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Autore: shiningreeneyes    04/12/2017    1 recensioni
Avere un'avventura di una notte da ubriachi fa schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo fa più schifo.
Avere un'avventura di una notte da ubriachi mentre si è al liceo e si è un ragazzo è il massimo dello schifo.
La vita di Louis Tomlinson crolla su di lui dopo un incontro con il calciatore Harry Styles mentre erano ubriachi. Tutto ciò che conosceva e in cui credeva viene gettato fuori dalla finestra e lui è improvvisamente costretto a venire a patti con il fatto che il suo cuore non batte più solo ed esclusivamente per lui.
Note traduttrice: La storia non è mia, questa è solo una traduzione.
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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CAPITOLO 41

Non te lo chiederò nemmeno.

 

 

 

Sabato, 13 Giugno

 

C'erano tempi e luoghi adatti ai momenti di intimità, e c'erano tempi e luoghi che non lo erano. Alle 6 del mattino, con il latte versato su tutto il pantalone del pigiama, disteso su un letto disastroso, non era certo un buon momento e luogo. 

 

"Non possiamo fare questo ora," ansimai guardando Harry, le mie guance arrossate.

 

"Perché no?" disse, "abbiamo tempo."

 

"Sono le 6 del mattino, sono pieno di vomito di bambino e abbiamo l'alito mattutino," argomentai. Lui sorrise e tornò ad attaccare le mie labbra, ma io voltai la testa di lato, facendo collidere il suo viso con il materasso.

 

"È solo un bacio," gemette lui, la voce attutita, "un bacio non ha mai fatto male a nessuno a meno che qualcuno dei due non abbia l'herpes, cosa che non credo ci sia nel nostro caso."

 

Gli accarezzai il lato della testa. "Quello che stava succedendo due minuti fa sarebbe diventato più di un bacio," dissi. Spostò un po' la gamba, e dovetti respingere un gemito quando premette il rigonfiamento che il tessuto sottile delle mie mutande e del mio pigiama non nascondeva.

 

Sollevò la testa e sogghignò. "Qualcuno è eccitato," disse.

 

Appoggiandosi su un gomito, mi guardò con valutazione. Io misi la testa di lato per guardarlo, offrendogli un piccolo sorriso. "Scusa," dissi, "non mi sento particolarmente... si."

 

"Ehi, va bene," disse lui con un'alzata di spalle, "non credo comunque di essere così bello al momento."

 

Feci scivolare gli occhi sul suo corpo nudo e sui  semplici boxer neri, tossii un po'. "Stai bene, non preoccuparti."

 

"Mmh, i miei capelli sexy arruffati."

 

"Mi piacciono i tuoi capelli arruffati."

 

Sbuffò una risata, ma non disse nulla. Stranamente, non sembrava affatto stanco - le sue palpebre non erano pesanti. Io, d'altra parte, ero davvero pronto a tornare di nuovo a dormire.

 

"Possiamo tornare a dormire, per favore?" chiesi quindi.

 

Sembrò che il suono della mia voce lo avesse risvegliato, perché sbatté le palpebre rapidamente alcune volte prima di focalizzare il suo sguardo su di me.

 

"Huh?"

 

"Dormi," dissi."

 

"Oh. Si, giusto," disse, ma rimase sdraiato lì, senza entrare sotto le coperte o chiudere gli occhi.

 

Sollevai un sopracciglio, ma lui non reagì. "A cosa stai pensando?" chiesi dopo che furono passati alcuni secondi.

 

Strinse le labbra, sbattendo le palpebre lentamente. "Stavo solo pensando," iniziò lentamente, "che dovremmo prendere una camera d'albergo giovedì."

 

"Una camera d'albergo?" chiesi confuso, "per cosa?"

 

"Solo per avere un po' di tempo per noi stessi," disse, "non so se l'hai notato, ma non ne abbiamo molto in questi giorni."

 

"No, lo so, ma penso che dovremmo abituarci," dissi con un sorriso poco convinto, "nel momento in cui abbiamo deciso di portare Aidan a casa, abbiamo firmato per impegnarci a prenderci cura di un'altra vita per almeno i prossimi quattro anni."

 

Si accigliò tristemente. "Ma voglio passare del tempo con te, e quale giorno migliore per farlo se non il giorno del ballo?"

 

"Ti faremo andare a letto con qualcuno, non preoccuparti."

 

"Ma io voglio farlo con te," si lamentò, senza perdere tempo, "tipo, il più presto possibile, o le mie palle esploderanno."

 

"Sono sicuro che sopravvivrai."

 

"Credo di no," disse.

 

"In quel caso sarà molto divertente vedere le tue palle esplodere."

 

Emise un gemito basso e si trascinò le mani sul viso. "È un no al mio piano dell'hotel allora?" chiese abbattuto.

 

"Mi dispiace," dissi.

 

"Va bene," sospirò prima di guardare verso il basso, "staremo bene, vero ragazze?"

 

Mi morsi l'interno della guancia. "Stai parlando con le tue palle?" dissi seccamente.

 

"Beh, sono tristi," rispose, "hanno bisogno di qualcosa per fargli compagnia."

 

"Pensavo fosse il lavoro del tuo pene."

 

Scosse tristemente la testa. "Anche lui è triste."

 

 

*

 

 

 

I giorni seguenti trascorsero in una confusione di sonnellini, lunghe notti e sessioni di allattamento mattutino, addormentandoci sul pavimento del salotto nel bel mezzo della giornata e trascinandoci a scuola di tanto in tanto. Coma aveva sottolineato Harry un pomeriggio, avevamo finito gli esami, quindi era necessario andare ancora a scuola? Non era la logica più saggia, dovevo ammetterlo, ma ero bloccato in un costante stato di stanchezza che mi consentiva di essere d'accordo.

 

Quando arrivò mercoledì, le nuvole avevano deciso di concederci una tale quantità di pioggia che dovemmo saltare le nostre passeggiate quotidiane con Aidan. Probabilmente mi stavo solo immaginando le cose, ma sembrava che fosse più irrequieto del solito quel giorno. Facevamo le passeggiate quotidiane da un mese ormai, mi ero abituato, e quando non potevo farle la mia intera giornata prendeva binari diversi.

 

Uscii comunque di casa, scrivendo ad Eleanor e chiedendole se avesse il tempo per incontrarci.

 

La sua risposta arrivò quasi immediatamente con un messaggio che diceva: 'DIAVOLO SI, HO DEL TEMPO! Dove?'

 

Ci saremmo incontrati in un bar, e pensai a come avrei potuto farle credere in modo semplice e veloce che avevo davvero avuto un bambino. Harry suggerì di portare Aidan con me, e onestamente, quale prova migliore per farle credere che avevo avuto un bambino, se non il bambino stesso?

 

Era confusa, per dire un eufemismo, quando entrai nel bar con un ombrello bagnato fradicio in mano e Aidan addormentato nel mio petto. Harry aveva trovato divertimento in quel particolare dettaglio, dopo aver passato tutto il tempo necessario a portarmi alla caffetteria a dire barzellette legate alle mamme.

