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Autore: Saigo il SenzaVolto    01/11/2017    1 recensioni
AU, CROSSOVER.
Sequel de 'Il Pianto del Cuore'
Era una serata come tutte le altre, quando improvvisamente Naruto, assieme a Hinata, Sakura e Sasuke si ritrovò in un luogo sconosciuto senza ricordare nulla. Ma loro non sono i soli ad essere finiti lì. Direttamente dall’oltretomba infatti, anche i genitori di Sasuke e quelli di Naruto fanno la loro comparsa, insieme a due personaggi provenienti dal futuro: Sarada Uchiha e Boruto Uzumaki.
Quest'ultimo, inoltre, molto diverso dalle aspettative di tutti!
Tra dispute familiari, passati dolorosi e comportamenti inaspettati, per i nostri eroi non sarà facile andare d'accordo. Ma tutti loro dovranno riuscire ad unirsi insieme per superare molte difficoltà, poiché una grave minaccia rischia di distruggere il loro mondo.
E loro sono gli unici in grado di fermarla!
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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PREMESSA: alcuni personaggi ed eventi di questa storia potrebbero essere diversi rispetto all’opera originale! Dipende tutto dalla mia immaginazione!
 

 

Il Potere di un Sorriso


“Il Potere del Risveglio.”

Naruto e gli altri rimasero stupiti. Non avevano mai sentito parlare di un potere simile. E quei tre manufatti secondo l’Eremita dovevano essere la chiave per riuscire ad ottenerlo. Rimasero tutti in silenzio ad ascoltare la spiegazione.

“Partiamo dal principio,” fece Hagoromo con un tono calmo e serio. “Come dicevo, questi tre oggetti appartenevano ad un antico Re di Eldia, un Re conosciuto con il nome di Sargon.”

Eren trattenne il fiato all’udire quel nome. Anche gli altri notarono il suo stupore e gli lanciarono delle occhiate interrogative.

“Cosa succede, Eren?” chiese Naruto.

Il moro batté le palpebre, stupito. “Quel nome,” disse lentamente. “Sargon, è un nome molto famoso per gli abitanti di questo mondo. È il nome del Re che unificò per primo i nove regni di Eldia! State dicendo che quei tre oggetti appartenevano davvero al leggendario Sargon?”

L’Eremita annuì. “Esattamente.” confermò. “I tre manufatti erano le armi di Re Sargon, le armi da cui egli ottenne il Potere con cui riuscì ad unificare i nove Regni.”

Minato rifletté alcuni secondi. “Ma come possono questi gioielli avere un Potere al loro interno?” domandò, perplesso. “Anche se possiedono dell’energia racchiusa dentro di loro, non mi sembrano capaci di garantire nessun tipo di potere misterioso.”

“Il Potere celato al loro interno si attiva soltanto se essi sono riuniti insieme,” spiegò con pazienza Hagoromo. “Ma, per poterlo usare, alcune condizioni devono essere necessariamente esaudite.”

Gli altri ascoltarono con attenzione le sue parole.

“Ogni manufatto,” disse lentamente l’essere misterioso. “Ha dentro di sé una potente e misteriosa fonte di energia, la cui origine è del tutto sconosciuta persino per me. Ogni singolo gioiello, se diviso dagli altri, cerca in ogni modo di riunirsi agli altri manufatti. Per questo quando ci salutammo in precedenza vi dissi che il primo manufatto vi avrebbe sicuramente condotto dagli altri.”

Sasuke s’intromise subito. “C’è una cosa che non capisco,” disse improvvisamente. “Assorbire l’energia da ogni manufatto ci ha mostrato i luoghi in cui avremmo dovuto trovare i pezzi successivi, ma così non è stato per l’anello. La visione che ho avuto io mi ha mostrato questa città, ma l’anello si trovava in un posto diverso!”

L’Eremita sorrise compiaciuto. “È qui che sbagliate, giovane Sasuke” disse loro con divertimento, confondendo tutti i presenti. “I primi due manufatti non vi hanno mai mostrato il luogo dove si trovavano quelli successivi. Essi vi hanno bensì mostrato la strada che dovevate intraprendere ed i luoghi da raggiungere per trovare gli altri. Questo non implica che i luoghi mostrati siano davvero quelli dove si trovano i manufatti.”

Gli occhi di Minato si ridussero a due fessure. “Lei ci sta dicendo,” disse lentamente. “Che ogni manufatto ci ha indirizzato verso un luogo che, in un modo o nell’altro, ci avrebbe comunque condotto dagli altri indipendentemente dalla loro presenza?”

“Proprio così, Quarto Hokage.” confermò Hagoromo. “Prendete come esempio lo scettro. Esso vi ha mostrato questa città, mentre l’anello si trovava in un luogo completamente diverso. Ma questo non vi ha impedito di raggiungere l’ultimo manufatto, o sbaglio?”

