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Autore: iamnotgoodwithnames    20/11/2017    2 recensioni
"Al cuore non si comanda, non c’ha mai creduto ai modi di dire, non li ha mai voluti prendere neppure in considerazione, assurde frasi dette, ripetute così tante volte, da così tante bocche diverse, da perdere significato; da diventare banali cliché.
Eppure, alla fine, c’è rimasto incastrato anche lui in uno stupido cliché.
Al cuore non si comanda, si ripete, cercando di perdersi nel buglio di sogni che non sono mai piacevoli, cercando di dimenticare che, suo malgrado, la sua intera vita, per colpa di due iridi d’un pungente azzurro cielo, è diventata un banalissimo, insopportabile, cliché."
[Theo x Liam][Introspettiva][Slow Build][Spoiler!6A][Slice Of Life][Missing Moments][OC][OFC x Greenberg / Mason x Corey]
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Corey, Liam, Liam Dunbar, Mason, Nuovo personaggio, Theo Raeken
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Moonbeams Bonds'
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~ Chapter Fourteen : So Sad, I Could Never Make You Stay. Too Bad, I Could Never Walk Away ~
 


“no – impallidisce, scuotendo teatralmente terrorizzato il capo, Greenberg – poi mi uccide”


ed Esme prorompe in una risata cristallina, catturando l’attenzione di Theo, placidamente seduto all’estremità destra del tavolo in plastica ingiallita, le gambe distese al suolo ed una lattina di birra tra le dita, arcua un sopracciglio in direzione dei due che, da qualche ora, si bisbigliano pettegolezzi e supposizioni, scompostamente seduti al divano, ridotto a brandelli, di fronte alla roulotte


“dai, fifone – incita la castana, sgomitando al fianco del moro – chiedi”

“perché proprio io?”


Mormora questi, cercando di divincolarsi dall’insistenza della giovane che sorride furba, schioccando la lingua tra i denti


“perché se tu quello scettico, io conosco già la risposta”


E Theo sbuffa, roteando le iridi al cielo sereno, è una storia che va avanti da due, quasi tre, settimane ormai, ovvero da quella sera in cui tornò, dopo essersi incontrato con Liam, ed Esmeralda come suo solito intuì ogni cosa e, tra lei e Greenberg, si generò una spirale di supposizioni e deduzioni azzardate su come poi la situazione sia proseguita perché la chimera, quasi più per divertimento che altro, si è sempre rifiutata di concedere altri dettagli; a suo dire superflui.
Infondo le deduzioni di Esme sono concrete, lei lo sa, Greenberg dovrebbe esserne consapevole allo stesso modo e darle ragione, a prescindere dalle prove 


“Theo – comincia il moro, torturandosi le dita impacciato, sul serio gli incute così tanto timore? Si chiede la chimera guardandolo agitarsi – io…noi…noi ci stavamo chiedendo…ehm…con…sì, be…con…”

“quello che questo adorabile imbranato – taglia corto Esme, schiacciandosi contro il fianco di Greenberg, poggiandogli l’avambraccio alla spalla –  sta cercando di chiederti è se tu e Liam siete finalmente ufficiali?”


La chimera sbuffa, ancora una volta, rumorosamente, poggiando la lattina vuota al tavolo, è la quinta del pomeriggio e, se non fosse geneticamente modificato, forse ora potrebbe essere persino leggermente annebbiato dall’alcool e, se fosse circondato da persone che non sono abituate a bere sin dalla mattina, forse ora qualcuno potrebbe anche dirgli di smettere anziché tacere osservandolo aprirsi la sesta lattina di birra.
E, comunque, non li ascolterebbe neppure se ci provassero, l’unica cosa che vorrebbe è che l’alcool potesse agire, nuotare tra le vene ed annebbiargli i pensieri, liberarlo da quel costante dubbio, un chiodo fisso, quella domanda che, lui stesso, nelle ultime settimane, si è posto più frequentemente di quanto vorrebbe ammettersi e a cui, malgrado gli innumerevoli tentativi di rispondersi, non è ancora riuscito a trovare una soluzione; sono ufficiali?