 

"Oh Dio, hai davvero messo incinta una," disse Eleanor, sembrando scioccata, quando mi sedetti al tavolo.

 

Inutile dire che la sua bocca era spalancata per lo shock quando mi porsi sul tavolo con cautela per non rovesciare la sua tazza di caffè, costretto a borbottare: "Lui è... mio figlio. Mio e di Harry."

 

Ci furono un po' di balbettii meravigliati da parte sua e parecchi 'El, per favore, non voglio che l'intera città lo sappia', ma alla fine si calmò e continuò a scuotere la testa lentamente  mentre mi osservava incredula.

 

"Hai avuto un bambino," disse, gli occhi spalancati, "hai davvero avuto un bambino."

 

"Si, ho avuto un bambino," dissi, sorridendo ad Aidan.

 

"E lo crescerai?" annuii. "Con Harry?" annuii di nuovo e lei espirò lentamente, come per rassicurare se stessa, "e ti ha messo incinto ad un party a cui sei stato l'anno scorso?"

 

"Si."

 

"Wow." Si appoggiò allo schienale della sedia, giocando con una ciocca di capelli che le era sfuggita dalla coda di cavallo. "Incredibile quante cose possano cambiare in così poco tempo, eh?" disse poi.

 

Mi limitai a sorridere.

 

Era davvero incredibile.

 

 

Giovedì, 17 Giugno

 

 

Se io mi fossi rifiutato di indossare una cravatta o un papillon, loro si sarebbero rifiutati di farmi entrare al ballo? Il papillon mi faceva sembrare come se non avessi il collo, e la cravatta me lo faceva sembrare mostruosamente lungo. Non avevo nessun desiderio di essere senza collo oppure il Signor Collo Lungo.

 

A parte il papillon e la cravatta, però, non apparivo così male. Almeno secondo me. La camicia rosa sembrava starmi bene, cadeva abbastanza bene. Mi ero reso conto, però, che non potevo indossare i pantaloni grigi, perché rendevano il mio sedere osceno - e non in senso positivo - quindi misi un paio di pantaloni neri.

 

Meglio.

 

Almeno speravo. 

 

Doveva essere tutto al proprio posto, perché dovevamo partire alle 18.00, e in quel momento erano le 17.48 se ci si poteva fidare dell'orario del mio telefono, e dovevo ancora sistemarmi i capelli. Quando mi fermai davanti allo specchio del bagno, notai che erano passati mesi dall'ultima volta in cui avevo preso in mano un barattolo di cera.

 

Come potevo farlo di nuovo? Dovevo solo pettinarmi la frangia, mettere un po' di cera e arruffarla leggermente... giusto? Chiunque avesse deciso che i capelli non dovevano essere lasciati com'erano era un masochista.  O un sadico, che lo rendeva ipocrita.

 

"Sembri pronto a commettere un omicidio."

 

Guardai di lato e trovai il riflesso di Harry nello specchio. "Non penso mi piaccia sistemarmi i capelli," dissi, "fa schifo."

 

"Sei carino," disse, ignorando completamente il mio commento, "sai, accettabile."

 

"Accettabile," ripetei, "Grazie. Anche tu sembri abbastanza accettabile." Lo era, con i pantaloni grigi e la camicia nera e il papillon rosa che aveva comprato ieri mentre ero con Eleanor.

 

I suoi capelli erano il solito disordine di ricci, e pensai con amarezza che probabilmente lui non doveva fare niente per sistemarli.

 

"Grazie," disse, appoggiandosi allo stipite della porta, "sei quasi pronto per andare?"

 

"Non appena i miei capelli decideranno di comportarsi bene, si," dissi con fermezza mentre facevo del mio meglio per dare volume alla mia frangia.

 

"Vuoi un aiuto?" chiese.

 

Sbuffai divertito. "E tu cosa sai esattamente sull'acconciare i capelli? Hai i boccoli. Non devi fare niente per renderli decenti."

 

"Beh, a quanto pare, so più cose di te sull'acconciare i capelli," blaterò, "e questo nonostante io abbia dei ricci e non debba fare niente per sistemarli." Gli diedi uno sguardo poco entusiasta a quello, e lui alzò gli occhi al cielo. "Dai, siediti," disse indicando la sedia di legno accanto al cesto della biancheria mentre si dirigeva verso il lavandino e prendeva il suo pettine e il barattolo di cera.

 

Sbattei le palpebre, ma lui fece ancora una volta cenno alla sedia, e sospirai leggermente sconfitto prima di sedermi. "Non fare pazzie," lo avvertii, "tipo, sai, farmi una cresta o qualcosa del genere."

 

"Saresti ridicolo con una cresta, quindi non preoccuparti," disse distrattamente mentre iniziava a pettinare i miei capelli, liberandoli dai nodi che erano indubbiamente causati da mio tentativo semi disastroso di rendermi presentabile.

 

"Grazie per essere così gentile," risposi.

 

"Prego."

 

I minuti successivi furono trascorsi in silenzio, Harry passava le dita tra i miei capelli, giocandoci e occasionalmente massaggiandomi il cuoio capelluto, lasciandomi una sensazione di stanchezza, felicità e soddisfazione.   

 

Forse saremmo dovuti restare a casa quella sera.

 

"Okay, eccoci," disse e si alzò, rompendo il confortevole silenzio, "penso che vada bene così."

 

Mi alzai in piedi e andai verso lo specchio, osservando il mio riflesso, e sì, sembravano okay. Un po' in disordine, la mia frangia tirata in alto, più o meno come la mettevo abitualmente prima che inconsciamente decidessi di smettere di prendermi cura dei miei capelli.

 

"Qual è il verdetto?"

 

"Mi sta bene," dissi, sorridendo al suo riflesso.

 

"Si? Quindi possiamo andare?"

 

"Fammi strada, gentile signore," dissi, tendendo una mano verso la porta. 

 

Si diresse verso l'atrio, dove entrambi ci mettemmo le nostre Converse prima di incamminarci verso l'auto.

 

"Quanto pensi che resteremo?" chiesi mentre cambiò la marcia entrando in una strada diversa.

 

"Stavo pensando abbastanza da fare un paio di balli e socializzare un po'," disse stringendosi nelle spalle.

 

"Dobbiamo davvero... ballare?" chiesi speranzoso, "non possiamo saltare quella parte?"

 

"Assolutamente no," disse, trascinando la 'o', "non perderò la possibilità di mostrarti a tutti."

 

Volevo rispondere dicendo che non c'era niente di me che valesse la pena mostrare, ma conoscendo Harry, la sua reazione sarebbe stata roteare gli occhi e pronunciare un monotono 'valila pena di essere mostrato, non dire di no'. E così non dissi niente. "Allora okay. Ma non aspettarti niente di stupendo. Sembro un perfetto idiota quando ballo."

 

Come poi si scoprì, non era solo a causa del mio modo di ballare che sembravo un idiota. Realizzai - purtroppo troppo tardi - che il codice di abbigliamento dell'evento era molto più chic di quanto avessi previsto. Molto più chic di quanto Harry avesse previsto se le sue sopracciglia alzate erano di qualche indizio. 

