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Autore: Giglian    14/11/2017    14 recensioni
Nell'oscurità di una guerra incombente, le sfrenate e spensierate esistenze dei Malandrini si sfilacciano negli intrighi di una Hogwarts sempre più ricca di pericoli ed insidie. In un labirinto di incertezze, nell'ultimo anno l'amore sembra essere l'unico filo che conduce alla salvezza. Ma, per chi giura di non avere buone intenzioni, nulla sa essere semplice.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le avventure dei Malandrini.'
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Questa è una Fanfiction che scrissi tanto tempo fa,praticamente quando ancora era una ragazzina.
Sono molto legata ad essa. Ho deciso di pubblicare nuovamente, legata alla dolcezza del suo ricordo, e di modificare, tagliare, ripredisporre i capitoli con lo sguardo di una donna più adulta e matura.
Ciò nonostante, tengo molto al cuore di questa trama e tengo anche a preservare quella che a tutti gli effetti era la mia adolescenza, per cui, cercherò di non stravolgere l'anima di questa avventura.
Ripenso a quando la scrivevo nella mia gioventù, le dita fredde, la scomodità della scrivania. A quante vicissitudini spiacevoli, a quante emozioni, a come tutto questo mi allontanava dal mondo. Spero di trasmettere la stessa incredibile sensazione a chi vorrà, nuovamente, rileggere Le Avventure dei Malandrini.
Ora scrivo dal mio divano, nella mia casa, con il mio cane e quello che probabilmente diventerà mio marito che cercano di stuzzicarmi.
Questa è una storia d'amore, una storia che parla di amicizia, di lealtà, di coraggio. Sono felice di sapere che, dopo tanti anni, certi sentimenti non siano cambiati dentro di me.
Mi scuso per eventuali errori che cercherò di correggere, non sono più molto esperta nel pubblicare fanfiction.
Non vado oltre con i miei sentimentalismi e vi lascio alla lettura.
Signori, è un piacere tornare tra voi.
Sarah.








 
Se c'era qualcosa che chiunque poteva annunciare con la più assoluta certezza, era questo: i maghi sognano di più. 
Nessuno era mai riuscito con precisione a capire come fosse possibile quella sottile differenza, ma le persone che riuscivano a manipolare le arti magiche avevano quella piccola e incredibilmente scontata sfera del cervello, quella zona viscida, nevrotica e grigiastra che è collegata al mondo dei sogni, decisamente più pronunciata dei loro colleghi babbani. 
Qualche millimetro. 
Solo qualche millimetro in più bastava a sugellare una tra le tante diversità che da parecchio tempo a quella parte stavano dividendo il mondo, rosicchiandolo lentamente.
Durante i sonni di alcuni maghi, accadevano davvero le cose più disparate: le finestre tremavano, gli oggetti galleggiavano, qualcosa scoppiettava, le lenzuola cambiavano improvvisamente colore… e quello che sarebbe diventato a tutti gli effetti un capitolo decisivo per la storia dei maghi iniziò proprio con uno di essi.
Un sogno…ed un frullar d’ali.
La notte che Lily Evans stava vivendo era particolarmente pulita: non c’era la luna ma c'erano solo le stelle, senza limiti, calde, soffici, che trapuntavano ogni cosa.
E c'era qualcosa che volava.
Pigramente, lentamente…scivolando lungo la sua immaginazione.
Ciò che la stava trasportando da qualche minuto a quella parte a sfiorare il cielo era una immensa civetta bianca, sul cui dorso si aggrappavano morbidamente le sue gambe sottili.
Sotto le sue gigantesche ali tutto sembrava come una mappa dispiegata ma ciò che era davvero incredibile non era la terra ormai lontana e neanche la dimensione dell'animale.
Erano le vertigini. Finalmente, dopo quella che poteva definire tutta la sua vita, Lily Evans non aveva le vertigini. 
E lassù, a cavallo del vento, ogni paura, ogni pensiero opprimente, ogni sensazione di vuoto, scompariva.
Semplicemente...non c'era più.
Si stava crogiolando in quella che era la sensazione più incredibile della sua vita quando, proprio nel momento in cui le sembrava di raggiungere il punto più alto e le sue lenzuola si stavano dipingendo di un tenue blu scuro, accadde.
Quel punto non lo raggiunse mai. Perché era arrivato il destino.
“Fa’ piano, accidenti!”
Voci.
In quel silenzio languido vi era un rumore di sottofondo, sempre più insistente. 
Qualcosa ticchettava. 
Qualcuno parlava.
“Ma sentite come russano queste qui. E dire che alcune di loro fanno tanto le sostenute. Cazzo, ma la femminilità dove l’hanno lasciata?!"
E con questa perla il sogno si sgretolò.
La civetta sembrò dissolversi così come era arrivata e quello che fino a quel momento era un sogno piacevole si tramutò ben presto in un incubo terrificante.
Le stelle e i prati furono avvolti dal buio, come se qualcuno avesse azionato un interruttore.
Il vento le graffiava il viso con rabbia e lei stava…
...Stava precipitando...
Le vertigini tornarono, potenti, viscerali. Il suo cuore rischiava di staccarsi dal petto e l’aria non riusciva più a riempirle i polmoni. 
Il terreno si faceva sempre più vicino. Sempre più vicino. 
Sempre più...
Un urlo riempì la Camera di Grifondoro mentre Lily Evans apriva gli occhi di botto, senza battere le ciglia. Balzò a sedere nel suo letto…ritrovandosi faccia a faccia con il più brutto lupo mannaro che avesse mai visto.
