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Autore: Mary P_Stark    06/12/2017    3 recensioni
Inghilterra - 1830
Il regno viene scosso dalla morte di re Giorgio IV e, più nel personale, per l'improvvisa malattia di Whilelmina, la madre di Christofer Spencer. Questo richiama a casa tutta la famiglia che, in quel momento, si trovava a Londra per la sessione estiva in Parlamento. Al gruppo si unisce un amico di Maximilian, Samuel Westwood, molto affezionato alla nonna di Max. Questo rientro anticipato a York consente alla coppia di amici - oltre che rassicurarsi sulle condizioni di Whilelmina - di conoscere una coppia di sorelle, Cynthia e Sophie, che colpiranno in modo travolgente i due giovani.
Ne seguiranno sorprese a non finire, un inseguimento rocambolesco e un finale inaspettato, che metterà di fronte Max a una verità che, fino a quel momento, aveva rifuggito come la peste. (3^ parte della trilogia Legacy - riferimenti alla storia nei racconti precedenti) SEGUITO DI "UNA PENNELLATA DI FELICITA'"
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Serie Legacy'
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13.
 
 
 
 
 
D’accordo, Lizzie e Violet gli avevano detto di controllare che tutto andasse bene, tra Sophie e sua madre, prima di fare qualsiasi cosa, …ma doveva veramente impicciarsi fino a quel punto?

Sì, forse avevano ragione nel dire che, cose del genere, sarebbero state all’ordine del giorno, se loro si fossero sposati, ma doveva cominciare prima ancora di aver detto sì?

Ammesso e non concesso che Sophie accettasse, ovviamente.

Tutte le sue elucubrazioni non sarebbero valse a nulla, se lei avesse detto no per un qualsiasi motivo.

Certo, forse lui avrebbe potuto comunque dirle di rendere sua madre maggiormente partecipe della sua vita, ma con che diritto, poi? E con che spirito, soprattutto?

Era più che sicuro che, di fronte a un suo diniego, avrebbe puntato i piedi, in barba all’essere gentiluomo come sperava invece suo padre.

Quando infine si trovò di fronte alla villa dei Withmore, Max scese da cavallo, prese un gran respiro e legò Spartan alla ringhiera in ferro brunito che circondava la proprietà.

Ciò fatto, salì i pochi gradini per raggiungere il portone intagliato e lì bussò con il battacchio in ottone, attendendo impaziente che venissero ad aprirgli.

Non appena vide il fido capo maggiordomo, sorrise appena e disse: “Buongiorno, Mr Perkins. Spero di non disturbare. Mr e Mrs Withmore sono in casa?”

“Oh, buongiorno lord Spencer. Siete fortunato, perché sono entrambi qui” assentì l’uomo, accogliendolo all’interno.

Una volta che il battente fu chiuso, parte della baldanza dell’uomo si spense e, con un mesto sorriso, il maggiordomo aggiunse: “Mi scuso se troverete la servitù un po’ abbacchiata. La recente partenza di miss Cynthia ci ha lasciati tutti senza parole.”

Posso immaginarlo, pensò irritato tra sé Max, prima di dire a mezza voce: “Lo immagino, ma non dovete preoccuparvene. E’ indice solo del fatto che le volevate tutti molto bene.”

“Oh, sì, milord… come ne vogliamo a miss Sophie” assentì con vigore l’uomo. “E’ così coraggiosa, la poverina. Se non fosse per lei, non so cosa faremmo.”

“Posso immaginarlo” assentì Maximilian.

“Ma mi sto dilungando per nulla. Prego, venite con me. Sono sicuro che i padroni di casa vi accoglieranno subito con piacere.”

Assentendo, Max lo seguì lungo lo scalone principale, illuminato dalle ampie vetrate d’ingresso che si estendevano anche ai piani superiori.

Dopo aver percorso le scale per un piano, il maggiordomo scartò a destra e Maximilian, nel seguirlo, ammirò con piacere i bei tappeti e i pavimenti in parquet di noce.

