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Autore: Mel_deluxe    15/10/2017    1 recensioni
La popolarità non è un’opinione: questo è ciò che credono gli studenti del liceo di Buckley, sperduto paesino nelle foreste del nord-Midwest, dove le regole e le relazioni sociali sono dettate da una rigida e rispettata “Catena della Popolarità”.
Linda Collins, affascinante reginetta del ballo nonché capo cheerleader in carica, si è sempre ritrovata ai primi posti della Catena senza particolari sforzi. Tutto però cambierà l’ultimo anno di liceo, quando Linda lascia il suo storico fidanzato Simon Coleman, il bello e conteso quarterback di football della scuola, che subito si rivolta contro di lei. Questo sarà l’inizio della fine.
Nel frattempo qualcuno sembra tramare nell’ombra per distruggere la Catena: strani avvenimenti iniziano ad accadere a Buckley, e un terribile, losco omicidio verrà commesso, proprio all’interno delle quattro mura scolastiche.
Linda e Simon, resosi conto che l’assassino sembra prendere di mira proprio loro due, si vedranno costretti a mettere da parte le loro rivalità e ad allearsi per risolvere questo intrigato mistero.
Chiunque sia il misterioso assassino, una cosa è certa: non apprezza affatto i ragazzi popolari.
Genere: Mistero, Parodia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 4
Adoro trasportare fogli bianchi
 
 
 
Yeah I should have known it from the very start
This girl will leave me with a broken heart
Now listen people what I'm telling you

A keep away from a Runaround Sue
"Runaround Sue", Bobby Dion 1961


 
La scuola superiore di Buckley aveva vinto nel 1977 il trofeo per la scuola più pulita dell’anno. Evidentemente si era trattato di un errore della giuria, poiché pochi anni dopo, si diceva che la scuola avesse scovato un covo di ratti all’interno di uno dei bagni dei ragazzi.
Niente era stato più vinto da quel giorno dalla povera scuola, eppure, tutti i professori e i presidi che avevano varcato l’edificio da quell’anno, esibivano il trofeo e se ne vantavano quasi al pari di un Premio Nobel.
Il preside di allora aveva fatto posizionare una teca, in mezzo al corridoio principale, in cui posare ed esibire il trofeo d’oro, con tanto di luce soffusa e di targa, così che ogni studente passando, si sarebbe ricordato dell’onore che quella scuola superiore avrebbe portato nei secoli a venire.
“Alla scuola più pulita dell’anno.
Buckley, 1977
Nel rispetto dei suoi studenti e dei suoi insegnanti”

 
Simon Coleman osservava quella targa da circa dieci minuti, tenendosi la mente libera da qualsiasi pensiero, brutto o bello che fosse.
Aveva appena finito gli allenamenti di football, ma invece di tornare a casa aveva deciso di trascorrere qualche minuto all’interno della sua scuola, che d’altro canto, considerava una seconda casa. Iniziò a camminare per il corridoio semideserto.
Da quando si era lasciato con Linda tutto era cambiato, lo ammetteva. La verità era che Linda era una stronza, certo, ma era stato innamorato di lei, lo era stato per due anni interi, e solo ora riusciva a rendersi conto di quanto fosse stato stupido ad esserci cascato. Era la verità: a Linda Collins non importava un accidente se si scopasse Simon Coleman, Darren C. Carmichael o un altro ragazzo dei piani alti della Catena; a lei importava solo di avere un fidanzato biondo, alto e attraente da sfoggiare in giro per i corridoi e per il quale farsi invidiare, al pari di una nuova borsa di Prada.
Però ormai lo aveva cambiato, come diceva Taylor, ma questo faticava di più ad ammetterlo.
Che lo avesse cambiato in male riusciva a capirlo più facilmente, ma si sentiva comunque impotente. Ormai il danno era fatto, difficilmente sarebbe ritornato quello di una volta.
Cosa avrebbe dovuto fare? Avrebbe tanto voluto tornare indietro, rivedere Taylor, avere amici più sinceri e magari più intelligenti, ma ormai era troppo tardi.
Passò per un attimo davanti alla maestosa Catena, e si soffermò per osservarla.
 