“AAAAAAAH!!!”
Sopra la sponda del letto c'erano due fauci aperte e ricoperte di bava puzzolente pronte a falciarle la gola e fu solo con tutto il briciolo di autocontrollo rimasto che riuscì a non tirare una poderosa testata all'asta dorata che reggeva le tende a baldacchino.
Ancora in preda ai residui di un sonno strappato via, nel panico più totale, cercò a tentoni il profilo duro della bacchetta sotto il cuscino, mentre con l'altra mano sollevava la coperta fin sopra la punta del naso.
Per un confuso istante non capì esattamente dove si trovava, dov'era finita la civetta, cosa ci faceva un mostro davanti a lei.
Poi, non appena la patina dei sogni scivolò via dagli occhi, rilasciò tutta l'aria che aveva trattenuto nei polmoni.
Attaccati alle orecchie, c'erano due fili di seta. 
Quella era una testa finta. Un fantoccio.
“Ben svegliata, Evans.”
 
La sua voce.
 
Si girò di scatto facendo danzare i suoi capelli lunghissimi, mentre qualcuno rideva nell’angolo della stanza.
E si trovò faccia a faccia con quella che probabilmente era la persona più boriosa, più arrogante, più idiota, più testa di cazzo che esisteva sul pianeta terra. 
“POTTER!!!”
Eh sì. A volte il Destino si fa beffa dei maghi. E con Lily Evans, organizzava la beffa più grande di tutte.
La Grifoncina balzò all’indietro appena in tempo, visto che il viso di quello stronzo era così vicino che le punte dei loro nasi si erano quasi sfiorate. Ma lui non si era mosso.
Il mago che si ritrovò davanti al letto scoppiò in una risata leggera.
Alto e snello, con una capigliatura volutamente scompigliata, ghignava come una iena ed il suo sguardo scintillava.
Uno sguardo dorato. Uno sguardo che era leggenda.
Aveva gli occhi d’oro, James Potter. Era difficile da descrivere a parole, in verità. Era un oro così vivido da sembrare quello delle monete liquide. Il tipo di gioiello che un drago proteggerebbe ferocemente.
Eppure, nonostante fosse incredibilmente luccicante, su di lui non sembrava finto. Nessuno avrebbe mai potuto dire che indossasse delle lenti a contatto o che si fosse fatto un qualche tipo di incantesimo estetico.
Ma d’altronde nessuno avrebbe messo in dubbio alcunché: quello era il marchio dei Potter.
Una delle famiglie più potenti della Gran Bretagna. E tutti gli uomini di quella famiglia, da quel che si sapeva, avevano quel colore assurdo piantato tra le ciglia.
La rossina Grifondoro non nascose la smorfia disgustata che le era appena spuntata sul volto. 
Detestava quel colore. Detestava ogni cosa che appartenesse a lui.
Se la stava godendo un mondo, oh, questo era certo.
Il leader dei Marauders aveva quel suo dannato sorriso da gatto che partiva da un orecchio all’altro e la mano che scattava a frizionarsi i capelli, rendendoli ancora più adorabilmente disordinati.
C’era qualcosa di magnetico nel suo viso, nel suo modo di fare, che attirava flotte di ragazze ai suoi piedi. Forse l’incoscienza. Il modo in cui tuffava quei suoi occhi così strani in quelli altrui con l’arroganza di uno che sa di essere di una bellezza stratosferica, magari.
O di essere ricco sfondato. O di avere lo stesso sangue dei due più famosi Auror Leggendari nel mondo magico, il ché rendeva lui un mago incredibilmente potente.
Una delle tre.
Eppure, non c’era traccia di… epicità, leggenda o rigore in lui. Anzi, era tutto il contrario!
Ogni cosa di James Potter trasudava un grido: niente regole. 
A partire dalla cravatta mezza sciolta sulla camicia stropicciata e arrotolata sugli avambracci fino ad arrivare alla bacchetta scheggiata con cui sapeva rendere la vita altrui infernale.
Potter era da sempre stato la dannazione di Hogwarts ed in sette anni si era aggiudicato a pieno titolo la fama di pericolo pubblico, oltre che esserne diventato il padrone indiscusso.
Era bello. Bello come tutto ciò che è libero. Libero e indomabile.
La sua popolarità, l’assenza totale di paura, combinata con quegli assurdi e bollenti occhi d'oro, i denti bianchi e la pelle abbronzata dal Quidditch, aveva fatto girare la testa alla fazione femminile di diverse Casate e c'era una vecchia lezioncina che ogni ragazzino, superati i dodici anni di età, impara: tutte le ragazze amano chi fa il bastardo. Quindi… James faceva il bastardo.
Ma ce n’era una, in quella scuola, che sembrava confermare che ad ogni regola vi è sempre un’eccezione e che adesso lo fissava come avrebbe fissato uno scarafaggio repellente.
Ed era lei.
Ossì.
Lily Evans non si sarebbe mai piegata. Mai.
“Non dovresti urlare così.” Le fece notare, massaggiandosi un orecchio. “Te l’ho sempre detto, tesoro.”
Balzò indietro, evitando per un pelo il cartone che gli stava arrivando sui denti.
Ma ce l’aveva un dannato difetto, quel demonio?! Dannato lui e i suoi riflessi da Super Giocatore di Quidditch! Oltre ad essere un ottimo mago, era anche un Cercatore mostruosamente bravo, con una carriera praticamente certa in qualsiasi squadra avesse scelto dopo gli studi!
