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Autore: icydarcystormy26    26/11/2017    1 recensioni
Erano passati ormai due mesi, ma Darcy e Stormy non avevano ancora superato per nulla la morte della sorella e, soprattutto, continuavano a portare rancore per la nipote, rancore che durerà a lungo.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Trix
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Darcy continuava ad andare avanti e indietro per la sua stanza. Era passata ormai una settimana dallo scontro con Menlok, ma, per quanto fossero assidue, le ricerche dei soldati e delle stesse Darcy e Stormy non erano servite a rintracciare Abigail.
“Vedi di non spendere troppe energie così, sai che non posso farmi più di un prelievo al giorno” disse Stormy. La donna era seduta davanti la sorella; aveva il braccio destro steso sul bracciolo della sedia e presentava su di esso il segno di una puntura, che stava disinfettando con una salvietta.
Darcy continuò per alcuni secondi a camminare, finché non si fermò di colpo, prendendosi l’attaccatura del naso tra l’indice e io pollice.
“Praticamente è… è sparita” disse improvvisamente la strega, girandosi verso la sorella ad allargando le braccia. “Sparita. Scomparsa da questo pianeta e nel raggio di milioni di miliardi di chilometri!”.
“Lo so” disse Stormy. Prese un cioccolatino dalla scatola che aveva in mano, lo scartò per poi addentarlo. “Ma abbiamo mandato soldati ovunque su questo pianeta, ci siamo spinte anche su altri pianeti, abbiamo sospeso le ricerche di Celeste che sono ormai inutili per avere più unità a disposizione, siamo andate anche noi stesse e non ci siamo fermate per giorni se non per farmi prelievi di sangue ed iniettarteli, ma nulla”.
La strega mangiò il resto del cioccolatino.
“Inizio a pensare che faremmo meglio a fermare le ricerche ed a cercare di riflettere su…”.
“NON ABBIAMO TEMPO PER RIFLETTERE!” la interruppe Darcy. “La mia bambina è nelle mani di quel mostro, che potrebbe farle QUALSIASI cosa in QUALSIASI momento!” disse per poi sedersi sul suo letto prendendosi la testa fra le mani.
“Sorellina calmati” disse Stormy portando le mani in avanti. “Sei sempre stata la più lucida, non vorrai perdere la ragione proprio adesso?”.
“Beh, infondo ho anche il tuo sangue che mi scorre nelle vene” considerò Darcy alzando il capo ed incrociando le braccia. “Cosa proponi di fare?”.
“Menlok è molto furbo, di sicuro non ha scelto un nascondiglio facile da trovare ed è anche altrettanto probabile che abbia usato degli incantesimi per non far rilevare la sua presenza; tu stessa hai cercato di localizzarlo eppure non sentivi la sua presenza, né quella di Abigail per miliardi di chilometri, ma sappiamo benissimo che, essendo di Solaria e quindi non obsidiano, se avesse lasciato il pianeta ce ne saremmo accorte. Ciò significa che con molta probabilità si trova ancora qui, dobbiamo solo riflettere e andare a cercare nei posti giusti… diavolo se sono buoni” disse Stormy per poi mangiare un altro cioccolatino.
“Beh sì, ma dove? Abbiamo guardato ovunque, abbiamo cercato di rilevare qualsiasi tipo di traccia magica, ma niente!” disse Darcy, che aveva ricominciato a camminare avanti e indietro per la stanza.
“Non abbiamo guardato proprio ovunque, in realtà” disse Stormy alzando un sopracciglio. Darcy la fissò per alcuni secondi senza capire.
“Intendi dire i suoi vecchi nascondigli? Ma… in alcuni ci sono addirittura degli stabilimenti militari, e poi… non andrebbe mai a nascondersi lì” considerò Darcy.
“Appunto” disse Stormy allargando le braccia. “Perché mai dovremmo andare a controllare in un posto così ovvio…”.
“E a questo punto, il nascondiglio più ovvio, diventa quello più sicuro” disse Darcy incrociando le braccia e sorridendo. “Non me lo aspettavo da te”.
“Tu mi sottovaluti, non dovresti” disse Stormy risoluta, mentre addentava un altro cioccolatino.
“Quello è il terzo oggi” disse Darcy guardando stizzita la sorella.
“Ehm… il quinto. Ne ho mangiati altri due prima” disse Stormy, che si beccò un’occhiata di biasimo da parte della sorella, simile a quelle che le lanciava quando da bambine finiva il barattolo di cioccolata o faceva qualcosa di sbagliato. “Che c’è? Avevo fame…”.
“Ritornando al discorso di prima” disse Darcy riassumendo un’espressione neutra. “Hai ragione, Menlok potrebbe trovarsi in uno dei suoi vecchi nascondigli, dobbiamo andare a controllare. Penso che potremmo andare anche fra un paio d’ore”.  
“Non credo che però sia il caso che tu venga” intervenne Stormy. “Se dovessimo trovare Menlok ci sarebbe un combattimento, e tu non sei ancora pienamente in forze e dovresti limitare l’uso della magia”.
“Stiamo parlando di dover salvare mia figlia!” disse Darcy incrociando le braccia e aggrottando le sopracciglia. “Io verrò e basta”.
“Fai come vuoi” disse Stormy cercando di assumere un’espressione menefreghista, venendo però tradita dall’apprensione ben visibile nel suo sguardo.
“Come se non bastasse, poi…” mormorò Darcy per poi sospirare.
