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Autore: Kifuru    10/12/2017    1 recensioni
Salve a tutti, ho sempre pensato che la storia di questo manga fosse veramente incredibile, ma allo stesso tempo avrei voluto vedere delle maggiori considerazioni per alcuni personaggi. In particolare ho sempre apprezzato tanto Crilin e anche la sua storia con Diciotto è, a mio parere, geniale. Per questo vorrei dedicare una storia a loro. Un grazie anticipato per chi leggerà.
Genere: Azione, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 18, Altri, Crilin | Coppie: 18/Crilin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 18


Il fiume della paura.


Un vento gelido svegliò Diciotto da quello stato di  torpore, in cui era precipitata, al termine del furioso combattimento con il guardiano di pietra.

 Quando riaprì a fatica gli occhi, un'intensa ondata di dolore invase tutto il suo corpo. 

Aveva perso molto sangue, durante la lotta nella foresta. Nell'ultima prova mortale, invece, era stata costretta a subire principalmente colpi violenti e brutali, prima di avere ragione del suo avversario. La cyborg si accorse subito di alcune costole rotte e inoltre perdeva copiosamente sangue dal naso. Molte altre parti del suo corpo portavano il terribile segno della forza bruta del mostro di pietra.

Non potendo trattenersi, Diciotto urlò di dolore, quando disperatamente tentò di rimettersi in piedi. Lo fece stoicamente, resistendo ad una sofferenza, che nemmeno il generatore di energia infinita era in grado di annullare. Si chiese per quanto tempo fosse rimasta svenuta, ma a giudicare dalle difficoltà, che stava avendo nel riprendersi completamente, doveva certamente trattarsi di un periodo considerevole.

Provò una rabbia immensa contro se stessa, al pensiero di aver perduto così tanto tempo, mentre il suo uomo rischiava molto probabilmente la vita.

Come si aspettava, la pesante porta di ferro,
 rimasta incredibilmente integra dopo l'esplosione, si era completamente completamente spalancata. Le altri parti dell'edificio erano state letteralmente spazzate via  dall'immensa potenza della cyborg.

 Continuando ad ignorare il dolore, la ragazza abbandonò il tetro campo di battaglia, dove ormai non era rimasta nessuna traccia del guardiano dell'arena.

Lentamente, per via delle innumerevoli ferite, Diciotto  percorse un corridoio molto simile a quello dell'entrata e in breve raggiunse l'uscita dell'edificio semi distrutto. L'oscurità era totale, ma la sua vista di androide le permetteva di muoversi tranquillamente. La parete del crepaccio opposto si trovava minacciosamente davanti a lei e notò immediatamente la scalinata, che avrebbe dovuto salire. Rozza e pericolante come quella che aveva percorso in precedenza.

Gli scalini erano stati  costruiti sulla ripida parete del crepaccio. La bionda non fece alcuna fatica a capire che quella era  l'unica via per ritornare verso la superficie.

 Non ne era certa, ma si aspettava  un nuovo attacco, durante la salita. Era chiaramente ferita e non poteva fare nulla per nasconderlo, per cui i suoi avversari potevano benissimo decidere di sfruttare quel momento di debolezza.

Si sentiva stremata. In circostanze normali, la bella guerriera avrebbe potuto concedersi un meritato riposo, ma la situazione non le permetteva alcuna tregua. Doveva continuare.
Iniziò la scalata cautamente, sperando di non dover combattere, almeno non prima di aver avuto la possibilità di riprendersi per quanto possibile. In quelle condizioni non era in grado di affrontare un avversario potente.

Continuando a salire verso l'alto, Diciotto tornò nel buio assoluto della voragine e l'unico suono udibile era quello proveniente dal vento gelido, che soffiava continuamente nelle profondità della terra. Il suo organismo si stava gradualmente riprendendo dalla stanchezza, anche se le ferite rimanevano.

Dopo due ore, ancora non riusciva ad  intravedere la fine della scala, ma non ne rimase sorpresa. Pur sforzandosi, non era riuscita a salire con una buona velocità. Addirittura, teneva una mano costantemente poggiata sulla parete del crepaccio, in modo da prevenire possibili cadute, ma anche per la stanchezza e il dolore che la tormentava da diverso tempo.



Trascorse un'altra ora di cammino, quando la compagna di Crilin sentì il bisogno di fermarsi.

 Non percepiva pericoli nelle vicinanze, ma ugualmente assunse una posizione di guardia, con la schiena attaccata alla nuda roccia, per evitare di essere sorpresa alle spalle. I suoi circuiti non segnalavano nessuna presenza in zona, amica o nemica che sia, ma Diciotto continuava ad avere un'inspiegabile sensazione di disagio.

Il vento continuava a soffiare con forza e insieme ad esso la bella cyborg le sembrò di udire anche una voce innaturale, proveniente dall'oscurità, sotto di lei. Per un attimo, pensò di esserselo immaginato, ma poi divenne sempre più chiara e comprensibile, al punto che superò persino il suono dell'aria, che circolava con forza nel buio.

< < Adesso dovrai affrontare  la paura, cyborg Lazuli > >.

La voce era molto simile a quella dell'essere incappucciato, ma ancora più tenebrosa e fredda.

 Sembrava appartenere ad un essere privo di qualsiasi alito di  vita e per quanto Diciotto fosse consapevole e sicura della sua forza combattiva, un brivido freddo percorse ugualmente la sua schiena. La paura si mischiava ad una rabbia cieca, dovuta all'imprevedibilità di quel luogo così oscuro, dal quale dipendeva il destino della persona più importante per lei.

< < FATTI VEDERE MALEDETTO! > > urlò con tutto la forza, ma nessun nemico si presentò davanti ai suoi occhi, mentre la sua voce, carica di collera, riecheggiava nelle profondità di quell'immenso precipizio.

Dopo un ulteriore urlo, questa volta di frustrazione, la  cyborg riprese la salita con passo molto più svelto. Non dovette assistere, fortunatamente, a nessun altro fenomeno inquietante e così finalmente, senza alcun ostacolo, raggiunse l'altra parte della pianura rossa, che aveva cominciato a percorrere all'uscita della foresta oscura. Vide chiaramente, nel versante opposto, la strada di pietra, dalla quale era arrivata e ora, un percorso uguale si trovava proprio davanti ai suoi occhi e sembrava condurre proprio verso i monti oscuri, che continuavano a trasmettere distintamente un'inquietante sensazione di pericolo.

