Note
dell’autrice (1): Avevo
anticipato sulle scorse note che avrei dato
informazioni sull’epilogo. Alla fine l’ho messo
qui, all’interno di questo
capitolo, separato dal resto giusto appena appena dalla scritta
“[Epilogo]”. Per cui yep, questo è
proprio l’ultimissimo capitolo. Ci vediamo
nelle note sotto. Buona lettura, Elle ♥~
CAPITOLO
XVII
“Ho
scoperto una cosa importante, Ben
[…], e cioè che la realtà è
sempre
più
sopportabile del suo fantasma, anche
se è peggiore! Non volevo figli,
ora
ne ho due, bè non è questa la cosa
orribile, la cosa orribile è di aver
avuto
tanta paura di questa meraviglia…”
(Daniel Pennac, Il
paradiso degli orchi)
23
gennaio 2017
Jimin
non ne poteva
più di piangere. Era sempre stato un ragazzo piuttosto
incline alle lacrime, ma
nell’ultimo periodo ne aveva versate davvero troppe, si
sentiva un miserabile.
Aveva pianto di rabbia, di paura, di dolore e poi di
felicità. E adesso erano
arrivate le lacrime di rimorso, iniziate il momento in cui
l’aria gelida di
fine gennaio aveva toccato il suo viso, appena fuori dal palazzo dove
vivevano
Jungkook e Hoseok. La calma del ragazzo lo aveva spiazzato. Sembrava
quasi che
fosse pronto a ciò che era successo e il modo in cui aveva
accettato le sue
parole aveva profondamente colpito Jimin. Sperava che ciò
che gli aveva detto,
ovvero che gli credeva, fosse la verità. Gli era sembrato
sincero, ma lui non
era Taehyung. Taehyung avrebbe capito subito con un solo sguardo i
sentimenti
del più piccolo. Si chiese se l’amico avesse fatto
bene a riporre in lui tutta
quella fiducia. Il modo in cui Jungkook aveva però parlato
di Taehyung aveva
dato modo a Jimin di credere che si sarebbe ripreso prima del previsto.
Era
sicuro, nel profondo dentro di sé, che prima o poi avrebbe
capito che per loro
non ci sarebbe mai stata nessuna possibilità
perché lui stesso era già
destinato a un’altra persona. Anche il suo cuore era
già occupato, ma,
esattamente come era stato per lui, anche Jungkook doveva ancora
capirlo.
Questo pensiero lo aveva confortato per un po’, il tempo del
tragitto in
ascensore, ma poi gli era tornato in mente il modo in cui il
più piccolo lo
aveva abbracciato e si era sentito di nuovo lo stomaco affondare. Si,
Taehyung
gli sarebbe stato accanto e prima o poi Jimin era sicuro che lo avrebbe
risvegliato, ma ciò non toglieva il fatto che soprattutto
all’inizio per Jungkook
sarebbe stata dura. E Jimin a questo pensiero si era di nuovo messo a
piangere.
Aveva guardato l’ora e fatto una telefonata. Yoongi aveva
risposto con la sua
solita voce roca e strascinata che si era poi fatta subito
più presente quando
aveva sentito i singhiozzi di Jimin. Era uscito da poco dal lavoro e
stava rientrando
in quel momento, e dunque aveva detto a Jimin di andare da lui e Jimin
ci si
era precipitato. Al suono del campanello Yoongi era scattato, urlando a
Jin,
solo insieme a lui in casa, chiuso nella propria camera, di non
preoccuparsi e
aveva poi portato velocemente Jimin in camera. Il momento in cui aveva
chiuso
la porta Jimin aveva ripreso a versare quelle lacrime che aveva dovuto
trattenere con sforzo mentre era nel bus, e Yoongi lo aveva stretto,
rimanendo
un po’ in piedi con lui e poi mettendosi seduto sul letto e
facendo accoccolare
Jimin vicino. Il più piccolo si era sfogato un altro
po’, mentre Yoongi lo
aveva tenuto tra le sue braccia accarezzandogli dolcemente i capelli e
sussurrandogli che tutto si sarebbe sistemato.
–
Mi dispiace, piango
in continuazione, non ce la faccio più. Ma oggi è
stato… difficile, Yoongi.
Così difficile.
–
Ovviamente, ma
andrà tutto bene. Kookie ti ha detto che ha capito, no?
