Giochi di Ruolo > Dolce Flirt
Segui la storia  |       
Autore: shira21    24/10/2017    1 recensioni
Elizabeth ha conosciuto Lysandro al liceo, trovando in lui un porto sicuro dopo la morte dei genitori, e quando anni dopo si mettono insieme pensa che sia solo la normale evoluzione della loro amicizia.
Ma come fidanzati iniziano ad avere dei problemi: lui è sempre più distante e lei vuole di più.
Poi una sera, incontra il suo migliore amico, Castiel, e in quegli occhi grigi scopre un anima simile alla sua.
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, Lysandro, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fisso il bicchiere vuoto di fronte a me e provo il desiderio di prenderlo e lanciarlo contro il muro. Invece faccio cenno al barista di riempirlo di nuovo. Dietro di me sento alcune voci femminili ridacchiare; non ho bisogno di girarmi per sapere che mi stanno guardando. D'altronde l'occhiata che mi hanno lanciato quando sono entrato lascia poco spazio ai dubbi. Fosse stata un altra sera mi sarei avvicinato affascinante, certo che a Debrah non sarebbe importato fino a quando facevo il bravo davanti le telecamere.
Butto giù l'ennesimo bicchiere di tequila e mi chiedo perché invece di scegliere una qualsiasi donna presente nel locale me ne sto qui come un idiota a pensare a quella ragazzina.
Un anno più piccola di me e Lys eppure così sexy. La sera che l'ho conosciuta non avrei mai immaginato che fosse lei la fragile fidanzata di Lys, non quella dea in miniatura con un cazzo di body del mio colore preferito e due gambe per cui sbavare che uscivano dagli shorts.
L'avevo vista ed ero rimasto incantato dal modo in cui si muoveva tra la folla. Mi ero avvicinato e avevo scoperto sotto quella massa di ricci castani, un visetto dolce, quasi innocente. Tranne gli occhi: oh no, quegli occhi verdi e il modo in cui mi guardavano erano tutto tranne che innocenti. Mi ricordo di aver pensato che quella ragazza sembrava come un affamata a dieta, costretta a contenersi anche di fronte al suo dolce preferito. Poi avevo capito il perché: fidanzata. Normalmente questo vorrebbe dire fine dei giochi invece non mi sono potuto trattenere dal chinarmi verso di lei e continuare a stuzzicarla. Ma neanche quello aveva funzionato. Fu a quel punto che arrivò la doccia fredda: quella bomba sexy era la ragazzina ingenua di Lys.
L'avevo vista sbiancare e inventarsi qualche scusa con il mio amico. Quando le avevo stretto la mano però avevo sentito qualcosa di strano, simile alla voglia primitiva di caricarmela su una spalla e portarmela via. Ovviamente non avevo detto o, ancor peggio, fatto nulla di ciò ma avevo continuato a parlare con Lys. Avevo ringraziato l'arrivo di Iris e la possibilità di andare a suonare. Il mio amico mentre aggiustavamo gli strumenti mi chiese cosa ne pensassi della sua ragazza e io cosa potevo dire se non «Carina se ti piace il tipo!»
Purtroppo per tutta la durata del concerto non potei fare a meno di cercarla con lo sguardo e una parte di me gioiva ogni volta che mi accorgevo che stava fissando me, solo me.
Che idiota che sono!
Ancora più idiota a pensare di poter fare a meno di vederla ancora. Eppure mi ero impegnato per far si che non succedesse perché voglio bene a Lysandro come a un fratello. Ma qualcuno la su doveva avercela con me visto che una sera mi sono scoppiate le tubature, rendendo completamente invivibile il mio appartamento. E comunque me lo sarei tenuto per me se per questo motivo non fossi arrivato in ritardo al locale, odorando di muffa. E ovviamente Lys, in nome della nostra grande amicizia, aveva insistito affinché andassi ad abitare con lui ed Elizabeth.
E quando la mattina dopo l'avevo vista con indosso solo la maglietta di una delle mie band preferite avevo capito che cazzata avevo fatto. Bevevo un caffè e non avevo potuto fare a meno di stuzzicarla, anche se dopo averle detto che la frase "prendimi su questo tavolo" andava bene e averla visto arrossire in modo così delizioso non riuscivo ad immaginarmi altro.
Mi aveva ribadito che era fidanzata ma mentre faceva i capricci come una bambina non si era resa conto che la maglietta troppo piccola non nascondeva il modo in cui si muoveva il suo seno senza reggiseno. E mi ero chiesto se era il tipo di ragazza la cui pelle diventa rossa anche da altre parti.