Non aveva idea se fosse stato Mr Withmore, o la sua signora, a scegliere l’arredamento, ma chiunque avesse arredato quella villa denotava molto gusto.

La bellezza di quel luogo, però, passò in secondo piano quando il maggiordomo bussò alla porta dello studio di Mr Withmore, e Ferdinand disse loro di entrare.

Max deglutì a fatica e, quando vide anche Adelaide presente nella stanza, cercò di calmarsi e di non andare in iperventilazione.

Era quello che voleva, no? Parlare con entrambi di ciò che provava per Sophie. Non voleva assolutamente escludere Adelaide dall’equazione.

Non appena fu solo, quindi, si inchinò a entrambi ed esordì dicendo: “Sono lieto di vedere che siete entrambi in salute. Temevo che, dopo gli eventi appena trascorsi, Mrs Adelaide avrebbe potuto risentirne, ma sono lieto di vedere che mi sbagliavo grandemente.”

Ciò detto, le sorrise e la donna, arrossendo piacevolmente, mormorò: “Oh, siete troppo buono, Maximilian. Come tutti, del resto, nella vostra famiglia. Non potrò mai ringraziare abbastanza vostra madre e tutti gli abitanti di Green Manor per il vostro cordialissimo aiuto. Whilelmina sta bene, vero? Potete dirmi se i suoi problemi di cuore si sono stabilizzati?”

Max accennò un movimento con il capo per ringraziarla dell’ovazione, e dichiarò: “Mia nonna sta molto meglio, e riavere a casa Samuel la aiuta molto. Si vogliono molto bene, e lei lo considera come una sorta di figlio putativo, ma sono sicura che le farebbe piacere riavervi come ospite, anche solo per un tè.”

Adelaide annuì compiaciuta e gli confermò che sarebbe passata in visita.

Ferdinand, con un sorriso, aggiunse: “Non possiamo che essere lieti della notizia. La contessa madre, come tutta la vostra famiglia, del resto, è stata di estremo aiuto per tutti noi. E a voi vanno i miei ringraziamenti per aver protetto Sophie da ogni male.”

“Dovere, Mr Withmore. E, a proposito di Sophie, sono venuto qui per chiedervi formalmente una cosa… anche se so che potrebbe apparirvi un po’ strana, o affrettata” replicò Maximilian, stringendo un poco i guanti nella mano… sudata.

Il padrone di casa si accigliò appena, ma lo lasciò proseguire e Max, schiarendosi la voce, asserì roco: “Desidero prendere in moglie vostra figlia, se me lo consentirete. Da quando ho avuto il piacere di conoscerla – e ho potuto apprezzare anche il suo coraggio e la sua determinazione – mi sono trovato a riconsiderare molte delle mie priorità.”

Con un sorrisino imbarazzato, aggiunse: “Potete chiedere a chiunque mi conosca. Non sono mai stato un giovane propenso a sollazzarmi con il gentil sesso, né ho mai avuto fretta di maritarmi… tutt’altro. Ma, conoscendo vostra figlia, ho capito di essere pronto, e di volere lei al mio fianco.”

Non fu del tutto sicuro che il silenzio dei coniugi Withmore fosse una cosa positiva ma, già il fatto che Ferdinand non lo avesse scacciato a male parole, fu per lui un successo.

Quando finalmente il padrone di casa riuscì a trovare fiato sufficiente nei polmoni per parlare, mormorò dubbioso: “Se state facendo questo per proteggere mia figlia da un qualsiasi potenziale scandalo, io…”

Avvampando violentemente, Max esalò: “Oh…oh, no! Affatto! Non è per questo! O meglio, se fosse necessario perché siete convinto che miss Sophie possa ritenersi rovinata, la sposerei anche per questo… ma non è il motivo che mi spinge a chiederla in moglie.”

