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Autore: Fox2_Fox    26/11/2017    1 recensioni
|Storia a OC tutta italiana, le iscrizioni sono chiuse, circa, in verità si può ancora partecipare|
15 Settembre, Firenze
Una ragazza cammina nell'ombra, un mantello rattoppato ad avvolgerla, il passo silente e la luna alle spalle, i guanti macchiati di sangue.
18 Ottobre, Catania
Un uomo ride sguaiato alle parole d'un altro e, ubriaco, s'alza in piedi con una pistola legata alla cintola. Uno sparo.
21 Novembre, Cagliari
Un bambino si dibatte, urlando, le pupille dilatate e la gola in fiamme. Piove, e un traghetto si allontana nella notte, le stelle coperte da una spessa coltre di nubi.
24 Dicembre, Torino
Una coppia d'amanti sussurra nell'ombra con un mostro da un solo occhio, una lupa grigia li veglia dall'alto, invisibile, nascosta tra le ossa dei morti.
27 Gennaio, Roma
In una Sala cinque potenti parlano del destino degli uomini che li hanno scelti per quella carica. Hanno una soluzione, forse, ma il sangue potrebbe scorrere. Fuori nevica, ma sanno che le orme di chi cercano non appariranno su quel manto candido.
-L'Inferno è vuoto e tutti i diavoli sono qui-
Genere: Azione, Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 3 -parte 1-

Vorrei dedicare questo capitolo a bicchan (titu per gli amici) che mi ha sommerso di recensioni e complimenti (e a cui avevo promesso di aggiornare velocemente, cosa che poi non è accaduta, ma che spero mi perdonerà)

Potrà sembrare un’idiozia ai lettori perché, lo ammetto candidamente, quando lo venni a sapere lo credetti anche io, ma Cassandra Pascal, membro onorario della task-force anti-mafia, provava un’immensa e incommensurabile soddisfazione nel sapere di non essere la più bassa nel suo gruppo di lavoro –come lo definiva lei-. Conoscere un tappetto come Nicola, che la scrutava dal basso del suo metro e sessanta, potergli occasionalmente appoggiare il gomito sulla spalla e poter utilizzare tutte le squallide battutine che da anni si sentiva ripetere (cose come “che tempo c’è lì sotto?” oppure “ma così in basso prende il cellulare?”) e sapere che questo, nella sua immensa gentilezza e pazienza, non si sarebbe nemmeno arrabbiato, era per la ragazza fonte d’enorme soddisfazione. Non che Cassandra fosse bassa: la sua altezza rientrava nella media di quella del genere umano. Questo lei lo sapeva, certo, ma la verità era che il Fato le aveva giocato un brutto scherzo facendola nascere e crescere in un mondo di persone che la superavano perennemente di almeno cinque centimetri. Quindi il lettore non deve stupirsi se, quando camminava affianco a Nicola, aveva stampato sul volto un perenne sorriso allegro.
I due si conoscevano da qualche tempo e, dopo uno scambio prima di mail e poi di messaggi mano a mano meno formali ed imbarazzanti, avevano deciso di uscire per prendersi un caffè e avevano scoperto di avere in comune la passione per i racconti brevi, la cioccolata calda e la fantascienza (anche se Nicola, come le aveva confidato, era appena uscito da un periodo d’ossessione per il fantasy classico). Durante alcuni uggiosi pomeriggi di Febbraio si erano ritrovati persino in videochiamata, entrambi sotto il rispettivo piumino, con una tazza della bevanda fumante sopra nominata tra le mani a parlare dell’ultimo romanzo letto come due veri critici. Marco ed Elia si erano uniti al loro gruppetto un mese e mezzo dopo l’incontro dei due e il primo non aveva risparmiato neppure una battutina sul quella che riteneva la “coppia nascente della task-force anti-mafia”. Elia però si era premurato di punzecchiarlo con il suo solito sorriso tranquillo facendogli notare come tutto quell’infierire apparisse una scenata di gelosia malcelata e finendo per etichettare Marco come nuovo spasimante di Cassandra e concorrente di Nicola per la conquista del suo cuore.
