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Autore: Saigo il SenzaVolto    20/11/2017    2 recensioni
AU, CROSSOVER.
Sequel de 'Il Pianto del Cuore'
Era una serata come tutte le altre, quando improvvisamente Naruto, assieme a Hinata, Sakura e Sasuke si ritrovò in un luogo sconosciuto senza ricordare nulla. Ma loro non sono i soli ad essere finiti lì. Direttamente dall’oltretomba infatti, anche i genitori di Sasuke e quelli di Naruto fanno la loro comparsa, insieme a due personaggi provenienti dal futuro: Sarada Uchiha e Boruto Uzumaki.
Quest'ultimo, inoltre, molto diverso dalle aspettative di tutti!
Tra dispute familiari, passati dolorosi e comportamenti inaspettati, per i nostri eroi non sarà facile andare d'accordo. Ma tutti loro dovranno riuscire ad unirsi insieme per superare molte difficoltà, poiché una grave minaccia rischia di distruggere il loro mondo.
E loro sono gli unici in grado di fermarla!
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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PREMESSA: alcuni personaggi ed eventi di questa storia potrebbero essere diversi rispetto all’opera originale! Dipende tutto dalla mia immaginazione!
 

 
UNBREAKABLE
(Faydee)

 
Times like this, I wish I never existed,
Nobody wants to listen,
I'm screaming out for help.
Times like this, I wish that I could let go,
And open up a window, free to be myself.

But then there's you,
Standing over me, tryina make a fool of me,
Tryina get the best of me.
Oh, then there's you,
Tryina shut me out,
Tryina kick me when I'm down,
That ain't gonna stop me now, no.

How does it feel to know that I don't care at all?
Your words don't mean a thing at all.
I choose to rise, you choose to fall.
How does it feel to know that I am capable
Of more than you will ever know?

Don't tell me I'm not good enough.
Don't you bring me down.
I'm moving on and you're over now.
You gave me fire,
Everytime you came around.
My feet are steady on the ground,
And you won't knock me down.
No more!

Now I'm unbreakable!
Now I'm unbreakable!
 
Times like this, I'm picking up the pieces,
I'm making up the reasons
Not to tell a soul.
Times like this, I'd rather speak to no one,
I just wanna move on, and stand up on my own.
 
But then there's you,
Standing over me, tryina make a fool of me,
Tryina get the best of me.
Oh, then there's you,
Tryina shut me out,
Tryina kick me when I'm down,
That ain't gonna stop me now, no.
 
How does it feel to know that I don't care at all?
Your words don't mean a thing at all.
I choose to rise, you choose to fall.
How does it feel to know that I am capable
Of more than you will ever know?
 
Don't tell me I'm not good enough.
Don't you bring me down.
I'm moving up and you're over now.
You gave me fire.
Everytime you came around.
My feet are steady on the ground.
And you won't knock me down.
No more!
 
Now I'm unbreakable!
Now I'm unbreakable!
 
I remember getting teased as a kid
'Cause at the place that we lived
We never had it easy, believe me.
But that don't excuse the things that we did,
Wouldn't accept that I was never accepted.
Shed so many tears like I fell in depression,
Thought if I changed,
I wouldn't get called names.
But it was all the same, I was feeling rejected.
Putting someone down that's a low blow,
What goes around comes around like a yoyo,
Wish that I could stop time like a photo,
But we stand strong, bounce back like a pogo.
 
In tempi come questo, vorrei non esser mai esistito,
Nessuno vuole ascoltarmi,
Sto gridando per chiedere aiuto.
In tempi come questo, vorrei poter lasciare tutto,
E aprire una finestra, libero di essere me stesso.

Ma poi ci sei tu,
Che mi stai addosso, a cercare di farmi sembrare ridicolo,
A cercare di prenderti il meglio di me.
Oh, e poi ci sei tu,
A cercare di zittirmi,
A cercare di calciarmi quando sono a terra,
Ma questo non mi fermerà adesso, no.

Come ci si sente a sapere che non m’interessa affatto?
Le tue parole non significano niente.
Io scelto di risollevarmi, tu hai scelto di cadere.
Cosa si prova a sapere che sono capace
Di molto più di quanto tu potrai mai sapere?

Non dirmi che non sono abbastanza bravo.
Non provare ad abbattermi.
Io vado avanti e ti sto dimenticando adesso.
Mi hai dato fuoco,
Ogni volta che mi giravi attorno.
I miei piedi sono saldi sul terreno,
E non riuscirai a buttarmi giù.
Non più!

Ora sono indistruttibile!
Ora sono indistruttibile!
 
In momenti come questo, io raccolgo i pezzi,
Sto inventando le ragioni
Da non dire a nessuno.
In tempi come questo, preferisco non parlare con nessuno,
Voglio solo andare avanti, e alzarmi da solo.
 
Ma poi ci sei tu,
A starmi addosso, a cercare di farmi sembrare ridicolo,
A cercare di prenderti il meglio di me.
Oh, e poi ci sei tu,
A cercare di zittirmi,
A cercare di calciarmi quando sono a terra,
Ma questo non mi fermerà adesso, no.
 
Come ci si sente a sapere che non m’interessa affatto?
Le tue parole non significano niente.
Io scelto di risollevarmi, tu hai scelto di cadere.
Cosa si prova a sapere che sono capace
Di molto più di quanto tu potrai mai sapere?
 
Non dirmi che non sono abbastanza bravo.
Non provare ad abbattermi.
Io vado avanti e ti sto dimenticando adesso.
Mi hai dato fuoco,
Ogni volta che mi giravi attorno.
I miei piedi sono saldi sul terreno,
E non riuscirai a buttarmi giù.
Non più!
 
