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Autore: emylee    24/10/2017    5 recensioni
Harry Potter è stato colpito, in ritardo, da un colpo di fulmine.
Harry neanche stava ascoltando cosa il piccolo stesse dicendo, – «Draco! Dov'eri! Stavo piangendo!» –, troppo occupato a rendersi conto di quanto fosse bello Draco Malfoy quel giorno. Era sereno, come non lo aveva mai visto, come se finalmente si fosse lasciato alle spalle i segni delle sue scelte sbagliate, ed Harry...
Harry fece la cosa più stupida che potesse fare.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Teddy Lupin | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Painting Flowers


«Potrei venire a far visita a Teddy, qualche volta?»

Teddy aveva compiuto due anni da poche settimane, quando Andromeda era morta. Il cuore aveva smesso di battere, avevano detto i Guaritori che l'avevano avuta in cura durante i suoi ultimi giorni di vita. Era morta di crepacuore a due anni di distanza dalla morte di suo marito e di sua figlia, e neanche la presenza del piccolo l'aveva salvata. Era invecchiata di cento anni, la povera Andromeda. Teddy non era riuscito a darle neanche un ultimo bacio, prima che venisse sotterrata accanto al marito.

«Quando vuoi, Malfoy.» Harry sorrise, stringendo un Teddy che si era addormentato, stremato, dopo il funerale, sulla sua spalla. «Ti ringrazio per oggi. Sei stato l'unico nel riuscire a tenerlo a bada.»

Ed era vero: Draco Malfoy aveva preferito evitare la funzione, dicendo che aveva assistito a così tanti funerali da bastargli per una vita intera, ed Harry non aveva saputo dargli torto. Un po' tutti coloro che avevano vissuto la Seconda Guerra Magica ne avevano abbastanza di funerali. Quindi aveva preso per mano un Teddy silenzioso e giù di corda, e lo aveva portato nei giardini fioriti che circondavano il cimitero. Aveva visto Teddy tornare a sorridere e cambiare colore ai suoi capelli in un biondo grano, forse cercando di imitare quelli di Malfoy, mentre raccoglieva margherite. Dopo il funerale, poco prima che crollasse addormentato, aveva appoggiato i fiori raccolti sulle lapidi dei suoi genitori, poco lontano da quelle di Andromeda e Ted Tonks.

«È... vivace. Per quanto potesse esserlo in un giorno simile, almeno. È stato un piacere.»

«Erano giorni che non rideva così. Credo che tu gli piaccia, forse perché sente che sei uno dei pochi ancora in vita che fanno parte della sua famiglia. Vorrei tanto che tu ne facessi parte...» Harry lasciò cadere il discorso. Abbassò gli occhi sul cespuglio di capelli sulla sua spalla, che durante il sonno erano del loro colore naturale, quel castano così simile a quello di Remus, e tirò fuori dalla manica la sua bacchetta, pronto a Smaterializzarsi.

Teddy avrebbe vissuto insieme a lui, a Grimmauld Place. Harry già sospirò mentalmente, pensando a quanto sarebbe stato difficile, da quel giorno in poi, far abituare Teddy alla non-presenza di Andromeda, ma ce l'avrebbe fatta.

Prima che riuscisse a Smaterializzarsi, Malfoy lo fermò. «Verrò domani. Grimmauld Place, giusto?» Harry annuì, e Malfoy accennò appena un sorriso, guardando, con uno sguardo sorprendentemente addolcito, Teddy. «Verrò domani.»

«Ti aspettiamo, allora.» Ricambiando il sorriso, Harry tornò a casa.


Malfoy si presentava di fronte alla porta di Grimmauld Place ogni pomeriggio. Le sue visite erano sporadiche, all'inizio, un paio di volte a settimana, ma Teddy aveva iniziato a cercarlo più spesso e a chiedere di lui prima di andare a letto, così Harry si era ritrovato con l'invitarlo a cena quasi tutte le sere... fino a diventare un appuntamento quotidiano. Con il passare dei mesi, Malfoy era diventato Draco, aveva una stanza sua a Grimmauld Place e persino lo spazzolino nel loro bagno.