A Cass piaceva stare con gli altri tre ragazzi: li trovava interessanti e spesso aveva scherzato dicendo che avrebbe sicuramente parlato di loro al padre e che questo li avrebbe inseriti senza ombra di dubbio in l’uno o l’altro dei suoi romanzi fantascientifici. Nonostante questo Cassandra Pascal era ugualmente assurdamente nervosa per il suo primo giorno di lavoro.
Il pensiero di doversi vestire in modo semi formale l’assillava –sebbene Elia avesse esplicitamente dichiarato che sarebbe andato alla riunione in pigiama-: lei alla cappa di umidità e al soffocante caldo estivo di Milano non ci si sarebbe mai abituata e l’idea di infilarsi una camicia non l’attirava proprio per nulla, soprattutto considerando che l’avevano già avvisata che, con l’avanzare di Luglio, il caldo si sarebbe fatto sempre più insopportabile –e per un momento era stata talmente disperata all’idea da prendere in considerazione l’opzione di tornarsene a gambe levate a casa sua ad Ancona.-
Quella mattina dunque –dato che Nicola di lasciarla scappare non ne aveva proprio l’intenzione- aveva passato almeno un paio d’ore davanti allo specchio provando questa e quella camicia cercando di dare un ordine e un senso ai suoi capelli per poi rinunciare, buttarsi sul letto con una parolaccia irripetibile –colpa delle sue lontane origini venete, sosteneva lei- e optare per una t-shirt a stampa floreale, dei jeans scuri e una bella coda alta come al solito.

Ed esattamente come ve l’ho appena descritta Cassandra sosta davanti all’ingresso della porta 44b, adesso ufficiale sede della task-force governativa.
Dà una piccola spinta a Nicola, il suo dolce tappetto dai capelli celesti, per farlo riscuotere dallo stato di contemplazione di chissà cosa (dato che la stanza è abbastanza spoglia e l’unico oggetto d’interesse e lo spilungone dai capelli rossi al centro di questa) nel quale era precipitato.
Il ragazzo si riscuote borbottando qualcosa tra sé e sé per poi lasciarsi scappare un sospiro.
Marco, dietro di lei, ancora continua a sghignazzare. Cass si volta guardandolo male e intimandogli con lo sguardo di smetterla subito per poi tirargli una bella gomitata nelle costole, che trasforma la risata in un grugnito, quando vede che non ha intenzione di ascoltarla.
«È un piacere, rosso.» asserisce dopo un attimo di silenzio l’albino dietro di lei beccandosi una nuova gomitata nelle costole «Ma ehi! Che ho detto!»
«Prova almeno a fingere di essere gentile.» borbotta la ragazza guardando storto l’amico dai capelli chiari con stampato sul viso quello che Marco stesso definiva il suo impertinente broncio da bambina indispettita. Il più alto si limita ad alzare gli occhi al cielo e Cass, trattenendo un sospiro per quella battaglia persa in partenza, torna a girarsi verso “il rosso” con un sorriso timido, ma non per questo meno sincero o contagioso, stampato in viso. Supera Nicola che nel frattempo si era allontanato di qualche passo verso sinistra ma che era ricaduto nuovamente nel suo “stato di contemplazione del nulla”, e si dirige verso quello che sospetta essere Isaia –poiché i capelli rosso fuoco, il volto spruzzato di efelidi e la mole non così modesta non lasciavano grandi dubbi- e gli porge la mano socchiudendo gli occhi come le capitava da sempre quando si ritrovava a sorridere così tanto.
«È un piacere conoscerti, Isaia.»
