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Autore: lost in books    03/12/2017    1 recensioni
Una maga dal misterioso passato, un giovane con una missione, un re assetato di potere. Le loro vite si intrecceranno mentre un'antica minaccia incombe sul loro mondo.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Persone. Ovunque Leon guardasse c’era sempre qualcuno di indaffarato. Delle tende erano state erette velocemente alla fine della battaglia per accogliere i feriti e le persone, comprensivamente confuse, ora che erano libere dal controllo mentale. Come i feriti, chi era ora decondizionato era stato visitato per accertarsi della sua salute, mentre la maggior parte dei prigionieri, adepti e soldati di Anthemis che non erano riusciti a battere in ritirata, erano stati trasferiti in luoghi sotto il controllo della Resistenza. Questo era stato possibile grazie alla conquista delle basi degli adepti da parte di Odette e dei membri della Resistenza a lei assegnati. Ora le piattaforme che Darcel aveva fatto costruire in quei luoghi erano sotto il controllo dei maghi della Torre.
Ma neanche tutte quelle notizie positive riuscivano a distrarre Leon dalla preoccupazione. Quando aveva lasciato Serena nelle mani dei maghi, gli era stato detto di aspettare, che sarebbero stati loro a dirgli quando poteva vederla, per poi sparire con lei all’interno di una tenda in cui già si trovavano altri feriti. Da allora non si era mosso da lì, restando seduto su una panca di fortuna costituita da un’asse di legno appoggiata su due rocce vicine.
“Ancora niente?” Leon alzò gli occhi dalla tenda. Sandir aveva fra le mani un paio di tazze, una per ognuno di loro.
Il ragazzo ne porse una al cavaliere, che accettò l’offerta di buon grado, per poi sedersi accanto a lui sulla panca di fortuna. L’uomo non si era reso conto fino a quel momento di quanto fosse assetato.
“Possiamo solo aspettare” disse sospirando, rigirandosi il bicchiere fra le dita.
Qualcuno, senza annunciarsi, si sedette accanto a lui, dal lato opposto rispetto a Sandir.
“Che spettacolo deprimente”
“Lavi” disse sorpreso Sandir.
“Indovinato” rispose canticchiando la donna per poi sporgersi verso il ragazzo e, con un movimento fulmineo, gli rubò la tazza di mano e ne bevve il contenuto.
“Ehi!” protestò lui.
“Avevo proprio sete” sorrise lei, facendo finta di niente.
“Come mai qui?” domandò Leon.
“Per lo stesso motivo per cui ci sei tu. Speravo di avere notizie su Serena ma dal tuo atteggiamento da cane bastonato deduco che ancora non si sa niente”
“Cambiamo discorso” disse Leon prima che Sandir potesse attaccare briga con lei “Come hai conosciuto Serena?”
“Dopo che il tuo amichetto mi ha messa fuori gioco, la Resistenza mi ha trovata e Serena si è offerta di curarmi nonostante sapesse che vi avevo attaccato” Lavi poi guardò Sandir facendogli l’occhiolino “Vedo che hai deciso di venire allo scoperto come me”
Leon vide Sandir abbassare lo sguardo.
“Tu sapevi che poteva trasformarsi?”
La donna sollevò un lembo della sua camicia fino a scoprire il punto in cui il suo amico l’aveva ferita.
“Mi hai lasciato una bella cicatrice, biondino” disse rivolgendo un mezzo sorriso a Sandir.
Della ferita sul fianco di Lavi rimaneva una grossa cicatrice. Ma invece di avere la forma che avrebbe dovuto se fosse stata lasciata da un colpo di spada, aveva un aspetto completamente diverso, come una sorta di buco dai contorni imprecisi.
“Lo avevo disarmato ma all’ultimo momento ha trasformato il suo braccio, dandogli l’aspetto di una zampa di drago, e mi ha trafitta con quello. Proprio non me lo ero aspettata” spiegò lei al cavaliere.
Leon ricordò che prima di svenire quel giorno sul monte, i suoi occhi avevano intravisto la lama di una spada lontano dai due impegnati a combattere. Allora quella che aveva visto doveva essere la spada di Sandir.
