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Autore: lost in books    20/11/2017    1 recensioni
Una maga dal misterioso passato, un giovane con una missione, un re assetato di potere. Le loro vite si intrecceranno mentre un'antica minaccia incombe sul loro mondo.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Quando l’aspetto di Sandir aveva cominciato a cambiare, Leon era rimasto paralizzato, completamente spiazzato. Sandir era un Darman ma non sarebbe dovuto essere in grado di trasformarsi, o almeno così aveva pensato fino a quel momento. Se ne era capace allora perché lo aveva tenuto nascosto, specialmente a lui e il resto del gruppo.
Sandir cadde riverso carponi, le mani artigliate a grattare sulla roccia, e qualsiasi cosa stesse tenendo Leon inchiodato sul posto sparì.
Il cavaliere mosse qualche passo.
“No!” quello di Sandir sembrava più un rantolo di dolore che una parola, la voce strozzata “Non ho molto controllo…non avvicinarti finché non è finita…” poi dalla sua bocca non uscì più niente di coerente. Solo urla a stento trattenute mentre le sue ossa si spezzavano e riformavano, la sua pelle si riempiva di scaglie dorate e il suo corpo si faceva sempre più grande.
Era come se all’interno del suo amico ci fosse stato qualcos’altro, finora nascosto, che stava finalmente vedendo la luce dopo un lungo tempo di prigionia.
Infine, al posto del ragazzo che lui stesso aveva addestrato all’uso della spada, ora c’era un imponente drago dalle scaglie dorate che riflettevano la luce del sole, due ali maestose sulla schiena.
Il drago ruggì e Leon dovette portare le mani alle orecchie da quanto forte era il suono.
Poi si voltò verso il cavaliere, i suoi occhi concentrati su di lui e solo su di lui.
Rimasero entrambi immobili a fissarsi l’uno con l’altro, Leon completamente sopraffatto da ciò che aveva di fronte.
Il drago sembrava in attesa di qualcosa, non sarebbe stato lui a muoversi per primo.
Non pareva volerlo attaccare, così Leon mosse lentamente qualche passo verso di lui. Ciò che aveva davanti non era qualcosa di sconosciuto, era Sandir, il suo amico. Si fidava di lui.
Ormai di fronte alla creatura, il cavaliere portò una mano a toccarne il muso. Era ruvido al tatto.
“Sandir…riesci a sentirmi?” tentò Leon.
Il drago sbuffò in faccia al suo amico.
“Lo prendo per un sì” disse sorridendo lui, poi Sandir mosse il muso in direzione del punto dove avevano visto cadere Sera, per poi abbassarsi per permettere a Leon di salire sul suo dorso.
“Vuoi che… Va bene”
Il cavaliere recuperò da terra la spada che Sandir aveva abbandonato “Meglio non lasciarla qui” e salì in groppa senza alcuno sforzo “Andiamo”
Sandir cominciò a sbattere le ali ed infine si alzò in volo.
 
L’aria mossa dalle ali gli scompigliava i capelli. Chi aveva alzato la testa al loro passaggio era rimasto a bocca aperta, e come biasimarli.
Erano finalmente in grado di avanzare e tutto grazie a Sandir. Aveva molte cose da chiedergli ma per prima cosa, quando tutto sarebbe finito, doveva ringraziarlo.
Erano abbastanza in alto da non farsi colpire da incantesimi vaganti ma non troppo da non riuscire a distinguere alleati da avversari.
Leon ne approfittò per controllare la situazione: erano decisamente in inferiorità numerica ma anche molto determinati, la Resistenza non si sarebbe arresa.
Improvvisamente l’attenzione di Leon venne catturata da qualcosa “Sandir! Quella è Snow! È in pericolo”
Una volta localizzata, Sandir si lanciò a tutta velocità verso la ragazza in grande difficoltà.
Snow, completamente umana, aveva la schiena poggiata su una roccia, il respiro affannato e un braccio piegato in una posizione innaturale.
A terra vicino a lei c’erano i corpi di quattro adepti. Li aveva sconfitti ma la sua vittoria aveva avuto un caro prezzo ed ora non era più in grado di difendersi ed era troppo stanca per trasformarsi.
Un gruppo di soldati di Anthemis la stava raggiungendo per finirla ma, prima che potessero avvicinarsi troppo, un getto di fuoco li colpì dall’alto, non lasciando loro scampo.
Leon vide la ragazza alzare lo sguardo, i suoi occhi sgranarsi quando si posarono sulla figura di Sandir, il suo salvatore.