Il ragazzo le stringe la mano un poco stralunato e Cassandra si rende conto di apparire, molto probabilmente, oggettivamente inquietante con quel sorriso enorme e tutta quell’euforia per la nuova conoscenza –per non parlare del fatto che, a giudicare dall'espressione del ragazzo, lui non aveva la minima idea di chi avesse davanti, mentre lei aveva praticamente studiato in modo ossessivo e alquanto preoccupante i fascicoli sui nuovi colleghi che aveva chiesto molto gentilmente, in altre parole estorto con la forza, a Rachele-. Ritrae la mano di scatto, rossa in volto come una di quelle mele che crescono nel cortile della casa di campagna e che sua zia usa sempre per fare quelle torte alle buonissime che lei adora tanto e che le ricordano i pomeriggi estivi passati nel frutteto insieme a sua madre. Isaia De' Medici sospira un poco per poi scuotere impercettibilmente la testa e Cassandra deve trattenere la sua innata ed incontrollabile curiosità che le suggerisce di attivare la propria abilità e analizzare un po' meglio le emozioni che sente aleggiare intorno ad Isaia. Vedendo che l’attenzione del ragazzo non è più focalizzata su di lei, Cass riesce a riacquistare un colorito più simile a quello di un essere umano anziché a quello di un pomodoro e a schiudere le labbra per riprendere le presentazioni, magari con un po’ di scioltezza in più. Purtroppo viene interrotta, come al solito, da un estremamente rumoroso albino che le circonda le spalle con un braccio e che non si cura minimamente dell'occhiataccia estremamente infastidita dalla ragazza irritata non solo per essere stata interrotta, ma che perché Marco sapeva benissimo quando Cass odiasse essere così bassa, eppure sembrava che non sprecasse mai un’occasione per ricordarglielo con l’uno o l’altro gesto.
L'albino squadra Isaia dall'alto per qualche momento, e Cass ridacchia sotto i baffi che non ha, il fastidio dissolto con la stessa velocità con cui era arrivato. Il fatto era che non avrebbe mai voluto trovarsi nei panni di Isaia in quel momento: scrutato da un bestione alto un metro e novanta con una luce poco rassicurante negli occhi.
La tensione che accenna a formarsi sparisce però in pochi attimi –e prima che Isaia possa sbiancare del tutto- quando Marco, evidentemente convinto di aver marcato a sufficienza il territorio –e Cass lo avrebbe preso in giro per il resto della vita per quei suoi atteggiamenti intimidatori che spesso sfociavano in scenette davvero comiche-, distende i muscoli del viso tutto d'un tratto e assesta un pugno forse un po' troppo forte -dato che il rosso si ritrova a barcollare sul posto- sulla spalla del ragazzo.
«È un piacere conoscerti, rosso, io sono Marco e questa Cassandra qui è ragazza» e strofina le nocche –senza curarsi del lapsus Freudiano, per lui fenomeno abbastanza comune che ha invece fatto aggrottare le sopracciglia ad Isaia- sulla testa della ragazza stessa scompigliandole i capelli che fino a due secondi prima erano ordinati in una bella coda e ottenendo da lei un grugnito di disapprovazione con conseguente gomitata nelle costole «il tappetto laggiù invece è Nicola, e sorridi un po', forza, lo so che questi due non massimo il sembrano, ma con il tempo si impara ad apprezzarli, circa.»
«Ma smettila di dire idiozie» borbotta una alquanto infastidita Cassandra impegnata a rifarsi la coda «che finisci che lo terrorizzi già dal primo incontro.» e poi torna a rivolgersi a Isaia con ancora lo sguardo rivolto al cielo «lascialo perdere, si diverte a fare il rumoroso capoccione ma in realtà...»
«Ma in realtà oltre a fingere di avere la testa dura come il granito, a improvvisarsi molesto, fastidioso, irritante, irritabile e vagamente troppo tendente alla collera dopo qualche tempo ti fa capire che in verità lo è sul serio»
Le parole, pronunciate dalla voce perennemente rilassata che Cass aveva imparato ad apprezzare nei mesi precedenti, sono seguite dal classico odore che accompagnava Elia Mezzanotte ovunque andasse, odore che Cassandra e Nicola definivano "un misto di zucchero sul punto di bruciare e tabacco con una punta amara di retrogusto", ma che, detto senza il velo di gentilezza, era, testuali parole della ragazza, la "puzza d'erba e non quella per cavalli e Dio mio Elia non ho la minima idea di dove tu l'abbia comprata e non lo voglio nemmeno sapere l'importante è che la porti fuori da casa mia e non dirmi che te la coltivi in casa perché giuro che ti tiro un cazzotto".