Secondo i suoi calcoli, la catena montuosa era ancora lontana, perciò non era per niente esclusa l'eventualità di un'altra mortale prova, prima di raggiungerla.

< < Poco male. Tra poco sarò in grado di combattere di nuovo, nonostante le ferite > > pensò la ragazza, mentre imboccava la stradina, costruita sulla pianura.

Di nuovo, Diciotto iniziò una lenta camminata in una terra desolata, immersa in una perenne notte rossastra e come sempre accadeva dopo ogni prova, la bella cyborg non riusciva a percepire benchè minima presenza intorno a sè. Sembrava che gli unici esseri viventi, esistenti in quel mondo,  fossero soltanto quelli chiamati a combatterla.

Analizzò attentamente, per la millesima volta, la catena montuosa all'orizzonte, sperando sempre in cuor suo che quella fosse realmente l'ultima tappa di quel terribile viaggio. Come se non bastasse, alle sue preoccupazioni per Crilin si aggiungevano anche quelle per la sorte del giovane Gohan, di cui non aveva più notizie da molto tempo.

 Nella più totale impotenza e frustrazione, si rese conto che l'unica scelta possibile era quella di proseguire in quel cammino di morte. Diciotto continuò a farlo con tutto il coraggio di cui era capace.



La bella cyborg camminò instancabile per due ore di fila senza incontrare alcun pericolo, fino a quando il paesaggio cominciò gradualmente a mutare. L'aria si era fatta stranamente più pesante, tale da impedire una normale respirazione, anche per un cyborg, nonostante le sue potenzialità. Un paio di volte Diciotto tossì  pesantemente, mentre un inspiegabile nodo alla gola la costrinse a fermarsi per alcuni minuti.

La pianura rossa era terminata e ora la strada di pietra si snodava in una lugubre zona paludosa, colma di alberi  morti e piccoli laghetti di melma, che emettevano odori disgustosi, tanto che la bionda fu quasi tentata di distruggerli con un attacco energetico. La palude era immersa in una nebbia fitta, a causa della quale la donna non riuscì più a vedere nulla, che non fosse vicino a sè. 

Senza alcuna esitazione, Diciotto si addentrò sempre di più tra le fitte nubi grigiastre, pronta a qualsiasi evenienza. Rimase costantemente concentrata e in quel momento nessun nemico avrebbe potuto sorprenderla, neanche  alle sue spalle.

Quasi senza rendersene conto, la stradina di pietra terminò in un tratto fangoso e già dopo pochi passi  rimase leggermente intrappolata nel terreno acquoso. Tuttavia, anche se con fatica e lentezza, riuscì ad avanzare ancora e con sollievo raggiunse la fine di quella pista impraticabile.

 Davanti a lei, la nebbia era  assoluta e solo una cosa la cyborg riuscì chiaramente a distinguere: un fiume non molto largo, che lasciava spazio apparentemente al passaggio di una sola imbarcazione alla volta.

L'acqua scorreva calma, quasi senza produrre alcun rumore, nel bel mezzo della fitta nebbia.
 
Diciotto non aveva nessun dubbio, dopo le passate esperienze. Era quella la prossima tappa del suo viaggio, ma rimaneva comunque il problema di capire come avrebbe fatto a percorrere il fiume. Era pienamente in grado di camminare sull'acqua, ma dubitava che era quella la tattica da seguire.

Ogni cosa era manovrata e sicuramente non spettava a lei decidere le regole del gioco.
 
Le sue deduzioni vennero pienamente confermate, quando dall'acqua fuoriuscì lentamente una grezza e piccola barca, proprio davanti ai piedi  bella cyborg, immersi completamente nel fango.

 Diciotto spalancò gli occhi dalla sorpresa. Le dimensioni della barca erano a malapena sufficienti per ospitare due persone. Non c'erano cime e nemmeno un timone. 

 Salì su di essa con prudenza e quando lo fece, la barca cominciò a muoversi lentamente, navigando lungo il fiume con inquietante precisione. Non c'erano delle panche, dove sedersi, ma questo non interessò minimamente la cyborg, che rimaneva dritta a prua, con i pugni chiusi e distesi sui  fianchi, tenendo sotto osservazione l'intero sinistro paesaggio grigiastro.

Nonostante la terribile sete, che ormai da diverso tempo la stava letteralmente tormentando, la guerriera decise con prudenza di non sfiorare nemmeno l'acqua del fiume, che appariva pulita, non contaminata dalla zona paludosa, ma la donna non aveva alcuna intenzione di rischiare. La navigazione era tranquilla, ma Diciotto non si sentiva per niente al sicuro. Ne era sicura, una minaccia era vicina e molto presto si sarebbe rivelata.

La nebbia impediva l'avvistamento di potenziali nemici. Nonostante i suoi tentativi di mantenersi calma, ben presto la propria impazienza, mista alla voglia irrefrenabile di tornare dal suo uomo, divenne troppo elevata. Decise di scagliare all'orizzonte un raggio energetico di scarsa potenza, con l'intenzione di scoprire qualcosa di più sulla sua posizione. Tuttavia, all'ultimo momento, qualcosa di strano la fermò, attirando la sua attenzione.

Nel bel mezzo della nebbia, la cyborg vide apparire chiaramente una figura non ancora pienamente distinguibile. La barca si stava dirigendo proprio verso di essa e Diciotto non perse tempo. Unendo entrambe le mani, era pronta a scagliare una potente ondata d'energia contro qualsiasi avversario. Questa volta era decisa ad attaccare per prima.

< < Mostrati > > sibilò lei, mentre i suoi palmi cominciavano a produrre dei primi pericolosi lampi di energia violacea.

L'essere rimaneva fermo e sembrava essere girato di spalle. Più la rozza imbarcazione si avvicinava, maggiore diventava la visibilità per la bionda, la quale restava immobile nella sua posizione di attacco. Non poteva esitare. Il motivo, per il quale si batteva, le impediva di farlo.

