente esseri umani che sono stati trasformati da altri esseri umani in quelle creature. A causa di ciò, essi perdono la ragione e i ricordi, e vagano senza meta per l’eternità con l’unico scopo di divorare altre persone.”

Naruto non riusciva a crederci. Dunque quelle creature erano davvero persone come loro. Erano veramente esseri umani. Boruto aveva ragione. Una forte rabbia cominciò a crescere in lui appena realizzò la cosa.

“Chi?” domandò con un tono furioso. “Chi è stato capace di trasformare delle persone in quelle cose?”

Eren chiuse gli occhi. “Per spiegare ciò, c’è bisogno prima che io vi racconti la storia dei Titani dall’inizio, mostrandovi la maledizione che il loro potere ha portato su questa terra.”

Sasuke lo guardò con uno sguardo pieno di interesse. “Se questo potere di cui parli è ereditario, come lo hai acquisito?” domandò.

“Quando una persona col potere dei Titani muore, esso viene automaticamente tramandato ad un’altra persona che sta per nascere o che è nata da poco.” spiegò il ragazzo. “Non vi è alcun modo per poter arrestare questo processo. Per questo motivo in passato, quando un Titano moriva, le autorità dei vari regni di Eldia cercavano di capire a chi fosse stato passato il potere osservando i neonati dei loro paesi.”

Gli altri ascoltavano in silenzio la spiegazione.

“Nei secoli passati, per mantenere la pace, i nove regni di Eldia avevano deciso di tenersi per sé un Titano ciascuno, in modo da raggiungere un equilibrio tra loro ed evitare lo scoppio di guerre. Tuttavia, circa duecento anni fa, questa pace è stata violata, perché nel regno di Hangst, dopo la morte dell’ultimo re, scoppiò una guerra civile che portò alla distruzione totale del regno stesso. Subito dopo questi eventi, gli otto Re dei regni rimasti non riuscirono a trovare un accordo per spostare il Titano che era rimasto all’interno del territorio di Hangst, e a causa di ciò scoppiò una guerra sanguinosa e terribile che durò per circa ottant’anni. La cosiddetta Guerra dei Titani.”

Naruto e gli altri sgranarono gli occhi. Il ragno di Hangst era quello che avevano visitato circa sei giorni fa quando avevano raggiunto la Fortezza di Alkatraz. Possibile che la storia che avessero letto in quel castello fosse collegata a tutto questo?

“Alla fine della Guerra,” continuò Eren. “Erano rimasti in piedi soltanto due regni. Il regno di Marley e quello di Paradis, i quali continuarono a lottare tra loro per il possesso dei Titani. Ciò era dovuto al fatto che il numero dei Titani, nove, era dispari, e non era più possibile dividerseli equamente in due. La guerra tra i due regni non terminò mai ufficialmente, e fino a qualche decennio fa gli scontri continuarono senza sosta.”

Eren sospirò, poggiando la testa al muro e guardando in alto. “La popolazione di Eldia,” riprese a dire dopo un attimo di pausa. “Era diminuita drasticamente dopo tutte queste guerre incessanti. I pochi civili rimasti sparsi per il globo, per scampare alla guerra, si riunirono all’interno di una città fuori dai regni di Marley e Paradis. E per proteggersi dall’assalto dei Titani che i due regni possedevano, costruirono delle enormi mura attorno alla città in modo da impedire l’accesso a qualsiasi minaccia esterna. La città in questione è proprio quella in cui ci troviamo adesso: il Distretto di Shiganshina.”

“Che cosa?” esclamò mentalmente Naruto.

Sasuke sgranò gli occhi, allibito. La vicenda che aveva appena udito lo sconvolse. “Questa storia è incredibile!”

“Dunque è così che sono andate le cose,” pensò tra sé Boruto. “Questo spiega la presenza delle mura…”

Minato si portò una mano al mento. “E cosa è successo dopo?” domandò.

“Gia!” disse anche Kushina. “Com’è che le mura sono state sfondate?”

Lo sguardo di Eren si fece ancor più freddo di prima. “La città fu attaccata e distrutta a causa mia,” rispose, guardando a terra. “A causa mia e di un’altra persona…”

Gli altri rimasero colpiti dal rammarico presente nelle sua parole.