Boruto sgranò l’occhio sinistro. “Vuoi dire che lo scettro sapeva in qualche modo che se noi fossimo giunti a Shiganshina io sarei comunque andato nell’avamposto di Marley, trovando così l’ultimo manufatto?”

L’Eremita si lisciò la barba. “Precisamente.” disse con un sorriso. “Come potete vedere, ogni manufatto possiede un potere misterioso che gli permette di riunirsi agli altri in un modo o nell’altro. L’origine di questo Potere è oscura e misteriosa anche per me, ma la sua efficacia è indubitabile. La prova di ciò è che voi siete riusciti ad ottenere tutti e tre i pezzi indipendentemente dalle circostanze.”

“Ma cosa fa precisamente questo Potere?” domandò Kushina. “E in che modo esso può aiutarci a sconfiggere il drago?”

Hagoromo incrociò le braccia, fissando tutti i presenti col suo Rinnegan. “Quest’informazione è molto importante, quindi ascoltate attentamente.” li avvisò.

Naruto e gli altri aguzzarono le orecchie, preparandosi alla rivelazione.

“L’energia contenuta all’interno dei tre manufatti,” spiegò l’Eremita seriamente. “Ha una capacità unica ed irriproducibile. Un’abilita che non è ottenibile in nessun altro modo. Essa, quando viene in contatto con l’energia vitale o il chakra di una persona, permette al possessore di sbloccare un’abilità particolare. L’energia dei tre gioielli infatti, entrando nel sistema circolatorio del corpo del possessore, è in grado di risvegliare il Potere dormiente di quella persona.”

L’occhio di Boruto si ridusse ad una fessura. “Potere dormiente?” ripeté.

“Ogni essere umano possiede un Potere dormiente dentro di sé,” disse ancora l’anziano essere. “Un’abilità intrinseca nella nostra anima che resta sopita dentro di noi, impossibile da raggiungere con le nostre forze. Il Potere del Risveglio, una volta attivato, permette in qualche modo di riattivare, o meglio, di risvegliare questa abilità celata nel nostro profondo intimo. Considerate questo Potere come la manifestazione fisica e tangibile del nostro stesso essere, come la rappresentazione della nostra anima che prende forma nel mondo reale.”

“Che cosa?” esclamò allibito il Nukenin.

Minato sgranò gli occhi. “La manifestazione fisica del nostro essere?” ripeté, scioccato ed incredulo come tutti gli altri. “Ma una cosa del genere è impossibile! Cosa fa esattamente questo Potere?”

“Può sembrare complicato, ma vi assicuro che il concetto è molto più semplice di quel che sembra.” disse l’Eremita. “Immaginate di poter far riemergere il Potere celato dentro di voi, di tirare fuori il vostro massimo potenziale e di potergli dare una forma fisica in questo mondo. Il Potere del Risveglio è capace di realizzare proprio questo. È capace di manifestare l’abilità intrinseca di ogni persona nella realtà, esattamente come il Susanoo. Se ci pensate, esso non è altro la manifestazione fisica del dolore del clan Uchiha, ed il concetto è lo stesso in questo caso. La differenza è che i tre manufatti permettono al possessore di manifestare non solo il dolore, ma ciò che rappresenta tutto l’essere di una persona nella sua interezza. In pratica esso manifesta tutte le sue abilità, tutti i suoi sentimenti, tutti i suoi dolori, tutte le sue ambizioni, i desideri e i sogni. In una sola parola, l’essenza di una persona!

Naruto, Boruto, Sakura, Hinata, Minato, Kushina e gli Uchiha sgranarono gli occhi appena realizzarono ciò. Se quello che l’Eremita stava dicendo era vero allora questo misterioso potere era incredibile. Poter manifestare fisicamente tutta la forza, tutta la potenza interna di una persona era qualcosa d’inimmaginabile. Le possibilità erano infinite. Una cosa del genere era quasi impensabile.

“Se quello che dice è vero,” disse Sakura con un tono colmo di stupore. “Allora che tipo di manifestazione prende l’essenza di una persona?”

Hagoromo sospirò chiudendo gli occhi. “Non è possibile dare una risposta certa a questa domanda,” rispose lentamente. “Il Potere sopito all’interno di una persona è unico e particolare per ognuno di noi, e questo rende impossibile determinare la forza e l’abilità dell’essenza vera di una persona. Ogni uomo ha una sua vita propria, e possiede diverse esperienze, diversi sentimenti e diverse abilità. Non è possibile determinare che forma possa assumere l’essenza di ogni persona in modo assoluto. Re Sargon, ad esempio, era capace di manifestare la sua essenza sotto forma di una corazza di fuoco che gli avvolgeva il corpo, conferendogli protezione assoluta e controllo totale delle fiamme e di ogni tipo di combustione.”

“Capisco,” pensò seriamente Boruto. “La manifestazione fisica di ogni aspetto di un essere umano. Un’abilità interessante…”

Sasuke era rimasto sconvolto. “Un potere simile sarebbe capace di sfoderare tutto il potere di un essere umano!” pensò tra sé. “Permetterebbe di attivare tutto il potenziale di ogni persona, superando tutti i propri limiti!”