–
Si, ma io mi sento
così schifoso, uno schifo assoluto.
–
Jiminah, no! –
Yoongi aveva a questo punto quasi gridato e lo aveva preso per le
spalle,
costringendolo a guardarlo – Non sei uno schifoso, non devi
dire una cosa del
genere! Non devi nemmeno pensarla perché non è
così! Non è così! Mi hai capito?
–
Però…
–
No. Non ti permetto
di parlare in questo modo. Hai detto tutto a Taehyung, no? E anche lui
ha
capito. Lui, che è il tuo migliore amico, ma che chiaramente
a quanto mi hai
detto prova anche qualcosa di forte per Jungkookie. E ti ha detto la
stessa
cosa, ciò che hai fatto è comprensibile. Non
c’era cattiveria nel tuo cuore,
questo ti avrebbe reso uno schifoso.
–
Yoongi-hyung, io
però sapevo quello che stavo facendo, mi sono attaccato a
lui per trovare
conforto dal fatto che tu te ne fossi andato.
–
Ma è forse una
colpa quella di aver cercato la felicità? – il
tono di Yoongi era ora più
morbido, stava cercando di arrivare con delicatezza al cuore di Jimin e
convincerlo delle sue parole – Io ho fatto lo stesso,
Jiminah. Ti ho
abbandonato, sperando di ritrovare la serenità lontano, in
un altro posto. Non
ha funzionato, mi sono reso conto di aver fatto la scelta sbagliata, ma
non
l’ho fatto apposta. In quel momento ho creduto davvero che
fosse l’unica
soluzione per tornare a stare bene. E invece ti ho fatto male, senza
saperlo.
Ma tu stesso mi hai detto l’altra sera che non dovevo farmene
una colpa, no? –
gli dette un piccolo bacio sulla punta del naso – Tu hai
agito come me. Hai
cercato di essere felice e hai cercato questa cosa in una persona.
Jungkookie
non ti ha detto di essere stato contento all’idea di averti
aiutato? È vero,
non ha funzionato, ma hai dimostrato di avergli dato
un’enorme fiducia, di aver
messo nelle sue mani la tua felicità. Sarà forse
difficile affrontare questo
rifiuto all’inizio, ma pensa al dopo. Taehyung gli
sarà vicino e io spero come
te che presto le cose tra loro vadano come sarebbero sempre dovute
andare.
Jungkook anche sarà felice con qualcuno che lo ama davvero e
il ricordo che gli
rimarrà di te sarà di quello di una persona che
lo ha ritenuto così speciale da
poter essere l’unico a cui affidare quel briciolo di speranza
di felicità che
gli era rimasta. Non smetterà di volerti bene Jiminah, sono
sicuro che
continuerai ad occupare uno spazio di riguardo nel suo cuore.
–
Sei… sicuro?
–
Si, e questo è il
tuo hyung che ti parla, non il tuo fidanzato. Quindi non
c’entra niente il
fatto che ti amo, sono convinto di quello che dico perché la
maturità della mia
età me lo permette.
Jimin
non rispose a
queste parole e si fece invece tutto rosso. Non riuscì a
trattenere un sorriso
mentre nascondeva il viso nella maglia di Yoongi.
–
Che hai adesso? Ti
ho convinto così facilmente?
–
Si… no cioè non è
quello – sollevò gli occhi luminosi su Yoongi
– non mi avevi mai detto che mi
ami prima. Non esplicitamente.
Yoongi
spalancò gli
occhi e arrossì anche lui.
–
N-no? Non avevo…
cioè io… e-era ovvio, nel senso…
Jimin
scoppiò a
ridere e gli dette un bacio profondo e intenso, che Yoongi non si
aspettava.
–
Anche io ti amo.
Così tanto che non immagini – disse buttandogli le
braccia al collo – Grazie.
Quello che hai detto è vero. Mi ci vorrà forse un
po’ a convincermene, ma sono
sicuro che prima o poi tutti staremo bene.
–
Ne sono convinto
anche io – rispose Yoongi sorridendo e tenendolo stretto.
Jimin si fece cullare
un po’ da quelle calde braccia e poi parlò di
nuovo:
–
Yoongi…
–
Mh?
–
Hai chiamato
Hoseok-hyung?
Yoongi
emise un suono
gutturale, tra l’infastidito e il sofferente, e Jimin
scoppiò a ridere.
