Serie TV > Teen Wolf
Segui la storia  |       
Autore: iamnotgoodwithnames    06/12/2017    6 recensioni
"Al cuore non si comanda, non c’ha mai creduto ai modi di dire, non li ha mai voluti prendere neppure in considerazione, assurde frasi dette, ripetute così tante volte, da così tante bocche diverse, da perdere significato; da diventare banali cliché.
Eppure, alla fine, c’è rimasto incastrato anche lui in uno stupido cliché.
Al cuore non si comanda, si ripete, cercando di perdersi nel buglio di sogni che non sono mai piacevoli, cercando di dimenticare che, suo malgrado, la sua intera vita, per colpa di due iridi d’un pungente azzurro cielo, è diventata un banalissimo, insopportabile, cliché."
[Theo x Liam][Introspettiva][Slow Build][Spoiler!6A][Slice Of Life][Missing Moments][OC][OFC x Greenberg / Mason x Corey]
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Corey, Liam, Liam Dunbar, Mason, Nuovo personaggio, Theo Raeken
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Moonbeams Bonds'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
~ Chapter Seventeen : Doomed From The Start ~


“Esmy, cos’hai?”

“niente, sto…stavo pensando”



Soffia in una nuvola di nicotina, poggiando i gomiti al bordo del davanzale, Greenberg le scosta dolcemente una ciocca castana dalla fronte, incastrandogliela dietro l’orecchio


“a Theo?”


Chiede dondolando una gamba oltre il davanzale del secondo piano, assicurandosi di non cadere incastrando il tallone destro al termosifone sottostante, la gitana annuisce, inspirando fumo ed il ragazzo sospira comprensivo


“non puoi costringerlo a stare con lui, se non lo vuole”

“ma lo vuole – esclama sicura la castana, sospirando dietro la sigaretta – ha solo troppa paura di non essere all’altezza ed è uno stupido perché io so…”

“Esmy, alcune persone hanno bisogno di molto tempo prima di riuscire ad accettare un legame del genere, dovresti saperlo meglio di me”


Le sorride lieve, una mezza luna più luminosa del sole che brilla alto nel cielo e la gitana socchiude gli occhi, poggiando la nuca all’addome del moro


“davvero li hai chiusi nella roulotte?”


Ridacchia sottile, bonariamente, Greenberg, giocherellando tra i capelli di Esmeralda che solleva lo sguardo, dischiudendosi in un tiepido ghigno volpino


“Esmy, Esmy, Esmy – cantilena il moro, scuotendo divertito il capo, agitando i disordinati ricci scuri – la vita sarebbe incredibilmente noiosa senza di te”


Dice poi, chinando la schiena sino a raggiungere la fronte della giovane, depositandovi un fugace e pudico bacio, intossicandosi di fumo passivo e d’un lieve riso cristallino che rischiare la coltre di dubbi e timori che dipinge l’aria ed il cielo all’orizzonte.
 
 
(piccoli consigli per la lettura : https://youtu.be/qqXjt5WFPgc)

Ha cercato una via di fuga la chimera, ha persino pensato che sfondare la porta della roulotte non sarebbe stata una pessima idea, ma il sospirare concitato di Liam, stretto in un angolo della minuscola cucina, infossato tra le spalle, nel vano tentativo di mimetizzarsi o farsi assorbire dalle pareti d’acciaio e plastica, lo ha costretto a convincersi che, forse, scappare non rientra tra le possibilità


“dovrebbe esserci una chiave…”

“perché?”



Esclama, d’un tratto, Liam sovrastando le parole della chimera che si bloccano a mezz’aria, sospese, come il respiro tra i polmoni, arcua un sopracciglio non riuscendo a comprendere quelle lettere che aleggiano nell’atmosfera


“per aprire la porta”


Dice semplicemente, convincendosi che quella domanda si riferisca al suo cercare un mazzo di chiavi di riserva, sicuramente lasciato da qualche parte, perso tra altre cianfrusaglie o, peggio, nella borsa senza fondo della gitana


“perché sei così stronzo?”