I-n-s-o-p-p-o-r-t-a-b-i-l-e!
La Grifoncina si massaggiò le tempie, assottigliando gli occhi in modo pericoloso. Dio, era un incubo! Già il primo giorno!
"Tu, tu…"
"Riattacca la cornetta, rossa. Sembri un telefono occupato."
Lui le sorrise ancora con fare quasi amichevole, mentre la ragazza con la quale litigava ogni santissimo giorno da sette anni a quella parte lo fissava con una vena pericolosamente gonfia sul collo.
Era probabilmente uno dei pochi a potersi permettere di dare fastidio a una Prefetto. Una che tra l’altro, non cercava altro che un modo per farlo espellere!
Ma James non aveva paura…lui non sembrava avere mai paura di niente, e a ben vedere, visto che aveva le spalle più che coperte!
Ad Hogwarts, la Scuola di Magia e Stregoneria della Gran Bretagna, esisteva un regolamento severo ma probabilmente la prima e probabilmente la più importante regola al suo interno era : Mai intralciare il cammino di James Potter e della sua banda.
In sette anni, il capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro poteva bellamente affermare senza mentire che quella scuola era praticamente sua, che lui ne era il re e che chiunque avesse provato a mettergli i bastoni tra le ruote, Prefetto che fosse, non avrebbe fatto una fine piacevole.
Ma Lily Evans, diciassette anni, non era solo una Prefetto e una studentessa modello. Non era soltanto una ragazza fissata con le regole, lo studio o anche semplicemente la banale decenza… lei era una Grifondoro.
E James Potter aveva imparato a sue spese a non dimenticare quel fondamentale dettaglio. Tutto ciò che apparteneva a quella dannata ragazza sembrava essere fatto per essere la nemesi di tutto ciò che apparteneva a lui… e tutto ciò che era lei contrastava con la stessa energia tutto ciò che era lui, quasi che fossero gli estremi di due poli opposti costretti a stare troppo vicini!
Sempre, ovunque, Lily Evans e James Potter sembravano provare un perverso piacere nel mettersi i bastoni tra le ruote.
Era un curioso caso del destino che fossero capitati nella stessa Scuola, nello stesso anno e nella stessa dannata Casata, quasi che fosse un gioco di equilibrio universale!
"Che cosa diavolo ci fai, qui, tu, razza di...?"
“Te l'avevo detto che l'avresti pagata, Evans, per quei punti che ci hai tolto sul treno. Un bel modo per iniziare l'anno, hn?” 
“Sei stato tu!” sibilò quella, con occhi dardeggianti. “Una testa di mannaro? Davvero? E ci hai pensato tutto da solo a questo scherzo da dodicenni?”
Ma figurarsi.
Manco a dirlo, qualcuno le rispose alla sua sinistra.
“L’abbiamo aiutato noi.”
Non c’era nemmeno bisogno di guardare, perché sapeva che erano lì anche loro.
Assurdo come quei quattro sembrassero legati da un filo invisibile, da una sinistra fratellanza rimasta intaccata nel tempo nonostante fossero praticamente l’uno l’antitesi dell’altro.
C’erano altri tre ragazzi in quella stanza.
Il primo, quello che aveva parlato, le rivolse un saluto con la mano.
Discepolo di una delle più potenti e pericolose caste di purosangue, anche Sirius Black possedeva una bellezza a dir poco esagerata ma a differenza di James, nonostante i suoi sforzi per darsi anche lui un tono ribelle, l’eleganza gli trasudava praticamente da tutte le parti.
Era il più alto, ed il più ben messo per quello che riguardava i muscoli, cosa che, unita al senso di pericolosità che emanava ogni centimetro della sua faccia, lo rendeva assolutamente spaventoso. Ma anche incredibilmente affascinante. Il fascino dei predatori.
I folti e lucenti capelli neri gli ricadevano sulle spalle e sugli occhi in ciocche distratte conferendo allo sguardo un’aria sfuggente, impreziosita da due iridi nere senza sfumature, da lunghe ciglia e da sopracciglia oblique che arricciava nel tipico modo dei Black, il modo in cui un gigante guarderebbe delle formiche.
Snob. Stronzo fino al midollo. Quasi feroce.
Il secondo invece era praticamente il suo opposto: basso e paffuto, era un esserino tremolante dai capelli color topo e piccoli occhietti acquosi, un tipetto nervoso e timido. Quando Lily lo guardò si fece piccolo piccolo, stiracchiando un sorriso meno sicuro di sé.
A Peter Minus non piaceva destare attenzione. Ma a Peter Minus piaceva James, oh, se gli piaceva.
James era il suo dio e ogni cosa che faceva sembrava farlo emozionare ed elettrizzarlo come un bambino quando arriva Natale.
Diede una leggera pacca al terzo ragazzo, che a differenza degli altri aveva stampata in faccia un’aria decisamente seccata.
Occhi azzurri e malinconici, lineamenti efebici e morbidi capelli biondo cenere, Remus Lupin possedeva da sempre il comportamento composto e distaccato di un freddo principino davanti alla sua corte.
Non fissava gli altri con aria di superiorità ma al contempo…sembrava sempre lontano.
Ma essere nemici di Lupin era impossibile. Aveva una bellezza gentile, cortese, educata, ed era sempre di una calma senza pari. Tutto ciò che non poteva essere più lontano dal Malandrino modello eppure, per chissà quale strano gioco del caso, eccolo là.