Ora sono indistruttibile!
Ora sono indistruttibile!
 
Ricordo di essere stato preso in giro da piccolo
Perché nel posto dove vivevamo
Non abbiamo mai avuto vita facile, credimi.
Ma questo non giustifica le cose che abbiamo fatto,
Non potevo accettare di non essere mai accettato.
Ho versato tante lacrime da cadere nella depressione,
Ho pensato che se fossi cambiato,
Non sarei stato preso in giro,
Ma era sempre uguale, mi sentivo rifiutato.
Deludere qualcuno, questo è un colpo basso,
Ciò che circola ritorna indietro come uno yo-yo,
Vorrei poter fermare il tempo come in una foto,
Ma noi siamo forti, rimbalzando indietro come un pogo.
 

 

La Verità 2


La stanza esplose letteralmente nel caos più assoluto.

Tutti i presenti erano sprofondati nello sconvolgimento più totale. Naruto era rimasto a bocca aperta, gli occhi sgranati e le mani che reggevano la testa come nel tentativo di sorreggerla nel caso potesse cadere.

Boruto trovò quella sua reazione estremamente esagerata e fuori luogo, ma non disse nulla poiché vide che anche la reazione degli altri non fu da meno.

La faccia di Sasuke aveva perso per la prima volta da quando era giunto in quel mondo la sua solita espressione di perenne freddezza ed indifferenza, e adesso era invece rimasta completamente sconvolta, con gli occhi e la bocca spalancati mentre fissava il Nukenin come se avesse appena visto la cosa più sconvolgente del mondo.

Minato e Kushina fissavano il loro futuro nipote con uno sguardo allibito ed incredulo e senza muovere un muscolo, i loro corpi rigidi e tesi.

Fugaku e Mikoto avevano l’espressione di quelli che non stavano comprendendo più quello che accadeva attorno a loro, con gli occhi che si muovevano di scatto a fissare Boruto e Naruto, incapaci di credere a quello che avevano udito.

Sakura aveva sgranato le palpebre in un modo quasi disumano, le braccia che pendevano a terra completamente.

Hinata, dal canto suo, sembrava essere appena stata schiaffeggiata in faccia. La sua espressione era un misto tra stupore e confusione, i suoi pallidi occhi bianchi colmi di incredulità e shock, la bocca semiaperta come per dire qualcosa che neanche lei sapeva esprimere.

Eren invece fissava la scena con gli occhi sgranati e la faccia di chi non aveva compreso l’importanza di una semplice frase.

E poi, per ultima, c’era Sarada.

A Boruto bastò uno sguardo per capire che la sua dichiarazione l’aveva completamente, assolutamente ed irrimediabilmente sconvolta. Bastava vedere la sua bocca che si apriva e chiudeva ogni due secondi come un pesce, bastava vedere il tremore incessante del suo corpo, bastava osservare gli occhi talmente spalancati da non riuscire ad essere più nascosti dietro le lenti degli occhiali.

L’Eremita ridacchiò nel vedere quello spettacolo, divertito dall’improvvisa reazione di quei nove.

Il ragazzo del futuro inarcò un sopracciglio. “Non mi sembra di aver detto nulla di sconvolgente,” disse col suo solito tono. “Non vedo nessun motivo per giustificare il vostro reagire in questo modo così esagerato.”

Le sue parole furono completamente ignorate da tutti. Dopo alcuni secondi, fu Fugaku a prendere la parola.

“C-Cioè stai dicendo,” cominciò a dire, la sua voce incredula. “Che hai intenzione di rivelarci il tuo passato?”

Il biondo annuì. “Esattamente.” rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo. “Era questo l’accordo, giusto? Eravamo rimasti che se io avessi perso lo scontro allora avrei dovuto rivelare ciò che ho vissuto e che mi ha reso quello che sono adesso. Ho forse interpretato male la sfida?”

Gli altri lo fissarono come se gli fossero improvvisamente spuntate due teste.

“M-M-Ma non ha senso!” balbettò Sakura, scioccata. “Non hai perso lo scontro!”

Sasuke si riscosse leggermente dallo stupore. “A cosa stai mirando?” gli domandò con sospetto.

Il guerriero lo guardò con un sopracciglio alzato. “Non comprendo il vostro stupore, né tantomeno il tuo sospetto, Uchiha.” riprese a dire con la sua solita espressione indifferente. “Sto solo rispettando il patto di prima. Ho perso lo scontro, e ora sono pronto a rispondere alle vostre domande.”

Naruto riuscì finalmente a riprendere la parola. “Ma non sei stato tu a perdere!” esclamò con foga, guardando in basso. “Io ho perso lo scontro! Ho fallito, e non sono riuscito a sconfiggerti come credevo! Sono stato troppo arrogante e confidente, e nella mia arroganza ti ho sottovalutato! Non sei costretto a dirmi nulla riguardo al tuo passato! Non hai alcun motivo di essere qui, Boruto!”

Boruto lo fissò con il suo occhio indecifrabile per alcuni secondi.

“Ti sei arreso?” gli chiese alla fine.

Naruto rialzò la testa di scatto all’udire la domanda, il suo sguardo ardente di decisione.

“Mai!” dichiarò con foga. “Non mi arrenderò mai! Non mi fermerò solo perché ho perso oggi! Un giorno riuscirò a raggiungerti, e allora manterrò fede alla mia parola! Di questo puoi stare certo!”

Il ragazzo col mantello lo continuò ad osservare per qualche secondo, poi chiuse l’occhio sinistro e scosse la testa.

“Allora non mi ero sbagliato,” disse con un tono annoiato. “Hai vinto tu lo scontro. Quello che ha fallito sono io.”

Naruto sgranò gli occhi. “M-Ma perché?” domandò, completamente perso.

