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Autore: Saigo il SenzaVolto    03/12/2017    1 recensioni
AU, CROSSOVER.
Sequel de 'Il Pianto del Cuore'
Era una serata come tutte le altre, quando improvvisamente Naruto, assieme a Hinata, Sakura e Sasuke si ritrovò in un luogo sconosciuto senza ricordare nulla. Ma loro non sono i soli ad essere finiti lì. Direttamente dall’oltretomba infatti, anche i genitori di Sasuke e quelli di Naruto fanno la loro comparsa, insieme a due personaggi provenienti dal futuro: Sarada Uchiha e Boruto Uzumaki.
Quest'ultimo, inoltre, molto diverso dalle aspettative di tutti!
Tra dispute familiari, passati dolorosi e comportamenti inaspettati, per i nostri eroi non sarà facile andare d'accordo. Ma tutti loro dovranno riuscire ad unirsi insieme per superare molte difficoltà, poiché una grave minaccia rischia di distruggere il loro mondo.
E loro sono gli unici in grado di fermarla!
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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PREMESSA: alcuni personaggi ed eventi di questa storia potrebbero essere diversi rispetto all’opera originale! Dipende tutto dalla mia immaginazione!
 

 

L’Orizzonte per Tre


Giorni mancanti allo scontro: 8
 
Foresta senza nome, 10 chilometri ad est di Shiganshina

Naruto riuscì ad evitare a malapena un pugno mirato alla sua testa, ricambiando l’offensiva con una spazzata alle gambe dell’avversario, ma Minato si smaterializzò dal punto in cui si trovava prima in meno di un secondo, svanendo nel nulla senza un solo rumore.

“Dannazione! Che fine ha fatto stavolta?” imprecò mentalmente.

‘Dietro di te!’ ruggì Kurama dentro di lui. ‘Muovi il sedere, Naruto!’

Il biondo riuscì a balzare lontano da una raffica di shuriken e kunai appena un secondo prima di essere colpito, atterrando sopra un ramo di un albero e cominciando a saltare da un ramo all’altro.

Si osservò attorno con attenzione, ansimando pesantemente per la fatica e cercando di scoprire dove si fosse cacciato suo padre.

Il jinchuuriki strinse i denti, frustrato. “È inutile!” si lamentò tra sé. “Senza attivare la Modalità Eremitica o senza il tuo aiuto non sono capace di percepirlo!”

Il Kyuubi sbuffò d’irritazione. ‘Devi imparare a focalizzare il controllo dell’energia nel tuo corpo come ti ha detto l’Eremita!’ lo istruì per l’ennesima volta il demone. ‘Non puoi fare affidamento sempre e solo sul mio chakra!’

“Come se fosse facile!” sbottò il ragazzo, fermandosi sulla cima di un albero. Ma, prima di poter dire altro, il biondo sentì la punta gelida di un kunai poggiarsi sul suo collo da dietro, facendolo irrigidire all’istante.

“Non ci siamo ancora.” fece la voce del Quarto Hokage alle sue spalle. “Devi restare sempre all’erta in uno scontro. Hai abbassato la guardia all’ultimo secondo, e non sei riuscito a notare quando mi sono avvicinato.”

Naruto si portò una mano tra i capelli, grattandosi la testa con foga in un moto di frustrazione.

“Uffa!” esclamò a gran voce, esausto e frustrato. “Questa è la quarta volta oggi!”

Minato sorrise divertito, rinfoderando il kunai in una borsa. L’allenamento di questi giorni era estenuante per Naruto, ma l’Hokage dovette ammettere che stava procedendo in maniera molto più spedita di quel che pensava.

L’Eremita aveva passato le ultime settimane ad insegnare a Naruto e Sasuke il controllo dell’energia naturale senza attivare la modalità Eremitica, in modo da renderli capaci di aumentare le loro capacità fisiche nel combattimento e per prepararli ad usare al massimo delle loro abilità il Potere delle Sei vie che avevano ricevuto.

Ma oltre a questo tipo di esercitazione, che occupava loro tutta la mattina fino all’ora di pranzo, l’Otsutsuki aveva stabilito per i due ragazzi anche un intensivo allenamento fisico, il quale corrispondeva a degli scontri di due o tre ore con i loro rispettivi genitori ogni pomeriggio. Praticamente non c’era un solo minuto di riposo per i due giovani ninja.

Naruto e Minato scesero giù dall’albero, raggiungendo Kushina che li stava aspettando con un sorriso.

“AAAAH! Sono distrutto!” sospirò il biondo, buttandosi a terra pesantemente. “Non riesco a muovere neanche un muscolo!”

Kushina sorrise, sedendosi accanto a lui. “Stai facendo progressi, Naruto.” gli disse con un tono soddisfatto. “Riesci a resistere sempre di più agli attacchi di Minato ogni giorno che passa, senza attivare il chakra del Kyuubi.”