“Non riesco a crederci!” esclamò mentalmente Fugaku. “Può esistere davvero una cosa del genere?”

Minato tentò di ragionare. “Un Potere capace di risvegliare l’essenza di ogni uomo. Chissà cosa permette di fare…”

“Non posso crederci!” fu tutto ciò che riuscì a pensare Naruto.

Anche il Kyuubi era rimasto impressionato. ‘Un Potere simile sarebbe capace di portare orrore e distruzione su ogni cosa!’ disse lentamente. ‘Se usato per scopi malefici, potrebbe persino distruggere intere popolazioni!’

“Orrore e distruzione?” ripeté il jinchuuriki, confuso.

‘Pensaci bene, Naruto,’ ringhiò la Volpe. ‘Se un Potere del genere finisse nelle mani di persone malvagie e piene d’odio e dolore come Madara, cosa potrebbe accadere?’

Naruto impallidì appena intuì il rischio di una simile possibilità. Nel suo mondo, Madara stava ancora tentando di intrappolare il mondo nello Tsukiyomi Infinito, e se un Potere del genere fosse finito in suo possesso, allora l’umanità non avrebbe avuto speranza di sconfiggerlo.

“Se questo Potere è talmente forte,” disse Mikoto. “Allora perché in questo mondo nessuno ha cercato di ottenere questi manufatti?”

L’Eremita aprì gli occhi. “Oh, ci hanno provato eccome.” disse con un tono serio. “Per interi secoli in molti tentarono di usare i manufatti per risvegliare il Potere dormiente celato dentro di loro, ma nessun essere umano è mai riuscito ad utilizzarlo oltre a Re Sargon. Dopo secoli di tentativi inutili però, alla fine i tre manufatti furono dimenticati dagli uomini di Eldia e sparpagliati nel mondo, poiché era impossibile per loro riuscire a sbloccarne il potere.”

Eren s’interessò subito alla notizia. “Come mai nessun altro c’è mai riuscito?” gli chiese.

“La risposta è più semplice di quel che potreste pensare,” rispose Hagoromo con un sorriso. “Per poter utilizzare il Potere del Risveglio, come vi ho detto prima, bisogna soddisfare due condizioni. La prima è che il possessore dei manufatti deve essere necessariamente determinato su qualcosa. In altre parole: deve avere chiaro in mente l’obiettivo da raggiungere grazie al potere che vuole utilizzare. Deve avere bene in testa il suo obiettivo finale.”

Sarada inarcò un sopracciglio. “Mi sembra abbastanza facile.” commentò.

“Invece non lo è affatto.” la corresse l’anziana figura. “Per poter attivare il Potere bisogna riuscire a vedere il proprio obiettivo cogli occhi, poterlo sentire e percepire, quasi come se tu potessi toccarlo con le mani. Non basta semplicemente avere in mente un sogno o pensare a qualcosa che vuoi davvero. Bisogna desiderarlo con forza e passione, tentando di raggiungerlo con ogni mezzo possibile. Sargon voleva ardentemente unificare i regni di Eldia per portare pace nel suo mondo, e la sua forza di volontà e la sua determinazione gli hanno permesso di raggiungere quell’obiettivo. E poi, come se questo non bastasse, c’è ancora un’altra condizione che bisogna soddisfare.”

“E quale sarebbe?” chiese Kushina.

L’Eremita li fissò uno ad uno con forza per diversi secondi prima di rispondere.

“La consapevolezza di sé.”



“Che cosa?” esclamarono tutti contemporaneamente nelle loro teste.

Fu Sasuke a dare voce ai dubbi di tutti. “Cosa significa?” domandò con foga.

Hagoromo continuò a guardarli seriamente. “Esattamente quello che ho detto.” rispose loro con calma. “La seconda condizione necessaria per l’utilizzo del Potere del Risveglio è essere consapevoli di sé.”

Essere consapevoli di sé? Che cosa significava? Era un concetto troppo vago. Ogni persona era consapevole di sé. Nessuno all’infuori di se stesso poteva realmente dire come fosse fatta una persona in ogni suo aspetto. Il concetto non aveva senso.

“Che cosa intendi dire, vecchio Eremita?” chiese Naruto, incapace di comprendere a pieno. “Ognuno di noi è consapevole di sé! È una cosa naturale!”