Boruto riaprì l’occhio. “Perché non sono riuscito a capire prima quanto fosse dura la tua ostinazione.” rispose lentamente, il suo volto calmo ed un piccolo sorriso sulle labbra. “Non sono riuscito a farti gettare la spugna. Non sono riuscito a domare il tuo spirito. Ho fallito nel distruggere la tua determinazione, ho fallito nel comprendere che non ti saresti mai arreso. Per questo motivo, il vero vincitore dello scontro di oggi sei tu, Naruto Uzumaki. Congratulazioni.”

Il biondo e gli altri rimasero di stucco all’udire quella sua spiegazione. Non riuscivano a crederci. Boruto si stava volontariamente proclamando perdente. Stava accettando la sconfitta di sua spontanea volontà. Stava ammettendo una vittoria all’avversario.

Sarada era basita. Non riusciva a comprendere perché il suo vecchio amico si stesse comportando in quel modo. Cosa era successo? Perché all’improvviso Boruto era deciso a rivelare il suo passato, quando fino a quella mattina avrebbe fatto di tutto pur di mantenerlo segreto?

La cosa non era per niente normale. Doveva esserci sicuramente qualcosa sotto.

“Perché lo stai facendo?” gli chiese improvvisamente la ragazza.

Boruto si voltò di sbieco verso di lei.

“Cos’è cambiato all’improvviso?” continuò a domandare Sarada, i suoi occhi rossi. “Perché adesso stai ammettendo di voler raccontare tutto? Cosa stai tramando, Boruto?”

Prima che il ragazzo potesse rispondere, l’Eremita prese la parola subito.

“Non è successo nulla, giovane Sarada.” disse, attirando l’attenzione di tutti. “Avete sentito tutti la sua motivazione. Vi posso assicurare che Boruto non sta tramando nulla con questa scelta. Non c’è nessun tranello dietro la sua decisione. Fidatevi di lui.”

Gli altri rimasero per qualche secondo in silenzio, osservando con gli occhi aggrottati la figura del giovane col mantello, il quale ricambiava i loro sguardi col suo occhio freddo, per nulla intimorito o interessato ai loro pensieri.

Poi, improvvisamente, un ghigno sarcastico comparve sulla sua faccia. “Se non volete che riveli nulla, posso sempre stare zitto!” disse ironicamente.

“NO!!” esclamarono contemporaneamente Naruto, Hinata, Sarada e Minato con forza.

Il ghigno sulla faccia del biondo si allargò. “Siete davvero prevedibili!”

Minato fece un passo verso di lui. “Questa storia è andata avanti per troppo tempo!” dichiarò con un tono serio, rivolgendosi a tutti. “Se hai preso davvero questa decisione, allora chiariamo la questione una volta per tutte! È giunto il momento di farla finita!”

Boruto lo fissò con intensità. “Siete tutti d’accordo con lui?” chiese con un tono serio.

Tutti i presenti annuirono senza esitazione. Eren si avvicinò al gruppo, intento a sentire a sua volta la rivelazione che avrebbe fornito Boruto.

Il Nukenin sospirò sommessamente, avvicinandosi ad una finestra e mettendosi a fissare fuori, dando le spalle a tutti gli altri. Nessuno parlò per alcuni secondi. L’aria nella stanza si fece tesa e pesante. Tutti erano nervosi. Nessuno aveva il coraggio di muovere un solo muscolo.

Era giunto il momento. Era finalmente giunta l’ora della rivelazione. Finalmente tutti loro avrebbero scoperto la verità. Oggi, dopo quattro lunghe ed estenuanti settimane di viaggi, lotte e misteri, avrebbero finalmente svelato il mistero più grande per loro. Oggi, Naruto e gli altri avrebbero scoperto una volta per tutte come stavano le cose.

Avrebbero scoperto il mistero che avvolgeva la figura di Boruto Uzumaki.

I secondi si fecero minuti. E ancora nessuno parlò.

Deciso a farla finita una volta per tutte, Boruto fece la fatidica domanda.

“Cosa volete sapere?”

“Tutto!” dichiarò subito Naruto con foga. “Dicci tutto quello che c’è da dire su di te!”

Adesso era l’ora della verità. Voleva sapere ogni cosa. Voleva sapere ogni singola cosa che riguardava quel ragazzo davanti a sé. Voleva finalmente scoprire la sua storia, voleva scoprire quello che aveva passato. Voleva sapere chi era davvero Boruto Uzumaki.

Voleva sapere chi era suo figlio.

Il ragazzo col mantello non si voltò, continuando a guardare fuori dalla finestra.

“Se è la mia storia ciò che volete sapere, allora vi darò un avvertimento.” disse loro, il suo tono freddo e distaccato e il suo occhio che puntava fuori gelido. “Badate bene: vi racconterò la mia storia soltanto una volta, non ho intenzione di ripetermi neanche una volta in più. E sappiate che ci sono delle informazioni che non posso rivelarvi assolutamente, neanche in questa circostanza. Quindi aprite bene le orecchie e ascoltatemi in silenzio. Le domande non sono ammesse. Ciò che penserete, i vostri dubbi e i vostri pareri non m’interessano minimamente, quindi tacete e lasciatemi parlare. Tutto chiaro?”

Nessuno fiatò. Tutti erano tesi e nervosi, impazienti di scoprire la verità.

Hagoromo sospirò mentalmente, ma preferì non dire nulla. Sapeva che non era facile per Boruto rivelare ciò che stava per dire, e anche se aveva deciso di non rispondere ad eventuali domande o a fare chiarimenti, accettò la sua decisione in silenzio.

Quella che stava per raccontare era la sua vita, e lui non aveva il diritto di interferire.