La nebbia si diradò del tutto e finalmente divenne chiara la figura, che stava in piedi sull'acqua del fiume. 

Il cuore della donna cominciò a battere pericolosamente più forte. I suoi splendidi occhi, color ghiaccio, si spalancarono, a causa di intense emozioni. Una paura invalidante si fece strada dentro di lei. Le sue mani caddero debolmente ai suoi fianchi. Non era più in grado di combattere, mentre l'energia che aveva creato si dissolse velocemente nell'aria.

Davanti a lei, sempre girato di spalle, c'era il suo Crilin. Un uomo che teoricamente avrebbe dovuto trovarsi in un altro mondo, immerso in un sonno profondo.

Diciotto non riuscì più a pensare lucidamente e non si accorse nemmeno di avere di fronte l'immagine del piccolo uomo, al tempo del loro primo incontro. Rasato, come allora e vestito con la sua solita tuta da combattimento arancione, legata con la stessa fascia blu, che lei stessa aveva deciso di indossare, in occasione di quel viaggio.

< < Crilin > > sussurrò la bionda, allungando una mano verso di lui, anche se era ancora molto distante.

Il piccolo guerriero non rispose, ma invece iniziò a camminare, senza girarsi, inoltrandosi sempre di più nella nebbia più fitta. In un attimo scomparve dalla vista della ragazza.

< < CRILIN!  > > urlò disperata, dimenticandosi ogni prudenza o strategia.

Abbandonò la barca e finalmente toccò l'acqua del fiume con la punta delle scarpe. Con un balzo, Diciotto seguì il suo uomo proprio nell'esatto punto, dove l'aveva visto sparire. Non potendo volare, corse come mai nella sua vita. Dietro di lei, la barca era ormai perduta, ma solo una cosa aveva importanza in quel momento nella sua mente.

< < CRILIN! FERMATI, SONO IO > >.

La sua voce, carica di una paura senza nome, risuonava tra le acque del fiume. Continuò a correre per un tempo infinito, perdendo completamente l'orientamento.  All'improvviso una luce accecante  si accinse ad avvicinarsi sempre di più verso la ragazza, la quale arrestò prontamente la sua corsa. 

Diciotto ebbe soltanto il tempo di ripararsi gli occhi con una mano, prima di essere inghiottita letteralmente in un assurdo vortice di luce. Per alcuni secondi la donna non vide più nulla, facendo fatica a mantenere gli occhi aperti. Non c'era più alcuna traccia della nebbia o del fiume. 

Non riuscendo più a sopportare il bagliore di quella luce così abbagliante, chiuse gli occhi e immediatamente provò la sensazione di essere catapultata da un posto all'altro, ad una velocità impossibile e insopportabile. Si sforzò di non vomitare, mentre il suo corpo veniva trasportato con violenza contro la sua volontà. Neanche dopo riuscì ad accertare il tempo esatto, in cui era rimasta intrappolata in quell'inferni, ma ad un certo punto si ritrovò stesa su qualcosa di duro e freddo.

Mentre rimaneva distesa a terra, i suoi occhi rimanevano chiusi, dopo il tremendo trauma causato dal bagliore. Nonostante ciò, capì subito di essere probabilmente tornata alla normalità. La luce di prima, infatti, era scomparsa e finalmente, dopo aver atteso ancora qualche altro minuto, la cyborg  decise di guardare la realtà in cui si trovava.

Rimase letteralmente esterrefatta.

 < < N-no, non può essere > > balbettò lei, fissando il luogo dove era finita.

Con estrema fatica la guerriera si rimise in piedi, sperando ardentemente di sbagliarsi. Purtroppo non ebbe alcun dubbio in proposito.

Era una città, che lei conosceva molto bene. Negli ultimi due anni c'era stata diverse volte insieme a Crilin: Satan City, una delle metropoli più importanti del pianeta Terra.

Mentre Diciotto fissava incredula la normale vita cittadina, un'ondata di panico si impossessò di lei. Era tornata nel suo mondo, ma lei non aveva ancora terminato la sua missione.

Molti dubbi cominciarono a formarsi tra i suoi circuiti. Forse aveva sbagliato, quando aveva abbandonato la barca, perdendo una prova diversa, rispetto a quelle che aveva affrontato in precedenza. Era quasi certa del fatto che l'immagine di Crilin era stata solamente una trappola, per costringerla fuori dalla vera strada, che avrebbe dovuto percorrere. Non riusciva a perdonarsi per essersi fatta ingannare in questo modo.

Poteva ritornare finalmente dal suo uomo, ma quest'ultimo rimaneva in condizioni disperate, preda di un terribile sonno senza rimedio. Ora non c'era nulla che potesse colmare la sua rabbia e la sua disperazione. Aveva fallito e in quel momento non vedeva nessuna altra soluzione.

Si sentiva così male, da non accorgersi del fatto che nessun passante aveva mostrato il benchè minimo interesse su di lei. Era coperta di ferite, con buona parte dei vestiti strappati, a causa dei precedenti combattimenti, ma nessuno si era accorto di lei. Sembrava quasi che non esistesse.

 Ciò nonostante, Diciotto continuava a non farci caso.

Persa nella sua angoscia, stava quasi per alzarsi in volo, desiderosa di raggiungere almeno il suo uomo, per assisterlo in qualsiasi altro modo possibile. Venne fermata da una terribile esplosione. Violenta e non molto distante, essa scatenò immediatamente il panico tra i cittadini.

< < Adesso che diavolo succede > > disse la ragazza, senza rivolgersi a nessuno in particolare.

Dopo la prima, altre esplosioni, in rapida successione, devastarono gran parte della città.

 Sembrava che si stesse svolgendo un vero combattimento e a quel punto, Diciotto non potè più aspettare. Controllò persino il suo desiderio di tornare alla Kame House. Finalmente tornò a volare normalmente e in pochi secondi raggiunse il quartiere attaccato, ormai quasi completamente distrutto.

Molti cadaveri, alcuni irriconoscibili, giacevano fra i marciapiedi o fra le strade principali e secondarie. Palazzi crollati, macchine incendiate, morti e feriti dappertutto. Uno scenario apocalittico, uno di quelli, che avrebbe dovuto creare lei, se avesse deciso di seguire un cammino diverso.