Continuai a provocarla solo per vederla diventare ancora più rossa fino a quando non arrivò Lys in cucina e lei si concentra su di lui. La cosa per qualche motivo mi fa innervosire e m'innervosisco ancora di più quando le fa notare che, come ha fatto con me, ha preso anche lei in casa. La guardo indietreggiare, gli occhi pieni di lacrime e una mano su uno die quei misteriosi nastri che le vedo sempre addosso. Mi chiedo cosa nascondano, cosa nasconda quella ragazza. E per la prima volta sento il bisogno di mettermi in mezzo per il semplice istinto di proteggere qualcuno. Oh certo che vorrei farci sesso per tipo una settimana di fila ma standole vicino ho scoperto che voglio anche sentirla ridere, guardare il modo in cui s'illumina quando parla di qualcosa che le piace o come sembra giovane quando gioca con Wolf e, soprattutto, vorrei poterla difendere dai mille demoni che ogni tanto si affacciano nei suoi grandi occhi.
Invece rimasi lì, a guardare Lys scusarsi per essere stato uno stronzo e neanche accorgersi di quanto fosse ferita e di quanto fosse finto il sorriso con cui cercava di far tornare tutto normale. Ecco un altra cosa che ho imparato di Elizabeth: non le piacciono le discussioni e, se può, preferisce fare finta che non siano mai esistite.
«Ancora un altro?» Mi chiede comprensivo il barista e annuisco. Purtroppo non posso neanche dimenticare con l'alcool perché per ubriacarmi mi ci vuole davvero troppo. Quindi non posso dimenticare il modo in cui le brillano gli occhi maliziosi quando mi chiama Cassy o quello che è successo quella sera nel home theatre sia prima quando me la sono ritrovata sotto, sorridente e dolcissima, sia dopo quando si è addormentata usandomi come cuscino. L'avevo guardata dormire come un idiota infatuato per un bel po' prima di addormentarmi anche io e nel sonno avevo fatto quello che non potevo fare da sveglio: l'avevo abbracciata e stretta il più forte possibile contro di me.
Oh, Lys non era stato contento di averci trovato così. Il giorno dopo mi aveva preso da parte prima dell'esibizione e mi aveva chiesto che cosa stessi facendo con la sua ragazza. Non l'avevo mai visto così, era la prima volta che in una discussione eravamo sui fronti opposti. Mi ero dovuto inventare una scusa sul momento e gli avevo detto che mi ero addormentato e probabilmente dormendo avevo creduto fosse un altra... ci aveva creduto!
E poi poche ore fa avevo completamente perso la testa. Ci avevo provato ad essere solo suo amico, giuro su Dio che ci avevo davvero provato. E il peggio è che sapevo che questa follia non era solo da parte mia, lo notavo come ogni tanto, quando pensava che non la vedessi, mi guardava. E più la conoscevo, conoscevo per davvero intendo, e più la volevo. E più la volevo e più mi chiedevo come facesse Lys a non vederla davvero perché Elizabeth non è fragile, per nulla. Non ho mai conosciuto nessuna donna capace di resistere a tutto come lei!
Butto un paio di banconote sul bancone mentre gli eventi della serata mi scorrono davanti agli occhi come un film, ancora e ancora.
Quando alla si era tolta il soprabito il mio battito era praticamente impazzito mentre mi si era seccata la bocca: era il significato vivente di bellezza. Indossava un vestito rosso -non avevo mai amato tanto quel colore come da quando l'avevo visto indosso a lei- ed era un misto d'indecenza e dolcezza. L'avevo guardata trattare con quella gente come se lo facesse da una vita ed era una ragazza completamente diversa da quella con cui abitavo. Misurava ogni parola e il suo sorriso non raggiungeva mai lo sguardo. Eppure si destreggiava con la grazia di una regina.
Ma era stanca e con una scusa riuscii a portarla fuori in terrazza. Ancora non so se avevo fatto bene o male, visto quello che era successo dopo.
Anche se lentamente, ero riuscito a mettere insieme qualche tessera del puzzle che era Elizabeth Sanders, penso amaro mentre mi dirigo verso casa, anche se non è decisamente casa mia quella.
Gli avevo chiesto se era la figlia di Richard Sanders perché mi ricordavo che Debrah mi aveva parlato della tragica morte dell'uomo e sua moglie e della povera ragazzina che ne era uscita viva per miracolo.
Elizabeth si era messa sulla difensiva, la serata era già stata abbastanza pesante. Ma quando mi aveva detto di non guardarla in modo diverso non avevo resistito perché El non aveva nessuna idea di come io la vedessi. L'avevo fatta girare su se stessa e bloccato i polsi dietro la schiena. Mi era bastata una sola mano per bloccarle entrambe le braccia talmente è piccola.
Mi ero chinato fino a quando non avevo visto le screziature castane nei suoi occhi verdi e le avevo detto la verità, di come mi facesse impazzire e quanto la desiderassi. Avevo tralasciato il fatto per cui forse mi stavo innamorando di lei.