Boruto sospirò di nuovo, cominciando finalmente a raccontare la sua storia.
 

“Come voi tutti sapete, il mio nome è Boruto Uzumaki.” disse loro, la sua voce priva di emozione. “Sono il figlio primogenito della Principessa del Clan Hyuuga, Hinata Hyuuga, e del Settimo Hokage di Konoha, Naruto Uzumaki. Tuttavia, da anni ho rinnegato la mia vecchia famiglia, e non considero più quelle due persone i miei genitori.”

Naruto, Hinata e gli altri ascoltavano in silenzio, i loro cuori che battevano forte nel petto.

“La mia vita nel Villaggio era quella che qualsiasi bambino avrebbe desiderato,” continuò il biondo. “Una famiglia prestigiosa, tanti amici, una bella casa accogliente e tutte le comodità possibili. Andavo regolarmente all’Accademia ed ero uno dei bambini più bravi della mia classe, al pari con la qui presente Sarada Uchiha. La mia era una vita perfetta da tutti i punti di vista. Tranne uno. C’era soltanto una cosa che non era perfetta. Soltanto un minuscolo particolare che andava a rovinare questo bellissimo quadro di felicità e perfezione. Questa macchia nera era Naruto Uzumaki, mio padre.”

Naruto trasalì di getto nel sentire Boruto riferirsi a lui come padre per la prima volta.

Boruto continuava a fissare fuori, dando a tutti le spalle ed impedendo loro di vedere la sua espressione.

“Mio padre era l’Hokage,” disse lentamente il ragazzo. “E, a causa dei suoi doveri, non riusciva a passare molto tempo con il resto della famiglia. Per questo motivo, sin da quando avevo sei anni, cominciai a provare risentimento nei suoi confronti. Non riuscivo ad accettare il fatto che quell’uomo preferisse occuparsi del Villaggio piuttosto che restare con la sua famiglia. All’epoca non riuscivo a comprendere il suo sacrificio. E, per tentare di attirare la sua attenzione, cominciai a comportarmi in maniera infantile, combinando scherzi e facendo pasticci contro di lui, nell’ingenuo tentativo di passare un paio di minuti assieme a mio padre, anche se questo significava dovermi sorbire i suoi rimproveri.”

Naruto sentì il nervosismo salire di secondo in secondo. Le sue mani cominciarono a tremare lentamente. Aveva mille domande in testa, ma non riusciva a trovare il coraggio di esprimerle.

Notando la sua tensione, Minato gli poggiò una mano sulla spalla, offrendogli un piccolo sorriso e facendo un cenno del capo.

Hinata era nella stessa situazione, sentendo crescere dentro di lei una forte angoscia nell’udire le parole di Boruto. Kushina se ne rese conto, e anche lei si portò al suo fianco per offrirle supporto.

“Tuttavia, un giorno accadde qualcosa.” disse il Nukenin, il suo tono sempre indifferente. “Nel tentativo di attirare l’attenzione di Naruto su di me, quando avevo sette anni decisi di dipingere sui volti degli Hokage sulla montagna di Konoha, eludendo la sicurezza e compiendo il misfatto. Ovviamente, com’è logico che fosse, fui scoperto subito dopo e condotto davanti all’Hokage per ricevere una punizione.”

A questo punto la sua voce assunse una nota sarcastica, quasi divertita.

“Ma, quello che accade una volta entrato nell’ufficio dell’Hokage fu per me una vera tragedia. Lì, per la prima volta nella mia breve vita da bambino, vidi che mio padre era arrabbiato con me. Nel vedere il suo volto furioso, nel vedere quegli occhi pieni di disappunto e delusione, mi sentii veramente un verme. In quel momento mi pentii davvero per quello che avevo fatto. In quel momento capii che l’avevo combinata grossa.”

All’insaputa degli altri, il biondo serrò i pugni.

“Mio padre durante quel suo rimprovero me ne disse di tutti i colori, ma ad un tratto egli pronunciò una sola frase che all’epoca mi colpì come un pugno. Pronunciò una frase che da quel giorno mi avrebbe cambiato per sempre. Un’unica frase che spezzò il cuore di quello stupido bambino di sette anni, il cui unico obiettivo era solo attirare l’attenzione di suo padre…”

Tutti sgranarono gli occhi quando videro Boruto voltarsi verso di loro, la sua espressione colma di rabbia e disgusto.

“Quella frase che mi disse era: il figlio di un Hokage non si comporterebbe mai in questo modo.”

Tutti i presenti rimasero allibiti e sconvolti. Naruto sentì una strana sensazione nascere dentro di sé, una sensazione che non gli piacque affatto. Sarada abbassò lo sguardo a terra.

Boruto si riprese subito, assumendo di nuovo la sua solita espressione indifferente.

“Appena compresi il significato di quella frase, il mondo mi crollò addosso.” riprese il ragazzo. “Naruto voleva che io mi assumessi le mie responsabilità, perché ero il figlio dell’Hokage, e come tale non potevo permettermi di avere mio padre sempre con me. Per lui, il suo ruolo di Hokage era più importante del ruolo di padre. Non voleva comprendere il fatto che io non avevo bisogno di un Hokage, ma di un papà che mi aiutasse a crescere e a scoprire il mondo.”

Minato sentì una fitta di dolore trapassargli il cuore. Lui poteva immaginare cosa avesse provato Boruto a quell’età. Se fosse rimasto in vita, probabilmente lui e Naruto avrebbero dovuto superare le stesse situazioni in cui si era trovato il Nukenin. Un Hokage deve sempre mettere al primo posto il Villaggio. Era un compito troppo importante.

Un compito che richiedeva un enorme sacrificio.