“Cosa dici?” chiese Stormy.
“Pensavo solo al fatto che sta accadendo tutto contemporaneamente… i nostri esploratori dicono che Domino sta mandando delle squadre in perlustrazione per trovarci. Mi chiedo solo come mai abbiano deciso di agire dopo tanti anni…” disse Darcy.
“Già, è strano” disse Stormy abbassando lo sguardo. Evidentemente la loro allegra gita su Andros aveva portato a delle conseguenze, ma sarebbe stato meglio non parlarne con la sorella; era un’informazione inutile e le avrebbe solo fatto prendere un’arrabbiatura.
In quel momento Darcy perse per un attimo l’equilibrio, sorreggendosi con le mani su un bracciolo della sedia su cui era seduta Stormy.
“Darcy!” disse Stormy alzandosi.
“Tranquilla, va tutto bene” sussurrò Darcy dirigendosi a passo incerto verso il comodino accanto al suo letto. Aprì il primo cassetto e ne tirò fuori una scatoletta di plastica azzurra. Prese dal suo interno un paio di pillole e le ingoiò.
“Ne stai prendendo troppe ultimamente…” disse Stormy incrociando le braccia e guardando la sorella con sguardo preoccupato.
“Beh, anche tu stai mangiando troppi cioccolatini…” disse Darcy allargando le braccia.
“Io dovrei prendere sei chili” si giustificò Stormy mettendosi le mani sui fianchi.
“Entro la fine del trimestre, non entro oggi” considerò Darcy alzando un sopracciglio.
***
Stormy aprì lentamente la porta della camera di Celeste. La stanza era quasi totalmente buia, e gli unici fiochi raggi di sole entravano dalla finestra socchiusa, filtrati dai vetri di una tonalità tendente al cobalto. Per questo motivo, Celeste si accorse della presenza di sua zia solo dopo qualche secondo; la ragazza era semisdraiata sul letto con il busto appoggiato a dei cuscini. Squadrò la donna con fare scocciato per poi distogliere lo sguardo ed iniziare ad osservare il vuoto.
“Avevi detto che appena guarita del tutto me ne sarei potuta andare” disse Celeste continuando a fissare un punto impreciso di fronte a lei ed incrociando le braccia.
“Ma non mi sembri ancora completamente in forma” disse Stormy sedendosi sul letto accanto alla nipote.
“Zia, è una fasciatura al polso. Posso sopravvivere” insistè Celeste, alzando il braccio in questione.
“Ma in ogni caso non sei ancora completamente guarita” disse Stormy posando una mano sulla spalla della nipote, che però la respinse in malo modo. Stormy sospirò. “Quanto ancora credi che andrà avanti questa storia?”.
“Oh, non saprei, forse direi una decina di anni, o qualcuno in più, diciamo quanti me ne avete fatti passare voi tra umiliazioni ed insulti” disse Celeste mentre il suo sguardo si faceva più duro.
“Cosa c’entra questo adesso?” chiese Stormy.
“Io lo trovo abbastanza correlato con ciò che avete fatto” rispose Celeste, che nel frattempo aveva continuato a fissare il vuoto.
“Diventi vendicativa adesso?” disse Stormy alzando il tono di voce. “Non lo sei mai stata”.
“E tu cosa ne sai?!” sbottò Celeste girandosi finalmente a guardare la zia. “Puoi effettivamente dire se una cosa si addice al mio carattere o meno? No, per il semplice motivo che non lo conosci! Tu per quasi tutta la mia vita mi hai lasciata completamente da sola, in condizioni precarie, infierendo continuamente su di me in maniera fisica e psicologica, non sai quasi nulla su di me, e quel poco che sai lo sai grazie a questo ultimo periodo in cui ti sei avvicinata, solo per farmi soffrire di più! Quindi, scusa se te lo dico, ma non puoi proprio metterti a farmi la predica e credo di avere tutto il diritto di essere arrabbiata!” disse Celeste mentre gli occhi le si iniziavano a fare umidi.
“Io… io volevo solo cercare di costruire un rapporto. Ho sbagliato molte cose, lo so, ma sto cercando di rimediare” disse Stormy con tono di supplica.
“Non lo capisci?” disse Celeste abbassando lo sguardo. “Certe cose non si possono riparare!”.
Stormy fissò per alcuni secondi la ragazza, per poi abbassare lo sguardo. Aveva fallito, completamente fallito; era evidente che Celeste conservasse ancora rabbia e rancore per ciò che le avevano fatto e la scoperta che il loro riavvicinamento inizialmente fosse stato solo una farsa aveva di certo danneggiato irrimediabilmente il loro rapporto. A quel punto, la strega poteva fare una sola cosa.
“Puoi andare” disse Stormy.
“Cosa?” chiese Celeste mentre si asciugava una lacrima.
“Ho detto che puoi andare” disse Stormy alzandosi in piedi e girandosi di spalle rispetto alla nipote. “Sbrigati, prima che cambi idea”.
Celeste si alzò titubante dal letto. Si diresse lentamente verso la porta, superando Stormy, ferma davanti al letto. Arrivata davanti la porta, si girò verso la zia, che tuttavia teneva lo sguardo basso. A quel punto la ragazza uscì, lasciando la porta aperta. Stormy si sedette sul letto, iniziando a singhiozzare lentamente.
