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Autore: Himenoshirotsuki    11/12/2017    3 recensioni
Le Jinian, un popolo, una leggenda. Dimenticate dagli umani e anche da tutte le altre razze, questa tribù di quasi solamente donne viaggia da una parte all'altra del mondo. Nascoste agli occhi di ogni mortale, sono le uniche ancora in grado di usare la magia elementale, senza che essa, a lungo andare, le corrompa. Nemeria è solo una delle tante bambine della tribù e non ha niente di speciale. Adora sua sorella Etheram e il suo dolce fratellino Rakhsaan, ama combinare guai e, come tutte le sue compagne, si è sempre esercitata nell'arte della magia e della manipolazione degli elementali che vivono in lei per poter un giorno diventare una Jinian. Ma tutto cambia all'improvviso quando la sua tribù viene attaccata da una banda di briganti, vestiti con un'armatura completamente nera e una maschera bianca a coprir loro il viso. Il destino mette Nemeria davanti a una scelta: diventare un vero guerriero e combattere per sopravvivere oppure vivere all'ombra di ciò che il fato ha scritto per lei.
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Fuoco 2

16

Insieme

"Non camminare dietro a me, potrei non condurti. Non camminarmi davanti, potrei non seguirti. Cammina soltanto accanto a me e sii mio amico."
Albert Camus.

C'è un momento nella notte che è dominio del silenzio, così buio che le ore paiono incastrarsi negli orologi o nel cielo spruzzato di stelle opache. Si colloca in quel lasso di tempo durante il quale la luna declina verso l'orizzonte e il sole si desta dal suo sonno, e si protrae finché il firmamento non schiarisce nell'albeggio. Molti lo chiamano il Tempo del Ritorno: ubriachi e derelitti annaspano verso casa a braccetto con i dolori anestetizzati dal vino e dalle droghe, mentre ricordi e timori, con uno strascico intessuto di “se” e “ma”, fanno visita agli insonni e ai nottambuli.
Nel silenzio di quel Tempo, Nemeria attendeva in un sottile dormiveglia. Batuffolo era steso vicino a lei e, a volte allungava la zampa sana verso il suo piede, la sfiorava e poi si girava dalla parte opposta, come se la sua presenza lì accanto lo facesse sentire meno solo. Oppure voleva trasmetterle la sicurezza che le mancava.
- Sono qui. - biascicava Nemeria e gli accarezzava la testolina.
Aveva la bocca impastata e le palpebre pesanti, ma il sonno si divertiva a giocare a nascondino, mentre il dolore era fin troppo logorante, grattava da sotto le bende e le pizzicava la pelle della spalla, là dove il peso del corpo si scaricava. Eppure, nonostante le ferite, era il cuore a gravarle nel petto: rigido e freddo, trafitto dall'angoscia, pesava quasi fosse ricoperto da uno strato di neve e ghiaccio. Percepiva l'assenza di Noriko in modo tangibile nella mancanza di un altro respiro nella stanza e del frusciare della paglia quando si alzava per controllare come stesse. Era strano e spaventoso ritrovarsi di nuovo sola. Quando sarebbe tornata Noriko? Stando attenta a come si muoveva, Nemeria si girò dall'altra parte, dando la schiena alla parete, e aprì gli occhi. Il letto dell'amica era ancora vuoto, con il cuscino sprimacciato e le lenzuola che sapevano di fresco.
Trasse un profondo respiro e allungò la mano fino alla testa di Batuffolo. Quando aveva visto il sangue, aveva subito compreso cos'era successo, ma non aveva trovato le parole per chiedere a Nande di rimanere. Forse la reputava troppo piccola per capire cosa succedeva al corpo di una donna quando sbocciava, senza sapere che Nemeria era più che preparata: Hediye gliene aveva parlato, le Anziane glielo avevano spiegato ed Etheram era stata la prima. I crampi l'avevano tormentata per tre giorni, prima che gli impacchi di sua madre sortissero effetto. Nemeria le era rimasta accanto e aveva provveduto, nel suo piccolo, affinché non le mancasse nulla e non si sentisse mai sola in un un momento così importante. Quando Etheram aveva intrapreso il Primo Sentiero, i suoi cicli di luna erano diminuiti con il suo distaccarsi dalla mortalità, fino a ridursi a piccole e scolorite macchie di sangue sulla biancheria. Per le mortali non era così, loro fiorivano e appassivano ogni mese, come Hediye e molte altre, che pativano per oltre sette giorni e guardavano con invidia coloro che proseguivano le loro vite come se nulla fosse. Nemeria si chiese se Noriko stesse bene e si promise di starle accanto come aveva fatto con Etheram.
Uno sbadiglio smorzò la tensione nel suo corpo e le intorpidì le dita. Avrebbe voluto essere lì, così come Noriko le era stata vicina per tutto quel tempo. Invece era stata cacciata fuori, come un ospite indesiderato, quando l'amica avrebbe avuto più bisogno di lei. Ora poteva solo aspettare e nell'attesa combattere contro il sonno.
“Forse tornerà domani mattina... E se così non sarà, l'andrò a trovare.”
Il sonno l'avvolse e l'inquietudine allentò la presa delle sue spire attorno al cuore. Negli istanti che seguirono, nell'ora più buia della notte, la Madre la accolse tra le sue braccia, salvo poi lasciarla cadere nel fossato degli incubi.
