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Autore: heliodor    08/11/2017    3 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Battaglia nel deserto

Il guerriero volò all'indietro e cadde di schiena. La sabbia del deserto attutì la caduta, ma Joyce lo sentì esclamare qualcosa, forse per il dolore o la sorpresa.
Era stato folle sperare che quei guerrieri avrebbero resistito a quell'assalto. Uno stregone addestrato poteva tener testa a dieci guerrieri ben armati.
Due stregoni erano imbattibili.
Tuttavia, i guerrieri della scorta non si scomposero. Non fuggirono né indietreggiarono alla vista del loro comandante a terra.
Serrarono i ranghi e avvicinarono gli scudi, formando una barriera di metallo.
Joyce notò che Mosi si stava rialzando. Il dardo aveva annerito il centro del petto ma non era penetrato nell'armatura.
Kwame evocò un secondo dardo. "Ora che sapete di cosa sono capace, vediamo se risponderete alle mie domande."
Mosi si raddrizzò, la lancia stretta nella mano destra e lo scudo nella sinistra. "Siamo la scorta del principe Darran. Che cosa vuoi da noi?"
"Il vostro principe è uno stregone" disse Kwame.
Quindi aveva scoperto il segreto di Darran?, pensò Joyce.
"Voi ne sapevate qualcosa?"
"No" disse Mosi.
Kwame scagliò un secondo dardo.
Stavolta Mosi sollevò lo scudo e assorbì il colpo, anche se nel farlo il metallo si crepò.
Quanto poteva resistere prima di cedere?
I soldati lo guardarono, ma lui fece cenno di attendere.
Nel frattempo l'albina si era spostata di qualche passo, mettendosi sul fianco sinistro. Joyce la seguì con lo sguardo cercando di capire quali fossero le sue intenzioni. Voleva attaccare i soldati da quella posizione?
"Ti ripeto la domanda" disse Kwame. "Voi inferiori sapevate che Darran è uno stregone?"
"Chiedi a chi vuoi" disse Mosi. "Nessuno sapeva."
"Allora siete liberi di andare" disse l'albino allargando le braccia. "Non mi macchierò di sangue innocente."
Mosi e i soldati si scambiarono occhiate perplesse.
"Chiedo solo una cosa in cambio" proseguì Kwame. "La strega rossa e i quattro ragazzini che erano con lei. Datemeli e sarete liberi di andare via. Rifiutate e oggi morirete tutti."
"Non so di chi parli" disse Mosi. "Qui non c'è nessuna strega rossa."
Kwame sospirò. "Mi deludi, inferiore. Tanisha."
L'albina annuì. Puntò le mani verso i soldati e dai suoi palmi eruppe un globo infuocato. La sfera viaggiò a velocità spaventosa verso il bersaglio e colpì i soldati schierati. Ci fu un'esplosione assordante, seguita dalle urla di chi era stato raggiunto dalle fiamme.
Joyce strinse i denti.
Quando il fumo si dissolse, vide che i soldati erano ancora al loro posto. Avevano mantenuto la posizione nonostante il colpo ricevuto. Gli scudi e le armature erano ammaccate e annerite, ma avevano retto l'urto tremendo di quella esplosione.
Tanisha si preparò a scagliare un altro colpo, quando Joyce decise di fare la sua mossa.
Uscì dal nascondiglio e lanciò due dardi verso l'albina.
Tanisha li vide arrivare ed evocò lo scudo, deviandoli. "La strega rossa" disse sorpresa.
Kwame avanzò verso i soldati. "Tu occupati di lei, io penso a loro. Uccidila solo se devi, ma ricorda che la voglio viva."
Tanisha annuì.
Joyce evocò lo scudo e parò il dardo che l'albina le lanciò un attimo dopo.
Separate da una trentina di passi di distanza, si studiarono per qualche secondo.
"Così tu sei la strega rossa" disse l'albina.
