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Autore: Saigo il SenzaVolto    30/11/2017    1 recensioni
AU, CROSSOVER.
Sequel de 'Il Pianto del Cuore'
Era una serata come tutte le altre, quando improvvisamente Naruto, assieme a Hinata, Sakura e Sasuke si ritrovò in un luogo sconosciuto senza ricordare nulla. Ma loro non sono i soli ad essere finiti lì. Direttamente dall’oltretomba infatti, anche i genitori di Sasuke e quelli di Naruto fanno la loro comparsa, insieme a due personaggi provenienti dal futuro: Sarada Uchiha e Boruto Uzumaki.
Quest'ultimo, inoltre, molto diverso dalle aspettative di tutti!
Tra dispute familiari, passati dolorosi e comportamenti inaspettati, per i nostri eroi non sarà facile andare d'accordo. Ma tutti loro dovranno riuscire ad unirsi insieme per superare molte difficoltà, poiché una grave minaccia rischia di distruggere il loro mondo.
E loro sono gli unici in grado di fermarla!
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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PREMESSA: alcuni personaggi ed eventi di questa storia potrebbero essere diversi rispetto all’opera originale! Dipende tutto dalla mia immaginazione!
 

 
 

WHISPERS IN THE DARK
(Skillet)

 
Despite the lies that you're making,
Your love is mine for the taking.
My love is just waiting
To turn your tears to roses.
I will be the one that's gonna hold you,
I will be the one that you run to,
My love is a burning, consuming fire.
 
No, You'll never be alone!
When darkness comes, I'll light the night with stars!
Hear my whispers in the dark!
No, You'll never be alone!
When darkness comes, you know I'm never far!
Hear the whispers in the dark!
 
You feel so lonely and ragged,
You lay here broken and naked,
My love is just waiting
To clothe you in crimson roses.
I will be the one that's gonna find you,
I will be the one that's gonna guide you,
My love is a burning, consuming fire.
 
No, You'll never be alone!
When darkness comes, I'll light the night with stars!
Hear my whispers in the dark!
No, You'll never be alone!
When darkness comes, you know I'm never far!
Hear the whispers in the dark!
 
Whispers in the dark!
 
Nonostante le bugie che stai inventando,
Il tuo amore è mio da prendere.
Il mio amore sta solo aspettando
Di trasformare le tue lacrime in rose.
Sarò l’unica che ti sosterrà,
Sarò l’unico da cui correrai,
Il mio amore è un fuoco che brucia e consuma.
 
No, non sarai mai solo!
Quando l’oscurità arriva, io illuminerò la notte con le stelle!
Ascolta i miei sussurri nel buio!
No, non sarai mai sola!
Quando l’oscurità arriva, tu sai che non sono mai lontano!
Ascolta i sussurri nel buio!
 
Ti senti così solo e insipido,
Tu giaci qui, nuda e distrutta,
Il mio amore sta solo aspettando
Di vestirti in rose cremisi.
Sarò l’unico che ti troverà,
Sarò l’unica che ti guiderà,
Il mio amore è un fuoco che brucia e consuma.
 
No, non sarai mai solo!
Quando l’oscurità arriva, io illuminerò la notte con le stelle!
Ascolta i miei sussurri nel buio!
No, non sarai mai sola!
Quando l’oscurità arriva, tu sai che non sono mai lontano!
Ascolta i sussurri nel buio!
 
Sussurri nel buio!
 


Pianto, Amore e Confessione


Giorni mancanti allo scontro: 10

Cima di una collina, a 10 chilometri a Sud di Shiganshina


Il tramonto.

Il sole che cala all’orizzonte, la sua intera forma accecante e luminosa che viene inghiottita interamente dalle montagne lontane, oscurando il cielo di minuto in minuto, il quale assume prima sfaccettature di colore giallognole, poi ancora arancioni, ed infine rosse.

Fino a quando, alla fine, tutto cala nelle tenebre più assolute.

La descrizione del fenomeno del tramonto era esattamente eguagliabile alla descrizione dello stato d’animo di colui che lo stava contemplando adesso. La sua era stata una vita piena di tenebre e sofferenza, una vita fatta di dure lotte per la sopravvivenza e di tensione.

Una vita che però non era fatta soltanto di buio. Aveva avuto anche i suoi momenti di luce, i suoi sprazzi di splendore. Una vita fatta anche da realizzazioni, traguardi e successi. C’erano stati molti momenti belli nella sua vita, momenti che non avrebbe mai voluto cambiare per nessuna ragione al mondo.

Momenti in cui aveva scoperto cosa fosse l’amore, cosa fosse l’affetto, cosa fossero il successo e la felicità. C’erano stati momenti in cui quella vita aveva risplenduto di luce, riempiendo il suo cuore di pace ed un senso di compimento che non avrebbe mai più dimenticato.

Già, la sua vita non era stata per nulla buttata al vento, pensò Boruto Uzumaki.