Il ragazzo ghignò debolmente, senza alzarsi da terra. “Devo ringraziare Kurama per questo,” disse lentamente, il suo tono affaticato. “I suoi consigli si sono rivelati molto preziosi, ma ancora non è abbastanza! Devo impegnarmi di più!”

Minato lo guardò con uno sguardo fiero. “Non c’è bisogno di sforzarti più del dovuto.” spiegò con calma. “Ce la stai mettendo tutta ogni giorno, e questo basta e avanza. Non puoi pretendere di migliorare in modo immediato dopo soltanto due settimane di allenamento. Te l’ha detto anche l’Eremita, ricordi?”

Il giovane annuì. “Lo so, ma non posso lasciarmi cullare lo stesso!” dichiarò con foga. “Boruto si starà impegnando come un pazzo a quest’ora, e lo sta facendo da solo! Non voglio essere da meno!”

Minato e Kushina lo guardarono con un’espressione confusa. Boruto? Naruto si stava impegnando così tanto perché voleva raggiungere il livello del Nukenin? Il ragazzo del futuro era sparito completamente per due intere settimane, e le uniche persone che lo avevano visto erano l’Eremita e Sarada.

“Cosa vuoi dire?” chiese sua madre, curiosa.

Naruto si risollevò da terra lentamente, mettendosi seduto. “Sono passate due settimane da quando lo abbiamo visto l’ultima volta,” cominciò a dire con un tono serio. “Sono certo che si starà allenando anche lui a suo modo per riuscire ad attivare il Potere dei manufatti. Non posso permettermi di riposare sapendo che lui e tutti gli altri si stanno impegnando a fondo nei loro compiti!”

Minato si sedette a sua volta vicino al figlio. “Ti stai impegnando così tanto perché vuoi raggiungere il suo livello?” domandò con un sorriso pieno di comprensione.

Naruto abbassò lo sguardo, ma annuì una volta col capo.

‘Se dovessi contare quante volte pensi a quel moccioso durante gli allenamenti, mi verrebbe da pensare che tu sia innamorato di lui…’lo schernì la Volpe.

Naruto divenne paonazzo all’idea. “Stai zitto, Kurama!”

Poi, sospirando sommessamente, il biondo alzò la testa e si mise a fissare il cielo.

“A volte mi chiedo ancora come ho potuto fargli una cosa simile,” disse improvvisamente, attirando l’attenzione dei suoi genitori. “Non riesco a credere che nel futuro diventerò una persona talmente insensibile nei confronti di mio stesso figlio. Non so più cosa pensare di me stesso…”

Kushina gli mise una mano sulla spalla, guardandolo con uno sguardo preoccupato e rassegnato. Non sapeva cosa dire. Non sapeva come confortarlo in quella situazione. Non poteva fare altro che assistere impotente al suo tumulto interiore, offrendogli come unico supporto la sua presenza.

Lei stessa non sapeva come sarebbero andate le cose nel futuro, quindi non poteva dare una risposta precisa alla sua domanda. La rivelazione che Boruto aveva fatto molti giorni fa aveva sconvolto tutti allo stesso modo, ma Naruto ed Hinata erano quelli che l’avevano presa peggio.

Dopotutto, non capita tutti i giorni ad una persona di venire a sapere che nel futuro diventerà un genitore che porterà al suicidio il proprio figlio.

Minato lo guardò con uno sguardo indecifrabile, osservando il volto triste del ragazzo affianco a sé.

“Lo sai,” cominciò a dire allora. “Anch’io ho sempre avuto il tuo stesso timore.”

Naruto si voltò verso di lui, confuso.

Il Quarto Hokage si mise a fissare un punto indistinto dell’orizzonte. “Sin da quando Kushina mi disse che aspettava un bambino, ho sempre avuto il timore di non riuscire ad essere un buon padre. Ho sempre vissuto con l’ansia di non poter diventare un buon genitore. Dopotutto, io ero l’Hokage, e a causa dell’impegno costante che il Villaggio richiedeva, era molto probabile che non sarei riuscito ad essere molto presente nella tua vita. Questo solo pensiero mi spaventava molto.”

Il ragazzo lo ascoltò con attenzione, i suoi occhi sgranati. “Davvero?” gli chiese improvvisamente, sporgendosi verso di lui. “Anche tu avevi paura di diventare padre?”

Minato sorrise, il suo volto un misto d’imbarazzo e confusione. “Certo che avevo paura!” rispose subito, facendo ridacchiare Kushina. “Anche un Hokage ha i suoi timori, sai?”

Nonostante il suo tumulto interiore, Naruto sorrise all’udire ciò.