Un quieto bussare alla porta prevenne qualsiasi replica di Ferdinand e, quando fece capolino Sophie, tutti si volsero per guardarla con espressioni parimenti sorprese.

Entrando nello studio con passo incerto, Sophie mormorò: “Perkins mi ha appena detto che lord Spencer era giunto qui per parlarvi, e così… beh, ci sono per caso notizie di Cynthia?”

“Giusto te, ragazza. Vieni qui e accomodati, per favore” disse subito Ferdinand muovendo febbrilmente una mano verso la figlia.

Sempre più confusa, Sophie lanciò un’occhiata curiosa al volto ancora paonazzo di Max e un lento, feroce dubbio le si insinuò nel petto, facendola impallidire.

Per quale motivo si trovava lì?

Fu Adelaide a sciogliere il rompicapo e, con un gran sorriso e un agitarsi di ventaglio, asserì: “Tesoro, questo bravo giovane è venuto qui per chiederti in moglie, e …”

La notizia la lasciò così esterrefatta che non poté esimersi dall’esclamare un “che cosa?!” con tono piuttosto irritato, cosa che azzittì subito la madre e fece irrigidire il padre.

Imponendosi un certo contegno, Sophie si rialzò lentamente per affrontare un sorpreso – e sì, vagamente deluso – Maximilian e, dura, dichiarò: “Vi siete permesso di venire qui a illudere mia madre, dopo che ha appena subito uno scorno quasi insopportabile. Siete così insensibile da non rendervene neppure conto?”

“Figliola, modera i toni, per favore. Sei pur sempre alla presenza di un lord” la mise in guardia Ferdinand, più che mai confuso dal suo comportamento.

“Certo, padre, scusatemi. Ma l’accusa non cambia. E’ ovvio che lord Spencer lo stia facendo solo perché si ritiene nell’obbligo di salvarmi da un futuro ben poco roseo, ma io non accetterò mai la carità di chicchessia, né permetterò che mia madre venga messa nella condizione di soffrire ancora a causa di un cosiddetto gentiluomo. Vi ringrazio grandemente, davvero, ma sono costretta a negarmi.”

Sophie morì dentro a ogni parola ma mai, mai nella vita, avrebbe accettato di essere un ripiego… un ripiego nato dalle nobili intenzioni di un giovane dall’animo puro come Maximilian.

Si era ripromessa di pagare di tasca propria, per le sue azioni, e a questo si sarebbe attenuta, anche a costo di rinunciare all’unico uomo che riteneva degno di essere sposato.

Maximilian si accigliò, si erse in tutta la sua altezza e, con un inchino degno di tale nome, si limitò a dire: “Rispettosamente mi ritiro, miss Sophie… ma vi prego di porgere subito delle scuse alla vostra augusta madre, perché non merita la vostra inutile compassione né le vostre discutibili difese.”

Come, prego?” ansimò esterrefatta Sophie.

“La trattate come un fragile oggetto di porcellana, quando è una donna forte e molto dolce, oltre che una madre desiderosa di essere tale. Datele il rispetto che merita, se volete che io rispetti voi e la vostra bizzarra – quanto irrealistica – motivazione nel rifiutarmi” le ritorse contro lui, terminando con un sorriso spavaldo.

“State esagerando… milord” sibilò la giovane, stringendo le mani dinanzi a sé per non prenderlo a ceffoni.

Come si permetteva di dirle come trattare sua madre?!

Lui ignorò bellamente il suo cipiglio e si volse in direzione di Adelaide, sorridendole gentilmente.

“Mi scuso se vi ho turbata e vi porgo i miei saluti, Mrs Withmore. Ci rivedremo domani.”

“Domani?” ripeterono i tre Withmore, ora più che mai sorpresi.

Lui assentì, si diresse verso la porta e rivolto a Ferdinand, disse: “Domani vi porrò la stessa richiesta, e dopodomani ancora, finché vostra figlia non capirà che non sto scherzando… e che non vengo qui per un mio presunto senso di colpa nei suoi confronti. Con permesso…”

Ciò detto, aprì la porta e uscì senza dire altro sapendo bene che, se avesse anche solo lanciato un’occhiata a Sophie, l’avrebbe ingiuriata a male parole.