Boruto continuò subito. “Appena l’Hokage mi spedì via dall’ufficio, ricordo di essere caduto in un profondo stato di depressione.” disse lentamente. “E, una volta giunto a casa, accadde un’altra cosa che mi avrebbe cambiato per sempre.”

Il guerriero si voltò di nuovo verso la finestra.

“Una volta giunto a casa vidi che anche mia madre e mia sorella erano arrabbiate con me. Non mi dissero nulla, né mi rimproverarono come aveva fatto mio padre, ma riuscivo a vedere nei loro sguardi il disappunto ed il disgusto per quello che avevo fatto contro l’Hokage. Erano entrambe deluse dal mio atteggiamento.”

Hinata sentì le lacrime formarsi negli occhi. Le sue gambe si fecero sempre più pesanti.

“Quella sera, mia madre mi disse una cosa,” continuò ancora Boruto. “Mi disse che dovevo smetterla di importunare mio padre, e che non avrebbe più tollerato un simile atteggiamento da parte mia. Poi mi spedì a letto senza cena, senza più rivolgermi la parola per tutta la serata. Come se non bastasse, per tre giorni consecutivi i miei genitori continuarono a trattarmi con freddezza e a guardarmi con quei loro sguardi delusi, seguiti a ruota anche da mia sorella, che per un apparente motivo aveva deciso di fare la persona matura in quella situazione. Per tutto quel tempo nessuno si curò di pensare a quello che stessi provando, lasciandomi perpetuamente da solo ogni giorno.”

La giovane Hyuuga dovette resistere con forza per non piangere. Era davvero diventata una persona così severa nel futuro? Era cambiata veramente così tanto?

Boruto sospirò, stanco di dover riportare alla mente quei ricordi, ma continuò lo stesso.

“La mia depressione peggiorò drasticamente una notte.” raccontò con un tono basso. “Non riuscivo a credere che i miei stessi genitori non riuscissero a vedere che tutto quello che volevo era una famiglia. Non riuscivo a credere che non potessero accettare il fatto che io avevo bisogno di loro in quel momento. Tutto quello che fecero fu rimproverarmi e lasciarmi da solo, senza tentare di farmi comprendere il perché quello che avevo fatto era sbagliato o il perché le cose dovevano andare in un certo modo. All’epoca ero soltanto un bambino, e non riuscivo a realizzare l’importanza del ruolo di mio padre nel Villaggio. Ero solo un figlio che voleva disperatamente riavere la sua famiglia al completo ancora una volta.”

Naruto sentì un groppo formarsi nella gola e togliergli il fiato.

“Ammetto di essere stato ingenuo ed infantile a quel tempo,”continuò il ragazzo del futuro. “Ma anche se il mio modo di ragionare era infantile, avevo tuttavia intuito che sia Naruto che Hinata non potevano permettere che io continuassi a portare disonore all’Hokage per il bene della famiglia, e per questo volevano forzarmi ad accettare la realtà. Invece di spiegarmi il motivo per cui il mio comportamento era sbagliato, loro volevano semplicemente eliminare il problema dalla radice, forzandomi ad accettare una situazione che per me all’epoca era devastante. In pratica, tenevano di più al loro stato sociale e pubblico che a quello che provava il loro stesso figlio. Il mio dolore si mutò lentamente in rabbia, e la rabbia divenne a sua volta odio nei confronti di quei due esseri umani che all’epoca consideravo i miei genitori. Appena realizzai che l’Hokage e sua moglie erano decisi a continuare ad ignorarmi pur di farmi accettare la realtà, quella stessa notte scappai di casa mentre tutti dormivano.”

Naruto, Hinata, Sasuke e gli altri ascoltavano con ansia e timore.

Il Nukenin riprese a parlare debolmente. “Mi fermai in mezzo ad un bosco, in preda alla disperazione e allo sconforto. Senza un posto dove andare e pieno di rabbia e dolore nei confronti dei miei genitori, crollai dalla stanchezza a terra. Ero talmente depresso e triste che la mia mente smise di ragionare in modo lucido. Mentre ero steso a piangere, per puro caso trovai lì per terra un vecchio kunai, abbandonato da qualche Shinobi che lo aveva probabilmente dimenticato durante un allenamento. In preda allo sconforto e alla disperazione, resomi conto che i miei genitori non mi avrebbero permesso di comportarmi come prima e di essere me stesso per via dello stato sociale e del lavoro di mio padre, in quel momento io tentai di suicidarmi.”

Naruto e tutti gli altri trattennero il fiato. Hagoromo chiuse gli occhi. Sarada cominciò a piangere silenziosamente.

Ma, all’insaputa di tutti loro, Boruto sorrise improvvisamente. “Tuttavia,” disse subito dopo. “Prima di potermi trafiggere il cuore, vidi che c’era un’altra persona lì nel bosco che mi stava osservando. Questa persona si avvicinò a me e mi tolse il kunai dalle mani, salvandomi la vita da me stesso e dalla mia disperazione. Questa persona era una bambina della mia stessa età, e il suo nome era Mikasa!”

Eren sgranò gli occhi.

“Mikasa mi convinse a resistere al dolore in quel momento,” continuò il giovane. “E mi portò nella sua casa nel Villaggio dove conobbi un’altra persona, assieme ad un bambino chiamato Sora che sarebbe diventato in futuro il mio migliore amico. Lì scoprì che Mikasa e Sora erano orfani, e che come me avevano passato dei momenti difficili, restando da soli e senza nessuno. Il proprietario della casa, avendo avuto pietà di loro, decise di prendersi cura di quei due da solo, offrendo loro una casa e facendoli andare all’Accademia a sue spese.”

Coloro che stavano ascoltando si rallegrarono un po’ nel sentire finalmente qualcosa di positivo in quella storia.

