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Autore: Chiaro_di_Luna07    01/12/2017    1 recensioni
"Amami o odiami, entrambi sono a mio favore.
Se mi ami, sarò sempre nel tuo cuore,
se mi odi, sarò sempre nella tua mente."
(Sogno di una notte di mezza estate)
[Personaggi: Jhin, Nuovo Personaggio; scusate non sono riuscita a trovarli nell'elenco TT-TT]
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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9.Cap8

“Duro? No. Sono fragile, mi creda.

Ed è la certezza della mia fragilità che mi porta a sottrarmi ai legami.

Se mi abbandono, se mi lascio catturare, sono perduto.” (José Saramango, “Lucernario”)

 

 

Il sole riversava i suoi caldi raggi sull’abitazione dei Guardiani e del Demone d’Oro, illuminando l’intero giardino e riflettendosi sullo specchio d’acqua dei piccoli laghi, in modo tale da conferire all’ambiente circostante un’atmosfera di pace e serenità. Qualche notte prima, i tre erano ritornati finalmente a Tuula ove si erano subito riposati e avevano recuperato le energie; durante il tragitto non vi erano stati più alcuni affronti verbali tra Hadmon e il pistolero, i giorni erano passati avvolti da un profondo silenzio, durante i quali Selene di tanto in tanto si abbandonava al flusso delle miriadi di domande che avrebbe voluto rivolgere ad Hanzai circa il fantomatico incidente di quattro anni prima; non potendo trovare risposta impiegava tutto il tempo a disposizione a formulare ipotesi, sperando non tanto di trovare una soluzione, quanto di scacciare via l’immagine del bacio che le era stato strappato e di tenere a bada i nascenti sentimenti che nutriva verso Jhin.

In quei tre giorni di viaggio avevano avuto l’occasione di fare tappa in piccole città, in cui si erano procurati i pasti e Hadmon aveva recuperato le medicine necessarie a curare la febbre di Selene; le piccole fialette che lei aveva bevuto, le avevano fatto recuperare presto le energie e nel giro dei successivi due giorni di viaggio la malattia aveva completamente abbandonato il suo corpo e lei era tornata in forze. Nonostante la sua veloce ripresa Hadmon le aveva raccomandato che sarebbe dovuta stare a riposo per i prossimi due giorni in modo tale da non avere ricadute. Durante il viaggio di ritorno, Selene non aveva più avuto occasione di parlare con il Demone d’Oro e lui aveva fatto il possibile per innalzare di nuovo il freddo muro e cercare di soffocare ogni forma di affetto.  Nonostante questo l’avesse dispiaciuta Selene aveva cercato di accettare la questione e aveva tentato di seppellire tutto.  

Quella mattina Hadmon, aveva lasciato l’abitazione molto presto per dedicarsi alle ricerche, invece Selene era stata costretta a stare a letto e riposare dato che di tanto in tanto le venivano meno le forze; Jhin come al suo solito era rimasto isolato nella sua stanza per la maggior parte del tempo, entrambi i Guardiani durante la giornata che aveva seguito il loro arrivo avevano provato ad avvicinarsi all’uomo, preoccupati per la sua salute ma erano stati respinti bruscamente. Inoltre avrebbero dovuto trovare l’occasione per discutere sulla versione da fornire al Consiglio, il quale il pomeriggio stesso li aveva convocati per il resoconto della missione e per maggiori chiarimenti circa la lettera che Roak aveva spedito a Klein; quando quella notizia era giunta a loro, Selene e Hadmon avevano sussultato e subito si erano preoccupati delle eventuali ripercussioni che quella missione avrebbe avuto sulla situazione del pistolero. Purtroppo nessuno dei due Guardiani aveva più avuto occasione di comunicare l’informazione all’uomo e Hadmon aveva affidato il compito a Selene e nonostante la Guardiana non volesse avere a che fare con lui, fu costretta ad accettare quell’incarico.  

Così in tarda mattinata Selene, si era alzata in preda ad uno dei suoi incubi e aveva pensato costantemente al momento opportuno per presentarsi di fronte la porta del Demone d’Oro e spiegargli la situazione; purtroppo, ogni volta che decideva di farsi avanti, le vicende dei giorni precedenti la facevano dubitare e finiva per rinunciare. Alla fine si era fatta l’ora di pranzo e lei non era riuscita a concludere nulla e aveva ripiegato sul suo letto dove si era riposata, in preda a un’improvvisa stanchezza. Sdraiata sulle lenzuola bianche, cercava di scacciare dalla sua mente l’immagine degli occhi scarlatti di Thanatòs e i suoi ringhi feroci; contemplava distrattamente il cielo azzurro che si intravedeva dalla finestra, mentre cercava di raccogliere il coraggio di recarsi dal pistolero. Dopo qualche minuto aveva deciso di alzarsi e agire; molto velocemente pranzò in solitudine, anche quella mattina Ana era assente e aveva speso i giorni in cui loro erano mancati presso la sua vera residenza a Tuula, fortunatamente sarebbe tornata la sera stessa come aveva comunicato in una sua lettera. Dopo il pasto salì le scale e si fermò di fronte alla porta della stanza di Jhin; prima di bussare si bloccò, doveva farsi coraggio anche se odiava l’idea di dover conversare con lui dopo che in quei giorni era riuscita a tornare quasi alla normalità. Prese un lungo sospiro e picchiettò la porta due volte. Silenzio. Tentò nuovamente e subito la porta di fronte a lei si aprì di scatto e la figura possente di Jhin si materializzò dall’ombra della stanza.