Soffia il mannaro sollevano lo sguardo ed iridi azzurre trafiggono quelle di Theo, lame che si conficcano tra le costole, il cuore si blocca per istanti interminabili e persino il sangue tra le vene sembra fermarsi, l’aria diviene improvvisamente densa riducendo l’ossigeno presente


“che vuoi, Dunbar?”


Un abile bugiardo sa come nascondersi dietro le parole e la chimera di menzogne ed inganni ne ha vissuto così a lungo da esserne divenuto esperto, dissimulare emozioni è l’arte che padroneggia ormai inconsciamente, ma c’è sempre un punto debole in ogni menzogna persino nella migliore e Liam dev’essere il suo, le spalle tese e le braccia rigide ai fianchi, lo sguardo fisso al centro del petto, a cercare segnali impercettibili nel battito controllato della chimera


“ti costringi a non notarlo, ma sei cambiato – sibila, è disperata ira che ne muove le labbra – sei diverso…sei…non vuoi può fare del male, ti importa delle persone ora”


Il ghigno cinico che dipinge il volto della chimera è un quadro distorto di triste melanconia ritinteggiata per fingersi indifferenza


“sei sempre stato troppo ingenuo, ragazzino”

“sta zitto – la voce del mannaro è un tremolio di rabbia e tristezza, sorretta soltanto da cieca convinzione – ammettilo”

“cosa?”

“che ti importa, che sei cambiato”



Non ha bisogno di sentirlo, non Liam, è la chimera ad averne la necessità, è Theo a doverselo dire, quel che non vuol credere possibile, quel che non crede di meritare, è racchiuso tutto in quelle poche parole che restano testardamente incastrate tra le corde vocali, ricacciate con forza nel fondo dello stomaco, a ferirne le pareti, a distruggere lentamente sotto pelle


“non è la veri…”

“ti importa di me?”



È la rabbia nell’incertezza d’un disperato bisogno a rendere la voce del mannaro un grido che sovrasta ogni altro suono in una domanda che non doveva essere tale, stringe i pugni, infossando gli artigli che premo contro la cute, graffiandone i palmi, l’acre odore salato di lacrime orgogliosamente respinte punge tra le narici della chimera, è una lotta contro l’istinto di stringere quelle spalle tremule e sussurrare parole di conforto quella che si svolge tra i pensieri di Theo


“no”


Richiede impegno costringersi a pronunciare quella singola sillaba, concentrazione ed alienazione da ogni altro suono esterno che non sia l’eco di quella menzogna che rimbomba tra i timpani della chimera, infrangendosi tra le iridi cristalline del mannaro, spezzandone l’orgoglio che le manteneva lucide, inondandole di rivoli salati che scivolano contro ogni volontà perdendosi tra le labbra screpolate


“stronzate – i canini affilati affondano nel labbro inferiore e passi incerti portano il mannaro ad azzerare i pochi centimetri che li dividevano – guardami in faccia e dillo di nuovo”


Se vuole liberarlo, se vuole lasciargli la possibilità d’avere ciò che merita, deve farlo, Theo deve spostare lo sguardo dalla parete alle loro spalle e concentrare le glauche iridi velate di stille salate a quelle ferite da lacrime infiammate del mannaro, mentire non è mai stato tanto difficile


“non – tenta, deglutendo a vuoto, sforzandosi di mantenere quel magnetico contatto visivo – non può importarmi nulla di te”


Neppure la migliore delle bugie può resistere se sorretta da una totale assenza di minima verità e Theo lo sa, ne è consapevole, e Liam deve averlo imparato, forse grazie a lui, e forse è per questo che ne graffia il colletto della sottile maglietta stringendolo tra le dita, sollevando il mento a far collidere nella rabbia d’un bacio le loro labbra, in uno scontro dal sapore agrodolce di lacrime e speranza; un ultima tenue speranza che affievolisce lenta ad ogni sfiorarsi tra le ruvide lingue.

Prima che muoia, spegnendosi come l’ultimo raggio d’un sole troppo lontano per irradiare ancora calore, le mani della chimera scivolano lente tra i capelli del mannaro, le cui dita ne carezzano frenetiche l’addome, sfilando prepotentemente la maglietta, stringendosi poi attorno agli avambracci sollevati di Theo, spingendoli al bordo dei propri jeans, in un richiesta urlata nel silenzio d’un ultimo addio di avere ciò che resta del tenue calore che irradia ancora le loro pelli.
Razionalmente la chimera si ritrarrebbe dal ferire ulteriormente l’unica bellezza rimastagli nella vita, ma la ragione è lontana dalla mente ed è l’istinto del bisogno ad assecondare il volere di Liam.

