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Autore: Saigo il SenzaVolto    23/11/2017    2 recensioni
AU, CROSSOVER.
Sequel de 'Il Pianto del Cuore'
Era una serata come tutte le altre, quando improvvisamente Naruto, assieme a Hinata, Sakura e Sasuke si ritrovò in un luogo sconosciuto senza ricordare nulla. Ma loro non sono i soli ad essere finiti lì. Direttamente dall’oltretomba infatti, anche i genitori di Sasuke e quelli di Naruto fanno la loro comparsa, insieme a due personaggi provenienti dal futuro: Sarada Uchiha e Boruto Uzumaki.
Quest'ultimo, inoltre, molto diverso dalle aspettative di tutti!
Tra dispute familiari, passati dolorosi e comportamenti inaspettati, per i nostri eroi non sarà facile andare d'accordo. Ma tutti loro dovranno riuscire ad unirsi insieme per superare molte difficoltà, poiché una grave minaccia rischia di distruggere il loro mondo.
E loro sono gli unici in grado di fermarla!
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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PREMESSA: alcuni personaggi ed eventi di questa storia potrebbero essere diversi rispetto all’opera originale! Dipende tutto dalla mia immaginazione!
 


 

La Verità 3


Hinata percorse con passo lento ed indeciso le stradine distrutte della città.

Il buio della notte era intenso, e non era presente neanche una luce che illuminava quello spazio desolato. Neanche la luna era sbucata fuori quella notte, coperta da grossi nuvoloni che avevano raggiunto il cielo quella sera, ma la ragazza non se ne curò.

Perché i suoi occhi riuscivano a vedere benissimo anche in quella circostanza.

La giovane continuò ad avanzare in silenzio in quelle vie cariche di morte. Lo spettacolo che aveva davanti, pensò, era davvero inquietante. 

Riusciva a vedere ogni singola cosa nella città grazie al Byakugan, e questo era il problema. Riusciva a vedere la desolazione e la distruzione delle case, riusciva a vedere gli scheletri ancora buttati a terra da anni, riusciva a vedere le macerie e i detriti del muro sfondato. Riusciva a vedere ogni singolo ricordo di quell’atrocità attorno a lei nonostante il buio pesto.

Eppure, per la prima volta nella sua vita, una cosa simile non la spaventò minimamente.

Hinata continuava a procedere, ignorando tutta la morte e la distruzione che aveva intorno. La sua mente era pesante, ma una determinazione ardente l’aveva invasa improvvisamente. Una determinazione che non aveva mai più sentito con una tale intensità sin dal giorno dello scontro con Pain.

Era cominciato tutto un’ora fa, mentre lei e tutti gli altri stavano discutendo con l’Eremita la prossima mossa, dopo che Boruto aveva raccontato il suo passato e se n’era andato. Tuttavia Hagoromo aveva detto di rimandare il discorso a domani mattina, mandando tutti a dormire per riprendere le forze.

Ma Hinata non poteva a dormire. Non ci sarebbe riuscita. La sua mente era piena di dubbi, piena d’incertezze e di domande. Non riusciva a togliersi dalla testa le parole che Boruto aveva detto a tutti loro quella sera.

Non riusciva ad accettare il fatto che avesse fallito nel suo ruolo di madre.

E fu allora che la determinazione le era nata dentro. Non sapeva spiegarsi come, ma era successo. Non poteva restare senza fare nulla. Doveva muoversi, doveva agire lei stessa. Non sarebbe riuscita a resistere.

E proprio perché aveva seguito quella sua determinazione, adesso la ragazza si stava dirigendo in quella direzione.

Si fermò davanti al suo obiettivo, a qualche decina di metri di distanza. I suoi occhi lo scrutavano con una determinazione che non riusciva a spiegarsi nemmeno lei.

Boruto era seduto su un piccolo muretto, sul lato destro di un viottolo, dandole le spalle e fissando un grosso albero piantato nel mezzo di quello che in passato doveva essere stato un parco verde nella città. Appena lo vide, una fitta di timore immensa le nacque nel cuore inspiegabilmente.