"Mi chiamo Sibyl" disse Joyce cercando di non far trasparire la sua irritazione per quel nomignolo.
"Cosa ti ha portata qui a Mar Qwara?"
Joyce continuò a studiarla. Tanisha parlava con calma, lo scudo sempre attivo. Non sembrava avere fretta di concludere quello scontro.
Nel frattempo, Kwame lanciava dardi contro i soldati di Mosi. Gli uomini in armatura si erano disposti a formare un semicerchio e cercavano di accerchiare l'albino, che li teneva a bada indietreggiando ogni volta che uno dei soldati si spostava di lato.
Un dardo colpì lo scudo di Joyce e quasi la mandò al tappeto.
"Non distrarti" disse Tanisha.
Joyce strinse i denti. "E tu che ci fai con uno come Kwame?"
"È il mio maestro da quando avevo dodici anni."
"Uccide le persone. Manda dei bambini a lavorare in una miniera."
"Sono inferiori. Tu dovresti saperlo."
"No" urlò Joyce scagliando due dardi verso l'albina.
La ragazza li respinse ed evocò un globo di fuoco.
Joyce lo vide arrivare e si accucciò. L'impatto quasi la strappò da terra ma l'esplosione venne assorbita dallo scudo.
Quando il fumo si dissolse vide Tanisha che sorrideva. "Vuoi provarne un altro?"
Joyce ne aveva abbastanza. Divenne invisibile e si spostò di lato.
Tanisha si piegò in avanti, la testa che ruotava a destra e sinistra.
Joyce si portò alle sue spalle ed evocò due dardi che scagliò contro l'albina.
Lei si voltò di scatto e li deviò con lo scudo.
Joyce, tornata visibile, si gettò di lato per evitare il dardo che l'altra le scagliò in risposta.
Era capace di vedere l'invisibilità anche senza la vista speciale?
"Mi credi una sprovveduta?" disse l'albina. "Riesco a sentire i tuoi passi, strega rossa."
Joyce decise di cambiare tattica. Mormorò una frase e su quel tratto di deserto calò il buio innaturale. Poi mormorò la formula di levitazione e si diede uno slancio verso l'alto.
Una palla di fuoco squarciò l'oscurità e si abbatté nel punto dove si trovava un attimo prima.
Joyce volò al di sopra della nuvola oscura che aveva avvolto Tanisha e lanciò i dardi in rapida successione. Una pioggia di missili magici piovve sopra la zona.
Mentre scendeva verso il suolo, vide Tanisha emergere dal buio. Era ferita alla spalla e alla schiena e camminava a fatica trascinando la gamba destra. Per difendersi dalla pioggia di dardi aveva sacrificato lo scudo.
Joyce atterrò alle spalle dell'albina, un dardo pronto a colpire.
"Basta così strega rossa" disse una voce dietro di lei.
Era quella di Kwame.
L'albino aveva un dardo magico pronto a colpirla. Joyce valutò in fretta le sue possibilità. Non avrebbe mai fatto in tempo a voltarsi ed evocare lo scudo magico per difendersi.
E c'era Tanisha che, sebbene ferita, era ancora in grado di combattere.
Vide i soldati della scorta di Darran a terra. Da quella distanza non riusciva a capire se fossero morti o feriti. Mosi era tra i caduti, la sua lancia spezzata e lo scudo in frantumi.
"È finita, arrenditi" disse Kwame.
Joyce annullò il dardo magico e mostrò le mani vuote.
Aveva perso.
 
Tanisha le legò le mani così strette che Joyce emise un lamento.
"Zitta" disse l'albina.
Zoppicava e aveva una profonda ferita alla spalla, ma era ancora in piedi.
Joyce sospirò.