-Cosa… - disse Jhin, bloccandosi quando vide la guardiana di fronte a lui.

Non appena Selene vide la reazione diffidente del pistolero indietreggiò di un passo, spaventata dal suo occhio scarlatto che ora le rivolgeva uno sguardo affilato; in silenzio l’altro fece per richiudere la porta, ignorando completamente la sua presenza.

-Devo parlarti…- spiegò esitante Selene.

-Non disturbarmi – ribatté seccamente Jhin.

A quella frase Selene infastidita, bloccò la porta con le mani prima che il pistolero potesse richiuderla; la aprì e varcò la soglia: era stanca di essere sempre trattata con disprezzo dall’uomo, in quel momento l’avrebbe ascoltata. Il Demone d’Oro si irrigidì e si preparò ad affrontarla verbalmente per riversare nuovamente tutto il suo odio su di lei, ma prima che potesse proferire parola lei lo anticipò.

-Adesso mi starai a sentire, questa volta non mi ferirai allontanandomi – disse Selene, stringendo i pugni.

-Vattene! Non voglio vederti e né sentirti, sei solo una presenza scomoda – ringhiò Jhin, posandole una mano sulla spalla per mandarla via con la forza.

Una rabbia viscerale alimentò le membra di Selene, non appena l’uomo sfiorò la sua armatura lei gli afferrò il polso e glielo scansò; se inizialmente voleva solo comunicargli il volere del Consiglio, adesso le interessava solo di porre fine al suo modo di fare che la demoliva: odiava il suo profondo rancore, la sua rabbia e la sua paura, e più di ogni altra cosa non tollerava più l’idea che venisse trattata sempre come feccia.

-NON TOCCARMI! – sbottò Selene, poi vedendo l’altro stringere i pugni, avanzò di un passo nella sua direzione e proseguì – tu non hai nessun diritto e dico nessuno, di potermi calpestare come meglio preferisci! Mi hai trattata come feccia, nonostante io sia venuta più volte da te nel vano tentativo di potermi avvicinare e aiutarti, e adesso non lo farai di nuovo! –

-Aiutarmi?! Ascolta le tue patetiche parole, io non ho mai avuto bisogno del tuo misero aiuto. Davvero pensi che io, il Demone d’Oro ne abbia mai necessitato?! Tu non hai idea di chi io sia…- urlò Jhin, in preda alla rabbia; quello sarebbe stato il suo ultimo e sofferto tentativo di allontanarla.

-Oh no, sì che lo so! Io so benissimo chi sei Jhin, tu sei un uomo che ha paura

-Come osi…-

Detto così Jhin scattò in avanti e le afferrò il viso e si chinò su di lei, improvvisamente sentiva la sua anima e il suo cuore venir chiamati in causa: non avrebbe potuto mai ammettere quella verità.

-Ripetilo. Se hai il coraggio. Cosa dovrei temere? Sentiamo, una patetica donna?! – sibilò minacciosamente Jhin, vedendo l’altra scansare con forza la sua mano, ma subito lui le riafferrò il mento.

-Tu hai paura, di questo – disse Selene, posando la mano sul suo cuore e pronunciando quelle parole che come lame incisero la sua corazza rivelando i suoi punti deboli – tu temi di poterti avvicinare a qualcuno, a me… peggio ancora per rifuggire da essa, calpesti gli altri così come hai fatto con me, in modo da mascherare le tue ombre –

-Non dire idiozie, non hai idea di cosa stai parlando. Non conosci minimante il mio passato, come pretendi ti potermi capire anche minimamente?! – sbottò Jhin, non poteva sfuggire alla realtà.

-Non ti conosco affatto è vero. Quel poco che ti sono stata accanto mi ha permesso di capire che te hai una profonda paura di portare allo scoperto la tua anima tetra e piena di cicatrici; temi di poter riporre la fiducia in qualcuno per evitare di rimanere emotivamente coinvolto – spiegò Selene con voce rabbiosa, deglutendo a vuoto quando l’altro la mise a muro con poca grazia.

-Non dire idiozie. Sono stanco di sentire le tue scemenze, io non ho bisogno di sciocchi sentimentalismi, io non temo nulla – sussurrò minacciosamente l’uomo: quelle parole erano più rivolte a sé stesso che a lei.