 
Furono i colpi alla porta a svegliarla, accompagnati dalla voce acuta di Durga. Batuffolo si stava ancora rotolando nelle lenzuola quando Nemeria riuscì a trovare la forza di tirarsi su dal letto e percorrere la breve distanza che la separava dalla porta.
- Buongiorno! -
Nemeria si stropicciò gli occhi e ci mise un momento a capire che doveva abbassare lo sguardo. Durga era lì impalata davanti a lei, con i capelli raccolti in una coda laterale alta e vestita con un chitone sfrangiato senza maniche e una cintura di corda.
- Buongiorno... - Nemeria masticò le ultime sillabe.
Durga sbirciò dietro di lei, ondeggiando da un piede all'altro: - Dov'è Noriko? -
- Credo sia ancora in infermeria. -
- Sta male? - domandò allarmata.
- No, cioè sì... non proprio. Ti spiego mentre mi lavo. -
- Sì, ne hai proprio bisogno. -
Nemeria non provò nemmeno a ribattere all'insinuazione. L'ultima volta che aveva visto l'acqua era stato due giorni prima, alla casa di Tyrron. Non doveva avere un bell'aspetto, tanto meno un buon profumo.
- Ti accompagno io. - aggiunse Durga.
Le fece strada lungo il corridoio. Le guardie si erano date il cambio e, come sempre, controllavano il loro passaggio e quello delle poche altre persone che circolavano, tutti per lo più ragazzi e ragazze di massimo quindici anni. Il bagno si trovava al piano terra, vicino all'uscita, dietro una porta piuttosto anonima ornata con due colonne scanalate di marmo bianco. Passarono oltre gli spogliatoi, arraffando soltanto un telo dagli scaffali di legno e muratura, e a un cenno di Durga Nemeria aprì la porta che le indicava. Non appena lo fece, dalle labbra le uscì un gridolino sbigottito.
- Lo so, sono giganteschi. - Durga la prese per mano e la portò a bordo della piscina, - Allora, questa è piena d'acqua fredda, ottima per svegliarsi di prima mattina. Di là c'è l'harara, una stanza caldissima e piena di vapore. -
- E a cosa serve? -
- A sudare! Fa bene alla salute. -
Nemeria mostrò tutta la sua perplessità alzando entrambe le sopracciglia. A cosa le serviva sudare se era venuta lì proprio per lavarsi da tutta la sporcizia che aveva addosso?
“I mortali sono strani.”
- Comunque, forse dovresti coprirti di più. -
- Coprirmi? Ma mi devo lavare! -
L'obiezione mise in crisi Durga, che cominciò a mordicchiarsi le pellicine del pollice nella più totale indecisione.
- E se viene qualcuno e ti vede nuda? -
- Perché tu non hai mai visto tua madre o tuo padre senza vestiti? -
- S-sì, ma... è diverso! -
Nemeria si grattò dietro l'orecchio, sempre più confusa. Non capiva il motivo di tutte quelle lamentele, aveva sempre fatto il bagno assieme a tutti gli altri membri della tribù e non era mai accaduto nulla, se non qualche schizzo.
- E cosa dovrei mettermi, allora? -
Come se non avesse atteso altro, Durga schizzò negli spogliatoi e tornò con un pezzo di stoffa simile a un paio di mutande e una fascia scura.
- Mettitele, ti tengo io il pestemal. - disse, poi afferrò il telo e lo sollevò fin sopra la testa, in modo da coprire Nemeria, - In teoria dovresti tornare di là e cambiarti, ma così facciamo prima. -
- Quindi è obbligatorio? -
- No, però così i maschi non ti vedono e non ti prendono in giro. - si interruppe e riprese a parlare con voce dimessa, - I miei fratelli lo facevano spesso, ma non erano cattivi come gli altri. -
- Gli altri? Di chi stai parlando? -
- Degli altri ragazzi che stavano con noi. Loro erano grandi e mi deridevano perché non ero un maschio come loro. -
Nemeria spostò il telo e l'abbracciò, tirandola su e facendola roteare come sua sorella faceva con lei.
- Non possiamo fare baccano qui dentro! - la rimproverò Durga, ma rideva mentre lo diceva, le gambe divaricate e le braccia aperte come se volesse spiccare il volo.
Risero insieme e Nemeria non si fermò finché non iniziò a girarle la testa. A momenti non cadde nella piscina quando la mise giù. Le facevano male la braccia e la schiena – Durga non era leggera come Rakshaan – però vederla così, di nuovo allegra, le riempì il cuore.
- Se diventi triste, ti faccio volare ancora, sappilo. - la minacciò con un sorriso mentre si lasciava scivolare nella piscina.
Un brivido di piacere le rizzò i peli sulle braccia. L'acqua era a temperatura ambiente, fresca quanto bastava per spazzare via gli ultimi strascichi del sonno e degli incubi.
- Ti prendo il rhassaul. - si offrì Durga.
Prima che Nemeria potesse chiedere cosa fosse, la bambina era già partita. Sospirò, spostò le bende lontano e si abbandonò con la schiena contro il bordo. L'acqua frizzava sulle ferite, o almeno così le pareva, causandole un solletico piacevole laddove i tagli erano più profondi. Prese l'acqua e se la rovesciò sulla testa, sui pochi capelli che aveva, una massa di peli corti e neri simili agli aculei di un riccio. Li sentiva sotto i palmi mentre strofinava e rimase stupita di quanto le fossero ricresciuti in meno di un mese.
