Apro un libro a caso, leggo qualcosa per Aleksej.
Io, Papa, le nostre sorelle usciamo nel piccolo giardino recintato e sbarrato di casa Ipatiev, altrimenti detta “Casa a Destinazione Speciale”, ( toh, contiamo sempre qualcosa?), una mezz’ora d’aria, per ricordare il sapore del cielo, la forma delle nuvole, le foglie di menta e lavanda che sfregano contro le gonne, un profumo delicato, ignorando le Guardie..
Mamma non esce mai, Aleksej solo se Papa lo porta in braccio, a volte una di noi ragazze, il suo marinaio infermiere Nagorny è agli arresti da un mese e coda, lo hanno mandato via dopo che aveva protestato per l’ennesimo sopruso, volevano rubare una catena con delle sacre immagini a mio fratello, e non ci sono riusciti..
Li hanno presi a calci, pugni e botte, attaccavano per difesa.
“Aleksey” Nulla.
E’ spento, come Olga, la noia e la stanchezza opprimono, un pezzo di piombo sul torace, non ti fa respirare. Sarei così pure io, se dovessi passare le giornate su una sedia a rotelle o un lettino da campo, come lui.
“Aleksej” gli prendo una mano, sfioro il palmo, gesto di affetto compiuto in un numero infinito di volte, ricambia, buon segno, decido di scuoterlo, per il suo bene “Ti ricordi di quando in Crimea facevamo volare gli aquiloni? O facevamo i castelli ? E gli scherzi? Una volta avevi fatto mettere un secchio sopra la porta e quando Catherine l’ha aperta si è bagnata tutta..”
“Non era in Crimea, ma a Friburgo”ridacchia, un barbaglio azzurro e divertito ne illumina lo sguardo “ Nel 1910, sul momento mi ha ringraziato che aveva caldo, dopo mi ha raccontato che si era irritata.. Molto dopo..l’anno scorso l’ho buttata vestita dentro il laghetto e..”
“Ti ha acchiappato, a sua volta, e ti ha ricoperto di baci, così..”la imito, ricordando che era stata attenta a non fargli prendere urti, come al solito, anche se era un gioco, un momento di svago.
“ Me lo ha detto allora” Una pausa “Mi manca tanto” senza piangere, ormai è un giovane uomo, reso maturo dalle sofferenze
“Pure a me”Ammetto, lucida, precisa. Diciamo che manca a tutti, mamma compresa.
“Però mi direbbe di non rimuginare troppo” una scintilla di vitalità, afferra il volume, lo apre a caso e dei fiori pressati gli cadono in grembo, era un nostro uso raccoglierli e conservarli.
Io, Papa, le nostre sorelle usciamo nel piccolo giardino recintato e sbarrato di casa Ipatiev, altrimenti detta “Casa a Destinazione Speciale”, ( toh, contiamo sempre qualcosa?), una mezz’ora d’aria, per ricordare il sapore del cielo, la forma delle nuvole, le foglie di menta e lavanda che sfregano contro le gonne, un profumo delicato, ignorando le Guardie..
Mamma non esce mai, Aleksej solo se Papa lo porta in braccio, a volte una di noi ragazze, il suo marinaio infermiere Nagorny è agli arresti da un mese e coda, lo hanno mandato via dopo che aveva protestato per l’ennesimo sopruso, volevano rubare una catena con delle sacre immagini a mio fratello, e non ci sono riusciti..
Li hanno presi a calci, pugni e botte, attaccavano per difesa.
“Aleksey” Nulla.
E’ spento, come Olga, la noia e la stanchezza opprimono, un pezzo di piombo sul torace, non ti fa respirare. Sarei così pure io, se dovessi passare le giornate su una sedia a rotelle o un lettino da campo, come lui.
“Aleksej” gli prendo una mano, sfioro il palmo, gesto di affetto compiuto in un numero infinito di volte, ricambia, buon segno, decido di scuoterlo, per il suo bene “Ti ricordi di quando in Crimea facevamo volare gli aquiloni? O facevamo i castelli ? E gli scherzi? Una volta avevi fatto mettere un secchio sopra la porta e quando Catherine l’ha aperta si è bagnata tutta..”
“Non era in Crimea, ma a Friburgo”ridacchia, un barbaglio azzurro e divertito ne illumina lo sguardo “ Nel 1910, sul momento mi ha ringraziato che aveva caldo, dopo mi ha raccontato che si era irritata.. Molto dopo..l’anno scorso l’ho buttata vestita dentro il laghetto e..”
“Ti ha acchiappato, a sua volta, e ti ha ricoperto di baci, così..”la imito, ricordando che era stata attenta a non fargli prendere urti, come al solito, anche se era un gioco, un momento di svago.
“ Me lo ha detto allora” Una pausa “Mi manca tanto” senza piangere, ormai è un giovane uomo, reso maturo dalle sofferenze
“Pure a me”Ammetto, lucida, precisa. Diciamo che manca a tutti, mamma compresa.
“Però mi direbbe di non rimuginare troppo” una scintilla di vitalità, afferra il volume, lo apre a caso e dei fiori pressati gli cadono in grembo, era un nostro uso raccoglierli e conservarli.
Una rosa canina, dal profumo di miele.
Ecco una violetta con le foglie a forma di cuore.
Sorrido.
Intanto mio fratello finge di appuntarmela sulla camicia chiara.
Fresca di bucato.
Al pari della gonna scura.
Ora ci laviamo NOI i vestiti e la biancheria.
E stiamo addirittura imparando a cucinare.
Siamo le ci-devant grandes duchesses, sappiamo fare il pane.
« E a me di leggere, continuo.. » mi mette la testa sulla spalla.
« E di non mollare, mai, che siamo nati principi e lo restiamo.
A prescindere, my dear fighter principess »
“ And You are a fighter Prince” Un principe combattente.