È impregnato d’arroganza disillusa ogni gesto del mannaro, i vestisti cadono al suolo come pezzi di vetro che s’infrangono, le molle del materasso cigolano come porte che si chiudono rumorosamente, le dita carezzano la pelle graffiando come lame infuocate e le labbra disegnano scie di fiamme in ogni centimetro, creando uragani di confuso dolore ogni volta che si congiungono.


“non mi importa niente di te”


Sussurra Theo, mordendo il lobo destro del mannaro, stringendone i fianchi con una tale pressione da lasciare segni rossastri che svaniscono già


“bugiardo”


Ribadisce Liam, inarcando la schiena, allacciando le gambe attorno al busto della chimera, costringendone il sesso turgido a sfiorargli il deretano, pressandovisi contro nell’urgenza di congiungersi per un ultima volta prima di lasciare morire la speranza.
Le mani del mannaro si muovono rapide, arcua la schiena a raccogliere le dita della chimera, ancora strettegli attorno ai fianchi, se le porta alle labbra inumidendole, saliva scivola tra le nocche di Theo, non ha mai avuto bisogno d’essere guidato, ma non si è mai sentito tanto impreparato come ora, e mentre lascia che sia Liam a trascinargli la mano sino al perineo socchiude gli occhi, affondando le dita al suo interno e la nuca tra le scapole del mannaro; non era così che aveva immaginato la loro prima volta


“sei uno stronzo”


Gli soffia tra i capelli Liam, poggiandovi il mento, trattenendo gemiti al lento muoversi di dita esperte che precedono ciò che, malgrado il dolore, attende impaziente stringendo le caviglie al busto della chimera


“sei un stupido”


Gli mormora Theo, il respiro s’infrange al petto del mannaro che si costringe a mordersi la lingua non appena le dita lasciano il posto al solido sesso della chimera che si perde, con estenuante lentezza, in lui


“ammettilo – sussurra Liam, aggiustando il peso al materasso, mentre fitte di dolore si fondono al piacere – ti importa di me”


Non c’è spazio per gli ansimi di piacere, non c’è benessere in ciò che sta accadendo tra le coperte candide della roulotte, le labbra della chimera sfiorano come fiamme fredde il collo del mannaro, risalendo sino al lobo


“non posso – sospira, continuando a muoversi in contrastante delicatezza stretto tra le gambe di Liam – non posso farlo”


Le dita del mannaro si stringono tra i capelli della chimera, costringendolo a scontrarsi con quelle iridi di mari agitati da gocce salate che scivolano tra le labbra pressate contro quelle di Theo, le lingue danzano tra le fiamme della rabbia e del bisogno, distruggendosi e ritrovandosi si scontrano i corpi, ferendosi e curandosi si sfiorano le pelli.
Non era così che l’aveva immaginata la loro prima volta Liam, non era così che l’aveva sognata Theo, ma è quel che si ottiene quando si decide di donare il cuore a qualcuno che, un cuore suo, non lo possiede più da troppo tempo.
Ed in singulti trattenuti, in mugugni sporchi di lacrime, in un piacere tenuto segreto, conservato tra le memorie indelebili, si nasconde tutto ciò che non possono dirsi, quel che non potranno mai avere, la speranza che muore in quell’ultimo orgasmo che lascia vuoti i corpi e spoglia l’anima d’entrambi. 


“sei un bugiardo”


È il resta con me che Liam non riesce più a dire, mentre scivola tra le coperte come un verme, ripulendosi della vergogna di un addio contro cui non ha potuto nulla, sentendosi ancora più nudo nel rivestirsi


“sei uno stupido”


È il resta che Theo non è mai riuscito a dire, accasciandosi al materasso tra la rabbia d’un addio inevitabile, sentendosi nudo oltre la pelle


“e se non volessi smettere di esserlo? – soffia il mannaro, poggiandosi contro la parete rivestita di plastica bianca, cercando la strada per quelle iridi glauche perse a fissare un orizzonte invisibile – se non volessi smettere di provare quel che sento?”