La chioma verde e scompigliata del ragazzo, imprigionata dal cappello bianco e nero tanto adorato dal proprietario, non si fa attendere molto dato che il ragazzo si unisce al gruppetto trascinandosi dietro un non poco frastornato Nicola che pare concentrare tutta la sua attenzione su un dialogo silenzioso con la Fata Turchina –e per questo, lettore, dovrai aspettare ancora un po': parlare ora dell'abilità di Nicola Agnelli sarebbe decisamente troppo prematuro e impiegherebbe una digressione fin troppo lunga che spezzerebbe la nostra narrazione, quindi per ora dovrai accontentarti di sapere che spesso Nicola si perdeva nel chiacchiericcio dell'essere che gli abitava la testa e, a volte, finivano per sfuggirgli dalle labbra commenti poco appropriati su argomenti che solo lui e l’entità nella sua testa potevano conoscere.-
Cass lo vede dare un pugnetto scherzoso sulla spalla di Marco, che non sembra comunque apprezzare l'interruzione, e portarsi due dita alla fronte abbozzando verso Isaia un cenno che dovrebbe essere una qualche sorta di saluto militare che però diventa solo un pretesto per sistemarsi il cappello in un gesto che ormai Cassandra riconosceva come tipico di Elia ai livelli di uno strano tic posseduto da lui solo e che poteva essere paragonato unicamente a cose altrettanto particolari e caratteristiche come lo erano i lapsus di Marco o i commenti randomici a voce alta di Nicola o la magica capacità di Cassandra di cambiare umore nel giro di tre secondi ("e quelli con le triple e quadruple personalità accompagnano soltanto", come le aveva detto Marco).
«Ma alla fin fine questo omaccione qui ha anche dei pregi, o almeno credo, io non li ho ancora trovati, Cass? Tu come sei messa? O hai abbandonato questa ricerca ai limiti dell'impossibile?»
E Cassandra non fa in tempo a rispondere, tentando di calmare le acque ed evitare uno degli scatti d'ira di Marco che Elia si divertiva a provocare e quietare subito per metà con la sua abilità –anche se spesso otteneva l’effetto contrario- e per metà a spese di Cassandra poiché la voce del capo di tutti loro –loro che avrebbero dovuto essere la task-force che avrebbe annientato la Mafia e che invece si stavano punzecchiando come dei ragazzini- li riporta alla realtà.
«Oh, bene, siete arrivati tutti.»
Con Greta Locatelli Cassandra ci aveva parlato solo qualche volta e solo via messaggio. L'aveva vista anni prima a Roma nella sede principale del DICIDA –Dipartimento Italiano per il Controllo degli Individui Dotati di Abilità-, quando aveva in qualche occasione incontrato Rachele o collaborato con gli agenti governativi per l'una o l'altra ragione, ma sempre e solo di sfuggita. Sapeva il suo nome e conosceva la sua abilità –abilità a dir poco terribile, a parer suo, almeno all'epoca: presto la sua concezione di "abilità terribile" sarebbe ben cambiata, ma questo ancora non poteva saperlo-, e la rispettava, sebbene fosse parecchio più giovane di lei –l'una aveva ventiquattro anni e l'altra cinque di meno- e, a detta di Rachele, una vera e propria teppista che "cosa ci fa tra le file governative lo sa solo lei".

Con l’arrivo e le cinque casuali parole di Greta si spezza improvvisamente il clima di familiarità che aveva invaso la stanza, come se tutti si fossero ricordati all’improvviso e solo in quel momento di non trovarsi al bar o per strada ma nel loro nuovo posto di lavoro. Greta rivolge un sorriso e saluta ognuno di loro chiamandoli per nome per poi far cenno di accomodarsi. Chi più imbarazzato e rigido e chi meno tutti sono presto seduti intorno al tavolo sulle comode sedie-poltroncine. Il silenzio regna nella stanza mentre occhi e sguardi corrono da una parte all’altra senza soffermarsi mai troppo su un singolo particolare o una persona specifica, e Cassandra si sente sprofondare nella seggiola –che improvvisamente le pare assurdamente grande ed eccessivamente morbida-. Greta, dopo un tempo che a una persona naturalmente facile all’imbarazzo come Cass pare infinito, tossisce leggermente, probabilmente per evitare ulteriori scambi di sguardi e imbarazzanti momenti di vuoto. Cassandra a quel punto si ritrova a sorridere leggermente e inaspettatamente guardando coloro con cui avrebbe lavorato da quel momento in avanti: tutti preda di quell'improvviso imbarazzo, come se fosse il primo giorno di liceo e nessuno conoscesse nessuno e nessuno sapesse che pesci pigliare.
