Vorrei dedicare questo capitolo a bicchan (titu per gli amici) che mi ha sommerso di recensioni e complimenti (e a cui avevo promesso di aggiornare velocemente, cosa che poi non è accaduta, ma che spero mi perdonerà)
Potrà sembrare un’idiozia ai lettori perché, lo
ammetto candidamente, quando lo venni a sapere lo credetti anche io, ma
Cassandra Pascal, membro onorario della task-force anti-mafia, provava
un’immensa e incommensurabile soddisfazione nel sapere di non essere la più
bassa nel suo gruppo di lavoro –come lo definiva lei-. Conoscere un tappetto
come Nicola, che la scrutava dal basso del suo metro e sessanta, potergli
occasionalmente appoggiare il gomito sulla spalla e poter utilizzare tutte le
squallide battutine che da anni si sentiva ripetere (cose come “che tempo c’è
lì sotto?” oppure “ma così in basso prende il cellulare?”) e sapere che questo,
nella sua immensa gentilezza e pazienza, non si sarebbe nemmeno arrabbiato, era
per la ragazza fonte d’enorme soddisfazione. Non che Cassandra fosse bassa: la
sua altezza rientrava nella media di quella del genere umano. Questo lei lo
sapeva, certo, ma la verità era che il Fato le aveva giocato un brutto scherzo
facendola nascere e crescere in un mondo di persone che la superavano perennemente di almeno cinque
centimetri. Quindi il lettore non deve stupirsi se, quando camminava affianco a
Nicola, aveva stampato sul volto un perenne sorriso allegro.
I due si conoscevano da qualche tempo e, dopo uno scambio prima di mail e poi
di messaggi mano a mano meno formali ed imbarazzanti, avevano deciso di uscire
per prendersi un caffè e avevano scoperto di avere in comune la passione per i
racconti brevi, la cioccolata calda e la fantascienza (anche se Nicola, come le
aveva confidato, era appena uscito da un periodo d’ossessione per il fantasy
classico). Durante alcuni uggiosi pomeriggi di Febbraio si erano ritrovati
persino in videochiamata, entrambi sotto il rispettivo piumino, con una tazza
della bevanda fumante sopra nominata tra le mani a parlare dell’ultimo romanzo
letto come due veri critici. Marco ed Elia si erano uniti al loro gruppetto un
mese e mezzo dopo l’incontro dei due e il primo non aveva risparmiato neppure
una battutina sul quella che riteneva la “coppia nascente della task-force
anti-mafia”. Elia però si era premurato di punzecchiarlo con il suo solito
sorriso tranquillo facendogli notare come tutto quell’infierire apparisse una
scenata di gelosia malcelata e finendo per etichettare Marco come nuovo
spasimante di Cassandra e concorrente di Nicola per la conquista del suo cuore.
A Cass piaceva stare con gli altri tre ragazzi: li trovava interessanti e
spesso aveva scherzato dicendo che avrebbe sicuramente parlato di loro al padre
e che questo li avrebbe inseriti senza ombra di dubbio in l’uno o l’altro dei
suoi romanzi fantascientifici. Nonostante questo Cassandra Pascal era
ugualmente assurdamente nervosa per il suo primo giorno di lavoro.
Il pensiero di doversi vestire in modo semi formale l’assillava –sebbene Elia
avesse esplicitamente dichiarato che sarebbe andato alla riunione in pigiama-:
lei alla cappa di umidità e al soffocante caldo estivo di Milano non ci si
sarebbe mai abituata e l’idea di infilarsi una camicia non l’attirava proprio
per nulla, soprattutto considerando che l’avevano già avvisata che, con
l’avanzare di Luglio, il caldo si sarebbe fatto sempre più insopportabile –e
per un momento era stata talmente disperata all’idea da prendere in
considerazione l’opzione di tornarsene a gambe levate a casa sua ad Ancona.-
Quella mattina dunque –dato che Nicola di lasciarla scappare non ne aveva
proprio l’intenzione- aveva passato almeno un paio d’ore davanti allo specchio
provando questa e quella camicia cercando di dare un ordine e un senso ai suoi
capelli per poi rinunciare, buttarsi sul letto con una parolaccia irripetibile
–colpa delle sue lontane origini venete, sosteneva lei- e optare per una
t-shirt a stampa floreale, dei jeans scuri e una bella coda alta come al
solito.