Kwame si era occupato dei soldati. Metà di loro era morta o moribonda. L'altra metà era solo ferita. "Non ho abbastanza dardi per finirvi tutti" disse l'albino. "E non vale la pena sprecare tante energie con la feccia inferiore come voi. Siete liberi di andarvene e non tornare mai più in città. Il deserto deciderà se prendere le vostre vite inferiori o lasciarvi vivere ancora."
Mosi era tra quelli che erano sopravvissuti. Senza armi e armature non c'era modo di opporsi a uno stregone esperto come Kwame.
Anche lui lo capiva, pensò Joyce.
Infatti il soldato chinò la testa in avanti. "Come tu comandi, vostra grazia."
Kwame annuì. "Alla fine sei ragionevole. Prenderemo i vostri cavalli, voi potete andare a piedi."
Misero Joyce su uno dei cavalli. Tanisha salì su di un'altra cavalcatura e prese le briglie. Kwame saltò in sella al terzo animale. Lanciò un dardo verso gli altri cavalli che, spaventati, corsero in tutte le direzioni disperdendosi.
Tornarono in città al piccolo trotto, con Joyce che meditò sulla fuga per tutto il tempo. Era stata stupida a non usare uno dei marchi di richiamo ma aveva ancora quello fuori dalla miniera.
Recitò la formula ma anche stavolta non funzionò. Dopo tutte quelle ore passate il marchio era scomparso o la prima volta che aveva cercato di usalo qualcosa aveva interferito e adesso era inutilizzabile.
In ogni caso era bloccata lì senza vie di fuga.
La piccola carovana raggiunse la torre del circolo di Mar Qwara.
Qui l'aiutarono a smontare da cavallo e la portarono all'interno. La base della torre era occupata da sale piccole e rotonde, sostenute da archi decorati con figure geometriche che si ripetevano con regolarità. C'era uno schema in quei disegni ma lei non ne capiva lo scopo.
Kwame l'affidò a degli albini. "Devo conferire con Dafina. Lei deciderà cosa ne sarà di te, strega rossa."
Gli albini la portarono nei livelli sotterranei della torre, dove erano state ricavate delle minuscole celle chiuse da grate di ferro.
La slegarono e poi la costrinsero a entrare in una delle celle.
C'erano un pagliericcio, una ciotola, un piatto di legno e un secchio dove fare i suoi bisogni. Voleva dire loro che era stata in posti peggiori, ma non era vero. Quello era di gran lunga il peggior posto in cui era mai stata.
Nemmeno le celle puzzolenti dove Oren l'aveva baciata per la prima volta erano così terribili. Il ricordo di quel bacio la rese triste e malinconica.
Se almeno avesse potuto tornare indietro e...
"Sibyl" disse una voce proveniente dall'esterno.
Joyce andò alla grata e si sporse per quanto poté.
Un viso familiare sporgeva da una delle grate di una cella poco più avanti.
Era quella di Darran.
"Sibyl, amore mio" disse il principe.
Ci risiamo, pensò Joyce.
"Lo sapevo che ci saremmo ritrovati."
"Sai anche come uscire di qui?" domandò lei.
"No, ma ho un piano. Mosi verrà di sicuro a liberarmi."
Joyce sospirò affranta. "Credo invece che non verrà." Gli raccontò che cosa era successo dopo che era andato via.
"Allora credo che siamo nei guai."
"Come ti hanno preso?" domandò Joyce.
"Ero sceso nella camera sotto la montagna e stavo dando un'occhiata in giro, quando ho sentito un rumore. D'istinto ho usato i dardi magici per difendermi, salvo scoprire che si trattava di Kwame e della sua maledetta strega leccapiedi."
"Tanisha."
Lui brontolò qualcosa. "Ho cercato di difendermi ma mi hanno dato la caccia. Ero quasi riuscito a scappare quando sono arrivati altri stregoni e mi hanno preso. Poi mi hanno portato qui."
"Sono riusciti a scendere nella camera interna" disse Joyce.
"Sì e stavano cercando qualcosa" disse Darran.