L’Eremita scosse la testa. “Non è affatto così semplice.” disse seriamente. “Essere consapevoli di se stessi significa conoscere ogni singola sfaccettatura della propria persona. Significa essere pienamente a conoscenza dei propri difetti, delle proprie debolezze, dei propri sogni e delle proprie abilità. La consapevolezza della propria persona non è una cosa che possiedono tutti, ma al contrario, sono in molti a non esserne a conoscenza. Essa si ottiene osservandosi attentamente, tentando di comprendere i motivi che stanno alla base dei nostri pensieri, delle nostre azioni e dei nostri sogni e desideri. Molte persone giungono alla fine della loro vita senza aver mai compreso fino in fondo che tipo di persone sono realmente, e per questo non è per niente una cosa scontata. Essere consapevoli di sé è anche la base che serve a scoprire realmente qual’è l’obiettivo che si vuole ottenere nella vita.”

Boruto aggrottò le sopracciglia. “Quello che dici è vero soltanto in parte.” lo interruppe con un tono privo di emozione. “Nessuno può essere pienamente cosciente di sé per tutta la vita. L’essere umano è una creatura in continua evoluzione, e il suo essere cambia in base alle esperienze e alle vicende che egli vive ogni giorno. Non è possibile poter essere certi della propria persona finché si continua a vivere.”

Gli altri si voltarono verso il biondo, stupiti. Le sue parole erano incredibilmente mature e veritiere. Stentavano a credere che un ragazzo come Boruto potesse avere una capacità di ragionamento simile. Era come se stessero sentendo parlare un adulto, e non un ragazzo di diciassette anni.

Hagoromo sorrise all’udire la sua spiegazione. “Hai pienamente ragione, giovane Boruto.” gli disse. “Tuttavia, anche se quel che dici è vero, non è propriamente così che funziona.”

“E allora come funziona?” domandò Minato.

L’Eremita riprese a spiegare. “Esattamente come ha detto il giovane Boruto, l’essere umano è in continua evoluzione. Il proprio essere non è fisso, ma è soggetto a continui cambiamenti dovuti alla realtà e alle esperienze personali. Fattori come l’amore, il dolore e le vicende nuove che accadono ogni giorno lo influenzano sempre, modellando il carattere e i pensieri di ogni persona continuamente. Ma, anche nonostante questo, è possibile arrivare ad una consapevolezza parziale di sé. È possibile tirare le somme sulla propria vita in ogni istante, e nel farlo è possibile comprendere qual è la certezza o il sogno che ci spinge ad andare avanti nella vita. Questa è la condizione necessaria per attivare il Potere del Risveglio.”

Fugaku ragionò un attimo. “E quindi lei sta dicendo che nessuno è mai riuscito a soddisfare queste due condizioni da secoli?”

L’Eremita annuì. “Può sembrare semplice, ma riuscire a tirare delle somme concrete e soprattutto vere sulla propria persona non è immediato e facile.” spiegò loro lentamente. “Come può confermare anche il giovane Eren, gli abitanti di Eldia sono sempre stati in conflitto tra loro, e anche dopo l’alleanza dei nove Regni le battaglie per il possesso dei Titani non si fermarono mai. I manufatti finirono in mani diverse per moltissimi anni, e nessuno era a conoscenza dei requisiti necessari per utilizzare il Potere del Risveglio. Alla fine, la loro storia fu completamente dimenticata per questo motivo, ma il loro Potere è rimasto ancora intatto fino ad oggi.”

“Ma da dove provengono?” chiese allora Eren. “Come fanno ad avere questa energia al loro interno?”

Hagoromo lo guardò con occhi seri. “Non so che tipo di energia hanno dentro di essi, ma la loro origine risale alla stessa creatura che ha creato il potere dei Titani,” rispose con una voce pacata. “Ma al momento solo tu ed un altro di questo gruppo siete a conoscenza dell’identità di questo essere, e a tal proposito devo chiedere a te e a Boruto di parlare con me in privato più tardi su questo argomento.”

Boruto ed Eren capirono subito a chi si stesse riferendo l’Eremita.

“Il Diavolo della Terra!”

“Un momento,” disse improvvisamente Sarada, sconvolta. “State dicendo che Boruto conosce la creatura che ha creato i Titani?”

Naruto e gli altri si voltarono verso il diretto interessato. Boruto si limitò a ricambiare i loro sguardi con il suo occhio gelido.

“Ne sono a conoscenza, sì.” rispose il guerriero con un tono freddo. “Ma non è una questione che vi riguarda in alcun modo.”

Fugaku non volle accettare quella risposta. “Ci riguarda eccome!” disse con foga. “Per tutto questo tempo hai saputo-”

“Fugaku Uchiha,” lo interruppe Hagoromo col suo tono calmo ma autoritario. “Per quanto questa cosa possa essere frustrante per voi, il giovane Boruto ha ragione. Quest’informazione non vi riguarda. È uno dei segreti più importanti di Eldia e della sua gente, e non possiamo dirvi alcune cose per motivi di sicurezza. Boruto ed Eren ne sono a conoscenza da anni ormai, e sanno bene di non poter rivelare queste informazioni con leggerezza.”

Fugaku si zittì immediatamente, stringendo i pugni. Gli altri non sapevano cosa pensare. Come faceva Boruto a sapere certe cose? Come poteva essere a conoscenza di segreti che riguardavano Eldia? Il mistero che circondava quel ragazzo era sempre più intrigante per loro.