Ed esattamente come ve l’ho appena descritta
Cassandra sosta davanti all’ingresso della porta 44b, adesso ufficiale sede
della task-force governativa.
Dà una piccola spinta a Nicola, il suo dolce tappetto dai capelli celesti, per
farlo riscuotere dallo stato di contemplazione di chissà cosa (dato che la
stanza è abbastanza spoglia e l’unico oggetto d’interesse e lo spilungone dai
capelli rossi al centro di questa) nel quale era precipitato.
Il ragazzo si riscuote borbottando qualcosa tra sé e sé per poi lasciarsi
scappare un sospiro.
Marco, dietro di lei, ancora continua a sghignazzare. Cass si volta guardandolo
male e intimandogli con lo sguardo di smetterla subito per poi tirargli una
bella gomitata nelle costole, che trasforma la risata in un grugnito, quando
vede che non ha intenzione di ascoltarla.
«È un piacere, rosso.» asserisce dopo un attimo di silenzio l’albino dietro di
lei beccandosi una nuova gomitata nelle costole «Ma ehi! Che ho detto!»
«Prova almeno a fingere di essere gentile.» borbotta la ragazza guardando storto
l’amico dai capelli chiari con stampato sul viso quello che Marco stesso
definiva il suo impertinente broncio da
bambina indispettita. Il più alto si limita ad alzare gli occhi al cielo e
Cass, trattenendo un sospiro per quella battaglia persa in partenza, torna a
girarsi verso “il rosso” con un sorriso timido, ma non per questo meno sincero
o contagioso, stampato in viso. Supera Nicola che nel frattempo si era
allontanato di qualche passo verso sinistra ma che era ricaduto nuovamente nel
suo “stato di contemplazione del nulla”, e si dirige verso quello che sospetta
essere Isaia –poiché i capelli rosso fuoco, il volto spruzzato di efelidi e la
mole non così modesta non lasciavano grandi dubbi- e gli porge la mano
socchiudendo gli occhi come le capitava da sempre quando si ritrovava a
sorridere così tanto.
«È un piacere conoscerti, Isaia.»
Il ragazzo le stringe la mano un poco stralunato e Cassandra si rende conto di
apparire, molto probabilmente, oggettivamente inquietante con quel sorriso
enorme e tutta quell’euforia per la nuova conoscenza –per non parlare del fatto
che, a giudicare dall'espressione del ragazzo, lui non aveva la minima idea di
chi avesse davanti, mentre lei aveva praticamente studiato in modo ossessivo e
alquanto preoccupante i fascicoli sui nuovi colleghi che aveva chiesto molto gentilmente, in altre
parole estorto con la forza, a Rachele-. Ritrae la mano di scatto, rossa in
volto come una di quelle mele che crescono nel cortile della casa di campagna e
che sua zia usa sempre per fare quelle torte alle buonissime che lei adora
tanto e che le ricordano i pomeriggi estivi passati nel frutteto insieme a sua
madre. Isaia De' Medici sospira un poco per poi scuotere impercettibilmente la
testa e Cassandra deve trattenere la sua innata ed incontrollabile curiosità
che le suggerisce di attivare la propria abilità e analizzare un po' meglio le
emozioni che sente aleggiare intorno ad Isaia. Vedendo che l’attenzione del
ragazzo non è più focalizzata su di lei, Cass riesce a riacquistare un colorito
più simile a quello di un essere umano anziché a quello di un pomodoro e a
schiudere le labbra per riprendere le presentazioni, magari con un po’ di
scioltezza in più. Purtroppo viene interrotta, come al solito, da un
estremamente rumoroso albino che le circonda le spalle con un braccio e che non
si cura minimamente dell'occhiataccia estremamente infastidita dalla ragazza irritata
non solo per essere stata interrotta, ma che perché Marco sapeva benissimo quando Cass odiasse essere così bassa, eppure
sembrava che non sprecasse mai un’occasione per ricordarglielo con l’uno o
l’altro gesto.