Suo padre però perse subito il suo sorriso dopo un secondo, riprendendo a fissare l’orizzonte. “E la cosa peggiore di tutto questo,” riprese dire con un tono serio. “È che il mio più grande timore si è avverato. Alla fine, né io né tua madre siamo riusciti a restare al tuo fianco. Ti abbiamo abbandonato senza poterci fare nulla.”

Kushina chiuse gli occhi con tristezza, stringendo con più forza la spalla del figlio. “Credo che questo faccia anche di noi due dei terribili genitori.” disse lei debolmente. “Ti abbiamo lasciato da solo in un mondo crudele e pieno di pericoli. Ti abbiamo accollato un fardello pesantissimo, e a causa delle nostre scelte hai sofferto per tutta la tua vita. Se la cosa può consolarti, noi siamo stati persino dei genitori peggiori di quanto tu lo potrai mai essere.”

Naruto scosse la testa con forza. “Non è vero!” disse con decisione. “Non siete stati dei genitori terribili! È solo grazie a voi che sono diventato quello che sono oggi!”

Minato e Kushina si voltarono verso di lui, scioccati.

“È vero,” continuò il ragazzo. “Voi non ci siete stati nei momenti belli e brutti della mia vita, e molte volte ho sofferto a causa dell’odio che il Villaggio aveva nei miei confronti perché ero una Forza Portante…”

Dentro di lui, Kurama lo ascoltò in silenzio.

“Ma voi mi avete protetto da Madara quando ero appena nato,” disse ancora il biondo con un sorriso sincero. “E avete sacrificato la vostra vita per me e per tutto il Villaggio! Se quel giorno le cose fossero andate diversamente, forse oggi non sarei arrivato dove sono adesso. Non sarei riuscito ad ottenere quello che ho guadagnato con il mio impegno. Per questo non serbo rancore verso di voi. Se oggi sono fiero di chiamarmi Naruto Uzumaki, lo devo soltanto a voi due!”

Minato e Kushina sorrisero, sentendo le lacrime formarsi nei loro occhi.

Senza esitazione, i due adulti circondarono le braccia attorno alle spalle di Naruto, stringendolo in un abbraccio. Un abbraccio che il ragazzo ricambiò a sua volta con un sorriso.

“Grazie, Naruto!” disse sua madre, la sua voce piena di emozione. “Sei diventato uno Shinobi meraviglioso!”

Minato annuì. “Sono certo che riuscirai ad essere un padre migliore di quanto sarei mai potuto essere io!” dichiarò senza esitazione. “Siamo fieri di te!”

Naruto ghignò, le lacrime che scendevano come fiumi dai suoi occhi.

“Grazie, mamma, papà!”
 

Prateria, 5 chilometri a Nord da Shiganshina.

Sasuke chiuse gli occhi, ansimando leggermente ed asciugando una lacrima di sangue cremisi che gli colava dalla guancia destra con la mano. 

L’allenamento per aumentare il controllo e la durata delle sue abilità oculari procedeva a gonfie vele. Adesso riusciva a mantenere presente il Susanoo per più di venti minuti senza interruzione, ed il controllo delle sue Fiamme Nere si faceva sempre migliore.

Fugaku si avvicinò a lui, un sorriso orgoglioso stampato in faccia. “Il tuo controllo dello Sharingan è quasi perfetto,” disse con sicurezza. “Hai degli occhi migliori dei miei, Sasuke!”

Il ragazzo corvino abbassò lo sguardo all’udire quelle parole, un’espressione di dolore sul suo volto.

Mikoto si avvicinò a sua volta al figlio, confusa. “Cosa succede, Sasuke?” domandò con preoccupazione. “Cosa ti turba? Ti senti bene?”

Il giovane Uchiha non rispose subito, continuando a fissare il terreno. Strinse i pugni con forza, tentando invano di fermare l’ondata di ricordi che gli aveva pervaso la mente appena aveva udito le parole di suo padre.

“Questi occhi,” disse poi con un tono sommesso e basso. “Sono gli occhi di Itachi.”

Mikoto e Fugaku lo fissarono per diversi secondi in silenzio, incapaci di proferire parola. Poi, dopo quella che parve un’eternità, sua madre alzò un braccio verso di lui e gli accarezzò delicatamente una guancia.

Sasuke posò lentamente lo sguardo su di lei, fissando gli occhi neri di quella donna, così simili ai suoi e pieni di dolore.

“Hai dovuto soffrire molto a causa nostra, vero?” sussurrò lei, la sua voce affranta. “Mi dispiace, tesoro. Non avremmo mai voluto che tu fossi costretto a superare una cosa del genere da solo.”

Il ragazzo si lasciò accarezzare senza opporre resistenza, immergendosi in quella piacevole sensazione che la vicinanza dei suoi genitori aveva fatto nascere in lui da quando era giunto a Eldia.