***
Circa due ore dopo, un gruppo di streghe stava accatastando delle tavole di legno e dei piccoli tronchi in un unico mucchio, che aveva ormai raggiunto l’altezza di quasi cinque metri. Poco dietro di esso vi era un alto palo di legno, alla cui estremità vi era un’asse perpendicolare al palo a cui era appeso un cappio.
Darcy e Stormy stavano osservando tutto dal palazzo, precisamente da un piccolo terrazzo che dava sul cortile anteriore, luogo in cui le streghe stavano preparando il falò.
“Dobbiamo proprio?” chiese Darcy alla sorella.
“Beh, è l’esecuzione del medico…” rispose Stormy.
 “La trovo solo una perdita di tempo” disse Darcy sospirando e incrociando le braccia.
“Ma tu adori queste cose” disse Stormy guardando la sorella con aria interrogativa. “E poi tu stessa hai firmato la sua esecuzione”.
“Non mi interessa!” tuonò improvvisamente Darcy. “Queste esecuzioni, manifestazioni e cerimonie non mi ridaranno mia figlia, anzi, dovrei essere fuori a cercarla”.
“Non sei nelle condizioni di farlo e inoltre abbiamo migliaia di persone che la cercano in giro per il pianeta; il fatto che tu per venti minuti non ti scannerai con ogni malcapitato che verrà a dirti che non ci sono ancora stati progressi non intralcerà le ricerche” considerò Stormy.
Darcy distolse lo sguardo dalla sorella e iniziò a fissare le streghe, che avevano quasi finito il loro lavoro.
Dopo alcuni istanti, Darcy sospirò.
“Quel bastardo è riuscito ad avvelenarmi” sussurrò Darcy. “Come ho fatto a non accorgermene?”.
“Non ci pensare” disse Stormy mentre osservava alcuni addetti gettare litri di benzina sul legno. “Troveremo una cura”.
“A proposito di questo” disse Darcy continuando a guardare verso il cortile. “Avevi detto che tu stessa avresti cercato una cura. Ehm… lo stai facendo?”.
“Certo che lo sto facendo” affermò Stormy con sicurezza. “Tu non devi preoccuparti, ci sto pensando io. Ho già trovato questa specie di cura temporanea e sono sicura che presto troverò qualcosa di più concreto”.
Ci fu un brevissimo contatto visivo tra le due e non aggiunsero altro.
Una vasta folla si era radunata attorno al falò e due guardie tenevano il medico per le braccia.
“Procedete!” urlò Stormy.
Le due guardie si alzarono in volo tenendo stretto l’uomo, per poi appenderlo dai piedi al cappio penzolante al di sopra dell’ammasso di legna.
A quel punto, Darcy prese la parola.
“Benedict Arcibald, sei condannato al rogo per alto tradimento!”.
 Stormy lanciò un fulmine non molto potente contro il cumulo di legno che subito prese fuoco. Le alte fiamme raggiunsero subito il corpo dell’uomo, che iniziò ad urlare per il dolore. Le fiamme raggiunsero presto anche l’impalcatura a cui l’uomo era appeso, che si fece sempre meno stabile finché l’alto palo di legno non si spezzò, facendo cadere Benedict nelle fiamme e lanciandolo in preda ad una tremenda agonia, scandita dalle sue urla che si confondevano nel mare di appalusi e fischi levati dalla folla circostante. Presto però le sue urla scemarono, lasciando intuire che la sua vita si era definitivamente spenta.
Darcy e Stormy rimasero altri pochi minuti ad osservare impassibili il fuoco, finché non decisero di rientrare.
“Magnifico” fu l’unica cosa che Stormy aggiunse.
***
Stormy si affacciò alla finestra della sua stanza.
Mai le era capitato di sentirsi così. Mai era stata così sotto pressione. Tutto stava andando a rotoli. Aveva promesso alla sorella che lei stessa avrebbe trovato la cura per la sua malattia. Certo, parole, ma la verità era che oltre alle trasfusioni, che costituivano una cura temporanea e non troppo efficace, non aveva trovato altro né tantomeno sapeva da dove iniziare per le ricerche.
Appoggiò i gomiti sul davanzale della finestra per poi posare l’indice e il medio di entrambe le mani sulle tempie.
Per non parlare poi del fatto che sua nipote Abigail era stata rapita da Menlok; sua sorella stava spendendo molte energie per quella faccenda, costringendo Stormy ad aumentare i prelievi da uno ogni due giorni ad uno al giorno, portandola allo stremo e riducendo ulteriormente il tempo a sua disposizione per trovare la cura. La malattia della sorella, poi, impediva a quest’ultima di adempire a tutti i suoi impegni, aumentando quelli di Stormy che si vedeva costretta a doverla in parte sostituire.
La strega tolse le dite dalle tempie per poi spostare le mani davanti al viso.
Con la notizia che le Winx avevano iniziato a cercare il loro pianeta, poi, le sembrava di essere entrata in un incubo. I suoi impegni erano addirittura raddoppiati, ritrovandosi così a dover gestire un regno, le paure dei funzionari per il possibile arrivo delle fate, la ricerca della cura per la sorella, quella della nipote, una relazione e una gravidanza.
Si girò e si avvicinò alla grande scrivania addossata alla parete. Sul lato destro vi erano due cassetti. La strega aprì il secondo, tirandone fuori un pacchetto. Lo avevo nascosto lì così che Derek non lo trovasse.