L'albino squadra Isaia dall'alto per qualche momento, e Cass ridacchia sotto i
baffi che non ha, il fastidio dissolto con la stessa velocità con cui era
arrivato. Il fatto era che non avrebbe mai voluto trovarsi nei panni di Isaia
in quel momento: scrutato da un bestione alto un metro e novanta con una luce
poco rassicurante negli occhi.
La tensione che accenna a formarsi sparisce però in pochi attimi –e prima che
Isaia possa sbiancare del tutto- quando Marco, evidentemente convinto di aver
marcato a sufficienza il territorio –e Cass lo avrebbe preso in giro per il
resto della vita per quei suoi atteggiamenti intimidatori che spesso sfociavano
in scenette davvero comiche-, distende i muscoli del viso tutto d'un tratto e
assesta un pugno forse un po' troppo forte -dato che il rosso si ritrova a
barcollare sul posto- sulla spalla del ragazzo.
«È un piacere conoscerti, rosso, io sono Marco e questa Cassandra qui è
ragazza» e strofina le nocche –senza curarsi del lapsus Freudiano, per lui
fenomeno abbastanza comune che ha invece fatto aggrottare le sopracciglia ad
Isaia- sulla testa della ragazza stessa scompigliandole i capelli che fino a
due secondi prima erano ordinati in una bella coda e ottenendo da lei un
grugnito di disapprovazione con conseguente gomitata nelle costole «il tappetto
laggiù invece è Nicola, e sorridi un po', forza, lo so che questi due non
massimo il sembrano, ma con il tempo si impara ad apprezzarli, circa.»
«Ma smettila di dire idiozie» borbotta una alquanto infastidita Cassandra
impegnata a rifarsi la coda «che finisci che lo terrorizzi già dal primo
incontro.» e poi torna a rivolgersi a Isaia con ancora lo sguardo rivolto al
cielo «lascialo perdere, si diverte a fare il rumoroso capoccione ma in
realtà...»
«Ma in realtà oltre a fingere di avere la testa dura come il granito, a
improvvisarsi molesto, fastidioso, irritante, irritabile e vagamente troppo
tendente alla collera dopo qualche tempo ti fa capire che in verità lo è sul
serio»
Le parole, pronunciate dalla voce perennemente rilassata che Cass aveva
imparato ad apprezzare nei mesi precedenti, sono seguite dal classico odore che
accompagnava Elia Mezzanotte ovunque andasse, odore che Cassandra e Nicola definivano
"un misto di zucchero sul punto di bruciare e tabacco con una punta amara
di retrogusto", ma che, detto senza il velo di gentilezza, era, testuali
parole della ragazza, la "puzza d'erba e non quella per cavalli e Dio mio
Elia non ho la minima idea di dove tu l'abbia comprata e non lo voglio nemmeno
sapere l'importante è che la porti fuori da casa mia e non dirmi che te la
coltivi in casa perché giuro che ti tiro un cazzotto".
