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Autore: heliodor    12/11/2017    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Il risveglio

Chare ricordava ancora il giorno in cui venne consacrata.
Fu una cerimonia sobria, come era tradizione a Mar Qwara. Solo i membri del circolo erano ammessi, oltre ai parenti dei consacrandi.
Nel suo caso c'era solo suo padre ad assistere alla cerimonia. E suo fratello minore.
Entrambi sedevano in disparte e osservavano.
Fu assegnata a Dume per completare il suo noviziato.
"È uno stregone esperto" le disse suo padre. "E saprà insegnarti tutto quello che ti serve."
"Saresti stato tu il miglior maestro" disse Chare. E lo pensava davvero. Suo padre era lo stregone più forte del regno a detta di tutti.
"Sarebbe sconveniente" si limitò a dire lui.
Quella sera ci fu un ricevimento nella torre degli Ofemi. C'era la famiglia reale al completo e gli stregoni di alto rango, oltre alle loro famiglie. La maggior parte erano stregoni e streghe a loro volta, vista la tradizione degli albini di contrarre matrimonio solo tra di loro.
"Serve a rafforzare il sangue" le aveva spiegato suo padre quando era ancora giovane.
"Perché gli inferiori nascono senza poteri?" gli aveva chiesto lei.
"Non mi piace che usi quella parola."
"Ma Chanyka..." All'epoca era la sua migliore amica e ripeteva tutto quello che lei diceva.
"Chanyka è una stupida. Tu vuoi essere come lei?" l'aveva ammonita il padre.
Chare aveva scosso la testa con decisione. "No, io voglio essere come te."
"Tu sarai migliore" rispose lui.
Quella sera conobbe Darran.
Il principe era bello e aitante come si diceva in giro. Vestiva una tunica dai colori sgargianti, chiusa in vita da una fascia dorata. Camminava distribuendo sorrisi ai presenti e persino gli albini lo salutavano con deferenza.
Non sembrava affatto un inferiore, come quelli che si inginocchiavano per salutarli al loro passaggio.
Camminava a testa alta tra streghe e stregoni senza temerli.
Chare se ne innamorò a prima vista.
Darran danzò con lei e quella sera stessa le dichiarò il suo amore.
Per Chare fu come vivere in un sogno. E come tutti i bei sogni si dissolse al risveglio. Sapeva bene che quell'amore era impossibile.
Darran era sì un principe ereditario che un giorno sarebbe diventato re, ma era anche nato senza poteri.
Lei, Chare, avrebbe dovuto sposare un albino per rafforzare la linea di sangue. Le regole del circolo glielo imponevano.
Sapendo tutto ciò, lei e Darran decisero di tenere segreta la loro relazione.
"Prima o poi le cose cambieranno" diceva Chare. La sua era una vana speranza.
Passarono tre anni e lei assistette alla consacrazione di suo fratello Rafiki, che venne mandato a corte per servire da guardia del corpo del principe.
Poi un giorno accadde l'impensabile.
Lei era andata a palazzo approfittando di una scusa e aveva trovato Rafi e Darran che si addestravano in una delle sale interne della torre.
Vedere il principe usare i poteri la sconvolse. Per giorni fu tentata di denunciare la cosa a maestro Dume.
"Da quanto tempo va avanti questa storia?" chiese Chare prendendo da parte suo fratello e Darran.
"E tu da quanto tempo frequenti il principe?" le chiese Rafiki.
Questo la fece sentire ancora più in colpa. Stava violando le regole del circolo, le leggi millenarie del regno e la fiducia del suo maestro.
Alla fine, dopo giorni passati nell'angoscia, decise di tenere il segreto per sé. Se Dume o qualsiasi altro membro del circolo ne fosse venuto a conoscenza, Darran sarebbe stato esiliato. O peggio.
Le leggi del regno erano severe verso chi nasceva con i poteri e non era albino.
Chare decise di allontanarsi da Darran e prese ad allenarsi sul serio con Dume.
"Finalmente ci metti vero impegno in quello che fai" disse l'albino.
"Perdonami se sono stata distratta."
Dume le concesse una seconda possibilità e lei non se la lasciò sfuggire. Divenne la sua allieva perfetta, imparando tutto ciò che poteva.
Al tempo stesso Dume la introdusse alle sue ricerche.
L'albino era ossessionato dalla storia antica di Mar Qwara, in particolare ciò che riguardava Zanihf, il mago supremo.
