Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: heliodor    10/11/2017    3 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fuga dalla Torre

Kwame si presentò nel primo pomeriggio. Andò prima da Darran, che l'aspettava in piedi al centro della cella.
"Mi dispiace per il trattamento, principe Darran" disse l'albino. "Ma era necessario."
"Quando mio padre il re lo saprà..."
"Tuo padre ha già firmato la sentenza che ti esilia. Ti verrà concesso dove andare e ti verrà garantita una sistemazione dignitosa in un regno lontano. Non siamo barbari e tu sei di sangue reale, ma il fatto che nelle tue vene scorra la stregoneria non depone a tuo favore."
Joyce si era svegliata del tutto e ascoltava il discorso dalla sua cella.
Vide Darran chinare la testa alle parole di Kwame. L'albino si concesse uno sguardo di sufficienza per il principe, poi andò da lei. "Ed ecco la strega rossa. O dovrei chiamarti Sibyl?"
Almeno non avevano scoperto la sua vera identità. Ciò poteva essere un vantaggio. "Lascia andare Darran. Lui non c'entra niente. Sono stata io a liberare i ragazzi e attivare i mostri della montagna."
"Il principe non è qui per questo, ma per averci nascosto di essere uno stregone. Per quanto riguarda te, non sei un inferiore quindi il consiglio non può accusarti di aver praticato la stregoneria proibita. Tuttavia hai centrato il punto di questa mia visita."
Joyce cominciava a capire. "Che cosa vuoi sapere?"
"Come sei riuscita ad attivare i mostri guardiani di Zanihf?"
Non ne aveva idea, anche se aveva delle ipotesi. Una era che rimuovendo il compendio dell'arcimago avesse attivato un meccanismo nascosto che aveva ridato vita ai mostri meccanici. "È stato un caso. Esploravo il santuario e devo aver toccato qualche leva. Non ricordo esattamente quale."
"Strano, io non ho visto leve."
"C'erano, prima che il mostro più grosso le distruggesse mentre cercava di uccidermi."
"E delle gemme attivatrici che mi dici?"
"Basta colpirle per disattivare i mostri." Quello era vero e non aveva bisogno di mentirgli.
Kwame annuì. "Come dicono le leggende, quindi. Ti sei calata nel pozzo per cercare il santuario? Come facevi a sapere che era lì?"
"In verità cercavo solo una via di fuga." Anche quella era la verità.
"Chi ti ha aiutato a entrare nella montagna?"
"Sono molto abile a intrufolarmi nei posti più impensabili" disse cercando di apparire convincente.
"Stai mentendo. Qualcuno ti ha aiutata e io credo di sapere chi, anche se non ho prove sufficienti."
Parlava di Chare?
"Il tuo silenzio conferma i miei sospetti" disse Kwame.
Fece per andarsene.
"Aspetta" disse Joyce. "Anche io ho delle domande da farti."
Kwame la guardò di traverso.
"Perché state cercando il santuario di Zanihf? Che cosa sperate di ottenere?"
"Non è affare che ti riguardi, strega rossa."
"Potrei decidere che vale la pena aiutarti, se tu me lo dicessi."
Kwame sembrò rifletterci, poi disse: "Conosci la leggenda dietro a Zanihf?"
"Ne ho sentito parlare."
"Lui era crudele e spietato come tutti gli arcimaghi. Amava circondarsi dei suoi mostri meccanici e lanciarli all'attacco dei suoi nemici. I mostri più piccoli erano alimentati dalle pietre attivatrici, ma quelli più grossi era lui stesso a manovrarli."
"Come?"
"Con la sua energia vitale, credo. Lui poteva letteralmente entrare in uno dei suoi mostri e usarlo per combattere. Si dice che i suoi titani d'acciaio abbiano terrorizzato queste terre per decenni. Finché un giorno..."
Joyce attese paziente che proseguisse.
