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Autore: _Takkun_    11/11/2017    1 recensioni
Piccola raccolta che vedrà protagoniste diverse coppie del mondo di UtaPri:
• [TokiOto] Forever Lullaby: "Avevano parlato spesso di quest’argomento, sapevano entrambi che si trattava solo di lavoro, ma ancora non riusciva pienamente a stare tranquillo, specie nel vedergli cingere la vita a delle modelle che questa volta erano pure vestite da sposa."
• [VanEiji] My prince, my angel: "Se fosse davvero finito col farlo soffrire, non se lo sarebbe mai potuto perdonare. Eiji era diventato il suo tutto, non aveva nulla a che vedere con le storie che aveva avuto prima di conoscerlo.
Lui era speciale, troppo per lasciare che gli sfuggisse dalle mani per colpa di qualche sua solita idiozia."
•[ReiRan] You're such a child: "Senza di lui, senza quegli occhi che in quel momento lo stavano guardando carichi di amore e orgoglio, non avrebbe mai potuto sognare di rilasciare in presenza di sua madre le parole che disse in seguito."
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolo autrice: ovviamente non sono stata capace di trattenermi e alla fine è toccata alla ReiRan :') 
Senza rendermene conto, tra l'altro, ho alternato coppie di gruppi diversi, iniziando con Starish, Heavens e infine Quartet Night. Non so se è una cosa che varrà anche per i capitoli successivi perché andrò molto a ispirazione, ma non sarebbe male se succedesse XD  Che cosa dire su questo capitolo? Qui ho preso in analisi un rapporto su cui amo particolarmente fantasticare, ossia Ranmaru e la sua famiglia (e forse, prima o poi, partorirò anche qualcosa su Reiji e la sua famiglia, altro argomento che adoro potervi far conoscere per come me lo immagino con quel poco di canon che conosciamo). Pur cercando ovunque, non sono riuscita a trovare il nome della sorella minore di Ranmaru, quindi mi sono permessa di dargliene uno io (e ormai penso che anche se venissi a conoscenza del suo vero nome non riuscirei ad usarlo essendomi ormai abituata a questo mio OC), preparatevi dunque a conoscere la piccola Tamami descritta in poche e semplici battute (il resto ve lo lascerò per un'altra storia ;D)!  Per il resto, come al solito, vi auguro una buona lettura, sperando che sia di vostro gradimento~ <3
Al prossimo capitolo con, chissà, magari una coppia riguardante gli Starish! 


P.s: e già che ci sono, tanti auguri a Suzuki Tatsuhisa <33 Se ho un amore così spropositato per Ranmaru buona parte della colpa è anche sua!




 

You’re such a child

[but without you my life would be boring and meaningless]





 
 
 