2) Il re del ballo
 
Era il Numero Due della Catena, il massimo livello che un adolescente maschio di quella scuola avesse mai potuto raggiungere. Era tutto lì, nelle sue mani. Ed era tutto merito di Linda.
Linda.
Non riusciva ancora a trovare le giuste parole per descriverla. Era cattiva, ma era anche umana, era superba e allo stesso umile. La odiava più di qualsiasi altra persona al mondo, ma la trovava la persona più affascinante che avesse mai conosciuto.
Si ricordava ancora, al ballo del secondo anno, quando la Catena era appena nata e Linda era stata appena eletta reginetta per la prima volta. Si ricordava ancora mentre ballavano, uno stretto all’altra, quando Linda all’improvviso gli aveva detto:
“Promettimi che, qualunque cosa succeda, non lasceremo mai che la Catena si metta tra di noi”.
Nessuno dei due era riuscito a mantenere la promessa, purtroppo.
Tutta la sua vita, nei tre anni precedenti, era ruotata esclusivamente intorno a lei. Ma adesso le cose sarebbero cambiate: Simon non doveva stare più ai suoi ordini, non avrebbe dovuto più acconsentire ogni suo desiderio, o essere al suo servizio. Se Simon avesse voluto avere amici dai numeri più bassi li avrebbe avuti, che fosse nelle consuetudini della Catena o meno.
E infine avrebbe raggiunto il primo posto. Sì, avrebbe declassato ogni tentativo di Linda di mantenere il potere, come gli inglesi con la Francia nella guerra dei sette anni, e la scuola sarebbe stata sua, una volta per tutte.
Simon si rimise lo zaino in spalla, si sistemò la sua felpa rossa della squadra e riprese a camminare, a testa alta. Si sentiva così determinato, così sicuro.
Ce l’avrebbe fatta, ne era certo. Linda era ancora in cima alla Catena, ma aveva un punto debole: non piaceva alle persone. Simon invece piaceva, stava simpatico a tutti. Gli studenti avrebbero presto chiesto di cambiare la classifica, e il re del ballo sarebbe salito al Numero Uno.
Fu così preso dai suoi pensieri che non si accorse di una figura solitaria che si stava dirigendo dalla parte opposta, che, a causa del grande fascicolo di fogli in mano, non lo vide. All’improvviso accadde. I due si scontrarono così violentemente che caddero entrambi a terra.
Ci fu una pioggia di fogli. Simon non si era nemmeno reso conto di ciò che era appena successo, quando alzò lo sguardo e si bloccò.
Rimase folgorato.
Fu come se vedesse tutta la scena a rallentatore. Tra i fogli che cadevano dal cielo, Simon intravide il viso di una ragazza. Una ragazza bellissima, dai capelli rossi e gli occhi chiari. Gli parve di vedere un angelo.
Quando i loro sguardi si incrociarono, si sorrisero a vicenda. Simon era convinto di non averla mai vista lì a scuola prima d’ora.
Il suo sorriso era bellissimo, lei era bellissima! Oh, poteva sentire il cuore scoppiargli nel petto, poteva quasi sentire una canzone romantica suonare in sottofondo!
I can’t stop loving youuuuuu! I’ve made up my miiiinnnnddd!
«Scusa, ti dispiace?!»
Subito il ragazzo dietro di lui spense la canzone di Ray Charles dal suo registratore portatile, totalmente imbarazzato e se ne andò via di corsa.
Simon sospirò, poi si girò di nuovo, sperando che quella ragazza non fosse soltanto un miraggio.
Fortunatamente non lo era.