“Ecco dov’eri finita!”
Ad urlare era stato Caio, seguito da suo fratello Tullio “Oh, bene. Ci sono anche loro. Immagino tu gli abbia già detto di Sera”
“Detto cosa?” chiese Sandir sorpreso. Dalla sua voce traspariva sia speranza che preoccupazione.
“Ah, già. Dovevo dirvi che si è svegliata e sta molto meglio” disse Lavi.
“E cosa aspettavi a dircelo!?” sbraitò il giovane alzandosi in piedi di colpo.
“Ops. Vedervi così depressi me lo ha fatto passare di mente”
Prima che Sandir potesse tentare di strozzare la donna, che aveva tutta l’aria di starsi divertendo parecchio alle sue spese, Tullio attirò l’attenzione di tutti.
“Serena”
La donna stava uscendo da sola con le sue gambe dalla tenda in cui era scomparsa ormai ore prima. Sembrava stare meglio ma era decisamente pallida.
Quando i suoi occhi si posarono su tutti loro, lei non riuscì a trattenere un ampio sorriso e cominciò a camminare per raggiungerli. Ma non riuscì a fare più di qualche passo che barcollò. Accortosi di quello che stava succedendo, Leon si alzò di scatto per arrestare la sua caduta ma Lavi era stata più veloce e la stava già sorreggendo quando lui era solo a metà strada tra la panca e la donna.
“Sbaglio o eri tu quella che insisteva perché restassi a letto quando ero convalescente?” la rossa fece sedere sulla panca la principessa per poi accomodarsi accanto a lei “se non sei neanche in grado di stare in piedi perché ti sei alzata?”
Lavi stava guardando torva la nuova arrivata ma dal suo tono di voce si capiva che non era veramente arrabbiata.
“Sembrate in buoni rapporti” osservò Leon sedendosi dal lato libero accanto a Serena.
Lavi avvolse un braccio attorno alle spalle della principessa “Già. Dopo aver saputo che eri sopravvissuto siamo diventate grandi amiche. Quello che ho fatto è ormai acqua passata”
Serena annuì per confermare le parole della donna accanto a lei, completamente a suo agio.
Una parte di Leon era felice nel vedere che Serena aveva fatto nuove amicizie ma dall’altra faceva ancora fatica a registrare il fatto che Lavi non fosse più una minaccia ma un’alleata.
“A proposito di acqua, adesso ci puoi spiegare per bene perché il tuo occhio è come quello degli spiriti?” chiese Tullio.
“Dopo. Immagino lo voglia sapere anche la ragazzina e non ho voglia di ripetere tutta la storia. Non che trovi l’idea di raccontarci della nostra vita intorno al fuoco allettante, ma immagino vi debba una spiegazione…ora tornando a te” si rivolse a Serena “perché sei in piedi?”
“Uno dei maghi mi ha detto che Sera stava meglio e volevo andare a vederla di persona. Posso farcela, non sto così male. Ho solo un po’ di mal di testa e prometto di andare a riposare il prima possibile”
Lavi sospirò “E va bene. Tanto non riuscirei a farti cambiare idea comunque”
“Leon?” Serena guardò il cavaliere speranzosa. Voleva anche la sua approvazione.
L’uomo le porse una mano per aiutarla ad alzarsi “Perché no? Ma poi dritta a letto”
Non riusciva proprio a dirle di no.
Vederla sorridere era ciò che lo rendeva più felice al mondo, specialmente quando il sorriso era rivolto a lui.
Sorretta da Leon, assieme a Sandir e Lavi, seguirono i due fratelli fino ad una piccola tenda in cui avevano collocato Sera.
La trovarono cosciente, distesa su una branda nella sua forma più consueta e apparentemente in buone condizioni in compagnia di Emil, intento a porgerle un bicchiere contenente qualche sorta di intruglio medicinale.
“Siete qui” disse quando si accorse di tutti loro “state bene, che sollievo” ma poi, quando i suoi occhi si concentrarono su Sandir, il suo sguardo si fece improvvisamente corrucciato e i capelli infuocati si mossero minacciosi “Mi hai mentito!”