 
«Uno, due, tre. Uno, due e… opplà!» Reiji saltò giù dall’ennesimo muretto, atterrando perfettamente con entrambi i piedi prima di risalire sul prossimo, ridacchiando e riprendendo a contare i passi compiuti.
Ranmaru sospirò profondamente, chiedendosi se quello sciocco avesse davvero intenzione di proseguire in quel modo fino alla fine della via. «Nemmeno i mocciosi si divertono più in questo modo.» commentò, lanciandogli uno sguardo da sotto la tesa del cappello che aveva addosso, uno dei tanti capi che li aiutavano a non destare troppa attenzione quando uscivano per delle commissioni o anche solo per godersi un giorno in completa libertà, lontani dagli impegni lavorativi.
Reiji sorrise, riservando tutta la sua attenzione allo spazio ristretto che aveva a disposizione per muoversi, impegnandosi a mantenere un equilibrio che non fosse troppo precario.
«Sai che sei il primo a darmi corda, vero? Oltre a tenermi la mano, stai anche mantenendo un passo simile al mio per facilitarmi le cose. È così carino da parte tua, Ran-Raaahn!» gemette, fermandosi e piegandosi leggermente sulle ginocchia quando l’altro rafforzò la presa sulla sua mano fino a sentir scrocchiare alcune delle dita.
«Dicevi?»
«Che sei senza cuore...?»
«Ora ci siamo.» annuì soddisfatto della sua risposta, lasciando la presa sulla sua mano e proseguendo dritto per la sua strada, almeno fino a quando capì che l’altro aveva deciso di non fare lo stesso, rimanendo in piedi sul muretto, immobile.
«Che diavolo ti prende? Faremo tardi se non ti sbrighi!» 
Reiji affondò parte del viso nella sciarpa verde ben avvolta attorno al suo collo, allungando la mano di prima verso di lui. «Qui c’è un vuoto che qualcuno deve colmare. Inoltre se non mi aiuti a mantenere l’equilibrio, finirò per cadere e farmi male.»
«È quello che spero.»
«Ran-Ran!»
Ranmaru grugnì scocciato, tornando sui propri passi per afferrare senza alcuna delicatezza la mano in questione, sforzandosi di ignorare l’espressione contenta del moro: non poteva vedergli le labbra, ma bastava semplicemente guardarlo negli occhi per capire quanto stesse sorridendo in quel momento.
«Ma chi me l’ha fatto fare di stare con te?» brontolò fra sé e sé, mantenendo quel suo solito cipiglio arrabbiato.
Reiji rafforzò la presa sulla sua mano, abbassando la sciarpa con quella libera per potersi prendere il mento tra due dita, pensieroso. «Beh, la lista è lunga, e sono quasi convinto che il motivo principale sia il cibo che ti preparo… Anzi, meglio togliere il “quasi”.» si voltò a guardarlo, dedicandogli una linguaccia che ricevette in risposta una rapida occhiataccia dell’albino. «Come secondo motivo, invece, ormai è inutile nascondere quanto tu sia innamorato perso del sottoscritto. O sbaglio?» sorrise, salutando nel frattempo un bambino che camminava nella direzione opposta alla loro, mano nella mano con la propria mamma, e che lo stava fissando sorpreso di come stesse camminando in cima al muretto. Poco dopo, alle sue spalle, sentì il piccolo richiedere che la madre lo aiutasse a fare lo stesso, e la cosa lo fece divertire parecchio, oltre che intenerire: adorava vedere le espressioni di puro stupore che riusciva a scatenare nei più piccoli anche con semplici cose come quella, e Ranmaru, sebbene si rifiutasse di ammetterlo, trovava difficile non guardarlo mentre si rallegrava per sciocchezze del genere.
Era attratto da quel suo lato che spesso lo faceva regredire all’età di un moccioso, dal modo in cui gli faceva apprezzare piccoli momenti della quotidianità a cui da solo, probabilmente, non avrebbe mai prestato troppa attenzione, e da come ogni volta che si trovava davanti a qualcosa reagiva sempre con entusiasmo e meraviglia, quasi fosse la prima volta, coinvolgendo quanto più possibile anche lui e il resto dei Quartet Night.
E se a questa parte di lui ci si aggiungeva il Reiji paziente, comprensivo, quello che riusciva a scaldarlo con un semplice sguardo e molto, molto altro ancora, Ranmaru non poteva che rispondersi da solo sul perché ci stesse ancora insieme.
Reiji scese dal penultimo muretto ma evitò di salire sul prossimo, optando invece per aggrapparsi al braccio dell’albino, senza smettere di tenere le loro mani ben intrecciate.
Quando le sollevò per lasciare un bacio sulle nocche di Ranmaru, quest’ultimo abbandonò i suoi pensieri e realizzò la vicinanza del maggiore.
«Va tutto bene, Ran-Ran?» domandò Reiji nel vederlo così assorto. Quella piccola via di campagna era quasi giunta al termine e una volta girato l’angolo si sarebbero finalmente trovati davanti la residenza della nonna di Ranmaru, luogo in cui, dalla bancarotta dei Kurosaki, vivevano anche la madre e la sorella minore dell’albino.
Quella era la loro terza visita in un solo mese, e ancora Reiji stentava a crederci considerando quanto avesse faticato per convincere Ranmaru a fare il primo passo verso la riappacificazione con la sua famiglia.
Per fargli capire quanto fosse essenziale la sua presenza fisica per le due donne – non soltanto quella economica - erano bastate le lacrime della sorella, accompagnate da un abbraccio che sembrava non volerlo più lasciare andare per paura che potesse sfuggirgli un’altra volta; e, soprattutto, il pianto della madre, che dalla morte del marito non aveva più avuto modo di rivedere il figlio maggiore, se non tramite lo schermo di una TV.