Davvero lo stava paragonando all’essere ignobile che aveva lasciato Cynthia sull’altare? Era impazzita di colpo?

Scendendo a grandi passi dalle scale, incrociò Perkins sul percorso e, nel battergli una mano sul braccio, disse soltanto: “Ci vediamo domani.”

“Ah… sì, signore. Buona giornata.”

“A voi, Perkins” gli sorrise lui, avviandosi poi di gran carriera verso il portone d’ingresso.

Lì, uscì senza attendere la servitù e, una volta all’esterno, lanciò un’occhiata a Spartan, dichiarando: “Ha inizio la guerra, mio valente spartano. Pronto?”

Il cavallo nitrì orgoglioso e Max, con un agile movimento, balzò in sella e si avviò per tornare a Green Manor, pensando a come meglio approcciare Sophie il giorno seguente.

Al diavolo il ‘gentiluomo’ e i suoi rifiuti. L’avrebbe fatta capitolare, fosse anche l’ultima cosa che faceva in vita!
 
***

Camminando in lungo e in largo per lo studio del padre, mentre i genitori la fissavano parimenti confusi, Sophie sbottò in un poco elegante ‘maledizione!’, prima di guardare spiacente la madre e borbottare: “Mi scuso immensamente per la mia gergalità. Non succederà una seconda volta.”

Adelaide scosse appena il capo e replicò: “Cara, ma perché hai detto di no a lord Maximilian? Mi sembra chiaro che il giovane tiene molto a te, e non è spinto da secondi fini.”

Trattenendosi dall’esplodere in una seconda imprecazione, o in un pianto dirotto – doveva ancora decidere quale gesto la rispecchiasse in quel momento – Sophie si limitò a dire pacata: “E’ evidente che lord Spencer deve essere salvato da se stesso e dal suo senso di cavalleria. E’ chiaro che è stato ben educato, altrimenti non si vorrebbe prendere un simile peso, ma io non glielo permetterò. Ho scelto con la mia coscienza di cacciarmi in questo guaio, e non farò pesare sulla famiglia Spencer questa decisione.”

Ciò detto, si volse per uscire dallo studio e rifugiarsi nella sua stanza per liberarsi dal peso che sentiva sul cuore, ma il padre non glielo consentì.

Bloccandola con una parola, Ferdinand le domandò: “E’ solo questo che pensi di lord Maximilian? Che sia un giovane ben educato ma che, in sostanza, non ti voglia veramente accanto a sé?”

Senza avere la forza – e il coraggio – di volgere lo sguardo, Sophie assentì col capo e uscì un attimo dopo.

Se avesse anche solo tentato di parlare, avrebbe ammesso ogni cosa, avrebbe sobbarcato i genitori del suo desiderio assurdo e si sarebbe resa ridicola.

Lei non era adatta a diventare la moglie di un gentiluomo come Maximilian Spencer!

Nessuna donna degna di lui si sarebbe comportata in modo così dissennato, né lo avrebbe attirato in un potenziale disastro come aveva fatto lei.

No, doveva salvarlo da sé stesso, se lui non ne era in grado.
 
***

Suo padre era rimasto sconcertato dall’esito della sua missione, e così pure la madre ma, più ancora, erano rimasti basiti di fronte al suo piano di conquista.

Non solo non avrebbe ceduto di un passo, ma l’avrebbe bellamente ignorata, concentrando tutti i suoi sforzi sulla madre e il padre di Sophie, per chiarire con loro quanto fossero serie le sue intenzioni.

Le recriminazioni di Sophie non lo avevano minimamente convinto, e neppure il suo apparente contegno.

No, sapeva che il fuoco divampava ancora dentro di lei.