Esitò qualche secondo, insicura sul da farsi. Poteva davvero farcela? Lei? Una ragazza timida ed incapace come lei? Poteva davvero riuscire a fare quello che pensava di fare? Ne era veramente sicura? Ci sarebbe riuscita? E se-

“So che sei lì dietro.” fece la voce monotona del biondo davanti a lei all’improvviso.

Hinata trasalì, come una bambina scoperta dal padre a fare qualcosa di losco. I suoi occhi si mossero in tutte le direzioni, le mani si unirono insieme istintivamente, la faccia cominciò a farsi rossa.

“Ah-Ah-Ah, Boruto-kun!” balbettò, caduta nel panico. “S-Scusami! N-Non volevo d-d-disturbarti! N-Non pensavo tu fossi qui!”

Boruto non si voltò neanche verso di lei, ma la ragazza udì chiaramente il suo sospiro di esasperazione.

“Non scomodarti a mentire,” la interruppe col suo solito tono. “La falsità nelle tue parole è evidente. E ho percepito chiaramente da qualche minuto che ti stavi dirigendo qui verso di me, osservandomi con il Byakugan.”

La faccia della ragazza non poté farsi più rossa dall’imbarazzo. Era stata scoperta in pieno ancora prima di avvicinarsi a lui. Non sapeva veramente cosa dire. Avrebbe voluto sotterrarsi a terra per la vergogna. Fu davvero felice del fatto che Boruto non si fosse ancora voltato verso di lei, restando così incapace di vedere la sua faccia.

Il silenzio prese a regnare per diversi secondi, più imbarazzante che mai.

Il biondo sospirò di nuovo. “Allora?” chiese di nuovo, il suo tono calmo. “Che cosa vuoi?”

Hinata si riscosse subito, cercando di placare le ondate di panico che la stavano assaltando.

“B-Boruto-kun,” cominciò poi a dire con voce tremante e nervosa. “V-Voglio parlare con te! S-Se la cosa non ti disturba, certo!”

Il guerriero non rispose subito, restando in silenzio per alcuni secondi.

Hinata sentì il nervosismo salire alle stelle durante l’attesa. Era riuscita in qualche modo a dire perché era andata da lui, ma adesso non sapeva proprio cosa fare. E se fosse stato inutile? Cosa avrebbe fatto? Se Boruto avesse rifiutato la sua proposta, allora non avrebbe avuto modo di dirgli quello che pensava! Che cosa poteva fare in quel caso?

“O-Ovviamente non sei costretto,” riprese a dire subito dopo, le mani che si muovevano in tutte le direzioni, la sua faccia colma di nervosismo. “Se n–non vuoi posso andare-”

“Siediti.”

La ragazza si bloccò improvvisamente, gli occhi sgranati. Aveva sentito bene?

“C-Come?” fece, incredula.

Boruto puntò con un dito il muretto dove stava seduto. “Se sei venuta fin qui per parlarmi, allora siediti.” disse di nuovo, il suo tono sempre monotono. “Non farmi perdere troppo tempo.”

Hinata scattò all’istante appena udì quelle parole, sedendosi immediatamente alla sinistra del ragazzo per non contrariarlo. Il cuore le batteva all’impazzata nel petto. Non riusciva a crederci. Non riusciva a credere che Boruto avesse accettato di parlare con lei. Non lo avrebbe mai sperato!

“Cosa vuoi dirmi?” chiese ancora il Nukenin, continuando a fissare davanti a sé.

La tensione salì alle stelle per la giovane Hyuuga, insicura su come cominciare. Era finalmente l’occasione che aveva per parlare con il suo futuro figlio. Non poteva esitare adesso. Non poteva lasciare che il suo nervosismo avesse la meglio.

Dopotutto, aveva finalmente trovato il coraggio di approcciarsi a lui dopo aver sentito la sua storia, non poteva mollare adesso.

Hinata fece un grosso respiro, tentando invano di calmarsi. “Q-Quello che hai raccontato,” cominciò a dire, la sua voce improvvisamente carica di tensione. “È vero? Ha-Hai davvero vissuto tutto quello, B-Boruto-kun?”

Boruto la fissò di sbieco col suo occhio sinistro. “Sì,” confermò ancora una volta senza esitazione. “È tutto vero.”