Portava sempre dei regali per Teddy, ogni giorno uno diverso. Harry, ridendo, gli aveva fatto notare che, così, lo avrebbe viziato e che stava iniziando ad invidiare Teddy per tutte le cose belle che gli portava. Draco non disse nulla, limitandosi a ridacchiare anche lui, ma dal giorno dopo aveva preso l'abitudine di portare qualcosina anche per Harry – dolciumi, in particolare. Roba estremamente buona, pasticceria francese alla quale Harry non riusciva mai a dire di no dopo che Draco lo aveva costretto ad accettare i suoi doni.

Ad Harry gli si scaldavano le guance ogni volta.



Harry mise i pasticciotti alla crema pasticcera su un vassoio, leccandosi già i baffi, ma si fermò a pochi centimetri dalla porta socchiusa della sala da pranzo, il vassoio sospeso in aria al suo fianco, perché la scena che aveva davanti era terribile ma, allo stesso tempo, così dolce da far concorrenza ai pasticciotti.

«Non è più bello così?» stava chiedendo Teddy. Tra le dita paffute aveva un pennarello viola, altri erano sparpagliati sul tavolo. Di fronte a lui, però, non aveva nessuna pergamena, ma solo la pelle diafana dell'avambraccio di Draco. Il Marchio Nero era sbiadito, ma ancora ben visibile. Harry lo vedeva bene persino da dov'era, in piedi imbambolato davanti alla porta socchiusa.

«Non sarà mai bello, Teddy.» Draco aveva sospirato, a quel punto, ma stava continuando a lasciar disegnare Teddy sulla sua pelle. «Questo è un tatuaggio molto brutto.»

«È vero, mi fa un po' paura. Ma se disegno questo – è un cane, Draco, vedi? – diventa più bello, no? Guarda! Ora faccio anche una Puffola Pigmea, come quella che ha zia Ginny.»

«La colori di rosa?»

«Sì!» I capelli di Teddy divennero dello stesso fucsia acceso del pennarello che aveva afferrato. «Poi qui e qui,» indicò due punti precisi sull'avambraccio di Draco, «disegnerò delle margherite.»

«Cagnolini, Puffole Pigmee e margherite. Non vedo l'ora che completi la tua opera, Teddy.»

Harry deglutì. Aveva un nodo in gola e non sapeva bene perché: durante quei mesi di quasi convivenza, lui e Draco non avevano mai accennato al passato. Avevano deciso, di comune accordo, di lasciarsi tutto alle spalle, per il bene di Teddy. Draco era sempre stato molto attento a tener nascosto il Marchio Nero e le cicatrici che portava sul petto – Harry non le aveva mai viste, e sapeva che il germe della colpa gli avrebbe corroso le viscere, se o quando Draco gliele avrebbe mostrate – quindi, adesso, con Teddy così vicino al simbolo che aveva ucciso tutta la sua famiglia, non sapeva bene come reagire.

Ma Teddy sembrava felice. Era felice. E lo era anche Draco, il suo volto era limpido e senza alcuna traccia di quella vergogna che Harry gli aveva letto negli occhi durante la guerra. I suoi occhi non trasmettevano tristezza, non erano feriti, come tutte le volte che, per strada, si sentiva urlare contro sporco Mangiamorte.

Draco non si era mai lamentato, ed Harry non aveva mai assistito a scene del genere. Ma Harry sapeva. Tutti sapevano. L'ombra della guerra non sarebbe andata via troppo presto. Forse mai.

«Anch'io non vedo l'ora.» Provò a sorridere, Harry, mentre si avvicinava a loro seguito dal vassoio pieno dei dolciumi. Draco non alzò subito lo sguardo, come se stesse cercando di scacciare via la vergogna per quello che era quasi nascosto dai disegni di Teddy. «Ma direi di aggiungere qualche gattino.»