Probabilmente una nuova minaccia si stava presentando sul pianeta e presto tutti i guerrieri sarebbero giunti sul posto. Tuttavia, Diciotto non aveva alcuna intenzione di attendere, desiderosa di aiutare i feriti e di distruggere l'artefice di quel massacro.

Improvvisamente, un intenso rumore alle sue spalle la fece voltare di scatto. Vide alcune macerie spostarsi lentamente. Capì subito che qualcuno stava disperatamente tentando di liberarsi, completamente sotterrato sotto le pietre degli edifici distrutti.

< < Resisti. Sto arrivando > > urlò, correndo verso il malcapitato.

La sua forza era rimasta invariata e grazie a questo ci mise poca fatica a spostare anche le macerie più grandi. Tuttavia, ancor prima di terminare la sua opera di salvataggio, la persona bloccata riuscì a spostare i pochi macigni rimasti in una volta sola, facendo indietreggiare di colpo la bionda. 

Il cuore di quest'ultima, già provato duramente, subì un ennesimo colpo, quando un Crilin, esausto e ferito in vari punti, riuscì a liberarsi dai detriti che lo sotterravano.

Mentre lo fissava sconvolta, le gambe della ragazza cedettero per l'emozione, crollando a terra  davanti il suo uomo. Il piccolo guerriero non sembrava far caso alla sua presenza. Solo in quel momento, Diciotto cominciava realmente a intravedere la stranezza di tutto ciò che le stava capitando.

< < Crilin > > lo chiamò a bassa voce, allungando una mano per toccarlo. Non si sorprese più di tanto, quando le sue dita non sfiorarono nemmeno il corpo del terrestre.

 Invece di disperarsi, le sue speranze si accesero di nuovo. Lottando con se stessa, si sforzò per valutare attentamente la situazione, cercando disperatamente di ignorare l'immagine dell'uomo che amava.

< < Non sono tornata. Mi trovo ancora in quel posto maledetto. Devo trovare solo il modo per tornare al fiume. Sono stata solamente una sciocca > > pensò la cyborg, mentre si passava le mani sul viso.

 La stanchezza mentale e fisica iniziava  seriamente a farsi sentire.

Crilin ansimava nella fatica e nel dolore. Nonostante sapesse di trovarsi in un illusione, Diciotto non sopportava quella vista, vedere il suo uomo ridotto in quello stato pietoso. Voleva andarsene al più presto.

Sforzandosi per non guardarlo, la bella cyborg si rialzò. Dubitava che avrebbe potuto abbandonare quell'illusione, tramite il semplice volo. Le sue riflessioni erano frenetiche, dettate da una paura crescente, che Diciotto, almeno in quel momento, non riusciva proprio a dominare.

Un'altra tremenda esplosione scatenò il caos in una città già senza futuro. La violenza dell'onda d'urto investì in pieno il piccolo guerriero, il quale venne scaraventato con forza spaventosa contro la pesante vetrata di un centro commerciale o di quanto ne restava, mandandola in frantumi.

L'urlo di dolore dell'umano fece quasi perdere il controllo alla cyborg, che ancora non sapeva di non aver ancora vissuto la parte peggiore di quella terribile esperienza. Un odio profondo si impadronì di lei, grande da farle dimenticare il suo obiettivo principale. 

Voleva a tutti i costi fare a pezzi l'autore di quello scempio. Non le importava il fatto di essere intrappolata all'interno di un'illusione. Era testimone delle sofferenze dell'uomo che amava e nulla l'avrebbe potuta fermare dai suoi propositi di vendetta. 

Crilin era ancora steso a terra, all'interno delle rovine del centro commerciale. Si muoveva lentamente ed era chiaro che stava disperatamente tentando di rialzarsi. Diciotto si mosse immediatamente verso di lui, volendo tentare di soccorrerlo di nuovo, ma una voce molto familiare alle sue spalle la fece bloccare sui suoi passi. Più che familiare, la cyborg aveva chiaramente udito la propria voce, ma lei non aveva aperto bocca e soprattutto non avrebbe mai potuto pronunciare parole simili.

< < Ti stai rivelando una vera delusione, piccoletto. Credevo che mi sarei divertita di più con te,  evidentemente ho preteso troppo dal tuo fragile corpo > >.

La copia di se stessa parlava con una malvagità terrificante, manifestando un odio sconfinato e soprattutto il desiderio di uccidere senza nessuna ragione. Diciotto era sicura di non aver mai posseduto uno sguardo simile, nemmeno prima di conoscere Crilin. Eppure non poteva negare la realtà, poichè quella donna era assolutamente identica a lei. Portava quegli stessi vestiti, che la ragazza si era trovata addosso al momento del suo risveglio al laboratorio. Abiti segnati dall'inconfondibile stemma dell'Esercito del Red Ribbon.

Con le mani poggiate sensualmente ai fianchi, la sua copia si stava avvicinando pericolosamente al terrestre, sorridendo  e godendo della sofferenza di quest'ultimo. 

< < Non provare a toccarlo > > sibilò Diciotto, mettendosi a protezione del suo uomo, pur sapendo l'inutilità del suo gesto.

Dapprima la compagna di Crilin liberò una onda d'energia, alla massima potenza, che ovviamente trapassò, senza provocare alcun danno, il corpo della sua controparte. In seguito, con disperazione, provò a fermarla con calci e pugni, ma ancora una volta ogni sforzo fu inutile. Il suo corpo era assolutamente immateriale e oltre a non poter attaccare, non poteva nemmeno essere vista da nessuno.

Crilin era ancora in ginocchio, anche quando la sua carnefice giunse, con estrema e mortale calma, dinnanzi a lui.

< < Allora, mio piccolo gamberetto > > iniziò lei, con un tono falsamente dolce e affettuoso < < Vogliamo continuare il nostro gioco? > >.

Con un sorriso sensuale, gli rifilò un violento calcio tra le costole. Le urla di dolore di lui risuonarono tra le rovine della città.

< < FERMATI MALEDETTA > > ruggì Diciotto, potendo solamente assistere impotente a  quella scena da incubo.

< < P-Perchè f-fai questo? > > mormorò il giovane guerriero, alzando lo sguardo verso la sua aguzzina.