Il suo sguardo si spostò poi su suo padre, e rimase colpito nel vedere la sua espressione piena di rammarico e pentimento mentre osservava sua moglie e suo figlio interagire tra loro.

“Padre,” cominciò a dire subito dopo. “Posso farti una domanda?”

Fugaku annuì semplicemente.

Sasuke non esitò. “Perché il clan Uchiha decise di tradire Konoha?” domandò. “Perché avete scelto di attuare un colpo di stato?”

Gli occhi dei suoi genitori si fecero improvvisamente pesanti e colmi di dolore. Mikoto si strinse un braccio, guardando in basso.

Fugaku fece un grosso respiro prima di rispondere. “Non è una domanda facile,” disse alla fine con un tono basso. “C’erano molti motivi che all’epoca ci hanno indotto a prendere quella decisione.”

“E quali erano questi motivi?” forzò ancora il giovane, per nulla deciso a rimanere senza risposte.

Suo padre sospirò. “Il Villaggio stava attraversando un periodo di crisi dopo l’improvviso attacco della Volpe a Nove code,” spiegò lentamente. “Circolavano voci che la persona responsabile della comparsa del Kyuubi fosse un Uchiha, ma nessuno dei nostri membri sapeva come spiegarsi la cosa.”

Sasuke lo ascoltò attentamente.

“Tuttavia la gente del Villaggio cominciò a guardarci con occhi diversi da quel giorno,” continuò Fugaku. “Anche il Terzo Hokage e tutto il consiglio di Konoha iniziarono a trattarci in maniera più fredda e distaccata rispetto a prima. Noi Uchiha non godevamo di buona fama già da prima, poiché formavamo il Corpo di Polizia e Sicurezza che si occupava di risolvere e debellare i pericoli interni al Villaggio, il quale non era visto di buon occhio dagli abitanti del Villaggio. Dopo l’attacco del Kyuubi perciò, il nostro clan cominciò a subire una discriminazione che aumentava di giorno in giorno. Se le cose fossero andate avanti, con molta probabilità la situazione per noi sarebbe diventata insostenibile.”

Il ragazzo corvino rifletté diversi secondi prima di parlare. “Il responsabile dell’attacco della Volpe era Madara Uchiha,” disse seriamente. “Me lo confermò Itachi tempo fa. Nessuno di voi nel clan sapeva che Madara fosse ancora in vita?”

Mikoto scosse la testa. “Non c’era nessuno che lo sospettava,” rispose. “Madara aveva abbandonato il clan ed era stato sconfitto dal Primo Hokage più di settant’anni prima. Non avevamo idea che fosse sopravvissuto in qualche modo.”

Fugaku riprese a parlare subito dopo. “La situazione stava diventando ingestibile.” spiegò ancora. “Per questo decidemmo che dovevamo fare qualcosa. Se il Villaggio ci vedeva come i responsabili della distruzione causata dal Kyuubi, noi ci saremmo vendicati rovesciando l’Hokage ed attuando un colpo di stato. Il resto della storia lo conosci anche tu.”

“Ma perché non avete tentato di chiarire in maniera pacifica la situazione?” esclamò il giovane. “Tobi mi disse che l’Hokage aveva tentato di mettere fine alle dispute molte volte in maniera pacifica! Era davvero necessario portare morte e distruzione in questo modo? Perché avete rifiutato le trattative?”

Suo padre si voltò di lato, fissando l’orizzonte con uno sguardo indecifrabile. “Capisco cosa vuoi dire,” rispose lentamente. “Ma all’epoca nel nostro clan l’odio per l’Hokage ed il Villaggio stava aumentando ogni giorno di più. Eravamo troppo offesi, troppo oltraggiati per come ci stavano trattando per riuscire a vedere che stavamo lentamente portando noi stessi alla morte tutti gli Uchiha. Siamo stati arroganti ed accecati dall’odio, e questo ha portato alla nostra fine. Danzo, poi, ha semplicemente accelerato un processo che sarebbe stato inevitabile, convincendo Hiruzen a sterminare tutto il nostro clan.”

Mikoto prese la mano di Sasuke fra le sue, sorridendo con un sorriso triste. “Itachi era l’unico che riuscì a non farsi accecare dall’odio.” disse lei. “Lui e Shishui erano riusciti a mettere la pace ed il bene del Villaggio al primo posto. Per questo loro si schierarono dalla parte dell’Hokage, facendo da spie per conto del Villaggio. Quando poi Danzo uccise Shishui, Itachi rimase da solo, ma decise comunque di portare a termine la missione che gli era stata affidata.”