“Passai quella notte a raccontare loro la mia storia e la mia situazione,” spiegò Boruto. “Raccontando a quelle persone tutto il dolore ed il risentimento che provavo nei confronti della mia famiglia. Rimasero tutti disgustati dal comportamento dell’Hokage e di sua moglie, e da quel giorno il proprietario della casa decise di aiutarmi a superare il mio dolore proprio come aveva aiutato Mikasa e Sora. Mi chiesero di unirmi in segreto alla loro famiglia, dicendo che la famiglia era il valore più importante che esistesse al mondo, ed offrendomi un posto dove trovare delle persone che mi avrebbero amato per sempre.”

Tutti rimasero colpiti profondamente da quella rivelazione.

Il sorriso sul volto del ragazzo si allargò. “Quello divenne il momento più bello della mia vita. Il momento in cui conobbi delle persone che mi accettarono per quello che ero davvero, e che condividevano l’ideale che avevo nel cuore. Quello fu il momento in cui morì il figlio dell’Hokage e in cui nacque lo stesso Boruto Uzumaki che avete davanti a voi oggi.”

Naruto e gli altri erano troppo stupiti e sconvolti per poter proferire una sola parola.

“Decisi di unirmi a quella piccola famiglia in segreto,” continuò Boruto. “E strinsi fin da subito una grande amicizia con Sora e Mikasa, arrivando presto a pensare a loro due come alla mia vera famiglia. Allo stesso tempo i miei rapporti con l’Hokage e sua moglie si fecero sempre più freddi e distaccati, e per giorni interi non ci rivolgemmo proprio la parola, mentre io mi limitavo a tornare da loro solo per mangiare e dormire, passando le mie giornate all’Accademia e assieme ai miei due nuovi amici.”

Hinata e Naruto abbassarono lo sguardo. Non sapevano cosa pensare di quella faccenda. Boruto aveva certamente sofferto a causa delle circostanze, ma non avrebbero mai potuto immaginare che a causa loro avesse persino tentato di uccidersi. Perché loro due nel futuro non avevano tentato di spiegargli per bene le cose?

“Io e quei due bambini divenimmo inseparabili nel corso degli anni,” disse il guerriero, il suo tono pieno di affetto. “E col passare del tempo il nostro rapporto si fece sempre più intenso e profondo. All’Accademia ci aiutavamo a vicenda, e insieme decidemmo di formare una vera e propria famiglia tutta nostra, abbandonando per sempre il passato alle nostre spalle.”

Eren sorrise all’udire ciò. Adesso aveva finalmente scoperto come si erano conosciuti Boruto e sua sorella. Aveva scoperto qualcosa in più sull’unica persona della sua famiglia ancora in vita.

Poi, la voce del ragazzo del futuro si fece di nuovo fredda. “Nel frattempo la mia vecchia famiglia tentò di riavvicinarsi a me,” riprese a dire, il suo sguardo puntato al cielo che stava cominciando ad avviarsi verso il tramonto. “Ma io respinsi qualsiasi tipo di approccio con quelle persone, limitandomi a trattarle in maniera fredda e distaccata ogni volta che ero costretto a stare con loro. Ai miei occhi quelle presone non contavano più nulla, e dopo aver rischiato di uccidermi da solo per causa loro, non avevo più intenzione di riapprocciarmi a quei tre. Anche se avevano realizzato i loro errori, a me non importava nulla. Avevano scelto di essere una famiglia che mette in primo piano il dovere degli Shinobi, mentre per me l’unica cosa che contava veramente era l’amore. Ero rimasto talmente disgustato dal loro modo di ragionare che appena fui promosso al rango di Genin a dodici anni, e quindi appena fui finalmente riconosciuto legalmente come un adulto, andai a vivere definitivamente assieme a Sora e Mikasa, abbandonando per sempre quella famiglia che mi aveva abbandonato a sua volta nella disperazione.”

Tutti sgranarono gli occhi. Dunque le cose erano andate così.

Boruto odiava la sua famiglia perché Naruto e Hinata non avevano compreso il fatto che lui avesse bisogno di una figura paterna nella sua vita, preferendo lasciarlo da solo in un momento in cui aveva un disperato bisogno di affetto e attenzione. Avevano scelto di mettere in primo piano il dovere e la responsabilità che ogni Shinobi del Villaggio deve assumere, piuttosto che essere comprensivi e pensare al bene della loro famiglia. Naruto e Hinata avevano messo il Villaggio prima del loro stesso figlio.

Per quanto la cosa sembrasse banale, tutti loro capirono che non lo era affatto.

Il ragazzo aveva persino tentato il suicidio a causa di ciò. Che razza di impatto doveva aver avuto quell’esperienza nella sua vita?

“Ma quel maledetto Hokage non mi diede mai tregua!” sbottò improvvisamente il Nukenin, continuando a dare loro le spalle. “E non perse mai l’occasione per tentare di riconnettermi con la sua famiglia. Tentò persino di convincere Sasuke Uchiha a diventare il mio maestro personale pur di tenermi d’occhio e trovare un modo per riavvicinarsi a me. Ma, per quanti tentativi egli fece, io non demorsi mai neanche una volta, perché nel mio cuore avevo trovato delle persone che a differenza sua riuscivano davvero a volermi bene e ad accettarmi per quello che ero. Avevo trovato delle persone a cui importava di me, e non del Villaggio. Non era più presente nel mio cuore un briciolo di affetto nei confronti di quella famiglia di bastardi!”

Fece male.

Naruto ed Hinata dovettero ammettere di essere rimasti molto feriti da quelle sue parole. Adesso comprendevano meglio le ragioni dell’odio di Boruto nei loro confronti. Adesso sapevano a cosa era dovuto. E una realizzazione amara si fece largo nei loro cuori.