Teddy sgranò gli occhi e i suoi capelli diventarono arancioni. «Come Grattastinchi?»

«Quello non è definito un gattino

Teddy rise, e Draco stirò le labbra in un sorriso. Harry si sentì stranamente sollevato nel vedere che Draco non stava cercando in alcun modo di togliersi da quella situazione, o di nascondere almeno il Marchio Nero. Aveva ancora lo sguardo basso, perso tra le rifiniture del tavolo, ma non stava scappando. Stava affrontando Harry, in qualche modo.

Strano. Harry ne era felice.

«Tra l'altro,» aggiunse, «io lo firmerei, una volta finito. Un'opera di Teddy Lupin.»

«Harry, ma io non so scrivere!»

«Ti faccio vedere io come si fa.» Tentennò, prima di avvicinarsi. Draco probabilmente se n'era accorto, ma fece finta di niente. Harry prese un pennarello blu elettrico e scrisse, in stampatello e in modo leggibile, il nome di Teddy sulla pelle di Draco.

Gli sembrò di sentirlo sospirare.


A fine giornata, il braccio di Draco era pieno di colori, il Marchio Nero solo una chiazza scura usata come base. Draco non rimase a dormire con loro, quella sera, e se ne andò con le firme di Harry e di Teddy stampate sulla pelle.

«Grazie.» aveva sussurrato, prima di chiudersi la porta alle spalle.

È stato un piacere.



Draco, il pomeriggio dopo, arrivò con un'ora di ritardo.

Teddy aveva cominciato a innervosirsi già dieci minuti dopo l'ora solita in cui Draco arrivava. Era sempre preciso: non bussava mai alla porta di Grimmauld Place né un minuto prima né un minuto dopo. Era puntuale, ogni volta.

Per questo Teddy aveva cominciato a lamentarsi da subito. Draco non avrebbe mai ritardato senza neanche inviare un gufo per avvertirli.

«Avrà avuto un contrattempo.» cercava di consolarlo Harry, ma anche lui si sentiva agitato.

Quando Teddy scoppiò a piangere, Harry non poté far altro che prenderlo in braccio e cullarlo, camminando avanti e indietro per la casa, una mano ad accarezzargli la schiena e i capelli. Sentiva il collo umido dalle sue lacrime.

Teddy aveva paura, come ce l'aveva anche Harry. Paura di non veder tornare più una persona cara, come era successo con Andromeda, che la sera prima gli aveva raccontato la favola della buonanotte e la mattina dopo non c'era più.

Draco, per Teddy, era importante come lo era Harry, come lo era stata Andromeda. Non era come gli Weasley che vedeva una volta a settimana, non come Hermione che spuntava dal camino non tutte le mattine: Draco era una presenza fissa nella vita del bambino: se non c'era, mancava.

Quando sentì bussare alla porta – Draco non usava mai il camino e non si Smaterializzava, nonostante Harry gli avesse più volte dato il permesso di farlo – Harry sospirò di sollievo. Teddy si era calmato sulla sua spalla, ma continuava a singhiozzare, e solo quel rumore era riuscito a farlo smettere.

«Draco?» chiese, sottovoce, quasi avesse paura di urlare. I suoi capelli diventarono dorati, stavolta molto più simili a quelli di Draco.

«Solo lui bussa alla nostra porta.» Harry gli sorrise e gli si scaldò il cuore quando lo vide indicare con una manina la porta.


La prima cosa che Harry notò, quando vide Draco, fu che con le braccia scoperte stava bene. La seconda, era che l'avambraccio era ancora imbrattato con i loro disegni, solo che adesso si muovevano: le margherite roteavano, i gattini muovevano la coda e i cani rincorrevano le Puffole Pigmee. I nomi di Harry e Teddy ricoprivano la maggior parte del Marchio Nero, ormai quasi invisibile.