Lei scosse la testa incredula di ciò che poteva vedere con i suoi occhi, come se temesse di essere vittima di allucinazioni, ma poi notò anche il cavaliere a dorso del drago e, ritrovata la voce, domandò stupita “Sandir?”
In quel momento una maestosa pantera si fermò proprio davanti a Snow e, nel giro di pochi attimi, si trasformò lasciando spazio a Fang.
La donna fissò il drago e il cavaliere senza fare una piega e infine disse “Porterò io al sicuro Snow. Voi andate pure” il suo sguardo, rivolto ora interamente a Sandir, si fece più intenso “Ma non credere che sia finita qui”
Solo quando Fang sorresse il corpo di Snow e cominciò a camminare Sandir riprese a muoversi.
 
Iliana aprì gli occhi. Sotto di lei c’era dell’erba fresca. Si trovava su una collinetta nei pressi di Iridium, il suo posto preferito fin da bambina per leggere o rilassarsi.
Il cielo era di un bellissimo azzurro, non c’era neanche una nuvola ma un’ombra comparsa apparentemente dal nulla oscurò improvvisamente la luce. 
“Ecco dove ti eri cacciata” disse una voce allegra.
Iliana sollevò il busto fino a mettersi seduta e girò la testa verso la voce.
Davanti a lei c’era una donna dai folti capelli rossi che le ricadevano sulla schiena in ricci morbidi ma ribelli tenuti a bada da una fascia per capelli. L’unica cosa che a detta sua riusciva a domarli.
Anche i suoi occhi erano rossi, colore insolito per un essere umano, e la pelle dorata.
Il suo era un fisico allenato e pronto ad affrontare qualsiasi battaglia.
Portava dei pantaloni di tessuto leggero al ginocchio e una casacca che le arrivava a metà coscia. Una larga cintura all’altezza dei fianchi e un paio di stivaletti completava il suo abbigliamento. Come ornamento portava una semplice collana su cui era incastonato un frammento del Talismano.
“Akane”
La nuova arrivata si sedette accanto alla maga.
“Perché mi stavi cercando?”
Akane si fece di colpo seria “Domani la mia gente arriverà alla Torre. Ora che ci siamo assicurate che il frammento che custodisco sarà sempre rintracciabile in futuro, io…”
“Tornerai dalla tua gente” finì Iliana per lei “Scommetto che non vedi l’ora di rivedere tuo marito e i bambini” aggiunse prima che la Darman potesse dire qualcosa.
“E va bene, lo ammetto. Anche se mi fanno impazzire, mi sono mancati. Purtroppo hanno preso da me. Non so come faccia mio marito a sopportarci” ridacchiò lei “ma non è di questo che volevo parlarti, non cercare di distrarmi”
Iliana strinse le ginocchia al petto, non voleva sentire, sapeva già cosa le avrebbe detto.
“Non voglio andare via senza prima insistere. Sono preoccupata per te”
“È tutto inutile. La mia situazione non può cambiare”
“Ma…”
“Tutte le analisi che ho fatto hanno portato alla stessa diagnosi. Non capisco neanche io come faccio ad essere ancora viva quando una parte dell’Oscurità è dentro di me”
Akane la punzecchiò ripetutamente con un dito sulla fronte “Eppure ci deve essere qualcos’altro, qualcosa che ci sfugge. Lo penso io e lo pensa anche Florian”
“Non so come facciate a pensare ancora positivo dopo tutto quello che è successo…”
La Darman si tolse la collana che portava e le sue braccia avvolsero il corpo della maga in un abbraccio “Ilia, promettimi che qualunque cosa succeda non perderai mai la speranza. E ricordati che io e Florian siamo qui per te se avrai bisogno di noi”
Iliana strinse la sua amica più forte. Anche se le parole di Akane volevano essere confortanti, lei non poteva non pensare al fatto che un giorno loro non ci sarebbero stati più mentre lei non aveva scelta.
“So a cosa stai pensando” Akane la prese per le spalle e la costrinse a guardarla negli occhi “Che io e Florian non ci saremo per sempre. Ma tu avrai sempre il ricordo dei tempi che abbiamo passato assieme. Quindi quando ripenserai a noi ricorda che non vogliamo che tu ti arrenda alla disperazione. Giuro che se quando non ci sarò più tu ti lascerai andare, uscirò dalla mia tomba per prenderti a calci”
Conoscendo Akane, Iliana pensò che quella poteva anche non essere una minaccia a vuoto.