Ancora una volta, l'androide sorrise amabilmente. < < Potrei risponderti che sono stata creata per questo ed è in effetti la verità > > rispose, inginocchiandosi afferrando il mento di lui in una presa dolce e gentile < < Tuttavia, non posso negare quanto sia divertente vederti soffrire così. Per me è una gioia infinita > >.

Di colpo la presa sul viso di lui divenne una morsa atroce, tale da strappare deboli gemiti di dolore all'uomo, il quale venne sollevato con facilità, fino a quando non si trovò a stretto contatto con il volto bellissimo della bionda.
 Inorridita, Diciotto assistette al dolce bacio, che la sua controparte regalò al suo uomo. Durò solo pochi secondi e quando la bocca famelica dell'androide si separò da quella del moro, il massacro ricominciò più violento di prima.

Utilizzando la mano libera e sempre tenendo sollevata da terra la sua vittima, la creatura del dottor Gelo, chiamata C18, colpì ripetutamente lo stomaco indifeso del guerriero con pugni devastanti. I primi colpi costrinsero il giovane Crilin a sputare grosse quantità di sangue, ma ben presto smise di fare persino quello, abbandonandosi completamente al dolore e all'impotenza.

< < BASTA, BASTA, BASTA > >.

Le lacrime bagnarono  il bellissimo volto della compagna di Crilin, che alternava il suo pianto con urla di rabbia, odio e disperazione.

< < Stai uccidendo l'unico uomo che può salvarti, stupido mostro > >.

Era consapevole di aver pronunciato parole inutili, che probabilmente lo sarebbero state anche qualora fosse stato possibile udirle.

Sembrava che Crilin avesse perso conoscenza, ma incredibilmente quando C18 smise di colpirlo selvaggiamente, per acccertarsi delle sue condizioni, il terrestre tirò una ginocchiata con tutte le sue forze, con l'intenzione di centrare lo stomaco di lei. Il suo colpo disperato venne bloccato facilmente con una sola mano.

< < Ma che bravo > > esclamò la donna, sorridendo < < Hai ancora la forza di reagire, piccoletto. Davvero divertente > >.

L'androide lo guardò un attimo, prima di rifilargli una tremenda testata, che scaraventò il piccolo corpo del guerriero contro il fianco di un furgone poco lontano. Sulla fronte dell'umano si aprì una brutta ferita, che trasformò la sua faccia in una maschera di sangue.

< < Crilin > > sussurrò Diciotto, mentre crollava nuovamente in ginocchio < < Perdonami > >.

Mai, nemmeno nei suoi incubi, le era capitato di assistere ad una scena simile. Non poteva sopportare la vista di se stessa, mentre torturava  la persona che tanto amava. Anche quando l'aveva visto per la prima volta, come nemico su un campo di battaglia, non si era nemmeno sognata di fargli del male. Per lei era un qualcosa di inconcepibile e sempre lo sarebbe stato.

< < Tutti i tuoi compagni sono morti, piccoletto > > disse dolcemente la bionda assassina, mentre si avvicinava nuovamente verso la sua preda < <  Solo il ragazzino di Son Goku è sopravvissuto per miracolo, ma lui non rappresenta certamente un problema. Sei rimasto solo, eppure oggi sei stato tanto stupido da venire qui, per aiutare questi vermi. Davvero patetico > >.

< < Provo molta pena per te, androide C18 > > mormorò debolmente il terrestre, guardandola dritto negli occhi.

Lo strano contatto visivo durò alcuni minuti ed per un attimo, l'androide sembrò vacillare di fronte a quello sguardo puro e triste,  dentro il quale lei non riusciva ad intravedere alcuna traccia di paura o di odio, come invece si sarebbe aspettata. Forse anche per questo, per una confusione che non riusciva a spiegare, C18 gli distrusse la mascella con un calcio micidiale e ancora una volta il giovane venne scagliato contro le rovine degli edifici. Solamente per puro miracolo il suo collo non si era spezzato, a causa di quella ennesima, brutale  violenza.

Ormai Diciotto non aveva più lacrime da versare < < Per quanto sarò costretta ad assistere impotente a questo massacro? > >.

C18 si sedette su un marciapiede, mentre fissava il punto, dove il terrestre restava steso, sotterrato da molti detriti.

< < Aspetterò che tu ti riprenda per quanto possibile, piccoletto > > sibilò crudelmente la bionda < < Poi ti farò pentire di avermi mancato di rispetto. Devo ammettere che sei strano ed è anche per questo che ho chiesto a mio fratello di lasciarmi da sola con te. Voglio godermi ogni momento, fino a quando ti concederò di morire ai miei piedi > >.

Per la prima volta, da quando era cominciato quel tremendo supplizio, Diciotto si concentrò interamente sulla figura della sua terribile copia. La sua crudeltà non aveva limiti.

Non riusciva a vedere niente in lei, nemmeno rabbia o odio. La sua volontà era quella di distruggere, non c'era spazio per altro. Per anni aveva nutrito dei dubbi su se stessa, considerandosi un mostro, una macchina senza emozioni. Crilin l'aveva aiutata a superare quelle insicurezze, a considerarsi come una vera donna. Forse, nel suo mondo, se non avesse incontrato il suo uomo, sarebbe divenuta anche lei come quel mostro.

Guardò inorridita quella creatura, mentre spezzava facilmente entrambe le braccia del piccolo guerriero, il quale non riusciva più a urlare, con i lineamenti del viso completamente distrutti. Diciotto vomitò a quella vista.

Era pericolosamente vicina a perdere se stessa. Cominciò seriamente a pensare di colpirsi da sola, pur di mettere fine a quel calvario.

Continuò ad assistere a quel terribile spettacolo. Ormai non aveva più neanche lacrime da versare, ma il suo viso era il ritratto della disperazione.

< < Allora è così che l'ho fatto. Ho ucciso Crilin in questo modo in un altro universo. Solo l'arrivo di quel ragazzo, contro cui ho combattuto, ha impedito che ciò accadesse anche nel nostro tempo > >.