Passi brevi e concitati le comunicarono che Durga era tornata. Si fermò alle sue spalle e Nemeria la vide inginocchiarsi a bordo piscina.
- Allora, te la devi passare ovunque e strigliarti per bene. - le porse un vasetto con dentro dell'argilla che spandeva un delicato profumo di menta, - Se vuoi, sulla schiena te lo passo io! -
- No... no, meglio di no. -
- Ma come, non sarai certo puli... - si interruppe di colpo quando Nemeria si allontanò di mezzo braccio dal bordo, - Scusami, me ne ero dimenticata. -
- Non ti preoccupare. -
Nemeria si sedette di fianco a Durga, con solo i piedi a mollo, e si cosparse le braccia e le gambe con l'argilla.
- Hai fatto pace con Ahhotep? -
- Sì, sì, abbiamo fatto pace. Lei non è cattiva, sai? Diciamo che si sente molto sola e triste da quando è qui. -
“Se si comporta così, non avrà mai altri amici.”
- Ahhotep è arrivata qui prima di me, però ci conoscevamo già da un po'. Io sono arrivata a Kalaspirit con tanti altri, ma il fratello del mercante che ci aveva comprato era stupido. Una sera era così ubriaco che si è lasciato fregare le chiavi come un allocco! - ridacchiò, - Tutti quelli che erano sul mio carro sono scappati. Però io a Kalaspirit non conoscevo nessuno, ero da sola e sapevo che non potevo usare il mio dominio, sennò mi avrebbero catturata subito. Ho incontrato Ahhotep mentre cercavo qualcosa da mangiare nella spazzatura di un ristorante. È stata lei a farmi entrare nei Falchi. -
Nemeria annuì e restò in silenzio. Le sembrava di ascoltare la propria storia, ogni sua parola le evocava i membri della Famiglia, il tempo passato assieme a imparare, ridere, cucinare. La nostalgia di quei giorni e del come erano finiti era una ferita ancora aperta.
- Ahhotep mi ha accolta, si è presa cura di me e mi ha difesa dai Falchi più antipatici. - continuò Durga, - Pure gli altri, a loro modo, le volevano bene, anche se erano arrivati al limite. Io non so cosa sia successo dopo che gli uomini di Tara mi hanno catturata e Tep non mi ha mai raccontato come andò, ma io so che ci sta male per aver perso Shaya e tutti gli altri. -
- Ah, quindi tu non sei giunta qui con lei? -
- No, sono stata catturata una decina di giorni prima. Tara non mi ha fatto venire subito qui perché stavo male e temeva che, allenandomi, sarei peggiorata. -
Nemeria annuì e poi scivolò di nuovo in acqua. L'argilla si sciolse e si sparse sulla superficie, allargandosi come una macchia di fango.
- Allora Zahra non si è sognata tutto: la nostra Fiammella è davvero qui. -
Nemeria si girò di scatto. Abayomi avanzava tranquillo verso di loro, con solo il pestemal avvolto sui fianchi. Gocce di sudore gli punteggiavano il viso e le braccia, districandosi sulla grossa ustione che copriva metà del petto e del braccio destro.
- Cosa vuoi? -
- Quanto siamo astiose... e dire che sei qui solo grazie a me, il tuo mentore. -
- Per poco non mi facevi ammazzare. -
Il ragazzo schioccò la lingua e si sistemò la benda sull'occhio, un semplice fascia nera che, unita alla cicatrice sul viso, gli dava un'aria truce, da pirata.
- Ma non è successo e ora sei qui. Se non ti avessi spinta a combattere, ora saresti solo una schiava in mano a chissà chi, com'è successo alle tua amica. -
- Tu... tu sai cos'è successo a Kimiya? - indagò con urgenza Nemeria, sporgendosi verso di lui.
Il sorriso sul viso di Abayomi divenne una fessura scoperta sui denti.
- Potrei saperlo, sì. -
Nemeria uscì dall'acqua in un balzo e marciò fino ad essere faccia a faccia con lui.
- Dimmelo. -
- Cosa mi offri in cambio? -
- Non ti spacco la faccia. -
La rabbia era lì, ancora viva e bruciante. Parlava con lei e per lei, sobillava l'elementale pretendendo la sua forza. L'acqua evaporò dalla pelle come l'umidità al sole.
- Sono appena uscito dall'harara, ho sudato abbastanza. - sogghignò il ragazzo e fece un passo indietro senza scomporsi, - Se mi tocchi, mia bella Fiammella, non credere che me ne starò zitto. Tyrron è stato gentile l'ultima volta, ma se osi anche solo sfiorarmi al di fuori dell'arena, sappi che le dieci frustate del primo giorno saranno niente a confronto. Mina è una sadica, ma Adel, il mio padrone, è un uomo giusto e come tale farebbe applicare la legge alla lettera. - si mise una mano sulla bocca e si piegò come per rivelarle un segreto, - Si dice che, dopo quaranta frustate, anche gli uomini più grossi svengano. Ma magari tu sei così speciale da poterne sopportare cento... -
Il cuore le saltò in gola e il sangue defluì dal viso. Prima che il desiderio di colpirlo avesse la meglio, Nemeria arretrò ripristinando una distanza di sicurezza.