Aveva dovuto lottare ogni giorno per giungere a quello che aveva ottenuto adesso, ma ne era valsa la pena. Aveva sofferto, aveva pianto, aveva fallito ed era caduto molte volte. Ma non si era mai arreso. Non si era mai lasciato scoraggiare.

Perché non era mai stato da solo. Aveva sempre avuto con sé dei compagni, degli amici, delle persone che lo avevano salvato dal buio della disperazione.

Aveva trovato una famiglia che lo aveva amato e sorretto ogni giorno.

Boruto sorrise lievemente, fissando dalla cima di un colle il tramonto all’orizzonte. Il suo occhio era socchiuso, il suo sorriso sarcastico e rassegnato. Adesso ne era certo. Ogni giorno che passava la sua convinzione aumentava sempre più. Ne era sempre più sicuro. E la realizzazione di quella cosa lo riempiva inevitabilmente di timore e paura.

La realizzazione che ora la sua vita, proprio come quel sole che stava guardando, era finalmente giunta al tramonto.

“Ironico pensare una cosa simile a soli diciassette anni…”

Eppure ne era più che convinto. Non aveva dubbi nella sua mente. Era pronto a metterci una mano sul fuoco. Aveva udito dire una volta che quando una persona giunge infine a compiere il proprio Destino, soltanto allora essa comprende come andranno a finire le cose. Soltanto allora essa riesce a scoprire il significato della sua esistenza. Forse era proprio questo ciò che lui stava sperimentando adesso.

Fra qualche giorno, più precisamente fra dieci giorni, Boruto sarebbe morto.

Se lo sentiva dentro, e non aveva più alcun dubbio. Fra una settimana, appena lo scontro con il drago Vrangr sarebbe finalmente incominciato, Boruto avrebbe perso la vita.

Non aveva più senso continuare a negarlo. Boruto si era già rassegnato ad accettare la sua fine. Lo aveva accettato da diverso tempo ormai, forse già sin dal primo giorno in cui aveva messo piede ad Eldia. Dopotutto la profezia era stata chiara.
 

Arriverà poi il momento in cui ancora dovrai combattere,
contro mille calamità ed avversari da abbattere.
Combatterai per trovare il drago, Boruto, il drago che divora i mondi,
il drago che nessuno sa dove sta.
In questa impresa molti alleati avrai,
persone che odi, persone che ignori e persone a cui mancherai,
ma soltanto la tua famiglia ti salverà, non scordarlo mai.
E quando infine troverai il drago, Boruto, e sentirai tutto il suo potere,
allora, con coraggio, lo affronterai tu.
Ma uno di voi due, alla fine, non tornerà più!
 

Le profezie degli Otsutsuki non sbagliano mai, su questo non c’erano dubbi. Persino l’Eremita lo aveva confermato. Quindi non aveva nessun senso continuare a sperare. Lui non sarebbe tornato più a casa. Non sarebbe sopravvissuto alla battaglia.

Boruto sospirò debolmente, fissando il cielo rosso.

Fino a diverse settimane fa aveva pensato che sarebbe ritornato a casa ad ogni costo. Era convinto che avrebbe potuto farcela. Era certo di poter superare qualsiasi ostacolo pur di riuscire a tornare dalla sua famiglia. La sua determinazione non lo aveva mai abbandonato.

Ma ora non ne era più tanto sicuro.

Se il suo destino era già stato segnato, per quanto scettico ed incurante lui fosse, allora perché sentiva su di sé una tale pesantezza? Perché sentiva un così grande senso di finalità e gravità ogni giorno che passava? Non poteva essere una coincidenza. Questa sensazione aveva fatto scemare la sua precedente determinazione di sopravvivere ad ogni costo, senza che lui avesse potuto farci nulla.

Il biondo strinse i pugni. “Forse mi sto solo auto-convincendo.”

Tuttavia una cosa non era cambiata. La sua determinazione di uccidere il drago era rimasta invariata. Non si sarebbe arreso per nessun motivo al mondo. Non avrebbe ceduto dinanzi a nulla.

Anche se fosse morto, lui avrebbe tentato di uccidere il drago ad ogni costo. Anche se avesse perso la propria vita, non avrebbe mai permesso a quel drago di causare altro dolore al suo mondo. Non avrebbe potuto permettergli di fare del male alla sua famiglia.

Pensare ai suoi amici e alla sua famiglia gli fece però nascere una fitta di dolore nel cuore. Boruto abbassò lo sguardo, il suo occhio pieno di rammarico e tristezza.

Se fosse morto, non avrebbe potuto rivederli. Non avrebbe più avuto la possibilità di parlare con loro, neanche una volta. Li avrebbe abbandonati, senza poter lasciare loro neanche un ultimo saluto. Non aveva avuto la possibilità di salutarli da quando era giunto in questo mondo, e l’Eremita aveva detto che erano rimasti tutti molto preoccupati dalla sua scomparsa. E la lettera che Mikasa gli aveva scritto aveva confermato questo fatto.

Come si sarebbero sentiti se lui fosse morto? Se fosse morto avrebbe infranto la promessa che aveva fatto anni fa a Mikasa, senza contare che avrebbe lasciato tutti i suoi amici da soli ad affrontare l’Unione.