Senza neanche sapere lei bene perché, la maga scoppiò a ridere “E va bene. Speranza e tutto il resto. Ho capito”
“E tornando a quello che ti è successo, non mi importa quello che dicono quelle tue stupide analisi, i risultati non hanno senso e se non fossi così testarda lo penseresti anche tu”
“Chissà, forse tu e Florian avete ragione…”
“Ma?” si intromise Akane.
“Ma è inutile rimuginarci sopra ora, non mi porterebbe a niente. Quello di cui ho veramente bisogno è un po’ di tranquillità. Voglio prendermi una pausa da tutto quello che riguarda il Talismano e l’Oscurità.”
“Ti capisco” Akane si rimise la collana “ Se cominciano ad assillarti qui, sei la benvenuta fra la mia gente”
“Lo so, grazie. E Florian mi sta già assillando perché lo vada a trovare”
“Bene” Akane si alzò in piedi “io torno alla Torre. Ho promesso ad alcuni giovani aspiranti maghi di fargli fare un ultimo giro a dorso di drago”
“Divertiti!” le sorrise Iliana.
“Certamente!” ricambiò la Darman e si avviò per poi fermarsi e urlare abbastanza forte da farsi sentire “E mi raccomando, ricordati ciò che ti ho detto. Non è come sembra, ne sono sicura!”
La donna si era già allontanata quando la maga le rispose a bassa voce.
“Lo farò”
Una luce accecante la investì e non vide più nulla.
 
Iliana rinvenne di colpo. Non c’era più l’erba sotto di lei ma dei granelli di sabbia. Dopo qualche attimo di confusione ricordò dove si trovava, nel deserto nel bel mezzo di una battaglia. Akane non era con lei, quello che aveva visto era un suo ricordo di molto tempo prima, qualche anno dopo la fine del loro viaggio.
Nonostante tutto il suo corpo fosse pervaso dal dolore, non poteva permettersi di perdere conoscenza un’altra volta. E non riusciva a smettere di pensare alle parole che la sua vecchia amica le aveva rivolto.
Era vero, non aveva senso. Tutte le creature di Sol e Umbra erano composti sia da luce che da oscurità in egual misura ma una forza come quella dei frammenti o dell’Oscurità era troppo perché qualcuno potesse sopportarla. L’Oscurità all’interno del suo corpo avrebbe dovuto portare uno squilibrio di forze troppo grande perché il suo corpo potesse sopportarlo. Ma lei si era fatta prendere dalla tristezza e dalla disperazione fino ad arrivare a credere che non ci fosse altra risposta invece di dare retta alle persone che a lei erano più care.
Per quanto ricordare le facesse male, tornò con la mente al momento in cui tutto era cambiato, alla radura al centro del loro mondo di una notte di circa mille anni prima.
La maga spalancò gli occhi. Non sapeva se quello che aveva in mente avrebbe funzionato, dipendeva tutto da ciò che i suoi ricordi le avevano suggerito.
“Ancora non ti arrendi? Non hai più speranze” il giovane re aveva il respiro affannato, la battaglia lo aveva sfiancato.
“Ti sbagli”
Lucien la guardò come se fosse impazzita.
“Non puoi fare più niente con una parte dell’Oscurità dentro di te. Per via del frammento non riesci neanche più a muoverti”
La donna si sforzò di sorridere “Era quello che pensavo anche io. Per tutto questo tempo ho lasciato che la disperazione avesse la meglio su di me…Ci ho messo mille anni per capire la verità”
La maga si concentrò, i ricordi felici del suo passato a darle forza, il sapere che c’era stato e c’era ancora qualcuno che credeva in lei, e tese una mano verso il suo pugnale.
In un attimo si ritrovò a stringerlo con le dita e, con tutta la forza che aveva, lo conficcò sul braccio con cui Lucien brandiva Aoguard.
La stretta del re sull’elsa si allentò ma non mollò la presa, la spada era ancora conficcata nella spalla della donna.
Ma fu quando Lucien fece per rinforzare nuovamente la presa sulla spada che i suoi occhi, prima completamente concentrati sulla donna, sembrarono perdersi nel vuoto. La sua espressione cambiò in una smorfia di dolore e la mano che non stringeva la spada corse subito alla spalla in cui era incastonato il frammento.
Iliana approfittò della situazione. Mollò la presa sul pugnale, ancora conficcato sul braccio di Lucien, e poggiò la mano su quella con cui lui teneva la spada. Strinse i denti e la estrasse dal suo corpo.
Libera, lo spinse con entrambe le mani. Lui non oppose resistenza, cadde all’indietro di schiena sulla sabbia.
Iliana riuscì a mettersi seduta, Lucien non si muoveva.
Così lei gattonò verso di lui e per prima cosa tolse Aoguard dalle sue mani. Non poteva rischiare.