- Vedo che sei ragionevole. Allora, io adesso ho bisogno di lavarmi da tutto questo sudore, poi, quando mi verrà in mente cosa vorrò in cambio dell'informazione sulla sorte della tua amica stupida, ne riparleremo. -
Abayomi si tolse il pestemal e si deterse il sudore dalla fronte, prima di buttarsi in acqua. Nemeria lo seguì mentre nuotava sull'altra sponda.
“Mi chiedo quanto può resistere un uomo nell'acqua rovente?”
Aprì e chiuse la mano. Era meno calda della pietra di luna e dell'oricalco, ma avrebbe potuto provare a immergerla.
- Nemeria...? -
Durga era al suo fianco e la guardava stralunata, il pestamal e le bende strette al petto. La sua rabbia si protrasse anche verso di lei e per un momento il desiderio di distruggerla, di osservare il suo corpo bruciare, divenne così pressante da toglierle il fiato. Sarebbe bastato un suo tocco, uno sfioramento casuale, perché sbocciassero le fiamme.
“No!”
- Stai male? -
- Andiamo fuori, mi sento soffocare. - borbottò Nemeria, dando le spalle alla piscina.
Agguantò Durga per il polso e la trascinò negli spogliatoi, dove si sedette su una delle panche e intrecciò le dita sulle ginocchia. Tremava e il sudore inquinò le poche gocce d'acqua che ancora le imperlavano le braccia e la schiena. Con gli occhi chiusi e la sua stessa voce che scandiva i secondi, il tempo parve dilatarsi ed evaporare.
- Chi era quello? -
Nemeria inspirò e raccolse i pochi pensieri scampati alle fiamme.
- Era il capo della banda dei Cani. - riuscì a dire.
- Lo odi? -
- Non lo so. -
Schiuse le palpebre. Il profilo delle gambe di Durga era sfocato e il colore della sua pelle un acquerello troppo diluito.
- Non so chi sia Kimiya, però magari posso provare a chiedere ad Ahhotep se ne sa qualcosa. - si offrì con un sorriso.
- Pensi che accetterà? -
- Certo, altrimenti le metterò il broncio finché non mi dice di sì. -
- Grazie, io... -
- Se Kimiya è tua amica, è anche mia amica. -
Sorrise e i suoi occhi inchiodarono il cuore di Nemeria al muro, la fecero vergognare per aver anche solo accarezzato l'idea di ucciderla.
- Finisci di vestirti e andiamo a trovare Noriko, prima che si faccia tardi. -
Nemeria si asciugò rapidamente, lasciò il pestemal nella cesta sotto gli scaffali e si affrettò dietro Durga. La Scuola si stava svegliando e i corridoi erano affollati anche da bambini parecchio più giovani di lei. Alcuni avevano ancora gli occhi semichiusi e, nonostante fossero vestiti, si affidavano alla guida dei loro compagni ben più svegli, come Durga, che erano lucidi pure a quell'ora.
Davanti all'infermeria non c'era nessuno e la porta era socchiusa, sembrava invitarle a entrare. Nemeria bussò piano e attese accanto a Durga, che litigava con un ciuffo di capelli che non ne voleva sapere di stare al suo posto. Quando Nande si affacciò, fecero entrambe un passo indietro.
- Perché la tua amica ha le bende in mano? -
Il suo sguardo di disapprovazione, unito al tono di biasimo, fece rizzare i capelli a Nemeria.
- Sono andata a farmi il bagno e ho pensato di toglierle per non farle bagnare. -
- Chi è il curatore delle due? -
- Tu... -
- La prossima volta non pensare, vieni da me a chiedere. - Nande si passò una mano sul viso e si massaggiò la radice del naso, - Scusami, è stata una notte molto lunga. Vieni, scommetto che vuoi sapere come sta la tua amica. -
Nemeria entrò per prima. L'infermeria era molto silenziosa, ma più popolata del giorno prima: quattro ragazzi dormivano con le lenzuola rimboccate sul petto, tutti con un una pezzuola sulla fronte, il sudore appiccicato alla faccia come una maschera d'olio.
- Che cos'hanno? -
- Non lo so, Reza me li ha portati che erano già febbricitanti. - sospirò Nande e indicò il letto sotto la finestra, il più lontano di tutti, - Ho sistemato Noriko lì, avverti la Syad che oggi non sarà presente agli allenamenti. -
- Sta tanto male? - si allarmò Durga.
- Non proprio, ma almeno per i prossimi... dieci giorni dovrà stare a letto. -
- Così tanti? -
- Sì, è meglio così. - le sistemò il ciuffo nella coda e la sospinse in avanti, - Le ho dato una tisana di asperula e arancio, non dovrebbe svegliarsi, ma voi non fate baccano. -
Entrambe annuirono e Nemeria si trattenne dal correre al capezzale di Noriko. Dormiva tranquilla, con le braccia stese lungo in fianchi, composta come quando andavano ad allenarsi. Le prese la mano e le posò un bacio sul dorso, tra le nocche dell'anulare e del medio.
“Sono qui, Noriko.”
Sperò che l'amica la sentisse in qualche modo.