Doveva solo farlo risalire a galla e sentire veramente cosa tratteneva nel cuore, non solo quella risposta di comodo che sapeva di falsità.

Ligio al suo piano, quindi, si presentò presso casa Withmore il giorno seguente, come promesso.

Quando Perkins venne ad aprire, lo salutò con un gran sorriso prima di essere accompagnato nella piccola serra di Mrs Adelaide.

Lì, la donna lo accolse con un sorriso un po’ sorpreso e, nello scusarsi per la sua tenuta da giardinaggio, lo pregò di accomodarsi al tavolino che tenevano nella serra.

Max la pregò di non preoccuparsi e, preso il cesto dalle mani di Adelaide, la aiutò a raccogliere alcune rose in boccio, mormorando: “Anche mia madre scende spesso in giardino per raccogliere di persona le rose. Quando ero più piccolo, la aiutavo sempre io.”

“Lady Kathleen è una donna molto speciale…” assentì Adelaide, afferrando con delicatezza il ramo di una rosa tea. “… e così tutti i componenti della vostra famiglia. Ferdinand ha avuto un passato assai burrascoso con la nobiltà, e non si può certo dire che il figlio di lord Sendringham ci abbia aiutati a cambiare idea sul genere.”

“L’uomo che abbandonò Cynthia?” ipotizzò Max, vedendola annuire.

“Voi, però, ci avete dimostrato che non tutti i nobili sono così, e per Ferdinand è stato importante constatare che stava lavorando per un uomo buono, oltre che per un nobiluomo abile negli affari” sorrise Adelaide, poggiando la rosa nel cesto tenuto tra le mani da Maximilian.

“E voi, Adelaide? Voi cosa pensate?”

La donna arrossì appena, e mormorò: “E’ bello ciò che state tentando di fare, dico davvero, ma non desidero che mia figlia si senta costretta a parlarmi, se non vuole.”

“Dovrebbe darvi più credito” sottolineò Max.

“Forse… e forse no. Non sono esente da difetti, Maximilian, davvero.”

“Chi non lo è?” ironizzò lui. “Io sono sempre stato un coniglio, di fronte alle donne. Rifuggivo le loro attenzioni perché non volevo perdere la mia libertà. Lizzie si è sempre cacciata in guai più grandi di lei, e Andrew era talmente riflessivo da rasentare la paranoia pura, quando ci si metteva d’impegno.”

Adelaide sorrise di fronte a quella descrizione dei tre giovani Spencer, e mormorò: “E come mai ora non vi sentite più… un coniglio?”

Max arrossì un poco, ammettendo: “Apprezzo molto il carattere volitivo di vostra figlia. Vedo un fuoco dentro di lei che arde nascosto, protetto per qualche motivo a me sconosciuto, e mai visibile al resto del mondo. E’ un peccato, perché io trovo quel fuoco assai bello.”

Adelaide sospirò, asserendo: “Temo che il fuoco di cui parlate voi, sia stata io stessa a tacitarlo con la mia viltà.”

“Cosa intendete dire?”

“Sophie si presentò a casa dei Sendringham, quando il figlio del barone rifiutò di sposare Cynthia, per replicare al suo comportamento irriguardoso. Lo fece con una passionalità tale che, lo ammetto, mi stupì di più il fatto che la famiglia non chiamò i gendarmi per scacciarla, piuttosto che vederla tornare con la carrozza dei Sendringham.”

Vagamente sorpreso, Max attese che ella proseguisse, e Adelaide non lo deluse.

“Mi disse con dovizia di particolari tutto ciò che urlò contro ai baroni, si sperticò in insulti che qui non ripeterò e, quando accennò alla carrozza, lo fece in spregio di quel gesto riparatore, concessole dai genitori del figlio indolente” mormorò Adelaide, passandosi una mano sulla fronte umida.

“I baroni Sendringham non erano d’accordo con il comportamento del figlio?” domandò curioso Maximilian.