Avevano fallito come genitori.

Nessun genitore avrebbe dovuto permettere al figlio di passare un’esperienza simile. Specialmente a causa loro. Il ruolo di genitore era quello di accudire e proteggere i figli, non di farli soffrire. Eppure non riuscivano a capire il perché nel futuro loro due non avessero tentato di spiegare al piccolo Boruto la situazione, in modo da poter chiarire le cose una volta per tutte.

Quella era una domanda a cui non avrebbero mai trovato risposta.

“Alla fine dell’Accademia io finii nello stesso team di Sarada,” riprese a dire Boruto, riscuotendo tutti dai loro pensieri. “Ma sin da subito rifiutai di entrare nella sua squadra, preferendo entrare nel team in cui erano finiti Mikasa e Sora. Dopo alcune insistenze riuscii a trovare un compromesso, e fui costretto a superare una specie di prova di lotta pur di riuscire a cambiare il mio assegnamento di squadra. Alla fine ne uscii vincitore, e quindi io, Sora e Mikasa formammo un team a tutti gli effetti.”

Sakura, Sasuke e Minato sgranarono gli occhi. Aveva rifiutato di finire in squadra con altre persone che non fossero quei due? Quanto doveva essere importante per Boruto il legame con quelle persone per arrivare a tanto?

“Poi, un giorno accadde una tragedia,” disse improvvisamente il Nukenin, il suo tono spaventosamente freddo e glaciale. “Delle misteriose entità di un altro mondo invasero il Villaggio senza preavviso, e tentarono per un motivo sconosciuto di catturare Mikasa e di portarla via.”

“Che cosa?” esclamarono mentalmente tutti.

Eren rimase allibito e sconvolto. “Delle entità tentarono di catturare Mikasa?” ripeté nella sua testa. “Perché?”

“Nonostante l’attacco a sorpresa, io Sora e gli altri del Villaggio riuscimmo a sconfiggere gli assalitori e a proteggere Mikasa con successo.” disse subito dopo. “Ma, una volta finito tutto, l’Hokage ordinò ai suoi Anbu di trovare e confinare Mikasa in una cella, e di interrogarla subito dopo per scoprire il motivo per cui quegli esseri avessero tentato di catturarla. Ovviamente io e Sora ci opponemmo alla decisione, tentando di proteggerla e di trovare un accordo col Settimo. Per noi la sua sicurezza era l’unica cosa che contava, ma il Villaggio rifiutava di restare senza risposte sul suo conto.”

Tutti ascoltavano con il fiato sospeso.

“Per questo motivo l’Hokage non cedette alle nostre suppliche,” spiegò ancora il ragazzo con un tono solenne. “E allora, appena gli Anbu vennero per prelevare Mikasa, io li uccisi tutti con le mie mani e minacciai di morte chiunque avesse tentato di toccarla.”

Eren sgranò gli occhi. Boruto aveva rischiato così tanto pur di proteggere sua sorella. Era arrivato ad uccidere per lei. Doveva tenere davvero molto alla sua sicurezza per riuscire a fare una cosa simile.

“Il risultato delle mie azioni fu che il Settimo tentò subito di farmi arrestare e rinchiudermi nella sua casa,” disse ancora Boruto. “E così, per sfuggire alle loro grinfie, io decisi di scappare da Konoha per sempre seguito da Mikasa e Sora, abbandonando definitivamente gli ideali degli Shinobi che non avevano fatto altro che portarmi dolore per tutta la vita. Il resto della storia non posso rivelarvelo.”

Ci fu una pausa di alcuni secondi di puro silenzio.

“COSA?” urlò poi Kushina. “Che significa che non puoi dirci il resto della storia?”

Il biondo si voltò verso di loro. “Non posso dire nel dettaglio quello che accadde dopo perché ci sono informazioni che non posso rivelare davanti a Sarada. Tuttavia sappiate che noi tre viaggiammo in lungo e in largo per le varie Nazioni, ed incontrammo molte persone, scoprendo una realtà del mondo che non avevamo mai immaginato potesse esistere quando eravamo nel Villaggio. Incontrammo persone, facemmo amicizie ed esperienze che ci portarono ad abbandonare per sempre il sentiero degli Shinobi, ed insieme decidemmo di diventare dei Guerrieri.”

Fugaku fece un passo avanti. “Hai già usato quel termine diverse volte,” disse lentamente. “Ma cosa significa per voi essere dei guerrieri?”

Boruto sorrise misteriosamente. “Un Guerriero è essenzialmente l’opposto dello Shinobi.” spiegò. “Mentre gli Shinobi lottano per il Villaggio, un Guerriero lotta per la giustizia. Mentre uno Shinobi deve guardare all’interesse delle persone del suo Villaggio, un Guerriero agisce per aiutare coloro che soffrono a causa dell’egemonia delle Cinque grandi Nazioni. In parole povere, un Guerriero è colui che agisce nell’interesse di tutte quelle persone che non hanno mai ricevuto la giustizia che meritavano. Tutte quelle persone che vengono sfruttate a causa dell’influenza delle Nazioni ninja più grandi, e che non sono in grado di fare nulla senza aiuto. Ma, che vi piaccia o meno, non posso spiegarvi le cose nel dettaglio.”

Nessuno disse più nulla per interi minuti.

La storia che aveva raccontato Boruto era davvero incredibile. Nessuno di loro avrebbe mai immaginato che quel ragazzo avesse potuto vivere delle simili esperienze. Le informazioni che aveva dato loro erano tante, e dovevano ancora assimilarle per bene.

