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Autore: Elgul1    27/11/2017    1 recensioni
Questa storia è un What if di cosa sarebbe potuto accadere, secondo me, se invece di Shouyou, Gintoki avesse avuto come maestro Utsuro diventando il più temibile assassino a disposizione dei Naraku.
Gintoki ha sempre vissuto per servire e aiutare il suo maestro Utsuro che lo ha cresciuto come un figlio. Da anni commette crimini di ogni genere uccide coloro che infangano il buon nome dei Narakue chi rappresenta una minaccia per l'ordine imposto. La sua strada però, durante la sua missione più pericolosa, sarà costellata di numerosi incontri che riusciranno a portarlo verso la dritta via che sembra irragiungibile?
Genere: Azione, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gintoki Sakata, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Il laboratorio di Gengai era in uno strano silenzio quel giorno interrotto di quando in quando dal brontolare del vecchio inventore oppure dal gocciolio di olio da qualche robot scassato.

Shinpachi stava seduto in un angolo a mangiare il suo bento. Ormai erano quattro giorni che andava e veniva da quel luogo e non ne poteva davvero più.
 " Tutto bene ragazzino?" Domandò Bansai lanciandogli una bibita comprata al supermercato vicino.
Shinpachi la prese al volo e, mentre l'apriva, rispose:" Si si solo è che mi sto annoiando a morte." 
" Bhe è normale infondo non è una missione molto dinamica, ma credimi è di vitale importanza che noi stiamo qua..." Disse l altro enigmatico prendendo un sorso dalla sua Cola. 
" Sapessi almeno per cosa..." Borbottò afflitto Shinpachi. Odiava il fatto che gli tenessero tutti quei segreti. Si era unito da poco, è vero, ma si aspettava una fiducia maggiore. Aveva fatto tutto quello che volevano, che altro poteva fare?
 
" Non ti crucciare ragazzo, è così per tutti all'inizio, che credi? Comunque se vuoi andare a sgranchirti un pò le gambe fai pure ci sto io di guardia." Disse Bansai facendogli cenno di uscire. 
" Ne sei sicuro? E se venisse qualcuno?" Domandò Shinpachi alzandosi a fatica visto che era stato seduto per quasi quattro ore di seguito.
" Bhe, se arriva qualcuno, lo affetterò ben bene che credi? Sono più che qualificato per difendermi, stai tranquillo. Ed escì un'po, ragazzino." Replicò Bansai sorridendo. 
" D'accordo, grazie mille. Vedrò di tornare tra un'oretta al massimo, promesso!" Esclamò Shinpachi uscendo dall'officina e venendo investito dalla forte luce del sole ormai molto alto nel cielo. 
 
Mentre camminava per il mercato fu attratto dalle molte bancarelle della via. Li venivano di solito venduti pezzi di antiquariato oppure cianfrusaglie di chissà quale secolo, infatti erano molti i fabbri oppure i samurai senza più un lavoro che vendevano i loro cimeli per prendere qualche spicciolo. Si era messo a guardare una piccola vetrina quando una capigliatura inconfondibile di colore bianco attirò la sua attenzione. " Gin-san!" esclamò.
L uomo si voltò piuttosto sorpreso di essere chiamato e, quando vide Shinpachi, fece un sorriso forzato come se la giornata fosse stata appena rovinata.
 
 
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Il corpo martoriato si trovava completamente immeso in una pozza di sangue, ormai era già il decimo caso in soli sette giorni. La foto fu appesa al muro su cui la Shinsengumi ormai metteva e posizionava ogni assassinio che stava avvenendo da una settimana a quella parte.
 
