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Autore: ailinon    21/06/2009    4 recensioni
Nel lontano rinascimento, un ragazzo con una grande e sola passione: la poesia e la lettura.
La sua vita a Firenze, lo condurrà a conoscere molti personaggi importanti.
Dalla sagace intelligenza di Pico, alla filosofia di Marsilio.
Dalla gioia di vivere di Giuliano de Medici, alla grandezza di Lorenzo il magnifico, suo fratello.
Fino alla superbia della famiglia de Pazzi.
Ma uno su tutti saprà cogliere l'essenza del suo animo...
Genere: Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rinascimento
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Capitolo 53 – DECISIONI

Capitolo 53  – DECISIONI

 

Goffredo teneva a braccetto madonna Lucrezia, riaccompagnandola dalla chiesa di san Lorenzo a via larga.

La coppietta, seguita da Angelo, stava ancora passando sotto l’androne di palazzo Medici, quando la giovane Lauretta andò loro incontro. Sembrava ansiosa.

«Madonna Lucrezia!»

«Che succede?»  domandò la donna, lasciando il braccio del capitano, e avanzando nel porticato.

 «Madonna, Giuliano ha deciso di andare alla messa del cardinale»

«Ma come? Aveva detto che non andava!?»

«Sono venuti Francesco de Pazzi e uno dei suoi a convincerlo…»

«I Pazzi?!» esclamò la donna, stringendo le mani sotto il petto: «Loro qui? E Giuliano è andato con loro, da solo?! Non ha preso della scorta con sé?»

 «Nessuno» rispose Lauretta, torcendosi le mani: «Ho tentato di fermarlo ma…»

«Mio figlio è troppo di buon cuore» decretò Lucrezia, voltandosi vero Goffredo: «Ser Belardi, voi che mi siete amico, vi prego, raggiungete quello sciocco di mio figlio»

 «Madonna! Lo raggiungerò e…»

«Vado io, signore» si propose Angelo: «Mentre voi radunate qualche amico, io li posso raggiungere»

 Goffredo e le donne valutarono la proposta di Angelo, studiando il suo volto.

I suoi occhi azzurri erano decisi e sicuri.

Il Belardi annuì: «Prendi la mia spada e corri al duomo» ordinò.

«Si, signore» sorrise Angelo, e fece per correre via ma, madonna Lucrezia lo fermò e si tolse dal corpetto un pugnale.

Quel gesto stupì tutti.

«Da’ questo a mio figlio»

Angelo annuì con un inchino. Quindi corse via.

***

 

«Vedo che state meglio ora» sorrise Francesco eccitato, abbracciando il ragazzo che gli camminava accanto.

Giuliano lo guardò con perplessità: «Si, a volte la gamba mi duole ancora per alcuni momenti, ma poi passa»

 «Oh quanto mi dispiace! Non avevo intenzione di ferirvi a quel modo in quel duello» mentì Francesco de Pazzi, accarezzandogli la schiena come fosse un’amante.

Giuliano lo guardò, scettico. Non pensava che il de Pazzi avesse tendenze greche ma, non era dispiaciuto che stessero riuscendo a parlare pacificamente. Forse, in quel modo, i problemi si sarebbero appianati.

«Cose che capitano nei tornei» sorvolò Giuliano, sorridendo gentilmente.

Il Bandini ricambiò il sorriso, più a Francesco che al de Medici.

Giuliano non indossava nessuna arma e nessuna armatura.

“Un vero sciocco!” ridacchiò Francesco, stringendolo come fosse un compagno.

E ormai mancavano pochi passi da santa Reparata.

Già da via larga potevano scorgere la cupola del Brunelleschi, a memoria della capacità umana e della superbia dei Medici. Quindi i pizzi e i trini di marmo della  facciata del duomo della loro Firenze.

Una Firenze che presto sarebbe stata libera, da ogni famigliare dei Medici.

***

 Angelo corse lungo via larga, scansando la gente, con la spada al fianco e il pugnale infilato nella cintura del farsetto.

Non sapeva perché ma, l’ansia di madonna Lucrezia si era riflessa in lui. Per questo non badò né alla gente né alla meraviglia artistica del portale del duomo, mentre entrava nella chiesa.

S’inchinò velocemente e poi si lanciò in avanti.

La messa era già cominciata e lui riconobbe la voce del giovane cardinale Riario, parlare dall’altare, mentre proseguiva nella navata destra della chiesa.

Il luogo sacro era gremito di gente.

Vide il suo signore Lorenzo de Medici parlare con i suoi amici, poi staccarsi e dirigersi verso l’altare per la comunione.

Dall’enorme navata non vedeva però Giuliano. Affrettò il passo, dirigendosi verso dove aveva visto il gruppo dei fedeli ai Medici.

***

 Poliziano fu il primo a notare il bel giovane che avanzava velocemente tra la folla.

Sorrise nel riconoscerlo.

 «Angelo!» esclamò, andandogli incontro con un sorriso felice: «Non dovevi essere a San Lorenzo con madonna Lucrezia?» chiese, posandogli le mani sulle braccia. Tuttavia, quando lo guardò in viso, vi lesse tutta la sua preoccupazione: «Che succede?»

«Giuliano è qui?» ansimò Angelo, per la corsa.

«Non l’abbiamo ancora visto. Ma con tutta questa gente… Forse è nell’altra navata… Qualche problema?»

«E’ venuto da solo e…»

 Qualcuno urlò e la chiesa piombò nel silenzio, per un lungo, terribile secondo.

Poi la gente prese a fuggire lontano dall’altare, correndo da ogni lato della chiesa. Urla si accalcavano le une sulle altre, rimbombando nell’alta navata.

Dame imbellettate e signori del popolo e della nobiltà correvano verso le uscite, accalcandosi come animali terrorizzati.

Poliziano guardò Angelo e i due corsero nella bolgia, alla ricerca dei loro signori.

***

 

   
 
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