Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: Samy Piperita    08/12/2017    3 recensioni
Non avrebbe saputo dire in quale momento Misty fosse riapparsa a tempo pieno nei suoi pensieri. Forse quando aveva respinto Serena, senza capire esattamente perché lo stesse facendo. Forse quando aveva visto in TV quello speciale sulle palestre del Kanto e fra i personaggi intervistati era apparsa proprio Misty, un imprevisto che lo aveva lasciato boccheggiante. Forse era per via dell’atmosfera distesa, riflessiva, quasi intima che si respirava sull’Isola di Maverick, come alcuni dei suoi compagni di corso avevano ipotizzato. In effetti, da quando vi abitava, aveva una vita molto più organizzata, aveva tempo per ragionare su di sé, su ciò che voleva nel suo futuro e come muoversi per raggiungerlo. Non che avesse abbandonato il sogno di diventare Pokémon Master, era andato a studiare sull’isola proprio per questo, ma forse cominciava finalmente a intuire che ciò non poteva rappresentare il cento percento della sua vita. Di certo, in ogni momento in cui non poteva impegnare la mente in un’attività manuale, ricordava gli anni passati con Misty, convincendosi sempre di più che fossero stati i migliori.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Brock, Gary, Misty, Nuovo personaggio | Coppie: Ash/Misty
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il cerchio si chiude
 
Ash si svegliò con un lieve mal di testa, probabilmente dovuto al vino bevuto la sera prima, la consapevolezza di aver passato la notte su un divano scomodo in una posizione sbagliata, ma soprattutto cosciente di essersi addormentato con Misty fra le braccia.
La ragazza non era più con lui, sentiva di essere solo sul divano, ma qualcuno si muoveva nella stanza, senza preoccuparsi troppo di non fare rumore. Ash riuscì ad aprire gli occhi in uno spiraglio, Gary stava scegliendo alcuni oggetti da una credenza, per riporli in un borsone da viaggio aperto sulla tavola. Gli aveva accennato di un viaggio che doveva fare, evidentemente stava preparando i bagagli.
“Buongiorno, bell’addormentato.” Lo salutò il padrone di casa.
“Gary.” Rispose Ash con la bocca impastata. “Buongiorno. Che ore sono?” Domandò, rendendosi conto della forte luce che entrava dalle persiane semiaperte.
“Quasi le due del pomeriggio.”
“Le due…” Ash uscì di colpo dallo stordimento. “E Misty dov’è?”
“Si è alzata di buon mattino, ha fatto colazione e suppongo sia andata a lavorare.”
Ash si mise a sedere, sfregandosi gli occhi.
“Ha detto lei di non svegliarti.” Aggiunse Gary.
“Questo potevo immaginarlo.” Commentò Ash.
“Direi che è andata bene.”
Ash rivolse a Gary uno sguardo penetrante.
“È… È successo veramente?”
Gary abbandonò brevemente la sua attività, sorrise malizioso allo sconcerto dell’amico.
“In effetti, neanche io pensavo andasse così bene.” Sottolineò.
“Siete stati cattivi con lei.” Ash rispose al sorriso.
“Non cattivi.” Lo corresse Gary. “Siamo stati spietati, ma per avere la certezza che le cose funzionassero, lei doveva essere emotivamente a pezzi e tu terribilmente sicuro di te stesso.”
Ash dovette annuire, la notte appena trascorsa aveva avuto non pochi risvolti demenziali, ma doveva dare atto a Gary che il piano aveva funzionato splendidamente.
“Brock dov’è?”
“Sta ancora dormendo in una delle stanze per gli ospiti, con la mia amica Ramona.”
Ash sgranò gli occhi.
“Quella con la quinta di seno?”
“Esatto, lei.”
“Buon per lui.”
“Non sarai mica invidioso?” Scherzò Gary. “Sveglia, Ketchum! Stanotte hai riconquistato Misty! Questo è il più grande giorno della tua vita, perciò smetti di ciondolare!” Indicò qualcosa sul piano del tavolo. “Qui ci sono dei vestiti più comodi di quel completo, cambiati, vai in cucina a mangiare un boccone, se vuoi, poi corri dalla tua bella.”
Ash considerò una maglietta, jeans e scarpe sportive disposti con ordine accanto al borsone, si alzò e cominciò subito a cambiarsi. Gary aveva ragione da vendere, quello era davvero il più grande giorno della sua vita. Di lì a poco Misty sarebbe stata sua, sentì che sarebbe svenuto, se si fosse soffermato su quel pensiero.
“Grazie di tutto.” Disse, non sapendo che altro aggiungere, quando fu pronto.
Gary si strinse nelle spalle.
“Come ti ho detto, l’ho fatto per Misty e perché era la cosa giusta da fare.” Gary distolse lo sguardo e sorrise, parve ripensarci. “Ma alla fine sì, l’ho fatto anche un po’ per te.”
Anche Ash sorrise, protese la destra che Gary strinse. A quel punto Ash lo attirò a sé e lo abbracciò stretto. Gary non poté opporsi, se anche ebbe l’intenzione di farlo, Ash era diventato più grosso di lui.
“Ora sparisci, vai da lei.” Disse Gary dopo l’abbraccio, dissimulando l’imbarazzo.
 