-Perché mi hai baciata allora? Perché subito dopo sei sfuggito? - chiese Selene spavaldamente, notando l’altro porre le mani sul muro in modo da non permetterle alcuna fuga.

In silenzio Jhin incassò l’affronto, lui aveva agito baciandola perché ormai aveva finito con l’innamorarsi di lei ma subito aveva avuto paura di quel bacio, aveva capito sin dall’inizio che significava esporre entrambi e lui temeva di affrontare i fantasmi di un passato lontano che continuava a ricordargli che le sue mani erano sporche di sangue innocente e indelebile. Lui aveva paura di venir coinvolto sentimentalmente, e soprattutto di rischiare di essere costretto a ripetere un omicidio su una donna a si sarebbe potuto legare. L’ira che lo aveva spinto ad affrontarla verbalmente scemò via; il suo tentativo di allontanarla era fallito e il muro che aveva eretto tra loro nei giorni precedenti si era sgretolato completamente in quel momento: odiava il modo in cui la sua armatura era stata di nuovo infranta eppure non poteva non lasciarsi avvolgere dalla gentilezza con cui lei lo aveva fatto.  Purtroppo prima di poter parlare, furono interrotti dall’arrivo di Ana; si sentì mortificato quando vide l’espressione rassegnata dell’altra che si allontanò, raggiungendo la soglia della porta. La sua ragione gli suggeriva di rimanere in silenzio, di tagliare ogni cosa sul nascere finché sarebbe stato in tempo, e quindi di lasciarla andare via; sentiva il suo cuore lacerarsi all’idea di poter essere odiato da lei, e mentre un vortice di paura e diffidenza avvolgeva la sua mente, la sua anima gli gridava che avrebbe dovuto fermarla. La vide voltarsi un’ultima volta e inchiodare i suoi profondi occhi color ghiaccio, e a quel punto sussultò.

-Ad ogni modo, oggi pomeriggio il Consiglio ci ha convocato, questo era ciò che dovevo dirti – disse Selene, voltandosi e volgendo lo sguardo a terra – è stato tutto un errore. Avvicinarmi a te, è stato un errore sin dall’inizio –

-Si, è così. È stato un errore –

Quelle parole risuonarono pesanti nella stanza, una menzogna che serviva a Jhin per provare a troncare quel legame e ritornare alla normalità; così gli aveva suggerito la sua mente, e di fronte all’espressione desolata qualcosa all’altezza del suo cuore era andato in frantumi e lui era stato costretto a serrare la mascella e stringere i pugni, per trattenere quell’insolito e odioso dolore che si era fatto largo nel petto e non lo avrebbe lasciato più andare.

 

 

 

La sede del Consiglio era nascosto tra le colline di Tuula; in silenzio Hadmon, Selene e Jhin, si erano diretti nella piazza centrale della città dove lì Hanzai aveva atteso il loro arrivo. Stranamente, contrariamente a quanto i Guardiani si aspettavano, il maestro non mostrò alcun riserbo per come si era evoluta la missione; non si era espresso circa l’affronto di Jhin e la lettera del sovrano di Roak. Anzi, con il suo modo affettuoso, il maestro li aveva salutati; il calore di Hanzai, aveva in parte risollevato Selene, ancora turbata dalla discussione che aveva avuto con Jhin il pomeriggio stesso e agitata all’idea che il Consiglio potesse scoprire l’inflazione che loro due avevano commesso.

In silenzio i quattro si erano avviati verso l’alta pagoda dove i Guardiani erano stati accolti il giorno del loro arrivo; lungo tutto il tragitto era calato il più profondo dei silenzi, Hadmon percepiva che qualcosa non andava: Jhin camminava alle loro spalle e fissava rancorosamente la figura dell’anziano che ora conversava tranquillamente con Selene, riguardo il breve soggiorno a Roak. Il suo sesto senso, che mai era caduto in errore, gli lasciava intendere che tra la compagna e il pistolero vi fosse una sorta di tensione, a testimonianza di ciò era l’espressione tesa di Selene che lei, nascondeva alla perfezione, ma che lui coglieva perfettamente. Gli occhi color ghiaccio di lei erano come velati da una pesante ombra, facendogli perdere la luminosità che aveva avuto nei giorni precedenti; certamente lui non aveva contribuito di fatto a migliorare il suo stato dopo averla salvata dalle grinfie di Zed, e peggio ancora, preso dalle ricerche, non era riuscito a cogliere un momento per stare in tranquillità con lei e scusarsi. In ugual misura era dispiaciuto per come erano precipitati i rapporti con Jhin: dopo la loro discussione e il ritorno a Tuula, era come se la parentesi di Vindor, in cui il pistolero sembrava essersi aperto con loro, non fosse mai esistita e il gelo fosse di nuovo calato tra di loro. Ormai era quasi certo che il Consiglio nascondesse qualcosa e ad avvalorare la sua tesi, vi erano più di qualche evento: l’eccessiva vaghezza con cui Hanzai si era riferito al libro scritto dal Guardiano che aveva dominato Thanatòs, fino alla testimonianza del bibliotecario che la mattina stessa gli aveva confessato che quel libro era stato rubato e consegnato nelle mani di Noxus anni addietro; secondo alcune voci, infatti, il Consiglio era a conoscenza del furto che avrebbe compiuto Noxus e nonostante ciò, non era intervenuto per metterlo al sicuro, infine il bibliotecario aveva concluso che il libro si trovava nella collezione privata del grande giustiziere Draven perciò sarebbe stato difficile da recuperare. Sebbene quella notizia non lo avesse scoraggiato minimamente, sapeva che il Consiglio stesse nascondendo qualcosa, come Jhin infatti gli aveva fatto notare, loro avevano omesso appositamente informazioni importanti sulla falce Darkin, non si erano preoccupati di mettere in pericolo la vita di Selene e peggio ancora, l’Ordine delle Ombre conosceva l’identità di Selene. Tuttavia il pensiero che più premeva nella sua mente era quello legato alle parole di Jhin stesso, circa le azioni del Consiglio e ai fantomatici avvenimenti di quattro anni addietro; la sua curiosità era aumentata nei giorni precedenti, così come il suo dispiacere che gli aveva fatto ammettere di essersi comportato in modo scorretto con il Demone d’Oro e che aveva fatto nascere in lui il desiderio di sistemare le cose e riaprire la parentesi di Vindor, restaurando la situazione quasi amichevole che si era creata tra loro.