Il preso in causa fece un passo indietro.
“Mi avevi detto che non potevi trasformarti e invece ne sei capace”
Gli occhi di tutti si concentrarono su Sandir, che stava cercando di farsi il più piccolo possibile “Mi dispiace. Non è che non mi fidassi di te o degli altri…la verità è che non mi fidavo di me stesso” il giovane strinse le mani a pugno, combattuto, e poi, dopo un respiro profondo, alzò gli occhi verso la ragazza.
“Quando Bog mi ha trovato ero in condizioni pietose. Nemmeno lui pensava sarei sopravvissuto e invece, quando ormai sembrava giunta per me la fine, mi sono trasformato. O almeno questo è quello che mi ha detto lui, io non ne ho il ricordo. Appena ho recuperato coscienza di me avevo solo la sensazione di aver fatto qualcosa di brutto.
Il primo ricordo che ho dopo la trasformazione è di essermi ritrovato all’interno della sua stanza e di aver visto Bog con una mano sul petto, intento a curarsi una grossa ferita per fortuna non letale. C’era sangue ovunque ma anche se ero ancora confuso, io lo sapevo. Ero stato io a ferirlo, avevo perso il controllo e i segni di artigli rimasti sul suo corpo erano e sono sempre stati un triste promemoria per me”
Sandir smise di parlare, sembrava troppo scosso per continuare. Nessuno disse una parola, stavano tutti aspettando che trovasse la forza di proseguire.
“Sapevo di potermi trasformare ma avevo troppa paura di perdere il controllo per farlo ancora. Quel giorno Bog, vedendomi colto dal panico, ha cercato subito di rassicurarmi dicendomi che non dovevo preoccuparmi ma per quanto negli anni abbia cercato di darmi coraggio, ho avuto troppo timore per ascoltarlo. Avevo deciso di non trasformarmi mai più.
Bog ha cercato di trovare la mia gente, io ero solo un bambino e volevo ricongiungermi ai miei genitori. Sperava che loro sarebbero riusciti ad aiutarmi ma la mia gente era già sparita nel nulla.
Da allora ho lasciato che fosse la paura a guidarmi…se solo fossi stato più forte ora lui non sarebbe morto. Ha sempre creduto in me, che potessi farcela. Quando lo hanno ucciso ho deciso di farmi coraggio e diventare più forte, non volevo più essere impotente di fronte all’ingiustizia, ma per quanto il viaggio mi abbia fatto crescere e dato più fiducia in me stesso, la paura di perdere il controllo, di farvi del male se mi fossi trasformato, rimaneva.
È stato solo quando non c’era altra scelta sul campo di battaglia che ho deciso di ritentare. Volevo essere in grado di proteggerti Sera, e anche Serena e tutti quanti. Così ho corso il rischio e ho finalmente superato la mia paura”
Una volta finito il suo racconto, Sandir, che aveva portato lo sguardo a terra sentendo la sua energia completamente drenata, decise di riportare gli occhi su Sera, seppur titubante. La ragazza era scioccata, sembrava quasi sull’orlo della lacrime.
Sandir si avvicinò a lei in poche ampie falcate, non c’era una grande distanza dall’entrata alla branda, per cercare di rassicurarla che era tutto a posto.
“Ora sono io che devo dire mi dispiace. Non avevo idea che ti stessi portando dentro un peso del genere”
“Non preoccuparti. Mi basta che tu ti rimetta presto completamente”
La ragazza annuì.
“Bene, siccome noi siamo di troppo, ora ce ne andiamo” disse Caio sentendosi fuori luogo e in imbarazzo. Ma non riuscì a fare più di qualche passo che la mano di Emil afferrò una manica della sua camicia.
Con l’altra mano il minore aveva afferrato anche il polso di Tullio e li stava guardando come se si fossero dimenticati di qualcosa di importante.
Facendo finta di niente, Caio si scrollò la mano del fratello di dosso e ricominciò a camminare verso l’ingresso della tenda.
“Caio”, il maggiore si fermò, poi mugugnò qualcosa e tornò accanto ai fratelli, Emil nel mezzo.
