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Autore: heliodor    10/12/2017    3 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Vento Divino

"Spero tu non voglia restartene tutto il giorno davanti a quella finestra" stava dicendo Elvana mentre sostava sulla porta del suo alloggio.
Bryce, gli occhi rivolti all'unica finestra, guardava di sotto nella piazza che si stava affollando. Aveva già contato centinaia di passanti e decine di banchetti allineati sotto i porticati, al riparo dal sole che era sorto da qualche ora.
Sentì Elvana sospirare affranta. "Sei qui, Bryce?"
"Dove potrei essere?" disse con la voce spezzata. Non voleva che notasse gli occhi gonfi per il pianto e l'espressione abbattuta, da cane bastonato, che vedeva riflessa nel vetro.
"Al palazzo, a prepararti per la cerimonia."
"Non ci andrò."
"Sai che farai una figuraccia? Mancano solo due giorni al..."
"Non c'è bisogno che me lo ricordi" disse voltandosi di scatto.
L'espressione di Elvana cambiò. "Hai pianto?" chiese con una certa apprensione.
"No" disse Bryce evitando il suo sguardo.
"Bryce..."
Lei fece un gesto vago con la mano. "Scusami, ma vorrei restare sola."
"Non me ne adrò prima di sapere che cosa vuoi fare."
"Niente" disse con voce stizzita. "Ecco che cosa farò."
"E te ne starai qui mentre..."
"Non lo so ancora dove voglio andare."
"Verranno a cercarti."
"Ne dubito." Fece per muoversi verso la porta, ma Elvana le sbarrò il passo.
"Togliti."
"No."
Bryce le mostrò il pugno. "Levati di mezzo o..."
"Cosa, Bryce? Mi colpirai? Mi farai un incantesimo che mi faccia stare zitta mentre vedo che ti fai del male?"
Bryce tornò verso il letto, le lenzuola ancora sfatte e il vestito indossato chissà quanti giorni prima buttato su una poltrona. Quella vista la fece sbandare. Mai, prima di allora, avrebbe immaginato di poter lasciare il suo alloggio senza che fosse in perfetto ordine.
Sedette sul bordo del letto, le braccia strette attorno alla vita.
L'espressione di Elvana si addolcì. "So che ti fa male, ma dovrai conviverci."
"È tutto sbagliato. Non dovrebbe accadere."
"Tu hai provato a impedirlo."
"Dovevo impegnarmi di più."
Elvana sospirò. "Allora, che cosa hai intenzione di fare? Non puoi mancare alla cerimonia."
Bryce si alzò di scatto, come se fosse stata punta da un insetto. "Ora scusami davvero, ma ho da fare."
Marciò verso Elvana e quasi la travolse. Lei stavolta si fece da parte per lasciarla passare e la seguì. "Vengo con te."
"No."
"Bryce, sono la tua ombra da quando è iniziata la guerra. Non ti ho abbandonata quando cadesti in quella imboscata e nemmeno quando venisti ferita e non riuscivi a muoverti, credi che lo farò adesso."
Marciarono lungo corridoi illuminati dalla luce che filtrava da sottili feritoie. "Quello era diverso. C'era la guerra."
"C'è ancora" disse Elvana. "E quando tutto questo sarà finito, riprenderemo a combattere."
"Non io" disse Bryce. Aveva riflettuto a lungo su quel punto e aveva preso una decisione. "Per me la guerra è finita."
"Stara scherzando spero. Senza di te la guerra è finita sul serio, per tutti noi."
Bryce scosse la testa. "Mi sembra di sentire mio padre."
"Il re ha ragione. L'alleanza si fonda su un atto di fede, Bryce."
"Fede?"
"In te" disse Elvana puntandole contro l'indice. "Sul fatto che sei la strega suprema, la più forte di tutti. Sei l'unica che può battere Malag. Senza di te l'alleanza è finita."
Bryce ghignò. "Sono l'unica che può battere Malag, dici? Eppure, quando ho avuto l'opportunità di farlo, ho fallito miseramente."
"Eri distratta. E non eri pronta."
"E chi ti fa credere che lo sia adesso?"
"Lo sarai, dopo che la cerimonia di dopodomani avrà avuto luogo."
Bryce digrignò i denti. Avevano raggiunto l'ingresso, un portone sormontato da un enorme arco a volta sostenuto da possenti colonne. Era sempre impressionata a passare lì sotto e dopo tutti quegli anni sentiva dentro di sé l'istinto di chinare la testa, più per timore reverenziale che per la paura che le cascasse tutto addosso. "Ciò non mi renderà più pronta."