La ragazza abbassò lo sguardo a terra all’udire ciò. Le sue mani si strinsero nervosamente insieme. Chiuse gli occhi con forza, cercando di non far emergere il dolore e lo sconforto che erano cominciati a nascere in lei dopo aver ricevuto una seconda conferma delle sue parole.

Fallì miseramente nel tentativo.

“P-Perché?” domandò senza alzare gli occhi.

Il ragazzo col mantello inarcò un sopracciglio. “Perché cosa?” domandò a sua volta.

Hinata serrò i pugni con così tanta forza che le nocche divennero ancora più bianche della sua pelle pallida. Il suo corpo tremò leggermente.

“Perché ti abbiamo trattato in quel modo?” disse ancora, questa volta con più enfasi. “Perché io e Naruto-kun ti abbiamo fatto questo? Perché non abbiamo tentato di risolvere la situazione in un altro modo?”

Boruto si voltò verso di lei lentamente, il suo sguardo indecifrabile. Fissò con intensità la figura di quella ragazza, osservandone tutti i lineamenti del viso e i particolari del corpo e dei capelli, tentando di discernere il motivo di quella domanda. Rimase colpito da una cosa mentre la scrutava con attenzione.

Ogni cosa di quella ragazza, eccetto il comportamento, gli ricordava sua madre.

Fu lì che la realizzazione lo colpì in pieno. Boruto sgranò leggermente l’occhio.

Quella ragazza era sua madre. Era quella stessa persona. Era la stessa donna che tra qualche anno lo avrebbe dato alla luce. Era la persona che lo aveva accudito nei primi anni della sua vita. Era la persona che lo aveva nutrito, che lo aveva fatto crescere, che lo aveva visto diventare da un mero infante ad un ragazzino.

Era la stessa persona che lo aveva abbandonato nel dolore.

La figura della ragazza, in qualche modo, si mutò improvvisamente in quella di sua madre ai suoi occhi. Riuscì letteralmente a vedere quella donna accanto a sé come in un lampo. Riuscì a sentire l’odore familiare della sua pelle, quell’odore che amava tanto e che lo faceva sentire protetto quando da piccolo si lasciava cullare in quelle braccia.

Un senso di repulsione gli nacque nel cuore inevitabilmente. Non poteva farne a meno. Non poteva fare a meno di provare rabbia e risentimento nei confronti di quella donna per ciò che lei e suo marito gli avevano fatto. Non riusciva a comprendere perché lo avessero trattato in quel modo.

E la cosa lo faceva imbestialire.

Il suo istinto gli urlò di allontanarsi da lei all’istante prima di cadere in preda alla rabbia, e Boruto stava quasi per farlo, cominciando ad alzarsi dal muretto dove stava seduto, quando un improvviso pensiero gli balenò nella testa e lo fece fermare.

Si era sbagliato.

Quella ragazza al suo fianco non era sua madre. Non era la stessa persona. Non era ancora diventata la donna che lo avrebbe fatto soffrire in quel modo, inducendolo quasi al suicidio. Non era lei. Il suo occhio si focalizzò di nuovo, facendo scomparire la figura di quella donna e sostituendola di nuovo con la giovane ragazza.

Forzò immediatamente il suo corpo a non muoversi dal punto in cui era seduto, ma non riuscì a frenare l’istinto di inclinarsi il più lontano possibile dalla giovane. Il senso di rabbia gli stava annebbiando la mente, ma tentò di calmarsi subito facendo dei profondi respiri.

Hinata si accorse del suo tumulto interiore, alzando subito lo sguardo verso di lui.

“P-Perdonami, Boruto-kun!” esclamò debolmente, il suo volto una maschera di dolore. “N-Non avrei dovuto farti una domanda simile!”

Boruto strinse i denti. Non riuscì a rispondere in quel momento. Non riuscì a formulare una frase coerente in quell’istante.

Il solo udire quella voce gli fece perdere le staffe. Udire quella voce, quella stessa voce che gli ricordava quei giorni passati, gli fece stringere dolorosamente il cuore nel petto. Non riuscì a trattenere completamente il dolore represso dentro di sé, esalando un respiro con forza e serrando i pugni.