In quel momento Hadmon, preso dai suoi pensieri non si accorse di essere rimasto indietro con Jhin; Hanzai e Selene erano molto più avanti rispetto a loro, perciò il dragone colse subito l’occasione per rimediare alla discussione che avevano avuto.

-Jhin, hai un momento? Vorrei parlarti…- disse Hadmon, rallentando il passo.

Jhin sorpreso, rimase in silenzio e gli fece cenno di continuare; negli occhi del compagno non riuscì a cogliere alcuna malizia, ma solo uno sguardo limpido e sincero e questo lo sconcertò. Di nuovo la paura di potersi fidare si fece largo in lui.

-Volevo scusarmi con te, per quanto accaduto a Vindor. Ho rovinato ogni cosa e ho minato la fiducia che te avevi riposto in noi, perciò scusami, spero che tu possa fidarti nuovamente di noi…- spiegò Hadmon, volgendo gli occhi al cielo e poi inchiodandoli nel suo -… sappi che faremo il possibile per farti scagionare, sono quasi certo il Consiglio non sia onesto con noi e questo non posso tollerarlo –

-Sono sorpreso, perché questo cambiamento? – chiese sospettosamente Jhin, incrociando le braccia.

-Una serie di eventi hanno alimentato dei sospetti che ho avuto sin dal primo momento in cui siamo arrivati a Ionia, vi spiegherò tutto quando tornerò. Accetterai le mie scuse? – domandò Hadmon.

Con immensa sorpresa Jhin vide Hadmon porgergli la mano e sorridere nella sua direzione; la sua anima gelida si sentì tirare e decise di riporre la fiducia nei due Guardiani, e quando strinse la sua mano, sentì il suo fardello di segreti sanguinosi, pesare di meno sulle sue spalle.

-Lo prendo come un si – concluse raggiante Hadmon, posando una mano sulla sua spalla.

-Non allargarti troppo, non avrai anche intenzione di baciarmi – scherzò Jhin, posando lo sguardo sulle spalle di Selene e sentendosi in parte dispiaciuto di nascondere al compagno il particolare della mattina stessa.

Hadmon rise divertito e riprese a guardare il cielo azzurro, contento di aver risolto quel piccolo diverbio tra di loro. Improvvisamente vide un’aquila virare su di loro e scendere su di lui: un messaggero dell’Isola dei Guardiani. Uno strano sentore si fece largo nel suo cuore mentre slacciava la pergamena legata alla zampa dell’animale che subito volò via. Aprì il messaggio e rabbrividì non appena lesse il contenuto; sentì il fiato mozzarsi e la terra venire meno da sotto i suoi piedi, al punto che cadde sulle ginocchia. Il contenuto di quella lettera non sarebbe dovuto pervenire alle mani di Selene, almeno fino al giorno successivo. Cosa le avrebbe detto?

-Che ti prende? – chiese Jhin sconcertato dal suo volto pallido.

Jhin vide Hadmon porgergli la pergamena, timorosamente la prese in mano e la lesse in silenzio, paralizzandosi di fronte al contenuto; guardò di fronte a lui la figura di Selene e il suo corpo fragile che si ergeva sotto l’alta pagoda e sentì il cuore mancare un battito, mentre ripercorreva mentalmente le righe di quella lettera il cui destinatario era la Guardiana stessa.

-Hai intenzione di dirglielo? – chiese, temendo la risposta e immaginando la reazione della donna a quella notizia.