Naruto non poté fare a meno di chiedersi che razza di vita avesse avuto il suo futuro figlio per essere finito in mezzo a quella situazione. La sua curiosità nei suoi confronti cresceva sempre più.

Ma stavolta aveva un piano, e doveva solo aspettare il momento giusto per metterlo in atto.

“Tornando al discorso di prima,” riprese a dire Hagoromo, attirando di nuovo l’attenzione su di sé. “Ho avuto modo di osservare il vostro viaggio fino ad oggi, e ho scoperto delle cose importanti.”

Gli occhi di Sasuke si ridussero a due fessure. “Hai osservato il nostro viaggio fino ad oggi?” chiese con sospetto. “Com’è possibile?”

L’Eremita si limitò a sorridere. “Non posso spiegarvi nel dettaglio come ho fatto, ma sappiate che sono a conoscenza delle vostre avventure passate.” disse con un tono pacato. “E sono giunto alla conclusione che al momento ci sono quattro persone nel vostro gruppo che possono raggiungere i requisiti necessari per utilizzare il Potere del Risveglio dei manufatti. Questi quattro sono coloro che stanno acquisendo sempre più una maggiore consapevolezza di loro stessi, ma che allo stesso tempo si stanno evolvendo nel corso di questa missione.”

Tutti ascoltarono con trepidazione.

“E chi sono queste persone?” domandò Mikoto, tesa.

“Questi quattro,” disse Hagoromo. “Sono Sasuke e Sarada Uchiha, assieme a Naruto e Boruto Uzumaki. Loro sono quelli con le maggiori possibilità di riuscire a scoprire come usare i manufatti, poiché la consapevolezza che avevano di loro stessi si sta evolvendo pian piano. Tuttavia soltanto uno di loro potrà usare il Potere del Risveglio, e per questo dovremo agire in un modo particolare che vi rivelerò più tardi.”

I diretti interessati s’irrigidirono all’udire ciò. Erano davvero loro le persone in grado di poter usare quel misterioso Potere?

“Perché proprio noi?” chiese Naruto con esitazione. “Cosa ci rende diversi dagli altri?”

L’Eremita gli sorrise benevolmente. “Sono certo che ognuno di voi sa già la risposta.” disse. “Voi quattro, nel corso di questo viaggio avete sperimentato tutti delle emozioni forti e contrastanti dentro di voi. Avete sperimentato delle esperienze e dei cambiamenti di prospettiva che vi hanno influenzato non poco. Queste emozioni ed esperienze infatti, vi hanno portato a farvi delle domande su voi stessi e su quello che stavate facendo, vi hanno portato a domandarvi che cosa stavate cercando per tutto questo tempo. Non è forse così?”

I giovani abbassarono lo sguardo, riflettendo tra loro. L’Eremita delle Sei Vie aveva ragione. Ognuno di loro era cambiato nel corso di quella missione. Da quando erano giunti ad Eldia, le cose erano decisamente cambiate per loro.

Naruto si era interessato a Boruto, e questo lo aveva portato a dubitare di sé e della sua capacità di poter diventare un buon padre nel futuro, ma gli aveva permesso anche di ritrovare la sua determinazione e di non arrendersi per diventare una persona migliore.

Sasuke era cambiato grazie ai suoi genitori e all’intervento di Sakura e Sarada. Le azioni che aveva commesso in passato continuavano a tormentarlo, ma adesso si era reso conto che il suo obiettivo non era la vendetta.

Sarada, grazie alla possibilità di stare vicino al suo vecchio amico dopo anni, aveva cominciato a domandarsi che tipo di persona fosse diventato. Aveva cercato di comprendere come fare per riportarlo indietro, e non aveva mai smesso di tentare di approcciarsi a lui, dando maggiore solidità alla sua determinazione.

Boruto, dal canto suo, era sempre stato consapevole di chi fosse e di quello che voleva dalla vita. Ma, adesso che si stava avvicinando a compiere il suo destino e ad affrontare il drago, si era messo in testa che non avrebbe permesso a se stesso di perdere pur di tornare dalla sua famiglia. Ma i dubbi e l’incertezza continuavano ancora a tormentarlo nonostante la sua determinazione.

L’Eremita sorrise ampiamente. “Vedete,” riprese a dire. “La risposta è già scritta nei vostri cuori. E nel tuo caso, giovane Naruto, puoi anche contare sull’aiuto di Kurama per comprendere meglio chi sei.”

Naruto inarcò un sopracciglio. “Uh?” fece, confuso. “Chi è Kurama?”

Hagoromo sospirò. “Non ti ha ancora detto il suo nome?” disse con esasperazione. “Certo che sei davvero peggiorato in quest’ultimo periodo, Kurama.”

Naruto era completamente perso, ma non fece in tempo a dire nulla che subito il Kyuubi gli disse qualcosa nella mente.