Era la prima volta che Sera, Sandir e Leon sentivano quella voce.
“Ma tu puoi parlare!” disse sorpresa Sera, rivolgendosi al più giovane dei fratelli.
“Certo che può” disse Serena per niente sorpresa dalla cosa.
“Ma se puoi parlare, perché non hai mai detto una parola quando tu e i tuoi fratelli gironzolavate al confine di Idyll e io vi dovevo cacciare via continuamente. Voglio dire, siete rimasti lì per almeno due mesi e Caio non faceva altro che parlare…”
Al  maggiore sfuggì un grugnito che fece sorridere Tullio.
“Non sono uno di molte parole. Perché parlare quando posso farmi capire lo stesso senza?”
Sera era rimasta leggermente stranita dal ragionamento di Emil “Effettivamente non hai tutti i torti. Ma perché hai fermato i tuoi fratelli?”
“È per quello che è successo nelle terre degli spiriti. Io e i miei fratelli ti vogliamo porgere le nostre scuse ufficiali per il disturbo che ti abbiamo arrecato” alle parole di Emil seguì un piccolo inchino. Tullio fece altrettanto mentre Caio si limitò a fissare il suolo imbarazzato, fino a quando il minore non gli diede una pacca sul braccio convincendolo a fare come loro.
Ora era Sera quella palesemente imbarazzata “Non…non era necessario, davvero. E vi siete già scusati…”
“No. Il nostro è stato un comportamento inqualificabile, soprattutto a causa mia” disse Caio.
“Siete perdonati”
“Bene. Ora se volete scusarci, dobbiamo veramente andare”
“E dove?” chiese Sera.
“A sorvegliare Seth” disse Tullio senza riflettere.
“Chi?” domandò Sera, ma nessuno pareva volerle rispondere. Serena era all’oscuro tanto quanto la ragazza ma gli altri sembravano avere trovato un improvviso interesse per gli oggetti all’interno della tenda.
“L’adepto che hai risparmiato” disse infine Lavi rompendo il silenzio.
“Oh…”, i capelli di Sera si animarono di nuovo, non era per niente contenta della risposta ricevuta.
Era visibilmente ancora combattuta per la scelta che aveva fatto e sapere che quell’uomo era ancora lì non le rendeva le cose più facili. Sperava di non dover avere più a che fare con lui o di sentirne parlare.
Lavi si fece avanti sospirando e si sedette sul bordo della branda “Immagino ora sia il mio turno di raccontare”
“Se non te la senti non sei obbligata a farlo” disse Serena.
“No, va bene così. Ma promettimi di ascoltare fino alla fine, piccoletta”
Sera non parve contenta del modo in cui l’aveva chiamata ma annuì.
“Diversi anni fa, prima che Darcel prendesse il comando, mio nonno materno era a capo degli adepti”
Leon e Sandir, che non erano stati presenti durante la rivelazione di Darcel, sgranarono gli occhi dopo quell’informazione.
“Mia madre è nata in quell’ambiente, tra gli adepti, ma non ha mai condiviso le visioni del padre. Darcel all’epoca era ancora un Maestro ma aveva già riscosso parecchio successo con la sua invenzione, il macchinario in grado di incanalare il potere degli spiriti”
Sera strinse le mani a pugno, tratteneva a stento le sue fiamme.
“Nella sede dove era stanziata mia madre venivano portati gli spiriti catturati prima di andare incontro alla morte. Fu allora che mia madre incontrò uno spirito dell’acqua. Sapeva che non avrebbe dovuto familiarizzare con gli spiriti, avrebbe solo sofferto ancora di più per la loro fine, era più facile guardare dall’altra parte, ma quella volta non riuscì a farlo. Lui la incuriosiva e così i due cominciarono a parlare quando lei era assegnata al turno di guardia. Entrambi trovavano sollievo l’uno nella presenza dell’altra e ben presto cominciarono a nutrire sentimenti più profondi dell’amicizia.
Così mia madre decise di opporsi al padre. Non avrebbe lasciato morire la persona che amava.
Una notte drogò gli altri adepti nella base, liberò tutti gli spiriti intrappolati lì e fuggì con lui.