Non sa neppure cosa significhi, con esattezza, essere ufficiali per loro.

Urlarsi contro un giorno sì e l’altro pure, rompersi il setto nasale a fasi alterne e aspettare che guarisca inebriandosi di preliminari, umidi baci ed odore di sperma, intervallare estenuanti sessioni di pugilato improvvisato con tranquille cene a base di pizza preconfezionata e chiacchiere distratte su qualche film trovato online, passare con estrema facilità dalla rabbia alla passione, dall’addormentarsi nello stesso letto al tirarsi addosso libri è considerabile essere ufficiali per loro?


“fatevi gli affari vostri, piccioncini”


Cerca di liquidare sbrigativamente Theo, sperando che questo basti a farli azzittare e che il loro silenzio possa aiutarlo a scacciare quello stesso, costante, dubbio dalla mente ed altri ad esso correalti.
Esmeralda sorride sottile, colpendo debolmente la nuca di Greenberg facendogli, conseguenzialmente, mordere la lingua tra i denti e pigolare nel trattenere il dolore


“tanto lo sappiamo già che lo siete – aggiunge, schioccando un bacio alla tempia del moro – ma devi concederci un’uscita a quattro”

“è ridicolo – soffia la chimera, che sa perfettamente quanto la castana invece sia seria – scordatelo”

“me lo devi – ribatte questa, imbronciandosi come una bambina capricciosa – e poi voglio conoscerlo”

“lo conosci già, inventati una scusa migliore”


Si limita a controbattere Theo, anche se, infondo, sa perfettamente che Esme meriterebbe davvero una cena, pagata, in qualche ristorante che non accetti buoni sconto, se non l’avesse mai incontrata, probabilmente, avrebbe continuato a vivere nell’auto, tra gli scomodi sedili posteriori, mangiando avanzi, rubando benzina e racimolando denaro in qualche modo, presumibilmente illegale, e di sicuro non avrebbe mai avuto il coraggio di tornare da Liam e, forse, sarebbe stato meglio, lui non merita tutto questo, gli ripete da giorni una vocina sottile accucciata in una angolo della mente, a spargere confusione tra pensieri già aggrovigliati, ingolla un sorso di birra Theo maledicendo l'impossibilità di non poter annegare quella vocina tra i fumi dell'alool 


“voglio conoscerlo davvero – precisa la castana, portandosi una sigaretta tra le labbra – intendo per bene”

“sono curioso anch’io – gli da man forte Greenberg, porgendole l’accendino – non c’ho mai parlato, ma sembrava un tipo apposto”

“dai Theo – lo supplica Esme con fare infantile, che stona incredibilmente con il fumo che ne annebbia il volto – solo una volta, una sola uscita, decidete voi dove, e poi giuro che non vi infastidiremo più”


La chimera inspira, arcuando scettico un sopracciglio, è piuttosto sicuro che non cesseranno mai d’infastidirlo ed un sorriso sghembo ne solleva l’angolo destro delle labbra, tutto sommato è piacevole poter parlare, liberamente, di cose così quotidiane, semplici, adolescenziali, come non è mai riuscito e non ha mai potuto fare quando avrebbe dovuto; recuperare gli anni di vita persi a rincorrere strade sbagliate, si dice 

“dubito – sospira Theo, nascondendosi dietro la lattina di birra – e non accadrà mai”

“vorrà dire che glielo chiederò io e accetterà, vedrai”