La bella cyborg non trovava pace. Vedere le sue stesse tecniche devastare il piccolo corpo dell'uomo che amava perdutamente, aveva il potere di devastare il suo cuore. Era quasi arrivata al punto da considerarsi il vero autore di quel massacro.

< < Non ho alcun  diritto di tornare da lui > > pensò, perdendo sempre di più la voglia di lottare e andare avanti.

Crilin le aveva raccontato di come Trunks avesse avvertito i guerrieri del loro arrivo, di come, nel futuro, egli stesso era stato ucciso dai cyborg.

 Tuttavia, Diciotto non immaginava che un giorno sarebbe stata costretta a vedere quella scena e il peggio era che lei stessa aveva torturato e molto probabilmente ucciso l'uomo della sua vita.

Il dolore che sentiva nel cuore era troppo elevato da poter sopportare. Tuttavia  una luce si accese improvvisamente dentro di lei. Richiamare il momento, in cui Crilin le aveva confessato tutti gli aspetti oscuri delle vicende, che avevano portato a Cell, risvegliò qualcosa in lei. Una scena delicata, che aveva vissuto diversi mesi prima. 
Incredibilmente, tutto il dolore scomparve, facendo spazio ad una rabbia selvaggia, rivolta verso quel mondo oscuro, dove si trovava imprigionata, ma soprattutto  verso se stessa.

 Stava quasi per perdersi, a causa di un dilemma, che aveva già affrontato e superato in passato, ovviamente con l'aiuto del suo uomo. Spalancò gli occhi, al pensiero di quanto fosse stata vicina anche a perdere il vero Crilin, che la stava ancora aspettando. Nessuno poteva impedirle di salvarlo e di vivere a fianco a lui.

Si diede mentalmente della stupida per essersi fatta ingannare ancora una volta in quel modo. La sua controparte stava ancora massacrando, con tremendi pugni e calci, il Crilin del futuro, ma adesso Diciotto vedeva la scena con occhio diverso. La sua espressione si fece dura e determinata.

Ora era il momento di andare avanti. Quella prova l'aveva già superata in passato. L'aveva fatto grazie ad una conversazione.

Una conversazione, che sarebbe rimasta per sempre scolpita nella sua mente cibernetica.




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Crilin era pietrificato dalla paura. Nonostante stessero insieme da diverso tempo, rimaneva ancora sconvolto di fronte a certe crisi di rabbia della donna che amava.

In preda alla collera, Diciotto l'aveva spinto, con forza, contro il muro del salotto della Kame House e subito dopo era corsa come una furia fuori dalla piccola casetta rosa. Il terrestre rimase intontito per qualche minuto e quando riuscì a riprendersi, si affrettò a seguirla  senza esitazione.

La sua fidanzata si trovava sulla riva. L'acqua del mare le arrivava all'altezza delle ginocchia.

 Sembrava la stessa posizione, che Crilin stesso adottava durante i suoi allenamenti individuali.
Con urla sovrumane, Diciotto scagliava a ripetizione, verso il mare aperto, violente ondate di energia violacea. Per fortuna, la ragazza sembrava moderarsi, al punto da impedire possibili maremoti o eccessivi danni al pianeta.

 Tuttavia, l'intera isola venne più volte aggredita dalle acque in tumulto. Crilin non si spostò di un centimetro, quando le onde lo colpirono in pieno.

 Voleva fermarla, voleva abbracciarla, ma decise di permetterle di sfogarsi. L'opera di distruzione della cyborg durò per diversi minuti e fu con sommo sollievo che il terrestre vide nuovamente la calma sulla sua donna, che restava  immobile, a fissare l'orizzonte.

Di colpo, Crilin provò nuovamente paura, ma non per la sua incolumità. Era terrorizzato al pensiero  che Diciotto potesse andarsene. Il legame che avevano creato era ormai intenso. Vivevano persino sotto lo stesso tetto e il piccolo guerriero era certo che non avrebbe più potuto affrontare la vita, senza di lei al suo fianco. 

Diciotto tremava leggermente e anche se era girata di spalle, Crilin era certo di quanto stesse soffrendo in quel momento. Era consapevole che la calma di lei era solo apparente.

< < Diciotto > > sussurrò il terrestre, mentre cominciava ad avvicinarsi con cautela.

< < Non avvicinarti > > ringhiò lei. La sua voce era carica di rabbia, ma anche di tristezza.

Anche se riluttante, Crilin si fermò, sentendosi sperduto in quel momento.

< < Avresti dovuto dirmelo prima, maledizione > > continuò la donna, senza voltarsi.

< < Quello che mi hai costretto a raccontarti non ha alcuna importanza, lo capisci? > > disse Crilin, con voce dolce e ferma allo stesso tempo.

< < Se non fosse intervenuto quel ragazzino, io ti avrei ucciso > > replicò Diciotto, inorridita al solo pensiero.

< < Non è vero e soprattutto non puoi saperlo, Diciotto > >.

< < Sei così stupido! > > disse lei, con voce tremante < < Non ti rendi conto di stare insieme ad un mostro, il cui unico obiettivo è quello di uccidere > >.

< < Non esiste niente che ti lega a quell'obiettivo. Hai vissuto delle esperienze terribili e di certo la tua trasformazione in cyborg non ti qualifica come mostro o macchina. Non mi stancherò mai di ripeterlo > >.

< < CRILIN > > urlò la bionda, girandosi finalmente verso di lui, mentre le lacrime iniziavano a scendere lentamente.

Il terrestre non mostrò alcuna paura, quando la sua donna lo afferrò energicamente per il colletto della camicia. Il viso rosso di lei era pericolasamente vicino a quello di lui, tanto che quest'ultimo ne rimase affascinato, non essendo abituato a vederlo così arrossato e soprattutto bagnato da lacrime sincere, di un vero essere umano. 

< < Per quanto ne sappia, un giorno la mia natura assassina potrebbe anche sorgere e prendere il sopravvento su di me, come è successo nel futuro. Cosa farai allora? Continuerai ad amarmi? > > domandò la cyborg, con un leggero sarcasmo.

< < Io amo tutto di te, Diciotto. Sia la tua parte umana, sia quella che è stata aggiunta. In te non esiste alcuna natura assassina > >.

Diciotto rinforzò molto la sua presa, strappando leggermente la camicia, che il terrestre indossava.