Il compendio di Zanihf. Anche Dume lo cercava, sebbene altrove. Doveva essere una specie di gara tra gli albini a chi se ne impossessava prima. E lei lo aveva dato ad Alil.
Il ragazzo non sembrava essere in una delle celle.
"C'è qualcun altro insieme a noi?"
"No, siamo soli."
Bene, pensò Joyce. Anche Chare era libera. E Faiza non era stata trovata. Almeno loro avevano qualche speranza. "Secondo te che cosa ci faranno?"
"A te non so, tu sei una strega."
Su questo aveva da obiettare.
"Ma io non dovrei esistere. La punizione per la stregoneria non autorizzata è l'esilio o la morte."
"Lo dici come se fosse una cosa che non ti riguardasse." Era impressionata dalla calma e dal distacco di Darran. Se avessero scoperto che lei era una maga sarebbe stata terrorizzata.
"È tutta la vita che attendo questo momento, Sibyl. Per me è più una liberazione che una condanna."
"Silenzio voi due" disse un'albina di guardia alle celle.
Iniziava a capire qualcosa di più su Darran e su quello che aveva dovuto passare. Era più simile a lei di quanto avesse pensato.
Joyce andò al giaciglio e cercò di rilassarsi. Non era il comodo letto della sua stanza a Valonde, ma non c'era di meglio lì in giro.
Ci vollero due ore prima che qualcuno andasse a parlare con loro.
Era Chare.
L'albina si avvicinò alla cella di Darran. "Che hai combinato?"
"Alla fine mi hanno scoperto."
"Sei pazzo. L'ho sempre detto."
Lui chinò la testa. "Mi spiace. Tuo fratello..."
"Hai messo nei guai anche lui. Per ora è nascosto chissà dove, ma Kwame lo sta facendo cercare."
Darran sospirò affranto. "Dirò che non ne sapeva niente. Lo scagionerò."
"A Kwame non importa. Non aspettava altro." Solo allora sembrò accorgersi di Joyce. "Da quando sei arrivata in città non hai portato che scompiglio."
Joyce si sentì offesa da quell'accusa. Aveva solo cercato di aiutare quelle persone. Non era certo colpa sua se Darran si era fatto scoprire e Rafi era in fuga. "Puoi farci uscire?"
"Uscire? È già tanto se non mi hanno ancora arrestata. Non mi hanno ancora collegata e te, ma quando lo faranno per me sarà la fine."
"E allora che facciamo?"
Chare si avvicinò e abbassò la voce in modo che le guardie non la sentissero. "Cos'hai trovato nelle rovine?"
"Il compendio di Zanihf" disse subito Joyce. Chare doveva saperlo per poter decidere come agire.
"Sei sicura?"
"No, ma cos'altro potrebbe essere?"
"Dimmi dove l'hai nascosto e potrò recuperarlo per metterlo in un posto più sicuro."
"Non l'ho nascosto. L'ho dato ad Alil."
"E lui dov'è? È tornato da Faiza?"
"Credo sia andato al suo villaggio."
Chare si morse il labbro. "Dimmi come arrivarci."
"Non ti so descrivere la strada, ma ti ci posso portare."
Chare annuì. "Allora dovrò farti uscire in qualche modo. Tieniti pronta."
Joyce annuì. "E Faiza e le donne?"
"Sono al sicuro, per il momento."
Chare se ne andò lasciandoli soli.
Joyce tornò a sedersi in un angolo. Ingannò il tempo ripetendo le formule che aveva imparato a memoria. Le dispiaceva di non avere più il compendio di Lacey o il libro di Hopott per impararne di nuovi. I due libri erano al sicuro nelle fogne sotto Valonde, ma persi per sempre, per quanto poteva saperne. Forse non sarebbe più tornata a casa.
Quel pensiero l'atterriva. Senza accorgersene scivolò in un sonno leggero.

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