–
Ti ha chiamato lui
vero? Cosa ti ha detto? Ti ha fatto implorare il suo perdono, non
è così??
–
Jiminaah, basta
dai, non ne voglio parlare – disse Yoongi facendo una smorfia
e nascondendo a
stento un sorriso – Mi ha chiamato dopo di te, mentre stavi
venendo qui, ci
siamo chiariti e basta. Smettila di ridere!
–
Te la farà
scontare, ne sono sicuro.
–
La farò scontare io
a te se non la pianti subito.
–
Vorrei proprio
sapere come, hyung.
Yoongi
assottigliò
gli occhi:
–
Vuoi scommettere?
Jimin
ebbe la cattiva
idea di scommettere.
****
–
Credi che Jin-hyung
abbia sentito qualcosa? – chiese Jimin preoccupato mentre
Yoongi se lo attirava
a sé unendo in un abbraccio il calore dei loro petti nudi.
Non erano andati
troppo oltre, Yoongi su questo continuava ad essere irremovibile, ma al
di là a
sufficienza perché Jimin si facesse a un certo punto un
po’ troppo sonoro.
L’idea che Jin-hyung potesse aver sentito qualcosa lo metteva
in un imbarazzo
incredibile, come ne aveva provato poche volte in vita sua. Yoongi
ridacchiò e
gli baciò la testa:
–
Non credo, le
pareti non sono poi così sottili e probabilmente
sarà concentrato su altro. In
ogni caso, non sarebbe la fine del mondo, è più
grande di noi e vaccinato, ne
sarebbe meno sconvolto di quanto credi.
–
Si, ma-
–
Jiminah, avrebbe
comunque da farsi perdonare troppe volte in cui è toccato a
me essere testimone
oculare dei suoi sollazzi notturni con Namjoon per venire a lamentarsi.
No,
aspetta! Non oculare, ew, no no! Volevo dire… come si dice?
Testimone uditivo?
–
Non ne ho idea –
rispose Jimin ridacchiando.
–
Beh, hai capito
cosa intendo. Stai tranquillo piccolo. Jin-hyung non ha
subìto traumi – prese
ad accarezzare i capelli scuri di Jimin – Ti sei un
po’ calmato? Eri troppo
sconvolto quando sei arrivato.
Jimin
annuì:
–
Si, sto meglio. Ho
fatto bene a venire qui.
–
Si che hai fatto bene
– rispose Yoongi baciandolo sulla guancia e prendendogli una
mano – Puoi venire
sempre quando ti senti giù – gli baciò
una spalla – e quando ti senti su – gli
baciò la fronte– e quando ti senti in mezzo
– gli baciò le labbra e soffocò
così la risata appena nata in Jimin.
–
Hyung… – disse
Jimin cercando di inserire le parole in quei brevi attimi di pausa che
le
labbra di Yoongi gli concedevano. Era completamente immerso in quel
bacio e
solo a fatica lo interrompeva negli istanti necessari a riprendere
fiato – dovremmo…
Yoongi… devo andare…
Il
mormorio assente
con cui Yoongi rispose gli fece capire che avrebbe dovuto avere un
po’ più di
polso se avesse voluto fermare il più grande. Gli prese le
spalle delicatamente
e lo scansò da sé – Taehyungie mi sta
aspettando per cena, devo davvero andare.
Yoongi
alzò gli occhi
al cielo, ma si arrese. Mentre si rimettevano le loro magliette Jimin
chiese a
Yoongi se non fosse il caso di parlare con Jin e Namjoon.
–
La mia intenzione
era venire qui venerdì intorno alle sei e parlarci,
perché ho così tanto da
fare all’accademia che credevo di non avere tempo prima di
quel giorno. Ma
visto che c’è stato questo cambio di programma
forse dovremmo approfittare –
mise la sua piccola mano su quella più grande di Yoongi
– insieme. Si meritano
qualche spiegazione e dei ringraziamenti, non trovi?
Yoongi
fu d’accordo e
sebbene affrontare determinati discorsi non fosse semplice per lui,
mentre la
mano calda di Jimin teneva la sua più fredda per fargli
strada nel corridoio
sentì che avrebbe potuto fare qualsiasi cosa. Jimin
bussò alla porta di Jin e
il ragazzo lo invitò ad entrare.