Fugaku si portò subito dopo davanti al figlio. “Itachi prese una decisione terribile quel giorno,” disse con serietà. “Ma lui era sempre stato un ottimo Shinobi ed un pacifista, e per questo motivo era l’unico in grado di fare ciò che fece. Quella notte si accollò tutto l’odio e la vergogna del clan Uchiha sulle spalle, e decise di salvare soltanto te, un semplice bambino innocente che non era stato ancora corrotto dall’odio della nostra gente. Il suo coraggio ed il suo sacrificio sono ineguagliabili, e ad oggi sono fiero di lui, anche se i nostri ideali erano diversi.”

Sasuke sentì le lacrime colargli dagli occhi. “Ma perche non me l’ha detto?” esclamò, affranto e disperato. “Perché mi ha riempito la testa di menzogne? Perché non mi ha semplicemente detto come stavano le cose, invece di farmi diventare quello che sono oggi?”

I suoi genitori lo guardarono con compassione, abbracciandolo e confortandolo insieme contemporaneamente.

“Itachi voleva probabilmente essere giustiziato da te,” disse Fugaku, la sua voce piena di dolore. “Voleva che tu, l’unico Uchiha rimasto, fossi colui che avrebbe messo fine una volta per tutte alla storia maledetta del nostro clan. Voleva che fossi tu, l’unica persona che egli amava più di ogni cosa, a giustiziarlo e a iniziare un nuovo capitolo per gli Uchiha. Anche se non posso giustificare le sue azioni, sono certo che aveva in mente questo.”

Il ragazzo si lasciò cullare dall’abbraccio, singhiozzando sommessamente mentre i suoi genitori lo stringevano.

“Va tutto bene,” ripeté sua madre diverse volte. “Va tutto bene. Non sei da solo, Sasuke. Se tuo fratello fosse qui adesso, sono certa che anche lui sarebbe fiero di te proprio come lo siamo noi!”

Passarono diversi minuti prima che Sasuke smise di piangere. Appena si calmò un po’ il giovane Uchiha annuì debolmente tra sé. Sua madre aveva ragione. Suo fratello sapeva a cosa andava incontro con le sue azioni. E per questo motivo Itachi aveva scelto lui per riuscire a donare nuova speranza al futuro del loro clan.

E adesso, tutta quella storia era finita. Adesso lui poteva ricominciare, poteva finalmente scrivere un nuovo capitolo nella storia maledetta del suo clan.

E Sasuke giurò a se stesso che questa volta il nuovo capitolo degli Uchiha non sarebbe stato pieno di dolore come il precedente.
 

Cima delle mura, Distretto di Shiganshina

Sakura bloccò con successo il palmo di Hinata afferrandole il polso con la mano destra, ricambiando poi la cortesia con un calcio laterale mirato alla testa.

Ma Hinata non demorse, alzando il braccio libero, stringendo i denti e incassando il calcio senza emettere un solo lamento. I suoi occhi vedevano attraverso il corpo della sua compagna di lotta, studiandone i punti d’apertura e di passaggio del chakra.

Sakura voleva continuare con un’altra raffica di pugni, ma i suoi sensi allenati le dissero che doveva allontanarsi subito da lì.

“Shannaroo!” fece una voce sopra di lei ed Hinata.

L’Haruno mollò il braccio di Hinata e balzò subito all’indietro, imitata anche dalla Hyuuga che si allontanò a sua volta da lì senza perdere un solo secondo. Così facendo entrambe le ragazze evitarono con facilità il colpo di Sarada, la quale cadde dal cielo nel punto dove loro due si trovavano fino a qualche attimo prima, fracassando il vertice del muro con un pugno che crepò il cemento come vetro.

Hinata si rimise in posizione d’attacco, scagliandosi verso l’Uchiha che era ancora piegata a terra.

“HYAA!” urlò, accumulando chakra nel palmo destro e preparandosi a colpire la ragazza con una tecnica del Pugno Gentile.

Tuttavia Sarada aveva altri piani in mente, sgranando gli occhi ed attivando una grossa gabbia toracica arancione che le ricoprì tutto il corpo.

Il palmo di Hinata si schiantò contro le ossa del Susanoo con violenza e precisione, sferrando nello stesso istante un getto d’aria compressa che investì la gabbia eterea, ma tuttavia non ebbe alcun effetto. L’Uchiha ne approfittò mentre era ancora accovacciata per formulare diversi sigilli con le mani.

Doton: Ganchuusou!” (Lance di Roccia)

Dal cemento sotto i piedi di Hinata si stagliarono in alto delle sottili lance di terra, evocate grazie all’utilizzo di chakra. La giovane Hyuuga però si era accorta in anticipo dell’attacco grazie ai suoi occhi che vedevano in tutte le direzioni, e le evitò una ad una danzando con grazia e muovendo il corpo in tutte le direzioni per evitare le lance mortali.

Sarada aggrottò le sopracciglia e si preparò ad attaccare di nuovo.

Tuttavia fece appena in tempo a notare che la sua futura madre stava correndo verso di lei alle sue spalle, imitata a sua volta dall’altra ragazza che aveva evitato con successo tutte le lance di terra.