Naruto ed Hinata erano rimasti immobili e con la testa bassa. Il primo aveva gli occhi e i pugni serrati, la seconda tremava leggermente ed aveva le lacrime agli occhi. Nessuno dei due sapeva cosa fare, nessuno dei due sapeva come reagire davanti a quella rivelazione.

Non sapevano come reagire al fatto che in futuro avrebbero fallito come genitori.

Cosa avrebbero dovuto fare adesso? Ora che sapevano la verità avrebbero potuto sicuramente impedire che una cosa del genere potesse succedere di nuovo, ma avevano promesso di lasciare che l’Eremita rimuovesse quelle informazioni dalla loro testa una volta finito tutto questo. E questo voleva dire una sola cosa.

Voleva dire che non avrebbero potuto fare nulla per impedire al futuro di cambiare.

Boruto fece un passo verso di loro, riscuotendo tutti dai loro pensieri.

“Vi ho raccontato la mia storia,” disse con un tono privo di emozione e lo sguardo indecifrabile. “Adesso, qualsiasi cosa pensiate di me, fatemi il piacere di tenervela per voi. Non mi interessa il vostro parere, e non voglio spiegare altro sulla mia vita.”

Poi si rivolse verso Sarada. “E tu non pensare di poter dare loro altre informazioni,” disse col suo solito tono. “Anche se non posso dire come ho ottenuto il mio potere, ho comunque mantenuto fede al patto, ma adesso tocca a voi fare la vostra parte e lasciarmi in pace.”

Poi, senza aspettare alcun tipo di risposta, si voltò verso la finestra e cominciò a camminare. Prima di andarsene, però, disse un’ultima frase a tutti loro.

“Il futuro non deve cambiare, anche se alcuni di voi non riescono accettarlo.”

Detto ciò, Boruto scomparve nel nulla, senza aggiungere altro.

E, anche quel giorno, il buio della notte calò sulla città distrutta.


 

Note dell'autore!!!

Salve a tutti gente! Come vi avevo promesso, ecco a voi il nuovo capitolo. Il prossimo uscirà giovedì 23 novenbre!

Oggi abbiamo finalmente fatto luce sul misterioso passato di Boruto Uzumaki dopo ben 43 capitoli di frecciatine ed allusioni. Tuttavia ci sono delle cose che vorrei chiarire adesso che la verità è stata rivelata:

1- La storia di Boruto è ispirata completamente ad un fatto realmente accaduto ad una persona che consco. L'infanzia ed il rapporto di Boruto coi suoi genitori narrato in questo capitolo è quasi speculare al fatto reale a cui mi sono ispirato. Non è il frutto della mia immaginazione, ma bensì una cosa realmente accaduta in un contesto diverso ma molto simile.

2- Alcuni di voi potrebbero pensare che quello che Boruto ha appena rivelato sia completamente inconcepibile, perchè ci sono persone che ritengono Naruto ed Hinata dei personaggi troppo buoni, personaggi che non sarebbero mai capaci di far soffire il loro stesso figlio così per colpa loro, rendendo Naruto e Hinata dei veri e propri stereotipi a causa della loro bontà e gentilezza. Qui mi prendo la briga di spiegarvi un cocetto: Naruto ed Hinata sono indubbiamente dei personaggi buoni e positivi, ma sono anche UMANI. Ed il concetto stesso di uomo è complesso e soggetto a cambiamenti nel corso della vita.
Questo significa che gli uomini possono commettere errori, tralasciare dettagli e agire in maniera diversa da quel che potreste pensare. Anche la persona più buona del mondo potrebbe causare dolore a qualcuno, spesso involontariamente o senza neanche rendersene conto. Ogni essere umano può sbagliare, ed ogni sbaglio commesso ha delle conseguenze che si ripercuotono su altri oppure su se stessi. Nella mia storia, Naruto ed Hinata non sono cattivi, ma hanno commesso un errore che ha avuto delle determinate conseguenze su Boruto. Conseguenze che hanno aperto la strada ad altre esperienze ed avvenimenti che hanno forgiato il Nukenin tanto sprezzante e freddo che avete conosciuto in questa storia. Questo non significa che Naruto ed Hinata sono cambiati rispetto ai personaggi originali, ma semplicemente che hanno sbagliato, nello stesso modo in cui ognuno di noi potrebbe sbagliare in una determinata circostanza. Non vogliatemene a male se nella mia storia non vedrete l'allegra e felice famiglia Uzumaki tanto conosciuta e invidiata da tutti, ma vedrete al suo posto una famiglia umana, coi suoi alti e bassi, capace di sbagliare, pentirsi, soffrire e risollevarsi. La vicenda che ho ideato è liberamente ispirata al mondo di Naruto e alla realtà, e quindi i cambiamenti sono una conseguenza normale e necessaria. Naruto e Hinata sono buoni, ma anche i buoni possono sbagliare e causare dolore agli altri.

3- Oggi Boruto ha rivelato la verità sul suo passato, ma sappiate che ci sono ancora molti dettagli che non sono stati rivelati nella storia che ha narrato in questo capitolo. La vicenda di Boruto e della sua famiglia è molto più complessa rispetto a quella che appare qui. Ci sono molte cose che verranno rivelato solo in seguito, ma non posso dirvi nulla al riguardo.

Detto ciò, ringrazio in anticipo tutti coloro che leggeranno e quelli che commenteranno. Vi invito a darmi i vostri pareri e dubbi su quello che è stato rivelato oggi, perchè io sono aperto a qualsiasi tipo di chiarimento, consiglio o suggerimento. Nel caso, non fatevi problemi neanche a dirmi che la piega presa dalla storia non vi piace, ma vi chiedo solo di farmelo sapere così da poter migliorare e confrontarmi con voi.
A presto! ;)
   
 
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