La chioma verde e scompigliata del ragazzo, imprigionata dal cappello bianco e
nero tanto adorato dal proprietario, non si fa attendere molto dato che il
ragazzo si unisce al gruppetto trascinandosi dietro un non poco frastornato
Nicola che pare concentrare tutta la sua attenzione su un dialogo silenzioso
con la Fata Turchina –e per questo, lettore, dovrai aspettare ancora un po':
parlare ora dell'abilità di Nicola Agnelli sarebbe decisamente troppo prematuro
e impiegherebbe una digressione fin troppo lunga che spezzerebbe la nostra
narrazione, quindi per ora dovrai accontentarti di sapere che spesso Nicola si
perdeva nel chiacchiericcio dell'essere che gli abitava la testa e, a volte,
finivano per sfuggirgli dalle labbra commenti poco appropriati su argomenti che
solo lui e l’entità nella sua testa potevano conoscere.-
Cass lo vede dare un pugnetto scherzoso sulla spalla di Marco, che non sembra
comunque apprezzare l'interruzione, e portarsi due dita alla fronte abbozzando
verso Isaia un cenno che dovrebbe essere una qualche sorta di saluto militare
che però diventa solo un pretesto per sistemarsi il cappello in un gesto che
ormai Cassandra riconosceva come tipico di Elia ai livelli di uno strano tic
posseduto da lui solo e che poteva essere paragonato unicamente a cose
altrettanto particolari e caratteristiche come lo erano i lapsus di Marco o i
commenti randomici a voce alta di Nicola o la magica capacità di Cassandra di cambiare umore nel giro di tre
secondi ("e quelli con le triple e quadruple personalità accompagnano
soltanto", come le aveva detto Marco).
«Ma alla fin fine questo omaccione qui ha anche dei pregi, o almeno credo, io
non li ho ancora trovati, Cass? Tu come sei messa? O hai abbandonato questa
ricerca ai limiti dell'impossibile?»
E Cassandra non fa in tempo a rispondere, tentando di calmare le acque ed
evitare uno degli scatti d'ira di Marco che Elia si divertiva a provocare e
quietare subito per metà con la sua abilità –anche se spesso otteneva l’effetto
contrario- e per metà a spese di Cassandra poiché la voce del capo di tutti
loro –loro che avrebbero dovuto essere la task-force che avrebbe annientato la
Mafia e che invece si stavano punzecchiando come dei ragazzini- li riporta alla
realtà.
«Oh, bene, siete arrivati tutti.»
Con Greta Locatelli Cassandra ci aveva parlato solo qualche volta e solo via
messaggio. L'aveva vista anni prima a Roma nella sede principale del DICIDA
–Dipartimento Italiano per il Controllo degli Individui Dotati di Abilità-,
quando aveva in qualche occasione incontrato Rachele o collaborato con gli
agenti governativi per l'una o l'altra ragione, ma sempre e solo di sfuggita.
Sapeva il suo nome e conosceva la sua abilità –abilità a dir poco terribile, a
parer suo, almeno all'epoca: presto la sua concezione di "abilità
terribile" sarebbe ben cambiata, ma questo ancora non poteva saperlo-, e
la rispettava, sebbene fosse parecchio più giovane di lei –l'una aveva
ventiquattro anni e l'altra cinque di meno- e, a detta di Rachele, una vera e
propria teppista che "cosa ci fa tra le file governative lo sa solo
lei".
Con l’arrivo e le cinque casuali parole di Greta
si spezza improvvisamente il clima di familiarità che aveva invaso la stanza,
come se tutti si fossero ricordati all’improvviso e solo in quel momento di non
trovarsi al bar o per strada ma nel loro nuovo posto di lavoro. Greta rivolge
un sorriso e saluta ognuno di loro chiamandoli per nome per poi far cenno di
accomodarsi. Chi più imbarazzato e rigido e chi meno tutti sono presto seduti
intorno al tavolo sulle comode sedie-poltroncine. Il silenzio regna nella
stanza mentre occhi e sguardi corrono da una parte all’altra senza soffermarsi
mai troppo su un singolo particolare o una persona specifica, e Cassandra si
sente sprofondare nella seggiola –che improvvisamente le pare assurdamente
grande ed eccessivamente morbida-. Greta, dopo un tempo che a una persona
naturalmente facile all’imbarazzo come Cass pare infinito, tossisce
leggermente, probabilmente per evitare ulteriori scambi di sguardi e
imbarazzanti momenti di vuoto. Cassandra a quel punto si ritrova a sorridere
leggermente e inaspettatamente guardando coloro con cui avrebbe lavorato da
quel momento in avanti: tutti preda di quell'improvviso imbarazzo, come se
fosse il primo giorno di liceo e nessuno conoscesse nessuno e nessuno sapesse
che pesci pigliare.