 < < Sei davvero un maledetto idiota! Anch'io ti amo con tutta me stessa e lo farò per sempre. Proprio per questo mi è impossibile accettare questa situazione > >.

< < Cosa vorresti dire con questo? > > chiese il terrestre, ora letteralmente terrorizzato. Si stava avvicinando il momento che più temeva.

Diciotto ebbe un attimo di esitazione, prima di sforzarsi a proseguire < < Non posso correre un rischio simile, Crilin. Molto probabilmente, nel futuro sono stata io a causare la tua morte e io non posso permettere che ciò accada anche in quest'epoca. Siamo troppo diversi, Crilin. Forse è stato tutto un sogno > >.

Parlò con un tono di voce debole, tale da  manifestare un dolore lancinante, ben scolpito sui suoi occhi cerulei.

< < Vuoi lasciarmi, Diciotto? > >. Aveva fatto quella domanda con calma apparente, ma Crilin era terrorizzato dalla risposta.

< < Io devo tenerti al sicuro, Crilin. Non importa quanto sia doloroso > > disse la donna, lasciando la presa su di lui e distogliendo lo sguardo.

 Diciotto non immaginava di poter provare così tanto dolore. Il suo cuore doveva essere di metallo e allora perchè stava soffrendo così tanto.

< < Io non posso costringerti a fare nulla, Diciotto e questo perchè il mio cuore appartiene solo a te, ora e per sempre. Anche se ne verrei distrutto, rispetterò questa tua decisione. Tuttavia, prima che tu decida, lasciami dire una cosa. Ti avverto che non mi ripeterò mai più su questo argomento > >.

Raramente, Diciotto aveva visto nel suo amato una determinazione così elevata. Sentiva che anche lui stava soffrendo terribilmente.

< < A causa mia > > pensò la donna, addolorata.

< < Ciò che è successo nel futuro non ha nulla a che fare con te. L'androide, che ha distrutto quel mondo, non è mai esistito in quest'epoca. Anche se avete lo stesso aspetto, siete due esseri assolutamente distinti.  Non esiste nulla che ti lega a lei > >.

Gli occhi della bionda si spalancarono dalla sorpresa. Ancora una volta rimase sconvolta nel vedere quanto fosse grande l'amore, che il terrestre provava per lei. Come poteva abbandonarlo, ora che neanche lei riusciva ad immaginare un futuro senza di lui. Mai prima di allora, la bionda guerriera si era trovata di fronte ad un dilemma simile.

< < Tu sei una donna, Diciotto > > continuò Crilin, mentre le carezzava teneramente una guancia < < La donna che amo, per l'esattezza. Una donna forte e orgogliosa, che ha il potere di farmi sentire sicuro e felice, come nessun'altro in questo universo. Una bellissima e dolce ragazza, che ha il potere di rendere la mia giornata straordinaria anche solo con un sorriso o con un bacio. Io amo tutto ciò che sei, Diciotto e non mi interessa ciò che potevi essere, se non fosse giunto Trunks. Non sappiamo cosa sarebbe successo in quel caso e non lo sapremo mai. Inoltre, sinceramente, la cosa non mi interessa nemmeno > >.

Diciotto perse ogni volontà di andarsene in quel momento. Era certa di non essere più in grado di farlo. Quell'uomo era la sua vita ormai.

 Provò una smisurata sensazione di benessere, quando il piccolo guerriero la abbracciò con forza. Immediatamente la donna si abbandonò a quel contatto, poggiando la testa sulla spalla di lui, desiderosa di rimanere protetta fra quelle calde e forti braccia.

< < Mi dispiace > > sussurrò lei, chiudendo gli occhi.

< < Shh, è tutto a posto, amore. Ti prego rimani con me > >. 

Lentamente il panico, che il terrestre aveva provato poco prima, diminuì sempre di più, facendo spazio ad un sollievo indescrivibile.

In quel momento, la bionda guerriera riuscì a riconoscere la verità delle parole del suo amato. Lei aveva scelto il suo cammino e ciò che era capitato nel futuro non aveva alcun legame con ciò che era e che voleva continuare ad essere.

 Amava Crilin e si considerò una pazza, per aver anche solo pensato di sacrificare la loro felicità, a causa di una paura insensata.

 L'unica verità era che non avrebbe mai potuto fargli del male, in nessun modo possibile.

< < Mi dispiace per aver pensato di lasciarti > > disse Diciotto < < Ho riconquistato la mia libertà insieme a te. Non voglio perderla, Crilin. Io voglio stare con te e combatterò con tutte le mie forze per non essere dominata dalla mia parte metallica > >.

< < In te non c'è nulla di oscuro, Diciotto > > disse il piccolo uomo, continuando a regalare dolci carezze sui capelli dorati di lei < <  Noi saremo felici, te lo prometto > >.

Il guerriero suggellò quella promessa con un lungo  bacio. 

Perdendosi serenamente in quei gesti di tenerezza, Diciotto decise di non avere più bisogno di certezze o promesse per la sua vita.
 
Crilin era tutto ciò di cui aveva bisogno.



                                               -----------------------------------



L'androide C18 era  pronta a finire la sua vittima, ormai in fin di vita. Le mani di quel mostro biondo erano sporche del sangue del piccolo guerriero, che aveva osato sfidarla e addirittura insultarla. Lo aveva picchiato con una brutalità, che nemmeno lei riusciva a spiegare.

A nessuno dei guerrieri, contro cui si era scontrata, aveva prolungato così tanto la sofferenza, prima della morte. Eppure, stranamente non stava provando la gioia di sempre, la soddisfazione a distruggere lentamente il corpo di un nemico.

Invece una strana e nuova emozione nacque dentro di lei e ne rimase oltremodo stupida, dato che credeva fermamente di non poter provare nulla, che non fosse odio e indifferenza. Non era un sentimento positivo. Non riuscì a trovare alcuna soddisfazione in ciò che aveva fatto.

 Addirittura quasi si sentì inorridita di fronte alla sua opera di distruzione.

Non ne capiva il motivo e per tale ragione aveva continuato a torturarlo, per tentare di riottenere disperatamente quella soddisfazione che aveva sempre avuto dopo ogni massacro. Non riuscì nel suo intento e al contrario l'ondata di malessere cresceva sempre di più dentro di lei.

