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Autore: WorstGenerationVol2    06/11/2017    3 recensioni
AVVICINATEVI, SIGNORE E SIGNORI PERCHE ABBIAMO BISOGNO DEL VOSTRO AIUTO.
Siamo sette ragazzi che hanno creato un progetto, di cui trovate tutte le informazioni qui https://www.facebook.com/worstgenerationitalian/
Nei prossimi capitoli troverete tre storie e tre disegni tutti con un unico tema, in questo caso Zoro e l'Angst.
Ciò che vi chiediamo è di lasciarci una recensione per scegliere il vincitore di questo primo contest nel quale appunto ci stiamo sfidando a colpi di one shot e lavori grafici.
Speriamo siano di vostro gradimento!!
Qui di sotto vi lascio anche i link di tutti noi, se avete piacere a visitare le nostre pagine personali.
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Siamo sempre i WorstGeneration di prima, solo che per problemi tecnici abbiamo rifatto l'account. Se volete leggere le nostre prime storie eccole qui: https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3684002&i=1
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Roronoa Zoro
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“E’ possibile sentire tutto e niente nello stesso istante? E’ possibile che una parte di te voglia solo morire mentre l’altra si impone, ancora, di andare avanti? Il dolore è l’unica cosa che ti fa sentire vivo allora perché in questo momento sto per svenire?” 
Ecco quali erano stati gli ultimi pensieri prima che il giovane spadaccino perdesse totalmente i sensi, abbandonandosi, una volta tanto, all’oscurità della propria mente. Non era mai stato il tipo di persona che si arrendeva tanto facilmente, anzi, era sempre stato in grado di sopportare da bravo stoico tutto ciò che poteva provocargli dolore. Era frutto di esperienza e di determinazione, ma quella volta il proprio corpo e la propria mente non avevano retto. 
Quello era il suo punto di rottura oltre il quale, a quanto pareva, Zoro non avrebbe più retto.
Non credeva possibile una cosa simile, fino a quando non aveva lentamente sollevato la mancina a sfiorare il fiotto di sangue che ricadeva dal proprio viso. Aveva sentito ben poco quando era arrivato il colpo, ma la progressiva perdita della vista all’occhio era giunta qualche attimo dopo ed aveva mandato nel pallone più totale lo spadaccino. Lentamente aveva abbassato la mano tremante, sporca del proprio stesso sangue. Le spade erano cadute a terra al proprio fianco e lui era crollato in ginocchio, incapace di dire una sola parola o anche solo di rialzarsi. Tutto ciò che di sensato gli uscì dalle labbra fu un semplice “Non ci vedo—…” e così la terribile consapevolezza che aveva perso qualcosa che per uno spadaccino era fondamentale, ovvero una vista a trecentosessanta gradi, lo colpì in pieno quasi come una pugnalata in pieno petto. 
E poi tutto fu buio. 

A risvegliare Zoro dal proprio stesso sonno fu la sensazione piacevole di acqua fresca contro la pelle. Era sicuro si trattasse di un sogno, che niente di ciò che aveva visto potesse esser vero. Rimase a bearsi in quella situazione per qualche istante di troppo, mentre l’elevata voce di Perona, quella fastidiosa Principessa dei Fantasmi, giunse alle proprie orecchie. 
-Alla fine non è poi così male, secondo me ti rende ancora più carino.- 
Ormai aveva imparato a conoscere quella fastidiosa ragazzina, che nonostante tutto cercava in ogni modo di prendersi cura di lui laddove lo stesso Mihawk non riusciva, ma in quel momento le sue parole risultarono parecchio confuse alle orecchie di Zoro. 
Provò allora ad aprire gli occhi, ma riuscì solamente ad avere una visuale parziale del tetto in pietra di cui ormai conosceva ogni dettaglio. 
Sapeva bene che le pietre erano esattamente trecentocinquantadue, che s’interrompevano laddove l’arco a volta in legno serviva per sorreggere quella struttura. Ma adesso lui ne vedeva solo la metà.
Drasticamente, contro ogni singolo impulso del proprio sistema nervoso, si mise a sedere. Il corpo era più dolorante del previsto, come se la stanchezza di tutti quegli allenamenti gli stesse piombando addosso in quell’istante, e si ritrovò faccia a faccia con la figura di una Perona che lo fissava con occhi sgranati. La fanciulla dai capelli rosa e lunghi stringeva in mano una pezza bagnata e sporca di sangue, cosa che normalmente non avrebbe mai fatto, conoscendo quando potesse essere viziata quella ragazza. 
