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Autore: stardust94    10/11/2017    1 recensioni
Quando il crociato di sangue, arriva a Londra. La vita degli Shadowhunters e, stregoni della famiglia Rosestal, viene stravolta.
La famiglia dovrà affrontare un lungo viaggio verso Oriente, in Giappone.
Un terribile presagio di morte, un nemico invincibile che vuole assoggettare Nascosti e Cacciatori.
Un mistero vecchio di 800 anni, attende i Rosestal.
Riusciranno a risolverlo con l'aiuto, di vecchi e nuovi amici? ma sopratutto...
Riusciranno a rispondere al'eterna domanda: spetta davvero al Conclave, comandare Nascosti e Shadowhunters?
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: James Herondale, Jonathan, Matthew Fairchild, Nuovo personaggio, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The story of Rosestal'
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Capitolo sedici
That something for which it is worth living

Il crociato e la sua eterogenea compagnia di alleati si aggiravano rapidamente nel palazzo del conclave.
Di sicuro, se due mesi prima qualcuno avesse detto a Revent che su sarebbe rivoltato contro Faith insieme ad un Ifrith e ad un licantropo albino pur di salvare la sua ragazza progioniera, lui l'avrebbe ritenuto matto.
Gli veniva quasi da ridere in quel momento, visto che era quello che stava effettivamente succedendo.
Ma non doveva distrarsi.
Si muovevano tutti guardinghi e rapidi.
Il demone e il nascosto erano nelle loro forme complete, mentre lui teneva salde le sue spade.

Aveva capito che gettarsi in quel modo nelle fauci del lupo era una mossa azzardata, ma non gli importava niente. Per Evelyn avrebbe fatto questo e altro.

Tuttavia, il silenzio attorno a loro lo metteva in allerta. Era tutto troppo calmo. Troppo vuoto. Troppo semplice.

E allo stesso modo dovevano pensarla i suoi compagni.

I loro passi rimbombavano sulle pareti, che sembravano quasi osservarli o ascoltarli.
Avvolte nella penombra, infatti, sembravano celare nemici dietro ogni angolo. 
Un'aria pesante di tensione si respirava ovunque, ma poi si sentì uno strano suono viscido dietro le loro spalle.
Un gruppo di cinque demoni nerastri e ricoperti di bava e muco sbucarono dal nulla e si gettarono sui tre. 
Subito Revent mise avanti le spade. Solo che Kyle si frappose tra di loro, rifilando una zampata ai demoni.
- Non perdere tempo con questi pesci piccoli. Va a salvare la tua bella -
- Ci occupiamo noi di loro - ribadì l'ifrit.

Entrambi andarono a tutta velocità verso i loro nemici, che vennero abbattuti come birilli dalla mole del licantropo, per poi venir dilaniati dalle sue zanne, mentre l'altro lo aiutava lanciando sfere di acqua santa e sparando ai demoni con una precisione millimetrica con le sue revolver.

Il crociato li ringraziò mentalmente e andò rapidamente verso il labirintico intrico di corridoi che lo avrebbe condotto al suo obbiettivo. Solo che anche lì non si sentiva tranquillo.

Il silenzio e il buio regnavano nuovamente assoluti e indisturbati tra le pareti di marmo.
Ma c'era qualcosa di Strano. Molto strano.
Non era un demone o un nascosto, quindi non poteva contare sulla magia o su sensi estremamente sviluppati, ma sentiva ugualmente che c'era qualcosa di diverso nelle tenebre che lo circondavano.
Era come se dentro ci vivesse qualcosa o.... Magari qualcuno.
Ed era un presentimento di cui il giovane non era in grado di liberarsi.

Una fastidiosa sensazione di paura gli stritolava costantemente lo stomaco, e, ogni volta che svoltava un angolo, gli veniva quasi istintivo girarsi per sorprendere eventuali nemici.

Di colpo, uno scricchiolio lo fece girare di scatto per l'ennesima volta con la lama in pugno. 
La figura femminile che si trovava dietro di lui cadde a terra per lo spavento, ranicchiandosi nel tessuto del suo lungo e logoro vestito nero. 
- Non farmi del male. Non farmene più, ti prego - lo pregò piangente.
Revent sgranò gli occhi.

Quella voce. Dolce e musicale gli era inconfondibile, anche se rotta dal pianto.
Il Crociato si avvicinò subito e la vide.