Era un tatuaggio magico.

«Mi dispiace, ci ho messo più tempo del previsto.» Draco abbassò gli occhi sul suo braccio e sorrise. Era un sorriso imbarazzato, il sorriso più bello che Harry avesse mai visto. «Voleva essere... una sorpresa, non ho portarto altri doni oggi. Non volevo farti piangere, Teddy.»

Harry si rese pienamente conto, mentre rimetteva con i piedi per terra un Teddy scalciante, di star fissando boccheggiante Draco come un pesce fuor d'acqua. Draco non aveva ancora posato gli occhi su di lui, i loro sguardi non si erano ancora incrociati: Teddy aveva attirato tutta la sua attenzione, per il momento.

Harry neanche stava ascoltando cosa il piccolo stesse dicendo, – «Draco! Dov'eri! Stavo piangendo!» –, troppo occupato a rendersi conto di quanto fosse bello Draco Malfoy quel giorno. Era sereno, come non lo aveva mai visto, come se finalmente si fosse lasciato alle spalle i segni delle sue scelte sbagliate, ed Harry...

Harry fece la cosa più stupida che potesse fare.

«Harry, va tutto bene?» gli aveva appena chiesto Draco, poco prima che Harry portasse una mano dietro al suo collo da cigno e lo spingesse verso le sue labbra. Davvero, non era quello che Harry aveva in mente. O meglio, era quello desiderava, non poteva negarlo, perché aveva appena avuto un fottuto colpo di fulmine, ma non doveva andare così.

Si staccò solo quando sentì Teddy urlare: «Ugh! Che schifo!»

Non ebbe il coraggio si aprire subito gli occhi, Harry. Assaporò ancora per un po' il sapore di Draco sulle labbra, che seppur fosse stato solo uno sfregamento, sentiva il suo odore anche respirando con la bocca, e si rese conto che quello che sentiva nello stomaco erano proprio le cosiddette farfalle. Aveva avuto davvero un colpo di fulmine, Harry non seppe come giustificarsi in altro modo: erano mesi che Draco continuava a fare capatine a casa sua e a stregarlo con i suoi modi taglienti e allo stesso tempo dolci e con i suoi regali, ma solo in quel momento – volontariamente o meno – Draco era riuscito a far cadere ai suoi piedi Harry.

Tatuandosi il suo nome e quello di Teddy sulla pelle.


Non riaprì gli occhi se non dopo essersi Smaterializzato in camera sua ed essercisi chiuso dentro, consapevole di comportarsi, così, come un vigliacco ma un po' sollevato sapendo che Teddy era, in ogni caso, in mani sicure.

Sperava solo di non aver condannato anche Teddy, con quel bacio. Teddy non avrebbe sopportato l'allontanamento di Draco per nessuna ragione al mondo.



«Harry? Teddy si è addormentato. Possiamo parlare?»

Harry non poté fare a meno di deglutire. Non seppe bene quanto tempo era rimasto seduto davanti alla porta di camera sua, a guardare il buio della stanza, ma considerando che Teddy fosse già a letto... probabilmente più di un paio d'ore.

Prese un profondo respiro, mentre si rimetteva in piedi. Quando aprì la porta, vide Draco con il pugno alzato e le labbra socchiuse, probabilmente perché stava per bussare di nuovo e a chiamare il suo nome.

Prima che il cervello di Harry andasse in arresto in modo definitivo, decise di mettere in chiaro alcune cose. Nonostante sapesse bene di non essere una cima con i discorsi non preparati da Hermione, era il minimo che potesse fare.

«Non volevo.» A quelle parole, Draco aggrottò le sopracciglia e un lampo di delusione passò nei suoi occhi, ma fu così veloce che Harry pensò di esserselo sognato. «Non è vero,» gli scappò dunque di dire, «volevo, eccome. Per questo l'ho fatto. Ma non volevo. Capisci?»