Una lacrima scese lungo la sua guancia. Il suo corpo venne scosso da singhiozzi sommessi.

Non voleva morire. Non voleva abbandonarli. Il solo pensiero di non essere più in grado di salutare Sora, Mikasa e tutti gli altri era troppo doloroso da sopportare. Era troppo straziante. Tutti i ricordi, tutte le avventure e le difficoltà che avevano superato insieme non avevano più senso senza di loro.

“Mikasa… Sora… Ragazzi… Mi dispiace!” pensò disperatamente, mentre tentava invano di calmarsi. Ma i singhiozzi non si fermavano, le lacrime non smettevano di scendere.
 

“Boruto?” fece improvvisamente una voce familiare alle sue spalle.

Il biondo sgranò l’occhio umido ma non si voltò, continuando a fissare il tramonto e tentando di fermare le lacrime. Era rimasto talmente rinchiuso nel suo dolore che non era riuscito a percepire che qualcuno si stesse avvicinando a lui. E non poteva permettere a nessuno di vederlo in quello stato, per nessun motivo.

Tuttavia non riuscì ad ingannare la persona dietro di lui.

“Perché stai piangendo?” esclamò Sarada, allarmata. “Cosa succede, Boruto?”

Il ragazzo si asciugò le lacrime con un braccio, maledicendo il tempismo dell’Uchiha. Perché nessuno si decideva a lasciarlo in pace? Perché non poteva restare da solo anche quando ne aveva bisogno più che mai?

La ragazza si portò subito al suo fianco, osservandolo con uno sguardo preoccupato ed esitante.

“Bolt! Cosa ti succede?” chiese di nuovo, muovendo un braccio verso di lui per confortarlo.

Il Nukenin strinse i denti, scostando con forza la sua mano e respingendola lontano da sé. La giovane sgranò gli occhi, scioccata.

“Non sono affari che ti riguardano!” sbottò l’altro rabbiosamente. “Vattene via! Voglio restare da solo! E piantala una buona volta di chiamarmi in quel modo!”

Sarada rimase imbambolata per alcuni secondi, sbalordita dall’atteggiamento inaspettato del suo vecchio amico. Tuttavia non demorse, aggrottando le sopracciglia e facendo un passo verso di lui.

“Non ho intenzione di andarmene da qui fino a quando non mi dirai cosa ti è successo!” ribatté con decisione, fissandolo con occhi ardenti.

Boruto ringhiò tra i denti. “Non ho intenzione di dirti un bel niente, Uchiha!” sbottò velenosamente. “Quello che mi succede non ti riguarda, quindi fatti gli affari tuoi e SPARISCI DALLA MIA VISTA!”

La ragazza sentì le lacrime formarsi nei suoi occhi, ma riuscì in qualche modo a tenerle a bada. Il tono del suo compagno era pieno di dolore e odio, e vederlo rivolgersi a lei in quel modo le riempiva sempre il cuore di tristezza e sconforto.

“Perché?” domandò con foga e rabbia. “Perché ti comporti sempre così? Perché non mi dici una buona volta cosa sta succedendo? Sei cambiato in questi giorni, Boruto! Non tenerti tutto dentro! Voglio solo aiutarti!”

“NON HO BISOGNO DEL TUO AIUTO!” rispose con veemenza quello. “L’unica cosa di cui ho bisogno è che tu e tutti gli altri mi lasciate in pace! Vattene ora! Non dovresti allenarti assieme a Naruto e Sasuke come ti ha suggerito l’Eremita? Quindi smettila di perdere tempo e lasciami da solo!”

Sarada lo fissò con gli occhi sgranati, il suo volto una maschera di dolore, stupore e shock. Fece un passo indietro, stringendo i pugni e scuotendo la testa come in un moto d’incredulità.

“Dunque è così che stanno le cose?” disse con un tono affranto e basso. “Sei caduto talmente tanto nell’odio da essere diventato incapace di vedere quando qualcuno vuole aiutarti? Sei davvero finito così in basso?”

Boruto la fissò con il suo occhio freddo, le scie di lacrime ancora presenti sul suo volto.

La sua vecchia amica abbassò lo sguardo. “Il Sesto Hokage aveva ragione,” disse lentamente. “E anche mio padre me lo disse una volta, ma io non ci avevo mai creduto fino in fondo. Il dolore e la sofferenza sono davvero in grado di distruggere completamente il cuore una persona…”

Il giovane guerriero si voltò di scatto, continuando a fissare il mondo con una rabbia a malapena contenibile. “Non sono io quello senza cuore qui!” sibilò a denti stretti. “Sei tu quella che continua a torturarmi continuamente, il tutto per l’egoistico desiderio di riavere indietro il tuo vecchio amico, una persona morta da tempo!”