Lucien aveva gli occhi chiusi, la pelle pallida e sudata, sembrava in preda a degli spasmi e l’unica cosa che usciva dalle sue labbra erano rantoli di dolore.
Istintivamente gli occhi della maga caddero sul frammento nella spalla del re e vide ciò che temeva.
La pelle attorno al frammento aveva completamente perso colore e l’area ridotta in quel modo si stava lentamente espandendo.
L’invenzione di Darcel non era stata abbastanza, Lucien aveva sfruttato troppo l’energia del frammento per fermarla ed ora il suo corpo ne stava pagando le conseguenze. Questa volta non sarebbe guarito, non era come lei, e se non avesse fatto subito qualcosa Lucien sarebbe morto.
“Mi dispiace, non ho altra scelta” con un movimento rapido estrasse il suo pugnale dal braccio di Lucien e lo usò per liberare il frammento dalla spalla. Il re non riuscì a trattenere le grida per il dolore, si contorceva ma la donna fece del suo meglio per tenergli ferma la spalla mentre era all’opera.
Con molta fatica riuscì a liberare il frammento quasi del tutto con la lama ma avrebbe dovuto toccarlo per riuscire nel suo intento. Tese la mano libera verso la spalla di Lucien ma, quando ormai poteva quasi sfiorare il pezzo del Talismano, la sua mano cominciò a tremare. Il dolore che aveva provato prima era ancora vivido.
“Concentrati Iliana. Puoi farcela” si autoconvinse.
Le sue dita si strinsero sul frammento, sentì la pelle bruciare, ma non mollò la presa.
Finalmente riuscì ad estrarre il frammento e il corpo di Lucien smise di tremare.
Aveva perso conoscenza ma il suo petto si alzava e abbassava regolarmente. Stava bene.
Sollevata, Iliana cadde di fianco al re, la mano destra a stringere il suo pugnale e la sinistra, percorsa da bruciature, troppo debole per riuscire a stringere il frammento, che cadde a terra accanto a lei.
Non aveva più forze. Il suo corpo, già ridotto allo stremo dall’ultimo attacco di Lucien, aveva dato tutto per riuscire a salvarlo.
Con occhi già chiusi per metà, si sforzò di guardarlo. Poi cedette alla stanchezza.
 
Lo scontro fra Lavi e Darcel stava andando per le lunghe. Se solo il mago non avesse avuto con sé il bastone oscuro, pensò Lavi, le cose sarebbero andate diversamente. Avvicinarsi a lui era rischioso, un passo falso e sarebbe stata la fine. Era sinceramente stupita dalla resistenza dell’uomo, che nonostante fosse ridotto all’ombra di quello che era un tempo, stava dimostrando perché ci fosse ancora lui a capo degli adepti.
Entrambi accusavano i segni della stanchezza: la donna aveva rischiato di venire trafitta dal bastone due volte per poi riuscire ad allontanarsi all’ultimo momento, mentre la veste di Darcel aveva parecchi tagli procurati dalla daga in mano a Lavi.  
Era una battaglia di logoramento: il primo a fare un passo falso avrebbe perso, l’avversario non si sarebbe lasciato scappare l’occasione.
Dopo aver schivato l’ennesimo colpo dell’uomo, Lavi, riportato lo sguardo sul mago, notò che la pietra incastonata su un anello che Darcel portava si era illuminata, la luce gradualmente più forte, tanto da attirare l’attenzione del suo possessore.
La donna sorrise. Ecco la sua occasione.
Si lanciò a tutta velocità sul mago, che aveva velocemente riportato l’attenzione su di lei.
Era fumante di rabbia, il motivo per cui l’anello si era illuminato non doveva essere nulla di buono per lui, dedusse Lavi.
Poco le importava, lo avrebbe finito prima che lui potesse reagire. Questa volta lo avrebbe colpito a morte.
La sua daga era arrivata ad un centimetro dal petto dell’uomo quando quello gridò, pieno di rabbia, e un turbine di sabbia si sollevò a circondare il suo corpo.
Lavi venne sbalzata all’indietro dalla forza del vento. Dovette creare un muro di ghiaccio dietro di lei per non finire troppo lontana.
“Sei fortunata. Non ho più tempo per giocare con te, sono richiesto altrove” gridò con voce gracchiante l’uomo, che  aveva intenzione di trasportarsi da un’altra parte.
“No, non scapperai!” Lavi congelò la sabbia sotto ai suoi piedi, incastonandoli, e generò una scia di ghiaccio con cui lanciarsi in avanti e raggiungere nuovamente il mago prima che svanisse.