Sapevano che la loro sarebbe stata una vita in fuga, ma avevano fatto la loro scelta”
Lavi portò una mano al petto e parve afferrare qualcosa sotto il tessuto della camicia per poi continuare.
“Quello che i miei genitori non si aspettavano era la mia nascita. Qualsiasi persona sa che fra umani e spiriti non può nascere niente, ci sono gli studi dei maghi a provarlo, ma eccomi qui.
Dovevano spostarsi di frequente, dopo la mia nascita ancora di più, vista la mia unicità in grado di attirare chiunque fosse in cerca di soldi facili. È per questo che da sempre porto una benda sul mio occhio sinistro, dovevo nascondere ciò che ero, ma nonostante la paura costante di essere catturata, io non ero triste. Però un giorno gli adepti ci trovarono e io rimasi da sola. Decisi di diventare spietata come loro, ero stanca di soffrire, volevo essere io a vincere” la donna poggiò una mano sulla spalla di Sera “per quanto abbia cercato di diventare insensibile a tutto, non ci sono riuscita. Il ricordo delle persone innocenti che ho ucciso non se ne andrà mai via. Volevo che tu sapessi tutta la storia per capire perché ti ho fermata. Se non fosse stato per mio padre, forse mia madre non avrebbe mai trovato la forza di ribellarsi nonostante trovasse i soprusi di mio nonno abominevoli. È stata lei stessa a dirmelo.
Sì, non si può dire che Seth sia del tutto innocente, lo stesso si può dire di mia madre, ma ora sta cercando di fare la cosa giusta, e ti assicuro per esperienza personale che non è cosa facile per chi è nella sua stessa situazione. È ancora sotto sorveglianza ma le informazioni che ci sta fornendo sono di vitale importanza. A quanto pare è stato un ottimo osservatore. Potremmo essere in grado di eliminare per sempre gli adepti di Umbra grazie a lui” 
Sera la guardò negli occhi “Grazie per avermelo detto. Io…,Iliana”
Con la coda dell’occhio la ragazza aveva visto una figura comparire all’ingresso della tenda.
Visto il tono sorpreso della giovane, tutti si girarono verso l’ingresso al nome della maga.
Era proprio lei. Non aveva fatto rumore entrando e si era fermata all’entrata come se avesse avuto paura di disturbare gli altri occupanti.
“Sera, vedo che stai meglio. Volevo solo accertarmi di questo” dalla voce sembrava stanca.
Solo allora Sandir decise di soffermarsi su di lei e non poté fare a meno di notare delle profonde occhiaie intorno ai suoi occhi, le spalle incurvate come se fosse troppo provata per stare dritta e una fasciatura sulla mano sinistra con cui stava ancora tenendo scostato un lembo della tenda.
“Sei ferita…?” gli sfuggì.
La donna si guardò la mano e rapidamente la nascose tirando la manica della veste.
“Non è niente…”
“Ma niente ti può ferire…” constatò Leon.
“Sono contenta che stiate tutti bene” tagliò corto la maga “e abbiamo anche recuperato il frammento in mano ad Anthemis”
“Beatrice mi ha detto che sei stata tu stessa a recuperarlo” disse Leon.
“Ho fatto solo quel che dovevo”
“Sicura di stare bene? Sei strana” Sandir non sembrava voler lasciar correre, era preoccupato.
“Va tutto bene. Ora vado, volevo solo constatare di persona le vostre condizioni” stava già uscendo quando la voce di Sera la fermò.
“È vero?”
“Che cosa?”
“Quello che Darcel mi ha detto sulla tua maledizione. Che…”
“Ora non posso rispondere alla tua domanda”
“Ma…”
“Devo prima accertarmi di una cosa, poi ti prometto che avrai una risposta”
“Aspetta Iliana” ma la voce della ragazza sembrava non riuscire a raggiungerla. La donna era già uscita dalla tenda.
 
“Iliana!” questa volta era stato Sandir a chiamarla. Era uscito dalla tenda anche lui e non sembrava voler smettere di seguirla finché lei non l’avesse ascoltato.
La donna finalmente si voltò verso di lui.