Erano tutti lì, davanti al suo letto. La squadra al completo!
C’era chi avrebbe pagato lì dentro per un simile onore, c’era da ammetterlo!
“Potter, questa me la paghi!” la Prefetto ruggì, scagliando un cuscino proprio sulla faccia del Grifondoro. “E stai lontano da me!”
“HEY!” esclamò il ragazzo barcollando, mentre le risate simili a latrati di Sirius aumentavano di volume.
James gli gettò una occhiata omicida ma lui continuò a fregarsene bellamente a sghignazzarsela da bravo bastardo.
Ma tu guarda quella piccola insolente…
Stava per replicare ma ad un tratto, il cervello del signor Potter andò in black out. La stava sovrastando ma lei non era il tipo da farsi parlare in testa.
E quando Lily Evans si alzò in piedi costringendolo a retrocedere, fasciata nella sua camicia da notte estiva, il Malandrino si sentì mozzare il fiato. Come sempre. 
E tutto parve spegnersi…
Perché Potter, il re di Hogwarts, aveva una colossale debolezza, e questa debolezza diventava ogni giorno più evidente a tutti: il suo tallone d'achille era lei e non sembrava esserci soluzione.
La detestava. Ma la voleva. Dio, se la voleva. E non riusciva mai a raggiungerla.
Il Boccino d’oro più sfuggente di tutta la sua vita.
La sua più acerrima nemica...ma anche la sua tentazione più grande…
Il mago scosse la testa, sbuffando con irritazione come ogni qualvolta che si fermava a pensarci.
Ok, la maledetta era bella - sconslusionatamente bella - e solo il fatto di averle messo addosso il suo timbro le aveva impedito di venire circondata da altri maghi bavosi ad ogni passo che faceva a scuola.
Ce n’erano di più appariscenti, lì dentro? Certo. Suscitavano in lui un briciolo dell’eccitazione, dell’elettricità nel petto che gli faceva provare lei? Merda, no.
Per parecchi anni James Potter si era tormentato in proposito domandandosi perché, perché cazzo desiderasse così tanto portarsi a letto una che al contempo avrebbe sparato nello spazio con un missile di sola andata.
Lily non era sensuale nel porsi e di certo non era dolce – perlomeno non con lui - ma aveva lineamenti regolari, capelli rosso fuoco assurdamente lunghi fino alla vita e un fisichino alto e sottile che era veramente da mordere.
Ma ciò che toglieva segretamente il respiro al maghetto erano i suoi occhi: probabilmente quell’arpia possedeva il paio di occhi verdi più espressivo che James avesse mai visto al mondo.
E in quel momento urlavano guerra.
La sua grifoncina adorata avanzò di un passo, arricciando il naso e schioccando le labbra, pronta a sparargliene di tutti i colori.
“Si può sapere come diavolo hai fatto a eludere la sorveglianza?!”
Le rispose Black, già annoiato dalla situazione visto che lo scherzo del bentornato era stato un fallimento su tutti i fronti. Indicò delle scope fiammanti appoggiati al muro.
“Abbiamo usato quelle, Evans. E per le tue amiche abbiamo usato l'incantesimo di Insonorizzazione così che non si svegliassero durante lo scherzo...ma su di te purtroppo ci siamo dimenticati di applicarlo. O meglio, UNO di noi si è dimenticato.”
E piantò gli occhi stizzosi su Ramoso.
Seh, come no. Dimenticato un paio di palle. L’aveva fatto apposta, lo stronzo. Proprio non ci riusciva a non litigare con lei almeno per un giorno! Era diventata una dannata droga!
“Proprio così, Rossa.” esclamò quello, cercando di evitare lo sguardo di Felpato e riservandole il solito nomignolo che la irritava come non mai. “Dovresti saperlo: questo posto non ha porte chiuse per me. Io ho le ali.”
Ed eccolo lì. Era il modo in cui lei si incazzava con lui a dargli i veri brividi. Quei suoi occhi indignati e colmi di sfida che nessuna avrebbe mai avuto il coraggio di piantargli addosso. Quella sua arietta altezzosa, fastidiosamente perfettina che non faceva altro che fargli venir voglia di prenderla, punirla per la sua insolenza e costringerla a supplicarlo di…
Remus tossicchiò mestamente, interrompendo il flusso delle sue fantasie. Messaggio ricevuto.
Ma era inutile. Adorava quella sua espressione. Adorava di lei tutto quello che avrebbe potuto fargli più male.
“Oh beh, grazie tante Potter, davvero maturo! Uno scherzo proprio da diciassettenni! Tu! Tu sei l'essere più odioso, più stupido, più...”
“Hey!” protestò ad un tratto il Grifondoro. “Vorrei ricordarti che sei stata tu a cominciare.”
“IO?!”
“Esatto, rossa. Ci hai tolto dei punti, questa mattina sul treno, ricordi? Cristo santo Evans, non era neanche il primo giorno e già mi pianti delle grane.”
Ed eccoli arrivati all’altro punto dolente. Perché Lily aveva difeso una persona in particolare. Il pomo della discordia, se così si poteva dire…
"Io sono una Prefetto del settimo anno. Forse pensi che mi piaccia togliere punti alla mia Casata inimicandomela ogni maledettissimo giorno, ma oh, evidentemente non è così divertente come allagare uno scomparto del treno." Mormorò la ragazza con voce dura.
“Ma era uno scherzo da fare a Mocciosus!” 