“C-Cosa vuoi dire?” chiese Hinata.

Eren rispose subito, ma non alzò lo sguardo da terra. “Circa diciotto anni fa,” spiegò loro sommessamente. “Due dei cinque Titani posseduti dal regno di Marley morirono misteriosamente durante una missione. Come vi ho già detto prima, il potere dei Titani viene tramandato automaticamente appena uno dei Portatori muore, ed il potere di questi due Titani venne passato a due infanti che erano nati all’interno delle mura. Uno di questi due, sono io.”

Naruto e gli altri sgranarono gli occhi.

Boruto chiuse l’occhio sinistro, improvvisamente diventato pesante. “Credo di aver capito come è andata a finire…”

“Per quattro anni, le autorità del Distretto riuscirono a tenere l’esistenza mia e quella di quell’altra persona nascoste,” continuò a spiegare Eren. “Ma il regno di Marley non ci mise molto a scoprire la realtà. E così, dodici anni fa, i tre Titani rimasti di quel regno ci attaccarono, sfondando le mura che ci circondano e lanciando un attacco violentissimo all’intera città, radendola completamente al suolo.”

Il silenzio prese a regnare nella sala appena Eren finì di pronunciare quelle parole. La storia che avevano udito era davvero incredibile. Nessuno sapeva che cosa dire.

Alla fine, fu Boruto a rompere il silenzio. “E poi… Cosa è successo dopo?”

Eren inspirò con forza prima di rispondere. “In quell’occasione io riuscii a salvarmi, fuggendo in un altro luogo che non posso rivelarvi. Ma l’altra persona che aveva ereditato il potere dei Titani scomparve nel nulla. Ancora oggi, nessuno sa se il regno di Marley abbia effettivamente recuperato il Titano in questione o meno, anche se l’ipotesi più plausibile è che quel portatore fu ucciso durante l’attacco, e che il potere sia finito nelle mani di qualcuno che lo sta tenendo segreto da anni.”

Dopo un secondo di pausa, il giovane proseguì.

“Ma la crudeltà di Marley non si fermò qui,” disse con un tono pieno d’odio. “Subito dopo l’attacco da parte dei Titani, i soldati di quel regno mandarono qui anche i Giganti Puri, i quali distrussero e divorarono la maggior parte delle persone che erano rimaste ancora nella città.”

Sarada sentì un brivido percorrerle la schiena all’udire le sue parole. Ciò che accadde quel giorno doveva essere stato qualcosa di veramente orribile. Tuttavia c’era un dubbio che aveva bisogno di togliersi dalla mente.

“Ma come sono nati questi Giganti Puri?” chiese la ragazza. “Hai detto erano umani una volta, ma cosa li ha trasformati?”

Eren la guardò di sbieco. “Il regno di Marley ha creato i Giganti Puri.” disse, rivolgendosi a lei. “Il metodo che hanno usato per riuscire a trasformare degli uomini in quelle bestie prive di senno è ancora sconosciuto, ma alcuni ritengono che abbia a che fare con un infusione. Nessuno però, oltre che ai Marleyiani, può darti una risposta certa a quella domanda. Forse furono un tentativo di ricreare artificialmente i Titani, ma in quel caso i risultati sono stati certamente scarsi.

“Che vuoi dire?” domandò Fugaku.

Eren puntò un dito verso di sé. “Noi Titani siamo più grandi, più forti, più intelligenti e più pericolosi dei Giganti. Siamo in grado di pensare e agire normalmente mentre siamo trasformati, e possediamo delle abilità uniche che loro non hanno. Inoltre, per qualche motivo sconosciuto, se un Gigante viene ferito alla nuca esso muore inevitabilmente, come voi stessi avete scoperto stamattina.”

Sasuke s’intromise subito dopo. “Che abilità possedete voi Titani?” chiese con interesse.

Eren scosse la testa. “Non posso rivelarvi questa informazione, mi dispiace.”

Il ragazzo corvino non insistette, ma fece un’altra domanda.

“E adesso?” gli chiese ancora. “Com’è la situazione dei regni adesso?”