“Tu lo sapevi”
“Sapevo che cosa?”
“Che potevo trasformarmi. E anche che forma avrei assunto, non è vero?”
Un sorriso fiorì sulle labbra della donna e per un attimo gli sembrò tornata quella di sempre.
“Come l’hai capito e da quanto?”
“L’ho capito praticamente subito. Quando viaggiavo insieme ad Akane, lei mi ha raccontato della sua prima trasformazione. Mi ha detto che prima che succedesse, aveva avuto paura di non riuscire a sopravvivere e finire come un sandir. Ci è voluto più tempo del normale e il dolore che ha provato non era paragonabile a come le avevano descritto quello della trasformazione. Ma a differenza tua, lei in quel momento non si trovava assieme alla sua gente e quindi nessuno ha potuto trarre conclusioni affrettate. Le circostanze non sono importanti, ma sapere questo e osservarti per un po’ mi ha fatto capire cosa nascondevi”
“Quando ho perso l’Agon, tu hai calciato la sabbia…”
“Avevo capito che non volevi che qualcuno sapesse. Quando ho visto i solchi che avevi lasciato, sapevo che Fang si sarebbe accorta che non si trattava di segni compatibili con unghie umane”
Sandir ripensò al terreno dell’arena: era sabbioso ma abbastanza compatto da far sì che i segni che aveva lasciato quando aveva quasi perso il controllo rimanessero visibili abbastanza a lungo.
“Iliana…non so cosa dire…”
“Non devi dire niente” la donna chiuse la breve distanza fra loro e gli poggiò una mano sulla spalla “Non eri pronto prima, e io so mantenere un segreto”
“Grazie” le parole che la maga gli aveva rivolto continuavano a ripetersi nella sua mente. Anche lei aveva dei segreti e faceva di tutto per mantenerli tali.
Senza aggiungere altro, lei cominciò a camminare di nuovo.
“Iliana” la donna si fermò un’altra volta e voltò il capo per guardarlo.
“Non so cosa tu stia nascondendo ma aspetterò che tu sia pronta a parlarne prima di trarre qualsiasi conclusione”
Lei gli rivolse un lieve e breve sorriso “Non ci vorrà molto. Promesso”
 
Tornato nei pressi della tenda di Sera, Sandir aveva già allungato un braccio per scostare il telo dell’ingresso quando qualcun altro ci pensò per lui dall’interno.
“Sei ancora qui?”
“Gli altri sono già tutti andati via. Io sono rimasta a parlare un altro po’ con Sera” disse Lavi “Non trattenerti molto. Ha bisogno di riposare”
“Va bene… Ah, Lavi”
“Sì?”
“So che non siamo partiti con il piede giusto e anche se all’inizio non riuscivo a credere che fossi cambiata, ora che ho sentito la tua storia e quello che stai facendo per noi, ho deciso di darti fiducia”
Lavi sbatté più volte le palpebre, come se non si fosse aspettata quelle parole da lui “Che dire…grazie per la fiducia”
“E un consiglio” aggiunse il ragazzo “Vedi quella donna laggiù, quella dai capelli neri con una ciocca grigia?”
Lavi si mise a guardare dove Sandir le stava indicando, nel punto dove si trovava Beatrice “Sì, la vedo”
“È il Gran Maestro di Iridium. Non ha cattive intenzioni ma è una donna molto curiosa e tu sei unica nel tuo genere”
“Capito. Evitare il Gran Maestro” lei gli spettinò i capelli “Ci si vede”
La osservò andarsene evitando senza fatica Beatrice mentre cercava di sistemarsi i capelli ma poi si affrettò ad entrare. Non voleva farsi notare dalla maga. Certo, non era unico come Lavi, ma un Darman in grado di trasformarsi in un drago era comunque una rarità. Inoltre le aveva mentito. Sentì dei brividi corrergli lungo la schiena. Lei avrebbe sicuramente trovato il modo per fargliela pagare.
Sera era ancora sveglia e sembrava assorta nei suoi pensieri fino a che non si accorse di lui.