"La chiave è qui, sepolta nel cuore della montagna sacra."
Chare non capiva, ma si sforzava.
Mano a mano che il tempo passava, Dume ne diveniva sempre più ossessionato. Trascorreva quasi tutto il tempo nella biblioteca o esaminando gli scavi di persona, cercando tracce di vecchie gallerie.
Nel frattempo Chare era stata costretta a sposare Obasi. Arrivata alla soglia dei ventidue anni secondo le leggi del circolo doveva prendere marito.
Al tempo Obasi era giovane e aitante, ma anche stupido e arrogante come pochi. Tuttavia era il figlio di Dafina ed era un buon partito per lei. Suo padre stesso la esortò a non perdere quella occasione.
"Non si ripresenterà più e scaduto il tempo sarai costretta a sposare un albino di rango inferiore."
Chare aveva accettato.
Il giorno fissato per il matrimonio Darran si era presentato alla cerimonia con Rafiki.
"Ho tentato di convincerlo a non venire" aveva detto suo fratello. "Ma è deciso a sfidare a duello Obasi."
Chare aveva preso da parte Darran. "Che cosa vuoi?"
"Fare la cosa giusta" aveva risposto il principe. "L'unica che abbia mai fato in vita mia."
"Ti farai uccidere."
"Sono io che ucciderò Obasi."
"E poi gli altri albini uccideranno te."
Darran aveva serrato i pugni. "Sono pronto a morire."
"Ma io non sono pronta a vederlo" aveva risposto lei. Poi l'aveva baciato con passione.
"Se tu non lo ami..."
"Io non lo amo" aveva detto Chare. "Ma devo sposarlo. È la legge."
"Fuggiamo insieme. Andremo lontano dove nessuno ci troverà."
"Non pensi alle conseguenze? La reputazione di mio padre e mio fratello verrebbe distrutta. La tua stessa famiglia ne soffrirebbe."
"E allora? Mio padre non ha mai tenuto davvero a me e la donna che ha sposato non è nemmeno mia madre. Lei mi odia. E ha fatto in modo che anche i miei fratellastri mi odiassero. Sarebbe felice di vedermi in esilio, estromesso dalla successione al trono in favore di uno dei suoi..."
"Basta, taci" disse Chare coprendogli la bocca con la mano. "Non dire altro. Promettimi solo che oggi non farai pazzie."
"Non se tu non via in sposa a quell'odioso albino."
"Questo è ormai deciso."
"Allora io lo sfiderò a duello."
"Se tu lo farai, io mi toglierò la vita" lo minacciò lei. "Non potrò fare altro per lavare l'onta. Sarai tu che mi avrai costretto."
"Ma se vinco..."
"Che tu vinca o perda" ribadì Chare. "Io non potrò mai essere tua moglie."
A quelle parole Darran aveva chinato la testa ed era andato via.
La cerimonia era andata avanti e lei e Obasi avevano pronunciato i solenni giuramenti davanti al gran sacerdote.
Da quel giorno Chare aveva visto poche volte Darran e non si erano mai rivolti la parola.
Nel frattempo la fissazione di Dume per Zanihf era cresciuta, valicando i confini del regno.
Poche settimane prima una donna dalla pelle olivastra proveniente dall'altra parte del mare si era presentata al circolo.
Era una strega di un regno lontano e aveva sentito parlare di Zanihf. Sapeva che Dume cercava prove di qualsiasi genere ed era venuta a Mar Qwara per proporgli un accordo.
Di cosa si trattasse Chare lo ignorava, ma aveva a che fare con un misterioso libro che si pensava si celasse nel santuario del mago supremo.
Il compendio che ora Chare aveva nella tasca della sua tunica.
Quel libro tanto prezioso e agognato adesso era in mano sua e doveva decidere che cosa farne.
Il primo pensiero fu di distruggerlo, ma non poteva. Era il sogno del suo maestro, forse la persona a cui voleva più bene dopo suo padre e Darran.
Doveva portarlo a Dume. Lui avrebbe saputo che cosa farne.
Andò alla montagna, dove era certa che l'avrebbe trovato. Infatti Dume era in uno dei livelli inferiori, intento a esaminare una zona dove si era scavato di recente.
Sembrava più agitato del solito.
"Maestro" disse raggiungendolo.