"Sarai più forte. E la prossima volta che incontrerai Malag, lui diventerà solo un ricordo."
"Malag, Malag. Non facciamo altro che parlare di lui. Se non fosse mai esistito..."
Erano uscite nel cortile assolato. Un cordone di guardie e stregoni tenevano lontani i curiosi e i pellegrini che erano giunti in città attratti dalla cerimonia nuziale.
"Se non fosse mai esistito, sarebbe tutto diverso" disse Bryce completando il suo pensiero. "Vyncent e io..."
"Dimenticalo, Bryce" disse Elvana esasperata. "Per il tuo bene."
"Non posso" fece lei allungando il passo.
"Mi dici dove vai?"
Bryce non si voltò. "Voglio restare sola per un po'."
Elvana si fermò al limitare della piazza, oltre il quale iniziavano la confusione e la calca.
Bryce vi si gettò senza esitazione, facendosi inghiottire dalla massa indistinta di quelle persone. Per ore vagò senza una meta, fermandosi di tanto in tanto a rimirare qualche statua senza nome che adornava una piazza o una fontana.
Alcuni la riconobbero, altri la ignorarono, ma nessuno osò infastidirla.
Era sempre così.
Una sorta di aura creata dalla sua fama sembrava circondarla e seguirla ovunque andasse. Era così fin da piccola, quando lasciava il palazzo con suo padre e andava a visitare la città.
La folla l'adorava e persino quelli che la temevano la trattavano con riguardo e rispetto.
Si chiedeva spesso se se l'era guadagnato davvero o le fosse stato appiccicato addosso. Pensava di non aver fatto molto o non abbastanza da meritarsi tutta quella fiducia. Non aveva vinto la guerra. Non aveva sconfitto Malag, nemmeno quando ne aveva avuto l'occasione. Non era riuscita a farsi amare dall'unico uomo che avesse amato davvero.
Quella era la sconfitta che le bruciava di più. Sapeva che non avrebbe mai incontrato uno come Vyncent, ne era certa. Aveva perso la migliore occasione della sua vita.
Ma ne aveva avuto mai davvero una?
Fin da quando era solo una bambina le avevano insegnato che lei era la prescelta, la migliore, la più forte.
La strega suprema.
Bryce aveva cercato il significato di quel termine nella biblioteca, ma nn l'aveva trovato. Così aveva chiesto al padre, che per lei era all'epoca l'unica persona che sapeva tutto.
Re Andew l'aveva invitata a sedere nella grande poltrona del suo studio, la stessa dove accoglieva le persone importanti che venivano a fargli visita. La stessa dove a lei e Joyce era vietato avvicinarsi per non sciuparla.
"La strega suprema" aveva detto il re. "Non è un titolo nobiliare. Non ti darà onori né ricchezze. Ti darà fama e ammirazione tra quanti ti seguiranno, ma anche gelosia e invidia da parte degli altri."
"Gli altri?" aveva chiesto Bryce con tono ingenuo.
Il re aveva annuito. "Quelli che vogliono mettere fine alla stregoneria."
"Chi sono queste persone?"
"Tutto ha un inizio e una fine, Bryce. La stregoneria non fa eccezione. È iniziata molti, molti anni fa e potrebbe finire come tutte le cose del mondo. Noi abbiamo il dovere di impedirlo con ogni mezzo a nostra disposizione."
"Noi?"
"I buoni" aveva risposto il re sorridendo. "Quelli che vogliono salvare il mondo e impedire che i cattivi portino distruzione e morte."
"E la strega suprema?"
"È la più buona di tutti. Il suo compito è difendere la stregoneria dai suoi nemici. Uno in particolare."
"Chi?"
"Un giorno te lo dirò" aveva detto il re. "Ma non oggi. Oggi devi ancora allenarti o sbaglio?"
"Ci stavo giusto andando."
Re Andew aveva sorriso.
Un venditore ambulante che strillava i prezzi della sua merce la riportò alla realtà. Molti anni dopo aveva imparato fin troppo bene il nome di quel nemico.
Si diresse al porto e prese a passeggiare sul molo affollato. C'erano molte navi e alcune di esse sembravano in partenza, ma a lei ne serviva una in particolare.
Passò parte della giornata a chiedere informazioni e infine trovò la nave che faceva al caso suo.