Ed Esmeralda sorride certa in una cortina di grigio fumo, facendo collidere il palmo a quello teso a mezz’aria di Greenberg che ridacchia, tossicchiando via nicotina dagli occhi, rubandole la sigaretta dalle labbra, sostituendola poi con un fugace bacio e, in quello sfiorarsi leggero di labbra, le glauche iridi della chimera s'incupiscono smarrendosi in un orizzonte di pensieri che non lo lasciano respirare.
Tutta quella felicità, tutta quella fiducia, quel volore, credere, confidare in un futuro migliore, nella versione migliore di sé, di quel che è stato, è tutto troppo e Theo sa, accade sempre, arriva un momento in cui, non importa quanto provi ad evitarlo, distrugge ogni cosa e si ritrova a camminare tra le macerie di reliquie che lui stesso ha generato. 
E Theo sa che è solo questione di tempo prima che accadrà, ancora una volta, deluderà Esmeralda come deluse Tara, rovinerà Liam come rovinò Clayton.
Non tutti possono essere destinati al lieto fine, si dice la chimera rigirandosi la lattina tra le dita, forse, semplicemente, non c'è lieto fine per lui, infondo non lo meriterebbe neppure e decide, nella testarda convinzione d'un pensiero tossico tramutatosi in indiscutibile dato di fatto, che questa volta non sarà tanto egoista e salverà Liam; lo salverà da Theo Raeken.  

 



Casa Dunbar, pomeriggio 

Sono ore che Liam continua a fissare l’amico, prestando scarsa attenzione, se non nulla, al videogame che scorre, tra i cristalli liquidi del televisore, inosservato, persino Corey, questa volta, è un giocatore migliore del mannaro e Mason comincia, seriamente, ad esserne preoccupato; soprattutto se si considera che, usualmente, ogni partita persa per più di tre volte di fila comporta uno scatto d’ira da parte di Liam che, oggi invece, sembra non darvi alcun peso.

Ultimamente, ci riflette meglio Mason, osservando di sottecchi l’amico, il problema dello scarso, quasi inefficiente, controllo della rabbia sembra essersi placato, non azzerato, ma quanto meno tenuto sotto controllo con maggiore facilità, come quando c’era Hayden e, da qualche settimana, Corey ha persino avuto la brillante teoria che, forse, il motivo di un tale cambiamento nel mannaro può essere simile; magari Liam ha trovato una nuova ancora e Mason vorrebbe davvero sapere chi o cosa sia.
Vorrebbe chiedere, ma ha il sospetto che sarà l’amico stesso a dirglielo, magari proprio oggi, infondo si conoscono da anni, da quando erano poco più che bambini, e l’umano non ha bisogno di sensi sovrasviluppati per interpretare le emozioni di Liam, glie vede dipinte in volto naturalmente; diretta conseguenza degli anni passati a crescere insieme.

E Mason capisce di non aver intuito male quando il mannaro interrompe bruscamente il gioco, inalando così tanto ossigeno da sembrare quasi in procinto di immergersi in acqua profonde


“c’è una cosa che devo dirvi”


Dice poi senza tutto d'un fiato, fissando il menù principale del videogame in pausa che lampeggia nello schermo televisivo, sente lo sguardo degli amici puntato su di sé e la terra, per un’istante, trema sotto di lui, sta per scatenare un terremoto, ne è sicuro


“ultimamente…da qualche giorno – inciampa tra le parole, cercando di trovare tutto il coraggio di cui necessita, ma la verità non è mai stata tanto difficile da dire – mi…mi vedo…frequento…”

“Liam, respira – gli suggerisce Mason, poggiandogli una mano alla spalla, non l’ha mai visto tanto agitato, neppure nelle peggiori delle disavventure passate – ti vedi con qualcuno, lo sappiamo”

“cos...come?”

“è evidente – chiarisce l’umano dinnanzi allo stupore che plasma il volto dell’amico – sono quasi tre settimane che ci liquidi con scuse assurde e…”

“il tuo cellulare squilla di continuo”


Aggiunge Corey, sporgendosi improvvisamente oltre le spalle di Mason, tranquillamente seduto al bordo del letto, non è esattamente questo ciò che l’umano voleva dire, ma 
sorride comunque, annuendo energicamente, confermando quel che il fidanzato ha appena esposto


“è quella ragazza – chiede aggrottando la sopracciglia la chimera, sinceramente incuriosita – quella dell’ospedale?”