Dume le rivolse un'occhiata di traverso. "Finalmente ti fai rivedere" le disse con tono accusatorio. "Sono giorni che sei sparita. Si può sapere dove sei stata?"
"Avevo bisogno di restare un po' da sola" rispose. E dovevo evitare delle domande scomode da parte di Dafina e Kwame. Loro l'avevano vista in compagnia di Sibyl, la strega che aveva fatto scappare quattro schiavi.
Per fortuna né Kwame né Dafina avevano le simpatia del suo maestro. Dume era sempre stato in contrasto con loro. Non c'era solo la normale rivalità tra streghe e stregoni di alto rango.
Chare sapeva che c'era anche dell'altro sotto e riguardava una differenza di vedute riguardo all'eredità di Zanihf.
"Quei due pazzi" soleva dire Dume. "Preferirebbero seppellire il tesoro dell'arcimago piuttosto che usarlo per uno scopo più nobile."
Vedendolo così agitato, Chare gli chiese: "Cos'è che ti preoccupa, maestro?"
Dume grugnì qualcosa di incomprensibile. "È sempre la solita storia. Quel folle di Kwame potrebbe aver trovato l'ingresso al santuario ma si rifiuta di condividere le informazioni. Ma ho in serbo una sorpresa per lui..." disse senza aggiungere altro. "Ma tu dimmi cosa sei venuta a fare qui sotto. Se ricordo bene non ti piace stare nella montagna."
Chare raccolse tutto il coraggio che aveva e disse: "Ho trovato qualcosa che potrebbe interessarti."
"Di che parli?"
Chare gli mostrò il compendio di Zanihf.
Dume sfogliò il libro, prima con diffidenza, poi con interesse, quindi con folle entusiasmo. "Sì" gridò. "Sì, sì. Lo sapevo che esisteva. Come hai fatto a prenderlo?"
"Non sono stata io, ma un'amica" disse Chare.
"Gli dei sono con noi, è chiaro" disse Dume agitando il libro nell'aria. "Questo è un segno."
"È il libro che cercavi?"
"È lui" disse Dume. "Ma per usarlo mi serve l'aiuto della strega del grande continente."
"Vado subito a chiamarla" si offrì Chare.
"Manderò uno degli altri attendenti. Tu resta qui. Condividerai il mio trionfo."
Dume inviò diversi messaggeri in città. Quando tornarono, non erano soli. Con loro c'erano almeno un centinaio di streghe e stregoni che si riversarono nella montagna.
Anche la donna dalla pelle olivastra era con loro. Sembrava piuttosto seccata per quella convocazione così improvvisa, nel cuore della notte.
"Dume" disse la strega. "Spero che tu abbia un buon motivo per tutto questo."
Dume le mostrò il compendio di Zanihf.
La donna lo fissò impressionata. "Ci sei riuscito davvero, alla fine. Ma il compendio è inutile se non abbiamo accesso al santuario."
"A quello penserò io" disse Dume. "Miei confratelli" disse rivolgendosi agli albini radunati nella caverna. "È il giorno tanto atteso, quello di cui vi ho a lungo parlato e per il quale ci siamo preparati. Il giorno in cui avremo ottenuto il potere dell'arcimago Zanihf. Con questo potere Mar Qwara tornerà a essere grande e potente come una volta. Ma c'è ancora un ostacolo tra noi e questo glorioso obiettivo."
E quell'ostacolo erano le streghe e gli stregoni che sorvegliavano il pozzo.
Kwame li aveva lasciati lì dopo essere disceso nelle viscere della terra con Tanisha.
Una trentina di albini sorvegliava il pozzo e si allarmarono quando li videro arrivare.
Dume sollevò un braccio. "Toglietevi di mezzo e non vi sarà fatto alcun male."
Nessuno di loro si mosse.
Ci fu uno scontro e parecchi albini rimasero a terra, feriti o morti. Alla fine i guardiani della montagna vennero sconfitti o ridotti all'impotenza. Solo allora Dume fu libero di accedere al santuario vero e proprio.
Il passaggio era stretto, ma gli operai lo avevano allargato abbastanza perché potessero passare uno alla volta. Dume andò avanti, seguito da Lindisa e Chare.
Aveva ordinato agli altri di tornare in superficie e prepararsi per la battaglia imminente.
"Battaglia?" chiese Chare mentre percorrevano il cunicolo.
Dume aveva annuito con decisione. "Come credi che il circolo accoglierà questa notizia? Loro sono sempre stati ostili alle mie ricerche. Dovremo combattere."