–
Jiminie? Ah, mi
pareva di aver sentito la tua voce! – esclamò Jin
facendo un giro di 180 gradi
sulla sua sedia girevole e voltandosi verso Jimin e Yoongi. Alle sue
spalle lo
schermo della televisione era acceso su quella che sembrava essere la
partita
un videogioco. Jimin si fece rosso e spalancò gli occhi:
–
C-che intendi? Hai
s-sentito la mia v-
–
Hyung, Jiminah è
qui perché ci sono delle cose che deve dire. –
Yoongi tagliò corto prima che
Jin con un’altra parola mandasse Jimin in iperventilazione
– quando torna
Namjoonah?
–
Oh? Joonie? – Jin
gettò uno sguardo al vetro dell’orologio da polso
– dovrebbe essere qui a
momenti. Voleva vedere un film che proprio non mi interessava quindi
alla fine
è andato da solo – disse ridacchiando
all’idea e tirandosi in piedi – vuoi
parlare con lui? Ti posso fare qualcosa di caldo nel frattempo.
–
Magari, grazie
hyung! – esclamò Jimin uscendo dalla camera
seguendo Jin. Yoongi disse dal
fondo della fila:
–
Allora cioccolata
calda con panna.
–
Yoongiah, tu non
prendi mai la panna!
–
No, no, infatti io
non la voglio – rispose Yoongi a Jin. Il più
grande rimase interdetto e Yoongi
sentì il bisogno di dare spiegazioni anche se avrebbe voluto
evitare – Hai
detto sì a qualcosa di caldo, Jiminah, credevo che dunque
avresti scelto la
cioccolata calda e so che ti piace con la panna.
Jimin
divenne tutto
rosso a queste parole e si ritrovò a balbettare:
–
S-si, era… era
proprio quello che volevo.
Jin
corrugò la
fronte, ma non disse nulla. Mandò solo una preghiera
telepatica a Namjoon
affinché si sbrigasse a tornare a casa il prima possibile
dato che lui stava
morendo di curiosità.
Namjoon
non arrivò al
503 prima di un’altra ventina di minuti, di cui Jin
sentì tutto peso poiché non
vedeva l’ora di sapere cosa ci fosse di così
importante di cui parlare. Quando sentì
la porta di casa sbattere si precipitò di corsa dal ragazzo,
chiamando il suo
nome e acciuffandolo prima che rientrasse in camera propria per
trascinarlo
subito in cucina.
–
Mi fai togliere il
cappotto almeno? Sono tutto umido, non voglio prendere freddo!
–
Ti scaldo dopo io,
Joonie, promesso, ma adesso vieni! Guarda, c’è qui
Jiminie e deve parlarti con
Yoongiah. Parlarci. Ti abbiamo
aspettato fino ad ora, non puoi farci attendere ancora.
Namjoon
si sentì,
come spesso gli accadeva con Jin, messo con le spalle al muro e si
arrese con
un sospiro.
–
Cosa succede di
così urgente? – disse con pazienza appoggiando il
cappotto bagnato sul tavolo.
Fu Jimin ad iniziare:
–
Io e Yoongi-hyung
volevamo farvi delle scuse ufficiali... ma anche dei ringraziamenti. Le
scuse
sono per tutto il disagio che abbiamo creato nell’ultimo
periodo mentre i
ringraziamenti per ciò che avete fatto per sistemare la
situazione tra di noi.
Taehyungie mi ha detto tutto e se non fosse stato per ciò
che avete fatto forse
noi…
–
Non ci saremmo
messi insieme – concluse la frase Yoongi.
Con
grande sollievo
dei due ragazzi, le reazioni di Jin e Namjoon furono positive,
esattamente come
lo era stata quella di Hoseok, e una volta passato il primo momento di
fatto di
vari “davvero??”
“Yoongiah in una relazione? Sogno o
son
desto?!” “ma
quando è successo?”,
Jimin e Yoongi fecero a turno per raccontare tutto quello che era
accaduto tra
di loro. Jin aveva occhi sognanti, felicissimo per i suoi due amici e
quando
Jimin fece un profondo inchino di ringraziamento si alzò
dalla sua sedia con
gli occhi lucidi e lo abbracciò forte dicendogli quanto
fosse contento che
tutto si fosse risolto. Namjoon rimaneva più composto, ma
era evidente che
anche a lui tutta la situazione faceva piacere dal modo orgoglioso in
cui
guardava Yoongi. A un certo punto fu necessario affrontare
più in dettaglio il
discorso di Jungkook e così Jimin raccontò agli
hyung quello che era accaduto
tra lui e Tae e poi come era andata quel pomeriggio dal più
piccolo. Era ancora
un po’ doloroso ripercorrere tutta la vicenda e i propri
errori per Jimin ed
era in special modo preoccupato del giudizio di Jin, il quale sapeva
avere una
predilezione particolare per Jungkook. Finito di parlare era tutto
rosso, con
Yoongi che gli passava una mano di incoraggiamento dietro la schiena.