Dalla casa di Gary alla propria, Ash corse con tutte le sue forze, pur non avendo fatto colazione e rischiando un infarto. Sua madre, protetta dal sole da un grande cappello di paglia, si stava occupando della cura delle aiuole, quando lui si accasciò stremato sul vialetto di casa.
“Ash!” Esclamò la donna. “Ma che succede?”
Il giovane fece segno di aspettare che riprendesse fiato.
“Mamma!” Disse, quando fu di nuovo in grado di articolare. “Oggi o mai più, devi permettermi di usarla!”
Indicò il capanno degli attrezzi che sorgeva su un lato della piccola proprietà, Delia capì immediatamente a cosa il figlio si riferisse. Scambiò con lui uno sguardo carico di significati, che bastò per dirsi ogni cosa sull’importanza di quel momento. Alla fine la donna sciolse la tensione annuendo, poi andò in casa a recuperare le chiavi necessarie. Al momento di consegnarle al figlio, però, le trattenne nella propria mano.
“La sai guidare?” Domandò in tono severo.
Ash annuì, non ebbe esitazioni.
“Un ragazzo che ho conosciuto nella regione di Sinnoh ne aveva una simile, mi ha insegnato a portarla.”
Delia annuì a sua volta, era una cosa che Ash le aveva detto in altre occasioni, ma aveva voluto comunque una riconferma. Lasciò andare il mazzo di chiavi.
 
Il capanno degli attrezzi era inutilizzato da anni, serviva solo a preservare qualcosa di molto importante, sia per Delia che per Ash.
Il giovane rimosse il telo di protezione con gli occhi lucidi per l’emozione.
Harley Davidson 883 Iron.
Fiammante come appena uscita dal concessionario, una meraviglia.
Era appartenuta a suo padre, che non era mai tornato a riprendersela, come non era tornato a riprendersi la sua donna e suo figlio. Delia, nel corso degli anni, l’aveva conservata come una reliquia, pagando un bravo meccanico perché la mantenesse perfettamente funzionante, anche se nessuno la utilizzava. Ash pensava a quando, da bambino, chiedeva di continuo alla madre di poterla vedere.
Guardare e non toccare.
Ogni volta Delia aveva promesso al figlio che un giorno avrebbe potuto usarla. Quel giorno era arrivato e Ash sentiva di stare partendo per la sua missione più importante. Delia, avendo ben chiara la situazione, gli consegnò due caschi.
Osservandolo allontanarsi nel sole estivo, sentì una lacrima scendere sullo zigomo sinistro.
 