“Da quel che scoprii in seguito, furono del tutto contrari. Si dichiararono assai delusi dal figlio, ma non poterono nulla, perché egli aveva già ingravidato la giovane nobildonna, e così dovettero cedere all’inganno” asserì Adelaide. “Sophie, però, non credette mai a questa parte della storia, e continuò con l’ingiuriare quella famiglia finché non partimmo. A quel punto, le ordinai di smettere di comportarsi in quel modo, perché la sua cecità mi faceva soffrire.”

“Comprensibile” asserì cauto Max.

“Non so davvero, ma Sophie interpretò il mio appello con fin troppo rigore e, da quel giorno, non espresse più il suo disappunto come aveva fatto dinanzi ai Sendringham. Si barricò dietro la maschera che ancora oggi indossa, pur di proteggermi da quello che, temo, lei crede essere un carattere indisponente, e che mi crea dolore.”

Sospirando, terminò di dire: “Io non ho cuore di farle togliere quella maschera, perché è a causa mia se l’ha indossata” ammise Adelaide, sospirando afflitta.

Dei passi concitati interruppero il loro colloquio e Max, nel sollevare lo sguardo da Adelaide, si ritrovò a sorridere automaticamente, alla vista di Sophie.

Oh, sì, era splendida, anche quando era infuriata con lui per quella che, evidentemente, considerava un’autentica invasione dei propri spazi.

Ecco il fuoco che voleva veder riemergere!

E Sophie si ostinava a tenerlo imbrigliato con tutta se stessa!

Beh, almeno ora sapeva perché, pur se non aveva ancora compreso come farle sciogliere quella maschera di cera che teneva dinanzi al viso.

Rallentando il passo non appena li vide, Sophie strinse le mani tra loro per non mostrare il loro tremore, lanciò un’occhiata preoccupata alla madre e, infine, una neutra al giovane ospite.

Che, ovviamente, appariva bello come sempre, oltre che un tantino soddisfatto di se stesso!

Era lieto di vederle perdere la pazienza?

Con una riverenza da manuale, Sophie esordì dicendo: “Lord Spencer… vedo che avete mantenuto la promessa e siete passato a trovare mia madre. Siete stato molto… cortese.”

“Le cortesie sono il mio pane quotidiano, se non ricordo male le vostre accuse. Come state, Sophie?” replicò lui, mantenendo neutro il suo tono di voce.

“Bene, naturalmente” asserì lei, irrigidendosi impercettibilmente.

Max, allora, sospirò, scosse il capo e, nel fare un baciamano impeccabile ad Adelaide, chiosò: “Vedo che non è ancora giunto il tempo per ritirarmi in buon ordine. Ci rivedremo domani, Mrs Adelaide, e andremo a fare una passeggiata in calesse, va bene?”

“Oh, vi ringrazio molto, Maximilian” esalò sorpresa la donna, mentre Sophie tentava in ogni modo di non esplodere.

“Sarò qui per le tre del pomeriggio, allora” le promise lui, allontanandosi con un inchino per poi approcciarsi a Sophie.

Passandole accanto, mormorò: “Avete parlato con vostra madre?”

“Non so di cosa dovrei parlarle… e comunque, non sono affari vostri” lo redarguì Sophie, lanciandogli un’occhiata venefica.

Contrariamente a quanto aveva sperato, Sophie lo vide sorridere in risposta e celiare in un sussurro: “Siete lì, da qualche parte, e io vi stanerò, Sophie.”

Ciò detto, se ne andò con passo elegante così come era venuto e Sophie, nel seguirlo con lo sguardo, si trattenne dal rincorrerlo per schiaffeggiarlo. O abbracciarlo.

Ancora una volta, le sensazioni provate per il giovane Spencer erano assai diverse e contrastanti… ma in ogni caso travolgenti.

Le servì tutto il suo autocontrollo per non esplodere in un’insolenza verbale degna di tale nome e, quando si volse infine per controllare che la madre stesse bene, notò solo il suo sguardo amorevole e contrito.