«Le tue doti oratorie non sono mai state un granché, Potter, ma oggi batti tutti i tuoi record. No, non sto capendo.» Con un sospiro, Draco si grattò con eleganza la fronte, che non aveva intenzione di rilassarsi. Il braccio con la sua firma e quella di Teddy spiccava sotto le luci del corridoio.

«Vuoi la verità?»

«Perché credi altrimenti sarei qui a cercare di decifrare ciò che dici?»

«Ah, non so,» Harry scrollò le spalle, «forse per dirmi che... che non verrai più? Teddy ne soffrirebbe.»

«Harry,» Draco addolcì il tono, probabilmente riuscendo a capire che Harry stesse usando Teddy per non farlo andare via. E, con un po' di vergogna, era proprio quello che Harry aveva cercato di fare. «non lascerò Teddy.» Non disse nulla riguardo a lui, e quello che sentì nello stomaco, adesso, non erano le farfalle, ma solo la delusione. «Dimmi solo perché.»

«Ho avuto un colpo di fulmine.»

«Un... cosa?»

«Ehm... è quando...» Si guardò intorno, cercando un qualcosa che potesse aiutarlo. Hermione sarebbe stata utile in questo caso. Ron un po' meno. «Quando una persona incontra un'altra e... e si... ehm, infatua lì sul momento. È un colpo di fulmine.»

«E tu l'hai avuto... ora

Harry arrossì, sotto lo sguardo esterrefatto di Draco, «È colpa tua! Tua e dei tuoi regali, e dei tuoi dolcetti, e della tua gentilezza con Teddy, e di... quello.» Infine sospirò, «Non ho potuto farne a meno. Alla fine... ci sono caduto con tutte le scarpe.»

«Continuo a non capire appieno cosa stai dicendo, ma meglio tardi che mai.» Ed eccolo lì, uno dei sorrisi più belli che Harry avesse mai visto, ed erano stati sempre tutti di Draco. Sperò di essere riuscito a sopprimere un sospiro innamorato, ma ad aiutarlo fu lo stesso Draco che, piegandosi, appoggiò le labbra sottili e fredde sulle sue. «Io avuto quel... colpo di fulmine nove anni fa, quando hai rifiutato la mia amicizia.»

Stavolta fu un bacio vero con tanto di lingua, denti e mugolii, non solo una mera carezza.

«Non vale anche per l'odio.» ansimò Harry, staccandosi appena dal suo bacio.

«Non intendevo l'odio. Non ho provato odio per te, in quel momento. Tanta delusione, certo, ma... sei stata il primo che mi ha negato quello che desideravo. Da quel momento in poi, non ho fatto altro che volerti con sempre più intensità, fino a che... beh, non sono stato grande abbastanza da capire cosa significasse.»

«Non hai mai fatto trapelare nulla, anzi...» Si allontanò, ma non troppo. Abbastanza da poter guardare Draco negli occhi e toccargli, allo stesso tempo, ancora il viso, «Credevo... credevo che baciandoti ti avrei fatto scappare a gambe levate...»

«Non capisco quello che dici, ma no.» Un bacio a stampo. «Ho smesso di scappare.»


Il giorno dopo, fu Draco a svegliare Teddy e a preparargli la colazione arrivata direttamente dalla Francia, dandogli la bella notizia che, da quel giorno in poi, Draco sarebbe stato lì con loro tutte le mattine, i pomeriggi e le notti.

Harry rimase a guardare, un sorriso imbambolato sulle labbra.

Teddy era riuscito finalmente a colorare i suoi capelli dello stesso colore di quelli di Draco, quel pomeriggio, mentre disegnava nuovi fiori sull'avambraccio che di Nero, ormai, non aveva altro che l'ombra.







Spazio Autrice
Una os nata così di getto, non mi convince neanche più di tanto, ma mi ha un po' addolcito la giornata.
Spero vi piaccia! L'idea è presa da un post su tumblr di newtscamamder <3
A presto (spero)


Em
y.
  
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