Fermandosi davanti alla palestra, Ash incrociò Daisy che usciva in quel momento.
“Ciao, Ash.” Lo salutò la giovane donna, palesemente sorpresa di vederlo, soprattutto in sella a quella bellissima moto. “Quando sei tornato?”
“Da qualche giorno, ma le spiegazioni dopo, dov’è Misty?” Disse sbrigativo.
“Non è qui.”
La risposta bloccò il movimento di Ash, che stava per smontare.
“Ha detto che usciva a fare due passi per distrarsi.” Il tono di Daisy si colorò di malizia tutta femminile. “In effetti, stamattina aveva un’aria strana, sembrava fra le nuvole e non faceva altro che sorridere in modo ebete. È andata verso il fiume, ma non per pescare, non era vestita in modo adatto e non aveva l’attrezzatura.”
“Grazie! Vado a cercarla!”
Ash riaccese l’Harley e ripartì a tutto gas, lasciando Daisy immobile sul posto e piuttosto interdetta. Lily, attirata dal baccano fatto dalla moto, uscì a sua volta dalla palestra.
“Che succede?”
Daisy sorrise, osservando la direzione in cui il ragazzo si era allontanato.
“Sai, ho la netta impressione che dovremo smettere di fare le lavative e tornare a occuparci della palestra, almeno per un po’.”
 