 " Che abbiamo qua?" Domandò Kondo avvicinandosi a Okita che stava segnando sul quadernetto i dettagli.
 " Un altro omicidio ancora una volta un'artigiano di spade..." Mormorò Okita per niente sorpreso.  
" Sempre lo stesso metodo di attacco..." Borbottò Kondo. 
" Già, l'ha colpito a orario di chiusura. Tornava a casa ed è stato accoppato."
 " E ovviamente non c'erano testimoni." Aggiunse Kondo finendo il discorso dell amico, che annui di rimando. Si avvicino alla parete della stanza che stavano usando per segnare i vari delitti con tanto di una mappa ma era servita a ben poco visto che, ogni omicidio, era lontano chilometri dell'altro. 
" Anzitutto perché uccide dei fabbri?" Domandò Kondo.
 "  Qualcuno glielo avrà ordinato sicuramente se lavora su commissione si spiegherebbe tutto questo ma ci sarà un qualcosa che li unisce..." Replicò Okita rileggendo i vari fogli che parlavano della storia della vittima e poi trovò un nesso.      " Kondo leggi qui." Disse porgendogli un foglio. Il comandante lesse il primo, il secondo e il terzo e poi capì. 
" Da ordine di rintracciare negli archivi tutti coloro a cui è stato dato il perdono dopo la guerra ogni singolo fabbro. Abbiamo un modo di trovarlo, solo ci vorranno giorni per scovarli tutti."
 " Bhe dobbiamo essere più veloci di lui a questo ritmo chissà quanti ne farà fuori quel bastardo." Lo ribeccò irritato il giovane. 
" Faremo tutto il possibile. Non appena avremo i primi nomi li farò subito mettere sotto osservazione. Lo prenderemo." Spiegò Kondo duramente. Si stava stancando del comportamento di Okita: era da quella lotta al locale che lo stava trattando come se fosse un incompetente totale. " Si ne sono convinto anche io ma ti chiedo un favore..." Mormorò Okita secco.               
 " Cioè che cosa vuoi?" Domandò l altro curioso. 
" Se stavolta lo troverò non interferirai e me lo farai affrontare, mi hai capito?!" Kondo ammuttolì: se fosse stato per lui avrebbe ordinato a Okita di restarsene alla base, non voleva rischiare anche la vita del suo amico più stretto dopo Hijikata. Se glielo avesse impedito però che sarebbe successo? Avrebbe lottato lo stesso morendo senza nemmeno poterlo aiutare? No, non poteva. " D'accordo hai la mia parola..." Mormorò Kondo a malincuore sperando che Okita non lo trovasse sulla sua strada.
 
 
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" Che ci fa qua Gin-san?" Domandò curioso il giovane sorridendo. 
" Niente, facevo un giro. Ogni tanto mi piace venire a vedere un'po la merce qua esposta." Mentì lui dirigendosi verso l'uscita del mercatino tallonato dal giovane. 
" Non credevo fosse interessato alle spade e armi simili. Infondo al suo fianco non vedo nessuna lama." Disse Shinpachi piuttosto sorpreso.
 " Bhe diciamo che mi piace solo osservare. Non sono mai stato avvezzo a usare tali armi." Disse lui con finto imbarazzo. 
" Pure mio padre era così: anche se avevamo un dojo nessun allievo più praticava l'arte della spada ed era diventato uno statale..." Mormorò, il ragazzo con un groppo alla gola. Perché diceva queste cose  a uno sconosciuto? 
" Bhe cosa c'e di male in questo? Forse la via della spada, non faceva più per lui." Disse Gintoki con un sorriso triste. 
" Se l'avesse ancora praticata forse non sarebbe morto e io non proverei tutto questo odio... Come può una persona porre fine così alla vita di un'altra con una tale leggerezza?" Gli domandò il giovane. 
" Forse nemmeno per lui è stato facile forse credeva di essere nel giusto." Disse lui senza pensare. Shinpachi si fermò e, mormorò: " Mio padre mi ha sempre detto che la morte di una persona è un peso immenso, un peso che non andrà mai via. Come fa un uomo così a vivere?" 
 " Forse è un peso ma qualcuno dovrà addossarsi quel fardello..." Bisbigliò serio Gintoki. Prima che il giovane potesse ribattere il bianco aumentò l'andatura. " Bhe sarà il caso che vada adesso. Salutami quel Madao quando lo vedi a lavoro. Ciao!" Esclamò Gintoki aumentando il passo e dileguandosi ancor prima di sentire la risposta del ragazzo, che rimase piuttosto sorpreso e stupito della sua fuga.
 
Una volta girato l'angolo Gintoki si appoggio alla parete di una casa.
Respirava in maniera affannata: che  gli stava accadendo? Quando quel ragazzo aveva iniziato a parlare di suo padre un senso di inadeguatezza lo aveva colpito all'improvviso? - Non puoi permetterti sensi di colpa. Non adesso, non dopo tutti questi anni...- Pensò. Aveva ucciso decine e decine di persone perché proprio, adesso cominciava a sentire quel peso sulla sua anima? A un certo punto le parole di quello Shinsengumi tornarono alla mente " se non hai niente da proteggere a cosa serve lottare?" Quelle parole. Ormai gli vorticavano in testa da più di un mese. Fece un lungo sospiro cercando di calmarsi i nervi. Ormai era giunto a metà della sua opera, mancava poco a completare la missione. Si sentiva esausto per via del poco riposo, ma non importava, doveva completare la missione a ogni costo.  
   
 
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