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Autore: heliodor    30/11/2017    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Jhazar

Che scelta ho? Si chiese Joyce. Nessuna, si disse. Era il momento di essere sincera e dire la verità, sperando che funzionasse.
"Sono Joyce di Valonde" disse dopo averci riflettuto per qualche secondo.
Jhazar la fissò per un momento, poi esplose in una sonora risata. "Mi prendi in giro per caso?"
"Sono seria. Ci siamo conosciuti a palazzo, molte settimane fa."
"Sono stato spesso a Valonde ultimamente. Lo sanno tutti" disse Jhazar.
"Ma sono io. Posso provartelo."
"Non vesti come una principessa e sei lontana migliaia di miglia da casa. Spiegami come sei arrivata qui, Joyce di Valonde" disse con tono divertito.
"Malag ha cercato di rapirmi."
"Questo lo ricordo, ero presente anche io."
"Quella è stata la prima volta. Ci ha provato di nuovo, durante il mio matrimonio."
"Adesso sì che la storia si fa interessante" dsse Jhazar con tono ancora più divertito. "Continua, continua. Sei uno spasso."
Joyce scelse con cura le parole successive. "Durante la cerimonia, Valonde è stata attaccata. Questo lo saprai anche tu, non è vero?"
"L'ho saputo" disse serio.
"È morta della gente e altri sono stati feriti."
"Così hanno detto. E sai anche chi ha attaccato la città?"
"Rancey. Lui era presente."
"Vero, ma questo lo sanno tutti."
"E Gauwalt." Almeno era quello il nome che Vyncent aveva pronunciato mentre i mostri attaccavano il tempio.
"Continua."
"E forse c'era anche la strega bianca" azzardò Joyce, ma non ne era certa.
"Dicono che sia morta in duello."
Joyce lo ignorava.
"Tu come sei arrivata qui?"
"Rancey mi ha spinta in un portale" proseguì. "E mi sono ritrovata al centro del Mare di Fuoco."
"Il deserto attorno a Mar Qwara? E come sei sopravvissuta?"
"Ho attraversato il deserto fino a un villaggio. Poi sono andata a Mar Qwara."
"Davvero? Come sei arrivata qui?"
"Ero diretta a Nergathel."
"È più a nord, puoi arrivarci in cinque o sei settimane, a piedi. Due se hai un cavallo."
"Non voglio più andare lì" disse Joyce decise. "Ti sto chiedendo di aiutarmi. Nel nome dell'amicizia con mio padre, il re di Valonde."
"Andew e io non siamo amici" disse Jhazar. "E tu non sei la vera principessa di Valonde. Io credo che tu sia una spia mandata da Malag o da chissà chi. Oppure sei solo una ragazzina curiosa che si è imbattuta in noi per pura sfortuna. In ogni caso, le nostre strade si dividono qui. Theeron" disse rivolgendosi al soldato anziano. "Legala a un albero. Non troppo stretta, però. Non voglio che muoia in questa foresta."
"Dovremmo ucciderla per essere sicuri" disse il soldato.
"Non siamo assassini."
"Prendi la corda" disse Theeron al soldato giovane.
"Aspetta" disse Joyce. "Non ti ho ancora detto tutto." La sua mente lavorava frenetica per trovare un modo per convincere Jhazar che stava dicendo la verità.
Lo stregone le rivolse un'occhiata severa. "Mi hai già fatto perdere abbastanza tempo. Ringrazia che oggi sono di buon umore e non voglio ucciderti, altrimenti..."
"Ricordi quando sei stato a palazzo?" chiese Joyce ricordando un episodio di molte settimane prima.
Jhazar sospirò. "Ne abbiamo già parlato."
"Tu eri seduto tra quell'odioso stregone di nome Persym e quella strega dai capelli colorati di blu che veniva dall'altra parte del continente."
Jhazar la guardò con attenzione. "Continua."
"Uno degli stregoni, mi sembra si chiamasse Valdassar. O Valdakar." Joyce non ricordava bene i nomi. Quel giorno le furono presentati tutti velocemente.
"Haldassar" la corresse Jhazar.
"Haldassar" ripeté Joyce. "Giusto. Lui raccontò una barzelletta molto divertente e uno degli invitati si rovesciò addosso il vino per le risate."
Jhazar annuì. "Lo rammento bene. Era Jun, delle Isole Occidentali. Rise fino quasi a strozzarsi."
"Anche tu ridevi di gusto."
"Fingevo. Haldassar non sa raccontarle, le barzellette." La guardò a lungo, studiandola. "Ammetto che c'è una certa somiglianza con la figlia di re Andew e sai cose che nessun altro potrebbe sapere, ma come posso fidarmi di te?"
Joyce decise di giocare tutte le sue carte. "Vi stanno seguendo."
