Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: whitecoffee    22/10/2017    2 recensioni
❝«Ho sempre pensato che il cuore dell’uomo sia diviso in due metà esatte. Una felice, e l’altra triste. Come se fossero due porte, vicine. Le persone possono entrare e uscire da entrambe, non c’è un ordine prestabilito. Ovviamente, molto dipende dal carattere degli individui e dalle relazioni che vengono instaurate. Mi segui?» Domandò, e lei annuì. «Per TaeHyung, uno di questi usci è sprangato. Non si apre più. Costringendo chiunque a passare solo dalla parte riservata al dolore, non importa il tipo di rapporto che intercorra fra lui e gli altri. Perfino io, sono entrato da quell’unica porta. E mi sono rifiutato di uscirne, sebbene lui avesse più volte provato a sbattermi fuori»❞.
❝Tu devi sopravvivere❞.
- Dove TaeHyung impara che, rischiando, spesso si guadagni più di quanto si possa perdere.
assassin!TaeHyung | artist!JungKook | hitman/mafia!AU | boyxgirl
-
» Storia precedentemente pubblicata sul mio account Wattpad, "taewkward".
» Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=92wl42QGOBA&t=1s
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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XXI.
Wings


And occasionally I became very sad over that happiness, because I was well aware it couldn’t last. I wasn’t meant to exist in the lap of plenty and ease; I needed torment and persecution. I felt that some day I would awaken from those beautiful images of love and once be alone, in the cold world of the others, where there was only solitude or struggle for me, not peace or participation.




 
 
These small feathers became wings. Because I was full of faith that those wings would allow me to fly, with the sound of a laughter. Like a bird.
 

 


 

 
날이 날 수 주셔서 감사합니다,
나 비행 도움이 들어,
나에게 날개를주는,
나를 교정의 경우,
질식되는 날 깨어를 들어,
나는에 살고있는 모든이었다 꿈에서 저를 깨어하십시오
(감사합니다. '우리'는 내용).

Thank you for letting me be me,
For helping me fly,
For giving me wings,
For straightening me out,
For waking me from being suffocated,
For waking me from a dream which was all I was living in
(thank you. For being ‘us’). (Save Me)
 
내가 한 모든 내 흰색, 빈 종이에서 당신을 착색했다 ...하지만, 나는 ... 이미 완성 된 그림이 된 실현.
All I did was color you in my white, blank paper… but then, I realized… it already became a finished picture. (Hold Me Tight)

 
 