 

"Penso che saremmo dovuti venire con un paio di scarpe diverse," disse dopo aver spento il motore. L'edificio che presumevo fosse il luogo in cui si sarebbe svolto il ballo era molto più... elegante di quanto mi aspettassi. Ciò che mi aspettavo era un edificio in mattoni degli anni settanta con un soffitto e porte di legno dall'aspetto sporco. L'edificio a venti metri da noi era in realtà una costruzione a quattro piani in vetro e marmo che fino a quel momento non pensavo esistesse.

 

"Perché avrebbero scelto questo posto per far saltare un gruppo di adolescenti tutta la notte?" commentai mentre uscivamo dalla macchina.

 

"Qualcosa che ha a che fare con il familiare di un amico del ragazzo che ha l'ufficio accanto al professore di spagnolo con i pantaloni aderenti che è una specie di dirigente di una grande azienda in Francia e lui sta aprendo un franchising qui apparentemente, ecco tutto."

 

Sbattei le palpebre. "Quindi qualcuno ha i suoi contatti?"

 

"Si."

 

Contrariamente alle credenze popolari, il fatto che il sole brillava e che eravamo a metà giugno  non significava automaticamente che ci fosse caldo. Soffiava un vento freddo da nord - o almeno sembrava provenisse da nord - e la camicia sottile che indossavo non mi proteggeva particolarmente.

 

"Possiamo entrare, per favore?" chiesi, con le braccia avvolte intorno a me in un debole tentativo di tenere caldo il mio corpo.

 

"Si, certo," disse, ma il suo cenno del capo sembrò un po' troppo entusiasta e il sorriso troppo rigido.

 

Facendo un passo verso di lui, aggrottai le sopracciglia. "Stai bene?" chiesi.

 

"Si, si, sto bene." Tacque per un momento, poi sospirò. "No, sono... sono nervoso. E se tutto andrà di merda lì dentro?"

 

"Cosa, con me e te insieme?" lui annuì e inclinai le labbra verso l'alto in un debole sorriso.

 

"Sono abbastanza sicuro che ci sia una possibilità del cinquanta per cento."

 

Aprì la bocca una volta, la chiuse e increspò le labbra. "Questo dovrebbe confortarmi?"

 

"Ti sto solo dicendo che non sei solo."

 

"Lo so, è per questo che sono nervoso - io te."

 

Allungai una mano e gli colpii leggermente il petto. "Hai capito quel che intendo."

 

Le sue labbra si contrassero. "Si, ho capito. Promettimi solo che non andrai fuori di testa quando entreremo, okay? Perché se lo farai, sono abbastanza sicuro che lo farò anche io, e sarebbe... sai, imbarazzante."

 

Forse semplicemente i miei sentimenti non erano al passo con quello che stava succedendo, ma il nervosismo a quel punto era appena presente. Il mio stomaco si stava agitando leggermente, ma era più dall'attesa che dal nervosismo. Presi la sua mano attentamente e gli sorrisi. "Cercherò di mantenere la calma."

 

"Grazie." Le sue dita si arricciarono intorno alle mie e strinsi forte la presa. "Andiamo?"

 

Mi morsi il labbro e annuii. "Si, andiamo."

 

Non lasciò andare la mia mano mentre camminavamo verso la porta d'ingresso, anzi la sua presa si accentuò notevolmente ad ogni passo che facevamo. Quando Harry allungò la mano libera e aprì la porta tenendola aperta per me, ero abbastanza certo che le mie dita non avevano più sangue in circolazione, ma non dissi nulla.

 

Se massacrarmi le dita gli dava un senso di rassicurazione, allora quello era un sacrificio che ero disposto a fare.

 

La musica raggiunse le nostre orecchie non appena entrammo nella grande sala che fungeva da atrio. Un atrio esagerato, ecco cos'era. Un paio di doppie porte erano proprio davanti a noi, e anche se erano chiuse, era facile dire che conducevano alla stanza principale. Potevamo sentire le chiacchiere e le risate, facendoci intendere che alcune persone erano già arrivate, il che era qualcosa che poteva essere sia negativa che positiva. Se fossimo riusciti ad entrare senza che qualcuno se ne accorgesse, sarebbe stato bello perché avremmo avuto una buona possibilità di mischiarci nella folla senza attirare l'attenzione. Ma al contrario, se non ci fossimo riusciti, sarebbe stato brutto perché ci sarebbero state un certo numero di persone che avrebbero rivolto contemporaneamente gli occhi verso di noi nello stesso momento.

 

Inutile dire che se ciò fosse successo, non saremmo stati in grado di mischiarci senza attirare l'attenzione.

 

Quando aprii la parte sinistra della doppia porta e sbirciai dentro vedendo quasi tutta la nostra classe, fui più che grato di notare che fossero tutti occupati a parlare tra di loro per poter notare me ed Harry. Chiudemmo la porta silenziosamente dietro di noi e lo guardai. "Stai bene?" chiesi, osservando i suoi occhi sfarfallare e le guance arrossate.

 

La presa alla mia mano era ancora forte.

 

"Penso di si," mormorò mentre iniziammo a camminare dentro la stanza con passi esitanti. Nessuno sembrava aver notato che camminavamo mano nella mano, ma sapevo fosse solo questione di tempo.

 

"Penso che dovremmo provare a trovare Zayn, Liam e Niall, si?" chiesi, cercando di spostare i suoi pensieri verso altro, guardando le persone che ci circondavano. Era un po' triste il fatto che dopo aver frequentato la stessa scuola della maggior parte di quelle persone per sette anni, non riconoscevo nessun di loro.

 

"Credo di vedere Liam e Zayn laggiù," rispose dopo un paio di secondi, facendo un cenno verso un piccolo gruppo di persone che si trovava a dieci metri alla nostra sinistra.

 

Vidi Liam e Zayn, sì, ma vidi anche altri tre o quattro ragazzi della squadra di calcio e il nervosismo precedentemente assente crebbe nel mio petto. "Forse dovrei aspettare qui," suggerii, spostando i piedi.

 

Quella volta fu il turno di Harry di sorridere. "Sono okay, quei ragazzi," disse.

 

"Sei sicuro?" alzai un sopracciglio. "Non erano quelli che avevi paura ti avrebbero giudicato?"

 

"Ci ho riflettuto," disse, "e sono abbastanza sicuro che gli andrà bene. Altrimenti andremo via. Dubito che qualcuno di loro sia armato." E con quelle parole di consolazione anticonvenzionali, iniziò a camminare trascinandomi. Se fossi stato una ragazza lo avrei accusato di calpestare i miei diritti di uguaglianza.