–
Jin-hyung, credi
che sia una persona orribile? Perché ancora continua a
pensare che lo sia.
–
No, ovviamente non
lo credo, né lo crederò mai – rispose
Jin con dolcezza – Senz’altro non avrai
agito nel migliore dei modi, ma il fatto che tu ti senta
così in proposito è di
per sé già una prova che non sei assolutamente
una persona orribile. Ammetto
che sì, quando ho iniziato ad avere il sospetto che tu ti
sentissi molto legato
a Yoongi, ma comunque continuassi ad uscire con Jungkook, mi sono
preoccupato,
ci ho pensato su un bel po’. Ma non l’ho mai fatto
con in mente l’idea che tu
stessi agendo con malignità. Ero più che altro
interessato a capire cosa ti
stesse spingendo a fare ciò e adesso so che era il dolore. E
chi sono io per
decidere come sia giusto reagire al dolore? Anzi, mi dispiace davvero
che tutti
noi non ti siamo stati più vicini. Se ci fossimo parlati
prima forse avremmo
chiarito subito tantissime cose e io stesso ti avrei detto molto tempo
fa di
fermarti con Jungkook e correre da Yoongiah. Ma non mi sono mai messo a
sedere
vicino a te, e mi dispiace per questo Jiminie.
–
Dispiace anche a me
– fece eco Namjoon – anche tu
Yoongi-hyung… non stavi bene e me ne ero accorto,
eppure non ho fatto molto in proposito, anzi nulla a dire il vero. Ed
è stato
Hoseok a tirare fuori con me il discorso, altrimenti forse io neppure
lo avrei
fatto. Siamo amici eppure… scusami.
Yoongi
scosse la
testa e Jimin mormorò un grazie che
gli uscì dal cuore. Voleva così bene a tutti loro
ed esattamente come gli era
già capitato sia con Taehyung che con Hoseok si chiese
perché avesse aspettato
tanto tempo a confidarcisi. Lasciò il 503 confortato,
sentendo che forse da
questo momento, senza più conti in sospeso da chiudere, le
cose potessero
finalmente iniziare ad andare davvero meglio.
****
I
due giorni che
seguirono furono particolarmente indaffarati per Jimin. Diverse
coreografie
dovevano essere finalizzate e le prove lo lasciavano sfiancato. Anche
Hoseok si
trovava un po’ nella stessa situazione e per questo i due
ragazzi non
riuscirono a trascorrere molto tempo insieme tranne che nella breve
pausa
pranzo che era loro concessa. Però Jimin notò con
grande gioia che tutto
sembrava essere tornato come prima con il più grande e,
anzi, gli sembrò di
scorgere ancora più tenerezza nel modo in cui il ragazzo gli
si rivolgeva.
Forse davvero adesso vedeva in lui un fratello minore. Jimin si accorse
che la
burrasca era definitivamente passata anche con Taehyung. La sera del
martedì,
quando era tornato a casa, aveva raccontato quello che era successo da
Jungkook
e Taehyung aveva approvato ciò che gli aveva detto.
Tacitamente, aveva poi
fatto capire a Jimin che da lì in poi si sarebbe occupato di
tutto lui e così
fu. Jungkook non scrisse a Jimin ed evitò i contatti con
lui, come ovviamente
il più grande si era aspettato. Fu tuttavia Taehyung a
riempire momenti di
vuoto del più piccolo, facendogli compagnia quando non aveva
lezione
sacrificando in alcuni casi anche le sue. Fu in questo modo che Jimin
riuscì
comunque a tenersi aggiornato sul come Jungkook stesse affrontando la
situazione. Grazie alle informazioni fornitegli da Taehyung, venne a
sapere che
il più piccolo sembrava star gestendo il tutto meglio del
previsto, sicuramente
intristito, ma a detta dell’amico ancora in “fase
di stabilizzazione”, come si
era espresso testualmente. Era sua opinione che Jungkook al momento,
tra
l’altro non aiutato in questo dai suoi numerosi impegni
universitari e la
preparazione del loro progetto di fotografia, fosse ancora spaesato
rispetto a
ciò che era successo, essendoselo aspettato da un lato, ma
pur sempre avendo
sperato fino all’ultimo che non accadesse
dall’altro.