“Ho incrociato Lavi”
“È rimasta a parlare con me in privato”
Sandir si sedette sul bordo ai piedi della branda “Stai veramente bene? Sembravi parecchio pensierosa un attimo fa”
Sera annuì “Stavo ripensando a quello che è successo durante la battaglia. Ho incontrato l’adepto che era a capo della spedizione che mi ha portato via i miei genitori”
A quelle parole Sandir rimase immobile. Gli ci volle qualche secondo per recuperare la voce “E cosa è successo?”
“L’ho ucciso” dalla voce e dagli occhi di Sera non traspariva alcun tipo di sentimento.
Sandir voleva dirle qualcosa ma non sapeva neanche lui cosa.
“Ho sempre pensato che mi sarei sentita meglio se fossi riuscita a vendicarmi ma non è così” continuò Sera parlando di getto, senza freni “Lavi mi ha detto che farmi guidare dalla rabbia non mi porterà a niente. Che vendicarmi degli adepti mi farà solo perdere me stessa”
“E tu cosa pensi?”
“Che sono stanca di questa guerra. Vorrei che fosse già finita. Non voglio più provare tutta quella rabbia, quell’odio che ho provato durante la battaglia. Quella non sono io. Non voglio più dover uccidere nessun altro, nemmeno gli adepti”
Sandir si lasciò cadere, il busto completamente disteso ai piedi della branda “Anche io sono stanco di questa guerra. Dobbiamo solo portare ancora un po’ di pazienza. Ho la sensazione che non manchi molto e Iliana ha recuperato il frammento più complicato da prendere”
“A proposito di Iliana” Sera pareva decisamente seria e Sandir si rimise seduto.
“L’ho già detto a Leon quando tu sei andato via. E gli altri erano con me quando Darcel mi ha parlato di lei” lo guardò seria negli occhi “mi sembra giusto che anche tu lo sappia. Quello che voglio dirti potrebbe non essere vero” si affrettò ad aggiungere lei “ma spiegherebbe diverse cose”
Sandir ci rifletté, in fondo aveva deciso di aspettare che fosse Iliana quella a parlare, ma alla fine prese la decisione di ascoltare ciò che Sera aveva da dire, visto come era turbata e il suo evidente bisogno di parlarne e, una volta che lei ebbe finito il resoconto, dopo qualche minuto di completo silenzio, le chiese “Tu cosa pensi?”
“Non voglio lasciare che quello che ha detto Darcel influenzi il mio modo di vedere Iliana. Ho avuto modo di conoscerla durante il nostro viaggio, so che è una persona degna di fiducia.  Voglio che sia lei a dirmi la verità”
“Per me è lo stesso” sentirla dire quelle parole lo aveva sollevato “Ora ti lascio riposare”
“Grazie per avermi ascoltata. Mi sento già meglio”
“Figurati”
 
Il giorno seguente sia Serena che Sera avevano ricevuto il permesso ufficiale da parte di Beatrice per potersi alzare, ma con la raccomandazione di non stancarsi.
Sera sembrava già come nuova. In genere se uno spirito veniva ferito, o guariva in fretta o non guariva affatto. Una volta fatto sparire l’effetto dell’incantesimo di Darcel, grazie all’intervento tempestivo di Serena e alle cure dei maghi della Torre poi per chiuderle la ferita, lei pareva già rimessa a nuovo.
Serena invece avrebbe avuto bisogno di più tempo ma aveva Leon, Lavi e i fratelli Jarrell a vegliare su di lei.
Zola ed Eban, venuti a sapere di Sera, erano giunti alla base per vederla, e avevano tirato subito un sospiro di sollievo trovandola già in piedi.
Anche i Darman erano alla base. I maghi avevano offerto i loro servigi per curare i feriti e Fang aveva accettato di buon grado. Sandir non era ancora riuscito a parlare con sua zia, l’aveva solo intravista di sfuggita, ma era sempre indaffarata. Non era riuscito neanche a vedere Snow. Horn, che aveva incontrato in una tenda intento a farsi medicare, gli aveva detto che non doveva preoccuparsi per lei, che stava bene. Nella stessa tenda c’erano anche Beak e Claw che, quando si accorsero di lui, lo fissarono preoccupati, come se si aspettassero un qualche tipo di ritorsione da parte sua per come lo avevano pestato durante l’Agon. Adesso era lui il più forte e loro ne erano consapevoli, come tutti gli altri Darman che aveva incrociato alla base. Il loro atteggiamento lasciò Sandir stranito. Non gli piaceva come veniva trattato prima, ma ora che la situazione si era capovolta completamente, non si sentiva comunque a suo agio. Per fortuna Horn lo stava trattando come al solito e per questo gli fu grato.