-Fino a domani lei non dovrà saperlo – disse Hadmon.

Improvvisamente Hanzai e Selene li richiamarono, dicendo loro di sbrigarsi; i due si scambiarono un’ultima occhiata di intesa e si avviarono verso il tempio, non dopo che Hadmon era rimasto sorpreso dalla preoccupazione che Jhin aveva mostrato verso Selene e ancor di più di come la sua espressione si fosse incupita non appena aveva notato le figure degli alti membri del Consiglio e di Shen.

 

 

Dal secondo piano della pagoda, i due Guardiani e Jhin erano seduti al tavolo dove si sarebbero riuniti i membri del Consiglio, in attesa che i gran maestri discutessero della lettera di Roak. Jhin picchiettava nervosamente la sua mano dorata sul tavolo, non appena aveva posato lo sguardo su Shen e Klein aveva sentito la rabbia ribollire nelle vene; contemporaneamente ad ogni minuto che passava, percepiva la preoccupazione aumentare: lui aveva infranto il divieto di avvicinarsi a Selene, e sicuramente Roak nella sua malizia, aveva infuso i dubbi nei membri del Consiglio che sicuramente li avrebbero tempestati di domande. Posò l’attenzione su Selene e ne studiò il viso, nel farlo trovò pace per un istante dalle preoccupazioni e dalle miriadi di pensieri che attraversavano la sua mente; studiò i suoi occhi ghiaccio, scendendo alle sue labbra, correndo con la mente al momento in cui le aveva strappato quel rapido bacio. Nei giorni a seguire raramente era riuscito a scacciare via quell’immagine dalla mente, nei suoi sogni la sua anima fredda trovava pace in quel momento di calore, che però veniva presto spiazzato dall’orrore e dal sangue; dopo quella mattina, quell’immagine era divenuta sempre più insistente ed era stato costretto ad abbandonarsi al flusso di sensazioni che di tanto in tanto riscaldavano il suo cuore.

Ben presto i suoi pensieri furono interrotti dall’ingresso dei membri del Consiglio, seguiti da Shen che diedero il via alla riunione. Inizialmente Klein, ringraziò i due Guardiani per il loro lavoro svolto e si scusò per l’attacco alla carovana da parte di Zed che aveva quasi costato la vita di Selene; a quel punto intervenne Shen che precisò di essere rimasto sorpreso dal fatto che l’Ordine delle Ombre fosse a conoscenza del ruolo di Guardiana di Selene. Hadmon spiegò che il contributo di Jhin era stato fondamentale per il recupero della Guardiana, tuttavia i tre compagni notarono che a quelle parole l’espressione di Shen e Klein si tramutarono in serie; prima che qualcuno di loro potesse intervenire, Klein richiamò un successivo argomento: l’affronto al sovrano di Vindor. A quel punto l’uomo posò gli occhi sulla figura di Jhin situata di fronte a lui, in piedi e diametralmente opposto alla sua posizione al tavolo. Di fronte a tutti i presenti, il capo del Consiglio lesse la lettera e Jhin e Selene deglutirono a vuoto.

-“Sospetto un possibile attaccamento del Demone d’Oro alla Guardiana, per favore faccia attenzione” –

Alle ultime parole di Klein, Jhin strinse i pugni e notò lo sguardo esitante di Selene e Hadmon, preoccupati sicuramente che quella frase avrebbe complicato la sua situazione.

-Come ha intenzione di giustificarsi? - osservò Klein verso il pistolero.

-Non so di cosa stia parlando, io non nutro alcun interesse nei confronti di questa donna – osservò Jhin freddamente, pronunciare quelle parole fu particolarmente difficile.

-Lei è d’accordo signorina Selene? –

-Si, in tutto il rispetto, il sovrano Roak si trova nel torto –

-Se proverai ad avvicinarti a lei, sai cosa ti spetta…- intervenne Shen, dal suo tono proveniva solo rabbia.

In silenzio Hadmon e Selene, rimasero sbalorditi da quella dichiarazione che fu subito ripresa da Klein; entrambi notarono lo sguardo di Jhin incupirsi e lui rimanere in silenzio, incassando momentaneamente il colpo.

-In ogni caso, quanto mi preme risolvere di più è il tuo affronto verso Roak. Non apprezzo molto le eccessive libertà che ti prendi Demone d’Oro; esiste una gerarchia a questo mondo, un modus operandi e delle regole da rispettare, e te sai bene che chi infrange quest’ultime viene punito – spiegò Klein, incrociando le braccia, facendo cenno a Shen di posizionarsi dietro il pistolero.