Greta tossicchia di nuovo, attirando l'attenzione «Volete una birra?» le
sopracciglia di Cass si corrugano istintivamente.
«Capo, non per contraddirla o darle fastidio, ma non sono neppure le undici, è
certa che sia il caso?» È Nicola a replicare, dopo qualche attimo di silenzio perplesso,
con la sua voce tanto nitida e limpida quando, paradossalmente, abbastanza
incerta per quell’intervento.
La ragazza dai capelli azzurri, più scuri di quelli del suo amico tappetto,
nota Cassandra, che sono invece tendono più celeste, sbuffa agitando una mano
come a liquidare la questione per poi alzarsi, sparire un momento dietro quella
che deve essere la porta della cucina e tornare poi con sei birre che subito
piazza al centro del tavolo. Ne prende ora una per sé stappandola usando il
bordo dell’appena nominato tavolo, se la porta alle labbra e ne prende un lungo
sorso senza aspettare che qualcuno la imiti o qualcosa di simile.
Appoggia sul tavolo la bottiglia ora piena per metà e si pulisce le labbra con
il dorso della mano emettendo poi un leggero sospiro. Si china e da uno zaino
alquanto malmesso tira fuori un plico di fogli volanti, un quadernone tutto
spiegazzato e quattro o cinque biro. Cass osserva la scenetta e il suo seguito,
Greta che porge fogli e penne ad Isaia di fianco a lei e questo che ne prende
una copia per sé e fa passare le altre, con una sorta di sconcerto che non
saprebbe se definire positivo o negativo.
Si ritrova in mano le stesse schede che mesi
prima s’era fatta dare da Rachele. Osserva il proprio volto sorridente della
foto e la sfilza di dati anagrafici e di appunti clinici di sorta, seguita
dalla fotocopia fronte e retro della carta di identità, dalle informazioni sui
loro parenti stretti e da un breve resoconto sui punti focali della loro vita.
Quello che però attira l’attenzione della ragazza e ciò che segue la lista schematica
dei dati personali: per ognuno di loro ci sono infatti almeno tre pagine fronte
e retro che riguardano unicamente l’abilità posseduta. Cassandra ha una stretta
allo stomaco quando si rende conto che tutti potranno leggere della sua vita e
sapere praticamente ogni cosa.
«Bene, so che già alcuni di voi si conoscono, ma vorrei che comunque deste
un’occhiata per domani a questi fogli, alle abilità nello specifico: dobbiamo
farci un’idea gli uni degli altri e soprattutto sulle nostre capacità il prima
possibile. Ho già individuato qualche strategia che potrebbe rivelarsi
vincente, ma sei teste sono indubbiamente meglio di una, quindi aspetto le
vostre proposte.»
Greta si ferma un momento osservando il foglio senza dire più nulla strofinandosi
la radice del naso tenendo contemporaneamente le sopracciglia alzate, come se
stesse cercando il modo giusto per continuare il discorso. Poi alza lo sguardo
e incontra quello di Cassandra che se ne sta seduta esattamente di fronte a
lei. Tiene gli occhi fissi nei suoi per qualche attimo per poi farli scorrere
su tutti loro e, a quella vista, sorridere… soddisfatta?
Sposta il plico di fogli con un gesto della mano e si mette comoda sulla sedia
allungando le gambe e incrociando le braccia al petto e mettendo in mostra,
probabilmente involontariamente, i numerosi tatuaggi. La luce filtra dalle
finestra illuminandole gli occhi turchesi e facendoglieli brillare di una luce
che Cassandra definisce maliziosa senza alcun dubbio.
«E ora parliamo di Mafia.»
Angolo autrice
Lo
so, sono in ritardo (in super ritardo) e la cosa triste è che
non ho nemmeno una scusa: ho scritto e pubblicato questo capitolo su
Wattpad un paio di settimane fa e poi niente, tra una cosa e l'altra mi
sono dimenticata di postare anche qui. Sono un caso perso.
Spero che questo capitolo non vi abbia delusi, o ignoti lettori, e
prometto che mi impegnerò a pubblicare il prossimo un po'
più in fretta...