-Non agitarti o sarà peggio, zuccone.- proferì lei con aria tranquilla sollevando la mano verso il viso dello spadaccino. 
Ma Zoro tirò indietro il busto, sentendo il proprio cuore battere sempre più velocemente ed anche con più paura del previsto. 
-Non era tutto un sogno. Non è un sogno, maledizione.- ribatté lui tornando a tastarsi quella parte di viso laddove fino a poco prima doveva esserci il proprio occhio. 
-Hai perso i sensi per mezza giornata, Zoro, e non toccarti la cicatrice altrimenti rischi d’infettarla. Me lo ha detto Mihawk.- 
Ed allora il ragazzo si voltò verso di lei, inspirando profondamente. Mihawk. Ecco chi era stato a ridurlo in quel modo. 
Nuovi e dolorosi dettagli gli tornarono alla memoria, perché era stato proprio durante un allenamento contro quel maledetto flottaro che si era ritrovato in quella condizione.

-Sono migliorato, Mihawk, e questo lo sai anche tu. Non negarlo.- Aveva pronunciato con un pizzico di superbia il giovane spadaccino mettendo in mostra le proprie tre spade. 
Il flottaro, in tutta risposta, aveva estratto la propria spada dalla lama nera, evento più unico che raro ed allora l’aveva puntata contro Zoro.
-Allora dimostrami che sei migliorato, Roronoa. Le parole in un combattimento servono a ben poco, ciò che conta davvero sono i fatti.- 
Ed allora il ragazzo dai capelli verdi non aveva perso tempo ed era partito all’attacco con una delle sue mosse migliori. Perché Zoro non avrebbe mai retto una provocazione simile, specialmente se a farla era il proprio mentore nonché rivale, che un giorno avrebbe battuto. 

Si tastò la ferita, come a volerne constatare l’effettiva esistenza, ed allora sentì il viso bruciare. Era ancora una zona di pelle troppo sensibile che si sarebbe rimarginata col tempo e con molta pazienza. 
-Se continui a toccarti la ferita in questa maniera sarà peggio per—…- 
Ma Zoro non volle ascoltare ulteriormente le parole della Principessina, incapace di contenere adesso tutte le emozioni che albergavano dentro di lui. 
Rabbia contro Mihawk per avergli tolto l’uso di un occhio. Rabbia contro sé stesso per non esser stato in grado di contrastare lo spadaccino. Rabbia contro Perona e le sue inutili parole di conforto verso di lui. Ma soprattutto ciò che più gli faceva male era la paura di essere una vera delusione. Aveva accettato di rimanere in quel posto, in compagnia di quei due squilibrati mentali, esclusivamente per allenarsi, per diventare più forte per sé stesso, ma soprattutto per i propri amici. Che cos’avrebbe detto Rufy nel vederlo in quelle condizioni? E quello stupido di cuoco avrebbe trovato un’altra cosa per cui prenderlo in giro?
Aveva fatto una promessa, ovvero diventare il più grande spadaccino del mondo mentre Rufy, il suo capitano, sarebbe divenuto il Re dei Pirati. In fondo non potevano che possedere entrambi dei grandi sogni e delle aspirazioni tali da spingerli ogni giorno di più a far del loro meglio. Ma in quel momento era come se ogni cosa per cui Zoro avesse lavorato pian piano gli si stesse sgretolando fra le mani. La possibilità di diventare il migliore di sempre non gli era mai parsa così lontana.
Avrebbe davvero desiderato aver al proprio fianco i suoi compagni.
Brook e la sua risata inquietante bilanciata dalla sua bravura nell’usare una spada. Franky e la sua abilità come carpentiere e costruttore. Nico Robin e quella strana passione per la storia. Chopper e le sue urla spaventate alla ricerca di qualche cura miracolosa. Il cuoco fastidioso che nonostante tutto lo spronava a fare sempre meglio. Usopp e la sua paura irrazionale di sbarcare su qualche isola nuova e misteriosa. Nami ed i suoi prestiti a fondo perduto. E poi c’era Rufy. Il suo capitano.