Perché le cosa dovevano sempre andare a finire così? Perché non poteva restare in pace una volta tanto? Perché non poteva liberarsi da quelle maledette catene d’agonia?

“Tu mi odi, vero?” fece la sua maledetta voce all’improvviso.

Boruto si voltò di scatto verso di lei, il suo occhio sgranato colmo di rabbia, dolore e odio. Aprì la bocca di getto, pronto a sbraitare la sua risposta.

“TI ODIO PIÙ DI QUALSIASI COSA AL MONDO!”

Ma quelle parole non uscirono mai dalle sue labbra. Qualsiasi cosa volesse dire gli morì in gola appena vide il volto di quella ragazza affianco a sé.

Hinata stava piangendo.

Hinata Hyuuga stava piangendo copiosamente dinanzi a lui. La sua faccia era contorta in un’espressione di dolore e rammarico, gli occhi ricolmi di lacrime che le colavano sulle guancie, gocciolando a terra ritmicamente. Il suo corpo tremava in preda ai singhiozzi, la testa bassa e le sue mani serrate.

Boruto rimase sconvolto da quella visione. Tutta la rabbia, tutto il dolore e la sete di vendetta dentro di lui scomparvero all’istante nel momento in cui vide quel volto in lacrime. Tutto l’odio che aveva nel cuore si acquietò di botto, lasciando spazio ad un muto stupore e all’incredulità.

Hinata tirò su col naso, tentando invano di fermare il suo pianto.

“S-So di non meritare altro che il tuo odio!” disse ancora, la sua voce piena di un dolore e una vergogna talmente grandi che erano quasi tangibili. “Sono diventata una madre orribile! Non ho fatto altro che causarti dolore nel futuro, ignorando completamente i tuoi sentimenti! È tutta colpa mia! Sono un mostro! NON SONO PIÙ DEGNA DI DIVENTARE MADRE! HO FALLITO MISERAMENTE! M-MI DISPIACE B-BORUTO-KUN!”

Boruto continuò a fissarla in silenzio, il suo occhio sgranato all’inverosimile dallo sconvolgimento nell’udire quella dichiarazione colma di disperazione. Non riusciva a capire. Perché era rimasto così sconvolto nel vedere quella ragazza in lacrime? In passato aveva visto diverse volte sua madre piangere a causa sua, ma non si era mai lasciato coinvolgere in questo modo prima d’ora. Come mai? Cosa stava succedendo?

Una sensazione strana cominciò a nascergli nel petto all’improvviso, una sensazione che non aveva più provato nei confronti dei suoi genitori da una vita.

Dispiacere e compassione.

Hinata abbassò ulteriormente la testa, sprofondando in un cupo stato di depressione e dolore. Il suo corpo prese a singhiozzare sommessamente.

Lo aveva detto. Lo aveva finalmente detto. Si era scusata con Boruto per le sue azioni. Sapeva bene che le sue scuse non avrebbero cambiato nulla, ma non era riuscita a trattenersi. Non era riuscita a sopportare l’idea di dover portare quel disonore che avrebbe gettato su di sé nel futuro senza scusarsi.

Ma ora, anche se non sarebbe servito a niente, almeno aveva chiesto scusa. Almeno adesso poteva continuare a vivere nel dolore sapendo che una volta nella vita si era scusata. Almeno adesso poteva auto-commiserarsi senza dover-

“Io non ti odio.” fece improvvisamente la voce di Boruto, riscuotendola dai suoi pensieri.

La ragazza trasalì come se fosse stata colpita. Alzò la testa di scatto, scioccata. “Huh?”

Il biondo stava fissando a sua volta a terra, il suo occhio sinistro pieno di dolore e rassegnazione. “Io non ti odio, Hinata-san” disse ancora, il suo tono pacato ma carico di dolore. “Non ti ho mai odiata.”

La ragazza rimase sconvolta da quella dichiarazione. Non riusciva a crederci. Non poteva crederci. Non poteva averci sentito bene. Era sicuramente un’illusione. Aveva compreso male.