 

Probabilmente mi avrebbe fatto sembrare un idiota senza vita sociale, ma non potei fare a meno di dirigere gli occhi verso il pavimento non appena ci avvicinammo al gruppo abbastanza da fargli posare gli occhi su di noi. La conversazione in cui erano immersi si bloccò all'improvviso, e giurai di aver sentito Zayn borbottare un 'meno male, cazzo' sottovoce. Solo allora osai alzare gli occhi. C'erano cinque persone lì in piedi, e oltre a Zayn e Liam, conoscevo gli altri solo di vista. Gli occhi erano puntati su di noi, ad Harry lo stavano guardando con confusione e a me con ancora più confusione. Nessuno sembrava essere arrabbiato però, conclusi dopo qualche secondo di silenzio.

 

"Ho visto Lauren un paio di minuti fa," disse uno dei ragazzi che non conoscevo, rompendo il silenzio, "ti stava cercando, ma immagino che  lei non sia la tua accompagnatrice stasera."

 

Sentii Harry trarre un sospiro. "No, non lo è," disse poi con un colpo di tosse, "questo è... questo è Louis."

 

Tutti e tre annuirono e sorrisero, ma in un modo conservato che mi fece capire che erano ancora confusi. Ricambiai comunque i saluti e offrii un piccolo  'ciao'.

 

"Non te lo chiederò nemmeno," disse un altro di loro, alzando le mani in un silenzioso 'non capisco, nè desidero farlo', "qualunque cosa ti renda felice, amico."

 

I suoni di consenso - o grugniti per essere più specifico - provenivano dagli altri  due e vidi il corpo di Harry riempirsi di sollievo.

 

"Okay, se è così che ragionate," disse Liam improvvisamente prima che avessi avuto il tempo di pensare ad una reazione appropriata. Seppellire la mia faccia nel petto di Harry e rimanere lì per le prossime ore non era certo una reazione appropriata. Guardai verso lui e Zayn, e i miei occhi quasi uscirono dalle orbite quando vidi le loro mani intrecciate.

 

Ci fu silenzio di nuovo, ma solo per un paio di brevissimi secondi.

 

"È un modo per rubarmi la scena," disse Harry acidamente, "Grazie."

 

Gli altri tre sembravano in uno stato di esasperazione. "Okay, quindi qui sono tutti apparentemente gay. Qualche altra cosa? Qualcuno si è sposato? Qualcuno ha commesso un omicidio? Avuto un bambino magari?"

 

Avrei voluto ridere, ma mi accontentai di un sorriso diretto ai miei piedi.

 

"No, penso che sia tutto," spiegò Zayn. Lo sguardo malizioso che mandò a me e ad Harry non passò inosservato.

 

"Bene. Penso che questo sia il massimo che possiamo sopportare per una notte. Forse dovreste prendere in considerazione di stare lontano da Blake e Jose."

 

Non avevo idea di chi fossero Blake e Jose, ma Harry, Zayn e Liam sorrisero ironicamente.

 

"Non avevamo intenzione di andare a cercarli, no," disse Harry. Gli lanciai un'occhiata interrogativa e lui aggiunse: "Loro preferirebbero che fossi con Lauren. O con chiunque altro che sia una ragazza."

 

"Oh."

 

"Si."

 

"Ehi, Harry," disse uno dei ragazzi lentamente, gli occhi fissi su qualcosa dietro di me, "Lauren sa che non è la tua accompagnatrice?"

 

"Potrei non averglielo detto," disse Harry con un sorriso compiaciuto.

 

I miei occhi si spalancarono e rimasi a fissarlo incredulo. "Non gliel'hai detto?" sibilai, "perché diavolo-"

 

"Carino da parte tua rifarti vivo, piccolo."

 

L'unico motivo per cui non mi vomitai addosso era perché avevo già troppi indumenti rovinati a causa del vomito di Aidan. Mi risparmiai di voltarmi per guardare Lauren, perché fu solo un momento dopo che mi spinse via, mettendosi davanti ad Harry con un sorriso dolce sul viso.

 

"Sei carina," disse Harry. Stava sorridendo e mi avrebbe suscitato un senso di gelosia se non fosse stato per il fatto che i suoi occhi erano freddi come il ghiaccio. "Sono sicuro che con chiunque tu sia qui lo apprezzi."

 

Il suo sorriso vacillò leggermente, ma non completamente. "Di cosa stai parlando?" chiese con voce leggermente canzonatoria.

 

Lui si limitò a sorridere in risposta e mi diede una stretta rassicurante. Sembrò che il piccolo movimento avesse catturato la sua attenzione perché i suoi occhi cambiarono direzione verso il basso e si bloccarono alla vista delle nostre dita intrecciate. Se non fossi stato così ansioso per la situazione, avrei potuto trovare grande divertimento nel modo in cui la sua faccia si bloccò completamente e divenne pallida come un lenzuolo.

 

Rimase lì così a lungo che i suoi occhi si fecero vitrei. Non riuscii a muovere gli occhi per vedere le reazioni di Liam, Zayn o degli altri tre ragazzi, ma nessuno di loro si era mosso di un centimetro ed ebbi la sensazione che stessero solo aspettando che Lauren dicesse o facesse qualcosa.

 

"Sei un fottuto idiota," fu ciò che ringhiò alla fine, "è già abbastanza brutto che tu non me l'abbia detto in modo che potessi trovare qualcun altro con cui venire, ma che tu mi abbia scaricata per lui? Vuoi umiliarmi o cosa?"

 

"Vuoi dire come lo hai umiliato tu negli ultimi sei mesi?"

 

I suoi pugni si stavano stringendo e la sua mascella stava tremando dalla rabbia. "Sei il mioragazzo, non il suo, il che significa che dovresti schierarti dalla mia parte," sibilò.

 

"Oh, scusa, pensavo fosse ovvio," disse aspro, "abbiamo chiuso."

 

Inghiottii. Aveva appena rotto con lei. Di fronte ad altre cinque persone e con tutta la nostra classe nel raggio di trenta metri.

 

"No cazzo," disse lei a denti stretti, "non mi scaricherai così."

 

Lei lo fissò per un momento prima di aggiungere: "non verrò mollata da un frocio."

 

"Beh, che peccato, Lauren, perché è appena successo," disse tagliente.

 

Per un momento pensai che stesse per esplodere - la sua faccia diventava sempre più rossa finché non diventò quasi come i suoi capelli, le sopracciglia si sollevavano sempre di più e l'occhio destro si contraeva violentemente. Fece un altro passo verso Harry e alzò un dito, "non abbiamo chiuso," sibilò ferocemente prima di allontanarsi, assicurandosi di colpirmi.

 

"Oh Dio," soffocai appena fu abbastanza lontana, "mi ucciderà nel sonno."

 

"Ti proteggerò," disse Harry, e con mia sorpresa, stava sorridendo ampiamente.

 

"Perché sei così felice?" chiesi mezzo isterico, "è stato terribile!"

 

"Non ha colpito nessuno di noi," disse con una scrollata di spalle, "ed erano tutte minacce a vuoto, fidati di me."

 

Sospirai e mi trascinai una mano sul viso. "È pazza, ecco cos'è."

 

"Mm, si, beh, è un bene che non dovremmo più rivederla dopo questo."

 

"Ancora pochi giorni di scuola."