Deglutisce a vuoto Liam, il fatto che, inconsapevolmente, siano arrivati così incredibilmente vicini alla verità, in qualche modo, lo pietrifica dalla paura, paura per tutto quel che scaturiranno le parole che fremono tra la lingua ed il palato per poter fuoriuscire in un soffio tenue


“no, ma…ma è…quella sera l’ho ritrovato e…”

“no – lo interrompe Mason prima ancora di lasciarlo terminare, la voce impregnata di velata preoccupazione – ti prego, dimmi sto sbagliando”


Vorrebbe poterlo fare, vorrebbe davvero Liam, ma che senso ha continuare a nascondere una verità che ora, finalmente, vuole vivere, vuole ammettere a sé stesso, al branco, al mondo intero?
Scuote il capo e negli occhi confusi di Corey, che saettano da lui al fidanzato, trova la forza d’aggiungere un flebile


“no, non sbagli”

“è uno scherzo? – esclama l’umano, stringendo il joystick tra le dita – è uno scherzo vero?”


Il silenzio s’impregna d’agitazione, preoccupazione, rabbia e l’aria diviene satura, opprimente, c’è così tanto d’inespresso che Corey sente quasi la necessità di ricordare, ad entrambi, che non tutti sanno comprendere i soggetti sottintesi con la loro medesima facilità, soprattutto quanto, a quanto pare, vengono esclusi dal quadro generale e, dopo istanti di denso silenzio, la chimera stabilisce che vuole sapere


“cosa? Chi è?”

“diglielo – è una provocazione quella dell'umano, getta il joystick alle spalle, tra le lenzuola, incrociando le braccia all’addome – diglielo, dai”


Il mannaro deve lottare contro l’ira di parole che fremono, scalpitano tra i denti, protestando per uscire, deve infossarsi le dita tra i palmi, ferendosi sino a mordersi la lingua, per impedirsi di urlare contro il suo unico e migliore amico di sempre che tutta quest’assurda scenata è fuori luogo e priva di significato


“qual è il problema Mason?”


malgrado stia resistendo egregiamente alla rabbia quella domanda si mescola ad un ringhio baritonale che fa sobbalzare l’umano


“il problema – gli urla contro questi, puntando l’indice verso la finestra, indicando un ipotetico punto imprecisato – è che quello lì è un menefreghista, doppiogiochista, traditore, manipolatore, stronzo, mal…”

“non più, è cambiato”


È un ruggito di pura ira la voce di Liam, sovrasta ogni altro suono, azzera ogni altro rumore, persino quello dei respiri, immobilizza l’intera stanza in una crisalide di sbigottimento ed incredulità interrotta soltanto dal profondo sospiro di Corey che poggia le mani alle spalle del fidanzato, stringendo le dita tra la stoffa della maglietta, trascinandolo delicatamente a qualche centimetro di distanza dal mannaro, non per timore, né per paura, sa perfettamente che Liam non potrebbe mai ferirli in alcun modo, ma sa anche che nessuno dei due è abbastanza lucido da affrontare la situazione, situazione che ora gli è perfettamente chiara, e che, nelle attuali condizioni, qualsiasi altra parola potrebbe solo peggiorare ed aggravare la tempesta che si è già generata


“è meglio se andiamo”


Soffia, aggirando il busto di Mason, frapponendosi tra i due, spingendo i palmi ai pettorali dell’umano, le cui iridi attraversate da preoccupazione e sconcerto continuano a fissare incredule l’amico, ma le cui gambe seguono inconsciamente i suggerimenti della chimera che, prima di lasciare la stanza, si volta, un mezzo sorriso a plasmargli le labbra gentili


“ero con Theo all’inizio e, se sono ancora vivo, credo di doverlo anche a lui e poi tu ti sei fidato di me, ma  – cerca di rassicurarlo, aggiungendo poi in un bisbiglio sinceramente divertito – da quanto ti piacciono i ragazzi?”