Evelyn! Era proprio lì, davanti a lui!
Ma rimase terribilmente scioccato vedendo le tante ferite sanguinanti su tutto il suo corpo.
Il suo bel viso era sfigurato da lunghi tagli rossi.
I brividi scuotevano la sua figura esile e lacrime di paura scendevano dai suoi occhi viola.

Lui immediatamente la abbracciò.
- Evelyn! Sei viva! Ma... Chi ti ha ridotta così?! -

La ragazza ricambiò la stretta e si avvicinò al suo orecchio, pronunciando una sola sola frase, e di colpo una terribile sensazione di paura stritolò il cuore del ragazzo.
- Sei stato Tu. Tu e solo tu, Revent. -

Lui strabuzzò gli occhi
- Co... Cosa? -
- Tu, il mio amato crociato, ecco come mi hai ridotta. Un dolore terribile mi hai inflitto. E io sono andata in pezzi. Guardami -

La ragazza camminava con passo ciondolante, mettendo in mostra il suo corpo martoriato. 
Gli occhi spenti guardavano fissi nei suoi e lui non poteva fare a meno di sentire un puro e orribile terrore.
Le sue spade gli caddero di mano.

- No. Io... Io... Non posso essere stato io Evelyn! -
- Accetta la realtà. Tu non fai che farmi soffrire. Fin da quando ci siamo consciuti. Crudele e insensibile come pietra. Sei solo questo. Un mostro di pietra che distrugge ogni cosa a cui tiene. Compresa me. -

Revent stava cercando di pensare, ma era un'impresa titanica. 
Quella non poteva essere la sua Eve! Lei non avrebbe mai detto cose del genere a nessuno!

Quella visione e la paura che lo stava divorando dovevano essere una sorta di trappola. Doveva cercare di non ascoltare.
Ma la sua voce era la stessa. Dolce, morbida e setosa. Gli entrava con prepotenza nelle orecchie e lo costringeva a stare a sentire. 
Tutto il dolore espresso, il rancore, il significato delle frasi dette... Sentirli tramite quella voce li rendeva insopportabili!

Poi un artiglio gli squarciò la guancia. Lui sentì il bruciore, ma era solo una sensazione ovattata.
Tutto attorno a lui era diventato più scuro e buio di prima.

Le parole della finta Evelyn gli rimbombavano nella mente e ci restavano impresse.
E più lei parlava, più sentiva quella sensazione di paura sfociare in una disperata tristezza.
Non riusciva a ragionare lucidamente. 
I pensieri si accavallavano e si confondevano con le parole infelici che quella donna malefica gli sussurrava in un orecchio.

Ormai era fiacco, non aveva più forze. 
La sua energia e la sua mente erano completamente bianchi. 
Tutto era stato inghiottito dal terrore e dal senso di colpa. Ed ora non aveva più niente.

Niente di niente. Ma di colpo qualcosa si accese.
Una scintilla. Un ricordo. 

Il crociato sentì chiaramente la voce di suo padre nella mente.
Tutto quello che gli aveva insegnato.

Un altro ricordo gli balenò nella mente. E con esso un'intuizione.

Suo padre gli raccontava spesso di grandi cacciatori periti a causa dei demoni superiori del desiderio e della paura, perché avevano creduto alle loro lusinghe ed illusioni. E per questo da lui aveva imparato a non cedere alle visioni demoniache.

Doveva pensare che, Per quanto queste potessero essere terribili o dolorose, non erano altro che immagini.
Immagini che lo avrebbero danneggiato solo se lui avesse ceduto ad esse.

Il suo corpo uscì immediatamente dal torpore. La sua forza era tornata 
Revent scosse la testa per schiarirsela.

Doveva concentrarsi. Quella non era la sua Evelyn.  Era una semplice immagine mal fatta proiettata dalle sue paure.
Niente di quello che gli diceva o gli faceva vedere era vero.

Con le spade nuovamente in pugno, si voltò verso la finta mezza strega.
E rimase piacevolmente sorpreso dalla sua reazione. 

Se prima il suo viso era trionfante e orgoglioso, adesso mostrava un terribile sconcerto. Ironicamente, la sua espressività era leggermente impaurita.

- Hai perso la lingua, demone? - lo sbeffeggiò.

Lui emise un ringhio e si lanciò rapidissimo verso Revent.  Le unghie si erano trasformate in artigli spessi come lame di ferro.
L'altro alzò le spade e bloccò l'assalto.