 

"Possiamo saltarla, stare a casa, mangiare cibo spazzatura e guardare film."

 

Le ore dopo furono piene di nervosismo - o almeno per me; Harry sembrò essere piuttosto rilassato quando iniziammo una conversazione con Thomas e Dee, dei ragazzi della sua classe di geografia. Sembrava un po' strano dover interagire con così tante persone diverse, soprattutto in una volta sola, in tre ore avevo parlato con più persone che negli ultimi tre anni.

 

Ma andava bene. Mi piaceva. 

 

Come scoprii, parlare con le persone non era poi così difficile. 

 

Ci dirigemmo verso la pista da ballo - con mio grande orrore - alle 20.30, ballammo tre valzer e qualcosa simile allo swing di cui nessuno sembrava conoscere i passi. Fu un vero sollievo quando alle 21.15 si passò ad una danza molto più lenta che in realtà non si poteva definire ballo.

 

Era più come stare in piedi e oscillare avanti e indietro stretti l'uno a l'altro.

 

Molto probabilmente era quello che chiamavano lento, no?

 

Lauren sembrava essere completamente scomparsa. Non ero triste al riguardo. A giudicare dal modo in cui Harry sogghignò quando diedi voce ai miei pensieri, nemmeno lui sembrava scosso. 

 

"Possiamo solo cancellare il suo nome dal nostro vocabolario?" disse e spostò le sue braccia più in basso nella mia schiena, "non esiste più."

 

Alzai un sopracciglio. "Ti sei pentito di aver scelto lei come fidanzata?"

 

"Si," disse lui, "inoltre, sai, siamo io e te ora, non io e lei."

 

Il mio stomaco fece un piccolo salto di felicità. "È troppo presto per baciarci in pubblico?" chiesi, mordendomi il labbro.

 

Ridacchiò. "Stiamo già ballando un lento e penso che tutti in questa stanza abbiano capito che ormai stiamo insieme, quindi dimmelo tu."

 

"Penso che andrebbe bene."

 

"Allora vai avanti."

 

Gli lanciai un'occhiata insoddisfatta. "Sei troppo alto. Almeno incontriamoci a metà strada."

 

Rise, ma si chinò, il naso che sbatteva contro il mio. "Sei ridicolo," mormorò. Volevo dargli uno schiaffo per quel commento, ma beh, sentirgli premere le labbra contro le mie era una distrazione decisamente migliore. Mi dava una sensazione stranamente liberatoria poter essere in grado di farlo pubblicamente, di avere Harry lì, premuto contro di me, senza che ci fosse qualcosa di moralmente sbagliato e sapendo che non gli creava alcun problema.

 

"Se state cercando di rubarci la scena, dovrete impegnarvi di più." Mi tirai indietro e spostai la testa di lato, vidi Liam e Zayn in piedi, entrambi con aria fin troppo compiaciuta, "ci siamo già baciati in bagno."

 

"Non si tratta di vincere, Zayn," disse Harry, "riguarda l'amore. E perché diavolo avete fatto coming out? Non dovevate aspettare ad andare via da questo paese?"

 

"Abbiamo cambiato idea," Liam scrollò le spalle, "in ogni caso non torneremo qui, quindi qual è il problema?"

 

"Intendi dire che hai cambiato idea," disse Zayn, "io lo sto dicendo da secoli."

 

Liam emise un grugnito. "Va bene, ho cambiato idea." Sia io che Harry ridemmo, e Zayn sorrise.

 

"Resterete qui ancora per molto?" chiese Harry mentre passava lo sguardo nella stanza.

 

"Nah, pensavano di trovare Niall, salutarlo e poi andarcene," disse Liam, "stasera staremo in hotel, così abbiamo pensato di andare a letto presto."

 

Harry si voltò verso di me con occhi accusatori. "Loro hanno preso una stanza d'albergo per fare sesso tutta la notte, perché noi no?"

 

La mia faccia divenne rossa, e affondai la mia faccia nella sua spalla.

 

"Non è carino," mormorai, la mia voce attutita, "non è carino." Sentii tutti e tre ridere e la mia faccia diventò ancora più rossa.

 

"Penso che andremo via ora," disse Zayn, qualche traccia di risata ancora presente nella sua voce.

 

"Dire più venire," disse Harry. 

 

"Prima di tutto andarcene."

 

"Ci vediamo allora." Fece una pausa. "A meno che non anneghiate entrambi nel vostro spe-"

 

"Ci vediamo, Lou," lo interruppe Liam, "da te," aggiunse, rivolgendosi ad Harry, "staremo alla larga."

 

"Mi ami!" Urlò Harry alle loro spalle mentre si allontanavano. Senza voltarsi, entrambi gli fecero il dito medio. "Ah, giovane amore," sospirò.

 

Lo guardai e sorrisi. "Sono carini."

 

"Un po', forse," mormorò, avvolgendo le sue braccia intorno a me attirandomi per un bacio sulla fronte. Emisi un sospiro e mi appoggiai a lui, premendo la guancia contro il suo petto. La sua nuova camicia era leggermente ruvida contro la mia pelle, ma non prestai attenzione.

"Penso di essere pronto per tornare a casa," disse tranquillamente, eravamo rimasti in silenzio per qualche istante. 

 

"Sei sicuro?" Chiesi. Non doveva sapere che ne ero piuttosto sollevato. "Possiamo restare di più se vuoi."

 

"Abbiamo fatto ciò per cui siamo venuti," disse con una scrollata di spalle che mi fece sbattere la testa contro il suo mento.

 

"Con questo intendi scaricare pubblicamente Lauren?"

 

"Sai che lo hai amato."

 

"Mai."

 

"Bugiardo." Emise uno sbuffo. "Allora che ne dici? Vuoi tornare a casa?"

 

Sollevai la testa e annuii. "Si. Andiamo."

 

Ci dirigemmo verso l'uscita, discutendo sul cosa mangiare una volta tornati a casa - per me waffle e per lui pancake, e gli avevo detto 'qual è la differenza?', la sua risposta fu 'infedele'. Il sorriso sul mio viso scomparve e la mia voce si bloccò nel bel mezzo della parola 'apparentemente' non appena mettemmo piede fuori. 

 

Se pensavo ci fosse freddo quando eravamo arrivati poche ore prima, mi sbagliavo. Il vento che soffiava contro di noi quando uscimmo ero certo potesse essere classificato come Artico. Con un gemito lasciai andare la mano di Harry, avvolgendo entrambe le braccia intorno a me e iniziando a correre con rapidi passi verso la macchina. Sentii Harry sbuffare dietro di me, ma se avessi dovuto scegliere tra il mio orgoglio e la mia normale temperatura corporea, l'ultima vinceva. 

 

"Per favore puoi muovere il culo?" chiesi, mentre sbattevo i denti e spostavo i piedi inquieto.

 

"Si, si, calmati," disse mentre frugava nelle tasche dei pantaloni alla ricerca delle chiavi. Arrivò un attimo dopo e - con mia grande gratitudine - si affrettò ad aprire le porte, e quasi mi tuffai dentro.