-Io non prendo nessuna libertà, Klein, ho semplicemente riferito cosa era accaduto. Conosco fin troppo bene il vostro modo di agire, nascondete particolari scomodi in modo tale da sfruttare gli altri come pedine, per appropriarvi di manufatti che non vi spettano; celi le tue meschine azioni dietro un falso ideale di ordine e pace nel paese, ma io so chi sei, conosco i fiumi di sangue che indelebilmente hanno macchiato le tue mani. Hai agito così quattro anni fa e così hai fatto recentemente, omettendo il particolare che la falce darkin trattenuta troppo a lungo dalle mani di Selene, avrebbe risvegliato il mostro che è in lei...- ringhiò Jhin, stringendo i pugni e serrando la mascella per la rabbia.

-Vi avevo vietato di rivelare le vostre identità – intervenne Shen, guardando duramente i due Guardiani.

A quelle parole Jhin comprese che anche i due Guardiani oltre a sottostare agli ordini del Consiglio, erano in rapporti con l’Ordine di Shen stesso; questo bastò a mandarlo su tutte le furie: era stanco delle menzogne, di riporre la sua fiducia negli altri e vederla andare in frantumi. Fissò rabbiosamente Hadmon e Selene, a stento tratteneva il suo odio e il desiderio di colpire entrambi: era stato raggirato con l’inganno e alla fine aveva finito per riporre fiducia in loro, aiutando persino il dragone a salvare quella stupida donna di cui si stava innamorando. Era stato tradito.

-È stata una situazione di emergenza, inoltre siamo stati attaccati da Zed, ma non eravamo stati avvisati che lui conosceva la mia identità – spiegò Selene, deglutendo a vuoto.

-Di questo non eravamo a conoscenza nemmeno noi, ad ogni modo di una cosa mi ero raccomandato: non rivelare la tua identità, peggio ancora confessare che sei il detentore di Thanatòs. Quando ti avevo parlato privatamente ti avevo fatto due richieste e speravo onestamente che le avresti rispettate, oltre alla raccomandazione, ti avevo chiesto di non farti ammaliare da questo uomo e attualmente non sono molto sicuro che tu non abbia infranto il mio secondo divieto. Se Roak ha esposto la sua ipotesi è perché ha avuto modo di notare qualcosa il giorno in cui vi ha ricevuti; se stai nascondendo qualcosa per salvare questa feccia dalla sua punizione, posso assicurarti che non comporterà nella di buono – disse minacciosamente Shen.

-Se dovesse accadere una cosa del genere il Supremo Consiglio di Ionia cui rispondiamo, sarebbe inorridito e sorpreso dalla vostra condotta signorina Selene; perciò vi pongo nuovamente la domanda di Klein, voi siete in alcun modo, seppure minimamente, legata a questo uomo? – domandò Kusho, incrociando le braccia.

-Vi ha già risposto, tra la mia compagna e il Demone d’Oro non sussiste alcuna relazione. Vi prego di non prendere alcun provvedimento su Khada Jhin, ha rispettato il suo compito ed è stato provocato dal sovrano di Vindor al che lui ha reagito di risposta – spiegò Hadmon, nella direzione di Kusho e Klein.

Selene ringraziò mentalmente il compagno per essere intervenuto in suo aiuto, di fronte agli occhi meticolosi di Kusho aveva temuto che non sarebbe riuscita a esporre una falsa versione dei fatti senza essere scoperta; tuttavia nonostante l’intervento di Hadmon, sentiva su di sé lo sguardo affilato del pistolero: percepiva la sua rabbia e il suo odio che di lì a breve avrebbero preso il sopravvento. Era cosciente che il suo sguardo si fosse incupito nel momento in cui Shen aveva parlato e rivelato il legame tra l’Ordine di Kusho, lei e Hadmon; ricordava ancora il giorno in cui aveva chiesto informazioni a Jhin su Zed, e lui le aveva spiegato le identità del fratellastro e di Shen, nella sua voce e nel suo occhio scarlatto aveva colto solo il puro odio. Lei e Hadmon avevano tradito il briciolo di fiducia che lui aveva riposto in loro, e questo bastò a far crescere la sua preoccupazione; a peggiorare la situazione vi era il suo sesto senso che le suggeriva che a breve, se Shen o Kusho avrebbero continuato a parlare, Jhin avrebbe agito istintivamente e rovinato ulteriormente la sua posizione, e per quanto volesse negarlo, lei voleva in tutti i modi salvarlo dalla sua condizione: ne era innamorata.

-È questa la verità signor Hadmon? – domandò Hanzai, mentre alle sue spalle gli anziani del Consiglio annuivano come ad appoggiare la domanda del maestro.

-Si, il sovrano Roak ha detto lui stesso delle frasi appositamente provocatorie, che io stesso non ho apprezzato; ha fatto riferimento ad avvenimenti passati e suggerito che Jhin sarebbe dovuto morire quattro anni fa. Nessuno ci ha spiegato questi avvenimenti, ma ci siamo sentiti in dovere di prendere posizione e difendere quest’uomo, non tolleriamo l’eccessivo rancore mostrato verso di lui – commentò Hadmon, incrociando le braccia; era quasi certo che in quella riunione nessuno tollerasse la presenza di Jhin e peggio ancora, molti lo avrebbero preferito morto.