Lily serrò le mandibole a quel nome, irrigidendosi in modo quasi doloroso.
Ora veramente lo ammazzava.
Eh sì. Lo difendeva ancora. Anzi, James la costringeva a difenderlo ancora. Quando avrebbe solo voluto dimenticare.
Ma come sempre, finse che non facesse assurdamente male sentire il nome di Severus calarle addosso.
"Era una cosa stupida, pericolosa ed irresponsabile, e tanto per la cronaca a Piton non farebbe male avere un po' di tregua dalle tue idiozie."
Bam! Pensò Sirius, iniziando a trovare interessante la situazione e cambiando leggermente posizione, sporgendosi in avanti.
Eccoli lì, vicini all’esplosione.
“Evans...è di Piton che stiamo parlando!” esclamò il suo migliore amico, facendo un passo avanti senza accorgersene. “Serpeverde, futuro criminale…ti ricordi come ti ha trattata, vero? Stai veramente difendendo ANCORA quel verme?”
“Per quanto tu possa ritenerlo impossibile, anche Piton è un essere umano.” Sottolineò quella, acidamente. “Ed è mio dovere impedire disordini. Sono PREFETTO. L’hai afferrato o devo stamparmelo in faccia?!”
“Ripulire la scuola da certe piaghe non è mica metterla in disordine, cocca.”
“Quanto sei bambino.” frecciò la ragazza. “Quando imparerai a crescere?”
L'aveva pizzicato. Sirius Black si lasciò sfuggire un singhiozzo sommesso e sorrise di sbieco. Faceva il duro ma l’aveva pizzicato. Quando Lily Evans difendeva Piton, il suo amato Ramoso diventava uno svalvolato.
“Quando ti toglieranno la scopa dal didietro, Evans. Potresti provare, lo troveresti piacevole, sai?” lo sentì ribattere sardonico, ma Black notò il suo pugno serrarsi contro i jeans. E lo percepì.
Percepì un’ondata di odio.
Passò da James a lui come se fosse collegata ad un filo invisibile sospeso fra loro.
"Sempre meglio che essere un povero idiota in cerca di attenzioni!"
“Evans, il problema fondamentale è che il tuo essere stata nominata Prefetto ti ha dato alla testa. Come se potessi davvero fare qualcosa, capisci.”
“Quel qualcosa si chiamano castigo, punti in meno alla tua cara Grifondoro ed ennesima macchia sul curriculum scolastico, e sono cose che nemmeno le tue tasche piene di soldi possono riuscire a comprare! Hai voglia di iniziare l’anno di nuovo in questo modo? Perché non chiedo di meglio!”
James si chinò su di lei, sfiorandole quasi il naso.
Ora la bacia, pensò per un secondo Black. Ora la bacia e quella ci fa espellere per davvero.
Sentiva i sentimenti di James mutare. Era ora eccitato, euforico, nervoso.
Loro sentivano. Sempre.
E il contatto non si sarebbe mai spezzato.
“Perché non ci provi?"
Oh, quanto amava sfidarla. L'aveva sfidata praticamente in ogni cosa in quegli ultimi tempi. Era il suo hobby preferito…e c’era da dire che nemmeno quella pazza si tirava mai indietro.
Lily infatti sostenne lo sguardo, fiera come una leonessa.
“Poverino, ti compatisco Potter. Hai qualche difficoltà a collegare il cervello con il fisico.”
Il sorriso di lui si fece più ampio e malizioso.
“Dì un po', Evans...” cinguettò allegro, puntandole un dito sulla fronte. “...com'è che quando tiri in ballo il mio fisico, mi accorgo di una nota di desiderio nella tua voce?”
Si poterono sentire i denti della ragazza stridere tra di loro.
“Oh, te lo sogni Potter.” Ringhiò lei, sorridendo istericamente. “Non provo il minimo interesse per un idiota come te.”
“Ma davvero? Guarda caso non ci credo. Io ti piaccio, Evans. Ammettilo!”
“Ma…ma nemmeno per sogno!”
Fu repentino il cambiamento nell’espressione del maghetto. Un secondo prima ridacchiava come un idiota, e il secondo dopo il sorriso...divenne un enigma.
Si chinò su di lei all’improvviso, così veloce che Lily cadde di nuovo sul letto. La mano di lui si agganciò al materasso, vicina al suo fianco. Sentì il calore del suo braccio – così vicino -trapassale il tessuto della camicia da notte.
La camicia gli si aprì di più con un fruscio sulle clavicole e un odore invase le narici della Grifoncina prima che potesse impedirlo.
Era… buono. Ma anche strano. Indefinibile.
Non… era un normale profumo. Era… l’odore che si può sentire in un bosco molto profondo. O in cima ad una scopa da Quidditch, quando si è vicini alle nuvole.
Ne rimase per qualche istante imbambolata e fu troppo tardi quando si accorse che quell’aroma proveniva da James, dal suo collo, dai suoi dannati capelli. Sentì improvvisamente le guance pulsare d’imbarazzo… e seppe, con assoluta, dolorosa precisione, che la pelle degli zigomi le si stava arrossando.
E lo notò anche Potter. L’oro delle iridi di James si fece più sottile quando il nero della pupilla si dilatò all’inverosimile.
Ogni centimetro del corpo di Lily parve paralizzarsi quando, lentamente, un angolo di quella dannata bocca si arcuò all’insù in quel modo così sfacciatamente seduttivo che sapeva fare solo lui.