La voce nell’altoparlante del terminal esortò tutti i passeggeri del volo 47550 a radunarsi al gate. JungKook gonfiò una grossa bolla rosa con la sua gomma da masticare, sedendosi sulla sua stessa valigia. Si tirò gli occhiali da sole sul capo, osservando la massa di individui che affollava l’aeroporto. Distinguendo coppie giovani, scolaresche, famiglie con bambini piccoli o figli adolescenti; oltre che a viaggiatori che decidevano di concedersi una vacanza in solitudine. Sentì una mano appoggiarsi gentilmente alla sua spalla e alzò gli occhi. Vedendo Cyane sorridergli, felice. I suoi capelli neri e lisci si erano lievemente allungati, dall’ultima volta che li avesse tagliati. Indossava un abitino leggero dalla stoffa a fiori, e delle decolleté nere con poco tacco. Uno stile sobrio e femminile così diverso dalle solite magliette nere e Vans, da indurlo spesso a chiedersi se davvero avesse mai avuto l’abitudine di vestirsi in quel modo.
«Ci pensi? Stiamo davvero per partire!» Esclamò lei, felice. Il moro rise, divertito da quel suo entusiasmo anche un po’ infantile.
Erano trascorsi due mesi dal mattino in cui TaeHyung era arrivato a casa con la colazione acquistata nella Bakery alla fine della strada, annunciando che sarebbero andati alle Hawaii. Fino a quel momento, avevano davvero cominciato a vivere come una normale famiglia. Uscendo, facendo gite al parco o spendendo le serate al cinema, a vedere gli ultimi film d’importazione inglese, francese o americana. Cenavano insieme nei ristoranti stellati, o si rinchiudevano alle tre di notte nel primo fast food aperto fino alle sei del mattino, mangiando cibo scadente ed ascoltando musica commerciale. Vivendo come tre giovani maggiorenni, liberi da qualsiasi preoccupazione, godendosi i momenti che la vita avesse deciso di offrire loro. Il naturale prolungamento di quei tre mesi di domestico idillio che avevano appena vissuto.
«Certo… Eva» commentò JungKook, chiamando Cyane con il nuovo nome che corrispondeva ai suoi documenti nuovi di zecca. Ottenendo di farla sbuffare, mentre un divertito TaeHyung le passava un braccio attorno alla vita, ridendo.
«Che c’è, Eva? Non ti piace il tuo nome? Preferiresti forse “signorina Demian”?» Si aggiunse allo sfottò generale, mentre lei protestava, fingendo di allontanarlo da sé. Ma egli l’attirò più vicino, baciandola con trasporto.
«Vi prego, siamo in pubblico, mi prenderanno per vostro figlio» commentò JungKook, ottenendo un amichevole calcio da parte del suo amico. Dalla notte in cui aveva incontrato YoonGi, TaeHyung non aveva più avuto contatti con la Lega. Nessun incarico, né responsabile a cui dover rendere conto. La sua unica preoccupazione era svegliarsi al mattino, progettando dove e come avrebbero trascorso la giornata che si dispiegava dinanzi ai loro occhi. Il suo volto non aveva più assunto la tipica espressione gelida, gli occhi non avevano mai perso il calore che quei mesi di convivenza in famiglia gli avessero comunicato. Era una persona nuova, viva, felice. Come non lo era mai stato prima. Il genere di individuo che il suo amico SeokJin sarebbe stato fiero di conoscere, e con il quale Park JiMin avrebbe continuato a sorridere. Perfino NamJoon, incontrato casualmente in un fast food di Seoul, l’aveva guardato in volto e poi gli aveva sorriso. In silenzio. Senza parlare. Di modo che solo lui potesse rendersi conto della sua presenza. E il castano aveva ricambiato il sorriso, abbassando lo sguardo. Il ragazzino che correva nella notte, imbrattando i muri della città sembrava finalmente cresciuto. Nel modo giusto.
«Tutti i passeggeri del volo 389442 si radunino al gate…».
«Hey, è il nostro!» Esclamò JungKook, scattando in piedi e avviandosi verso il gate. Cyane fece per seguirlo, ma le dita di TaeHyung si strinsero attorno al suo polso, attirandola nuovamente a sé, circondandole le spalle con un abbraccio. Ella ricambiò la stretta, non comprendendo quello slancio improvviso.
«Tae» sussurrò, nel tessuto della sua camicia azzurrina. «Avremo tempo per questo ed altro, in vacanza. Dovremmo sbrigarci, o perderemo il volo» disse, ma il giovane sembrava non volerla lasciare andar via. Sospirò, chiudendo gli occhi ed inspirando il suo profumo di cannella, misto all’odore dell’ammorbidente con cui avesse lavato l’indumento, giorni prima. Poi, ella lo sentì chinarsi verso il suo orecchio.
«Grazie per questi mesi insieme. Per avermi insegnato a vivere. Per avermi lasciato essere la tua persona» sussurrò. «Non dimenticarmi», aggiunse. Le sopracciglia della ragazza si corrucciarono.
«Ma…» disse, e non fece in tempo a finire la frase. Poiché il giovane la spinse via, lontano da sé. JungKook, che era tornato indietro da loro, la prese appena in tempo, affinché non crollasse sul freddo pavimento del terminale.