"Finché un giorno, al culmine della Grande Guerra, Alban e i suoi uomini di ferro si presentarono all'entrata della montagna e sfidarono Zanihf. Abbatterono tutti i suoi mostri minori e poi entrarono nella montagna stessa, dove trovarono l'arcimago intento a lanciare il suo incantesimo supremo. Con quello contava di risvegliare il suo mostro più forte, il Titano d'acciaio. Alban e i suoi lo fermarono prima che potesse farlo. In seguito seppellirono il santuario sotto tonnellate di pietre in modo che nessuno potesse più accedervi. Il cuore della montagna è rimasto inviolato fino a l'altro ieri, quando tu sei riuscita a entrare nel santuario e a risvegliare quei mostri."
"Quindi tu vuoi quei mostri per te? Vuoi usare il titano per scatenare una guerra?"
Kwame rise. "Certo che no, sciocca. Io volevo distruggerle. Noi albini non siamo così stupidi da giocare con le armi di un arcimago. Si tratta di reliquie tanto potenti da essere un pericolo anche per chi le usa. Nessuno sarebbe così pazzo da volersene appropriare."
"Invece sì. C'è una strega di nome Lindisa che sta cercando il santuario insieme a Dume."
Kwame si avvicinò alle sbarre. "Continua."
"Parlavano di un compendio."
"Il libro di magia dell'arcimago?"
Joyce annuì.
"Dume non me ne ha mai parlato. Lui è solo interessato ad estrarre l'oro dalla miniera."
"Io credo che quella donna sia qui per tradurre il compendio, quando lo troveranno. Riesci a immaginare cosa faranno una volta che l'avranno trovato?"
"Attiveranno il titano?"
Joyce annuì.
L'espressione di Kwame divenne severa. "In questo caso dovrò intervenire io stesso. E dovrò parlarne con Dafina. Grazie strega rossa, mi hai reso un buon servigio. Metterò una buona parola su di te quando il consiglio deciderà come trattare il tuo caso."
"Ferma Dume" disse Joyce. Io metterò al sicuro il compendio, aggiunse tra se e se.
Kwame andò via senza aggiungere altro.
Joyce tornò sul pagliericcio e cercò di rilassarsi.
Una guardia portò la cena poco prima che facesse buio. Nel vassoio c'era del pane raffermo, della frutta dolciastra che non aveva mai assaggiato prima di allora e del latte fresco. Era un pasto non di certo riservato a una prigioniera. Forse era il modo di Kwame per ringraziarla delle informazioni che le aveva dato?
La guardia uscì dalla cella e Joyce si accorse che non la chiudeva dopo essere uscita, limitandosi ad appoggiarla.
Mise da parte il pasto e si avvicinò alla porta. L'aprì e gettò un'occhiata fuori. Un corridoio di pietra si allungava a destra e sinistra. Non c'erano torce e il buio era quasi totale, ma lei aveva il suo globo luminoso che le avrebbe rischiarato la strada.
Chare era in attesa nel corridoio. "Le guardie staranno lontane solo per qualche minuto, sbrighiamoci."
"Chare" disse Darran dall'interno della cella. "Vieni per liberare la strega rossa e lasci me qui dentro?"
Lei si fermò esitante. "La tua è una condanna all'esilio. Se scappi ti daranno la caccia e ti uccideranno."
"Uccideranno anche te."
"Io non ho molta scelta."
"E credi che io ce l'abbia?"
Chare sospirò. "Se uso un dardo magico per aprire la tua cella richiamerò l'attenzione delle guardie. È già un miracolo che ne abbia trovata una disposta ad aiutarmi."
Darran le sorrise. Joyce trovò quel sorriso affascinante. "Questo è un addio, mio fiore del deserto?"
Aspetta un momento, pensò Joyce.
Chare scrollò le spalle. "Tra di noi non poteva funzionare" disse avviandosi lungo il corridoio.
Joyce si fermò davanti alla cella di Darran.
Lui le rivolse un sorriso accattivante. "Dolce petalo di rosa, anche tu vuoi lasciarmi qui da solo?"
Joyce seguì Chare. "Voi due... state insieme?"
"Stavamo per sposarci, prima che io andassi in moglie a Obasi."
"Voleva che fuggissi con lui nel deserto."
"Lo dice a tutte" rispose Chare. "Il fatto è che Darran è un principe ribelle cha ama giocare secondo le sue regole."