Sarada sentì la rabbia moltiplicarsi grazie all’influenza dello Sharingan. “Il mio amico NON è morto!” urlò con fermezza. “Io continuo sempre a vederlo in te, così come continuano a vederlo i tuoi genitori, tua sorella e tutti i tuoi vecchi amici! Tutti noi riusciamo a vedere quel ragazzino sorridente e coraggioso ogni volta che i nostri occhi si posano su di te! L’unico che deve ancora capirlo sei tu!”

Boruto rise malvagiamente, emettendo un suono gutturale quasi folle. “E voi invece siete sempre i soliti sciocchi creduloni!” ribatté crudelmente. “Io non tornerò indietro, e quello che voi vedete in me non corrisponde alla realtà! Non esiste un futuro dove tu o quel maledetto Hokage possiate convincermi del contrario!”

“E allora preferisci lasciare le cose così?” esclamò Sarada. “Preferisci continuare a stare da solo, piangendo senza nessuno che possa consolarti o darti un minimo di conforto? Preferisci passare il resto della tua vita nel dolore, giudicato dal mondo come un criminale?”

Boruto scosse la testa. “Io non sono da solo, né tantomeno tutti mi vedono come un criminale! Ci sono ancora delle persone che mi vogliono bene e che mi accettano per come sono! Persone che conoscono e sanno quello che sono realmente! Persone che mi sostengono e che non mi hanno abbandonato a differenza di quei tre maledetti vermi che tu continui a servire come una leccapiedi!”

“Naruto-sama, Hinata-sama e Himawari non sono vermi!” sbottò lei con fermezza.

Il ninja traditore sputò a terra. “Giusto! I vermi sono persino al di sopra di loro! Quei tre sono soltanto feccia, spazzatura e sterco ai miei occhi!”

“SONO LA TUA FAMIGLIA!” urlò con rabbia Sarada, facendo riecheggiare la sua voce nel silenzio del tramonto.

“Non sono più la mia famiglia!” ribatté velenosamente il biondo col mantello. “Hanno perso ogni diritto di considerarmi un membro di quella loro patetica famiglia! L’unica famiglia che ho sono Mikasa, Sora e tutti i miei amici!”

Sarada fece per rispondere, ma il ragazzo si portò davanti a lei in meno di un secondo, aprendo il Jougan e fissando il suo Sharingan con rabbia e disgusto.

“Vuoi sapere perché sto piangendo?” domandò Boruto con un tono freddo e tagliente. “Sto piangendo perché se dovessi morire durante lo scontro contro il drago allora non sarò in grado di ricongiungermi con le persone che amo! Perché finirei per lasciare la mia famiglia da sola, proprio come fui abbandonato io a sette anni, senza poterla neanche salutare! Ma anche sapendo questo, sono disposto ad andare incontro alla morte pur di proteggerli dalla minaccia che incombe sul nostro mondo! Ecco perché sto piangendo Sarada: perché loro sono le persone a cui io tengo più della mia stessa vita! Ed il solo pensiero di non rivederle mai più mi sta distruggendo dentro!”

Sarada abbassò lo sguardo a terra, il cuore che le faceva male nel petto.

“Questo è esattamente quello che provano anche i tuoi genitori ogni volta che pensano a te…” sussurrò lei debolmente.

Boruto s’irrigidì all’udire quelle parole, stizzito.

La giovane Uchiha continuò a parlare, senza alzare gli occhi dal terreno. “Naruto-sama ed Hinata-sama tentano ogni giorno di trovare un modo di farsi perdonare da te per questo stesso motivo. Perché il solo pensiero di non poter vivere al tuo fianco come una famiglia è troppo doloroso per loro. E la stessa cosa vale anche per Hima-chan.”

Boruto continuò a fissarla con i suoi occhi spalancati, senza proferire parola.

“Tutti loro sono profondamente dispiaciuti per quello che ti hanno fatto,” continuò Sarada, il suo tono pieno di dolore. “Non te lo abbiamo mai detto, ma tua madre è stata depressa per molti mesi da quando hai lasciato il Villaggio, e se non fosse stato per la mamma di Inojin e mia madre, a quest’ora sarebbe probabilmente morta perché non riusciva più a mangiare. Le sue crisi erano dovute al fatto che non riusciva a vivere senza di te, ed è ancora convinta di non poter essere in grado di ritornare ad essere una buona madre nonostante la sua rinomata bontà.”

“…”

“Ma lei non è la sola ad aver sofferto per questo. Non c’è giorno in cui il Settimo non versa lacrime di dolore per quello che ti ha fatto passare quando eri piccolo, ed io stessa l’ho udito piangere una notte mentre era da solo nel suo ufficio. È talmente depresso e distrutto emotivamente che in passato ha tentato persino di dimettersi dalla carica di Hokage per lasciare il Villaggio e cercarti di persona. Solo grazie a mio padre e a Shikamaru ha ritrovato la ragione, realizzando che se lui avesse lasciato la sua carica il Villaggio sarebbe caduto in rovina, e che così facendo tu saresti stato ricercato ancora prima che il tuo nome finisse nel Libro Nero dei ricercati.”