- Mi mancherà agli allenamenti. - le soffiò Durga all'orecchio, la mano piegata vicino alla bocca per schermare la voce, - Lei è bravissima, Tara me ne ha parlato molto. -
- Lo so, Noriko è... davvero fantastica. -
Le rimboccò le coperte, stando bene attenta a non fare movimenti troppo bruschi, prima di sedersi sullo sgabello che le stava indicando Nande e spogliarsi. Quando ebbe cambiato le bende, la donna le mise alla porta senza troppe cerimonie.
- Niente sforzi eccessivi, ricordatelo. Cerca di evitare le visite finché non ho capito cos'hanno gli altri quattro. - le raccomandò e poi tornò dentro.
Nemeria rimase a fissare la porta finché Durga non le passò la mano davanti agli occhi.
- Andiamo a fare colazione. -
- Giusto... sì. - le venne in mente che aveva anche un altro, peloso problema, - Danno mai carne da mangiare? -
- La mattina di sicuro no, ma comunque non ne distribuiscono mai molta. Dicono che fa venire la gotta. -
- Cos'è? -
- Non lo so, ma il nome è brutto. Anch'io ho voglia di mangiare qualcosa di più sostanzioso dei soliti legumi. -
- Non è per me, in realtà. È per un... gatto. -
Durga strabuzzò gli occhi: - Davvero? -
- Sì, l'ho trovato ieri e Tyrron mi ha detto che potevo tenerlo, a patto che me ne occupassi io. -
- Mmm... potresti dargli del pesce, Tara mi ha detto che lo cucinano spesso. -
- E per stamattina? -
- Se lo danno, potresti portargli un po' di latte. -
- Altrimenti? -
- Altrimenti andiamo dalla cuoca e proviamo a chiederglielo. -
- E se dice di no, dirò che Tyrron vuole che me lo dia. -
- Non si dicono le bugie! -
- Lo farò se si rifiuterà. - replicò Nemeria risoluta, anche se dentro di sé sentiva che quel piano era molto, molto stupido.
Lo sguardo di Durga era eloquente su cosa pensasse.
- E se ti scoprono? -
“Sono spacciata.”
- Non penso che Tyrron si arrabbierà. -
Era solo una mezza verità, in fin dei conti: effettivamente, Nemeria non aveva la più pallida idea di come il suo padrone avrebbe potuto prenderla.
Arrivarono al refettorio che la maggior parte dei tavoli erano già stati occupati. Saltellando, Durga andò a prendere i loro vassoi. Quella mattina erano stati serviti del pane di segale appena sfornato, noci, mandorle in guscio mescolate nei cereali e una ciotola di latte. In un piatto a parte c'era un melograno rosso e succoso.
- Ah, ecco Tep! - Durga la salutò e trotterellò tutta contenta vicino a lei, - Noriko stamattina non viene, lo dobbiamo dire a Sayuri. -
- Come mai? -
- Non si sente molto bene e Nande ha detto che deve rimanere a letto. -
La ragazza annuì e tornò a mangiare senza aggiungere altro. Ignorò Nemeria come se non fosse nemmeno lì.
“Forse è meglio così.”
Nemeria non capiva da dove fossero uscite quelle parole. Non provenivano dall'elementale, non aveva udito la sua voce mentre le pronunciava, però la sua presenza era innegabile. Le Anziane avevano sempre menzionato l'istintività del fuoco, la sua forza travolgente e quasi incontrollabile. Che fosse un influsso della sua stessa essenza? Qualcosa di imprescindibile, che non poteva controllare?
“Non dire stupidate. Tutte le Jinian possono imparare a domare il fuoco. ”
Le sue sorelle avevano appreso come dominare gli elementi sotto la guida delle Anziane; avevano percorso i Quattro Sentieri e ne avevano appreso i segreti fino ad arrivare alla completa padronanza di ciascuna forza. E lei? Come poteva arrivare a capire e a controllare tutto ciò da sola? Lo sconforto la pervase.
“Non abbatterti, datti una priorità. Occupati prima di Batuffolo, poi il resto.”
Finì di mangiare col sottofondo delle chiacchiere di Durga, che continuava a parlare senza sosta, mentre Ahhotep si limitava a mugugni e lievi cenni di assenso. Se Nemeria non avesse saputo del legame che le univa, avrebbe detto con sicurezza che Ahhotep non la stava ascoltando.
- Torno un attimo in camera. - disse mentre si alzava.
Durga annuì e le fece l'occhiolino e Ahhotep la osservò di sbieco.
- Dove stai andando con quella ciotola? -
A porgerle la domanda non era stato il cuoco, bensì la guardia che presidiava l'ingresso del refettorio, un uomo allampanato che, più che indossare l'armatura, pareva navigarci all'interno.
Nemeria si stampò in faccia il sorriso più calmo e sincero del suo arsenale.
- Il mio padrone ha detto che devo bere molto latte per crescere forte. -
- E cosa ti impedisce di berlo qui nel refettorio con gli altri? -
- Ma è troppo da bere tutto in una volta. -
- E allora lascialo. -
- Ma il mio padrone mi ha dato il permesso di farlo. -
A quell'ultima frase, la guardia ammutolì. Un altro uomo con la mascella volitiva e i baffi incerati ricurvi si protese verso di lei e la soppesò con lo sguardo.