Si riavvicinò alla finestra ed aprì il pacchetto. Era da anni che non si concedeva il lusso di una sigaretta. Non era mai stata una fumatrice, né aveva mai preso il vizio del fumo, ma da ragazza se ne concedeva una ogni tanto, specialmente in momenti di grande tensione. Mai in tutta la sua vita ne aveva sentito così tanto bisogno. Tirò fuori una sigaretta dal pacchetto e la osservò. Non dovrei farlo. Ma non poteva resistere, ne aveva bisogno. E poi era sicura che una singola sigaretta - perché ne avrebbe fumata solo una, quella – avrebbe fatto meno male ai suoi bambini rispetto a tutto quello stress a quella tensione che stava accumulando e che non avrebbe potuto allentare senza di essa.
La avvicinò alle labbra, sentendo subito i sensi di colpa appena la sentì sfiorarle la bocca. Finalmente prese coraggio e la accese. Subito dopo aver dato la prima tirata si sentì incredibilmente meglio. Un’improvvisa sensazione di pace e di tranquillità, sensazioni da lei da odiate ma anche tanto cercate, specialmente in quell’ultimo periodo.
Improvvisamente, qualcuno le sfilò dalla mano il suo frutto proibito.
“Ma sei pazza a fumare questa… cosa?!” disse Derek guardando disgustato la sigaretta ancora accesa che aveva in mano. “Questo è veleno per te!”.
L’uomo la spense schiacciandola contro il davanzale per poi lanciarla attraverso la finestra.
“Non ti credevo così irresponsabile” disse Derek guardando serio la compagna.
“Per favore, non parlarmi di responsabilità” disse Stormy coprendosi il viso con le mani ed abbassandosi così da poter appoggiare i gomiti sul davanzale della finestra. “Non è proprio il periodo adatto”.
“Cercavi di allentare la tensione?” chiese Derek addolcendo lo sguardo.
“Già” disse Stormy tenendo lo sguardo basso.
“Qual è il motivo di tanta preoccupazione?” chiese poi Derek abbracciando Stormy da dietro.
“Sempre lo stesso” rispose Stormy mantenendo un’espressione seria.
“Posso fare qualcosa per aiutarti?” chiese poi Derek.
“Hai una cura definitiva per mia sorella, un espediente che blocchi le fatine ed una pratica Abigail di riserva?” chiese ironicamente Stormy.
“Temo di no” rispose Derek.
“Allora dubito che tu possa fare qualcosa” disse Stormy portando la testa indietro, appoggiandola alla spalla del compagno.
“Beh non hai bisogno di fumare” disse Derek appoggiandole le mani sulle spalle ed iniziando a farle un massaggio. “Ti basta venire da me”.
Stormy appoggiò la mano su quella del compagno. Sembrava apprezzare il massaggio.
“Mh, forse hai ragione” disse Stormy sorridendo.
Derek anche sorrise, per poi spingere con delicatezza la compagna sul letto. Stormy gli sorrise con un pizzico di malizia invitandolo con un movimento del dito a raggiungerla, cosa che Derek fece immediatamente, mettendosi a carponi sulla strega. Lei lo tirò per il colletto, iniziando a baciarlo prima delicatamente e man mano in maniera più passionale.
***
“Hai intenzione di tenermi qui a lungo?!” chiese Abigail ormai isterica.
Menlok si girò verso di lei, facendole un finto sorriso benevolo. Si avvicinò ad Abigail, distendendo i muscoli facciali mentre il rumore umido dei suoi passi echeggiava in tutto l’ambiente. Arrivato davanti la ragazza, si inginocchiò per arrivare alla sua altezza.
“Sai ragazzina, quando ti arrabbi e mi guardi con odio mi sembra quasi di vedere tua madre” disse Menlok posando una mano sotto il mento della figlia. Abigail cercò di liberarsi dal suo tocco, ma Menlok le strinse ancor di più la mandibola.
“Capirai presto che non bisogna mai ribellarsi a me” le disse Menlok, ricevendo di risposta un calcio da parte della ragazza. “Con il tempo imparerai”.
Dopodiché, l’uomo si sedette a gambe incrociata proprio di fronte la figlia.
“Sai, mia piccola Abigail, forse non ci crederai, ma sono rimasto molto deluso quando hai declinato la mia offerta di unirti a me” iniziò Menlok con tranquillità. “Sei mia figlia, hai sicuramente un sacco di potenziale, e sei incredibilmente sprecata a schivare un paio di fulmini di tua zia”.
“Tu come sai che…”.
“Vi spio in ogni momento della giornata, so tutto su di voi, anche come va la relazione di mio fratello sotto le coperte” disse Menlok alzando le spalle.
“Tu sei un pazzo” disse Abigail scuotendo la testa.
“Se è per questo anche tua madre spesso ti spia, ma suppongo tu lo sappia. E allora perché trovi dispregevole che io lo faccia? Beh, perché mi odi come il resto della tua famiglia, è ovvio. Ma c’è anche dell’altro” iniziò Menlok, mentre Abigail lo fissava in un misto di stupore e curiosità.
“Cosa vuoi dire?” chiese poi la ragazza.
“Beh, ormai sei abituata all’idea che tua madre ti spii, così abituata che a momenti lo dimentichi anche, e questo ti è stato in un certo senso imposto da lei. Ma, infondo, cosa non ti impone?” considerò Menlok con voce persuasiva.