“…”

“Himawari è l’unica persona coinvolta quanto te nella faccenda che sta cercando di far reggere in piedi quella famiglia disastrata e distrutta. Ma anche lei sta soffrendo come i suoi genitori. Da quando te ne sei andato, lei ha pianto ogni notte per la tua mancanza. Ti adorava talmente tanto che la tua decisione le ha spezzato il cuore. Adesso passa le giornate interamente ad allenarsi per diventare più forte così da poterti riportare a casa ad ogni costo. Eri sempre stato il suo idolo, la persona che sperava di raggiungere e che voleva rendere orgogliosa con il suo impegno. Non sapevi che per lei tu eri l’unico punto di riferimento maschile della famiglia, dato che tuo padre era sempre impegnato a causa del suo lavoro?”

Boruto la fissò in silenzio, il suo sguardo indecifrabile.

Sarada alzò gli occhi, fino ad incrociare lo sguardo con il Nukenin. “Capisci adesso perché sono così determinati a riportarti a casa?” chiese con un tono colmo di frustrazione. “Esattamente come tu non riesci ad accettare di non poter rivedere i tuoi amici, così anche loro non possono vivere senza di te!”

Il ragazzo non rispose subito, restando in silenzio per alcuni secondi. “Anche se quello che dici fosse vero, questo non cambia le cose!” disse poi improvvisamente. “Loro mi hanno abbandonato, e tu stai solo tentando di farmi avere ripensamenti perché adesso provano rimorso nei miei confronti!”

“Ma loro ti vogliono bene!” disse ancora lei, incredula.

“Parli come se loro fossero gli unici che stanno soffrendo!” ribatté subito Boruto, la sua voce priva di emozione. “Non hai mai provato a pensare che, forse, questo non sarebbe mai successo se non mi avessero abbandonato alla disperazione in passato? Credi che io non abbia sofferto a causa loro? Credi che la colpa delle loro azioni sia mia? Non farmi ridere, Sarada! Loro stessi si sono portati questa maledizione addosso il giorno in cui arrivai a tentare di suicidarmi a causa loro! E dopo aver rischiato la pelle per loro, come testimonia la cicatrice sul mio petto, adesso mi perdonerai se quello che provano nei miei confronti non potrebbe interessarmi di meno!”

La giovane Uchiha fece un passo in avanti. “Ma perché non provi a ricominciare?” lo supplicò ancora una volta. “Perché non metti fine a questa sofferenza reciproca? Non è ancora troppo tardi!”

Boruto scosse la testa. “Ho giurato a me stesso che li avrei uccisi entrambi un giorno,” dichiarò con un tono glaciale. “E puoi stare certa che se sopravvivrò a questo scontro col drago, niente e nessuno m’impedirà di raggiungere quell’obiettivo!”

Sarada scoppiò a piangere copiosamente all’udire quella dichiarazione colma di odio e crudeltà. Non riusciva a credere che Boruto, il suo vecchio amico, fosse davvero determinato ad uccidere i suoi stessi genitori. Non era giusto. Non poteva permetterlo. Una cosa del genere non dovrebbe mai accadere a nessuno!

Boruto la fissò in silenzio mentre piangeva con forza, osservando con muto stupore i suoi occhi pieni di disperazione e sconforto ed ascoltando i suoi singhiozzi affranti e colmi di dolore.

Non riusciva a capire. Era davvero al di là della sua comprensione. Perché? Perché Sarada stava piangendo? Perché soffriva così tanto al pensiero che volesse uccidere quei due mostri che lo avevano messo al mondo? Perché il suo odio per quei due la faceva soffrire in questo modo?

“Perché?” le chiese, il suo tono basso e pieno di confusione. “Si può sapere perché stai piangendo? Cosa diavolo c’è da piangere? Il mio odio nei confronti dell’Hokage e sua moglie non ha nulla a che fare con te, ma allora perché? Cosa diavolo ti fa soffrire in questo modo?”

Sarada tirò su col naso, tentando disperatamente di placare i singhiozzi. “Non riesci davvero a capirlo?” ribatté a sua volta. “Sono cinque anni che continuo a soffrire! E continuo a soffrire perché vedo che ti stai rovinando la vita da solo, tentando di compiere un’azione che ti porterà soltanto dolore e rimpianto per sempre!”

Boruto aggrottò le sopracciglia, chiudendo il Jougan. “E cosa ha che fare questa cosa con te?” domandò ancora il ragazzo col mantello. “Anche se alla fine le mie azioni dovessero ipoteticamente portarmi altro dolore, cosa c’entro io con te? Perché ti ostini tanto ad intrometterti nella mia vita?”

“PERCHÉ IO TI AMO!” urlò con forza la ragazza, i suoi occhi rossi spalancati che continuavano a versare lacrime come fiumi.

Boruto si acquietò all’istante all’udire quella dichiarazione inaspettata, sgranando l’occhio ed aprendo la bocca, scioccato.

“C-Cosa?”

“Ti ho sempre amato sin da quando andavamo all’Accademia!” continuò a dire Sarada, il suo tono alto e rotto dal pianto. “Sin da quando avevo dodici anni ho sempre continuato ad amarti!”