Taehyung
avrebbe
voluto vederlo più reattivo. Gridare e tirare pugni
all’aria, piangere e
diventare rosso, ma Jungkook continuava a comportarsi così
come Jimin gli aveva
riferito si era comportato la sera in cui ci aveva parlato: in modo
quieto,
tollerante, paziente. Era triste e Taehyung questo lo vedeva,
però avrebbe voluto
che fosse meno silenzioso a riguardo, perché sebbene
riuscisse a vedere che il
ragazzo si sarebbe ripreso meglio di quanto sperato, credeva che quel
momento
di sfogo, anche magari di rabbia, fosse necessario per dare una
chiusura a
tutta la storia. O comunque per segnare un punto di inizio dal momento
in cui
avrebbe iniziato a cercare di mettersela alle spalle. Invece era
lì, sempre
vicino a lui se non si trovava a lezione, seguendolo fedelmente come
un’ombra,
cercandolo appena spariva per più di due minuti –
“Kookie, sono solo andato a prendere
un caffè”, “la fila al bagno era lunga”
– e trovando solo nei giochi e rituali del loro piccolo mondo
privato qualcosa
che gli facesse brillare di più gli occhi. Stava parlando
proprio di questo la
sera del giovedì ad uno Jimin stanchissimo, seduto sul
divano vicino a lui,
quando venne interrotto dal suono di un telefono.
–
Jiminie, è il tuo.
– Vero! –
esclamò Jimin alzandosi per andare a
prendere il telefono che aveva lasciato sul tavolo – Magari
è Yoon- sì, è lui!
Pronto?!
Vedendo
illuminarsi
il volto del ragazzo, fino a pochi attimi prima segnato dalla
stanchezza della
giornata trascorsa in accademia, Taehyung capì che ormai le
emozioni che aveva
provato per Jimin il giorno in cui aveva litigato con lui erano
completamente
sparite e non poteva al contrario fare a meno di provare gioia alla
vista della
felicità del suo migliore amico. Si convinse in quel momento
che quello che era
sembrato a tutti per tantissimo tempo un qualcosa da evitare, un tema
di cui
non discutere, una situazione a cui non pensare per paura di
distruggere
qualcosa aveva poi invece plasmato la realtà in una forma
forse ancora migliore
di quella di partenza. La telefonata di Jimin con Yoongi fu molto breve
e
Taehyung si chiese cosa stesse succedendo quando Jimin chiuse la
chiamata
saltellando sul posto e ridendo come un bambino, gli occhi a mezzaluna
due
fessurine.
–
Viene qui!
Yoongi-hyung viene qui a cena!
–
Come? Ora?
–
Si! L’ultima volta
che ci siamo visti è stato martedì sera
perché poi io ieri non ho avuto le
forze per andare al 503 e la stessa cosa è successa oggi.
Così a lui è venuta
l’idea di auto invitarsi. Ci credi, Taehyungie? Nemmeno
quarantotto ore e già
non riesce a starmi lontano!
Taehyung
scoppiò a
ridere, contagiato dall’entusiasmo di Jimin.
–
È meglio che tu non
ripeta questa cosa davanti a hyung altrimenti potrebbe decidere di
farti
ricredere non cercandoti per un mese.
–
Non lo farebbe mai
– rispose Jimin sorridendo e diventando poi serio – e poi che ne sai che non
me lo abbia detto
proprio lui? Con testuali parole “Nemmeno quarantotto ore che
non ti vedo e già
non riesco più a starti lontano”? –
Taehyung sollevò le sopracciglia e Jimin
scoppiò a ridere, rendendosi conto da solo di ciò
che stava dicendo – Il motivo
però è questo, io lo so anche se non lo dice.
Taehyung
era
d’accordo, ma rimase in silenzio per non fomentare ancora di
più il fermento di
Jimin, il quale sembrava poter schizzare via dalla propria pelle per
l’entusiasmo da un momento all’altro.