Il capitano era un uomo sulla trentina, capelli scuri e pelle abbronzata. Andava su e giù per il ponte a piedi scalzi, urlando ordini in una lingua che non conosceva, ma quando la vide disse in perfetto valondiano: "Che cosa posso fare per te?"
Bryce cercò di ignorare il su sorriso accattivante. "Mi hanno detto che la tua nave è in partenza."
L'uomo annuì. "Partiamo dopodomani."
"Perché proprio il giorno della cerimonia?"
"Per noi è un giorno come un altro."
"Non vuoi goderti la festa?"
"È festa per i ricconi di questo regno. Per noi è un giorno di lavoro come tanti."
"Quando parti voglio un posto sulla tua nave" disse Bryce senza mostrare esitazioni.
"Si può fare" fece l'uomo. "Ma un posto sulla mia nave costa."
"Posso darti cinquecento monete."
"Me ne dovrai dare almeno mille per portarti dove mi chiedi."
"Io non ti ho detto niente."
"Lo so. Tu sei una che sta scappando. Te lo leggo in faccia. Arlon Donorin è bravo in certe cose."
"Arlon Donorin saresti tu?"
L'uomo si esibì in un profondo inchino. "Per servirti."
"E questa è la tua nave?"
"La Vento Divino" disse Arlon. "Ha solcato tutti i mari conosciuti. E anche altri meno noti, se devo dirti la verità."
Bryce si accigliò. "Può arrivare al continente vecchio?"
"È lì che siamo diretti."
"Allora abbiamo un accordo."
"Io ho solo una promessa" disse Arlon. "E voglio sempre mille monete."
"Cinquecento alla partenza. E altrettante quando arrivremo a destinazione."
Arlon scosse la testa. "Di solito non tratto i miei affari senza prima aver condiviso vino e noci con il mio ospite."
"Risparmiali per un'occasione migliore, allora." Bryce non aveva voglia di mangiare e bere, ma doveva ammettere che Arlon sembrava una persona interessante e con la quale sarebbe stato piacevole parlare.
Fece per andarsene.
"Partiamo dopodomani, appena il sole sarà scomparso dietro le montagne" disse Arlon. "Se fai tardi resti a terra, monete o no."
Bryce se ne andò senza rispondere.
Percorse a ritroso la via dal molo al circolo con passo veloce, ignorando la folla che stava aumentando a vista d'occhio. La popolazione di Valonde doveva essere raddoppiata in quei giorni, a giudicare da quanto erano piene le tavere e i vicoli.
Le guardie avevano ricevuto l'ordine di lasciar stare i pellegrini che non davano problemi e di scacciare solo quelli che si ubriacavano al punto da diventare molesti. E i ladri.
Quelli non mancavano mai.
Bryce però non aveva paura a girare con mille monete per le strade della sua città. Nessuno l'avrebbe importunata.
Il problema era lasciare il circolo senza che le facessero troppe domande. Doveva andarsene senza che nessuno la vedesse.
Soprattutto Elvana.
L'amica l'aspettava davanti alla porta del suo alloggio, le braccia incrociate sul petto. "Iniziavo a preoccuparmi."
Bryce cercò di ignorare il suo sguardo indagatore. Era certa che non potesse capire dove era stata solo dall'odore che portava addosso... o sì?
Elvana era brava in quel genere di cose, aveva un dono che esulava dalla stregoneria.
"Fai male a preoccuparti" disse Bryce entrando nel suo alloggio.
Elvana cercò di seguirla, ma lei glielo impedì.
"Scusa, ma voglio stare un po' da sola."
"Io lo so che ti sta passando per la testa" disse Elvana. "Ma puoi parlarne con me. Non sei sola,"
"Sai anche come risolvere i miei problemi?"
"Forse non serve risolverli. Devi solo accettarli."
Ryce storse la bocca e fece per chiudere la porta.
Elvana la bloccò.
"Togliti."
"Qualunque coa tu voglia fare..."
Bryce le sbatté la porta in faccia.
"Bryce" disse Elvana. "Starò qui fuori finché non mi aprirai."
Quello poteva complicare il suo piano. Andò ad aprire e la invitò a entrare.
"Finalmente ragioni" disse Elvana. "Mi dici dove sei stata? È tutto il giorno che ti cercano?"
Vyncent?, si chiese speranzosa. "Chi?" domandò cercando di non far trasparire il suo nervosismo.
"Tutti. Tuo padre. Khone. Erix."
Bryce rimase in attesa.