- A chi appartieni, asira? -
- Tyrron, signore. -
- Questo posto non appartiene ad aghà Tyrron, non può decidere di cambiare le regole a suo piacimento. Ciò che aghà Koosha ha deciso, vale per tutti. -
“Pensa, Nemeria, pensa.”
- Ma ha già parlato con lui. - mormorò e abbassò gli occhi sulla ciotola di latte per mascherare la paura che le era montata dentro, - Se però non è proprio possibile, lo metto a posto e parlate voi con Tyrron. -
Si era già girata quando la guardia la richiamò.
- Spero per te che non sia una bugia, altrimenti passerai dei gran brutti guai. -
Nemeria stava sudando freddo. Sì, era decisamente un piano molto stupido, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro.
- Ora fila, va'. -
Non se lo fece ripetere due volte. Non corse soltanto perché avrebbe rischiato di far cadere tutto il latte. Quando arrivò in camera, Batuffolo ronfava tranquillo sul cuscino. Le aveva mordicchiato la federa e strappato le lenzuola in alcuni punti, ma a parte quello non aveva fatto altri danni. Non appena Nemeria si richiuse la porta alle spalle, il cucciolo sollevò la testa e si stiracchiò cautamente, allungando la zampa ferita per ridestare le giunture intorpidite.
- Sei una belva. - lo rimproverò e avrebbe dovuto essere più dura, ma cedette quando Batuffolo cominciò a strusciarsi sulla sua coscia, - Sei un ruffiano. -
Il caracal miagolò e si lasciò cadere a pancia in su, in un chiaro atteggiamento da coccole, e quando Nemeria si arrese al suo fascino felino assaltò la sua mano con morsetti e zampate giocose, muovendo la coda a scatti quasi come un cane.
- Devo trovarti qualcosa per farti le unghie o mi distruggi la stanza. - gli elargì dei grattini sulla testa e poi sotto il mento, - E magari una ciotola per l'acqua. -
Con disappunto di Batuffolo, Nemeria si alzò e, dopo aver posato la ciotola di latte sul pavimento, cominciò a frugare nella stanza alla ricerca di un nuovo recipiente. Di fianco al letto di Noriko trovò un vaso da notte impolverato e sbrecciato.
- Questo può andare. -
Batuffolo stava lappando il latte, quindi Nemeria uscì e corse a perdifiato al piano terra. Non vedeva pozzi, ma da qualche parte dovevano pur attingere l'acqua, no? Non aveva tempo per cercarlo però, non con Sayuri così fissata sulla puntualità. Un'idea le balenò in mente. Oltrepassò il refettorio e il campo d'allenamento dell'aria e si diresse verso il porticato che aveva visto la sera prima. Alla luce del sole era ancora più bello, con i tralicci d'uva dipinti che si arrampicavano su tutte le colonne. Non c'era ancora nessuno. Riempì il vaso con il cuore in gola e, non appena fu pieno, corse di nuovo su per le scale. Batuffolo la accolse con un miagolio e zampettò fino a lei alla ricerca di coccole, incurante del fatto che la sua padrona non avesse fiato nemmeno per stare in piedi.
- Appena... appena torno, mi occuperò di te. Adesso devo andare o Sayuri si arrabbierà. -
Posò il vaso da notte sul pavimento ai piedi del letto e schizzò fuori a rotta di collo, verso il campo d'allenamento del fuoco. Durga e Ahhotep erano già lì, sedute nella posizione del loto, con Sayuri che le teneva sott'occhio.
- Per un soffio. Un minuto ancora e avrei cominciato a conteggiare il ritardo. - la Syad sorrise, le braccia intrecciate sul petto, - Mettiti vicino a Durga, forza. -
Nemeria obbedì. Chiuse gli occhi e tentò di concentrarsi sul battito del suo cuore e sul ritmo del suo respiro.
“Ma perché ci alleniamo qui se lei è la Syad dell'aria?”
La domanda si fece strada in lei come una pulce e senza alcun preavviso. Era strano pensare che, benché Sayuri non fosse una Dominatrice del fuoco, avesse deciso di farle allenare in quel campo. Non che stessero facendo chissà che.
- Tutte in piedi. - ordinò Sayuri e le studiò con i piedi divaricati ben piantati a terra, - Oggi partiamo con l'allenamento fisico vero e proprio. Cominciate con venti giri di corsa. Mantenete un'andatura costante e non vi fermate finché non ve lo dirò io. Se deciderete di fare di testa vostra, aggiungerò un ulteriore giro, chiaro? -
- Chiaro. - rispose Ahhotep per tutte.
- Bene, mettetevi in riga lì. - indicò un punto alla sua sinistra, - Al mio tre, partite. -
Si allenarono tutta la mattina e il pomeriggio, fino a tarda sera. Sayuri non diede loro tregua. Permetteva loro di fare una pausa di massimo un minuto tra un esercizio e l'altro, per poi obbligarle con uno sguardo autoritario a tornare subito al lavoro. E se all'inizio non era un esercizio così pesante, dopo la prima seria di addominali Nemeria avvertì le forze mancarle. Stare distesa sulla schiena le faceva vedere le stelle e dopo l'ennesima serie di piegamenti non si sentiva più le braccia. Alla fine della lezione, quando il sole era già calato da un pezzo, le parve di essersi trasformata in un ammasso di dolori e fitte.