 

"Non ho mai desiderato il mio letto e una coperta così tanto," dissi, mentre il gelo del sedile in pelle si faceva strada attraverso i pantaloni facendomi rabbrividire.

 

"Sopravvivi altri dieci minuti e realizzerai il tuo desiderio."

 

"E se non sopravvivo?"

 

"Allora credo che il letto sarà freddo e vuoto per me stanotte."

 

Quella predizione non si avverò. Ero ancora vivo quando Harry si fermò nel vialetto di casa, decisamente più comodo nel sedile caldo. Se possibile, ebbi ancora più freddo quando saltai fuori dalla macchina, e non aspettai nemmeno di vedere se Harry stesse arrivando. Era aperto, per fortuna, e non esitai a togliermi le scarpe e a dirigermi verso la camera da letto, volendo arriverà il più velocemente possibile sotto le coperte.

 

Come poteva il mio corpo essersi congelato così velocemente? Come?

 

Mi tolsi la camicia e indossai la maglia per dormire prima di rendermi conto che la culla non c'era. Mi fermai mentre stavo tirando giù la cerniera dei pantaloni, e sbattei le palpebre. Perché non c'era la culla?

 

"Harry?" Chiamai, ancora con la cerniera abbassata, mentre mi dirigevo fuori dalla stanza con passi titubanti. Non ricevetti risposta e mi fermai.

 

"Harry?" ripetei.

 

"Cucina," fu la risposta che ottenni.

 

Quando entrai era in piedi accanto al frigo con una confezione di succo in una mano e un foglio di carta nell'altra, e un lieve sorriso gli increspava le labbra.

 

"La culla di Aidan non è nella nostra stanza," dissi, mordicchiandomi il labbro, non notando in che modo mi stava guardando.

 

Non rispose con le parole, ma invece mi tese il foglio mentre prendeva un sorso di succo. Lo presi e gli lanciai un'occhiata curiosa prima di alzarlo per vedere di cosa si trattava.

 

Siamo andati a letto e abbiamo portato Aidan nella nostra stanza, diceva con una grafia pulita, rilassatevi e divertitevi per una notte.

 

Oh. Un'ondata di gratitudine verso Anne mi attraversò il corpo, e sospirai felice mentre abbassavo il braccio. "Quindi possiamo dormire tutta la notte?" dissi.

 

Harry rimise il cartone al suo posto nel frigo e chiuse lo sportello prima di incamminarsi verso di me. Mi circondò con le sue braccia, e mi attirò a se nascondendo il viso tra i miei capelli. "Quello, o qualcos'altro," mormorò, facendo scivolare lentamente le mani su e giù per la mia schiena.

 

La mia faccia era nascosta nell'incavo del suo collo, ma arrossii di imbarazzo o eccitazione. Non ero sicuro quale tra le due. Forse entrambi. Sollevai la mano e la posai sulla sua vita mentre inspiravo profondamente, inalando il profumo del suo shampoo e del dopobarba. 

 

"Mi stai annusando?" mormorò. Le sue mani si fermarono proprio sopra il mio sedere e le sue dita premettero più forte, afferrandomi attraverso la maglietta.

 

Inarcai leggermente la schiena e sospirai contento, sollevando la testa per guardarlo negli occhi, prima di rispondere, "profumi di buono."

 

Sorrise, ma non era un vero e proprio sorriso perché i suoi occhi erano diventati più scuri e le sue guance più rosse del solito e le ciocche della sua frangia precedentemente tirate indietro in quel momento cadevano disordinate sulla sua fronte. Inghiottii nervosamente ed emisi un sospiro tremolante mentre lo guardavo, desiderando che dicesse qualcosa; quel silenzio mi faceva agitare lo stomaco.

 

"Vuoi andare a letto?"

 

Beh, quello non fece molto per alleviare i nervi. Inghiottii, mordicchiandomi freneticamente il labbro inferiore e cercando di dare una risposta intelligente. "Si," dissi. Per quanto potesse contare come una risposta intelligente. 

 

Invece di lasciarmi andare prima di iniziare a incamminarsi verso l'uscita della stanza, semplicemente mi trascinò con lui. Mi sfuggirono degli squittii dalle labbra e lui sbuffò.

 

"Calmati, ok?" disse mentre passavano di fronte alla porta del bagno, "non ti molesterò."

 

"Io- no, ma vuoi- io non- non sono davvero," deglutì faticosamente, cercando debolmente di fare ordine della mia mente. "Sono solo... è- è nuovo."

 

Si fermò sulla soglia della nostra stanza e mi guardò con occhi che esprimevano in parte preoccupazione e in parte confusione. "Non dobbiamo fare niente per forza," disse dolcemente, tenendomi la mano, "se non sei a tuo agio o non sei pronto, andremo a dormire."

 

Aprii la bocca, ma poi mi resi conto che non avevo idea di cosa dire, e la richiusi.

 

Harry sorrise e mi tirò leggermente la mano. "Dai, andiamo a letto." Dopo quello si girò e mi trascinò attraverso la porta, chiudendola una volta dentro. Mentre cominciava a togliersi i vestiti, gettandoli in un mucchio vicino al cassettone, rimasi in piedi vicino alla porta, giocherellando nervosamente con le mani, non proprio sicuro di cosa dire o fare. Apparentemente aveva preso il mio nervosismo come segno che non volessi andare oltre, ma il fatto era che ero semplicemente nervoso, non è che non volevo. Perché non ero restio. Definitivamente no, solo... beh, spaventato. Non mi sentivo particolarmente attraente senza vestiti, e per di più, non sapevo davvero cosa fare.

 

Rispetto ad Harry - o qualsiasi altra persona normale della mia età - ero più o meno vergine.

 

Mi era permesso di essere insicuro, no?

 

"Lou? Resterai lì tutta la notte?"

 

Alzai gli occhi e vidi Harry seduto sul letto senza camicia, sotto le coperte, che mi osservava incuriosito.

 

Mordendomi leggermente le labbra, mi avvicinai al letto con passi titubanti. Non lo guardai quando mi sedetti sul mio lato del letto, le mie mani ancora incrociate. "Sono un po' nervoso, tutto qui," mormorai, "voglio farlo, solo sono nuovo a... beh, tutto questo, sai?"

 

Rimase in silenzio per un paio di secondi prima che lo vedessi sedersi dritto di fronte a me. "Non ti farò del male. Lo sai questo, vero?"

 

"Si, lo so," dissi, annuendo mentre parlavo. "È solo che io- non so se voglio che tu veda."

 

"Vedere cosa?"

 

"Me," ingoiai. "Tipo, tu- beh, il mio- corpo." Stava per protestare ma lo bloccai prima. "Se magari potremmo, sai, spegnere le luci, per favore?"

 

Sembrava come se stesse avendo un conflitto interiore, i suoi occhi si spostavano avanti e indietro tra me e la luce sul comodino, l'unica fonte di luce nella stanza. Alla fine allungò una mano, chiedendomi silenziosamente di prenderla. "Vieni qui," disse, la voce morbida.