Il vento e la sabbia le frustavano la faccia ma non voleva dargliela vinta. Arrivata a tutta velocità a pochi passi dal mago, cambiò direzione alla scia, puntando verso l’alto.
Sapeva che non sarebbe riuscita a superare il vortice che lo circondava frontalmente, così si era data una spinta verso l’alto, abbastanza da riuscire a superare le sue difese e attaccarlo.
Poteva vederlo, incolume al centro del piccolo vortice. Lo vide osservarla, la metà della sua bocca non coperta dalla maschera sorriderle. Non sarebbe riuscita ad attaccarlo direttamente, non c’era più tempo.
“Maledetto!” lanciò la sua daga con tutta la forza che aveva ma quella colpì il vuoto dove fino ad un attimo prima c’era il suo bersaglio.
Il vortice si dissolse, lei cadde a terra a pochi passi dalla sua arma. Finì carponi sul terreno, il ghiaccio dissolto, tremante di rabbia.
Lo aveva avuto in pugno e le era scappato.
Ma non ebbe il tempo di rimuginare sull’accaduto poiché le sue orecchie avevano captato un suono particolare. Sembrava un battito d’ali, particolarmente grandi dal rumore, e si stavano rapidamente muovendo verso di lei.
Recuperò la sua daga e si rimise in piedi, voltandosi verso ciò che aveva sentito.
 
“Sandir, ci siamo” disse Leon. Avevano raggiunto il punto in cui aveva visto Serena l’ultima volta ma di lei non c’era traccia.
In quella piccola area non stava più combattendo nessuno, l’unica presenza era una donna dai capelli rossi.
Il cavaliere, mentre si stavano avvicinando, l’aveva vista combattere contro un uomo che dall’abbigliamento non poteva essere nient’altro che un adepto, ma non era riuscito a capire chi fosse nella foga del combattimento.
Ora che la vedeva bene l’aveva riconosciuta. Non portava più la benda sull’occhio sinistro, che lo stupì per la sua particolarità, ma non aveva dubbi.
“Lavi”
La donna gli rivolse un sorriso sghembo “Guarda, guarda. Chi non muore si rivede”
“Potrei dire lo stesso di te”
Sandir ruggì. Leon lo vide spalancare le fauci pronto a sputare fuoco.
“Aspetta!”
Sandir si fermò alla voce dell’amico.
“Stavi combattendo contro un adepto, perché? Non eri loro alleata?”
“Ora lavoro per la Resistenza”
Leon aveva parecchie domande per lei, ad esempio come ci era finita fra i ranghi della Resistenza o perché il suo occhio sinistro fosse come quello di uno spirito, ma fece solo in tempo ad aprire bocca che la rossa lo fermò.
“Non hai tempo da perdere. Serena ti aspetta”
“Come fai a…”
Lavi continuò a parlare come se lui non avesse aperto bocca indicando la direzione da cui era arrivato l’esercito della Resistenza.
“Sta portando al sicuro una ragazzina spirito. Sono entrambe sotto scorta”
Leon la fissò. Non riusciva a conciliare la donna che aveva davanti con colei che lo aveva quasi ucciso sull’Everfrost.
“Che aspetti, va!” un soldato nemico aveva deciso di affrontare Lavi da sola e stava correndo verso di lei.
“Io ho da fare” senza perdere tempo la donna si volse verso l’uomo. Sandir stava già prendendo il volo quando Leon si accorse che il soldato aveva cominciato a comportarsi in maniera strana.
Aveva smesso di correre verso Lavi fermandosi di colpo, poi si era toccato la testa come se lo avesse colto un dolore improvviso e infine aveva preso a guardarsi intorno confuso.
“Lavi fermati!”
La lama della donna si fermò ad un soffio della gola dell’uomo che, spaventato, cadde a terra in preda al panico.
“Dove sono? Chi siete voi e cosa ci faccio qui?” l’uomo portò entrambe le mani alla testa “Che male…”
Leon allora vide Lavi accucciarsi di fronte al soldato e guardarlo dritto negli occhi.
“Sai dirmi da dove vieni?” chiese lei.
“Dal regno di Gladiolus” rispose l’uomo dall’aria sempre più spaesata.
Improvvisamente Lavi scoppiò in una risata, sembrava incredula e felice allo stesso tempo “Ha funzionato davvero”
“Che cosa ha funzionato?” chiese Leon.
“Il piano della regina Odette” rispose lei.
“La mia regina?” chiese il soldato.