Per quanto Jhin odiasse doversi far difendere da coloro che avevano tradito la sua fiducia, decise di continuare a restare in silenzio; tuttavia a stento tollerava gli sguardi sprezzanti che ogni uomo lì presente gli rivolgeva, soprattutto quello di Shen e Klein che con superiorità gli rivolgevano lo stesso sguardo che aveva ricevuto il giorno dell’incidente e quello contribuiva a far crescere in lui la sete di sangue e vendetta che attendeva da anni. Accanto a lui, Shen era pronto ad agire se lui avesse fatto azioni spropositate, perciò mise la mano sul fodero in pelle della pistola, pronto ad un eventuale azione del ninja; conosceva bene il genere di punizioni inflitte dal Consiglio, le cicatrici sul suo corpo bruciavano ancora al solo pensiero.

I due Guardiani videro Klein e Kusho scambiarsi un’occhiata di intesa e sospirare pesantemente, per poi rivolgersi ai presenti chiedendo se alcuni avessero pensieri da esporre a riguardo; quando nessuno dei membri proferì parola, allora il capo del Consiglio di Ionia decise di sciogliere la riunione, dichiarando che non sarebbero stati presi alcuni provvedimenti sul pistolero ma questi avrebbe dovuto prestare attenzione alle sue future azioni. Sebbene quelle parole rincuorarono i due Guardiani, fecero adirare Shen il quale non poté più trattenere il suo disprezzo.

-Per questa volta, ritieniti fortunato di aver avuto un partito che ti ha salvato; ti attenderò, al tuo primo passo falso, i cani come te, devono apprendere la disciplina o morire. Sappi che qualora ti avvicinerai a Selene e tenterai di tessere la tua tela intorno a lei, ti farò rimpiangere il giorno in cui non sei morto insieme a Joanna, feccia – ringhiò Shen vicino a Jhin, in parte, provocandolo appositamente.

Persa definitivamente la pazienza, Jhin slacciò il fodero della sua pistola, afferrò Sussurro tra le mani e la puntò contro Shen; a sua volta il ninja, avendo capito le sue intenzioni, sfoderò la sua spada e la puntò al suo collo.

-Come osi… - ringhiò Jhin furioso.

Prontamente i due Guardiani, scattarono per separare i due combattenti. Per non destare sospetti, Hadmon si precipitò su Jhin e lo colpì dietro il collo, stordendolo e facendogli perdere i sensi, mentre Selene si pose tra i due, spostando la lama di Shen con le sue stesse mani che si ferirono.

-Ninja del vostro Ordine, non dovrebbero lasciarsi prendere dall’odio. Khada Jhin è sotto la nostra custodia, a nome di entrambi, preferirei che parole di questo genere, le stesse pronunciate da Roak, non vengano dette in nostra presenza. Noi lavoriamo per voi, ma non tolleriamo tutto questo disprezzo – osservò Hadmon, caricandosi sulle spalle il corpo svenuto di Jhin.

-Attenzione da che parte state; è un battito di ciglia, e anche voi, come mio fratello, passerete dalla parte sbagliata; questo vale soprattutto per te Selene – disse Shen, severamente.

-Ho già ribadito che nessuno di noi due correrà questo rischio. Sia io, sia Hadmon, stiamo agendo secondo le nostre modalità; in particolare io non ho nessun legame con quest’uomo, mi dispiace solo che possano essere nati questi sospetti – disse Selene, mentendo: quelle parole furono pesanti come macigni e affilate come le lame che trapassarono il suo cuore.

-Se le vostre parole sono la verità, vi porgo le mie sentite scuse. Hanzai ci terrà informati sui vostri progressi – concluse Shen, rinfoderando la sua spada.

Al termine di quella discussione, Selene aiutò Hadmon a portare Jhin verso l’abitazione poco distante da lì; purtroppo data la posizione isolata di quest’ultima nessun mezzo li avrebbe potuti aiutare nel trasporto del corpo dell’uomo. Accompagnati da Shen e con Klein e Hanzai al loro seguito, Hadmon e Selene giunsero fuori dalla struttura, dove Klein li congedò non dopo aver messo i due in guardia entrambi e detto a Selene di prestare molta attenzione; nonostante Klein spiegò che il suo era solo un consiglio che avrebbe contribuito ad avere vita facile nell’abitazione, Selene giurò che lo sguardo affilato che l’uomo le rivolse e il tono severo con cui pronunciò le sue parole, fecero apparire il suo monito simile a una minaccia. Dopo quell’avvertimento Klein, Hanzai e Shen, rimasti ormai gli unici membri del Consiglio, si diressero verso la carrozza che li avrebbe condotti presso la sede segreta del Consiglio Supremo di Ionia, ove avrebbero riferito il successo della missione; Hadmon e Selene, invece si avviarono silenziosamente verso l’abitazione.