Boruto era sconvolto. Non riusciva a parlare, non riusciva a reagire in nessun modo. La cosa che lo aveva spiazzato non era l’improvvisa realizzazione, ma bensì il modo così disperato e colmo di emozione con cui la ragazza lo aveva rivelato.

Era consapevole da tempo che Sarada nutriva sentimenti romantici nei suoi confronti, ma non si sarebbe mai aspettato che lei avrebbe potuto rivelarlo in questo modo.

“Per questo non riesco ad accettarlo!” disse ancora lei, togliendosi gli occhiali e tentando invano di asciugarsi le lacrime dagli occhi. “Non ce la faccio a vedere che la persona che amo da così tanto tempo sta continuando ad allontanarsi da me! Non lo capisci? Se continuerai a scappare, se continuerai a vivere come un criminale, un giorno verrai ucciso! Il Settimo non può riuscire a proteggerti per sempre dalle altre Nazioni che vogliono la tua testa! Se non sarà l’Unione ad ucciderti, sarà qualcun altro a farlo! Tuo padre sta cercando di riportarti al Villaggio perché vuole proteggerti da questo, ma nonostante ciò tu continui ad odiarlo e ad affermare che un giorno lo ucciderai! Ma questa strada ti porterà soltanto ad altro dolore, Boruto! Ti stai rovinando la vita da solo!”

Dopo alcuni secondi, finalmente il biondo riuscì a dire qualcosa. “Hai detto che mi ami,” ripeté lentamente. “Ma perché? Perché proprio io? Cosa diavolo ci trovi di speciale in un criminale come me?”

Nonostante l’imbarazzo e il dolore che stava provando in quel momento, Sarada sorrise debolmente. “Perché io so come sei realmente.” rispose semplicemente. “Sin da quando eravamo bambini ho sempre visto il tuo coraggio, la tua determinazione ed il tuo senso di giustizia. Il tuo carattere, la tua decisione, e soprattutto il tuo cuore sono le cose che mi hanno fatto innamorare di te. Per questo so che non sei un criminale. Per questo ho sempre saputo che tu sei una vittima, e non un assassino come il mondo crede.”

Boruto continuò ad ascoltarla in silenzio.

“Ma anche nonostante questo, non posso permetterti di uccidere i tuoi genitori!” disse lei con decisione, i suoi occhi carichi di determinazione. “Non posso lasciarti compiere questo errore! Te l’ho già detto, non otterrai niente da questa decisione se non altro dolore! E nessuno vorrebbe vedere la persona di cui si è innamorati sprofondare di nuovo nel dolore!”

Il ragazzo la osservò con l’occhio sinistro sgranato, tentando di discernere la veridicità delle sue parole nel tentativo di vedere se fosse sincera o meno. Ma, per quanto continuasse a cercare, non era presente neanche una traccia di falsità nelle sue parole, non c’era alcuna esitazione nel suo volto. Il risultato era evidente.

Sarada era davvero innamorata di lui.

Boruto abbassò lo sguardo a terra appena realizzò la cosa. “Sarada,” disse allora con un tono lento e basso. “Mi dispiace, ma non posso ricambiare i tuoi sentimenti. Io…”

“Lo so,” lo interruppe lei con un sorriso triste. “Sei già innamorato di Mikasa, vero?”

Il guerriero annuì.

“Ma se lo sapevi già,” riprese poi a dire lui, il suo tono confuso ed incredulo. “Allora perché non ti sei arresa? Perché non hai smesso di pensare a me, provando ad andare avanti con la tua vita e lasciandomi al mio destino come ho tentato di convincerti a fare per anni? Perché continui ancora ad amarmi se sai che non posso darti quello che vuoi?”

La ragazza abbassò la testa, nascondendo gli occhi alla sua vista. Passarono diversi secondi di silenzio assoluto, mentre il cielo si faceva sempre più rosso mano a mano che il sole spariva dietro le montagne all’orizzonte.

“Perché non posso.” rispose alla fine Sarada.

L’occhio di Boruto si ridusse ad una fessura. “In che senso?” domandò ancora.

Lei rialzò la testa, rivolgendogli un sorriso triste e rassegnato. “Perché un Uchiha non può liberarsi dell’amore.” spiegò con un tono basso. “Una volta provato, non può più dimenticarlo se non con la morte della persona amata. I nostri occhi sono la prova fisica di ciò. Sono il riflesso del nostro amore perduto.”

Il ragazzo col mantello sgranò l’occhio sinistro appena realizzò cosa stava implicando Sarada con le sue parole.

“V-Vuoi dire,” disse con incredulità. “Che a causa del fatto che sei un Uchiha, tu non puoi innamorarti di nessun altro?”

Il sorriso triste della giovane si fece più sottile, mentre annuì senza aggiungere altro.

Boruto fece un passo indietro, scuotendo la testa come nel tentativo di negare ciò che la sua mente gli stava facendo comprendere. Un brivido di terrore gli percorse la schiena. Un senso di nausea e sconvolgimento lo pervase appena realizzò il significato di quelle parole.