"Non voglio uccidere i miei confratelli" disse Chare.
"Ne abbiamo appena uccisi una dozzina, di sopra" disse Dume. "Ormai siamo ben oltre i negoziati. Quando usciremo da questa montagna, verremo condannati a morte."
Chare non aveva ucciso nessuno. Durante la battaglia si era ben guardata dal lanciare incantesimi e si era limitata a usare lo scudo per deviare i colpi diretti a lei. Ma quella scusa non le avrebbe salvato la vita quando ci sarebbe stato il processo.
"Dal tuo silenzio arguisco che sei d'accordo con me" disse Dume. "Dobbiamo andare avanti, per il nostro bene e quello di tutti gli albini."
Così Chare li seguì nel santuario e poi in una sala ancora più grande, con un alto soffitto che spariva nel buio.
Fu lì che si fermarono, in attesa che la strega che veniva dal grande continente parlasse. Da quando era entrata in possesso del compendio non aveva smesso un attimo di sfogliarne le pagine con interesse.
"Allora?" chiese Dume eccitato.
La strega borbottò qualcosa di incomprensibile.
"Esprimiti in una lingua che capisco" le intimò Dume.
"Non è facile tradurre queste frasi" rispose la strega.
"Me ne basta una sola."
"Non è così semplice."
"Cosa te ne farai del compendio?" chiese Chare.
La strega non la degnò di un'occhiata. "Quello che devo."
"Contiene la magia proibita" disse Chare. "Lo sai meglio di me che è pericolosa. Se ti trovassero con quel compendio verresti condannata a morte."
"Non mi interessa la magia che contiene" disse la strega. "Lo so che è pericolosa, non sono una sprovveduta."
"Allora che cosa cerchi in quelle pagine?"
"Il vero potere. La sua fonte primaria."
Chare si accigliò.
La strega sollevò lo sguardo e poté notare che i suoi occhi brillavano, ma non per un incantesimo. "L'origine della magia. Ti sei mai chiesta da dove viene?"
"È un dono degli dei."
La strega ghignò. "Sciocchezze. Favole della buonanotte da raccontare ai bambini prima di andare a letto. La verità è un'altra e la conoscono in pochi."
"E tu sei una di loro?"
La strega annuì con arroganza. "Un giorno lo vedrai. Sentirai parlare di una forza prodigiosa. Altro che maghi e stregoni."
"Sbrigati" disse Dume guardandosi attorno. "Tra poco il circolo si renderà conto di quello che sta per accadere e manderanno altri a indagare. Potremmo non avere molto tempo a disposizione."
"Maestro" disse Chare. All'improvviso non si sentiva più così sicura. "Forse dovresti ripensarci."
"Sto per dimostrare a tutti che avevo ragione" disse Dume.
"Parlo di questa donna, la straniera. Non dovresti darle i compendio, se è davvero così pericoloso."
La strega fece una smorfia. "Se vieni meno al nostro accordo non ti dirò come attivare gli automi di Zanihf."
"Manterrò la parola data" disse Dume. "Potrai andartene con quel libro. Non voglio la magia proibita, so che è pericolosa e se la usassi perderei il rispetto di chi mi appoggia."
"Lo perderai lo stesso se userai le armi del mago supremo" disse Chare con tono implorante.
"No" esclamò Dume. "Diventerò un eroe."
"Maestro..."
Sentì il collo e la nuca avvampare di dolore e crollò a terra prima di perdere i sensi. Quando rinvenne, era al buio ed era legata a una pesante catena assicurata alla roccia da un chiodo.
Ne saggiò la resistenza. Da quella posizione non poteva usare i suoi incantesimi per spezzare il metallo.
"Non ti conviene" disse Dume. "Usiamo quelle catene per punire gli operai che tentano di ribellarsi."
"Liberami, ti prego."
Dume si chinò su di lei. "Tornerò a liberarti non appena la battaglia sarà finita. Non pensavo che avresti ceduto così facilmente" disse scuotendo la testa.  "Credevo fossi più forte, ma mi sbagliavo. Sei debole come tuo padre."
"Maestro, ripensaci."
La strega straniera indicò il fondo della caverna. "Andiamo."
"Maestro" gridò Chare guardandoli allontanarsi.
Poi, dopo un tempo che le parve infinito, la terra iniziò a tremare.

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