Gli doveva tutto. 
Magari Zoro non era esattamente il genere di ragazzo che esprimeva a voce ciò che pensava e ciò che provava, ma per Rufy avrebbe davvero fatto qualsiasi cosa. Lo aveva considerato il proprio capitano nel momento stesso in cui lo aveva salvato e da allora erano diventati amici. Migliori amici. Insieme avrebbero inseguito i propri sogni, affrontato le più grandi sfide della loro vita. Avrebbero combattuto fianco a fianco per poter un giorno affermare di essere il Re dei Pirati e lo Spadaccino più forte del mondo. Sarebbero riusciti insieme nell’impresa che si erano prefissati alla partenza da quella piccola isola, perché era questo che li accomunava tanto, la voglia di riuscire nell’impresa della vita. 
La grandezza dei loro sogni era proporzionale alla voglia di spaccare quel mondo, facendosi conoscere. Aveva ancora del tempo prima di dover tornare dagli altri ed in quel tempo non si sarebbe arreso. Anzi, quella parola non esisteva nel vocabolario (non eccessivamente forbito) dello spadaccino.
Non si sarebbe arreso e questo lo avrebbe dimostrato anche a quel vecchio flottato che aveva deciso di godersi la vita in un castello su un’isola sperduta, facendola in barba a tutto il mondo.
S’alzò in piedi, con qualche difficoltà, ed allora sentì le gambe fargli male. Troppo male. Le tre spade erano state poggiate da Perona, quasi sicuramente, su una poltrona a qualche metro di distanza, così Zoro si diresse verso quest’ultima e le prese una ad una, sistemandole nuovamente all’altezza della cinta, come se niente fosse successo. 
-Dove si trova?- domandò con decisione senza neanche voltarsi verso Perona, lasciando che l’unico occhio buono adesso imparasse già a scrutare laddove la nuova cicatrice era appena apparsa. 
-Lo sai. Sarà di sotto a bere del vino, ma non vuole essere disturbato, tonto. Quindi adesso torna a letto e non farmi arrabbiare altrimenti userò i miei fantasmi contro di te.- e la vocina stridula della principessa giunse alle orecchie dello spadaccino, che ignorò ogni singolo verbo appena proferito. 
Con qualche difficoltà, ma sempre senza mostrare alcun segno di cedimento, Zoro s’avviò verso la porta in modo da raggiungere il proprio maestro. 
Se voleva diventare il migliore avrebbe dovuto imparare dal migliore, ma prima di riprendere l’allenamento, perché non sarebbe stata una maledetta cicatrice a fermarlo, aveva deciso di vedere nuovamente Occhio di Falco. 
Ormai conosceva parecchio bene i corridoio di quel castello, o almeno lui ne era sicuro, ma dalle indicazioni che Perona gli urlava alle proprie spalle capì di aver nuovamente sbagliato strada. Era facile perdersi, fin troppo facile. La principessa doveva aver imparato a conoscerlo e sapeva bene che se si metteva in mente qualcosa nessuno gli avrebbe mai fatto cambiar idea, ecco perché lo seguì fino al piano di sotto. 
Il grande salone era illuminato da una luce soffusa che proveniva da alcune candele sparse qui e li per la sala. Su una poltrona, seduto con le gambe accavallate, vi era la figura rigida del Flottaro, intento a sorseggiare un bicchiere di vino ed a sfogliare un libro. 
Quella stupida passione per la lettura lui proprio non l’avrebbe mai capita. 
-Mihawk. Ho cercato di fermarlo, ma sai com’è fatto. E’ un testone cocciuto.- esordì la giovane Perona superando la figura dello spadaccino dai capelli verdi prima di inginocchiarsi con aria altamente teatrale al fianco di Mihawk. 
-Perona, prendi del vino e sta’ buona. Se Roronoa è stato in grado di alzarsi vuol dire che sta bene…- commentò con tono quasi apatico l’uomo prima di rivolgere gli occhi ambrati verso la figura di Zoro. -Giusto, ragazzo?-
Zoro in tutta risposta andò ad incrociare le braccia all’altezza del petto fissando con l’unico occhio buono la figura del maestro di spada. Era fastidiosamente tranquillo e questo, in teoria, lo avrebbe davvero dovuto far arrabbiare perché sembrava fregarsene delle proprie ferite. Ma in realtà il ragazzo sapeva che quell’atteggiamento era di pura sfida nei propri confronti. 