"Certo. Tu" disse Jhazar divertito.
"No. Due stregoni, un uomo e una donna. E quattro soldati."
"Descrivili."
"Ti dirò i loro nomi. Valder e Krys."
"Malag ha mandato i due assassini a colpirmi. Valgo così tanto per lui?"
"Krys sembra in grado di trovarti. Lei ha usato un incantesimo per..."
"Olfatto potenziato. Ma non le servirà. Copro tutte le nostre tracce da quando abbiamo lasciato il sentiero."
"Ma vi troveranno. Io vi ho quasi trovato" disse Joyce.
"Noi abbiamo trovato te" disse Jhazar. "Theeron. Tu sai cosa fare."
Il soldato anziano annuì e si allontanò.
"Sediamo" disse Jhazar indicando un tronco. "Ho delle domande da rivolgerti."
Joyce rispose a tutte le domande di Jhazar, anche a quelle più stupide. Quando era nata, quanti gazebo c'erano nei giardini del castello di Valonde, come si chiamava questo e quello e così via.
"Che frutta gradisce il re?"
"Le mele candite" rispose Joyce.
"Quello è un dolce."
"È l'unico modo che la mamma ha per fargli mangiare della frutta."
Jhazar rise di gusto. "Sì. Mi ricordo che Marget se ne è lamentata un paio di volte, quando il re non la sentiva."
"Lo fa anche con noi." Ricordare i rimbrotti di sua madre la fece quasi piangere. Trattenne a stento le lacrime. Non voleva che Jhazar pensasse che era solo una ragazzina.
Theeron tornò trafelato. "Un gruppo di sei. Due stregoni" disse quasi con un sussurro.
Jhazar scattò in piedi. "Dobbiamo rimetterci subito in marcia. Tu verrai con noi" disse rivolto a Joyce.
"Mi credi?"
"No, ma devo ancora decidere se sei davvero chi dici di essere."
"Credevo di averti convinto."
Jhazar scrollò le spalle. "Potresti essere un'abile bugiarda. Magari quello che hai detto è vero, ma l'hai appreso dalla principessa stessa. Se è così e se le hai fatto del male, è mio dovere scoprirlo e punirti."
"Ma..." Joyce era incredula.
Si rimisero in marcia.
Theeron apriva il gruppo e il soldato più giovane lo chiudeva. Joyce e Jhazar viaggiavano al centro, fianco a fianco.
Lo stregone non smise di interrogarla per tutto il viaggio.
A sera, quando si fermarono in una radura, sembrava più rilassato. "Mi hai quasi convinto."
"Bene" disse Joyce senza entusiasmo. Era stanca, sia per la lunga e difficile marcia sia per l'interrogatorio.
Sedettero nei pressi di una roccia ma non accesero il fuoco.
"Direbbe a chi ci segue dove ci troviamo" spiegò Jhazar.
Joyce ci era già arrivata da sola. "Dove siamo diretti?"
Jhazar la squadrò per un lungo istante, poi disse: "Nazedir."
"Non è la direzione giusta" disse Joyce. Si erano allontanati parecchio dal sentiero.
Jhazar sorrise. "Diciamo vicino a Nazedir. Una grande fortezza che sorge a una ventina di miglia dalla città."
Joyce prese la sua mappa. "Indicami il punto esatto."
Jhazar la studiò incuriosito. "Caratteri di Mar Qwara, dove l'hai presa?"
"Me l'hanno data gli albini."
"Tu li hai conosciuti?"
Joyce annuì.
"E sei sopravvissuta."
"Non sono così terribili come dicono."
"Davvero? Abbiamo mandato due missioni per convincerli a far parte dell'alleanza, ma le hanno scacciate in malo modo. Forse avremmo dovuto inviare te al loro posto."
Joyce fece spallucce.
Theeron le offrì della carne secca. "Senza fuoco è tutto quello che abbiamo" spiegò il soldato.
"Andrà bene" disse Joyce addentando la carne. Era secca e dura e salata. In bocca aveva un sapore orribile ma si costrinse a mandarla giù.
Jhazar non smise di guardarla. "Non sei abituata a magiare questa roba, vero?"
"Ho mangiato di peggio in verità." Ma di poco, aggiunse a mente.
Lui annuì.
"Che cosa devi fare a Nazedir?" chiese Joyce dopo la cena.
"Affari."
"Riguardano l'alleanza?"
"Preferisco non dirtelo."
Almeno è sincero, pensò Joyce. "Riguarda l'alleanza, ne sono sicura. Devi negoziare qualche accordo?"
Jhazar sorrise.
"E Malag non vuole."
"Anche l'arcistregone è alla ricerca di alleati. La sconfitta subita sul grande continente lo ha messo con le spalle al muro."