Sospirano entrambe a quelle parole.
 
Prima di uscire dalla torre Joyce trasfigurò e divenne Sibyl. In quel modo nessuno l'avrebbe riconosciuta, anche se si sarebbero potuti chiedere chi fosse la straniera insieme a Chare.
Era un pericolo che dovevano correre. Non c'era tempo per un piano di fuga più elaborato.
Joyce e Chare passarono di fronte alle guardie che sorvegliavano la torre e proseguirono verso uno spiazzo dove le attendevano due cavalli.
"Non ci metteranno molto ad accorgersi che sei scappata" disse l'albina montando con un movimento agile. "Perciò dobbiamo lasciare subito la città."
"E dopo?"
"Troveremo il compendio di Zanihf e lo metteremo al sicuro. Per sempre."
"Lo distruggeremo" disse Joyce.
Chare annuì. "Se non c'è altra soluzione..."
Cavalcarono verso una delle uscite. Se l'allarme era scattato per la sua fuga, le guardie al cancello non ne sapevano niente.
L'albino che le comandava le lasciò passare senza nemmeno degnarle di un'occhiata.
"Sono più preoccupati da chi entra rispetto a chi esce" spiegò Chare.
Cavalcarono verso le dune, lanciandosi su una pista battuta dalle carovane. Durante il viaggio ne incontrarono solo due. Quei mercanti si spostavano a bordo di grandi carri ordinati in lunghe file che si spostavano per settimane e settimane lungo le piste che attraversavano il deserto.
Joyce si chiese de una di quelle carovane non stesse andando in un posto dove poteva incontrare una faccia amica.
Su quel continente non conosceva anima viva, tranne forse la strega Deliza. E lei era lontana forse mille miglia, per quanto poteva saperne.
Il ricordo della necromante la spinse a fare una domanda a Chare. "Ci sono necromanti tra gli albini?"
Chare si accigliò. "Perché t interessa saperlo?"
"Ho una mia amica necromante."
"Un'albina?"
"Era di Nergathel, credo."
"Nergathel, certo. Luogo lugubre quello. Dicono che vi sia l'entrata al regno dei morti, da qualche parte."
"Sul serio?"
"È solo una leggenda ma..."
"Se volessi andarci come potrei fare?"
"Nergathel è piuttosto lontana, almeno tre, forse quattromila miglia a nord di qui, oltre la Grande Dorsale e le foreste selvagge. Non ci arriveresti viva."
"Ma se volessi andarci lo stesso?"
"Ti consiglierei di unirti a una carovana. Ma sei proprio certa di volerci andare?"
"Te l'ho detto, c'è una mia amica che abita lì e vorrei rivederla."
Chare si strinse nelle spalle. "Attenta però al consiglio delle ombre."
"Di che parli?"
"Del circolo nero. Il circolo dei necromanti."
Ne aveva già sentito parlare. A Norine, durante la riunione tra suo padre e Lady Gladia. Suo padre non si fidava di loro e tanto le bastava per spingerla a non fidarsi a sua volta. "E cosa sarebbe?" chiese senza nascondere il suo interesse.
Chare sogghignò. "Dal poco che si sa, il circolo nero protegge e supporta i necromanti. Come saprai non sono ben visti nei vari circoli."
"Lo so."
"Allora saprai anche che fino a qualche secolo fa si veniva messi a morte per un'accusa di necromanzia. Poi il circolo si schierò contro Malag durante la guerra di cento anni fa e le cose cambiarono."
"Quindi combattono contro Malag?"
"Ora non ti saprei dire. È passato troppo tempo. Temo che dovrai chiederlo a loro quando li troverai. Se si lasceranno trovare da te, strega rossa."
In quel momento Joyce decise che avrebbe scoperto tutto ciò che poteva sul circolo nero, quando ne avrebbe avuto il tempo.
"Allora, quando vuoi dirmi dove dobbiamo andare?" le domandò Chare dopo qualche minuto di silenzio.