Ed il mannaro inspira, ritrovando una precaria tranquillità nella pacata gentilezza di Corey, infossandosi nelle spalle, la chimera gli sorride intuendo che quella sarà la futura conversazione che avrà assieme al fidanzato nel tentativo di poterlo calmare e placarne l’immotivata preoccupazione che ne impregna ogni centimetro di pelle


“ci sentiamo dopo”


Saluta sereno, proclamandosi implicitamente paciere tra i due amici e promettendo di, se non risolvere totalmente, quanto meno appianare la situazione per entrambi; infondo non riesce sinceramente a capire cosa ci sia di così terrificante e sconvolgente in tutta questa situazione.
Del resto Theo è davvero cambiato, recentemente gli ha persino inviato un lunghissimo messaggio di scuse a cui Corey non ha neppure saputo come rispondere, completamente impreparato e sorprendentemente colto alla sprovvista; forse, si dice trascinando dolcemente il fidanzato alla macchina, dovrebbe farlo leggere a Mason, magari riuscirebbe a fargli capire che anche le persone come Theo, a volte, possono cambiare in positivo.

 
 
 
Casa Dunbar, sera (piccoli suggerimenti per l'ascolto : https://youtu.be/Zfyz-3rXpG0)

È un pensiero così stupidamente sentimentale che Theo prova persino imbarazzo ad averlo mentalmente enunciato, ma non può azzittire le parole che gli affollano la testa e non può neppure negare che, da minuti ormai, non presta più alcuna attenzione al televisore, né al documentario che continua a scorrere immagine dopo immagine tra i cristalli liquidi dello schermo, guardare Liam mordicchiarsi le labbra, leccandosi i residui di sale lasciati dalle ultime patatine rimaste, è decisamente più interessante e spaventoso, incredibilmente spaventoso, quella voce, quella sottile voce continua a ricordargli che non è all'altezza, non sarà mai all'altezza, che lo rovinerà, rovinerà tutta la purezza, la bellezza spontanea, l'umanità che fa risplendere di luce naturale le iridi azzurro cielo di Liam ed è così dannatamente difficile trovare la forza necessaria per infliggergli un male necessario che Theo, negli ultimi minuti, è riuscito soltanto ad osservarlo estaiato; imprimendosi, marchiandosi, l'immagine del mannaro alle retini che, presto, non potranno più vederlo


“è assurdo”


Esclama questi, strofinandosi le dita, briciole ricadono al suolo, sporcando il tappetto sottostante, le molle del materasso cigolano leggermente, molleggiando lievi


“com’è riuscito ad uccidere così tante persone prima di essere arrestato?”


Theo lancia un’occhiata in tralice allo schermo, non ha seguito neppure metà del documentario, ma questa è l'occasione perfetta, il pretesto migliore da cui cominciare, un segnale, si dice, sforzandosi di parlare 

“profilo basso – dice, sentendo lo sguardo corrucciato del mannaro su di sé – l’esperienza da elettricista gli permetteva di disattivare gli allarmi e gli garantiva la fiducia delle future vittime, una volta ottenuta analizzava la casa, controllava la famiglia e poi agiva, stordiva le vittime, le strangolava utilizzando dei guanti, indossava scarponi di tre taglie più grandi, ripuliva ogni traccia del proprio passaggio e, una volta concluso l’omicidio probabilmente portava il furgone in demolizione, si spostava di almeno cinque ore dal luogo del delitto, credo avesse più di un’identità falsa”


Nel silenzio improvviso che avvolge la stanza riecheggiano, come tacite ammissioni di colpevolezza, le parole della chimera a cui manca, forse per la prima volta nella vita, la sfacciataggine o il coraggio di volgere l’attenzione a Liam, iridi azzurre attraversate da mute domande dubbiose, si schiarisce la gola, deglutendo nel tentativo di lasciar risalire tra le corde vocali parole rimaste incastrate, ma è dalle labbra di Theo che scivolano domande che il mannaro non sarebbe stato in grado di porre


“sono un esperto – cinica ironia e colpevolezza si fondono, i confini tra rimpianti e assenza d’empatia si perdono tramutandosi in semplice ammissione – è facile, analizzare un assassino quando si è come loro”


E mentre le parole scivolano lente tra le labbra dischiuse quella consapevolezza, sempre la stessa, prende prepotentemente possesso d’ogni pensiero della chimera e si ritrova a precipita al suolo, schiantandosi contro la dura realtà, è giunto il momento, sta per commettere il suo ultimo peccato; un male necessario.
Ha giù privato Liam di quell'umana purezza che lo contraddistinque come un ladro accecato da egoistico bisogno, quella stessa purezza che continuerà a corrompere ad ogni tocco, ogni carezza, e non può, semplicemente non può farlo, non più, non può, non vuole, rovinarlo, distruggerlo, intossicarlo, sporcarlo dei medesimi peccati che lo macchiano indelebili da anni.