“So perfettamente cosa stai cercando di fare” disse Abigail alzando un sopracciglio, “Stai cercando di corrompermi e di persuadermi a venire dalla tua parte, ma lo hai detto tu stesso; mia madre mi ha imposto molte cose, tra cui anche lezioni su come usare al meglio la mente e su come comprenderla”.
“Non avevo dubbi” disse Menlok sorridendo maligno. “Ebbene sì, ci ho provato, ma dato che non ha funzionato dovrò fare alla vecchia maniera”.
Menlok si alzò in piedi, allontanandosi di qualche passo da Abigail.
“Vuoi cercare di controllarmi?” chiese Abigail.
“Ipnotizzare la figlia della strega dell’oscurità e della mente? Mi credi il tipo da lanciare affronti simili?” disse Menlok fingendosi offeso. “In effetti mi piacerebbe molto farlo, ma contro tua madre non avrebbe alcun effetto”.
“Contro mia madre?” chiese Abigail non capendo.
“Certo” rispose Menlok facendo spallucce. “Ti userò da scudo contro di lei. Anzi, ti userò anche per attrarla verso di noi, che ne dici?”.
“Cosa ti fa pensare che lo farò?!” chiese Abigail incrociando le braccia.
“Oh, lo farai” disse Menlok voltandosi verso la figlia con un sorriso maligno. “Eccome se lo farai”.  
***
“Prima ho visto Celeste uscire” disse Derek. Era in piedi vicino il letto e si stava stiracchiando. “Alla fine ti sei decisa a lasciarla andare quindi”.
“Che intendi dire?” disse Stormy girandosi verso Derek. La strega era seduta sul letto, di spalle rispetto a Derek, e si stava riabbottonando la camicetta.
“Insomma, hai approfittato del fatto che fosse incosciente per portarla qui e non l’hai più lasciata andare” iniziò Derek. “E tu le avevi promesso che l’avresti lasciata andare subito”.
“Cosa avrei dovuto fare?” chiese Stormy allargando le braccia. “Lasciarla lì inerme?”.
“No, ma avresti dovuto lasciarla andare immediatamente… infondo non sei proprio in un’ottima posizione con lei” considerò Derek alzando le spalle.
Stormy sospirò per poi alzarsi in piedi.
“Ora che ci penso, però, è stato Menlok ad avvelenare Darcy” disse Derek mentre Stormy si girava verso di lui. “Quindi magari lui ha anche l’antidoto, o comunque sa qual è”.
“E cosa dovremmo fare? Andare da lui e chiedergli gentilmente quale sia, magari davanti ad una tazza fumante di cioccolata calda?” chiese Stormy guardando stizzita lo stregone.
“Non saprei… potremmo provare a ricattarlo in qualche modo” propose Derek.
“Lui ha Abigail, non siamo proprio nella posizione di poter fare ricatti” disse Stormy con espressione scettica.
“Una volta trovato Menlok Abigail la riprenderemo con la forza… e a quel punto potremmo provare a proporre uno scambio” disse ancora Derek.
“Mia sorella non darebbe mai sua figlia per una cura” disse subito Stormy.
“Ma infatti non mi riferivo a lei” si difese Derek alzando le mani.
“E a cosa?” chiese allora Stormy.
“Non ne ho idea, devo fare tutto io?” disse Derek allargando le braccia.
Stormy poggiò una mano sulla fronte per poi scuotere la testa.
“Cosa potrebbe desiderare Menlok?” chiese poi Stormy più a sé stessa che a Derek.
“Mh, forse però un’idea ce l’ho” disse Derek mentre Stormy lo guardava speranzosa. “Che ne dici della piuma di Diropos?”.
“La piuma di… Ma certo!” disse Stormy. “Come ho fatto a non pensarci?”.
“Modestamente sono un genio” disse Derek alzando le spalle.
“Quando avremo riavuto Abigail andremo da Menlok per fare questo scambio, ma mia sorella non dovrà saperlo, ok?” disse Stormy.
“Perché non vuoi che lo sappia?” chiese poi Derek.
“Perché non sarebbe mai d’accordo e farebbe di tutto per impedircelo, per questo motivo dovremo farlo di nascosto e al massimo glielo diremo quando e se avremo trovato una cura” rispose Stormy.
“Allora andremo noi due” constatò Derek. “Dovremmo trovare un nome per la nostra squadra”.
“Già, esattamente come un’adolescente in piena crisi ormonale” lo prese in giro Stormy.
“Io devo andare” disse poi avvicinandosi al compagno.
“Ricorda, meglio il cioccolato che il fumo!” le disse Derek mentre la strega si apprestava ad uscire.
***
Era notte su Obsidia. Darcy stava dormendo nel suo letto. Continuava però a rigirarsi nel letto; il suo sonno era inquieto.
*
Darcy si risvegliò in una foresta. Non era una foresta come le altre; era composta interamente da abeti altissimi e completamente spogli, alcuni con il tronco bruciato, e circondati da una fitta nebbia, così fitta da impedire alla strega di vedere il cielo sopra di lei. Si guardò intorno confusa, per poi iniziare a camminare senza una meta precisa, sperando di trovare un senso in tutto quello.
Continuò a camminare a passo lento finché un albero non attirò la sua attenzione; era forse il più grande in quella foresta, aveva un tronco molto largo e, un po’ per la nebbia e un po’ per la sua incredibile altezza, non riusciva a vederne la fine. Due cose però, a parte le dimensioni, lo distinguevano dagli altri alberi presenti. Era infatti l’unico albero a presentare ancora qualche foglia sui rami, anche se poche e secche, ed inoltre presentava un’incisione a forma di cuore sulla corteccia. Darcy si sentì attratta da quella incisione. Ne seguì il contorno con l’indice ed improvvisamente le sembrò di sentire una voce.