"Tu sai dove si nasconde?"
"Se lo sapessi, andrei lì di persona. Insieme a un esercito, ovviamente."
"È così forte come dicono?"
Jhazar diede un morso deciso alla carne. "Ha tenuto testa ai migliori stregoni dell'alleanza. Compresa Bryce. Ma tu dovresti saperlo bene, se sei veramente la principessa Joyce."
Vyncent e Bryce non parlavano volentieri della guerra. Ogni volta che Joyce vi accennava cambiavano argomento preferendo parlare d'altro.
Anche suo padre era impenetrabile sulla questione. Joyce aveva sofferto molto quella situazione anche se sospettava che il loro silenzio fosse dovuto agli orrori a cui avevano assistito.
Parlarne doveva essere terribile per loro.
L'indomani si rimisero in marcia.
Theeron sorvegliava il sentiero alle loro spalle facendo dei lunghi giri per assicurarsi che nessuno li seguisse.
Il soldato più giovane, il cui nome era Gart, andava spesso in avanscoperta lasciandoli soli.
Jhazar sembrava abbastanza confidente e non mostrava timore a rimanere da solo con lei. La considerava innocua?
Non sai quanto ti sbagli, pensò Joyce.
Muovendosi a piccole tappe uscirono dalla foresta in un paio di giorni, tornando sulla strada principale, ora ben lastricata.
"Nazedir" disse Jhazar indicando un punto all'orizzonte.
Oltre la cima degli alberi svettavano nove torri di pietra grigia, sulle quali sventolavano bandiere rosse e blu.
Viaggiarono per mezza giornata ancora sulla via principale, senza tentare di nascondersi nella boscaglia.
Nel primo pomeriggio una colonna di cavalieri apparve da dietro una svolta. Indossavano armature che luccicavano sotto il sole e mostravano fiere lo stendardo rosso e blu.
Joyce vide per la prima volta il grifone dorato che campeggiava sulle bandiere.
Jhazar fece un cenno a Gart e Theeron, che tolsero le mani dalla spada e fecero un passo indietro.
I cavalieri rallentarono fino a fermarsi a una trentina di passi.
Otto di essi smontarono mentre gli altri li tenevano sotto tiro con le balestre.
In testa al gruppo c'era un uomo dai capelli biondo oro e gli occhi chiari. Avanzava con sguardo severo, scandagliando il sentiero come alla ricerca di qualcosa.
"Io vi saluto" disse Jhazar con un leggero inchino.
"Aspetta a salutarmi, straniero" disse il cavaliere. "E dimmi piuttosto che ci fai qui."
"Sono Jhazar di Himladrin, maestro del circolo e ambasciatore per conto dell'alleanza."
Il cavaliere si fermò a cinque o sei passi di distanza. "Himladrin? E cosa ti spinge così lontano, maestro Jhazar?"
"Questioni importanti di cui devo parlare con lady Selena di Nazedir."
"La signora in questo momento ha da fare e non riceve nessuno. Faresti meglio a tornare da dove sei venuto."
"Con tutto il rispetto, non sarà il comandante delle guardie a dirmi cosa devo o non devo fare."
Il cavaliere serrò la mascella. "Attento a come parli, Jhazar, o maestro o no io..."
"Non sei tu Gastaf, il mercenario che è al comando della guardia reale di lady Selena?" domandò Jhazar.
"Sono quel Gastaf, giusto. Sono quel Gastaf che ha sconfitto sei stregoni in duello e che non è mai stato sconfitto."
"Riconosco il valore di un uomo di ferro."
"Tra poco riconoscerai il valore della mia spada se..."
"Basta così, Gas" disse una voce femminile.
Solo allora Joyce notò un cavaliere che si nascondeva dietro agli altri. Indossava una veste grigia con cappuccio, ma le forme tradivano la sua femminilità.
Gastaf chinò il capo ma Joyce vide brillare nei suoi occhi un'espressione sinistra.
Il cavaliere in grigio venne avanti. I suoi occhi di un azzurro intenso andavano da Jhazar a Joyce senza soffermarsi troppo né sull'uno né sull'altra. "Maestro Jhazar, puoi dimostrare chi dici di essere?"
Jhazar infilò una mano nella sua sacca e ne trasse una pergamena. Era chiusa da una dozzina di sigilli in ceralacca. Tra i simboli impressi Joyce notò quello di suo padre.
Era un suo messaggio?
Jhazar lo porse al cavaliere. "Gajza la grigia" disse sorridendo. "Ci siamo incontrati anni fa a quella riunione a Oriador, ricordi?"
La donna si concesse un sorriso. "Lo ricordo bene."
"Io ti invitai a ballare, ma tu rifiutasti."