Non merita Liam e le colpe che possiede sono un peso che non può lasciargli portare, in un battito di ciglia è tutto chiaro e Theo sa, con certezza assoluta, che, per la prima volta, sta facendo l’unica cosa possibile; la cosa giusta


 “è quello che sono”


Il mannaro non l’ha dimenticato, una parte di sé, un’esigua parte del suo io, lo odia ancora, ma è così debole, così insignificante, che con il trascorrere dei mesi ha cessato d’essere importante, si è rannicchiata in una angolo della mente, ammutolita, una memoria ignorabile e, forse, se dovesse rifletterci per ore Liam potrebbe nuovamente sentirla urlare, ricordargli che ora pesano anche su di lui le morti, chissà quante, di cui la chimera si è macchiato le mani, ma il mannaro sa già cosa rispondersi, se l’è detto così tante volte negli ultimi mesi.

Theo è cambiato, Theo merita fiducia, Theo è più importante di un passato tormentato in cui, forse, non era neppure completamente consapevole delle proprie azioni e Liam continua ad incolpare i Dread Doctors, si ribadisce che sono stati loro i fautori, i colpevoli, i manipolatori che sin dal principio hanno trasformato un bambino innocente in una macchina omicida da sfruttare per riprovevoli scopi e ne ha la convinzione, assoluta e certa, che se Theo potesse tornare indietro nel tempo s’impedirebbe di commettere il medesimo errore e fidarsi di quegli uomini che, senza vergogna, né traccia d’umanità alcuna, l’hanno usato come un pezzo d’un meccanismo inumano; una marionetta 


“non lo sei”


Mormora, con la sicurezza di un cieco si dice la chimera, deglutendo rumorosamente, le parole risalgono con fatica la trachea, indugiando tra la lingua, incastrandosi tra i denti, costringendo Liam ad espirarle pesantemente, quasi gettandole con fretta fuori dalla bocca


“sono stati i Dread Doctors a far…”

“è una scusa comoda, una giustificazione facile, ma – inspira Theo, soffiando un ghigno cinico, iridi glauche vitree fisse allo schermo del televisore, è più facile ferire così – la verità è che nessuno mi ha costretto, sarei potuto scappare, andarmene, fuggire da loro, ma non l'ho fatto, ho scelto di restare, di compiere ogni singola orribile azione”

“non è così, non ti credo”


O non vuole credergli, si è costruito un castello perfetto il mannaro sopra quelle stesse giustificazioni che ora la chimera sta cercando di far crollare, minacciando la stabilità di una dimora in cui Liam ha imprigionato ogni singolo dubbio, ogni singolo ripensamento e non vuole, non può, permettergli di demolirlo così facilmente, quelle mura devono resistere, quei pensieri devono restare ignorati in celle inesplorabili


“dovresti – sussurra debole Theo, è sfiancante, dolorosamente sfiancante – non sono una brava persona Liam, non lo sarò mai, ho fatto cose orribili, ho commesso atti terribili e l’ho fatto perché lo volevo”

“no, non è…”

“vero? Smettila di ripetertelo – ringhia la chimera, balzando in piedi in uno scatto di pura rabbia, contrastare i propri stessi desideri è più difficile di quel che credeva – e accetta la realtà, sono un assassino, volevo uccidere, volevo il potere, volevo il branco di McCall e l’unico rimpianto che ho è di non esserci riuscito, non mi pento di ciò che sono stato, non accadrà mai”


È abile, dannatamente abile nel mentire, è la qualità, forse l’unica, migliore che possiede, mantiene le pulsazioni cardiache basse, regolari, nasconde ogni possibile traccia che possa tradirlo, confondendo persino i chemiosegnali, convincendosi di non provare né tristezza, né dolore, né vergogna, né paura, cercando d’ingannare se stesso, perché il segreto per la riuscita di una buona menzogna è crederla reale si ripete la chimera in un mantra statico.