La prima volta che aveva viaggiato con Alil, Joyce aveva preso nota di alcuni punti particolari per orientarsi. Una pietra dalla forma strana, una formazione di dune, una collina che si scorgeva in lontananza.
Ma non aveva messo in conto che il deserto cambiava più velocemente del previsto e non era più tanto certa della pista che stavano seguendo.
Decise di affidarsi all'istinto e puntò dritta verso una formazione rocciosa che ricordava di avere visto all'andata.
Ebbe ragione e poco dopo, seguendo una pista appena visibile, giunsero in vista dell'oasi.
Era come la ricordava: un gruppetto di casupole raccolte nei pressi dell'unica fonte d'acqua, un pozzo che serviva per dissetare persone e animali e irrigare le povere coltivazioni.
Vedendo arrivare un'albina al galoppo gli abitanti del villaggio di allarmarono e si rinchiusero nelle loro abitazioni.
Joyce si affrettò a smontare e chiamò ad alta voce: "Anjeza."
Nessuno rispose.
Poi ricordò di essere ancora trasfigurata e annullò l'incantesimo. "Sono io, Sibyl" disse.
Anjeza e Bruk uscirono da una delle abitazioni. "Sibyl, piccola. Cosa ci fai con quella donna?"
"È un'amica, non vi farà del male."
Bruk la fissò con sguardo ostile. "Hai portato qui un'albina. Ci puniranno per questo."
"Nessuno vi punirà se farete come vi diciamo" disse Chare.
"È sempre così con voi albini" disse Bruk a muso duro. "Pensate di poter fare come vi pare e quello che vi pare."
"Anjeza, dov'è Alil?"
"Sta dormendo" disse la donna.
"Potresti portarlo qui?"
Il ragazzo venne portato da una donna. "Sibyl" esclamò di gioia vedendola.
Joyce lo abbracciò. "Ce l'avete fatta."
Lui annuì. "Gli altri sono tornati ai loro villaggi."
"Alil, mi serve una cosa" disse Joyce. "Il libro che ti ho dato."
Alil guardò Chare.
"Puoi fidarti di lei, è un'amica" disse Joyce.
"Non è vero. Abita con quell'uomo cattivo che teneva chiusa Faiza" disse il ragazzo.
"Obasi non piace nemmeno a me, ragazzino" disse Chare.
"Alil" disse Joyce con tono fermo. "Garantisco io per lei. Portami il libro per favore."
Il ragazzo annuì e andò via. Tornò poco dopo con il libro, avvolto nella pelle di capra. Lo diede a Joyce, che a sua volta lo porse a Chare.
L'albina lo nascose nella piega del suo vestito e rimontò a cavallo.
"Cosa vuoi farne?" chiese Joyce.
"Distruggerlo" disse Chare. "Alla prima occasione."
"E Darran?"
"Non posso fare niente per lui adesso. Si godrà il suo esilio dorato. È più di quanto molti altri possano sperare, di questi tempi."
"Devi fare qualcosa per Faiza e le altre donne."
"Per ora le lascerò dove sono. Farò in modo che lascino la città una alla volta per non dare nell'occhio. Hai la mia parola."
"Ma come farai con il consiglio? Ti accuseranno di avermi fatta scappare."
"In qualche modo me la caverò."
Joyce guardò il suo cavallo. "Forse dovrei venire con te e aiutarti."
"No" disse Chare. "Sarebbe un sacrificio inutile, il tuo. Se ti prendono, stavolta non saranno tanto clementi con te. E con me. Resta qui e aspetta una carovana che ti porti a Nergathel o in qualsiasi altro luogo tu voglia andare."
Si strinsero la mano.
"Quindi è un addio" disse Joyce. Un po' le dispiaceva dover salutare Chare, ma cominciava ad averne abbastanza degli albini e delle loro cospirazioni.
Lei annuì. "Che la tua via sia dritta, strega rossa" disse prima di andarsene. Galoppò via veloce verso il deserto e scomparve dietro una duna.
Solo allora Joyce si concesse un sospiro di sollievo. Almeno quell'avventura si era conclusa per il meglio.

Prossimo Capitolo Domenica 12 Novembre
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: heliodor