Boruto alzò un po’ lo sguardo, fissando l’albero nel mezzo del parco distrutto.

“Io non ti odio.” ripeté ancora una volta. “Credimi, non ti ho mai odiata sin da quando ti ho conosciuta.”

Hinata rimase a bocca aperta, le lacrime che continuavano a scendere. “M-Ma io ti ho causato tutto quel dolore!” ribatté disperatamente. “Ti ho portato quasi al suicidio! Come puoi non odiarmi dopo tutto quello che ti ho fatto?!”

Il Nukenin scosse la testa. “Non sei stata tu.” rispose, il suo tono serio. “È stata mia madre a fare tutto questo. Tu non c’entri nulla in questa storia.”

“Ma i-io sono tua madre!” disse ancora lei, confusa.

“No, non lo sei.” la corresse pacatamente il ragazzo. “Forse un giorno lo diventerai, ma adesso sei soltanto una ragazza. Una giovane ragazza catapultata in questo mondo per combattere una calamità pericolosissima contro la sua volontà, come tutti noi. Non sei tu la persona che mi ha messo al mondo. E per questo motivo io non ti odio.”

Hinata rimase di stucco, incapace di proferire una sola parola.

Boruto si voltò verso di lei e la fissò negli occhi. “Io non ti odio.”disse ancora una volta con decisione. “Io odio i miei genitori, e odio le persone che commettono le ingiustizie. E la più grande ingiustizia che io potrei compiere adesso è affibbiare una colpa a delle persone innocenti. Sarebbe troppo facile per me dare la colpa a te e a Naruto, ma voi siete ancora innocenti. Non siete le stesse persone che diventerete in futuro. Non posso odiare delle persone che non mi hanno fatto niente. Andrebbe contro i miei stessi principi. Potreste non andarmi a genio, lo ammetto, ma non vi odio. Fidati almeno di questo.”

Nulla riuscì a fermare le lacrime di Hinata in quel momento. Appena udì quelle parole, la ragazza scoppiò una seconda volta a piangere con forza, affondando la faccia nelle mani e singhiozzando ritmicamente.

Boruto non la odiava. Non serbava rancore contro di lei. Non la riteneva responsabile per quello che aveva vissuto. Sentì un peso enorme scomparire dal suo cuore appena realizzò quella cosa. Sentì un grande senso di sollievo inondarla completamente, facendole versare lacrime non più di dolore, ma di gioia, speranza e sollievo.

E poi, come se non bastasse, sentì improvvisamente un braccio cingerle le spalle.

Tolse le mani dalla faccia di scatto, e vide con suo sommo stupore che Boruto aveva poggiato una mano sulla sua spalla sinistra, abbracciandola leggermente e coprendola contemporaneamente col suo mantello. La stava confortando.

O meglio, stava tentando di confortarla. Il suo volto era completamente teso, un’espressione impacciata ed insicura stampata in faccia, mentre il suo occhio la guardava con insicurezza e timore. Quel ragazzo, realizzò lei, il suo futuro figlio la stava aiutando. Boruto stava cercando di offrirle un minimo sostegno e conforto, nonostante riuscisse a vedere bene la difficoltà che faceva nel compiere quel gesto. Stava mostrando un segno di affetto che non si sarebbe mai aspettata di ricevere da lui.

Un profondo senso di gioia le nacque dentro al cuore nel realizzare ciò.

Il Nukenin, dal canto suo, era a sua volta rimasto piuttosto scioccato dalle sue azioni. Il suo corpo si era mosso da solo, e Boruto non riusciva a capire, non riusciva a comprendere cosa stava facendo.

Perché?

Perché si stava comportando in questo modo? Perché la stava abbracciando? Per quale motivo adesso sentiva questo inspiegabile bisogno di confortare Hinata, mentre fino a qualche istante fa quella ragazza sarebbe stata completamente indifferente ai suoi occhi? Perché improvvisamente soffriva nel vederla in lacrime? Cos’era cambiato in lui?

Poi, di colpo, lo capì.

La risposta era molto più semplice di quel che pensava. L’aveva già intuita nel suo cuore quella mattina. La risposta era già presente nella frase che aveva detto pochi secondi prima.