Il sorriso di Gajza si allargò. "Allora eri un famoso seduttore e io solo una giovane sprovveduta. Ma non tanto da non capire che tu volevi carpire qualche mio segreto usando il tuo fascino."
Jhazar sorrise. "Ero davvero affascinato da te, mia signora. E sì, volevo delle informazioni."
"E poi le ottenesti?"
"Sono sempre stato bravo in certe cose."
Gajza diede un colpo alle redini. "Date quattro cavalli a questi ospiti" ordinò ai soldati.
Joyce fu felice di poter continuare il viaggio a cavallo. Non ne poteva più di camminare.
"Davvero hai cercato di sedurre quella donna?" chiese Joyce a Jhazar.
"Ascoltami bene, Joyce di Valonde. Per la tua sicurezza è meglio non dire chi sei e da dove vieni."
"Sicurezza?"
"Nazedir non si è ancora schierata in questa guerra e non vorrei che a qualcuno di loro saltasse in mente di usarti come merce di scambio."
"Io non..."
"Tu ora sei mia nipote Jasmyna. Sei la figlia di mia cugina Sarrah. Viaggi con me perché sei stata promessa in sposa a un nobile signore di Karnarjon. Io ti sto accompagnando al matrimonio in veste di tuo protettore."
"Non so nemmeno dov'è" protestò Joyce.
"Non è necessario che tu lo sappia. Hai compreso le mie parole?"
"Sì."
Lui le rivolse un'occhiata di sbieco.
"Signor zio" aggiunse Joyce.
Jhazar sorrise.
Era davvero affascinante, pensò Joyce. In gioventù doveva aver fatto strage di cuori.
"C'è altro che devo sapere su Jasmyna?"
"Sii naturale. Queste persone non sanno niente di Himladrin, ma tu tieniti sempre sul vago. Non scendere troppo nei particolari. Noi abitanti dell'est siamo famosi per la nostra riservatezza e così facendo passerai inosservata."
Joyce annuì.
Solo allora notò il giovane dai capelli chiari che la stava osservando. Lui distolse subito lo sguardo per guardare altrove.
Turbata, Joyce si rivolse a Jhazar. "Mi sento osservata."
"È per via dei tuoi capelli. Qui sono piuttosto rari. E quello è il figlio di Gastaf."
"Cosa?"
"Credo si chiami Zefyr o qualcosa del genere."
"Come fai a saperlo? Sei qui da dieci minuti."
Jhazar fece spallucce. "Mi credi uno sprovveduto? So tutto di Gastaf il nero. Le mie spie mi hanno riferito ogni informazione utile su di lui."
"Le tue spie?"
Jhazar annuì.
"I tuoi capelli sono naturali?"
La domanda la colse alla sprovvista. Zefyr si era avvicinato a loro e la stava studiando. Sotto il pesante elmo si intravedeva un viso giovane e pulito, un naso regolare e occhi di un azzurro intenso.
"Sì, certo" rispose tradendo un certo imbarazzo.
"Non li hai colorati con un pigmento come fanno le ragazze di città vecchia?"
"Preferisco averli così, al naturale." Si sistemò una ciocca ribelle.
"Zefyr" sbraitò Gastaf.
Il ragazzo sussultò.
"Vieni subito qui" disse suo padre.
Zefyr tornò in testa al gruppo.
Il suo posto venne preso da Gajza. La donna in grigio la guardava sorniona. "E tu chi saresti?"
"Lei è mia nipote Jasmyna" disse Jhazar. "È la figlia di mia cugina Sarrah."
"Potrebbe essere chiunque per quanto ne so" disse Gajza. "E come mai te la porti dietro?"
"Devo sposare un nobile di Karnarjon" disse Joyce.
"Davvero? E come si chiama?"
Mantieni la calma, si disse Joyce. "Agrin" rispose subito.
"Di quale famiglia?"
Questo era più difficile.
"Besfort" disse Jhazar soccorrendola.
"Mai sentiti nominare" disse Gajza.
"È una giovane famiglia in ascesa" spiegò Jhazar. "Mio zio vuole un accordo commerciale con loro, così ha deciso di far sposare la sua nipote preferita con un bravo giovane d'occidente."
Gajza annuì. "Vedremo chi avrà fatto l'affare migliore" disse allontanandosi.
Solo allora Joyce si concesse un sospiro di sollievo. "C'è mancato poco che mi scoprisse."
"Non ha creduto a una sola parola" disse Jhazar.
"Cosa?"
Lui scosse le spalle. "Penserà che sei un'altra spia o la mia amante."
Joyce arrossì.
"Ma non sospetta chi sei veramente. Questo è ciò che conta."
"Cosa succederebbe se mi scoprisse?"
"Tu non farti scoprire e andrà tutto bene" rispose Jhazar cupo.

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