Certi particolari non sfuggono. Eppure, in un qualche modo, le sembrò di vedere la sua mandibola serrarsi appena, come se si stesse sforzando.
"Bersaglio colpito." le sussurrò, sardonico. La presenza della sua mano, del suo pollice così vicino alla sua coscia, divenne presente in un angolo sua testa in modo quasi fisico. Era ad un passo dallo sfiorarle la pelle della gamba.
Lei tentò di mantenere la mente fredda, non lasciarsi provocare, ma il suo aplomb parve vacillare pericolosamente mentre lui cominciò a lambire ogni parte del suo viso, quel suo dannato viso rosso e traditore, con il calore dei suoi occhi.
“Te lo sogni.” lo sfidò a voce bassa, fingendo un controllo apparente. I suoi occhi verdi divennero lucidi specchi di ghiaccio, ma lui non si schiodò dalla sua posizione. Era chinato su di lei come un felino pronto a divorare la sua preda e farla a pezzi, con il ginocchio appoggiato al materasso per sentirsi stabile, sfiorante il suo, lasciato nudo dalla caduta.
“Ammettilo. Vuoi infilarti nel mio letto esattamente come le ragazze che tanto disprezzi con la tua puzza sotto il naso.”
“La puzza sotto al naso ce l'hanno loro, ed è il tanfo della tua boria.”
"Belle parole. Ma lo noto, sai?" Sorrise di nuovo. Infido. Ammaliatore. "Lo noto, mentre sono circondato dai miei amici. Quando ti fisso nel tuo bel angoletto, sola con la tua supponenza, il tuo delicato musetto si colora di rosso. Proprio come… " finse di accorgersene solo in quel momento. “…ora.”
Lei fece per scattare all’indietro, trovare lontananza da quella vicinanza tossica, ma lui la seguì a ruota con un colpo del busto. Si ritrovò allora quasi sdraiata sul letto, un solo gomito a sostenere la schiena. E lui a incombere sopra di lei, ad un passo dal caderle addosso eppure ben saldo sui palmi.
Qualcuno, da qualche parte della stanza, sibilò un avvertimento che sapeva tanto di velata minaccia.
“James.”
Non riuscì a vedere Remus in faccia ma riconobbe la sua voce, e quel tono di finta e altera calma che nascondeva ben altro. Lupin era decisamente protettivo con lei.
Ma non era necessario che lui si arrabbiasse. Bastava la sua, di rabbia.
“Cosa. Cavolo. Pensi. Di. Fare.” scandì a denti stretti, mentre il ragazzo la sovrastava. La sua mano allora scivolò di lato fino a che le sue dita toccarono il legno liscio della sua bacchetta.
“E chi lo sa, Rossa?” cinguettò lui, di nuovo allegro. “Magari voglio baciarti!”
I centimetri che li separavano improvvisamente diventarono un falò pronto a prendere fuoco alla prima scintilla e lei una fiamma viva e pulsante. La punta della bacchetta scintillò in modo decisamente poco sicuro.
Ma James adorava tutto ciò che era pericoloso… e si concesse di rimanere così un secondo in più.
Le indicò le guance sempre più paonazze con un dito e Lily si morse le labbra, istintivamente.
Allora Potter inarcò un sopracciglio ed estese il ghigno, gettandole uno sguardo eloquente con lo stesso fare di uno che getterebbe un guanto in faccia al nemico. La sua voce si abbassò di nuovo e i suoi occhi diventarono crudeli.
“… O magari voglio solo dimostrarti che non sei diversa dalle altre.”
Ma. Che. Stronzo.
Gli piantò una mano sul petto e riuscì a spingerlo all’indietro con la sola forza della sua incazzatura – o forse era lui che si era tirato via? Quella posizione scomoda doveva averlo in qualche modo stancato perché per alcuni istanti le era parso quasi… affaticato – e fece l’ultima cosa che ci si aspettava da lei in quel momento.
Buttò la testa all’indietro e rise di gusto, disgustata.
Dio, la sua presunzione non avrebbe mai avuto fine!
"L'unico motivo per cui mi vedi arrossire, idiota, è per il fastidio che la tua presenza provoca alla mia vista!” sbottò, piantando un piede dopo l’altro fino a costringerlo ad arretrare di qualche passo. “E sei veramente fuori di testa se pensi che io sia come quelle galline senza cervello che ti leccano i piedi!”
“Oddio, questi non la smettono più!” bisbigliò improvvisamente Peter da un lato della bocca.
“E VOI!” abbaiò improvvisamente la Evans, puntando l'indice sui tre, che sobbalzarono. “Figuriamoci se non vi ci trascinava dietro anche questa volta! Riuscite a fare qualcosa singolarmente una volta tanto o vi tenete la manina anche alla toilette?!”
“Hey!” protestò Lupin, alzando le mani in segno di resa (mentre Black alzava il medio con molta delicatezza). “Io non c’entro, non volevo nemmeno fartelo questo scherzo. Sai che non volevo.”
Lily tentennò, trattenendosi dal sospirare esasperata. Remus era il secondo Prefetto di Hogwarts, lavoravano sodo assieme…una persona corretta e pulita.
Erano amici, in qualche modo.
Sapeva che si stava veramente incazzando prima per l’atteggiamento di James, e che era ad un passo dall’intervenire non appena lui avesse osato troppo. Lui era buono ma… ma quando stava con Potter…
Era inutile. Proprio non ci riusciva a non farsi corrompere da quel demente…
“Perché non prendete esempio? E’ certamente più vicino di voi a farsi un cervello tutto suo, perlomeno!” esclamò nel contempo che Sirius lanciava al biondino una occhiataccia che quello ricambiò con piacere.