E sarebbe riuscito a mentire magistralmente se soltanto non avesse commesso l’errore di scontrarsi con le iridi azzurro cielo del mannaro, vibranti come mari agitati, lucidi di lacrime testardamente represse, incastrate tra ciglia che s’agitano, scontrandosi freneticamente, il tangibile odore della rabbia è insopportabilmente miscelato a quello della delusione e del dolore, un dolore che Theo conosce, che prova nel silenzio, nascosto dietro la menzogna, un dolore sordo, che giace nel profondo di parole spezzate, infrante ancor prima di poter essere dette. 

Deve voltare le spalle al mannaro se vuole riuscire a fuggire, come il ladro che è, dalla vita di Liam dopo avergli rubato, senza ritegno alcuno, sorrisi che non ha mai meritato, afferra la maniglia della porta sapendo che il mannaro non lo fermerà, ma Liam non fa mai quel che ci si aspetta, imprevedibile ed irrazionale, le emozioni hanno sempre avuto una poter ingestibile su di lui, infondo era per questo che i Dread Doctors lo volevano


“stai mentendo - lo accusa tremando impercettibilmente di trattenuta ira - non è vero, tutto quello che hai detto sono...sono solo cazzate, non mentirmi Theo, non...”


Un disperato bisogno, ingiustificabile, ne fa tremare la voce ed è un suono di straziante agonia che riecheggia tra i timpani della chimera, un sussurro di masochistico desiderio


“non andartene, non... – è una cantilena stordente di malsana necessità la voce del mannaro – non di nuovo”


C’è sempre un emozione che prevarica le altre, questo Theo lo sa, lo ha appresso da tempo, ed in Liam è un’insondabile, intensa, stordente tristezza a prevalere, una tristezza che graffia il silenzio, che lacera quel che resta dell’anima della chimera, una tristezza che si tramuta in un bacio, disperato, afflitto, un'ultima illusione prima dell'addio.
Un bacio che diviene rabbia, intensa, dirompente, distruttiva rabbia non appena le mani di Theo carezzano lente, per un ultima volta, gli zigomi del mannaro volgendoli poi le spalle, oltrepassando la soglia, resistendo all'impulso di guardarlo per un'ultima volta, chiudendosi la porta dietro di sé, correndo all’esterno; fuggendo da quella casa, da Liam, da tutto quello che non potrà mai avere, che non meriterà mai.

E lo sente, a chilometri di distanza, il ruggito straziante di Liam.

E lo sente, quel cuore che non gli appartiene, incastrato nel costato, cambiare ritmo, appassirsi, morire per istanti, cessare di battere e tornare poi a pompare sangue in un eco sterile; è questo il suono che produce un cuore rotto, un meccanismo che funziona a metà?  


 


 
Buonsalve, 
comincio subito con il ringraziare le splendide recensioni che mi avete lasciato negli ultimi capitoli, purtroppo mi dimentico sempre di rispondere, perdonatemi sono davvere un disastro, un concnetrato di distrazione, ma voglio comunque che sappiate quanto felice mi abbiano resa e quanto abbia apprezzato ogni singola parola. 
Ringrazio anche i silenziosi lettori, sperando che la storia vi piaccia, e tutti coloro che hanno aggiunto tra preferiti/ricordate/seguite. 


Passando alla storia spero che non sia troppo OOC , che non sia eccessivamente bipolare (cosa che mi riesce difficile, purtroppo) e che, sopratutto, non vi abbia annoiato
Critiche costruttive sono sempre ben accette, sopratutto se consideriamo il fatto che non ho aiuti e che pubblico un po', errore mio, di getto; quindi scusate eventuali e possibilissimi orrori. 
Mi preme ammettere che stiamo per giungere alla fine, quindi...già, forse, se tutto va bene, per la prima volta riuscirò a concludere una storia. 

Grazie ancora a tutti, 
alla prossima 
   
 
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