Solo ripensare a quella scena gli stava procurando gli occhi lucidi, ma si trattenne.
«Stavo solo pensando.» gli rispose allora il minore.
«Cose negative?»
«Stranamente no.»
Entrambi si guardarono, accennando contemporaneamente un sorriso.
«Sei diventato così maturo e uomo che ormai ho perso il conto delle volte in cui mi sono innamorato di te, in quest’ultimo periodo.» tornò a stringersi a lui, portandosi le loro mani al petto. «Penso che mi sarà impossibile lasciarti andare, sai?»
Ranmaru schioccò la lingua sul palato, non gradendo quell’ultima frase. «Nessuno ti chiederà di farlo, a meno che tu o chiunque altro non voglia problemi con il sottoscritto.»
Reiji sentì un paio di fitte allo stomaco mentre quest’ultimo sembrava contorcersi dalla felicità di sentirgli dire parole di questo calibro, alla “prima di allontanarti da me dovranno passare sul mio corpo”.
Il minore faticava spesso a dar voce a pensieri legati alla sfera sentimentale, ma non erano rari i momenti in cui riusciva a tirare fuori frasi di quel tipo, in modo così genuino e quasi ovvio per lui.
Non era un mistero, per Reiji, sapere quanto Ranmaru tenesse a lui, ma ammetteva che sentirgli esprimere i suoi sentimenti senza magari esserne veramente consapevole, dicendo semplicemente ciò che pensava, in una sorta di innocente impulso, se così poteva definirlo, lo faceva letteralmente impazzire.
«Ora che abbiamo anche la benedizione di tua madre, non credo che ci sia più nessuno di cui dobbiamo preoccuparci.» disse, ricordando la discussione che li aveva quasi fatti litigare prima dell’incontro con la famiglia. Ranmaru era stato irremovibile sulla sua decisione: se la signora Kurosaki non avesse accettato immediatamente la loro relazione, l’albino avrebbe girato i tacchi, rifiutandosi di dare altre chance a delle persone che non erano mai riuscite a dargli niente, se non problemi.
Reiji aveva tentato di farlo ragionare sul fatto che la donna potesse aver bisogno di tempo, prima di poterlo accettare, e che magari non fosse opportuno parlarne subito al primo incontro, ma tutto ciò era stato invano, Ranmaru non ne aveva voluto sapere.
Era stata una fortuna che la madre, dopo un’iniziale sorpresa – più che giustificabile -, non si scompose più di tanto o disse altro sull’argomento in questione, limitandosi semplicemente ad annuire e sorridere, accogliendo entrambi in casa.
Reiji interpretò quella reazione come un tentativo di non creare altre tensioni tra loro, decidendo invece di prendersi qualche altro incontro per poterlo conoscere meglio, per questo il moro si ripromise di dare sempre più una buona impressione per entrare nelle sue simpatie.
Quando arrivarono davanti alla residenza di campagna dei Kurosaki, Ranmaru tentennò un paio di volte davanti al campanello.
Reiji lo guardò teneramente, facendogli voltare il viso verso di lui. «Sono sicuro che Tama-chan è sulla soglia della porta ad aspettare il tuo arrivo.»
«O il tuo.» brontolò, regalando una risata al maggiore.
Se non era ancora riuscito a far breccia nel cuore di mamma Kurosaki, per quanto riguardava la piccola, Tamami, non era stato troppo difficile.
La minore si era rivelata una fan accanita dei Quartet Night e, anche se aveva reso più volte chiaro a Ranmaru che si considerasse la sua ammiratrice numero uno, per Reiji non era stato troppo difficile intuire che Tama nutrisse qualche interesse anche nei suoi confronti.
Come poterle dare torto, dopotutto? Per una quindicenne era più che normale prendersi una cotta, soprattutto per un personaggio famoso, ma non poteva negare quanto trovasse divertente quella situazione: Ranmaru era nella confusione più totale, non sapeva con quale dei due dovesse provare gelosia, se da fratello maggiore o da fidanzato.
«Diciamo di entrambi» inclinò il capo di lato, sollevando un sopracciglio. «Suoni tu o faccio io?»
Ranmaru lo guardò dritto in quei grandi occhi nocciola, sospirando prima di avvicinarsi per lasciargli un bacio sulle labbra e contemporaneamente allungando una mano al citofono, suonando.
«Fatto.» ghignò, allontanandosi da lui con un’espressione alquanto soddisfatta in viso, abbassando la maniglia del cancello quando finalmente aprirono.
Reiji scosse la testa, facendosi strada insieme a lui, venendo immediatamente accolti dall’eccitazione della minore.
 
«Mamma! Sono aniki e Reiji!»

«Tamami, un po’ di contegno! Quante volte devo ricordarti che sei una signorina?!»

«O-Oh, è vero..»

«Tama-chan~ Dovresti insegnare a Ran-Ran a sorridere più spesso, proprio come fai tu! Anche se forse una combo dei vostri meravigliosi sorrisi potrebbe rivelarsi fatale per il mio povero cuore...»

«…»

«T-Tama-chan?»

 
 
Ranmaru alzò gli occhi al cielo davanti alla scena, ma allo stesso tempo non riuscì a reprimere un leggero sorriso, incontrando poi lo sguardo della madre.

 
«Figliolo, bentornato.»

 
L’albino annuì, tornando a rafforzare la presa sulla mano di Reiji.
Senza di lui, senza quegli occhi che in quel momento lo stavano guardando carichi di amore e orgoglio, non avrebbe mai potuto sognare di rilasciare in presenza di sua madre le parole che disse in seguito:
 
«Sono a casa.»
 
 
  
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