Il piccolo guerriero era ancora vivo e l'androide notò come egli cercasse disperatamente di respirare, steso su un'immensa pozza di sangue.

 Un violento conato di vomito la fece addirittura indietreggiare, mentre si copriva la bocca con una mano, colorata orribilmente di rosso.

< < Cosa mi sta succedendo? > > pensò, confusa come mai prima di allora.

Distolse forzatamente lo sguardo dal corpo della sua vittima e si concentrò sul paesaggio di morte e distruzione, da lei stesso creato. Con estrema sorpresa notò la figura di una persona dall'altra parte della strada in rovina.

C18 non riusciva a vederla bene. Il fumo, proveniente dagli edifici semi distrutti e incendiati, limitava fortemente la visibilità. Sembrava una donna, tra l'altro molto simile a lei, ma più di ogni altra cosa l'androide trovava sconcertante il fatto che chiunque ella fosse, stava fissando senza paura proprio lei, il flaggello di quel pianeta.

< < Non so chi tu sia > > disse con un tono gelido, avvicinandosi lentamente alla sua prossima preda < < Devi essere molto coraggiosa a restare o probabilmente solo molto stupida. Purtroppo per te sei capitata davvero in un brutto momento. Sono di pessimo umore > >.

Il fumo si diradò con la forza del vento e finalmente anche quel potente androide, autore di tante stragi, comprese cosa realmente si prova, quando si è sconvolti o spaventati. Era come guardarsi ad uno specchio.

La giovane donna bionda era assolutamente identica a lei e il suo sguardo era glaciale come il suo, anche se c'era qualcosa di più in lei.
 
Qualcosa che aveva visto in molti esseri umani, che aveva ucciso. Anche se tecnicamente uguali, gli occhi di quella donna erano vivi, a differenza dei suoi.

< < N-non può essere > > balbettò per la prima volta nella sua vita.

< < Ho commesso un grave errore oggi > >.

 Anche la voce era assolutamente identica alla sua < < Ho seriamente creduto che i nostri destini potessero essere collegati. Credevo di avere superato questa paura, evidentemente  mi sbagliavo > >.

< < Chi sei, maledetta? > > chiese l'androide C18, con rabbia e paura al tempo stesso. Non capiva cosa stesse dicendo quello scherzo della natura.
< <  Crilin aveva ragione su ogni cosa. E' molto probabile che in altre circostanze sarei potuta diventare come te, ma non potrò mai saperlo con certezza. Anche se possediamo lo stesso aspetto, noi due non abbiamo nulla da spartire e dopo oggi io non penserò mai più a te > >.

< < Hai nominato il nome del mio animale domestico > > disse l'androide, con un sorriso malvagio < < E' un tuo amichetto? Come puoi notare dietro di me, ci siamo divertiti molto insieme. Vuoi unirti a lui per caso? > >.

C18 parlò con tutta la calma e la freddezza di cui era capace, ma la rabbia selvaggia, scolpita sugli occhi glaciali di quella gemella sconosciuta, la costrinse a indietreggiare.

< < Forse ho capito > > continuò C18, ridacchiando nervosamente < < Non percepisco la tua presenza. Sei sicuramente un'altra creazione di quel folle dottore. Ma, a differenza di me e mio fratello, sei solo una copia, costruita con le mie sembianze, non ho forse indovinato? > >.

Diciotto non rispose, sforzandosi, con tutta se stessa di controllarsi. I deboli lamenti di Crilin stavano per tradirla ancora una volta. Non poteva cadere in trappola una seconda volta.

< < Sei solo un mostro senza alcuna razionalità > > replicò con freddezza la compagna di Crilin < < Hai creato solo morte e oggi hai persino torturato l'unica persona che avrebbe potuto salvarti. Avrebbe potuto regalarti una vera vita, ma tu non hai mai avuto nessuna speranza. Forse non capirai le mie parole adesso, ma lo farai molto presto. Sei condannata per l'eternità > >.

L'urlo di furore della creatura, creata dal dottor Gero, somigliava molto al ruggito di una bestia assetata di sangue. Diciotto rimase immobile e impassibile, anche quando il raggio energetico, scagliato dall'androide, la raggiunse senza ferirla.

 Il suo corpo era ancora intangibile, come si aspettava. Il colpo distrusse soltanto l'edificio alle sue spalle.

< < Come è possibile > > ringhiò pesantemente C18, ansimando per la rabbia e la paura < < Dovresti essere morta > >.

All'improvviso la stessa luce abbagliante, che aveva rapito Diciotto durante il viaggio lungo il fiume tenebroso, tornò con forza dal cielo, cadendo direttamente su di lei. Questa volta, la guerriera non si sorprese di quel fenomeno inspiegabile, anzi poteva benissimo dire di averlo atteso per troppo tempo. Non sapeva per quanto tempo era rimasta intrappolata in quella dimensione. Finalmente era riuscita a superare la prova.

Il bagliore stava diventando sempre più accecante, segno dell'imminente trasporto verso un altro luogo, così come era accaduto in precedenza.

Diciotto ebbe il tempo di guardare ancora una volta la sua controparte del futuro, la quale osservava gli eventi letteralmente sconvolta.

< < Addio per sempre > > disse Diciotto, fissandola con calma.

La luce la inghiottì completamente e dopo pochi secondi, essa si disperse nell'aria, sotto gli occhi increduli dell'androide.

Il silenzio tornò tra le rovine della città, rotto soltanto dal vento e dai deboli lamenti della sua vittima in fin di vita.

La sua schiena fu scossa da lunghi brividi freddi. Di colpo, le parole di quella donna cominciavano a tormentarla, al punto da tapparsi le orecchie con le mani.

Tornò a fissare il piccolo guerriero, che si era divertita a combattere e a torturare senza pietà. Con sua grande sorpresa, non si sentiva in grado di dargli il colpo di grazia. Non sapeva per quale motivo non riuscisse a farlo.

 Ripensò di nuovo a ciò che le aveva detto la ragazza sconosciuta di prima. 




Forse, la sua condanna era già cominciata.





FINE DEL CAPITOLO






 

  
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