“Guarda mamma, è per te”.
La voce era flebile ed ovattata, quasi impercettibile. Doveva trattarsi sicuramente della voce di una bambina. Improvvisamente venne sopraffatta da un’altra voce, ben più grave e rude, distorta in una risata fragorosa.
Non avrai mai pace, sarò il tuo tormento!” disse la voce per poi scoppiare nuovamente in quella risata a Darcy così odiosamente familiare.
“Sei ancora tu!” disse Darcy alzando lo sguardo verso l’alto, senza guardare un punto preciso. “Cosa diavolo vuoi da me?!”.
“Voglio prendermi tutto ciò che è tuo! La tua vita andrà in frantumi, prenderò una alla volta le persone che ami finché non rimarrai da sola! A quel punto, credimi, non varrà neanche la pena per te lottare”.
“Non te lo permetterò!” urlò Darcy.
Si alzò in volo di poco senza saperne bene il motivo ed iniziò a volare verso un punto impreciso con la speranza di non sentire più quella odiosa risata rimbombarle nelle orecchie, fallendo.
“E’ inutile che scappi, vigliacca!”.
Darcy si fermò di colpo notando la presenza di un corpo poco distante da lei. Si avvicinò lentamente, per poi coprirsi la bocca con entrambe le mani.
“Icy…” riuscì solo a sussurrare osservando pietrificata il cadavere di sua sorella. Ma nulla poteva prepararla a ciò che c’era poco dietro il corpo della sorella maggiore. Si accorse dopo alcuni secondi di quel secondo corpo e quando si avvicinò ulteriormente per poterlo osservare meglio non poté far altro che lanciare un urlo e girarsi di spalle, tremando. Lì, alle spalle del cadavere di sua sorella, giaceva infatti il corpo senza vita di Abigail, con gli occhi spalancati e vacui.
“L’ho già fatto con Icy… chi mi impedirà di fare la stessa cosa con NOSTRA figlia?!”.
“Lo farò io personalmente!” rispose Darcy chiudendo gli occhi con forza per la rabbia. “Meriti di morire!”.
La voce di Menlok si contorse nuovamente in una risata mentre Darcy si copriva le orecchie con fare disperato.
​*
Darcy si svegliò di colpo; aveva la fronte imperlata di sudore ed ansimava. Appena si fu calmata, si sedette al lato del letto. Quell’incubo era stato forse il più terribile che avesse mai fatto negli ultimi anni. Aveva visto davanti ai suoi occhi il cadavere di sua sorella e… quello di sua figlia. Era solo un sogno, continuava a ripeterselo, ma qualcosa non le tornava… qualcosa le sfuggiva. Inoltre, non riusciva a rimuovere dalla sua mente quell’immagine, sua figlia morta, la cosa più spaventosa che avesse mai visto. La cosa che più l’aveva impressionata erano i suoi occhi; erano vacui, spenti… completamente diversi dagli accesi ed espressivi occhi neri a cui era abituata. Certo, adorava quegli occhi; non avrebbe mai dimenticato la prima volta in cui li aveva visti.
 
Per anni ed anni non aveva fatto altro che mettere lei, le sue esigenze e le sue aspirazione al di sopra di ogni cosa, vivendo in un vortice di egoismo ed egocentrismo. Ed era incredibile che ora, stesa su quel letto, non riuscisse a rivolgere la sua attenzione ad altro se non a quel minuscolo essere che strillava e si dimenava nelle sue braccia ormai da alcuni minuti.
“Su, sta calma” disse Darcy cercando nel suo meglio di cullare la neonata che aveva in braccio, che pian piano smise di piangere, continuando tuttavia ad emettere dei gorgoglii.
La strega accarezzò con un dito la guancia della bambina, che continuava a fissare la madre con gli occhi spalancati. Due grandi occhi neri identici a quelli del padre, uomo che Darcy aveva odiato con tutta sé stessa. Ma nonostante questo, non aveva mai trovato quegli occhi così belli. In realtà non riusciva a scovare un dettaglio in quella bambina che non trovasse bellissimo.
“Anche tu non riesci a smettere di fissarmi?” le chiese Darcy.
“Lo capisco, ho sempre avuto il mio fascino… ma neanche tu scherzi. Sai, hai proprio la faccia da streghetta, chissà come te la caverai con le arti oscure… sono sicura che sarai fantastica. Accidenti, ho già iniziato a metterti pressione… ma credo proprio che col tempo dovrai farci l’abitudine” disse la strega, sorridendo subito dopo per via di un’espressione buffa della piccola.
“Sei disposta a sopportarmi?”. 
La bambina fece una smorfia strana ed un movimento sospetto che Darcy sentì all’altezza del pannolino confermò la paura della strega.
“Hai un modo… interessante di rispondere alle domande” disse Darcy sorridendo davanti ad uno sbadiglio della figlia.
Scosse la testa. Non doveva distrarsi, doveva concentrarsi sul sogno. Percepiva qualcosa di strano, ma non riusciva a capire cosa. Improvvisamente sembrò avere un’illuminazione. Si alzò di scatto dal letto ed uscì dalla camera quasi di corsa.