“devi farlo – inspira pesantemente la chimera, portandosi a sedere al bordo del materasso, poggiando i gomiti alle cose – non essere idiota, smettila di sprecare speranza per le persone sbagliate, non serve a niente, non mi farà cambiare”

“e se non potessi farlo, se anche volendo – deglutisce rumorosamente Liam, assaporando salsedine dalle labbra – o provandoci non ci riuscissi comunque?”

“ci riuscirai”


Soffia soltanto Theo, poggiando la nuca tra i palmi dischiusi, tirandosi ciuffi di capelli tra le dita nel vano tentativo di arrestarne il tremolio


“ci vorrà tempo, ma dimenticherai quel che pensi di provare”

“non lo penso – sibila in risposta Liam – lo so, so quello che provo, l’ho sempre saputo, ho impiegato giorni ad accettarlo e…”


Le iridi della chimera si velano di lacrime testardamente incastrate tra ciglia stanche di chiudersi e riaprirsi, una luce d’inappropriata serenità irradia gli occhi del mannaro


“non me ne pento, malgrado tutto”


Rabbia e gioia si congiungono generando un suono straziante che ferisce i timpani di Theo, ogni forza è perduta, alzare lo sguardo è impensabile


“Liam – un soffio debole, un alito di vento sottile di brezza invernale – non essere così idiota da continuare a…”


E tra le labbra del mannaro si forma un ghigno d’ira distorta da un cinismo disilluso di triste consapevolezza mentre ascolta la chimera far fatica a pronunciare quell’unica parola che conta, sottintesa in ogni loro discorso


“non posso – glielo urla contro, senza sapere più se sia adirato con se stesso o con quell’uomo che sta brutalmente schiacciando tutto quel che rimane di loro – e non voglio neppure farlo, non sono mai stato così bene come lo sono con te”


Ammette infine ed i palmi tornano a rigarsi di sangue ed artigli a graffiare la pelle, stringe il labbro inferiore tra i denti cercando di desistere alla richiesta del lupo di prevalere, volta le spalle alla chimera, ne sente l’odore acre delle emozioni, più intense della tristezza stessa, avvolgerne ogni centimetro di nuda pelle


“se soltanto fossi meno testardo, meno stronzo, meno – soffoca un ringhio, serrando la mascella – meno terrorizzato, capiresti che non sei una persona orribile come credi e che…potevamo essere felici”

“Liam…”


Muoiono nella trachea le parole della chimera, spezzate e scacciate dal sonoro rompersi della serratura della porta che continua ad oscillare, battendo tra i cardini che la sorreggono, per minuti interminabili rimbombando tra i pensieri di Theo, affollati dall’eco di parole già distanti; una singola lacrima ne solca il volto, non è mai stato in grado neppure di piangere.
 


 
“Esmeralda”


Le grida preoccupato Greenberg, osservandola correre al ciglio della strada, ignorando le macchine che passano ed i vicini che portano a spasso il cane


“scusa – le urla la castana, agitando le braccia in aria in segnali caotici di saluto – ma devo andare, è urgente”


Ed il moro sospira, grattandosi il retro della nuca, scuotendo bonariamente il capo


“ti chiamo dopo – le dice, poggiandosi poi, ad imbuto, le mani ai lati delle labbra – fa attenzione”


Urla, rivolgendo il busto alla porta d’ingresso, scontrandosi con il sorriso pettegolo della vicina di casa che ha deciso, strana coincidenza, di gettare l’immondizia proprio in quel momento


“signora Hooper”


Saluta garbatamente, sorridendo impacciato, ritraendosi il prima possibile, sfuggendo alle prevedibili parole, impregnate di insignificanti chiacchiericci, dell’anziana vicina che scuote il capo, sbuffando un civettuolo


“quanta confusione fa l’amore”


 
UN MESE DOPO
 

C’è qualcosa di strano nell’aria, Esmeralda non fa che ripeterglielo, vede aure agitarsi spaventate e rabbia ovunque volga lo sguardo, qualcosa d’incontrollabile ed irrazionale le ha spiegato qualche giorno fa e Theo le crede e crede anche alla preoccupazione, comprensibile, di Bianca e alle lacrime di Irina, dev’esserci qualcosa di sovrannaturale nell’area di Beacon Hills; e non sarebbe neppure una grande novità pensa la chimera ascoltando silenzioso le precauzioni dettate dal patriarca.