Sentire il modo in cui s'inarcava contro di me, divorata dalla mia stessa passione, mi stava uccidendo ma mi era bastato sentire che aveva intenzione di rompere con Lys per perdere definitvamente il controllo. L'avevo baciata come sognavo di fare dalla prima sera, rivendicando quella bocca e quel corpo come mio. L'avevo trascinata su un taxi, ormai incapace di toglierle le mani di dosso. Volevo sentire tutto di lei, non mi sarei accontentato. Pensavo che le cose stavano andando finalmente nel modo giusto.
Mentre la baciavo, prima nel taxi e poi contro il muro di casa, avevo capito che non avevo mai dato abbastanza importanza a questa cosa, il baciarsi. Ma con Elizabeth era meraviglioso, come fare mille discorsi senza dire una parola.
Ma poi avevo capito che non ero io la sua scelta... io ero il rimpiazzo di qualcun altro, il tappabuchi in attesa di quello giusto, quello buono solo per fare sesso... perché a quanto pare non ho sentimenti. Ma evidentemente si sbagliano tutti o non avrei sentito come se avessi preso un pugno allo stomaco guardandola baciare lui come se pochi minuti prima non fosse stata avvinghiata a me, non mi sarei sentito morire dentro sentendola dire che lo ama.
Lo. Ama!
Furioso, tiro un pugno contro un muro ma neanche quel dolore basta a farmi smettere di pensare a lei.
Per questo quando entro in casa e la vedo in cucina non riesco a trattenermi. Mi avvicino, la provoco fino ad ottenere una reazione. La bacio ma non so se sto punendo lei o me. E quando mi stacco, sono eccitato, furioso e ferito; per questo cerco di farla sentire come me prima di andarmene. Ma l'unica cosa a cui riesco a pensare prima di addormentarmi è la frase che le è sfuggita nella rabbia del momento: "Dirgli che sono attratta dal nostro nuovo coinquilino e suo amico più caro talmente tanto che mi basta vederlo per farmi smettere di pensare e accelerare il cuore come un adolescente alla sua prima cotta?" Sapevo di non essere l'unico a provare queste cose ma ora so che lei non intende fare nulla in merito. Forse è meglio che anche io mi decida una volta per tutte a passare oltre.

«Amico, per l'amor del cielo. Non ti dico di non portartele a casa ma almeno fai un po' meno rumore!» Esclama Lys mentre si versa una tazza tè, ridendo.
Io sorseggio il mio caffè come se nulla fosse e alzo le spalle «Che ci posso fare se sono così bravo?»
Uno sbuffo mi ricorda che c'è anche Elizabeth in cucina che fissa il suo caffè come se le avesse fatto un torto personale. Ho notato che la sua pelle chiara è tirata e che sotto gli occhi sfoggia delle occhiaie non indifferenti ma faccio finta di nulla.
«Hai detto qualcosa?»
Okay, forse devo ancora lavorare sul far finta di nulla!
Lei alza lo sguardo e mi fissa con astio «Ho detto: mmmpf» e stavolta sbuffa a voce alta, senza distogliere lo sguardo dal mio.
«E cosa vorrebbe dire mmmpf?» La scimmiotto e mi diverto un mondo. Adoro anche il modo in cui le si dilatano le pupille, le guance gli diventano rosse e il respiro diventare ansimante. Farla arrabbiare è uno spettacolo!
«Vuol dire che forse le tue nuove amichette gemono e urlano un po' troppo. Chi mi fanno venire in mente? Ah sì... le attrici un film porno di serie B!»
«Davvero, dolcezza? Non sapevo fossero questi i tuoi gusti cinematografici. Buono a sapersi». E le faccio l'occhiolino da sopra la tazza, conscio di aver segnato un punto. La vedo gonfiare il petto, pronta al secondo round quando la voce di Lysandro ci riporta all'ordine. «La smettete di fare i bambini? Ma dico io, si può sapere da una settimana a questa parte che vi ha preso? Prima andavate tanto d'accordo e ora non fate altro che litigare!» Ah, se solo il mio amico sapesse.
Mi guarda ma io scrollo le spalle, indifferente. A quel punto guarda lei ma El non riesce a guardarlo, tiene gli occhi bassi e si morde il labbro. Vorrei avere il diritto di avvicinarmi e liberare quel povero labbro da quella tortura.
«Niente, Lys... non succede niente...» e la voce è spenta, come se di colpo non avesse neanche più voglia di stare in piedi.
Mi lancia un occhiata e mi sento il più grande stronzo del pianeta a farla soffrire così. Ma io soffro tanto quanto lei.
Per questo faccio un sorriso finto e tiro fuori il telefono «Scusate ma devo rispondere a Beverly».
Esco in giardino e mi lascio scivolare con la schiena contro il muro, seduto nell'unica zona non vista dalla casa.