 
“Capisci cosa voglio dire?” chiese Darcy. Lei e Stormy erano in piedi, davanti la camera della strega delle tempeste. Quest’ultima indossava il pigiama, coperto da una vestaglia semitrasparente e delle pantofole, i capelli erano lasciati sciolti e aveva una evidente espressione assonnata sul viso. L’altra, invece, indossava unicamente il pigiama ed era scalza.
“In realtà no” rispose Stormy. “Insomma, hai fatto questo sogno, sei stressata ed è normale. Cosa c’è di così straordinario?”.
“C’era qualcosa di strano in questo sogno… io sono la strega delle illusioni, le noto queste cose” rispose Darcy.
“Ma non capisco, cosa dovrebbe esserci di strano?” chiese Stormy incrociando le braccia.
“Non so spiegartelo con precisione, era una semplice sensazione. Ho analizzato il mio sogno e in un primo momento ho pensato che potesse essere un sogno indotto… insomma che qualcuno mi avesse fatto fare questo sogno. Ma allo stesso tempo sembrava vero a tutti gli effetti” iniziò a spiegare la strega. “Ed alla fine sono giunta alla conclusione che qualcuno ha cercato di inserire un messaggio in un mio sogno”.
“Quale incapace sfrutterebbe un sogno già esistente invece di fartene avere uno?” chiese Stormy stizzita.
“Esatto sorellina, è proprio questo il punto!” disse Darcy con un certo entusiasmo. “A fare questo è stata sicuramente una persona incapace ed alle prime armi. In altre parole è stata Abigail”.
“Abigail?” chiese Stormy non capendo.
“Ma certo. Ed era anche un messaggio abbastanza esplicito e nascosto malissimo per il semplice motivo che lo scopo era opposto, lei voleva che io me ne accorgessi” disse Darcy sorridendo a tratti.
“Ma cosa avrebbe voluto comunicarti?” chiese ancora Stormy allargando lievemente le braccia.
“Nel sogno mi trovavo in una foresta, non sono riuscita a capire quale finché non ho visto un grande albero con un’incisione. Quando l’ho toccato ho sentito una voce e solo dopo ho capito che quella era la voce di Abigail da piccola” disse Darcy. “Sei o sette anni fa portai Abigail in quella foresta e lei fece quell’incisione per me. Capisci cosa significa?”.
“Purtroppo temo di no” rispose Stormy scuotendo lievemente la testa.
“Abigail mi ha mostrato proprio quella foresta perché cercava di dirmi qualcosa riguardante essa, e credo che cercasse di dirmi che si trova lì” disse Darcy. “Noi l’abbiamo cercata per giorni ed alla fine è stata lei stessa a dirci la sua posizione”.
“Sei sicura di quello che dici?” chiese Stormy dubbiosa.
“Certo che ne sono sicura. Domani stesso andremo a controllare” disse Darcy.
“Intendo dire… sei sicura che Abigail potesse effettivamente farlo? Che potesse mandarti questo messaggio?” chiese ancora Stormy incrociando nuovamente le braccia.
“Conosco perfettamente le capacità di mia figlia” disse Darcy corrucciandosi un po’.
“Questo non lo metto in dubbio, le conosco anche io, ciò che intendo dire è… credi che potesse davvero essere nelle condizioni adatte? Insomma, te lo dico chiaramente, dubito che Menlok l’abbia lasciata illesa ed inoltre sappiamo che come minimo la tiene sotto sorveglianza ventiquattro ore su ventiquattro” considerò Stormy.
“Beh, che Abigail mi abbia mandato quel messaggio sotto comando di Menlok lo davo per scontato” disse Darcy con naturalezza.
“Co-come lo davi per scontato? E quindi tu, sapendo che dietro questo c’è il volere di Menlok, vorresti fare esattamente ciò che lui vuole?” chiese Stormy non capendo.
“Non ho finito di spiegarti il piano” disse Darcy.
“E perché non hai finito di spiegarlo?!” chiese Stormy allargando le braccia.
“Perché tu mi hai interrotta con le tue deduzioni da Capitan Ovvio!” disse Darcy. “Bene, ora ascolta”.
***
Celeste era in una grande sala dalle alte pareti bianche ed un pavimento nero lucido. La ragazza aveva un gessetto in mano e stava osservando con attenzione un foglio, che teneva con l’altra mano.
Sul foglio era illustrata una strana figura, una stella a cinque punte che presentava un cerchio alla fine di ogni sua estremità, che Celeste disegnò sul pavimento con il gesso. Dopo aver fatto ciò, tirò fuori dalla sacca che aveva a pochi passi da lei gli oggetti che le occorrevano per l’incantesimo. Posizionò ogni oggetto, la boccetta con il sangue di Icy, quella con il sangue di Darcy, un vestito di Icy e la lettera che aveva scritto per la figlia, su un cerchio, occupandone quattro, per poi mettersi lei stessa sul quinto cerchio.
Quella doveva essere solo una prova, non voleva certo cercare di attuare l’incantesimo in quel momento, ma aveva bisogno di testare la sua fattibilità. Seguendo le istruzioni, recitò una formula magica per poi allungare il braccio verso il centro della stella. A quel punto iniziò a sprigionare un’intensa luce bluastra dalla mano. Restò così per alcuni minuti, finché non fece dissolvere la luce. A quel punto fissò la figura disegnata sul pavimento. Secondo le istruzioni, i contorni della stella e i cerchi si sarebbero dovuti illuminare e avrebbero dovuto sprigionare energia, ma non successe nulla.