L’Uchiha fece scattare un braccio del Susanoo verso la Hyuuga con un comando mentale, tentando invece di resistere all’attacco di Sakura con la gabbia toracica.

Hinata, appena vide la grossa mano scheletrica stagliarsi contro di lei, non perse tempo ed accumulò altra energia nelle braccia, evocando un’immagine spettrale di un leone azzurro su ogni mano.

Sakura ghignò, scattando con forza davanti alla corazza arancione di Sarada e caricando un pugno all’indietro.

“SHANNAROOOO!” urlò l’Haruno.

Juho Soshiken!” (Pugno dei Leoni Gemelli) esclamò la giovane Hyuuga allo stesso tempo.

Il pugno di Sakura centrò in pieno la gabbia del Susanoo, frantumandola e crepandola a causa della forza mostruosa dell’attacco, mentre la tecnica di Hinata scagliò lontano da lei la gigantesca mano scheletrica arancione con un solo colpo.

Sarada balzò in alto in quello stesso istante, roteando in aria ed atterrando fuori dal Susanoo. Il corpo etereo evocato dalla ragazza, ormai privo del suo proprietario, si dissolse nel nulla dopo alcuni secondi.

Le tre ragazze si osservarono per diversi momenti in silenzio, studiandosi a vicenda senza abbassare mai la guardia.

Finché, dopo un paio di secondi, Sakura si rilassò e raddrizzò la schiena.

“Molto bene,” esclamò con un sorriso. “Che ne dite di fermarci qui per oggi?”

Hinata dissolse immediatamente la tecnica nelle sue mani, disattivando anche il Byakugan. “P-Per me va bene.” disse semplicemente, un lieve sorriso che le incurvava all’insù le labbra.

Sarada sospirò, aggiustandosi gli occhiali ed annuendo soddisfatta.

Sakura si portò affianco ad Hinata, battendole una leggera pacca sulla spalla. “Sei migliorata parecchio, Hinata!” le disse con un ghigno. “Ti ci sono voluti sei giorni, ma adesso la tua forza e i tuoi riflessi sono migliorati visibilmente! Sei riuscita a tenere il ritmo di Sarada per più di venti minuti!”

La ragazza cerulea arrossì leggermente. “A-Anche tu sei stata brava!” disse con esitazione. “L-La potenza dei tuoi attacchi adesso si sta facendo sempre più precisa e formidabile! Tsunade-sama sarebbe orgogliosa dei tuoi progressi in così pochi giorni!”

L’altra giovane dai capelli rosa ghignò. “È tutto merito di Sarada che mi ha consigliato di attivare il Sigillo della Rinascita durante gli allenamenti!” spiegò lei, rivolgendo lo sguardo verso la giovane Uchiha. “Il chakra che mi stai aiutando ad accumulare dentro al sigillo mi sarà davvero utile! Grazie ancora, Sarada!”

“D-Di nulla!” rispose quella, imbarazzata dal fatto che la sua futura madre la stava ringraziando per così poco.

Doveva ammetterlo però, la loro decisione di allenarsi insieme si era rivelata incredibilmente utile. Da più di dieci giorni le tre ragazze avevano deciso di unirsi insieme per combattere tra di loro ogni giorno alla stessa ora sulla cima delle mura, in modo da non restarsene con le mani in mano mentre Naruto e Sasuke si allenavano. Avevano imparato a collaborare insieme, imparando anche i punti di forza e le mancanze di ciascuna di loro.

Sakura era la più forte e resistente dal punto di vista fisico, e le sue abilità di guarigione erano strabilianti quando attivava il Sigillo che aveva sulla fronte. Il suo controllo del chakra era quasi perfetto, e riusciva ad usare attacchi precisissimi grazie alle sue conoscenze ed esperienze mediche. Tuttavia peccava nel suo arsenale di Tecniche Ninja, che però riusciva a compensare grazie alla forza bruta e al lavoro di squadra.

Hinata invece era la più veloce e precisa. Grazie ai suoi occhi riusciva a prevedere moltissimi pericoli ed attacchi a sorpresa, e lo stile del clan Hyuuga le permetteva di difendersi molto bene da quasi tutti i tipi di attacchi fisici, mentre la sua debolezza era la resistenza fisica.

Sarada, invece, era su un livello diverso da loro due. La ragazza del futuro era forte, veloce e resistente, e grazie ai suoi occhi riusciva a prevedere e copiare qualsiasi tecnica ninja. La sua forza fisica era paragonabile a quella di Sakura, il suo arsenale di Jutsu vasto e la sua precisione ed intelligenza durante gli scontri invidiabili. La precisione che aveva nel tiro al bersaglio, poi, era davvero eccezionale.