Sarada era innamorata di lui sin da quando erano all’Accademia. Lo aveva sempre amato per tutto questo tempo, e adesso a causa del suo clan non poteva smettere di amarlo. A causa del sangue che scorreva nelle sue vene, lei non poteva innamorarsi di nessun altro.

Per tutta la sua vita, Sarada sarebbe stata costretta ad amare soltanto una sola persona, incapace di dimenticare quel sentimento neanche con la morte. Per tutta la sua vita, l’unica persona che lei avrebbe amato sarebbe stato lui.

Boruto strinse i pugni appena realizzò le conseguenze di ciò.

Se quello che stava dicendo era vero, questo significava che Sarada aveva sofferto per cinque interi anni a causa sua. Questo significava che avrebbe inevitabilmente continuato a soffrire poiché era incapace di dimenticare l’amore che provava nei suoi confronti.

Avrebbe continuato a soffrire per sempre a causa sua, senza poterci fare niente.

Il ninja traditore la fissò con l’occhio spalancato. “Sarada,” cominciò a dire, il suo tono pieno d’orrore. “Esiste un modo per riuscire a farti superare questa cosa? Non posso credere che voi Uchiha siate costretti ad amare soltanto una persona nella vostra vita! DEVE esserci un modo per superare questa maledizione!”

La ragazza scosse la testa, distruggendo ogni suo barlume di speranza. “Non esiste modo per far dimenticare l’amore ad un Uchiha,” rispose lei con rassegnazione. “Mio padre mi spiegò questa cosa un anno fa. Io continuerò ad amarti per sempre, anche se la cosa non farà altro che portarmi dolore e rammarico per tutta la vita…”

Boruto strinse i pugni, voltandosi di scatto e sferrando un pugno sul tronco di un piccolo albero vicino al punto dove si trovavano. La pianta si spezzò in due in un secondo, crollando pesantemente a terra.

“Dannazione! Dannazione! DANNAZIONE!” imprecò il Nukenin con forza.

Sarada lo osservò in silenzio.

Perché diavolo le cose dovevano essere così complicate? Perché? Boruto non avrebbe mai voluto che una cosa del genere potesse succedere. Non voleva continuare a far soffrire Sarada a causa sua. Non era giusto. Non se lo meritava. Non era una persona che godeva nel causare dolore gli altri. Le uniche persone di cui non gli importava se soffrissero a causa sua erano i suoi genitori, ma non Sarada.

Il biondo chiuse gli occhi, cercando di ragionare. Lui era innamorato di Mikasa, e per questo motivo era certo di non poter ricambiare i sentimenti dell’Uchiha. Ma, a causa di questo, lei non avrebbe mai più trovato la felicità nell’amore. A causa delle sue decisioni, lei avrebbe continuato a soffrire per tutta la sua vita.

Senza poter smettere di amare un criminale.

Boruto sentì le lacrime cominciare a scendere di nuovo sulle sue guancie, ma le fermò subito. Non era giusto. Non poteva accettare una cosa del genere. Lui sapeva bene cosa fosse l’amore, sapeva bene come questo sentimento influiva pesantemente nella vita delle persone. Era un sentimento bellissimo e puro, un sentimento che ti porta alla gioia ed alla completezza nel vivere con la persona amata. Ma per gli Uchiha, questo sentimento era soltanto una maledizione incurabile. Non potevano dimenticare l’amore una volta sperimentato, non potevano andare avanti con la loro vita.

E lui non poteva vivere con la coscienza del fatto che Sarada avrebbe continuato a soffrire perché lo amava. Non poteva. Era semplicemente troppo ingiusto.

Non considerava quella ragazza come una sua “amica”. Da quando aveva abbandonato il sentiero degli Shinobi, lui non pensava più alle persone del Villaggio come suoi amici. Quella era solo acqua passata per lui. Ma non poteva certo dire di odiarla. Non aveva nulla contro di lei, nonostante la sua insistenza nel volerlo riportare in quel dannato Villaggio fosse incredibilmente fastidiosa.

Ma questo non significava che voleva causarle dolore. Lui voleva soltanto che Sarada potesse riuscire ad arrendersi una buona volta nel tentativo di inseguirlo, dimenticandolo ed andando avanti con la sua vita. Voleva che potesse superare questo dolore, trovando la felicità in altro modo. Aveva provato per anni a convincerla a dimenticarlo.

Ma adesso aveva scoperto che non era possibile. Lei avrebbe continuato a soffrire per sempre perché era innamorata di lui. E non poteva farci nulla.

Boruto si voltò lentamente verso di lei. “C-C’è qualcosa che posso fare per aiutarti a superare questo dolore?” domandò sommessamente.

Sarada rimase colpita dalla domanda. “Aiutarmi?” ripeté, confusa.

“Non ho nulla contro di te,” spiegò il ragazzo col mantello seriamente. “E non mi piace causare dolore alla gente, a differenza di quello che potresti pensare. Ma per quanto questa cosa non mi piaccia, io non posso ricambiare i tuoi sentimenti e lo sai anche tu. Perciò te lo chiedo di nuovo, cosa posso fare per alleviare il tuo dolore?”