Improvvisamente, udirono delle urla, e una squadra di poliziotti irruppe nel loro campo visivo, circondando TaeHyung. Che sollevò le mani in alto, tenendo lo sguardo basso. Gli puntarono tutti contro le loro pistole, inginocchiandosi, pronti a far fuoco, mentre un ufficiale dai capelli biondo platino e la pelle più bianca della luna avanzava nel circolo, raggiungendo il giovane alle spalle. Gli abbassò un braccio per volta, tirando fuori una coppia di manette.
«Kim TaeHyung, ti dichiaro in arresto per crimini contro lo Stato» scandì, con un chiaro accento di Daegu, mentre il freddo acciaio si stringeva attorno ai suoi polsi, e un sorriso amaro si allargava sulle labbra del giovane. Avrebbe dovuto aspettarselo. D’altronde, nessuno poteva uscire indenne dalla Lega degli Assassini.
«Qualsiasi cosa dirai potrà essere usata contro di te…» e continuò con le frasi di rito, mentre altri due energumeni in divisa raggiungevano il loro capo più alto in grado, afferrando il giovane per ciascun braccio. Il quale lanciò un ultimo sguardo sconfitto alla sua ragazza e al giovane accanto a lei, catturando lo shock sul volto di lei, e la triste consapevolezza su quello di lui. In effetti, egli aveva sempre saputo che prima o poi avrebbe dovuto pagare per i suoi crimini.
Cyane fece per urlare, ma JungKook premette una mano sulla sua bocca, combattendo con il suo stesso istinto di voler correre lì per salvare il suo amico. Se l’avessero notata, si sarebbero accorti dei suoi documenti falsi. E allora tutta la fatica svolta da TaeHyung fino a quel momento sarebbe stata inutile. La trascinò via contro la sua volontà, impiegando tutta la propria forza, mentre lei si dibatteva e piangeva, guardando i poliziotti allontanarsi, portandosi dietro l’uomo che amava.
«Lasciami JungKook, lasciami!» Esclamò, quando lui, ormai stanco di tirarla, l’aveva presa direttamente in braccio, allontanandola quanto più potesse da lì. Sapeva perfettamente che il suo amico non avrebbe voluto che loro finissero in altri guai. Evidentemente, qualcosa era andato storto. Una distrazione di troppo, una prova compromessa, qualsiasi piccolezza fosse bastata per incastrarlo. TaeHyung viveva sul filo del rasoio, e lo sapeva benissimo. Sarebbe potuto svegliarsi ogni giorno con una pattuglia delle forze dell’ordine che irrompeva in casa loro, senza colpo ferire. Ma era un’eventualità che né lui né JungKook avevano mai voluto prendere troppo in considerazione. Eppure, eccolo lì, spintonato da quei due poliziotti, mentre l’ufficiale biondo procedeva a passo spedito davanti a lui, allontanandosi verso un ignoto e sicuramente infelice futuro. Proprio a due passi dalle Hawaii, dal viaggio che avevano organizzato insieme, dal mondo che si erano ripromessi di vedere. Tutto finito, nel giro di un attimo. Si voltò verso Cyane, vedendola piegarsi su se stessa, piangendo forte. La circondò con le sue braccia, stringendola a sé. Poco importava se le sue lacrime avessero rovinato il tessuto della maglietta chiara.
«Perché?» Continuava a ripetere, senza riuscire a fermarsi, mentre il giovane le accarezzava la schiena gentilmente. Il secondo avviso per i passeggeri del loro volo passò attraverso gli altoparlanti. E JungKook si alzò, prendendo per mano Cyane. Che sembrava essere sprofondata in uno stato d’incoscienza, in cui le uniche azioni che pareva essere in grado di portare a termine, erano piangere e fissare il vuoto.
Il ragazzo si addossò entrambe le valige e s’incamminò verso il gate. Esibendo i documenti di entrambi, dirigendosi verso l’aereo mano nella mano con la ragazza. Caricò i bagagli a mano nel vano sopra i loro posti, lasciando la sua borsa su quell’unico posto libero accanto al suo. Le allacciò la cintura, e poi strinse anche la sua, mentre lei continuava a fissare il vuoto, in silenzio. Aveva smesso di singhiozzare, ma le lacrime continuavano a scorrere sul suo volto, di tanto in tanto.
Rimanere nel paese sarebbe stato rischioso per entrambi. Era sicuro che partire comunque sarebbe stata la cosa più giusta da fare. Avrebbero eventualmente elaborato una soluzione, lontano da lì. Si voltò verso la giovane, osservando il suo sguardo perso, svuotato. Privo di quello scintillio di vita che era solito animarlo, i tratti del volto mutati in linee inespressive, la postura ricurva, afflosciata sul sedile accanto al finestrino come un pupazzo a cui avessero sfilato via l’imbottitura. Protese un braccio sulle sue spalle, attirandola a sé. Le accarezzò i capelli, piano. In silenzio.
«Lo salveremo, vero?» Domandò, dopo un po’, con un fil di voce. «Non finirà così, giusto?»
JungKook rimase in silenzio, ponderando la sua risposta. E solo quando l’aereo si alzò in volo, superato il decollo, prese parola.
«Penseremo a qualcosa. Giuro che ci proveremo» le disse, con gli occhi fissi sul panorama che continuava a rimpicciolire sotto il suo sguardo. Chiedendosi dove fosse TaeHyung, in quel momento. E cosa ne sarebbe stato di lui nei giorni a venire. Pensando al discorso che gli aveva fatto pochi giorni dopo il loro trasferimento nel grande appartamento di Gangnam.