Hinata e Sakura erano consapevoli che lei, similmente a come aveva fatto anche Boruto con Naruto, si stava trattenendo molto durante i loro allenamenti. L’Uchiha era molto più forte di quel che si erano aspettate. Si comportava in maniera calma e riflessiva in battaglia, agendo sempre secondo la strategia migliore. Era come se fosse abituata a lottare in quel modo sin da quando era piccola, ma non avevano modo di sapere il perché.

“Sei davvero un portento, Sarada!” si complimentò allora la rosa con un sorriso. “In questi giorni hai dimostrato di essere molto più forte di quanto mi fossi aspettata! Mi hai davvero sorpresa!”

La ragazza con gli occhiali abbozzò un sorriso imbarazzato, sedendosi a terra. “Grazie mille! Mi sono sempre impegnata al massimo per migliorarmi ogni giorno…”

Le altre due si sedettero affianco a lei. “Devi essere molto diligente negli allenamenti, vero Sarada-san?” chiese Hinata.

“Puoi chiamarmi solo Sarada,” la corresse l’altra con un tono divertito. “Non c’è bisogno di essere così formali!”

Hinata annuì semplicemente. A differenza di Boruto, Sarada era molto più aperta e disponibile a parlare con gli altri, e non si faceva problemi a ridere e scherzare con tutti. Era semplice riuscire a stringere amicizia con lei, un tratto che alla Hyuuga sembrò ricordare in qualche modo Naruto.

“Come fai ad essere così brava?” le chiese Sakura, il suo tono curioso. “Sei molto più forte di noi due, eppure hai la nostra stessa età!”

Sarada si grattò il mento con un dito. “Beh, ecco…” tentò di spiegare. “Diciamo che ho sempre dato il meglio di me negli allenamenti sin da quando ero piccola. Il mio sogno è quello di diventare Hokage, e per riuscirci devo impegnarmi al massimo ogni giorno!”

“Senza contare che ho speso cinque anni in allenamenti intesivi per riuscire a riportare Boruto nel Villaggio…” pensò tra sé, ma preferì non rivelare questa informazione.

Hinata sorrise all’udire ciò. Era proprio la stessa cosa che avrebbe detto anche Naruto in una situazione del genere.

Anche Sakura sembrò notare le similitudini della sua futura figlia con il suo compagno di squadra. “Sai una cosa?” disse allora, osservandola con uno sguardo intenso. “Non posso fare a meno di notare quanto tu sia simile a Naruto, mentre invece Boruto mi ricorda molto Sasuke-kun, anche se lui non era mai stato così freddo come quel tipo. Tu hai lo stesso sogno di Naruto, mentre Boruto ha scelto di seguire una strada difficile da solo, proprio come tuo padre. Mi stupisce il fatto che tu, nonostante sia figlia mia e di Sasuke-kun, mi ricordi in tutto e per tutto Naruto, mentre Boruto è molto più simile a tuo padre!”

La giovane Uchiha fissò con uno sguardo indecifrabile l’orizzonte. “Me lo disse anche l’Hokage in passato,” rispose lentamente, il suo tono basso. “Forse, proprio perché sia io che Boruto abbiamo avuto rapporti difficili coi nostri rispettivi padri, alla fine abbiamo finito per diventare l’opposto di come sono loro.”

Sakura la guardò con tristezza. “Anche tu hai avuto un brutto rapporto con Sasuke-kun?” domandò pacatamente.

Sarada annuì. “Di certo non ai livelli di Boruto, però non posso dire che le cose tra noi due furono tutte rose e fiori.” le spiegò con un sorriso privo di calore, gli occhi oscurati dal riflesso degli occhiali. “Mio padre era sempre costretto ad andare in missione fuori dal Villaggio, ed io lo vedevo molto raramente quando ero piccola. Il primo ricordo che ho di lui risale a quando avevo undici anni.”

La sua futura madre rimase allibita e sconvolta dalla notizia. “D-Davvero?” sussurrò, incredula. Hinata ascoltò in silenzio le parole della giovane.

L’Uchiha fece un cenno col capo. “Quando ero piccola provavo molto risentimento per mio padre,” disse ancora una volta. “Ma col tempo le cose si sono chiarite tra noi, e adesso non provo più nessun tipo di rancore nei suoi confronti. Lui è pur sempre mio padre, e devo accettare che a volte le sue responsabilità lo possano portare lontano da me.”

Sakura le mise una mano sulla spalla. “Hai sofferto anche tu da piccola, vero?”

La ragazza del futuro annuì ma non rispose, facendo calare un piacevole silenzio tra loro tre. Non aveva senso continuare a parlare del suo passato. Sakura l’avrebbe dimenticato in ogni caso, perciò preferì restare ad ascoltare il soffio del vento, osservando il panorama con un sorriso.