 

Sorridendo debolmente, mi misi più vicino. Passò qualche secondo in silenzio, entrambi ci guardammo senza dire o fare niente. Fu quindi una sorpresa quando all'improvviso mi ritrovai supino con Harry addosso. Sbattei le palpebre. "Mi hai attaccato," dissi con una risata.

 

"Senza farti male, però," mormorò, posando il naso sul mio.

 

Ridacchiai. "Hai detto che non mi avresti fatto male."

 

"E manterrò la promessa."

 

"Si?" lui annuì, e io sorrisi mettendo le braccia intorno al suo collo. "Vieni qui allora."

 

Non ci fu bisogno di chiederglielo due volte.

 

Solo pochi minuti dopo le nostre labbra erano praticamente incollate mentre ci muovevamo l'uno contro l'altro. Tolsi i pantaloni e gli lanciai sul pavimento, Harry aveva addosso solo i suoi boxer quindi c'erano solo due strati di tessuto che separavano le nostre pelli. Era in qualche modo esasperante sentirlo così duro e così pronto, facendomi capire senza parole che mi voleva.

 

Le sue mani vagavano su e giù per il mio petto in sincronia con le nostre spinte e mi sentivo sempre più bisognoso e disperato ad ogni movimento. Un grido basso sfuggì dalle mie labbra quando una delle sue mani si spostò improvvisamente più in basso sopra al rigonfiamento quasi doloroso, e dovetti interrompere il bacio per non mordergli la lingua.

 

"Spegni la luce," ansimai, il mio petto ansimante.

 

Ci fu un attimo di esitazione prima che allungasse il braccio sopra la mia testa e premesse l'interruttore della luce.

 

Mi sentii più sicuro nel momento in cui la stanza rimase nella totale oscurità, e non attesi prima di iniziare a sbottonarmi la camicia con mani tremanti.

 

"Stai bene?" sospirò, soffiando aria calda sul mio mento.

 

Non risposi, concentrandomi invece sul togliermi la camicia. Fu un po' difficile, ma alla fine riuscii a sfilarmela e buttarla da qualche parte. Il mio intero corpo stava praticamente tremando di nervoso ed eccitazione, e alzai le mani alla cieca ricerca di Harry. Mi ci volle un secondo per localizzarlo, e fu con un gemito e un 'per favore' che le nostre labbra si ricollegarono, più impazienti che mai. 

 

Sentivo come se il suo corpo stesse bruciando, la sua pelle era calda contro la mia mentre lo tenevo stretto contro di me, sollevando i fianchi contro di lui. Le sue labbra si staccarono dalle mie, tracciando un percorso lungo la mia mascella e giù fino al collo, dove iniziò a mordicchiare leggermente.

 

I miei occhi rotearono indietro dal piacere e strinsi le gambe intorno ai suoi fianchi, muovendo le mani e aggrovigliandole tra i suoi capelli mentre lui continuava ad abusare della pelle sensibile proprio sopra il punto dove si sentiva il cuore pulsare. Era tutto troppo, ma allo stesso non abbastanza, e non riuscii a trovare la volontà di fare qualsiasi cosa se non di stare lì a contorcermi sotto i suoi tocchi e le sue carezze, emettendo un gemito dopo l'altro.

 

Quando riuscì a lasciare un livido sul mio collo, si spostò più in basso, riprendendo a succhiare il mio capezzolo. Mi misi quasi ad urlare, sollevandomi violentemente, cercando disperatamente qualche frizione e strattonando i suoi capelli. 

 

"Per favore, Harry, per favore," piagnucolai, "io- non posso- ho bisogno-"

 

"Okay, va bene," sussurrò. La raucedine nella sua voce non passò inosservata. Facendo scorrere le mani lungo i mie fianchi, esitante tirò giù i miei boxer, come per chiedermi il permesso. Quando non feci altro se non emettere un grido basso dentro la mia gola, le fece scivolare lungo le mie cosce e i polpacci, poi buttandoli Dio sa dove. La stanza era sempre buia, e riuscivo a malapena a distinguere la sua forma, ma mi sentivo incredibilmente esposto nella posizione in cui ero. Non durò a lungo, perché sentii - e in parte vidi - lui togliersi i boxer, e poi eravamo premuti l'uno contro l'altro ancora una volta, quella volta completamente nudi e molto consapevoli dello stato nel quale eravamo. Sentii il suo membro, così duro e con del liquido preseminale, mentre scivolava contro il mio stomaco ad ogni suo movimento.

 

Il nostro bacio divenne più disordinato, più umido e più eccitante ogni secondo che passava, e arrivò un momento in cui non ero nemmeno sicuro se quello che stavamo facendo  potesse essere chiamato bacio, o se stessimo semplicemente ansimando nelle nostre bocche.

 

"Cosa vuoi?" chiese, con una mano che prendeva a coppa il mio viso e l'altra che giocava pigramente con il capezzolo sinistro.

 

"Voglio te." Inghiottii nervosamente. "Per favore?"

 

"Non c'è bisogno di dire per favore," mormorò, posando un leggero bacio sulle mie labbra lievemente doloranti. Si mise a sedere e tese le braccia oltre a me, quella volta verso il comodino. Lo sentii aprire il cassetto e tirare fuori un paio di oggetti, e inspirai profondamente, costringendomi a rimanere calmo. 

 

"Allarga un po' le gambe, piccolo," disse una volta seduto.

 

Un'altra scossa di eccitazione si diffuse attraverso il mio corpo e obbedii immediatamente, lasciando che le mie ginocchia si aprissero. Lo sentii spruzzare del lubrificante sulle sue dita, e pochi secondi dopo, un dito freddo e liscio stava spingendo contro la mia entrata. La mia reazione iniziale fu un suono causato in parte dalla sorpresa e in parte dal piacere, e la mia mano si alzò automaticamente per afferrare la mia lunghezza.

 

Mandai un ringraziamento ai poteri superiori per tutte le volte in cui avevo usato il vibratore che Harry mi aveva comprato, il tutto avrebbe richiesto molto più tempo se non avessi mai avuto niente laggiù, invece il mio corpo era semi-abituato alla pressione bruciante provocata dal primo dito. Sapevo come gestire la sensazione di intorpidimento che il secondo dito porto con sé. E sapevo anche come affrontare la dolorosa sensazione di estasi che arrivò con il terzo dito.

 

Piccole gocce di sudore mi scendevano sulla fronte e il resto del mio corpo era sudato nel modo più delizioso che si potesse immaginare. Dovetti costringermi a non superare il limite - solo un piccolo movimento del polso e un paio di strattoni e avrei provato quella sensazione meravigliosamente dolce e tanto attesa di liberazione. Mollai la presa, però, non volendo altro tranne che venire con Harry dentro di me.

 

Sembrò capire quando era abbastanza e tolse la mano per sostituirla con il suo membro, e ne fui grato - non ero in grado di parlare arrivati a quel punto. 