- Domani alla stessa ora, puntuali. - dichiarò la Syad e le congedò con un cenno del capo.
Ahhotep camminava senza quasi piegare le gambe. Durga si stringeva le braccia con gli occhi lucidi. Nemeria ebbe l'impulso di abbracciarla, ma una fitta alle spalle le ricordò quanto fossero misere anche le sue condizioni.
- Io vado a lavarmi. Dovresti farlo anche tu. - le disse a bassa voce.
Durga concordò e, per quanto le gambe glielo permettessero, aumentò il passo per star dietro ad Ahhotep. Dall'occhiata che le elargì, Nemeria capì che anche lei ne aveva bisogno.
I bagni erano deserti a quell'ora. Senza esitare, le due Dominatrici del fuoco si buttarono in acqua, mentre la loro compagna avanzò fino al bordo, per poi scendere gli scalini della piscina. Non era magra come Kimiya, ma possedeva una una grazia simile a quella di una ballerina, con le ossa del bacino sporgenti e il seno piatto, aderente alle costole.
A cena venne servito un trancio di pesce spada accompagnato da cus cus, lavash, il pane non lievitato, e hummus di fave. Nemeria mangiò tutto fuorché il pesce, che nascose nel tovagliolo di stoffa. Ahhotep si accorse di quando infilò il bottino nella tasca, ma non disse nulla.
- Allora ci vediamo domani? -
- Certo! - rispose Durga, con la bocca piana.
La salutò e si defilò in camera. Batuffolo, non appena mise piede dentro, trotterellò fino a lei, miagolando con gli occhi ben aperti.
- Ecco, ecco. Tieni. - sorrise Nemeria e posò a terra il tovagliolo.
La stanza era stranamente in ordine. Le lenzuola erano state cambiate assieme alla federa. Doveva essere stato così anche gli altri giorni, ma lei non ci aveva mai fatto caso, troppo presa da altri pensieri.
“Quindi c'è qualcuno che si occupa delle pulizie. Chiunque sia, ha visto Batuffolo.”
L'angoscia l'atterrì.
- In che razza di guaio mi sono cacciata... - si mise le mani sulla faccia, - Madre, perché non rifletto mai prima di fare le cose? -
Qualcosa si increspò quando si sedette sul letto.
“Un biglietto?”
Era un pezzo di pergamena grande poco più del palmo della sua mano, accuratamente ripiegato in quattro. In un sihamnstico stentato c'era scritto: Non avere paura, il tuo segreto è al sicuro con me.
Nemeria rimase a fissare il foglio per un lungo minuto, senza sapere che pensare. In realtà, non ebbe nemmeno il tempo per rifletterci, perché qualcuno bussò alla porta. Immediatamente prese Batuffolo e lo spinse sotto il letto, sperando con tutta se stessa che non uscisse allo scoperto.
Bahar si guardava intorno con un'aria trasognata e sussultò quando Nemeria le schioccò le dita davanti al naso.
- Che ci fai qui? -
- Ti porto un messaggio da Tyrron. - sbadigliò e si stropicciò gli occhi, - Scusami, ma sono in piedi dalle cinque di stamattina. Dicevo... il padrone mi ha detto di farti presente che uno di questi giorni dovrai andare di nuovo con lui all'arena. -
- Quando? -
- Non è stato specifico, ha molto lavoro da fare. Ha aggiunto che può venire anche Noriko, se vuole. -
Nemeria scosse la testa: - Non sta molto bene. Nande ha detto che deve stare a riposo. -
- Ah, che cos'ha? -
- È diventata una donna. -
Il viso di Bahar si adombrò e le sue spalle si irrigidirono. Lo sguardo di pietà che le rivolse le fece venire la pelle d'oca.
- Riferirò anche questo, allora. Stammi bene. -
Nemeria la seguì con gli occhi finché la sua testa non sparì oltre le scale. Prima il biglietto, ora questo: avrebbe mai avuto un po' di pace?
- Madre, abbi pietà di me... -
Nei nove giorni che seguirono, Sayuri si impegnò per distruggerle. Cominciavano ad allenarsi la mattina presto, subito dopo colazione, e andavano avanti fino ben oltre l'ora di pranzo o di cena. La Syad era inflessibile, ma non infieriva mai troppo su di loro, nemmeno quando doveva riprenderle più d'una volta per correggere la posizione delle braccia o l'angolatura delle gambe. Era una scalata verso la perfezione e l'apprendimento del wushu era solo il primo gradino.
La mattina era Durga a venirla a tirare giù dal letto con la scusa che lei non sentiva il canto del gallo. E in effetti era vero, ma d'altronde Nemeria riusciva a prendere sonno solo poco prima che albeggiasse e la stanchezza le tappava le orecchie. Aveva le gambe così rigide e le braccia così doloranti che, a volte, le sembrava di dormire su un letto di chiodi. Nonostante il dolore, però, la mattina si alzava, si andava a lavare e poi incespicava in infermeria. Dopo i primi giorni, non aveva visto più i ragazzi ed era rimasta come ospite fisso solo Noriko. Quando Nemeria andava a farle visita, dormiva serena. Soltanto una volta, intorno al terzo giorno, Nande le impedì di avvicinarsi.