“Esatto” confermò Lavi per poi rivolgersi al cavaliere “Molti degli uomini qui presenti  a comporre l’esercito di Anthemis sono persone sotto il controllo degli adepti. Re Tyberius ha concesso alla regina di Gladiolus diversi soldati e a loro si sono uniti anche alcuni maghi della Torre e degli spiriti. Mentre noi siamo qui a combattere, loro hanno attaccato divisi in gruppi tutte le strutture a forma di obelisco, con cui gli adepti controllano la gente catturata, sparse per i regni conquistati da Anthemis. Sono ben difesi da adepti e soldati ma a quanto pare stanno avendo successo” il sorriso che ancora increspava le labbra della donna sparì, era di nuovo seria “ora va’ da Serena. Io vi raggiungo”
Leon faceva ancora fatica a fidarsi completamente di lei ma decise di ascoltarla.
Lui e Sandir erano già in movimento quando Lavi riuscì a convincere l’uomo, ora libero dal controllo mentale, a seguirla. La donna sentiva di doversi sbrigare a raggiungere i suoi amici, aveva come la sensazione che stesse succedendo qualcosa di brutto.
 
Caio e Tullio erano presto tornati vicino a Serena e si erano sistemati davanti alla donna, come una sorta di difesa.
Il Maestro degli adepti rideva come se niente potesse renderlo più felice di vedere la barriera della principessa accusare i suoi colpi e il progressivo peggiorare delle sue condizioni.
Serena non aveva intenzione di mollare: le vite dei suoi amici erano in pericolo e l’unica cosa che lei era in grado di fare per loro era proteggerli. Ora, dopo alcuni attacchi del mago, stava sanguinando copiosamente sia dal naso che dalla bocca. Aveva superato il suo limite al primo attacco dell’uomo ed era solo la determinazione a farla resistere. Solo la morte l’avrebbe fatta cedere. Emil era occupato a sorreggere sia lei che Sera, entrambe sedute a terra, una accanto all’altra.
Sera stava facendo del suo meglio per mantenere la calma mentre un tumulto di emozioni la stava attraversando da quando aveva visto il volto di colui che li aveva attaccati.
Gli occhi della ragazza caddero su Serena, sempre più stanca ma decisa a proteggerli. Anche lei voleva fare qualcosa. I Jarell non avevano possibilità contro un avversario del genere. Se solo fosse stata in forze avrebbe potuto fare qualcosa. L’idea di morire per mano di colui che le aveva portato via la sua famiglia le faceva male, ma sapere che anche le persone che avevano fatto tutto il possibile per salvarla subissero la stessa fine, era ancora peggio.
Sentì la presa della mano che Emil teneva appoggiata sul suo braccio sinistro per sorreggerla farsi più forte, ma non così tanto da farle male. Anche se cercava di non darlo a vedere, Sera capì che lui stava provando emozioni simili alle sue.
Lentamente Sera arrivò a sfiorare con le dita la mano sul suo braccio. Il ragazzo, sorpreso dal tocco improvviso, portò gli occhi su di lei. Quello di Sera voleva essere un gesto di conforto in quel momento disperato, il suo modo di dire che lo capiva. Emil le prese la mano e la strinse nella sua, ricambiando il gesto.
Gli attacchi del mago non erano molto frequenti, era come se stesse cercando di prolungare il più possibile il suo divertimento, vedere quanto Serena avrebbe resistito.
Da come era ridotta, Sera capì che poteva reggere ancora un paio di attacchi al massimo e anche che, se l’avesse fatto, le sarebbe costata la vita.
Non poteva lasciarglielo fare. Stava per dire ai tre fratelli di prendere la donna e scappare mentre lei avrebbe attaccato il mago con il poco di forza che aveva recuperato, pur sapendo che, così concentrato com’era su di loro, avrebbe certamente schivato le sue fiamme, quando ciò che meno si sarebbe aspettata di vedere entrò nel suo campo visivo.
Fu allora che le venne un’idea. Forse era folle e azzardata ma era l’unica cosa che avrebbe potuto funzionare.
“Serena” bisbigliò.
La donna ridotta allo stremo mosse appena la testa verso di lei, la stava ascoltando.
“Quando te lo dico, abbassa la barriera”
“Cosa…” la tosse impedì a Serena si parlare.
“Ti prego, fa come ti dico. Ho un piano”
La donna annuì a fatica, aveva scelto di fidarsi.
“Voi due spostatevi” disse ai Jarrell che obbedirono senza farsi domande.
Il mago intanto aveva smesso di ridere e stava preparando l’ennesimo attacco quando, per la gioia di Sera, un potente ruggito arrivò alle orecchie di tutti loro.