 


“Sai meglio di me quanto questo lavoro sia rischioso. Potrei tornare a casa con un pezzo mancante, o non tornare proprio. Inoltre, la polizia potrebbe irrompere qui dentro in qualsiasi momento. Basta veramente poco. In quel caso, voglio assolutamente che tu t’infili sul primo aereo. Non m’importa dove, compra qualsiasi biglietto e vola via. Tutti i miei risparmi sono cointestati anche a te. Di modo che tu possa usufruirne liberamente, in qualsiasi momento. E non fare stupidaggini. Sappiamo benissimo entrambi che, una volta preso, sarebbe una causa persa tentare di farmi uscire di prigione. Se, nella più rosea delle ipotesi, dovessero essere le forze dell’ordine, a prendermi vivo. Quindi, non importa cosa accada. Vattene. Non pensarci nemmeno a rimanere nello stesso paese in cui sono anche io. Le voci girano, e non ci vorrà molto affinché la Lega scopra che tu sia legato a me in maniera più profonda di quanto sembri. Per loro, tu sei il mio coinquilino. Nient’altro. Per questo, scappa. Allontanati. E non tornare più. Per nessun motivo. Sono stato chiaro? Tu devi sopravvivere. Almeno tu, JungKook. Starai bene”.

 

Chiuse gli occhi. E calde lacrime scivolarono silenziosamente giù, lungo le sue guance. Mentre si portava una mano a coprirsi le labbra, imponendo a se stesso di non farsi scoprire da Cyane, che si era assopita piangendo fra le sue braccia.
“Starai bene”.
Bugiardo.
Maledetto bugiardo. 


 







 


#Yah!: ebbene, YOUTH è ufficialmente finita. Tuttavia, non disperate! C'è ancora un epilogo e nuovi capitoli della saga ancora da pubblicare, quindi non disperate! Stay tuned, perché non ho ancora una data precisa pronta per la pubblicazione dei seguiti! Sappiate solo che la storia non è finita, anzi... per qualcuno dei personaggi, è appena iniziata!
Grazie a chiunque abbia seguito YOUTH su Wattpad e poi qui, per chi l'abbia conosciuta solo qui, per coloro che l'hanno recensita/ricordata/preferita e per chi l'abbia anche solamente letta di quando in quando. Ormai, la storia è vecchietta di un anno, ma per me è come se l'avessi finita di scrivere ieri, per quanto spessore ha, sul mio percorso di autrice. Spero, in ogni caso, che anche a voi sia piaciuta e che vi abbia lasciato qualcosa di positivo (che non siano domande irrisolte o insulti velati alla sottoscritta per la sua incostanza, hahahah!). Che altro dire? Divento sempre malinconica quando finisco di pubblicare qualcosa, perdonatemi. E niente, stay sharp e... let's get down to theories! Qualsiasi idea su possibili seguiti è ben voluta, adoro quando pontificate sulle storie!
Come sempre, grazie.
Per tutto <3

 

   
 
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