L’egoismo gli imporrebbe di non dare ragione hai fratelli Petrescu, ma quel lato umano che Esmeralda ha contribuito a lasciar emergere in lui gli ordina di ripeterle, per la millesima volta, che è l’unica cosa giusta da fare


“potrebbe essere pericoloso”


Si sente in dovere di ribadirle, sedendosi al divano della roulotte, osservando la gitana agitare nervosa le mani a mezz’aria, farfugliando frasi sconnesse


“non voglio andarmene”


È tutto ciò che comprende nella confusione di parole, la sente sospirare lasciandosi cadere pesantemente al suo fianco, poggiando la nuca alla spalla della chimera


“non voglio – farfuglia incerta, torturandosi di morsi le labbra –non hai altro posto in cui stare e non voglio lasciarti da solo, non dopo…”

“ho ancora il mio fuoristrada”


Sorride sghembo Theo, nascondendo la nostalgia che sente già avvolgerlo in una coperta di calda tristezza che si porta addosso da quell’ultimo giorno che condivise assieme a Liam.
Malgrado l’insistenza della castana, i consigli amichevoli di Greenberg ed quelli vagamente casuali di Bianca e Maximilian non ha più cercato di contattarlo in alcun modo, lo ha evitato, restando sempre lontano dal centro cittadino, schivando i luoghi in cui di certo avrebbe rischiato d’incontrarlo, testardamente convinto nella decisione presa; Liam Dunbar non si merita una simile condanna.

Alla fine Esmeralda si è vista costretta ad accettarlo, non senza mancare di ricordargli quasi giornalmente quanto sbagliato sia, e forse è stata dura, dolorosa persino, anche per lei, un fallimento di quello che dovrebbe essere il suo naturale compito, la sua indole ed il suo potere, gli ha persino confessato che, la sera in cui ha detto addio alla speranza, ha percepito l’intenso dolore che pervadeva l’anima della chimera; per questo poi corse l’intera città tornando alla roulotte.
E Theo si sentì, forse per la prima volta, sinceramente colpevole, maledice ancora l’inconscio per averlo condannato a ferire una creatura tanto innocente, per essersi legato a lei senza chiedergli il permesso e, se fosse possibile, la libererebbe da una simile disgrazia; ma più d’una volta Esmeralda gli ha sorriso ripetendogli di non essere così stupido.


“non voglio che tu dorma in auto, di nuovo – esclama fermamente, raggomitolando le gambe al divano – e non voglio andarmene, ma la mia famiglia…loro devono allontanarsi, qualsiasi cosa ci sia là fuori sembra pericoloso, per noi”


La chimera inspira, aggiustando il busto al poggia schiena, permettendo alla castana d’incastrargli maggiormente la nuca nell’incavo della spalla


“e dovresti andare anche tu, non sai lottare”

“magari non ce ne sarà bisogno, risolveranno tutto loro”



Sospira, è un soffio sottile la speranza racchiusa in quelle parole, cerca di fidarsi delle informazioni che Theo, in giorni casuali di noia e risate spensierate, le ha fornito di quel branco che, un tempo, provò a distruggere


“allora dovresti andartene  – dice, trovano ancora difficile fidarsi delle abilità di McCall – è più sicuro”


La gita inspira, sbuffando poi come una bambina capricciosa, rannicchiandosi contro la spalla della chimera, socchiudendo gli occhi stanchi dalle notti insonni.
Da quando l’aria di Beacon Hills è stata avvolta da qualcosa di misteriosamente incomprensibile non è più riuscita a chiudere gli occhi e risposare, è tormentata da sonni irrequieti, qualsiasi sia la minaccia sembra essere in grado di insediarsi tra i pensieri e una creatura, percettiva ed empatica, come Esmeralda ne è particolarmente sensibile; forse persino più e prima di chiunque altro in città.