Sarada non rispose subito, continuando a fissarlo intensamente per diversi secondi di silenzio. Nessuno dei due parlò, nessuno dei due fiatò. Si osservarono a vicenda per diversi secondi, studiandosi l’un l’altro negli occhi.

Poi, improvvisamente, Sarada scattò in avanti, portandosi davanti al ragazzo e sferrando un pugno verso la sua faccia.

Boruto bloccò facilmente il pugno con una mano, e subito dopo afferrò l’altro braccio dell’Uchiha che si stava pericolosamente avvicinando al suo petto, impedendole di attaccare. Il suo occhio azzurro osservò il volto pieno di dolore della ragazza davanti a sé.

La giovane strinse i denti e tutto il suo corpo vibrò per diversi secondi, percorso da un misto di dolore, rabbia, confusione e disperazione. Ci vollero diversi secondi prima che riuscisse a calmarsi. Per tutto questo tempo, il ragazzo continuò a stringere le sue braccia, osservandole il volto.

“C’è solo un modo…” sussurrò lei alla fine, debolmente.

Boruto continuò ad ascoltarla, stringendole sempre le braccia fra le sue mani.

“Se proprio non riesci a ricambiare i miei sentimenti,” continuò Sarada. “Allora l’unica cosa che può ridarmi la pace è la morte. Soltanto quando uno di noi due morirà allora io sarò liberata da questo fardello.”

Il ragazzo non disse nulla, vedendo il suo corpo cominciare a tremare, scosso da singhiozzi.

“I-Io…” singhiozzò sommessamente lei, abbassando lo sguardo e tentando invano di fermare le lacrime. “Io…  Non ce la faccio, Bolt… T-Ti amo troppo… Ma questo dolore… è insopportabile… Non ce la faccio… Ti amo…”

Boruto sentì un profondo senso di tristezza e compassione nascere nel suo cuore nel vedere quella ragazza davanti a sé soffrire così tanto. Sentì le lacrime cominciare a colare a sua volta dagli occhi. Avrebbe voluto fare qualcosa per lei, qualunque cosa pur di riuscire a placare quel suo dolore.

Perché Sarada stava piangendo per lui. Stava soffrendo a causa sua.

Il biondo fece l’unica cosa che poteva fare in quel momento. Mollando la presa sulle sue braccia, strinse la ragazza a sé con gentilezza, poggiando la faccia di Sarada sul suo petto.

Sarada non oppose resistenza, ma si avvinghiò con forza a lui gemendo e singhiozzando sommessamente, bagnandogli il mantello con le sue lacrime calde. Rimasero entrambi così per diverso tempo, versando tutti e due lacrime di dolore, disperazione e stress.

“Ti amo…” continuò a ripetere lei incessantemente, la sua voce rotta dal pianto. “Ti amo… Ti amo… Ti amo…”

Boruto continuò a stringerla, passandole ritmicamente una mano sulla schiena per confortarla mentre lui continuava a sua volta a piangere.

“Lo so…” disse semplicemente. “Mi dispiace…”

Fu così che i due trascorsero la serata. Nessuno di loro poté dire per quanto tempo rimasero in quella posizione, avvinghiati l’un l’altro nel tentativo di confortare il loro dolore. Potevano essere passati solo pochi secondi, oppure dei minuti, o forse addirittura intere ore.

Fatto sta che non si separarono dall’abbraccio fino a quando il cielo si fece completamente buio, illuminato soltanto dalla tenue luce delle stelle che brillavano silenziosamente.
 


 

Note dell'autore!!!

Salve a tutti. Come promesso, ecco a voi il capitolo dedicato a Boruto e Sarada. Spero che possa esservi piaciuto, e che vi abbia suscitato almeno un pò di emozioni, dato che il mio unico intento era questo. La questione che riguarda il rapporto tra Boruto e Sarada non verrà conclusa in questa storia, perciò vi avviso che per riuscire a vedere come si evolverà la loro storia dovrà passare del tempo. (Non so dirvi quanto tempo precisamente)

A me personalmente piace la coppia BoruSara, ma come vedete voi stessi, nella mia storia il loro rapporto è molto complesso e pieno di problematiche da entrambe le parti. Io stesso non so se farò mettere quesi due ragazzi insieme, perchè il seguito della 'Battaglia di Eldia' è ancora lontano. Inoltre, ricordo a tutti coloro che non lo avessero capito che la mia storia NON è romantica! A me scrivere storie sul romanticismo e sui sentimenti non piace molto, quindi mi perdonerete se alcune vicende sentimentali non verranno trattate con la profondità e la cura che secondo voi meriterebbero.

Il prossimo capitolo uscirà domenica 3 dicembre!

Ne approfitto per ringraziare col cuore tutti coloro che continuano a leggere e commentare la mia storia. Grazie davvero! Se potessi abbracciarvi tutti personalmente, giuro che lo farei ;)

A presto!
   
 
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