Di fronte a loro il sole si stava lentamente nascondendo dietro le colline di Tuula, lasciando che il fresco e il buio serale, avvolgesse l’intero paesaggio; Selene in cuor suo sapeva che quel pomeriggio erano riusciti a risolvere ogni controversia grazie alla diplomazia di Hadmon, il quale sicuramente voleva delle spiegazioni circa i sospetti che nutriva il Consiglio su lei e Jhin.

-I sospetti del Consiglio erano fondati Selene? Voglio dire, te ti stai affezionando a Jhin? – chiese Hadmon.

Per qualche minuto Selene rimase in silenzio, riflettendo; poteva mentire al compagno, eppure non sarebbe stato da lei, non era in grado di dire bugie ad Hadmon questo perché lui sapeva leggere perfettamente la sua anima semplicemente guardando i suoi occhi ghiaccio. Tuttavia quanto accaduto tra lei e Jhin, sebbene lei volesse negare che avesse una certa rilevanza, proprio non ci riusciva.

-Si erano fondati – disse Selene amaramente, sentendo gli occhi pizzicare mentre la preoccupazione e lo stress del pomeriggio precedente lasciavano le sue stanche membra.

Silenziosamente Selene lasciò che le lacrime percorressero le sue guance; non riuscì a placarle, sebbene odiasse mostrarsi in quella condizione. Odiava con tutta sé stessa il suo cuore che si era innamorato di quell’uomo, costringendola a provare un sentimento a loro proibito; odiava il fatto che quel filo invisibile non volesse abbandonare il suo cuore, ma lo tirava insistentemente fuori dalla sabbia sotto cui lei celava i suoi sentimenti e peggio ancora era estremamente dispiaciuta di aver fatto passare ad Hadmon ore di tensione a causa di un suo errore. “Perché…”si chiese mentalmente.

-Scusami Hadmon…- sussurrò Selene, asciugando le sue lacrime – scusa se ti ho recato tutti questi problemi oggi pomeriggio –

Accanto a lei Hadmon sorrise teneramente, le prese gentilmente la mano mentre con l’altra teneva il corpo di Jhin; gliela strinse calorosamente e subito lei posò gli occhi su di lui, fermandosi lungo la strada. Non avrebbe rimproverato mai la compagna e né tantomeno limitato le sue idee, anzi l’avrebbe difesa con ogni mezzo in suo possesso davanti al Consiglio.

-Non dire stupidaggini, Selene. Non mi hai dato nessun problema, mai me lo darai; se ho stipulato un patto con te ci sarà un motivo, così avresti potuto darmi da fare per l’eternità – scherzò Hadmon, facendola ridacchiare e tranquillizzare, poi proseguì – cerca di rilassarti, questa piccola parentesi la conosceremo solo io e te, sappi che da me avrai sempre e solo l’appoggio –

-Grazie Hadmon… in ogni caso, dobbiamo indagare sull’incidente di quattro anni fa, qualcosa del Consiglio mi puzza – osservò Selene, notando l’amico annuire.

Hadmon confessò che i suoi sospetti erano cresciuti dopo il commento fatto da Shen su Jhin, poi cambiando argomento le disse di aver trovato il libro che loro cercavano e a quella confessione la donna si illuminò al punto che lasciò la presa sul braccio di Jhin e abbracciò il compagno, ringraziandolo per tutto il suo lavoro. Il Guardiano le spiegò che il libro si trovava a Noxus e che nell’eventualità in cui avessero ricevuto un incarico con quella destinazione, lo avrebbero recuperato e studiato, altrimenti sarebbero andati loro di persona al termine della loro permanenza a Ionia. L’espressione di contentezza che si dipinse sul volto di Selene, riempì di gioia anche l’amico il quale desiderava più di qualsiasi altra cosa salvarla dal suo destino. Insieme ripresero a camminare e Hadmon scherzosamente colse l’occasione per chiederle di più su cosa fosse accaduto tra lei e Jhin, ridendo fragorosamente quando l’altra divenne rossa come un pomodoro; fu allora che Selene gli spiegò gli avvenimenti della locanda e rise quando Hadmon sgranò gli occhi all’udire della notizia che l’aveva baciata. Scherzare li rallegrò entrambi, soprattutto avere del tempo da spendere insieme, cosa che non avevano avuto da quando Hadmon aveva iniziato le sue ricerche; ormai le vicende del pomeriggio erano acqua passata e loro ben presto arrivarono all’abitazione dove lasciarono Jhin nella sua stanza, ancora svenuto, e poi passarono il resto della serata in compagnia di Ana. Tuttavia sebbene passarono una serata tranquilla, mentre osservava il cielo stellato in cuor suo Hadmon sapeva che presto avrebbe dovuto dare consegnare a Selene la pergamena proveniente dall’isola dei Guardiani, e mentre il buio avvolgeva la loro abitazione, osservando la figura di Selene, sperò che il suo fragile corpicino avrebbe retto quel fardello.

 

 

 

  
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