James alzò gli occhi al cielo.
Era vero che avevano trascinato lì Remus con la forza, nonostante lui gridasse di lasciarlo andare, tuttavia…
“Perché se no non ci divertiremmo. Ti basta?” rispose, in tono secco ma la streghetta si ammutolì di colpo. Improvvisamente le era venuto sonno. Dio, se aveva sonno…
“Che c'è Rossa? Hai finito le scorte di veleno?”
L’adrenalina che le era corsa delle vene era finita tutta di botto, lasciandole addosso una stanchezza abissale.
“Sai che ti dico? Siete stati piuttosto stupidi, perché adesso vi beccherete una punizione coi fiocchi. E vediamo di finirla qui.” sospirò solo, massaggiandosi le palpebre.
“Sai, a dire la verità, il piano non prevedeva che ti svegliassi...” disse James pensieroso.
“Hm...già...dovevi trovartelo stamattina il mostro...” disse Sirius.
Entrambi, sveglioni, deglutirono.
“Quindi addio!” esclamarono in coro, dandole le spalle.
Sirius, James e Peter se la stavano già filando, ma anche la Evans aveva un bel paio di riflessi, in occasioni particolari. Oh no, col cavolo che se la fuggivano adesso!
Levicorpus!”
Una forza invisibile le attraversò piacevolmente il braccio e attraversò la sua bacchetta fino a colpire le loro schiene sotto forma di fascio di luce. Li sollevò da terra lasciandoli a penzoloni come salami.
Peter prese a piagnucolare, disperato, Black gli scoccò un’occhiata alla “come hai osato” e Potter tentò ancora di correre.
Remus sospirò, osservando i suoi compagni.
Era rimasto esattamente nella stessa posizione di prima: schiena contro il muro e braccia conserte.
Si era sempre chiesta come facesse un ragazzo così brillante a stare con quei tre deficienti ma ora non aveva importanza, perché, ossì, perché ora erano davvero nelle sue mani.
Sorrise, spietatamente angelica. Adesso si sarebbe divertita.
James Potter le aveva reso una vita d’inferno, a scuola. Ma ora basta. 
“Non fai più tanto lo sbruffone, hm?”
Avvicinò il suo viso a quello capovolto di James.
Gli occhi di lui si strinsero, in un modo che urlava PERICOLO a caratteri cubitali.
"Fammi scendere." ordinò, secco. "Ora."
"No."
"Te ne pentiresti."
"Io non credo."
Il viso assurdamente perfetto del mago si aprì in un ghigno spietato.
"Io credo di sì."
La stava facendo infuriare. Bene.
"Le cose cambieranno, Potter." ringhiò lei, digrignando i denti. "Ci puoi giurare."
"Aspetta, in quale parte dovrei avere paura?"
"Io ti odio."
E il ghigno di lui si spense lentamente. Nei suoi occhi d'oro brillò qualcosa, in un istante…qualcosa di potente. Qualcosa di destabilizzante, terrificante. Qualcosa che le esplose sotto pelle come una scarica elettrica.
E la schiena improvvisamente le si riempì di sudore freddo.
Che cosa…diavolo…?
Lui la guardò come un serpente fissa un topolino prima di mangiarselo e, sotto la potenza di quegli occhi ora seri e penetranti, accadde qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato dall'agguerrita prefetto Grifondoro: impallidì e chiuse il becco.
Beato silenzio! Pensò Remus. Ma ora c’era una strana tensione…
James non fece nulla, non cambiò espressione per un istante ancora, poi il suo viso tornò normale e le fece la linguaccia.
“Fai la brava bambina, rossa, e forse arriveremo ad un accordo!”
Per tutta risposta lei rilasciò l'aria che aveva trattenuto nei polmoni, ascoltando il cuore che le batteva furiosamente contro le costole tornare piano piano ad un ritmo decente.
Batté le palpebre, confusa.
Cosa...cos'è successo? Quella paura cieca, quegli occhi ...quelli non erano occhi normali.
Aveva avuto paura. Aveva davvero avuto paura di lui…di quella sua occhiata.
C’erano parecchie cose che fanno incazzare una Grifondoro: ma nulla, nulla è equiparabile alla vergogna di sentirsi inermi o spaventate. Nulla è paragonabile a uno smacco sull’orgoglio. Orgoglio…l’orgoglio era tutto ciò che avevano di più prezioso al mondo. Tutto ciò che spingeva i Grifondoro al baratro.
“Niente accordi.” Mormorò, con la voce insolitamente roca e fece una cosa che non aveva mai fatto. Proprio per orgoglio. “Ora la Mcgranitt avrà un bel da fare con voi.”
Ottenne un silenzio allibito.
Sì. Lily Evans voleva fare la spia. Correre alla gonnella dei professori. Una cosa considerata umiliante praticamente da chiunque. Un vero e proprio tabù sociale tra gli studenti, un disonore, un’onta irreparabile!
Ma ne aveva veramente abbastanza. Magari era la volta buona che lo espellevano!
Peter uggiolò infine come un cucciolo.
“COSA?! LA MCGRANITT?! No, Evans non capisci, ci spellerà vivi!”
Suppliche vane. Lei riprese il suo solito piglio.
“Ma guardateli, i grandi Malandrini, sconfitti da una ragazza!” ridacchiò con perfidia degna di una Serpeverde.