 

"Il preservativo potrebbe essere una buona idea," disse, e anche se con uno spesso strato di desiderio nella sua voce, potei sentire una sfumatura di provocazione. Mi limitai a piagnucolare leggermente, cercando di farlo sbrigare prima di morire dalla disperazione, e lui sembrò cogliere il suggerimento. Si mosse un po', aprendo l'involucro del preservativo e mettendolo velocemente sulla sua lunghezza. Poi si chinò su di me, tenendosi in bilico con una mano. "Sei pronto?" chiese lui e sentii la punta della sua erezione spingere contro la mia entrata. 

 

Mi lamentai debolmente e afferrai la sua mano per fargli capire che sì, ero pronto

 

Il respiro mi si bloccò in gola quando si spinse più avanti, facendo scivolare la punta all'interno, e gli occhi mi si spalancarono perché oh. Sembrava molto diverso dal vibratore. Più caldo e in qualche modo più duro. Più reale. Migliore. Tenni le mani sui suoi fianchi, sentendo la pelle morbida e calda, mentre scivolava sempre più dentro, lentamente ed attentamente. Quando fu completamente dentro fino alla base, lasciò cadere le sue braccia su di me. Il suo respiro andava e veniva in piccoli sbuffi e anche con la luce fioca vidi come il suo corpo tremava.

 

"Okay?" sussurrai, infilando le dita tra i suoi capelli. Notai in quel momento quanto era sudato. 

 

"Stretto," si sforzò di dire, "caldo."

 

Sorrisi debolmente. "Pensavo fosse una buona cosa." 

 

"Lo è," grugnì, "troppo bello. Fottutamente bello."

 

Sorrisi tremante e lo tirai giù per un bacio. Qualcosa nel modo in cui le sue labbra erano screpolate e il modo in cui le sue mani tremavano nel punto in cui mi tenevano la vita mi dava un senso di rassicurazione, mi faceva capire che non ero l'unico ad essere sopraffatto. Mentre ci baciavamo, iniziai a muovere i fianchi inconsciamente, facendoli roteare verso l'alto, ed Harry non ci mise molto a seguire il mio esempio. Ben presto i piccoli movimenti, quasi delicati, si trasformarono in vere e proprie spinte che mi fecero formicolare lo stomaco e aumentare la frequenza cardiaca. A giudicare da quanto rapido e affannato fosse il respiro di Harry, da come gemeva ad ogni spinta e da come le sue mani stringevano la mia vita quasi dolorosamente, ebbi l'impressione che non sarebbe durato ancora a lungo. 

 

Il solo pensiero mi fece gemere forte, facendomi affondare i talloni nella parte bassa della sua schiena.

 

"Oh Dio, cazzo, Lou," gemette contro il mio collo mentre faceva scattare i fianchi in avanti, "non durerò ancora per molto."

 

"Va bene, va bene," ansimai, "puoi lasciarti andare, puoi- oh mio D- cazzo, di nuovo, a-ah- lì! Proprio lì!" Fu allora che trovò la mia prostata, e i miei piccoli gemiti, già abbastanza controllati, si trasformarono immediatamente in una frenetica serie di grida e maledizioni che sembravano solo spingerlo ad aumentare il ritmo. Non pensai nemmeno ad usare una delle mie mani per venire; ero troppo sopraffatto, troppo in estasi per sentire il bisogno di ricevere altro oltre a quello che mi stava dando Harry.

 

"Sto venendo, non riesco a durare di più," disse tra un respiro e l'altro.

 

"Per favore, per favore, voglio che tu venga dentro di me," lo supplicai mentre affondavo le unghie nella sua schiena.

 

Le mie parole sembrarono funzionare perché appena uscirono dalla mia bocca, affondò il viso più profondamente nell'incavo del mio collo ed emise un gemito prolungato, gutturale, e sentii come il preservativo si riempiva dentro di me. Ero così vicino anche io che quasi volevo piangere, alzai un po' il corpo e misi una mano intorno al mio membro, dandogli alcuni rapidi movimenti prima di venire sopra il mio petto e sullo stomaco, gridando.

 

"Cazzo, ti amo," mormorò dopo che furono trascorsi alcuni secondi e aveva riacquistato il respiro.

 

Sorrisi, sentendomi ancora spaesato. "Anche io ti amo."

 

Con un movimento pigro, si spostò da sopra di me e si tolse il preservativo, legandolo e lanciandolo... beh, da qualche parte. Si sdraiò sulla schiena accanto a me. "Vieni qui," disse, tendendo un braccio, facendomi cenno di abbracciarlo. Non avevo intenzione di lamentarmi, quindi mi rannicchiai contro il suo fianco, non facendo caso al fatto che fossimo sudati e appiccicosi.

 

"Allora, com'è stato?" chiese stancamente, "meglio dell'altra volta?"

 

Sbuffai. "Molto meglio."

 

"Bene."

 

Non ci scambiammo più nessuna parola, ma non ci addormentammo subito. Rimanemmo distesi, godendoci l'uno la compagnia dell'altro, accarezzandoci dolcemente le braccia, la schiena e il petto, scambiandoci dei baci che mi fecero battere il cuore di felicità.

 

 

Venerdì, 18 Giugno

 

 

Sorprendentemente, riuscimmo a svegliarci in tempo per la colazione il mattino successivo. Mi sentivo indolenzito e lontano dall'essere riposato, ma allo stesso tempo ridicolmente appagato e contento, e non sentivo alcun bisogno di lamentarmi di come il mio culo fosse a pezzi.

 

Anne, Robin, Adrian e Connor erano già seduti a tavola quando io ed Harry entrammo nella stanza, e Aidan era sdraiato nelle braccia di Anne, occupato a bere dal biberon nel suo solito modo impaziente. Ci sedemmo sulle due sedie libere tra Robin e Connor, facendo del mio meglio per non fare una smorfia di dolore.

 

"Allora, com'è stato ieri sera?" chiese Robin, "tutto bene?"

 

"Si, è stato bello," Harry scrollò le spalle, "ci siamo divertiti."

 

Ci fu silenzio per un breve secondo. "Abbiamo sentito," disse poi Anne.

 

La guardai, e quando vidi il sorriso ironico che giocava sulle sue labbra, le mie guance arrossirono, i miei occhi si spalancarono e affondai il viso nelle mani. "Oddio, mi dispiace," mi lamentai, "sono così, così dispiaciuto." Sentii Harry ridacchiare poco prima che mi mettesse un braccio intorno alle spalle e premesse un bacio nella mia fronte.

 

"Nessun problema," disse, accarezzando la testa di Aidan. Osai togliere le mani dal mio viso, e la guardai. Stava ancora sorridendo. "Solo per essere sicura, però," aggiunse casualmente, "avete usato il preservativo questo volta, vero?"

 

 

Note traduttrice:

 

Eccooooomi, non sono morta, scusate per il mini ritardo. 

Questo è l'ultimo capitolo, ovviamente ci sarà un epilogo e poi... IL SEQUEL.

Quindi non ci dobbiamo ancora lasciare. 

Alla prossima, All The Love, Fra.

   
 
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