‘Kurama è il mio nome, Naruto.’ spiegò con un tono annoiato. ‘Anche se avrei preferito aspettare ancora prima di rivelartelo.’

“COOOOSA?!” urlò il biondo, allibito. “Hai un nome e non me lo hai mai detto?”

‘Non fare l’offeso, moccioso!’ ribatté subito la Volpe. ‘Per quale motivo noi Bijuu non dovremmo avere un nome proprio come voi umani? E per noi demoni rivelare il nostro nome è un segno di fiducia nei confronti degli altri. Perciò ricordati, giusto per mettere le cose in chiaro, che io non mi fido ancora di te! La nostra collaborazione è appena iniziata!’

Naruto avrebbe voluto protestare per un secondo, ma decise invece di restare zitto. Il Kyuubi, o meglio, Kurama aveva ragione. Loro due non erano ancora diventati dei veri amici. Fu allora che realizzò che questo, anche se gli dava un po’ fastidio, era pur sempre un nuovo punto da cui poter ricominciare a parlare con il Bijuu. Lui non si sarebbe arreso pur di diventare suo amico.

Il biondo si limitò allora a sorridere.

“Non importa!” dichiarò con determinazione. “Un giorno ti dimostrerò che puoi fidarti di me, Kurama! E quel giorno allora diventeremo dei veri amici!”

‘Hmpf!’ grugnì la Volpe.

“Comunque sia,” riprese a dire l’Eremita. “Prima di spiegarvi cosa dovrete fare d’ora in poi, non posso evitare di dimostrare il mio disappunto nei confronti di qualcuno di voi. Come ho già detto, sono consapevole delle vostre azioni passate, e non posso evitare di menzionare il fatto che qualcuno di voi abbia agito in maniera completamente inopportuna ed egoistica nei confronti dei propri compagni. Il comportamento di qualcuno di voi ha messo a rischio l’intera missione ed il destino di molti mondi.”

Sasuke e Fugaku abbassarono lo sguardo. Sapevano bene a chi fossero riferite quelle parole. La loro arroganza e i loro sospetti nei confronti di Boruto li avevano fatti agire d’impulso. Non erano riusciti ad accettarlo, non erano riusciti a fidarsi di lui, e per questo avevano messo a repentaglio tutto. Avevano rischiato di mettere in pericolo l’intera umanità per causa loro. Non potevano certo essere fieri delle loro azioni.

Minato e gli altri rimasero in silenzio. Sapevano tutti che le azioni dei due Uchiha erano state controproducenti. Nessuno proferì parola, sapendo che non era loro compito intervenire nella questione senza essere chiamati in causa. Anche Naruto non disse nulla, intuendo che era meglio lasciare che quei due realizzassero i loro errori.

“Non è forse così,” disse l’Eremita con un tono serio e deciso. “Boruto Uzumaki?”

Tutti si voltarono di scatto verso il biondo col mantello.

Il Nukenin fissò con il suo occhio sinistro freddo e distaccato il Rinnegan dell’anziano essere per diversi secondi, senza però rispondere.

“Non credo di comprendere il tuo disappunto, vecchio.” disse alla fine con un tono privo di emozione, per nulla intimorito dalle sue parole. “Non ho mai agito contro l’obiettivo della nostra missione. Sei certo di non stare cominciando ad immaginarti le cose? L’età immagino che non aiuti di certo…”

Naruto e gli altri rimasero di stucco all’udire quelle parole, tuttavia se Hagoromo si fosse offeso dal tono irrispettoso del ragazzo non lo diede a vedere.

“Non penso proprio di essere arrivato al punto di immaginare le azioni altrui,” disse col suo tono di sempre, fissando il giovane con uno sguardo penetrante. “Quindi te lo chiederò direttamente: quante volte hai minacciato di morte i tuoi compagni, giovane Boruto? Non è forse un’azione contraria alla missione?”

Boruto sorrise malvagiamente. “Le mie azioni erano dettate dal loro atteggiamento verso di me, Otsutsuki!” disse con decisione. “Non ho mai minacciato qualcuno senza essere stato prima infastidito o provocato! Non farmi passare per un maniaco assetato di sangue solo perché ti sto antipatico!”

L’Eremita non demorse. “E tuttavia sei sempre rimasto in disparte da loro, senza curarti dei sospetti e delle domande che i tuoi compagni si ponevano nei tuoi confronti.” disse ancora. “Le loro azioni sono state la conseguenza del tuo stesso comportamento nei loro confronti. Avresti potuto almeno tentare-”

“Ho ribadito molte volte che non mi interessava approcciarmi a loro,” lo interruppe il biondo, il suo sguardo serio. “Inoltre li avevo avvisati di badare ai fatti loro senza curarsi di me, ed io avrei tranquillamente continuato a ignorarli. Ma la testardaggine di qualcuno mi ha portato all’esasperazione, e quindi ho agito di conseguenza. Non venirmi a fare la predica solo perché non ti va a genio il modo con cui decido di approcciarmi alle persone. Nessuno ha il diritto di dirmi certe cose, e lo sai anche tu, vecchio!”