Greta tossicchia di nuovo, attirando l'attenzione «Volete una birra?» le sopracciglia di Cass si corrugano istintivamente.
«Capo, non per contraddirla o darle fastidio, ma non sono neppure le undici, è certa che sia il caso?» È Nicola a replicare, dopo qualche attimo di silenzio perplesso, con la sua voce tanto nitida e limpida quando, paradossalmente, abbastanza incerta per quell’intervento.
La ragazza dai capelli azzurri, più scuri di quelli del suo amico tappetto, nota Cassandra, che sono invece tendono più celeste, sbuffa agitando una mano come a liquidare la questione per poi alzarsi, sparire un momento dietro quella che deve essere la porta della cucina e tornare poi con sei birre che subito piazza al centro del tavolo. Ne prende ora una per sé stappandola usando il bordo dell’appena nominato tavolo, se la porta alle labbra e ne prende un lungo sorso senza aspettare che qualcuno la imiti o qualcosa di simile.
Appoggia sul tavolo la bottiglia ora piena per metà e si pulisce le labbra con il dorso della mano emettendo poi un leggero sospiro. Si china e da uno zaino alquanto malmesso tira fuori un plico di fogli volanti, un quadernone tutto spiegazzato e quattro o cinque biro. Cass osserva la scenetta e il suo seguito, Greta che porge fogli e penne ad Isaia di fianco a lei e questo che ne prende una copia per sé e fa passare le altre, con una sorta di sconcerto che non saprebbe se definire positivo o negativo.

Si ritrova in mano le stesse schede che mesi prima s’era fatta dare da Rachele. Osserva il proprio volto sorridente della foto e la sfilza di dati anagrafici e di appunti clinici di sorta, seguita dalla fotocopia fronte e retro della carta di identità, dalle informazioni sui loro parenti stretti e da un breve resoconto sui punti focali della loro vita. Quello che però attira l’attenzione della ragazza e ciò che segue la lista schematica dei dati personali: per ognuno di loro ci sono infatti almeno tre pagine fronte e retro che riguardano unicamente l’abilità posseduta. Cassandra ha una stretta allo stomaco quando si rende conto che tutti potranno leggere della sua vita e sapere praticamente ogni cosa.
«Bene, so che già alcuni di voi si conoscono, ma vorrei che comunque deste un’occhiata per domani a questi fogli, alle abilità nello specifico: dobbiamo farci un’idea gli uni degli altri e soprattutto sulle nostre capacità il prima possibile. Ho già individuato qualche strategia che potrebbe rivelarsi vincente, ma sei teste sono indubbiamente meglio di una, quindi aspetto le vostre proposte.»
Greta si ferma un momento osservando il foglio senza dire più nulla strofinandosi la radice del naso tenendo contemporaneamente le sopracciglia alzate, come se stesse cercando il modo giusto per continuare il discorso. Poi alza lo sguardo e incontra quello di Cassandra che se ne sta seduta esattamente di fronte a lei. Tiene gli occhi fissi nei suoi per qualche attimo per poi farli scorrere su tutti loro e, a quella vista, sorridere… soddisfatta?
Sposta il plico di fogli con un gesto della mano e si mette comoda sulla sedia allungando le gambe e incrociando le braccia al petto e mettendo in mostra, probabilmente involontariamente, i numerosi tatuaggi. La luce filtra dalle finestra illuminandole gli occhi turchesi e facendoglieli brillare di una luce che Cassandra definisce maliziosa senza alcun dubbio.
«E ora parliamo di Mafia.»

Angolo autrice
Lo so, sono in ritardo (in super ritardo) e la cosa triste è che non ho nemmeno una scusa: ho scritto e pubblicato questo capitolo su Wattpad un paio di settimane fa e poi niente, tra una cosa e l'altra mi sono dimenticata di postare anche qui. Sono un caso perso.
Spero che questo capitolo non vi abbia delusi, o ignoti lettori, e prometto che mi impegnerò a pubblicare il prossimo un po' più in fretta...

   
 
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