L’uomo si voltò verso il suono, dove si trovava un drago che si stava avvicinando, ma che era ancora troppo lontano perché potesse fare qualcosa. Si era distratto, quello su cui Sera contava.
“Ora!” gridò.
Serena lasciò andare la barriera e Sera allungò il braccio in avanti. Una grande fiammata, senza l’ostacolo della barriera di Serena a ridurne la forza, si diresse a gran velocità verso l’uomo.
Grazie alla distrazione fornita dal drago, l’uomo non avrebbe fatto in tempo a schivare.
Sera lo vide piegare le labbra in un ghigno, sicuro che la sua barriera lo avrebbe protetto.
Le fiamme si scontrarono con le difese del mago e fu allora che lei sorrise. Sul suo polso brillava ancora il bracciale in grado di superare le difese magiche degli adepti che Iliana le aveva dato.
Vide gli occhi del Maestro oscuro sgranarsi per la sorpresa e infine il terrore un attimo prima che le sue fiamme lo investissero.
Poi sentì solo le sue urla mentre il suo corpo bruciava. Era la fine dell’uomo che per anni era stato in grado di farla tremare al solo pensiero. Ora non c’era più, in un attimo era sparito per sempre dalla sua vita.
Il drago atterrò e la figura familiare di Leon scese dal suo dorso.
In poche ampie falcate raggiunse il gruppo e i suoi occhi passarono in rassegna tutti quanti, sollevato di vedere Sera ancora viva, prima di cadere su Serena.
“Leon” gli occhi della principessa erano ridotti a due fessure per la stanchezza ma in qualche modo aveva capito chi aveva davanti.
Vederla ridotta così fece sbiancare il cavaliere, colui che aveva giurato di proteggerla.
Serena provò a muoversi verso di lui ma le forze la abbandonarono completamente e cadde in avanti, verso le braccia dell’uomo, pronte a riceverla. Era svenuta ma c’era un sorriso sulle sue labbra.
Un rumore improvviso attirò l’attenzione di tutti. In ginocchio davanti a loro c’era il giovane adepto che era arrivato in compagnia del Maestro che li aveva attaccati.
Si erano tutti dimenticati della sua presenza fino a quel momento, tutti tranne Sera, che aveva il braccio puntato verso di lui. La ragazza aveva il respiro affannato per lo sforzo di poco prima ma i suoi occhi erano pieni di odio, tutto rivolto verso quel mago, intento a fissarla impotente in ginocchio.
Fu allora che il giovane uomo aprì bocca “Grazie”
Quella singola parola pronunciata dall’adepto fu in grado di stupire tutti i presenti.
“Non ho mai voluto fare parte di tutto questo. Io sono nato all’interno dell’organizzazione degli adepti, non ho mai avuto scelta” i suoi occhi si abbassarono fino a fissare il suolo, il suo volto piegato in ciò che poteva essere solo rimorso “No, la verità è che io non ho mai avuto il coraggio e la forza di ribellarmi. Sono un codardo” gli occhi dell’uomo tornarono su Sera “Quindi ti ringrazio. Uccidendo il Maestro mi hai salvato dalla morsa di paura da cui non riuscivo a liberarmi ed è per questo che accetterò qualunque cosa tu decida. Se uccidermi ti renderà felice, allora così sia”
L’uomo non diede alcun segno di volersi muovere, stava aspettando il volere di Sera. Era sincero.
Una fiammella circondò la mano tesa della ragazza.
“Non farlo Sera. Non è un tuo nemico. È una vittima anche lui” la pregò Leon ma la fiamma stava diventando sempre più grossa.
La faccia della giovane era piegata in una smorfia. Era combattuta ma non sembrava volersi fermare, la fiamma era sempre più forte, pronta a colpire…
“Fermati, ragazzina!” quella voce affannata apparteneva a Lavi. Anche lei aveva il braccio teso ma verso Sera, la cui mano era ora circondata da una sfera d’acqua sospesa in aria. Delle sue fiamme, ora sopite, rimaneva solo uno sbuffo di fumo che lentamente stava salendo verso l’alto.
Dietro Lavi c’era il soldato che la donna stava scortando, le mani appoggiate sulle ginocchia e il respiro molto più provato di quello della rossa.
“È uno di loro” le disse Sera.
“Anche mia madre lo era, ma non tutti hanno la forza di ribellarsi. Chi lo fa viene perseguitato e ucciso. È quello che è successo a lei ed è quello che è successo a chiunque ci abbia provato”
Sera non sapeva più cosa fare. Aveva sempre pensato che gli adepti fossero tutti dei mostri e invece ora scopriva che alcuni di loro erano prigionieri, proprio come parte della sua gente.