Hinata si mise a fissare l’orizzonte a sua volta. “Chissà come procede l’allenamento per Naruto-kun e Sasuke-kun…”

Sarada sorrise. Hinata non riusciva a smettere di preoccuparsi per Naruto. Doveva amarlo davvero molto per riuscire a pensare sempre a lui.

Sakura alzò le spalle, il suo volto contornato da un sorriso divertito. “Conoscendo quei due, si staranno allenando fino allo sfinimento. I maschi sono tutti uguali, e pensano solo a diventare sempre più forti. Non credi anche tu, Sarada?”

“Gia!” confermò quella con un sorriso divertito. “Anche Boruto si starà impegnando al massimo in questo momento!”

Sakura la guardò con un’espressione profonda. Lei riusciva a vedere qualcosa negli occhi della sua futura figlia quando parlava del Nukenin. Era evidente per lei. Non c’erano dubbi.

Riusciva a vedere l’amore e lo struggimento che Sarada provava nei confronti del misterioso guerriero. Riusciva a scorgere il dolore, il rammarico e la nostalgia che lei provava nel ricordare i giorni passati con lui, nel ricordare come il suo amico fosse diverso da piccolo.

Lo riusciva a vedere perché anche lei, proprio come Sarada, aveva provato quegli stessi sentimenti nei confronti di Sasuke. Anche lei era innamorata dell’Uchiha sin dai tempi dell’Accademia, ed aveva sperimentato sulla sua pelle cosa si provasse nel vedere andare via la persona amata. Aveva sperimentato in prima persona tutto quel dolore e quello sconforto che adesso vedeva riflesso negli occhi neri di Sarada. E per questo motivo, in qualche modo, Sakura era in grado di capire quello che sua figlia stava provando.

“Non arrenderti.” disse improvvisamente l’Haruno con un tono pacato e serio.

Sarada si voltò verso di lei, confusa.

Sakura la fissò negli occhi con uno sguardo pieno di comprensione. “So quello che provi per Boruto,” chiarificò con un tono sincero. “E so che i tuoi sentimenti sono uguali a quelli che io provo per Sasuke-kun. Comprendo bene la tua sofferenza e il tuo dolore. Capisco come ci si sente nel vedere la persona che si ama andare via, sempre più lontano da noi…”

L’Uchiha sgranò gli occhi, ascoltando con muto stupore le parole della sua futura madre. Hinata sorrise, osservando la scena con interesse e comprensione.

“Ma io non mi sono mai arresa!” dichiarò la kunoichi con i capelli rosa. “E non mi arrenderò mai! Adesso le cose tra me e tuo padre si stanno lentamente aggiustando, e sono certa che alla fine anche tra te e Boruto tutto andrà per il meglio! Perciò sappi che io faccio il tifo per te! Sono certa che ce la puoi fare!”

Sarada sorrise all’udire quelle parole. In passato, sua madre le aveva detto più o meno le stesse cose che quella ragazza aveva appena pronunciato. E, per quanto fosse ironica la cosa, questo fatto le fece nascere una nuova ondata di determinazione nel cuore.

La ragazza del futuro ripensò all’incontro che aveva avuto con Boruto il giorno precedente. Ripensò alla sua confessione, ripensò all’abbraccio e al dolore che lei e Boruto avevano provato in quel momento. Ripensò a come, nonostante tutte le loro differenze, alla fine avessero ceduto entrambi al dolore, superando le difficoltà e la rabbia tra di loro per consolarsi a vicenda.

Era vero.

Era tutto vero. Sua madre aveva ragione. Le cose potevano ancora sistemarsi tra loro. Non era ancora troppo tardi. C’era ancora una possibilità di ricominciare da zero.

“Lo so,” disse allora con decisione. “Non ho intenzione di arrendermi! Né ora, né mai!”

E da quel momento, le tre ragazze sedute sul gigantesco muro di cemento rimasero in silenzio, osservando con uno sguardo pieno di speranza per il futuro l’orizzonte, godendosi quel piacevole, e probabilmente ultimo, momento di pace prima dello scontro con il drago.


 

 Note dell'autore!!!

Salve gente! Ecco a voi il nuovo capitolo. Spero vi sia piaciuto almeno un pò. 

Vi avviso che ho preso una decisione:
Siccome ho la seria intenzione di concludere questa storia prima dell'inizio dell'anno nuovo, ho deciso che da oggi  aggiornerò 'La Battaglia di Eldia' in modo più rapido e più frequente rispetto a prima. Non mancano molti capitoli prima della conclusione ormai, perciò sono fiducioso del fatto di poter concludere la storia prima di Natale. I capitoli usciranno con più frequenza di prima, ve lo prometto.

Il prossimo capitolo uscirà martedì 5 dicembre!

Ringrazio tutti coloro che leggeranno e che commenteranno. A presto! ;)
 
   
 
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