«Pensavo che stessi rispondendo alla chiamata di una delle tue sciacquette!»
«Mi hai seguito, baby?»
Alzo lo sguardo su di lei e mi sorprendo quando la vedo sedersi di fronte a me, la schiena contro la corteccia di un albero.
«Sì, ti ho seguito».
«Non hai paura che il tuo ragazzo possa vederci?»
«Il tuo amico sta rispondendo per davvero a una chiamata e volevo lasciargli un po' di privacy».
Già, avevo detto a Lys che i soldi non erano un problema, ne avevo a sufficienza per tutta la band. Ma lui non aveva voluto saperne.
«Quant'è testardo» mi sfugge e vengo ricompensato dall'ombra di un sorriso.
«Lo so... non ha voluto neanche i miei di soldi!»
Visto che la cosa sembra lunga e non sono bravo a restare solo con lei, tiro fuori un pacchetto di sigarette e me ne accendo una.
«Posso?» E la sua domanda mi sorprende. Certo, quella sera mi aveva preso la sigaretta dalle labbra per farsi un tiro ma non pensavo fosse tipo da fumare. In ogni caso le passo il pacchetto e l'accendino. La vedo compiere i gesti come se li facesse ogni giorno e rimango incantato dal modo n cui chiude gli occhi e butta indietro la testa, godendosi appieno la prima aspirata. Mi muovo a disagio perché i jeans di colpo sono diventati troppo stretti.
Quando apre gli occhi la sta ancora fissando.
«Cosa?»
«Niente... solo che non pensavo fumassi!»
Si prende un attimo di tempo e quando mi risponde la sua voce è amara «Perché non mi hai conosciuta quando i miei genitori erano ancora vivi! Fidati, le sigarette non erano il peggio...»
«Pensavo che vivessi in un mondo dorato», lo so, avevo detto che non volevo farmi coinvolgere ma non posso neanche ignorarla in situazioni del genere. Non quando mi parla di argomenti tanto dolorosi per lei.
«Io la consideravo più una gabbia dorata. I miei genitori mi davano tutto ma in cambio volevano che fossi perfetta. E io perfetta non lo sono mai stata.» Si ferma per fare un altro paio di tiri, lo sguardo lontano «E quando sono entrata nell'adolescenza si può dire che fossi una ragazzina ribelle: le regole mi andavano strette!»
«Eravamo simili, in pratica».
Lei mi guarda sorpresa, forse si aspettava una critica da parte mia e stavolta quando mi sorride vedo anche i suoi occhi illuminarsi.
«Già... chissà, magari ti sarei anche piaciuta all'epoca!» Lo dice come se ora non mi piacesse, come se non fosse a lei che penso tipo ventitre ore al giorno.
«In ogni caso non sono più quella ragazza. Sono cresciuta!» Lo dice a bassa voce e mi chiedo se lo stia facendo capire a me o a se stessa.
Si alza e si scolla la terra dai pantaloni. Lancia uno sguardo alla porta e poi torna a guardarmi «Cosa significa quella parata di donne? Una diversa ogni notte a scaldarti il letto... anzi, penso che stanotte fossero in due!»
«Cosa t'importa? Hai già fatto la tua scelta» le ringhio addosso, ogni complicità di nuovo sparita.
«Già, la differenza è che io sto con qualcuno a cui voglio bene mentre tu... scopi in giro come se fossi un ragazzino che non sa tenerlo nei pantaloni!»
«Beh, grazie al cielo non sono affari tuoi».
Vedo le lacrime inumidirgli lo sguardo mentre si morde di nuovo il labbro. Guarda per un attimo il segno che ho sul braccio, il graffio che mi ha fatto lei per tenermi vicino mentre mi baciava, prima di guardarmi negli occhi. «Dimmi solo cosa significa».
La guardo e vorrei stringerla, baciarla fino a cancellare quel dolore invece rimango immobile.
«Castiel, per favore! Dimmelo!» Non credo si sia accorta di aver alzato la voce o del fatto che alla fine ha iniziato a piangere.
Mi fa male vederla così ma le rispondo ugualmente.
«Sinceramente, Elizabeth, cosa pensi che significhi? Mi ero preso una pausa, con il fatto della band nuova e tutto il resto. Ma ora sono tornato alla mia solita vita. In fondo, dolcezza, sono giovane bello e famoso... perché non mi dovrei divertire?» Sfoggio la mia aria più arrogante ma la verità è che quelle parole mi lasciano l'amaro in bocca.
La vedo portarsi una mano al petto e l'altra a coprire la bocca aperta in un oh di dolore.
Non mi risponde, la sento solo singhiozzare prima di voltarsi e correre via.
In fondo, lei ha fatto la sua scelta. Ma per quanto me lo ripeta, non mi sento meglio.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Dolce Flirt / Vai alla pagina dell'autore: shira21