- Stanotte ha avuto la febbre, è meglio se per oggi ti limiti a farti cambiare le bende. -
Nemeria avrebbe voluto protestare, ma poi, notando il colorito pallido delle sue labbra, si era rimangiata qualsiasi obiezione: la malattia non era qualcosa contro cui potesse combattere e, per quanto desiderasse starle accanto, non poteva permettersi di stare male, non ora che aveva Batuffolo di cui prendersi cura.
Il cucciolo sembrava trovarsi a suo agio in camera di Nemeria. Dormiva tanto e non era raro che si svegliasse solo quando lei tornava per portargli il cibo. Spesso accadeva che non riuscisse a risalire, lasciando Batuffolo a digiuno. O almeno così credeva, finché quasi non scivolò su un osso di pollo mentre rientrava. All'inizio, ogni volta che saliva in camera si aspettava di trovarsi Tyrron e Koosha, il padrone della scuola, pronti a punirla. Poi si rese conto che, chiunque fosse a prendersi cura del caracal, intendeva davvero mantenere il segreto: l'acqua non mancava mai, così come una ciotola di latte o un pezzetto di carne. Le fece anche trovare una specie di tiragraffi fatto da un tronco di legno avvolto da pesanti e spesse corde, che ben presto divenne il nuovo passatempo di Batuffolo.
Al decimo giorno, Noriko tornò a dormire nella loro stanza. Era pallida, un po' più magra e si stancava in fretta. Tuttavia, nonostante la fatica che faceva a piegarsi, non appena rimasero sole si lasciò abbracciare. Non aveva ancora recuperato tutte le forze, ma non era importante: erano di nuovo insieme e questa era l'unica cosa che contava.
La mattina seguente, un bussare insistente alla porta svegliò Nemeria. Al posto di alzarsi, decise di infilare la testa sotto il cuscino. Batuffolo, che ancora si rifiutava di dormire nella sua cuccia di stracci, si acciambellò al suo fianco.
- Tu e quella palla di pelo siete uguali. - la riprese Noriko.
Un mugugno e un miagolio stizziti furono la risposta che ottenne.
- Vado ad aprire io, non scomodarti. - aggiunse la ragazza in un borbottio scocciato.
Nemeria si stiracchiò e sbadigliò. La fatica del giorno prima le aveva reso i muscoli di pietra.
- Come ti senti? -
La voce di Bahar la destò completamente. Scese giù dal letto e allungò il collo oltre la spalla di Noriko.
- Sto bene. Mi ero stufata di stare in infermeria. - rispose Noriko, - Come mai sei qui? -
- Tyrron voleva essere sicuro che ti fossi ripresa. Dice che sei giorni fa eri un cadavere, sarà contento di sapere che sei quasi come nuova. - indugiò un istante e si schiarì la gola, - Non penso che Nemeria te lo abbia detto, ma vi ha anche invitate ad andare all'arena. Oggi. -
- Sono obbligata a venire? -
- No, se non vuoi. -
- Allora credo andrò ad allenarmi. - dichiarò e guardò Nemeria, - A te forse farebbe bene una pausa. Non sei abituata ad esercitarti tutti i giorni. -
“Non sono abituata a Sayuri e basta.”
- Non penso di poter declinare l'invito. -
Bahar ridacchiò: - Credi bene. Ti aspetto assieme a Morad di sotto. Facciamo colazione per strada. -
Nemeria annuì e, non appena la ragazza se ne andò, si tose la “tunica da letto”, un altro dono che le aveva permesso si smettere di usare quella buona che aveva da prima che Tyrron la catturasse. Si preparò quanto più in fretta poté, per poi farsi accompagnare da Noriko in infermeria. Intercettò diverse occhiate di Nande rivolte alla sua compagna, ma non aveva la forza mentale per preoccuparsene.
“È una guaritrice, è normale.”
- Bene, direi che sta andando tutto liscio. - annunciò osservando i segni delle frustate, - Rimarranno le cicatrici, questo poco ma sicuro, però non ci sono segni di infezione. Non serve che ti dica che non devi fare sforzi eccessivi, vero? -
- Oggi non farò nulla, vado con Tyrron all'arena. -
- Ottimo, serve un po' di svago, soprattutto per una bambina in crescita come te. - fece per aggiungere altro, ma Noriko si inserì nel discorso.
- Dovresti sbrigarti. Tyrron non ha molta pazienza. -
Nemeria la fissò corrucciata.
- A me non sembra di averci messo così tanto. - obiettò.
- In realtà sì. Tra il bagno e la palla di pelo, hai perso molto tempo. -
- Allora vado. Tu non vieni? -
- No, lei deve ancora farsi visitare da me. - disse Nande.
- Sì, non ti preoccupare. Tu vai, mi occupo io di tutto. - la rassicurò Noriko con un pallido sorriso.
Nemeria era restia. Le sembrava che ci fosse qualcosa che le sfuggiva, che i giochi di sguardi tra Nande e Noriko non fossero casuali, ma non aveva davvero tempo per rifletterci. Era già fortunata che Tyrron non avesse ancora scoperto quello che aveva detto alle guardie, non avrebbe tirato ulteriormente la corda.
- A stasera. -
- Divertiti. -
Nemeria esitò un istante sulla soglia, infine uscì senza voltarsi indietro.

  
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