-Giustissimo, Mihawk.- commentò Zoro muovendo qualche passo verso la poltrona. - A proposito penso di aver appena capito una cosa.- 
Fu allora che gli occhi ambrati dell’uomo saettarono rapidamente sul suo giovane apprendista prima di sorseggiare con tranquillità un altro sorso di quel buon vino rosso. 
-E sarebbe?-
Ci fu un attimo di pausa in cui il ragazzo pensò davvero come organizzare le idee che gli frullavano per la mente. 
-Vorrei ringraziarti.- proferì lasciando letteralmente a bocca aperta  entrambi i suoi interlocutori.
-Ringraziarlo? Ma se ti ha fatto quella cicatrice?- aggiunse Perona prendendosi a sua volta un bicchiere di vino, pronta a commentare ulteriormente, prima di esser zittita da una mano alzata da parte di Mihawk.
-Zitta, fallo continuare.- sentenziò lo spadaccino senza distogliere l’attenzione dal ragazzo dai capelli verdi. 
-Ti ringrazio perché questa cicatrice è un nuovo ostacolo che dovrò superare. Devo imparare a combattere con un campo visivo ridotto e sarà una nuova sfida. L’anno scorso ti ho supplicato di allenarmi in attesa di riunirmi alla mia ciurma e tu hai accettato, a qualsiasi costo. Questa cicatrice è un nuovo punto di partenza e non mi scoraggerà, anzi… mi renderà più forte. E scommetto che anche i miei compagni ed il mio capitano si stanno mettendo alla prova per diventare tutti quanti più forti di prima. - indicò con veemenza il segno rosso, ancora insanguinato, che ormai gli sfigurava l’occhio, e così continuò. -Se pensi che questa mi fermerà ti sbagli di grosso, Mihawk. Ho subito sulla mia stessa pelle il vero dolore atroce e questo è niente in confronto.- 
Allora Zoro poggiò una mano sull’elsa di una delle proprie spade, quella che avrebbe sempre estratto per prima, e poi si voltò dando le spalle ai due nella sala. 
-Sei un vero stupido certe volte, Rorona, ma questa volta hai detto qualcosa di sensato. Sono la tenacia ed il duro allenamento ciò che portano veri risultati. Focalizzati su uno scopo e cerca di raggiungerlo anche con gli ostacoli che magari la concorrenza decide di metterti dinnanzi. Hai ancora un’anno prima di dover ritornare con la tua ciurma, sei sicuro che riuscirai ad essere all’altezza dei tuoi compagni?- 
La domanda di Mihawk giunse alle orecchie dello spadaccino che sorrise, quasi divertito da quella provocazione, mentre continuava a dirigersi fuori dalla sala. 
-Non mi lascerò battere da nessuno… ed adesso vuoi allenarti oppure sei troppo stanco anche per questo?- 
-Ma è piena notte…- protestò Perona come se la domanda riguardasse lei. 
Mihakw non si scompose e lentamente poggiò il bicchiere da vino sul grande tavolo accanto alla bottiglia. Zoro non lo vide ma fu certo di averlo sentito sussurrare qualcosa del tipo “Bravo ragazzo”, prima di uscire all’aria aperta.
Una notte stellata era tutto ciò che riuscì ad ammirare lo spadaccino ed allora estrasse la propria spada, sollevandola verso il cielo. 
-Ci rivedremo presto, ragazzi.- 

C’era stato un tempo in cui aveva creduto di non poter sentire più dolore. Poi aveva affrontato uno dei Sette ed allora il significato di quella parola gli era ben rimasta impressa in testa. Le sue priorità, però non erano cambiate. Aveva provato il dolore inflitto da Orso. Ma adesso il dolore sembrava esser stato sostituito da qualcosa di più forte, qualcosa che gli riempiva l’animo: la forza di volontà.  Perché lui non si sarebbe arreso. Neanche per colpa di una nuova cicatrice. Non lo avrebbe fatto per sé stesso e soprattutto per i propri amici. 
Due anni per migliorarsi e lui era pronto a mettersi nuovamente in gioco.

   
 
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