Hagoromo sospirò. “Ammetto che la loro insistenza possa essere stata fastidiosa per te,” concesse con un tono più pacato. “Ma voi siete una squadra. Non sarebbe stato meglio tentare di avere un dialogo con loro? Non sarebbe stato meglio chiarire le cose una volta per tutte?”

Boruto rise di gusto all’udire quelle parole. “Dialogo?” ripeté sarcasticamente. “Non farmi ridere! Volevano soltanto sapere il mio passato ed i miei poteri per poter fare luce sul mistero della mia forza o per la loro curiosità nei confronti del futuro! Non ho alcun bisogno di mettermi a fare nuove amicizie, specialmente con quelle persone!”

Naruto e Hinata strinsero i pugni. Loro erano quelli che avevano tentato sempre di scoprire qualcosa sul passato di Boruto. Certo, il primo lo aveva fatto in modo più esplicito mentre Hinata si era sempre limitata ad osservare il giovane da lontano, ma entrambi provavano indubbiamente un profondo interesse per lui.

E lo avevano fatto perché volevano conoscerlo, non perché fossero interessati al suo potere. Volevano sapere qualcosa su di lui, volevano capire perché avesse sofferto così tanto. Volevano sapere chi fosse loro figlio. Ma Boruto stava letteralmente gettando il loro interesse in pasto ai porci. Era come se ai suoi occhi loro non contassero nulla.

L’anziano essere fece per parlare, ma qualcuno s’intromise bruscamente nel discorso.

“Adesso basta, Boruto!” esclamò Sarada, i suoi occhi rossi pieni di rabbia. “Perché ti comporti sempre in questo modo? Nessuno di loro vuole sapere il tuo passato per scoprire i tuoi poteri! Vogliono solo conoscerti perché sono interessati a te!”

Boruto la guardò con disprezzo. “Non m’interessa!” ribatté, il suo tono freddo come il ghiaccio. “Non sono obbligato a comportarmi diversamente solo perché non vi piace, quindi piantatela con questi discorsi! Io non cambierò mai, e se la cosa non vi va a genio allora potete semplicemente mandarmi a quel paese e farvene una ragione!”

La ragazza sentì le lacrime colarle con forza dalle guancie. Il suo cuore le faceva un male terribile. Perché le cose dovevano essere sempre così? Perché Boruto non poteva riuscire ad aprirsi con quelle persone? Perché preferiva restarsene sempre da solo, a pensare soltanto a quel gruppo di criminali con cui aveva deciso di vivere quando invece aveva dei genitori che lo amavano talmente tanto da non arrendersi mai nel tentativo di riprenderselo?

Ma, prima che qualcuno potesse ribattere, l’Eremita disse qualcosa.

“Sono andato a trovare lei e gli altri mentre tu eri qui,” incominciò a dire con un tono sincero. “Tutti erano preoccupati per te, sai?”

Gli altri rimasero allibiti quando videro Boruto sgranare l’occhio sinistro ed irrigidirsi non appena udì quella frase.

Lei non ha mai smesso di cercarti per una settimana intera, e gli altri erano nella disperazione più totale. Toneri non sapeva più che fare per tenerli a bada.” continuò Hagoromo. “Gli manchi molto. Hanno setacciato ogni angolo del globo pur di avere tue notizie.”

La testa del Nukenin si abbassò verso terra, gli occhi oscurati dai capelli.

“Quando ho rivelato loro la verità, mi hanno quasi attaccato pur di convincermi a portarli qui da te.” disse ancora l’anziano. “Lei mi ha persino supplicato di permetterle almeno di parlare con te. Non l’ho fatto solo perché sapevo che così facendo non saresti riuscito ad andare avanti. Non saresti riuscito a proteggerli. Hai fatto una promessa dopotutto, o sbaglio?”

Il guerriero alzò lo sguardo su di lui, gli occhi pieni di nostalgia, dolore e rimpianto.

Hagoromo sorrise, tirando fuori un pezzo di carta e porgendolo verso il giovane.

“Prima di andarmene mi hanno chiesto di consegnarti questo.” continuò a dire mentre Boruto afferrava il foglio. “Lo ha scritto lei davanti a me.”

Boruto, con mani tremanti, si portò il foglio vicino al volto per leggerlo. Passarono diversi minuti di silenzio, diversi minuti in cui nessuno parlò. Mano a mano che il ragazzo proseguiva la lettura, le sue mani cominciavano a stringere con maggiore intensità la carta, il suo corpo veniva scosso da brividi sempre più forti.

Poi, dopo circa tre minuti, le braccia gli ricaddero sui fianchi. Il suo corpo tremò incessantemente. La sua testa si piegò verso il basso. Gocce d’acqua caddero sul pavimento.