“Ad oggi le terre all’infuori dei regni di Paradis e Marley sono completamente disabitate,” rispose il ragazzo. “Non mi stupisce che non abbiate incontrato nessuno nel vostro viaggio. La poca fetta di umanità che è rimasta si sta nascondendo in un luogo sicuro, ma il loro numero è misero e molto ridotto, e non posso dirvi dove essi si trovino. La Guerra tra i due regni continua sempre, ma non ne conosco i dettagli.”

Boruto lo fissò attentamente. “E tu per cosa combatti, Eren?” domandò improvvisamente.

Eren si voltò verso il biondo, così come tutti gli altri.

“Il tuo odio per i Marleyiani è evidente,” continuò il Nukenin. “E devo ammettere che da ciò che hai raccontato, non mi sembrano per niente persone molto simpatiche ed amichevoli. Dopo quello che ti hanno fatto, hai forse deciso di unirti al regno di Paradis?”

Eren si rimise in piedi, fissandolo con attenzione. “No,” rispose alla fine. “Io non faccio parte di nessun regno, né mi sono mai unito insieme a qualcuno contro i Marleyiani. Ammetto di non provare altro che odio e sete di vendetta per quello che hanno fatto a me e al resto della mia città, ma non posso dirvi nient’altro. Non posso rivelarvi altre informazioni su di me.”

Boruto alzò subito una mano per interromperlo. “Non importa.” disse allora. “Era solo una curiosità. Se non vuoi dirlo va bene così.”

“Io avrei una domanda!” disse ancora Mikoto. “Durante il nostro viaggio abbiamo incontrato anche delle strane creature che abitavano sotto terra in un deserto. L’entità che ci ha portati qui ci ha rivelato che si chiamano Goblin. Potresti dirci che cosa sono quelle creature?”

Il giovane annuì. “I Goblin, proprio come i Giganti Puri, erano esseri umani in passato.” disse con un tono serio. “Ma la loro origine e la loro storia sono molto più antiche ed incerte. Non si hanno certezze, ma si dice che erano degli umani che furono trasformati in quelle creature dallo stesso essere che conferì agli uomini il Potere dei Titani.”

La notizia confuse parecchi nella stanza.

Boruto aggrottò l'occhio sinistro.

“Chi è questo essere che conferì quel Potere agli uomini?” domandò Minato, confuso.

Il ragazzo scosse ancora una volta la testa. “Questo è un segreto che non posso rivelare a nessuno!” rispose con uno sguardo freddo. “È un segreto del mio popolo, e sono in pochi a conoscere la storia che sta dietro al Potere dei Titani! Persino io stesso non so tutto al riguardo!”

Fu Naruto a fare un’ultima domanda. “C’è una cosa che non ho capito,” disse, attirando l’attenzione di tutti. “Che cosa ci facevi tu qui? E perché ci hai attaccato stamattina senza motivo?”

Eren non rispose subito, limitandosi a stringere i pugni e a fissare il terreno con uno sguardo misto tra rabbia e dolore.

Alla fine, il ragazzo rispose con un tono freddo. “Mi trovavo qui perché questo è il luogo dove sono nato, ed è anche il luogo dove, dieci mesi fa, Armin è stato trasformato in Gigante da qualcuno.” disse loro. “Diverse volte ero tornato qui per vedere se fosse ancora vivo, ma oggi… oggi ho trovato il suo cadavere proprio davanti le mura, e ho visto voi dieci che vi aggiravate per la città…”

Sasuke abbassò la testa, mentre gli altri non poterono fare a meno che provare pietà per il povero disgraziato che avevano ucciso inconsciamente.

“Ero talmente arrabbiato che non ho esitato ad attaccarvi!” esclamò Eren, continuando a fissare il basso, i pugni serrati che tremavano. “Volevo vendicarlo! Volevo farvela pagare!”

Il suo sguardo si riempì di nuovo di lacrime, ma il giovane si calmò subito facendo dei grossi respiri. “Ma adesso capisco che non lo avete fatto con cattive intenzioni.” disse subito dopo. “Adesso capisco che non servirà a niente continuare a odiarvi…”

Il silenzio riprese a scendere tra di loro. Tutti erano con la testa bassa, nessuno sapeva come comportarsi.