A quel punto, la pelle chiara dell'immagine divenne nera, i denti si fecero zanne ricurve, gli occhi rossi e il lungo abito di pizzo che indossava si mosse come un serpente attorno alla figura del demone. 

- Non vincerai - affermò con una voce che sembrava provenire dalle profondità della terra.

Con un gesto del braccio, il suo abito si mosse e caricò il ragazzo come un toro.
Lui schivò con un salto ed eseguì un fendente aereo, ma le lame rimbalzarono sul tessuto ed esso lo avvolse.

Si ritrovò immediatamente ad un soffio dal volto del demome, ora sfigurato da una smorfia ripugnante. 
- Quelli come te io li detesto. Quelli che non posso soffocare. Ma la tua paura c'è ancora. Io la sento. -

La vicinanza con quell'essere suscitò di nuovo nel ragazzo quella sensazione di gelo tremendo, ma si impose di non cadere di nuovo nella malia dell'altro.

Doveva tenere sotto controllo la paura.
Subito il tessuto che lo avvolgeva lo sbattè con forza al suolo. E poi lo fece ancora, ancora, ancora, ancora e ancora.
Un gemito sfuggí alle labbra del crociato. 

Doveva mantenere il controllo, ma se non avesse trovato un modo per liberarsi sarebbe stato fatto a pezzi.
Con una torsione incredibile del busto, girò su se stesso e la lama di una delle due spade intaccò il tessuto, anche se non era riuscita a tagliarlo bene.

Subito la stoffa si ritrasse come viva, mentre dei rivoli di un denso icore nerastro cadevano a terra.
Revent osservò la veste.

Era viva dunque. Faceva parte del demone! 
Quindi... Doveva puntare a quella. 

Scattò rapidissimo con le spade pronte.
Immediatamente la veste si alzò a protezione del proprietario, ma era proprio quello che il crociato voleva.
Con un affondo potente, penetrò parzialmente la stoffa.  Essa si ritrasse, schizzando sangue ovunque, e Revent ne approfittò.

Con un colpo secco, piantò la lama in una spalla del demone. Solo che lui ridacchiò.
- È tutto qua? - 

L'abito afferrò Revent per la caviglia e lo scaraventò via. Quando si rialzò, si accorse di non avere più nessuna spada.
Il demone rise ancora.

- Dammi retta, arrenditi. Io sono Agramon, Demone superiore della paura. So tutto ciò di cui tu hai paura. Ogni punto debole, ogni preoccupazione o segreto. Non hai speranze contro di me -

Revent si rimise nuovamente in guardia.

Aveva capito che il suo avversario era veramente potente, visto che era a mala pena capace di contrastarlo in quella forma, ma non poteva arredendersi.
Con uno scatto a sorpresa sbilanciò il demone, recuperando una delle sue spade e infilzandolo.
O almeno ci provò.

La veste si mise di nuovo in mezzo e avvolse la spada fino a stritolarla.
L'arma non resse e andò in mille pezzi.

Un colpo particolarmente violento lo raggiunse allo stomaco e lo scaraventò all'indietro. Il Crociato si rialzò e tentò un affondo, ma il demone era troppo rapido.
Lo evitava con noncuranza e lo colpiva con altrettanto disinteresse.

Il ragazzo crollò a terra sotto i suoi colpi.
Non poteva reggere ancora per molto con un confronto diretto. 

Solo che poi gli venne in mente un ultimo insegnamento impartitogli da suo padre.
"Dove la lama non può nulla, la mente vince sempre".

Un ghigno sardonico apparve sul suo volto. ora sapeva come fare. 
Con uno scatto afferrò la spada e con una torsione effettuò un fendente preciso, ma in realtà era un bluff perfetto.
Si mosse rapido e afferrò il tessuto torcendoselo sul polso, per poi tranciarlo in pieno con la spada.

Un grido stridulo fu emesso dal demone che ringhiando tentò di afferrare il collo di Revent
Ma di nuovo il crociato fu più veloce e, calcolando l'esatto tempismo, si mosse, sferrando l'ennesimo fendente che fece capitolare la testa del mostro.
Il corpo separato sussulto in preda a spasmi prima di cadere con un tonfo sordo.

Il cacciatore si pulì il bordo delle labbra, tossendo leggermente, poi, afferrando la sua spada, si avvio verso la porta che lo avrebbe portato alla più importante delle sue battaglie.

 
" La ragione per la quale mi sveglio ogni mattina, quel qualcosa per il quale vale la pena vivere...
Sei tu"
  
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