Ad un certo punto gli sguardi della sua gente cominciarono a essere troppo per lui, così decise di cercare un luogo isolato da tutto e tutti, ma quando pensava di aver trovato il posto giusto ai confini della base, scoprì che qualcun altro aveva già avuto la sua stessa idea.
Seduta su una roccia c’era Iliana e non era da sola, con lei c’era una bambina dai lunghi e lisci capelli corvini, la pelle candida e gli occhi neri. Era la stessa a cui aveva permesso di toccare il suo marchio quando era giunto per la prima volta in una base della Resistenza.
“Tu” disse Sandir attirando l’attenzione di entrambe.
“Oh, vi conoscete?” domandò Iliana.
“Ci siamo già incontrati una volta. Tu invece?”
“Diciamo che è una mia vecchia conoscenza” gli disse Iliana “Avevo bisogno di parlare con lei in privato”
Sandir fissò la bambina sempre più confuso “Chi sei veramente?”
La bambina portò una mano alla bocca per fermare un accenno di risata. I suoi movimenti erano aggraziati, come anche il suo modo di ridere.
“Chi sono non ha importanza ora. Ci incontreremo di nuovo un giorno. Allora avrai le risposte che cerchi. Arrivederci, fino a che non ci rivedremo” poi, dopo un breve sorriso dolce, cominciò a camminare per andarsene dalla base.
“Aspetta” Sandir mosse qualche passo per inseguirla, non voleva aspettare, voleva delle risposte subito.  
“Lasciala andare” lo fermò Iliana “È enigmatica come sempre. Mai una risposta diretta”
Sandir, attirato dalla voce della maga, aveva distorto l’attenzione dalla bambina solo un attimo ma quando si era voltato di nuovo verso di lei, era già scomparsa nel nulla. Così non ebbe altra opzione se non quella di rivolgersi a Iliana.
“Che cosa le hai chiesto?”
“Volevo che confermasse una cosa per me e, nonostante il suo modo vago di rispondere, penso di aver capito”
“Sandir, Iliana” Sera li aveva trovati e con lei c’erano anche Leon, Serena, Lavi e i Jarrell.
“Oh, giusto in tempo” disse Iliana.
“Per cosa?” chiese Leon.
“Sono pronta a rispondere alla domanda di Sera”
La ragazza si fece avanti lentamente, come se avesse paura di quello che avrebbe sentito, ma alla fine trovò il coraggio di parlare “È vero che una parte dell’Oscurità è dentro di te?”
“Sì” rispose la maga senza un attimo di esitazione. Quella singola parola lasciò tutti i presenti sotto shock. Nessuno aveva voluto credere veramente alle parole di Darcel fino a quel momento.
“In parte” continuò la donna.
“Come?” Sera era confusa come tutti ma riuscì a ritrovare la voce “Che intendi?”
Iliana indicò il suolo davanti a lei “È meglio se vi sedete. Ci vorrà un po’”
“Per cosa?” chiese Sandir.
“Per spiegarvi cosa è davvero la mia condizione. Ma per farlo dovrò partire dal principio” Iliana congiunse le mani sul suo grembo “Vi racconterò cosa è successo quella notte, la notte di mille anni fa in cui la mia vita è cambiata per sempre”
 
     
 
 
 
Salve a tutti, qui lost in books.
Finita la battaglia, era arrivato il momento per alcuni personaggi di dare qualche spiegazione. Sembra che le cose stiano andando per il meglio per la Resistenza e i feriti si stanno a poco a poco riprendendo.
E ora Iliana ha finalmente trovato la forza di condividere il ricordo per lei più triste della sua lunga vita.
Alla prossima!
 
   
 
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