Come nel sogno, Ash guidava con il gas completamente aperto, mentre intorno a lui ruggiva il trionfo dell’estate. Aveva però indossato il casco, nella realtà non era incosciente come nelle sue visioni notturne.
Come nel sogno, riconobbe la sagoma di Misty che camminava a lato della strada di campagna, lei si fermò quando lo sentì rallentare. Indossava un semplice abitino blu, che le lasciava scoperte le spalle e buona parte delle gambe.
Come nel sogno, Ash spense il motore e si tolse occhiali da sole e casco. Misty si volse lentamente verso di lui, trattenne il fiato. Ash mise la moto sul cavalletto e smontò, sentì la bocca seccarsi. Misty era terribilmente sexy con quell’abbigliamento così semplice e i capelli sciolti nel vento, mentre la maglietta ricevuta da Gary era attillata, metteva in risalto tutta la sala pesi che Ash si era sbattuto negli ultimi anni.
Si osservarono in silenzio a lungo, entrambi incerti su come iniziare.
“È…” Fu Ash ritrovare per primo la parola. “È successo tutto troppo in fretta, giusto?”
Misty sciolse la tensione sul proprio volto con un sorriso, annuì. Ash aprì le braccia per accoglierla, la strinse a sé, le posò baci sui capelli.
“Te l’ho già detto ma te lo dico di nuovo, mi sei mancata da morire.” Sussurrò.
“Anche tu.” Rispose lei. “Anche in queste poche ore.”
“Vieni, facciamo un giro.”
Le diede il casco di riserva e la fece montare dietro di sé, poi spinse di nuovo a tutta fiamma. Misty si strinse a lui cingendogli i fianchi e Ash immaginò i suoi genitori, viaggiare sulla moto alla medesima maniera, in quelle stesse campagne, tanti anni prima. Però, si disse, lui non avrebbe ripetuto l’errore di suo padre.
Quando si fermò, dopo un lungo giro non programmato, sentì Misty trattenere il fiato. Aveva riconosciuto il posto, era quello in cui lo aveva pescato quando avevano dieci anni, quello in cui la loro storia era iniziata.
Nel silenzio mosso solo dal vento, Ash mise la moto sul cavalletto, agganciarono i caschi al manubrio. Misty scese per prima verso la riva del fiume, salì esattamente sul masso dal quale aveva pescato il ragazzo. Parve considerare il corso d’acqua per un lungo momento, forse sospirò un paio di volte nel morso della nostalgia. Finalmente si volse verso Ash, di nuovo si contemplarono in silenzio.
Ash le accarezzò la guancia.
“Sei bella come un sogno.” Disse. “Anzi, nell’ultimo anno ti ho sognata quasi ogni notte, ma non eri bella come adesso.”
Misty arrossì e abbassò lo sguardo.
“Oh, Ash.”
Non le uscì altro, nascose il volto contro il petto del ragazzo, che la strinse di nuovo a sé.
“Misty.” Le disse all’orecchio. “Ora ascoltami bene, perché quello che voglio dirti è così chiaro nella mia testa e ne devo approfittare.”
Si staccarono ma lui la tenne per le spalle, guardandola negli occhi. Quelli di Misty erano grandi quanto il mare, gonfi di aspettativa. Quelli di Ash erano socchiusi, scuri, carichi di forza e convinzione. Senza parlare, si sedettero all’ombra di un alberello solitario che cresceva lì vicino, l’uno di fronte all’altra, senza perdere il contatto di sguardi.
“Sei stata la prima persona che ho incontrato nel mio viaggio.” Esordì Ash. “Mi hai tirato fuori da questo fiume, mi hai salvato prima ancora di conoscermi. Da quel momento, che io lo volessi o no, ci sei sempre stata.” Sorrise e scosse la testa. “Devo ammettere che all’inizio ti ho considerata una seccatura, un ostacolo nella mia ossessiva caccia ai Pokémon, ma poi ho visto cos’eri in realtà. Eri la persona che per me c’era sempre. Mi hai sostenuto nei momenti difficili, mi hai protetto quando ne ho avuto bisogno, abbiamo riso e pianto insieme, nei successi e nelle sconfitte. In pratica eri tutto il mio mondo ed io non me ne rendevo conto.”
Forse stava esagerando, ma Misty era intenta ad adorare ogni istante e non l’avrebbe fermato per nulla al mondo.
“Quando me ne sono reso conto, ho avuto paura.”
A questo lo sguardo di Misty divenne interrogativo.
“Sapevo quello che provavi, sapevo che piangevi di nascosto, di notte, quando non potevo vederti. Ho fatto finta di niente perché adoravo quella vita, non volevo che cambiasse.” Lasciò andare una mezza risata amara. “Ho ignorato il tuo amore per paura di perdere ciò che eravamo, non potevo essere più stupido di così, giusto?”
Misty gli prese una mano fra le proprie, scosse la testa con sguardo comprensivo.
“Eravamo bambini.” Disse in tono conciliante. “Io non ti ho mai confidato i miei sentimenti perché temevo che saresti andato via. Anche per me, perdere la vita che facevamo insieme sarebbe stato il peggior male immaginabile. Ciononostante, quando è stato il momento di separarci, ho fatto finta di essere felice, come se non m’importasse. Sono stata stupida quanto te.” Tentò di ricacciare indietro le lacrime, senza riuscirvi. “Ho passato ogni giorno di lontananza a rimpiangere di non averti detto ciò che provavo.”
Ash le prese con delicatezza il volto e si mise ad asciugarle le lacrime con i pollici.
“Non piangere.” Disse, ma ormai anche i suoi occhi erano sovraccarichi. “È passato, non ha più importanza. Ora siamo insieme e non ho intenzione di fare un solo passo senza di te.”
Misty si sciolse definitivamente e si avvinghiò a lui, che la baciò con foga. Rotolarono sull’erba senza staccare le labbra, nello sforzo di aderire maggiormente l’uno all’altra.
Non era un caso che tutto ciò avvenisse lì, dove la loro storia era iniziata. Il cerchio delle loro vite ora era chiuso, perfetto, tutto il mondo circostante pareva cantare.
 
In lontananza, su una vecchia torre da birdwatching, Gary e Brock, accompagnati dall’ancora assonnata Ramona, abbassarono i binocoli con cui avevano osservato la scena. Come la sera prima, si strinsero la mano, considerando che, visti i risultati, avrebbero dovuto collaborare più spesso.
 
*
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: Samy Piperita