“non avrei mai dovuto spiegarti come funzionano i legami”


L’ombra d’un mesto sorriso ne addolcisce le carnose labbra e Theo si lascia sfuggire una risata lieve, di sincero affetto, gettando la nuca all’indietro


“ma fortunatamente sei una pessima bugiarda”


C’ha provato la gitana, tre giorni fa, ad ingannarlo convincendolo che la lontananza avrebbe spezzato il legame creatosi e ne sarebbe appassita lentamente, ma sfortunatamente per lei l’udito della chimera ha percepito l’assenza di verità ed Esmeralda si è vista costretta ad ammettere che, un legame, può esserle nocivo solo qual ora venga rifiutato o rinnegato o, peggio ancora, ignorato ed abbandonato, ma che, in altri casi, quali ad esempio la lontananza giustificata, non avrebbe rappresentato alcuna minaccia e, forte delle nuove conoscenze, Theo ha, quasi, cominciato ad ordinarle di seguire i consigli del padre e fuggire da Beacon Hills; prima che possa essere troppo tardi. 


“a mia discolpa ho avuto un maestro pigro”

“non è un dono per tutti – ghigna ironica la chimera – certi allievi non sono portati”

 “darò comunque la colpa all’insegnante”


Ridacchia cristallina, sollevandosi improvvisamente, rannicchiando le ginocchia al petto, poggiandovi il mento


“Theo – brezza sottile, incerta, tremula la voce della castana – promettimi che troverai un posto in cui dormire che non sia la tua auto, che chiamerai Liam e gli implorerai di essere perdonato, gli confesserai tutto quello che senti e che mi hai detto di provare per lui e…promettimi anche che, ogni tanto, controllerai che quell’imbranato di Carl non finisca nei guai, promettimelo”

“impossibile, la sfiga è naturalmente attratta da Greenberg”


Prova a sfuggire da tutte quelle promesse Theo, sa già non riuscirà a mantenerle, ma la gitana ingenua non lo è mai stata, neppure quando poteva ancora smembrarlo, e sa perfettamente quanto impossibili siano tutte le richieste fatte, sa persino che forse la chimera manterrà solo l’ultima, ma ha bisogno di sentirglielo dire, ne ha bisogno o non riuscirà a lasciarlo, non da solo, in un posto in cui non gli resta più nulla se non rincorrere vecchie memorie di malinconica tristezza, infanzia distrutta ed adolescenza sporcata


“Theo, promettimelo”


Non riesce a reggere alla paura che fa vibrare quelle iridi nocciola, non riesce a sorreggere il peso del timore che le vela d’un luce di lucida angoscia, ma sa ancora mentire


“va bene”

“dillo”

“te lo prometto, contenta?”



Si morde il labbro inferiore la castana, inspirando tristemente, stringendosi tra le ginocchia, schiacciandovi il petto smosso da sospiri affranti


“sì – mente anche lei e non è brava quanto la chimera, il rumore di quel cuore gentile la tradisce – ma non voglio comunque andarmene”

“devi farlo – le sorride, un sorriso vero, raro – sarà momentaneo, fidati di tuo padre”

“non ho scelta, vero?”


Chiede in un respiro amareggiato dallo scuotere del capo di Theo, nasconde uno sbadiglio tra le ginocchia la gitana, stropicciandosi le stanche palpebre


“è tardi – constata la chimera, controllando l’orario nello schermo del silenzioso cellulare, non ha più nessuno che lo cerchi – devi svegliarti presto domani”


Le ricorda, dischiudendosi in un sorriso tagliato a metà nell’osservare la smorfia capricciosamente contrariata della castana che stiracchia controvoglia le snelle gambe, strisciando pesantemente i talloni al suolo, sino a raggiungere il materasso su cui cade senza grazia, contorcendosi nel tentativo di immergersi tra le lenzuola.
Theo le emozioni non è mai stato in grado di esprimerle e l’unico modo che riesce a trovare per dirle che, neppure troppo infondo, le mancherà è lasciarla addormentare senza lamentarsi, per una sera, delle gelide ginocchia pressate contro la schiena o del chiassoso parlottare o di qualche calcio di troppo che, inevitabilmente, gli impedisce di farsi pacificamente cullare dal sonno; condividere l’ultima notte senza rubarle le lenzuola è tutto ciò che Theo riesce a fare per dirle quel che a parole non saprebbe manifestare.
 