Hinata, la ragazza affianco a lui, era innocente. Non era la stessa persona che lui odiava. Non era ancora sua madre. Era una semplice ragazzina. Una persona che in quel momento stava soffrendo.

Una persona che stava soffrendo a causa sua.

Boruto non amava vedere soffrire le persone. Non era un mostro senza cuore. Non era un assassino crudele e spietato come lo dipingevano gli Shinobi dell’Unione. Sapeva bene cosa significasse soffrire. Conosceva alla perfezione quel sentimento, quella disperazione che Hinata stava provando. E proprio per questo il suo corpo si era mosso.

Non si trattava di amore, né di compassione o pietà. Non lo stava facendo per pura carità o misericordia. Non lo stava facendo per un qualche velato ed inconscio sentimento represso nei confronti di quella ragazza. No, niente affatto.

Lo stava facendo perché lui agiva secondo la giustizia. Lo stava facendo perché aiutare coloro che soffrono era da sempre stata la missione principale di un Guerriero. Lo stava facendo perché era l’unica cosa giusta da fare in quel momento. Lo stava facendo perché quella era la sua missione.

“Io sono un Guerriero,” pensò tra sé, tentando di calmarsi in quella situazione. “E come tale agirò secondo giustizia. Lei non è mia madre, è solo una ragazza piena di dolore, ed io devo aiutarla a stare meglio. E adesso l’unica cosa che posso fare è questa.”

Quasi inconsciamente, Hinata si inclinò a sua volta goffamente verso di lui, lasciandosi cullare dall’abbraccio e assaporando il calore corporeo del biondo che la riscaldava dal freddo della notte e dal gelo dei pensieri negativi.

La sensazione che provava era simile a quella che aveva sperimentato durante l’abbraccio con Naruto. Sentiva una sensazione simile a quella provata in quello stesso momento, anche se l’intensità non era affatto uguale. Eppure, la ragazza ne era certa. Quella sensazione che stava provando, quel contatto fisico che stava sentendo era molto simile a quello che le aveva suscitato anche Naruto. Lo percepiva chiaramente. Ne era certa.

Era una sensazione piacevole, una sensazione di sicurezza e calma. Un senso di protezione e d’immunità a qualunque pericolo veniva emanato dal tocco di quel giovane. Persino l’odore corporeo era simile a quello del suo amato Naruto-kun. Quella sensazione, a poco a poco, la fece calmare.

Padre e figlio, forse, non erano poi così diversi alla fine.

Rimasero entrambi così per qualche decina di secondi, immersi in una miriade di emozioni che andavano dall’imbarazzo al dolore. Nessuno dei due parlò per tutto quel tempo, assaporando entrambi quell’inaspettato, e probabilmente unico, momento di familiarità tra loro.

Poi, lentamente, Boruto si separò dall’abbraccio.

Hinata si asciugò le lacrime, offrendo al guerriero un sorriso imbarazzato. “G-Grazie…”

Boruto si grattò la testa, nervoso e confuso a sua volta. “D-Di nulla…”

La ragazza ridacchiò nel vedere quella sua reazione così inaspettata, facendo diventare le guancie del Nukenin ancora più rosse. In quel momento, dovette ammettere Hinata, quel giovane era incredibilmente simile a Naruto.

“S-Sai, Boruto-kun,” riprese a dire lei. “Volevo davvero ringraziarti.”

Il ragazzo del futuro si calmò, inarcando un sopracciglio. “Ringraziarmi? E per cosa?”

Hinata sorrise. “Per avermi salvata quella volta nella Fortezza!” spiegò lentamente. “Uno di quei principi mi era saltato addosso, e sarei sicuramente morta se tu non mi avessi difeso mettendoti davanti a me!”

Boruto la fissò negli occhi per alcuni secondi, il suo sguardo indecifrabile. Poi, senza dire nulla, si alzò in piedi e le diede le spalle.

“Non ringraziarmi.” replicò, la sua voce calma e lenta. “Ho semplicemente fatto quello che avrebbe fatto chiunque nei miei panni.”