Ma era carina anche così, dio! Riflettè James, scandalizzato da quella mossa. Era fortunata…perché era proprio quello a salvarla da sorti ben peggiori…
Nessuno in sette anni aveva mai osato andare a piangere dai prof. Nessuno.
“Lo sapevo che sarebbe andata a finire così, cristo.” sospirò Remus, quasi sconsolato. Si passò una mano sul viso pallido. “Lily, per favore, potresti...”
“Tu puoi filartela, Lupin.”
“I Malandrini non si abbandonano l'un l'altro.” s'intromise Sirius, solenne, per quanto solenne potesse essere un tale a testa in giù.
“Cinque punti in meno a Grifondoro, Black.”
“Evans, la tua perfidia non avrà mai fine...”
“Non mi toccano le tue dolci parole, Potter…altri cinque punti.”
Iniziava a prenderci gusto quando una presenza apparve alle loro spalle trasportando una bora gelida… e un ruggito che scompigliò loro i capelli.
 
“COSA SUCCEDE QUI?!”
 
Se c’era qualcuno in grado di spappolarti un timpano, oltre a Lily Evans, era la cara professoressa di Trasfigurazione.
Sulla trentina, anche se dimostrava qualcosa di più, era una donna dura, scorbutica e severa fino alla psicosi.
La sua voce superò pure l'incantesimo Insonorus, e le ragazze Grifondoro si svegliarono di botto. E così chiamarla non era necessario: quella ormai fiutava le stronzate come un segugio.
I gemiti di Peter aumentarono di volume, e nel mentre ci fu un baccano tremendo di tende spostate, di ciabatte infilate e gridolini.
Non capitava tutte le notti di trovarsi i Malandrini in camera, a penzoloni come dei salami… e con le camicie sollevate fino al mento, per giunta. Le ragazze scoppiarono in una risata un po’ bastarda e partirono fischi degni di uno stadio.
Ah, le Grifondoro. Le amavano.
“Siete sempre i soliti!” se la ghignarono alcune. “Dai Lily, lasciali giù, non vedi che aria depressa? Non ti tocca nemmeno un pochino?”
“Potevi perlomeno denudarli un po’ di più…”
Lily stava per rispondere che l’aria depressa non la toccava proprio per niente, ma fu interrotta dal più odioso dei Malandrini.
“Mica c’è bisogno di un incantesimo per questo, Bell! Quando vuoi!”
Ma lo smagliante sorriso di James svanì quando sentì il ruggito della Mcgranitt alle sue spalle e il suo fiato sul collo.
“Me lo dovevo aspettare..." La sua mano scattò sulle loro nuche quasi contemporaneamente, facendole scoccare come birilli. "SIETE I SOLITI IRRESPONSABILI!” 
Labbra finissime e uno sguardo omicida, li sondò uno ad uno come un avvoltoio che pregusta la carne umana. Erano veramente cavoli amari.
Svegliare la cara Mcgranitt dal suo riposo non era qualcosa da fare. Semplicemente, non si poteva.
E, così come la Evans, quella donna sembrava pronta a tener battaglia per far trascorrere l'ultimo anno in pace.
James, ancora capovolto, il viso un po’ rosso per il flusso del sangue al cervello, deglutì.
“ ‘sera , prof…”
"Nel dormitorio delle ragazze..." ringhiò quella, incazzata come una biscia. "A fare chissà cosa, a dare fastidio...non mi lasciate tregua neanche il primo giorno...giuro su dio che questa me la pagate."
Poi la professoressa, più dolce, si voltò verso Lily.
"Ora puoi metterli giù, cara.”
“Ora puoi metterli giù, cara!” le fece il verso James, sottovoce, mentre cadeva di sedere sul pavimento freddo.
“Spero che ti sia spaccato qualcosa…” gli sussurrò la Prefetto.
“Con un incantesimo dei tuoi? Rossa, tranquilla…magari la prossima volta ti insegno a farne uno come si deve…”
“Facendomi da cavia per i Cruciatus? Quando vuoi…”
Ma lo scambio di carinerie bisbigliate tra i denti finì lì perché la Professoressa si piazzò in mezzo a loro.
“Voi. Subito nel mio ufficio. O-R-A.”
Come controbattere? Sembrava pronta a mangiarseli in un boccone. La seguirono, avendo il buon gusto di stare zitti per una volta.
La prima notte del settimo anno e la bella Evans aveva vinto. Ma la cosa non sembrava esserle particolarmente di conforto.
Era incazzata e imbarazzata e umiliata…
James si voltò, sfiorò le sue labbra con due dita della mano e le soffiò un bacio volante.
Per tutta risposta, ebbe un “Vaffanculo”.
Ma aveva i capelli arruffati e gli apparve come la creatura più incantevole della storia. Una matassa enorme di capelli rossi, un rosso stranamente senza sfumature che come una coperta avvolgeva il profilo del suo corpo. Gli occhi gonfi, le labbra umide, e quella cazzo di camicia da notte sottile…
Sembrava più agguerrita degli anni scorsi. E anche più donna. 
Un fremito percorse il gruppo. James Potter emanava una euforia incontrollabile.
Loro sentivano
Ridacchiò piano, passando il braccio attorno alle spalle dei suoi amici.
“Giuro solennemente di non avere buone intenzioni.”

"Io ti odio."

No, pensò James Potter, accogliendo l'aria della notte sul viso. Non sarebbero state affatto buone intenzioni.
   
 
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