–
Hyung! – esclamò
Jimin aprendo la porta quando finalmente Yoongi si presentò.
–
Jiminah, cosa urli
come se fossi sorpreso? – disse il più grande
entrando al riparo nella casa
calda – ti ho detto che stavo venendo!
–
Credo non sia
sorpresa, hyung – Yoongi si girò e vide Taehyung
appoggiato a braccia conserte
sullo stipite della porta della cucina, un sorriso dipinto sul volto
–Jiminie
ha iniziato a saltellare non appena ha riappes-
–
Non devi andare a
cucinare, TaeTae??! – urlò Jimin interrompendolo e
diventando rosso davanti alle
risate sommesse di Taehyung e Yoongi.
–
Tae – disse
Yoongi al ragazzo sorridendo
timidamente e facendogli un cenno che Taehyung ricambiò.
–
Hyung.
Il
muto dialogo dei
loro sguardi mise fine a ogni equivoco, ogni dissapore, e
parlò di accettazione
dell’altro e di reciproca fiducia. Jimin prese Yoongi
sottobraccio e iniziò a
guidarlo verso la propria camera.
–
Vieni a toglierti
il cappotto. Taehyungie penserà ad iniziare a cucinare.
–
Va bene Jiminie!
Non c’è di che Jiminie! –
urlò ironico Taehyung rientrando in cucina.
Quando
Jimin ebbe
fatto entrare Yoongi in camera e chiuso la porta, non dette al ragazzo
nemmeno
il tempo di toccare il primo bottone, allacciandogli le braccia dietro
al collo
e unendo con foga le loro labbra. Yoongi reagì subito con la
stessa intensità e
portò Jimin contro di sé stringendolo in vita,
dimentico all’improvviso anche
del suo cappotto bagnato. Un po’ senza fiato, Jimin si
staccò da lui e gli
sussurrò:
–
Mi sei mancato.
–
Anche tu Jiminah
–Yoongi rispose con voce bassa portando la bocca vicino al
lobo di Jimin e
mordendolo piano – per questo sono venuto.
Jimin
chiuse gli
occhi e si lasciò andare alla piacevolezza datagli dalla
sensazione delle
labbra di Yoongi che si muovevano lungo il suo collo e risalivano poi
alla sua
bocca.
Uno
starnuto
interruppe la magia del momento.
–
S-scusa, hyung.
Yoongi
ridacchiò:
–
No, è colpa mia, ti
ho passato tutto il freddo – lasciò andare Jimin e
si tolse finalmente il
cappotto – non vorrei che il piccolo Jiminie si ammalasse di
nuovo per colpa
mia.
–
Però se accadesse
tu potresti venire a farmi da infermiere. Non ti piacerebbe?
–
Scordatelo – fu la
risposta decisa di Yoongi – fare il crocerossino non fa per
me.
–
Sei sicuro? – Jimin
gli si strinse a un braccio e gli si fece di nuovo vicino. Yoongi gli
appariva
così bello avvolto in quel maglioncino di lana nero a collo
alto e a Jimin
venne voglia di stuzzicarlo un po’ – pensa a quando
dovrei spogliarmi per il
troppo caldo…
–
Martedì sera non
ricordo che avessi granché caldo, eppure sono riuscito a
farti spogliare lo
stesso – gli sussurrò Yoongi
all’orecchio e Jimin si sentì di nuovo diventare
rosso – anzi – se il ragazzo voleva giocare sporco,
anche lui lo avrebbe fatto
– mi sembra che volessi anche spogliarti di più.
Jimin
ingoiò e lo
interruppe mortificato:
– Va bene, ho capito, hai
vinto tu.
Yoongi
sorrise con
affetto e gli prese il viso tra le mani per lasciargli un bacio
delicato
impresso sulle labbra morbide prima di avviarsi fuori dalla camera.
Raggiunsero
Taehyung
in cucina e iniziarono insieme i preparativi per la cena.
L’atmosfera fu
tranquilla e rilassata e Jimin fu felice che la promessa del migliore
amico di
cercare di andare d’accordo con Yoongi fosse rispettata.
Sembravano entrambi a
loro agio, addirittura in più occasioni si coalizzarono
contro di lui,
prendendolo di mira con qualche battuta o frecciatina. Jimin non poteva
fare
altro che godersi il tutto con un’espressione serena e la
calma nel cuore. Solo
ad un certo punto si rattristò, mentre mangiavano, e sia
Yoongi che Taehyung se
ne accorsero. Un’ombra gli era passata davanti,
l’ombra di una serata molto
simile, sempre a tre, in cui solo uno dei fattori era diverso.