“Vi sentite bene, madre? Vi ha turbato in qualche modo?”

“No, cara, non ti preoccupare. Lord Spencer è stato solo estremamente educato e cortese con me, nient’altro. Ma tu, Sophie, non vorresti che dedicasse a te simili attenzioni?”

Preso un gran respiro, Sophie si volse per andarsene e, in un mormorio, asserì: “Non sono la donna adatta a lui. Tutto qui.”

Adelaide sgranò gli occhi, a quelle parole e fece per ribattere ma, prima ancora di poter dire qualcosa, Sophie si chiuse la porta della serra alle spalle e la madre si ritrovò a fissare il battente di vetro senza sapere cosa fare.
 
 
***

Come l’ultima volta in cui vi era stato, Maximilian trovò il lanificio gestito da Mr Withmore in perfetto ordine, oltre che del tutto privo di manovalanza minorile.

Ferdinand Withmore si era sempre rifiutato di assumere bambini nel suo lanificio, preferendo vederli lavorare – se proprio dovevano – nella sua fattoria poco fuori York.

Lì, i bambini si occupavano di capre e pecore, del loro sostentamento così come della loro buona salute. Un lavoro decisamente più nelle loro corde, e assai più sicuro.

Non appena il capomastro lo indirizzò sul fondo del capannone dello stabilimento principale, Max intravvide l’uomo accanto a un macchinario bloccato.

Era evidente che qualcosa non andava, vista la presenza di diversi tecnici all’opera e, da quel che poteva immaginare, Mr Withmore voleva assicurarsi che il tutto si svolgesse per il meglio.

La macchina doveva riprendere a funzionare correttamente e, per esserne sicuro, doveva essere presente in ogni passaggio della riparazione.

Max assentì silenziosamente di fronte a quel comportamento. Denotava enorme rispetto verso i propri lavoratori, oltre che uno scrupolo davvero raro.

Erano tutte qualità che Maximilian apprezzava molto.

Sapeva benissimo quanto, nel Regno, realtà di questo genere fossero rare, e suo padre si batteva da anni in Parlamento perché le cose potessero cambiare.

Alcune battaglie erano state vinte, altre purtroppo rimanevano da combattere – la maggioranza – ma Maximilian sperava davvero che, con gli anni, molte altre barriere sarebbero state abbattute.

Anche con il suo contributo, auspicò.

Perso in quelle mille elucubrazioni, Max non si accorse dello sguardo curioso di Ferdinand Withmore se non quando se lo ritrovò accanto.

Sobbalzando leggermente, il giovane si inchinò e disse: “Scusatemi, Mr Withmore, non volevo disturbarvi sul lavoro.”

“Nessun problema, Maximilian. Quei ragazzi se la sanno cavare anche senza di me che gli alito sul collo come un drago affamato” ironizzò l’uomo, facendolo sorridere. “Avevate bisogno di me?”

“Per la verità, volevo solo avvisarvi che, domani, avrei intenzione di portare vostra moglie in giro per la campagna in calesse” lo mise al corrente Maximilian, sorprendendolo.

“Mia moglie? E anche Sophie, per caso?”

“Non credo che, al momento, voglia vedermi… se non per tagliarmi la gola, temo” rise Maximilian, vedendolo l’uomo sgranare gli occhi per la sorpresa.

“In tutta sincerità, Maximilian, posso chiedervi perché insistete con lei? Non che non mi farebbe piacere vederla maritata con voi, visto che ho ormai compreso quanto onesto e cortese siate. So che non intendete ferirla, o abbandonarla ma…”

“…ma lei non mi vuole… almeno in apparenza” terminò per lui Maximilian, ammiccando.

“Volete dirmi che mia figlia sta ingannando se stessa e tutti noi?” domandò curioso l’uomo, camminando lentamente al suo fianco.

Se non fosse stato per il bastone, difficilmente ci si sarebbe potuti accorgere della disabilità di Mr Withmore.