Lei era ancora lì, la ragazza che aveva appena scontrato, che raccoglieva velocemente tutti i fogli per terra. La osservò meglio. Il suo viso era fine e grazioso, con qualche lentiggine sul naso, i suoi occhi erano grandi e di un bellissimo azzurro ghiaccio, mentre i suoi capelli lunghi e lisci si perdevano in meravigliose sfumature di rosso.
«Io... mi dispiace davvero, non ti avevo visto.» cercò di scusarsi lui, aiutandola a raccogliere i fogli.
«Non fa niente, tranquillo.»
Wow, oltre che a essere bellissima aveva anche una voce stupenda, pensò.
«Che cosa sono?» domandò alla ragazza, riferendosi ai fogli. Doveva fare assolutamente conversazione con lei. «Qualche clausola?»
«No, mi piace solo andare in giro con un gruppo di fogli bianchi in mano.»
«Oh.»
Finito di raccogliere i fogli (che effettivamente non erano altro che fogli bianchi) i due ragazzi si alzarono. Rimasero per un po’ a guardarsi imbarazzati uno di fronte all’altra, senza sapere cosa dirsi.
«Allora...» iniziò Simon, sperando di parlare con la bella ragazza ancora per un po’. «Non ti ho mai vista qui, o sbaglio?»
«No, non ti sbagli.» Lei sorrise imbarazzata.  «Sono nuova.»
Quindi era lei, pensò.
La ragazza nuova di cui tutti parlavano. Eccola lì, proprio davanti a lui. Tutti a scuola stavano parlando di quanto fosse bella, simpatica, perfetta, ed effettivamente Simon poté constatare per la prima volta nella sua vita che le voci di corridoio erano vere.
«Oh! Dunque sei tu la famosa Ragazza Nuova?»
«Oddio, non mi definirei proprio “famosa”. Però sì, sono io.» ridacchiò lei.
Aveva anche una risata meravigliosa. Oh, poteva esserci niente di più perfetto?
Simon si era appena innamorato, lo sapeva. Ma dato che l’ultima volta, con l’innamorarsi di Linda dopo due minuti non gli era stato proprio d’aiuto, decise che questa volta sarebbe andato molto più lentamente.
«Ehm... comunque io sono Simon. Simon Coleman, piacere.» Le allungò timidamente la mano e lei gliela strinse sorridendo.
«Lo so bene chi sei.» disse lei allegra «Tutte le ragazze a scuola non fanno altro che parlare di te.»
Simon non era affatto sorpreso dell’affermazione, ma finse di esserlo, per il bene della sua vita amorosa.
«Ma davvero? Come mai?» disse con tono palesemente finto.
La Ragazza Nuova rise ancora, questa volta più forte.
«A quanto pare sei considerato il ragazzo più bello della scuola...»
«Ah sì?»
Lei annuì forte, ridendo ancora, divertita e imbarazzata allo stesso tempo.
Simon aveva capito di piacerle, era abbastanza palese. Ora doveva solo corteggiarla, come piaceva a tutte le ragazze, ed entro un mese sarebbe stata sua.
«Ora però devo proprio andare.» disse la Ragazza Nuova all’improvviso, e Simon ne fu leggermente triste. Non si rammaricò tuttavia. Aveva ancora un anno intero per conoscerla meglio. «È stato un piacere conoscerti, Simon.»
«Beh... ci vediamo in giro allora?»
Fa che dica di sì, fa che dica di sì!
La Ragazza Nuova abbassò leggermente il viso.
«Lo spero proprio.»
Si allontanò velocemente, portandosi dietro quel suo assurdo pacco di fogli. Prima di svoltare l’angolo si girò un attimo e dalla spalla lanciò un occhiolino a Simon.
Lui sorrise soddisfatto. Ormai era certo.
“Lo spero proprio”.
Si era appena innamorato.
 