“Sinceramente è una cosa che mi aspettavo” disse Liam, apparendo all’improvviso alle spalle della ragazza.
“Liam” disse Celeste in un primo momento di stupore per la sua comparsa. “Ehm… che vuol dire che te lo aspettavi?”.
“Beh… diciamo che considerata la tua potenza ma soprattutto il tuo livello dubito fortemente che basti solo il tuo potere per farlo funzionare… insomma, si tratta pur sempre di far rivivere una persona” spiegò Liam.
“Ma io non conosco persone particolarmente potenti… o almeno non persone a cui io possa spiegare tutto questo” disse Celeste.
“Beh, sei fortunata, perché il sottoscritto ha grandi conoscenze magiche” disse Liam, mentre Celeste scuoteva la testa. “Secondo me non c’è necessariamente bisogno di una persona particolarmente potente, ma può andare bene anche un oggetto. Ma deve essere un oggetto magico potente, ovviamente”.
“Mh… si, credo che potrebbe andare” disse Celeste. “E io credo di sapere cosa fa al caso nostro”.
“Cioè?” chiese Liam.
“Credo che la piuma di Diropos possa andare bene… insomma, una piuma in grado di spezzare un qualsiasi incantesimo non può che essere un oggetto estremamente potente” disse Celeste facendo spallucce.
“Ma è a palazzo, come farai a prenderlo?” chiese Liam incrociando le braccia.
“Le mie zie attualmente sono del tutto concentrate sulla missione per riprendere Abigail” iniziò Celeste.
“Vuoi sfruttare la loro distrazione?” chiese poi Liam.
“No, la piuma è comunque sorvegliata da un sistema di sicurezza magico, se la prendessi se ne accorgerebbero” disse Celeste. “Piuttosto, aspetterò dei progressi e mi unirò a loro per riprendere Abigail”.
“Va bene, se vuoi posso venire anche io, ma questo cosa c’entra con la piuma?” chiese ancora Liam.
“Una volta riavuta Abigail sarà più facile averla grazie al suo… ehm… aiuto interno” spiegò Celeste.
“Cioè vorresti andare a recuperare tua cugina solo ed unicamente per la piuma?” chiese Liam divertito.
“Ovviamente no, semplicemente miei due interessi coincidono” disse Celeste con naturalezza.
“Ma scusa allora perché non ci vai ora?” chiese Liam allargando le braccia.
“Ehm… ma mi hai vista?” chiese Celeste indicandosi con entrambi gli indici. “Credi forse che io da sola possa anche solo torcere un capello a Menlok?”.
“Scusa, era una domanda” disse Liam alzando le mani.
“Bene, allora è deciso” disse Celeste. “Sarà il caso di avviarsi, se ci avviamo ora dovremmo arrivare a palazzo verso il tardo pomeriggio”.
“Ma… ecco… sei sicura di quello che stai facendo?” le chiese Liam mentre si sfregava le mani.
“Infondo vado con due streghe esperte, cosa potrà mai succedere?” chiese Celeste allargando le braccia.
“Non mi riferisco a questo” disse Liam incrociando le braccia. “Mi riferisco all’incantesimo… insomma sai a cosa vai incontro?”.
“Certo che lo so Liam” disse Celeste guardando il ragazzo con sguardo serio.
“Potrebbe essere pericoloso… non voglio che tu corra rischi” considerò Liam.
“Ma devo farlo Liam” disse ancora Celeste. “Mia madre mi ha dato la vita due volte; la prima quando sono nata e la seconda quando mi ha salvata. Io glielo devo”.
 
 
 
 
*un’astronave inizia a bombardarla con raggi-cammelli, ma lei riesce a difendersi con l’ausilio del divano su cui ha vegetato per mesi insieme ai libri di greco e latino*.
Ma buongiornissimo kaffè a tutte le mie caramelline gommose al gusto arancia (credo di essere una delle poche bestie di satana che preferisce il gusto arancia).
Beh, dopo un periodo di assenza così prolungato sono finalmente tornata alla riscossa! Spero che il capitolo vi sia piaciuto, anche se diciamo che è un capitolo un po’ di transizione, ma già nel prossimo comincerà l’azione vera e propria. Spero che in ogni caso non vi abbia annoiato e di avervi tenuto compagnia almeno un pochino. Bene, in ogni caso spero di aggiornare nel periodo nataliazio, o comunque di non far passare tutto il tempo che è passato dallo scorso aggiornamento.
P. S. Questo capitolo avrei voluto pubblicarlo ieri, la giornata contro la violenza sulle donne, ma per motivi di tempistica non ci sono riuscita. Ma in ogni caso, anche se in ritardo, NO ALLA VIOLENZA SULLE DONNE, ma in ogni caso NO ALLA VIOLENZA in generale, che sia su donne, su uomini, su bambini o su animali.
Abigail: E ricordate, il colore dell’amore è il rosso, non il viola tumefatto!
Celeste: Che originalità…
Abigail: Taci o la prossima volta ti lascio nelle stalle a morire di asfissia!
Ehm… ok ora ringrazio tutti gli utenti recensori, i lettori silenziosi e la piccola ed innocente DarcyRocks che rompe ogni giorno <3. Detto questo,
a prestoooooooooooOOOOOOOOOOOOOOOOOO
   
 
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