Maximilian lo ammirava molto anche per questo.

Lui e la sua famiglia avevano sempre vissuto nel lusso e, anche se suo padre aveva pagato a caro prezzo il suo essere figlio di Bartholomew Spencer, non aveva certo vissuto i disagi di Mr Withmore.

Quell’uomo, nato povero e vissuto nell’indigenza, aveva dovuto subire l’amputazione di parte della gamba e, nonostante questo, era riuscito a sopravvivere, a riscattarsi e, infine, a prosperare.

“Non voglio insinuare di conoscere ciò che si cela nel cuore di vostra figlia, ma vorrei che lei comprendesse che ciò che sento per lei è reale. Non è né senso del dovere, né altro” asserì Maximilian, reclinando contrito il capo.

“E mia moglie cosa c’entra in tutto questo vostro piano per… farle aprire gli occhi?”

“Oh, beh, in verità vorrei solo conoscerla meglio” ammise Max, facendo sorridere divertito Ferdinand. “Vivo nella speranza che possa diventare mia suocera, così tento di mettere le mani avanti.”

Mr Withmore scoppiò in una risata divertita e, nel dare una pacca sulla spalla al giovane Spencer, asserì: “Mi piacete, Maximilian, indipendentemente da quello che deciderà di fare mia figlia. Ma non vorrei che mia moglie soffrisse, se il tutto non si risolvesse come voi agognate.”

Max, allora, sorrise dolcemente e asserì: “Se mi permettete di intromettermi, vorrei dirvi di non sottovalutare vostra moglie. E’ una creatura più forte di quanto non pensiate, e sa affrontare anche le vostre paure, credetemi.”

“E voi come potete sostenere questo?” domandò curioso Ferdinand.

“Oh, non lo sostengo io, ma donne molto più intelligenti e acute di me, che hanno visto cose che io ho solo avuto il piacere di confutare” ammise con un risolino Maximilian.

“Perché ho l’impressione che le molte ore passate da mia moglie in compagnia di vostra madre, vostra cognata e le vostre amiche di famiglia, abbiano sortito effetti che io non conosco?” domandò dubbioso l’uomo, grattandosi una guancia.

“Parlate con vostra moglie e, se mi posso permettere, non abbiate paura di farle domande scomode. Noi abbiamo sempre trattato mia cognata Violet con i guanti, perché pensavamo fosse troppo delicata, e ci siamo sempre ingannati. Può sembrare che lo sia, ma non lo è affatto.

Ferdinand rimase in silenzio per diversi secondi, secondi in cui Max temette di essersi spinto troppo oltre ma, quando tornò a scrutare gli occhi di Mr Withmore, seppe di aver centrato il punto.

“Troppa protezione può causare gli stessi danni di una totale mancanza di essa, vero?”

“Temo di sì, signore” assentì Maximilian.

“Ovviamente, essendo parte del problema, difficilmente avrei potuto accorgermene…” sospirò infine Ferdinand, scuotendo il capo. “… ma, vedendoci dall’esterno, le vostre gradevoli signore hanno notato tutto questo.”

“Come vi dicevo, sono molto più intelligenti e scaltre di me, e mi fido del loro giudizio” annuì Max.

“Non si è mai abbastanza vegliardi per non imparare qualcosa, lord Spencer, perciò vi ringrazio per il consiglio” sorrise appena Mr Withmore, allungandogli una mano.

Maximilian gliela strinse e, con un sorriso sghembo, asserì: “Potreste mettere una buona parola per me, con vostra figlia? Sapete, magari potrebbe funzionare.”

Ferdinand allora scoppiò a ridere di gusto e assentì.

A quel punto, lui aveva giocate tutte le sue carte. Doveva solo proseguire nella partita finché anche Sophie non avesse messo le proprie sul piatto.





Note: Per la serie, che la battaglia abbia inizio! Chi vincerà, secondo voi?
  
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