 
Tutto ciò che resta di quella rumorosa famiglia di gitani senza patria è una piazzola di terra consumata dai solchi di penumatici, tutto ciò che resta di Esmeralda Petrescu è una risata gentile che riecheggia ancora tra gli alberi circostanti, una collana di fiori secchi stretta tra le dita di Greenberg ed un abbraccio dall’odore di rose selvatiche e rugiada fresca che impregna ancora le narici di Theo.
Tutto ciò che resta di quella giovane gitana dai capelli capricciosi e gli occhi del colore della resina è una manciata di terra secca ed erba bruciacchiata, alle spalle d’un divano consumato dal tempo e rosicchiato dagli animali su cui siedono, a condividere un silenzio rumoroso, una chimera ed un umano. 


“tornerà”


Sospira in un sorriso incerto Greenberg, custodendo gelosamente quel pezzo di Esmeralda tra le mani, le ha lasciato un ti amo sussurrato tra le labbra ed una promessa che non aveva bisogno di parole


“lo farà”


Si ripete, più a sé stesso che alla chimera che annuisce distratta, rigirandosi le chiavi del fuoristrada tra le dita, un numero di cellulare e promesse da mantenere è ciò che Esmeralda gli ha lasciato e sa già che non riuscirà a mantenerne nessuna, forse, si dice seguendo l’umano alzarsi lentamente dal divano, una ci riuscirà


“Greenberg – lo richiama Theo, inserendo le chiavi nell’apertura dello sportello, questi si volta, un sorriso sottile, di lieve malinconia e tenue tristezza ne plasma le labbra sottili – non fare cazzate, le ho promesso che ti avrei controllato”

“non sono mica un bambino”


Protesta il moro, tastandosi le tasche dei pantaloni alla ricerca di chiavi smarrite, grattandosi poi impacciato il retro del collo


“no, infatti”


Borbotta la chimera, roteando le iridi al cielo, non nascondendo un ghigno di sincero divertimento, scrutando la zona circostante cercando di scorgervi il luccichio di un portachiavi, ma il ridacchiare fanciullesco del moro interrompe la vaga ricerca


“ritrovate – esclama, agitando il braccio in aria, indicando l’interno dell’auto – le avevo lasciate sul cruscotto”


Ammette senza vergogna, salutando solare la chimera.
Forse persino l’ultima delle promesse fatte ad Esmeralda sarà difficile da mantenere, si dice sedendosi, dopo mesi, al posto guida del fuoristrada rimasto spento per quasi tutta l’estate.
 
 
QUALCHE GIORNO DOPO 

(altri piccoli fastidiosi consigli per l'ascolto : https://youtu.be/lWph0IAic14)

Senza la stella fortunata che ne illuminava il cammino Theo ha passato notti a rannicchiarsi tra gli scomodi sedili dell’auto, ma non è mai riuscito a dirlo ad Esmeralda; anche se ha il sospetto che Greenberg possa averla informata.
L’aria a Beacon Hills sembra ancora calma e la gitana lo ha appena salutato, rimproverandogli di chiamare qualcuno del branco di McCall, possibilmente Liam gli ha detto, ricordandogli che non smetterà mai di ripetergli quanto meriti la felicità e quanto, malgrado Londra sia splendida, gli manchi Beacon Hills e la vita che aveva.

E Theo ha mentito, ancora una volta, ripetendogli che chiamerà Scott, fosse anche soltanto per chiedergli se il cielo preannuncia sovrannaturali pericoli, ma è stato sincero quando ha ammesso, velatamente, che le manca litigare per l’ultimo puncake mattutino, le coperte rubate, le risate racchiuse nel fumo di sigarette e tutto ciò che Esmeralda si è portata via con sé.