“Eren,” disse poi Boruto con un tono serio. “C’è un’altra cosa che devo dirti.”

Il ragazzo si voltò verso di lui, confuso.

“Armin mi ha detto una cosa quando abbiamo parlato.” continuò il guerriero. “Mi ha detto che la persona che l’ha trasformato in Gigante si chiama Reiner. Reiner Braun.”

Gli occhi di Eren si sgranarono di getto all’udire quel nome, la sua bocca si spalancò, il corpo s’irrigidì di botto.

Boruto riprese a parlare subito. “Ho promesso ad Armin che avrei trovato questo Reiner e che gliel’avrei fatta pagare per il dolore che gli ha inferto. Tu sai dirmi chi è questa persona? Sai dirmi dove posso trovarlo?”

Il ragazzo non rispose, continuando a fissare con incredulità e shock il volto serio e privo di emozione dell’altro. Nessuno nella stanza osò proferire parola, nessuno si mosse.

Eren abbassò la testa verso terra. “M-Maledetto!” esclamò poi velenosamente. “Reiner, sei un MALEDETTO TRADITORE!”

Boruto si avvicinò subito al ragazzo. “Lo conosci?” chiese con un tono stupito. “Sai dove posso trovarlo?”

Eren strinse i pugni con rabbia. “Reiner era un nostro compagno,” sibilò a denti stretti con odio. “Era un membro del nostro gruppo, ma un giorno io ed Armin scoprimmo la sua vera identità. Era uno dei Titani che aveva attaccato il Distretto dodici anni fa, e si era intrufolato nel nostro gruppo per riuscire a catturarmi e consegnarmi ai Marleyiani in segreto! Quando lo smascherammo fuggì via, ed Armin fu misteriosamente tramutato in Gigante senza che nessuno sapesse cosa fosse successo! Quindi è stato lui…”

Boruto sentì una fitta di collera e odio nascergli nel cuore nei confronti di quei cosiddetti Marleyiani. Come potevano quelle persone compiere delle azioni così orribili solo per raggiungere i loro disgustosi fini? Prima avevano distrutto un’intera città, sterminando centinaia di persone senza contegno, ed ora anche questo! Il solo pensiero di ciò gli fece venire un senso d’odio e disprezzo immenso nei loro confronti.

Ma adesso le cose erano cambiate. Adesso lui era stato mandato in quel mondo. Adesso lui aveva scoperto i loro crimini.

E Boruto non aveva nessuna intenzione di fargliela passare liscia.

“Eren,” riprese a dire il biondo. “Io prometto che Reiner pagherà per i crimini che ha commesso! Me ne assicurerò personalmente! Ma ho bisogno che tu mi dica dove posso trovarlo! Ho bisogno almeno di un indizio!”

Eren sorrise feralmente. “Farò molto di più!” esclamò quello con enfasi e rabbia. “Io stesso ti accompagnerò da quel bastardo traditore! Non ho intenzione di lasciare a te solo il compito di vendicare Armin! Io lo conosco da più tempo di te, e ne ho il diritto!”

Boruto ed Eren si fissarono con dei lugubri e crudeli sorrisi per alcuni secondi. Poi, senza proferire parola, i due si strinsero la mano con forza. Un interesse comune. Un obiettivo unico. Una connessione tra i due ragazzi.

Naruto e gli altri guardarono la scena con gli occhi e le bocche spalancate. Boruto ed Eren erano improvvisamente decisi a collaborare insieme, senza che i due si conoscessero affatto. Eppure c’era qualcosa tra loro che li faceva sentire affini. Qualcosa che in qualche modo li accomunava. Qualcosa che, in quel momento, li rendeva simili.

Fu quando videro i loro occhi che tutti realizzarono cosa fosse questa cosa. Fu quando videro i loro occhi che Naruto e gli altri capirono che quei due avevano realmente qualcosa in comune.

Entrambi avevano nel cuore un’infinita rabbia e sete di vendetta.

Boruto ed Eren si guardarono negli occhi.

“È una promessa!” dissero insieme.
 
   
 
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