Elvana scosse la testa. "Lui no. Non ha chiesto di te. Ha già i suoi problemi."
"Immagino." Delusa, Bryce andò a sedersi sul bordo del letto.
Elvana sedette accanto a lei. "Sarai anche la strega suprema, ma a volte ti comporti come una ragazzina."
Io sono una ragazzina, avrebbe voluto gridarle Bryce. Ma lei doveva mostrarsi sempre forte e sicura di sé, mai debole e incerta.
Tutto dipendeva da quello.
Doveva crederci lei per prima o quelli che la seguivano avrebbero perso la fede.
"Ho preso una decisione" disse Bryce.
Elvana si accigliò. "Quale?"
"Voglio che la guerra finisca il prima possibile."
"Finalmente fai un discorso sensato."
"Per questo dopodomani partirò per dare la caccia a Malag."
Elvana scosse la testa. "Ecco che ricominci a parlare come una pazza. Mi dici che speranze avresti tu da sola di ucciderlo?"
"Molte più di quante ne avrei aspettando che l'esercito dell'alleanza si decida a partire per il continente vecchio."
"È la cosa più saggia da fare. La più logica."
"Esatto, ed è quello che Malag si aspetta. Sa che ha tutto il tempo che gli serve per riorganizzarsi, prima che l'alleanza decida di dargli la caccia sul serio."
Elvana si fece attenta.
"Se invece parto subito" proseguì Bryce. "Mentre è ancora debole per la sconfitta che gli abbiamo inflitto, potrei avere una speranza."
Era quello che si ripeteva da giorni e aveva finito per crederci. All'inizio cercava solo una scusa per andarsene via, ma ora aveva maturato quel piano folle. Non sperava di convincere Elvana, ma almeno le avrebbe dato qualcosa sulla quale riflettere.
"Un attacco a sorpresa?"
Bryce annuì. "Malag non se lo aspetta. Finora abbiamo agito secondo i suoi piani, quasi ci stesse aspettando. È sempre stato un passo davanti a noi, forse anche due, ma ora abbiamo l'occasione di riprendere l'iniziativa."
"Da sola non ci riusciresti comunque. Io verrei con te, se non pensassi che stiamo andando incontro alla morte."
"È probabile" disse Bryce."
"Ne hai parlato con tuo padre?"
"Lui si opporrebbe a prescindere. Anzi, temo che mi farebbe sorvegliare nel timore che possa farlo sul serio."
"E farebbe bene. Il tuo piano è folle."
"Sempre meglio che starsene qui ad aspettare che Malag raduni un altro esercito e venga a distruggerci."
Elvana strinse i pugni. "Non succederà."
"Questo dipende da noi."
Elvana sembrò rifletterci. "E vuoi partire dopodomani, proprio nel giorno della cerimonia?"
"Tutti saranno distratti e non baderanno a me."
"A noi" disse la strega.
Bryce finse di non aver capito. "Di che parli?"
"Verrò anche io." Elvana si alzò di scatto. "Vado a preparare le mie cose, poi mi dirai tutto nei dettagli. Hai già trovato una nave?"
Bryce annuì.
"Come si chiama?"
"Orgoglio del Demone."
Elvana fece una smorfia. "Poteva essere peggio." Fece per andarsene.
"Sar rischioso" disse Bryce.
Elvana sorrise. "Dimmi una sola volta che non mi hai trascinata in qualche pericolo mortale."
Bryce scrollò le spalle.
Elvana annuì e uscì dall'alloggio.
Bryce attese qualche minuto, poi andò alla panca dove aveva riposto i suoi abiti e l'aprì. Ne tirò fuori uno zaino e lo mise a terra.
Passò le due ore successive a stiparvi dentro abiti di ricambio e qualche oggetto prezioso da usare come moneta di scambio. Riuscì a infilarvi anche un paio di libri da leggere durante il viaggio.
Attese che la maggior parte del circolo dormisse, quindi uscì dall'alloggio e si avviò lungo il corridoio cercando di non fare rumore.
Evitò di passare davanti all'alloggio di Elvana. Le spezzava il cuore doverla ingannare in quel modo, ma no aveva altra scelta.
Qualche minuto dopo lasciò il circolo senza voltarsi indietro.

Nota: il prossimo capitolo sarà il n° 100, quindi per celebrarlo degnamente ci saranno grosse rivelazioni e ovviamente nuovi misteri!

Prossimo Capitolo Martedì 12 Dicembre
  
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