Non si sono detti mi manchi, non si sono detti ti voglio bene, non ce n’è mai stato bisogno, eppure quella sera la gitana ha voluto sussurrarglielo comunque e Theo si è lasciato sfuggire un sottile


“anch’io”


Prima di chiudere la chiamata e restare a fissare i cristalli liquidi dello schermo lampeggiare di accecante luce blu, indugiando tra i pochi numeri presenti nella rubrica, sfiorando appena la sagoma d’una cornetta verde affianco al nome di Scott, cercando di trovare il coraggio di mantenere quella promessa che si tramuta, giornalmente, in un bisogno che non riesce più ad ignorare; che grida rimpianti tra i pensieri chiassosi nel denso silenzio dell’auto.

Forse non è ancora giunta l’ora, si dice, inspirando ed un rumore ne cattura l’attenzione, un fascio di fastidiosa luce artificiale ne stordisce la vista, non può essere qualche addetto alla giustizia, né tanto meno qualche controllore, altre luci ne accecano le iridi ed armi sin troppo professionali appaiono come visioni confuse, l’ultimo suono che Theo sente è il riecheggiare di spari che s’infrangono alla fiancata del fuoristrada.

Come spiegherà ad Esmeralda di non essere stato in grado di mantenere neppure quell’unica promessa implicita?

Come le chiederà scusa?

È l’ultimo pensiero che attraversa le mente della chimera, annebbiata, l’eco del dolore che s’espande dal fianco è lancinante, sangue scivola dal foro all’altezza della coscia ed un rivolo caldo discende lungo l’avambraccio.

Non potrà farlo, sente l’ossigeno farsi debole e le forze abbandonarlo lentamente, non potrà chiederle scusa e non potrà mantenere nessuna promessa. 

Non potrà neppure chiederne a Liam, forse, si dice la chimera chiudendo le pesanti palpebre, è così che doveva andare, sin dall’inizio e, questa volta, non saranno iridi di cieli estivi la prima cosa che rivedrà al risveglio; ma la giustizia e la punizione per ogni sbaglio commesso racchiusa tra le iridi vitree di Tara.

Ed è ad iridi azzurre, di celestiale luce, che dona l’ultimo respiro prima di perdere i sensi e precipitare nell’oblio di un incubo che si ripete infinito.  

 


 
Siamo giunti alla fine, non so se vi ho coinvolto almeno un pochino, se la storia vi è piaciuta, se sono stata troppo descrittiva, troppo poco interessante, insomma non so niente, so soltanto che sono riuscita a finire una storia; è la prima volta in partica. 
Scusate gli errori e la scrittura un po' bipolare, sempre altalenante, cercherò di migliorare. 

Ci terrei a ringraziare particolarmente le splendide recensioni che mi hanno fatta andare avanti nel percorso di scrittura, davvero siete state così gentili ed utili; grazie mille. (non voglio fare favoritismi, ma un grazie particolare va a Morgana9 e ILOVE2BAND che sono sempre state qui, a recensiere ogni capitolo dandomi la spinta necessaria per andare avanti nella storia e ad un lettore segreto che lasceremo nell'ombra, il mio personale aiutante; grazie)
Ovviamente ringrazio anche tutti colore che hanno continuanto, sino alla fine, ad aggiungere tra preferite/ricordare/seguite, siete stati così tanti, non me lo aspettavo affatto e non sapete quanto felice sia stata. 
E, non dimentichiamoci, gli splendidi e silenzosi lettori; un grazie anche a loro. 


Mi dispiace se non c'è il lieto fine che molti avrebbero voluto, ma a mia discolpa posso soltanto dire che, forse, ci sarà un seguito. 
Inoltre, per chiunque volesse, sto pensando che, se ci sono richieste particolari, potrei anche decidere di scrivere qualche One Shot dedicata alla storia, magari alle tre settimane in cui Liam e Theo sono stati effettivamente una coppia; non so ditemi voi cosa ne pensate. 


Mi dispiace anche se sono andata fuori tema o se i personaggi, alla fine, sono stati troppo ooc; ho fatto del mio meglio, giuro. 

Spero comunque che la storia vi sia piaciuta, almeno un pochino. 
Grazie a tutti coloro che sono arrivati fino a qui, insieme a me, 
spero di sentirvi presto


ps: per chiunque fosse interessato ho seriamente intenzione di tornare a scrivere su questi due, ve lo dico così, a titolo informativo e, lo ammetto, per farmi un po' di coraggio.  

 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: iamnotgoodwithnames