“Anche così, ci tenevo a dirtelo!” riprese la giovane con un tono sincero, alzandosi a sua volta. “Grazie per avermi salvata, Boruto-kun!”

Il Nukenin annuì, accettando i ringraziamenti in silenzio. Poi prese ad incamminarsi lontano da lei a passo lento.

“Dovresti andare a dormire,” le disse senza fermarsi. “Oramai è tardi. Non sprecare ulteriormente le tue energie.”

“Aspetta!” lo richiamò Hinata con forza, facendolo fermare subito. Il biondo si voltò leggermente verso di lei all’udire il richiamo, osservandola di sbieco intensamente.

“S-Se quello che hai detto è vero,” disse lei con foga. “Se davvero non odi me e Naruto-kun, allora perché ti allontani da noi? Perché resti sempre da solo? Perché non proviamo a conoscerci a vicenda? N-Non voglio smettere di parlare con te, e sono certa che anche Naruto-kun sarebbe felice di conoscerti meglio! Perché non proviamo ad essere almeno amici?”

Boruto non rispose subito alla domanda, limitandosi a fissarla con intensità per alcuni secondi. Una miriade di emozioni attraversò i loro sguardi reciprocamente, mentre i due continuavano ad osservarsi in silenzio. Due occhi carichi di speranza contro un occhio freddo ed indecifrabile.

Poi, di colpo, Boruto abbassò lo sguardo a terra.

“Non posso.” rispose alla fine, il suo tono freddo. “Non è possibile fare una cosa del genere. Anche se siete innocenti, noi tre non potremo mai essere amici.”

Hinata sgranò gli occhi. “Ma perché?” esclamò, incredula. “Perché non vuoi almeno provarci?”

Boruto si voltò dall’altra parte, dandole completamente le spalle.

“Perché ho fatto un giuramento.” disse, il suo tono gelido e la sua espressione carica di fermezza. Hinata ascoltò con attenzione le sue parole, incapace di capire.

“Ho giurato sul mio nome che un giorno avrei ucciso i miei genitori.” spiegò ancora il Nukenin, sconvolgendo completamente la ragazza dietro di lui con quelle sue parole.

Poi il biondo si voltò di nuovo verso di lei, un sorriso triste che gli contornava il volto.

“Che senso avrebbe diventare vostro amico, se poi un giorno sarò io stesso a togliervi la vita?”

Appena finì di pronunciare quella frase, senza aspettare una sua risposta, il ragazzo riprese a camminare per la città, scomparendo dopo un secondo nel buio della notte e lasciando da sola una giovane Hinata completamente allibita e sconvolta.

Le parole che aveva appena udito le riecheggiarono per diversi secondi nella mente. Rimase ferma per diversi istanti, gli occhi e la bocca spalancati, incapace di reagire in alcun modo.

Un improvviso soffio di vento freddo le accarezzò i capelli, e alla ragazza sembrò di sentire una voce sussurrarle qualcosa in quella folata di vento.

Nessuno potrebbe essere così crudele…
 


 

Note dell'autore!!!

E VABBE'! MA ALLORA E' UN VIZIO! PERCHE' DIAVOLO DEVI SEMPRE ROVINARE I MOMENTI PIU' BELLI, BORUTO?

Sclero personale a parte, ecco a voi il nuovo capitolo come promesso. Scrivere quest'interazione tra madre e figlio è stato davvero emozionante per me, e devo dire che questo capitolo sarà per sempre uno dei miei preferiti. Le emozioni che mi ha suscitato nel comporlo resteranno sempre dentro di me, e mi è piaciuto davvero un sacco descrivere le emozioni e le sensazioni di Boruto e Hinata. Questo capitolo l'ho scritto in ben dieci minuti ininterrotti proprio per il gusto che mi aveva dato.

Il prossimo capitolo uscirà domenica 26 novembre.

Ringrazio in anticipo coloro che leggeranno e coloro che mi faranno sapere cosa ne pensano della vicenda. Ne approfitto per ringraziare anche le persone che mi stanno aiutando coi loro consigli e i loro pareri sulla storia. Grazie davvero, perchè è solo grazie a voi che posso riuscire a migliorare! Un grazie col cuore!
A presto! ;)
 
   
 
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