 
Taylor May era riuscita a resistere fino all’incontro con il nuovo professore di letteratura, il signor Joyce, che si era comportato in modo molto gentile con lei. Tuttavia il suo incontro con Linda l’aveva turbata troppo e, non appena era uscita dall’ufficio, era corsa in bagno ed era scoppiata a piangere.
Odiava Linda, la odiava, la detestava, più di qualsiasi altra persona. Come poteva essere così malvagia, così sleale? Come poteva Simon mai essersi innamorato di lei?
Taylor cercò di asciugarsi le lacrime velocemente, quando sentì che la porta del bagno si stava aprendo e che qualcuno stava entrando.
Si guardò allo specchio. Gli occhi arrossati e il trucco colato furono l’unica immagine di sé che riuscì a percepire. Si rese conto che le uniche due persone ad averla mai fatta piangere così tanto erano state Linda e Simon. Quei due allora avevano qualcosa in comune, dopotutto.
Qualcuno poco dopo entrò nel bagno, e si mise davanti allo specchio, esattamente di fianco a Taylor. Lei riuscì a scorgere il suo viso dal riflesso nello specchio.
Era una ragazza davvero molto bella, con i capelli rossi e degli enormi occhi azzurri. Favolosa.
Il suo viso era perfetto, con dei lineamenti graziosi e delle adorabili lentiggini sul naso. Taylor ne rimase per un secondo quasi abbagliata.
«Tutto ok?» chiese la ragazza notando lo stato di Taylor.
«Sì...» riuscì a bisbigliare lei. «Tutto a posto, non ti preoccupare.»
«Non sembra affatto tutto a posto.» La ragazza tirò fuori una borsetta dei trucchi dalla borsa e iniziò a passarsi il fondotinta sulle guance. In un attimo, le sue lentiggini scomparvero. «Ne vuoi parlare?»
Taylor non voleva annoiare una sconosciuta con suoi problemi, anche se quella ragazza si mostrava così gentile e disponibile.
«Io... non ti ho mai vista qui.» notò Taylor. «Ci conosciamo?»
«Sono nuova.» disse la ragazza, mentre si metteva il rossetto sulle labbra. «Credo sia per quello.»
«Aspetta...» Taylor la guardò meglio. «Tu sei la ragazza nuova di cui parlano tutti?»
«Sì, ma non dirlo in giro, mi raccomando.» La Ragazza Nuova le fece l’occhiolino e Taylor scoppiò a ridere insieme a lei.
«Grazie.» disse d’impulso. «Io... avevo davvero bisogno che qualcuno mi rallegrasse oggi.»
«Brutta giornata, eh?» chiese la Ragazza Nuova, rimettendo i trucchi nella borsetta.
«Già...»
Taylor rimase ancora un secondo a osservare il suo riflesso dagli occhi arrossati. Vide nello specchio che pian, piano la Ragazza Nuova si avvicinava a lei.
«Dai, tirati su.» le disse. «Se è per un ragazzo non ne vale la pena, te lo dico. Quelli portano solo guai.»
«Sì, forse hai ragione.»
Taylor sorrise, poi la Ragazza Nuova tirò fuori un piccolo mascara. Tenendo fermo il viso di Taylor glielo mise sulle ciglia, lasciandola di sasso.
«Ecco!» disse, soddisfatta. «Ora sei di nuovo bellissima.»
Taylor rise un’altra volta e la Ragazza Nuova le ricambiò il sorriso con entusiasmo.
«Comunque piacere.» disse infine, offrendole la mano. «Mi chiamo Taylor.»
La Ragazza Nuova gliela strinse con gioia.
«È veramente un bel nome, sai?»
La Ragazza Nuova sospirò, e iniziò a sistemarsi i lunghi capelli ramati, appoggiandosi a un lavandino.
«Ah... io non ci capisco niente.» disse, rigirandosi tra le dita una ciocca di capelli. «Questa scuola è un vero e proprio labirinto. Solo per trovare il bagno ci ho impiegato dieci minuti...»
«Ti posso aiutare io se vuoi!» disse Taylor, consapevole che la campanella della pausa pranzo avrebbe suonato da lì a poco. «Ti posso far vedere dov’è la sala pranzo, eccetera.»
«Oh grazie mille! Posso sedermi vicino a te, a pranzo? Ho davvero bisogno che qualcuno mi faccia da guida...»
Taylor arrossì. In quattro anni nessuno le aveva mai chiesto di sedersi vicino a lei a pranzo. Da quando Simon non faceva più parte della sua vita, Taylor aveva imparato a mangiare da sola, ai lati della stanza. Non ricordava più che effetto facesse avere una persona con cui parlare durante le pause pranzo.
«Sempre che non ci sia quel ragazzo con cui devi parlare...»
«No!» si affrettò a intervenire Taylor. «No, non importa. Ormai tanto ho lasciato perdere.»
«Va bene, allora che se dici se-»
«Ehi, aspettate!»
Taylor e la Ragazza Nuova si voltarono sorprese. Una voce squillante e potente aveva appena parlato da uno dei bagni. La porta del bagno si aprì subito dopo e ne uscì una bella ragazza afroamericana, con gli occhi color nocciola e una montagna di bellissimi riccioli in testa.
«Se c’è qualcuno che spiega come diamine funziona questa scuola, voglio venire anche io!»
«Certo» rispose Taylor, leggermente spossata da tutto quell’interesse improvviso nei suoi confronti. «Ecco... Possiamo anche dividerci in-»
«Tu per caso sai cos’è una certa... ehm, come l’aveva chiamata quella Linda? “Catena” forse?» domandò la ragazza afroamericana appena arrivata.
Taylor non sapeva se fosse più turbata dal fatto che avesse nominato Linda o se le avesse appena domandato cosa fosse l’oggetto più rinominato di quella scuola. Doveva essere nuova anche lei, per forza. Meglio così.
«Sì.» rispose secca.
«È una stronzata, vero?»
Taylor sorrise.
«Sì, beh, è quello che penso anche io.»
«Bene, non mi serve sapere altro allora.»
La nuova arrivata osservò le altre due, con i suoi occhi intensi iridi scure. Poi iniziò a ridere, come se si fosse accorta che qualcosa non andava.
«Che stupida che sono! Non mi sono nemmeno presentata!» disse, avvicinandosi a loro. «Mi chiamo Regan, piacere ragazze.»
Anche le altre due si presentarono, e insieme, il trio appena formatosi uscì fianco a fianco dal bagno, parlando del più e del meno.
Finalmente, pensava Taylor. Finalmente arrivava qualcuno di gentile in quella stupida scuola.
«Bene.» disse Regan a Taylor, non appena furono fuori dal bagno. «Non è che posso sedervi vicino a voi a pranzo? Sempre se non è un problema, eh.»
Taylor le disse di sì, con felicità nell’anima. Tutto era bello, tutto sembrava essersi risolto.
Ma poco ancora sapevano, perché una cheerleader le osservava nell’ombra allontanarsi. Era ovvio che quella nuova idillica amicizia tra le tre non avrebbe portato a nulla di buono.

 
  
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