Naruto, Hinata, Sarada, Sasuke e tutti gli altri trattennero il fiato.

Perché, per la prima volta davanti ai loro occhi, Boruto Uzumaki stava piangendo.

Non credevano ai loro occhi. Non poteva essere. Non riuscivano a crederci. Eppure era vero, era reale. Stava accadendo davvero davanti a loro. Lo vedevano tutti. Dinanzi a loro stava Boruto, teso e rigido con la testa bassa, che piangeva come un bambino.

Naruto ed Hinata osservarono con meraviglia quel volto. Quello stesso volto sempre freddo e privo di emozione che adesso era invece ricolmo di dolore, nostalgia, tristezza, speranza e anche…

Gioia.

Naruto trasalì quando vide quell’emozione riflessa nel suo occhio. Hinata portò una mano tremante alla bocca. Non riuscivano a crederci, ma era vero. Non c’erano dubbi.

In quel suo volto c’era gioia. Era uno spettacolo incredibilmente meraviglioso. Il suo volto sempre serio e indifferente adesso era pieno di emozioni e sentimenti. Era il volto più raggiante che avessero mai visto. Non sapevano come descriverlo, eppure sapevano bene che tipo di volto fosse quello che stavano guardando. Era il volto di un anziano che scopre di aver realizzato al meglio la sua vita. Era il volto di un uomo che aveva sofferto troppo e che finalmente aveva trovato la pace. Era il volto di un ragazzo che si sentiva dire dalla sua amata “ti amo” per la prima volta. Era il volto di un bambino che piangeva dalla felicità.

Era il volto di qualcuno che ha trovato la cosa più preziosa del mondo.

Il suo occhio umido era fisso sul pezzo di carta nelle sue mani, ma un tenero sorriso ricolmo d’affetto gli graziava il viso mentre leggeva il contenuto di quel foglio.

Nessuno dei presenti sapeva come reagire. Tutti erano rimasti sconvolti. Per la prima volta da quando lo avevano incontrato, Boruto stava sorridendo davanti ai loro occhi. Ma non era il suo solito sorriso crudele e malizioso. Era un sorriso vero. Un sorriso sincero.

E fu proprio appena vide quel sorriso che Sarada comprese il significato dell’amore. Fu appena vide quel volto così felice che comprese cosa significasse amare una persona. Ciò che scoprì la riempì contemporaneamente di sollievo e orrore.

Amare significa voler vedere la persona amata felice. Sempre. Ogni giorno. Ogni minuto. Ogni secondo.

Amare significa desiderare il meglio per la persona amata. Amare significa volere il bene dell’altro.

E fu scoprire questo che le fece capire la realtà dei fatti.

Boruto era felice.

Quello stesso Boruto davanti a lei, quello stesso Boruto dinanzi ai suoi occhi, quello stesso Boruto con le lacrime che gli solcavano le guancie, era felice.

Ed era felice grazie alla sua nuova famiglia.

Sarada amava Boruto. Lo amava da morire. Lo amava sin da quando erano piccoli. E amare significa volere il bene dell’amato. Significa desiderare la felicità eterna dell’amato. E lì, davanti a lei, il suo amato Bolt era felice.

E non grazie a lei.

E lì, in quell’istante, la giovane Uchiha provò il più grande terrore che avesse mai provato in tutta la sua vita.

Perché se Boruto era felice grazie alla sua nuova famiglia, allora lei era inutile. Lei non serviva. Lei non lo avrebbe mai reso felice.

Anche se il suo cuore non voleva accettarlo, sapeva che quella era la realtà. Anche se voleva piangere per la scoperta, decise di ingoiare le lacrime. Non poteva piangere del fatto che Boruto fosse felice. Decise di essere forte. Decise di trattenere il dolore dentro.

Perché lei amava Boruto. Perché lei avrebbe continuato ad amarlo per sempre. Perché lei voleva che lui potesse essere felice.

Però questo significava lasciarlo andare via. Questo voleva dire che lei avrebbe dovuto essere disposta a lasciarlo restare con i suoi nuovi amici. Senza di lei. Senza poterlo rivedere.

Sarada ingoiò un singhiozzo di dolore.

Ne sarebbe stata davvero capace?


 

Note dell'autore!!!

Salve gente. Spero che questo capitolo possa avervi intrigato almeno un pochino. Il prossimo uscirà sabato 4 novembre!

Mi scuso se questi ultimi tre capitoli sono stati privi di azione o eventi particolari, ma erano necessari per approfondire e svelare alcune sfaccettature di diversi personaggi. Il prossimo capitolo sarà l'ultimo privo di azione, e sarà anche quello in cui Naruto rivelerà finalmente che cosa vuole dire al suo futuro figlio. Avremo modo di vederne delle belle tra quei due, ve lo assicuro.

Grazie a tutti quelli che leggeranno e a quelli che mi faranno saper cosa ne pensano! A presto! ;)
   
 
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