“Se lo uccidi te ne pentirai. Il senso di colpa per averlo ucciso ti perseguiterebbe per sempre. Fidati, io ne so qualcosa”
“Io…” Sera non capiva più cosa fosse giusto o sbagliato, cosa dovesse fare…
La mano di Emil, che ancora la stava sorreggendo, si chiuse delicatamente sul suo polso. Voltò il capo verso di lui, era chiaro ciò che voleva dirle.
Sera chiuse gli occhi ed infine anche la mano, ancora aperta, circondata dall’acqua.
Lasciò che Emil lentamente le abbassasse il braccio, mentre Lavi fece sparire la sfera d’acqua, e poi si lasciò andare completamente, tutto il suo peso su di lui. Era esausta, non voleva più combattere.
Lavi si fece avanti e alla vista di Serena si fece ancora più seria.  
“Respira a fatica. Deve essere vista da un mago il prima possibile”
Leon non se lo fece ripetere e, presa in braccio Serena come se fosse la cosa più preziosa e delicata al mondo, si diresse verso il drago.
“Qualcuno mi dia una mano con Sera. Anche lei ha bisogno di cure”
Allora Emil prese in braccio la ragazza e lo raggiunse.
Il drago si alzò presto in volo con il suo prezioso carico, diretto verso i maghi della Torre.
 
Dopo aver osservato allontanarsi il cavaliere e il drago per un po’, Lavi andò verso il giovane adepto “Tu vieni con noi”
Il mago annuì “Certo” e si rimise in piedi.
“Ma per essere completamente sicuri” due globi d’acqua circondarono le mani dell’uomo “Se provi a fare il furbo lo saprò e quell’acqua diventerà ghiaccio. E sappi che in quel caso farò in modo che tu non abbia più mani da usare”
Detto questo si rivolse agli altri rimasti con lei “Andiamo anche noi”
Caio, Tullio e il soldato si incamminarono insieme a lei ed al suo prigioniero.
Caio camminava accanto a lei, un’espressione sconfitta sul volto che non sfuggì alla donna.
“Non ho possibilità” lo sentì dire piano “Ho visto l’espressione di Serena quando è arrivato. Non mi ha mai visto così e mai lo farà”
Lavi capì che si stava riferendo a Leon. Doveva ammettere che il maggiore un po’ le faceva pena.
Gli diede una pacca amichevole sulla testa “Quando tutto questo sarà finito, ti offro da bere”
L’uomo sospiro “Va bene”
 
Iliana aprì gli occhi. Non era più a terra, le braccia di qualcuno le stavano sorreggendo il busto, una voce la chiamava.
“Beatrice?” i suoi occhi misero a fuoco il Gran Maestro della Torre. Accanto alla donna c’era Aoguard, che doveva aver recuperato, e i suoi occhi la guardavano con preoccupazione.
“Mi hai quasi fatto prendere un colpo” Beatrice tirò un sospiro di sollievo.
“Il frammento…” Iliana guardò a terra dove per fortuna l’oggetto brillava ancora.
Beatrice lo raccolse e lo strinse in pugno, si guardava attorno con ansia crescente.
“Devo portarti subito via di qui”
“Aspetta” Iliana guardò Lucien, incosciente accanto a lei, non voleva lasciarlo lì. Non poteva permettere che qualcun altro lo portasse via.
“Non c’è più tempo. Lui sta arrivando”
Iliana si dimenò fra le braccia della donna “No, Lucien!”
Una sua mano lo aveva quasi raggiunto ma era troppo tardi. Le due donne scomparvero senza lasciare traccia, con loro il frammento e la spada.
Passò solo qualche attimo e Darcel comparve accanto al re.
Era furioso. Le persone che aveva messo sotto il suo controllo erano state liberate, i suoi obelischi distrutti. Ora erano loro ad essere in netta inferiorità numerica.
Guardò Lucien, svenuto a terra, la spalla insanguinata e priva del frammento. Gridò per la frustrazione ma non aveva tempo da perdere. Si inginocchiò con fatica fino a toccare il re con la punta delle dita per poi scomparire con lui nel nulla.
    
 
 
 
Salve a tutti, qui lost in books.
Anche questo è un capitolo lungo e con esso la battaglia è praticamente conclusa.
Il frammento che aveva Lucien ora è in mano alla Resistenza e sembra che l’esercito di Anthemis abbia subito un brutto colpo, ma basterà per far tornare la pace?
Alla prossima!
 
   
 
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