Chissà come
stava adesso Jungkook. A Jimin mancava e si chiese se tra loro sarebbe
mai
tornata l’amicizia di un tempo o dovesse arrendersi
all’idea di averlo perduto
per sempre. Se avesse fatto una scelta simile lui non avrebbe potuto
biasimarlo, ma ne avrebbe sofferto.
–
Jiminah – la voce
di Yoongi lo scosse – tutto bene?
–
Si – rispose Jimin
sommessamente – si tutto bene, stavo solo pensando. Ecco, non
voglio davvero
rattristare nessuno – guardò di sfuggita Taehyung
– ma noi tre qui, a cenare
insieme e ridere… mi ha fatto tornare in mente quella sera
in cui Jungkookie
rimase qui a mangiare, ricordi Taehyungie? La situazione era molto
simile e… e
nulla, mi sono rattristato perché vorrei sapere come sta.
Ovviamente non mi ha
cercato in questi due giorni ma…
Jimin
aveva lasciato
andare le bacchette e adesso guardava il suo piatto con sguardo triste.
Taehyung e Yoongi si guardarono, entrambi tristi e preoccupati. Yoongi
portò un
braccio dietro le spalle di Jimin mentre Taehyung prese a parlare:
–
Allora Jiminie,
innanzitutto Kookie al momento non è solo. Hoseok sa tutta
la situazione e io
stesso ci ho parlato per chiedergli di rimanere con lui più
tempo che può
quando non ci sono io. Stasera aveva deciso per intrattenerlo di
chiedergli di
insegnargli a cucinare qualcosa e poi dopo cena voleva proporgli di
vedere un
film che era da tanto che Kookie voleva vedere. Jiminie, non lo stai
abbandonando, mi hai capito? È solo un bene che adesso
però ci sia un po’ di
distanza tra voi due.
–
Di cosa hai paura
Jiminah? – aggiunse Yoongi con voce bassa e morbida.
–
Io… io ho paura che
non mi voglia più parlare. Che decida di non vedermi
più e… e lo so che è
egoistico forse da parte mia, ma ho bisogno di sapere che prima o poi
le cose
torneranno come prima perché la sua amicizia… per
me era importante e mi manca
davvero tanto.
–
Jiminie, su questo
devi credermi. Jungkookie non ne fa una colpa a te di ciò
che è successo.
–
Si ma io mi sento
in così in colpa lo stesso, perché tra
l’altro non gli ho nemmeno saputo dire
la verità! Ho dovuto nascondergli un sacco di cose e-
–
Jimin, basta – il
tono di Yoongi era fermo, così come il modo in cui gli
strinse la mano – Taehyung
è stato il primo a consigliarti di essere cauto sulle cose
da dire, e lui ne sa
più di tutti noi su Jungkookah. La verità
è importante, ma non è sempre, in
qualsiasi caso, la scelta migliore per la persona che deve riceverla. A
volte
rischia di essere solo un modo per scaricare la nostra di coscienza,
assecondando il nostro bisogno di sentirci
“onesti”, ma andando a danneggiare
incredibilmente chi è di fronte a noi. La verità
va usata nel momento in cui
può migliorare una situazione, non peggiorarla. Se tu
andassi adesso a
raccontare esattamente come tutto si è svolto a Jungkook, ti
sentiresti davvero
meglio sapendo di avergli causato un dolore ancora più
grande? Tra l’altro che
lui sappia di preciso ciò che è accaduto al
momento non è rilevante, perché non
cambia comunque lo stato delle cose, ovvero che io e te stiamo insieme.
Un
giorno sono sicuro che sarà pronto per sapere tutto, ma non
adesso. Adesso ciò
a cui tu e tutti noi dobbiamo pensare è rendergli
più semplice questo momento.
Per cui Jimin non devi più pensare a questa cosa e
soprattutto non devi
piangere, non te lo consento più. Te lo abbiamo detto tutti.
Tutti. Io,
Taehyungie qui, Hobi e persino Namjoonah e Jin-hyung. Jungkookie non ti
toglierà la sua amicizia né ti
escluderà per sempre dalla sua vita. Forse sì,
non sarà con te agli inizi esattamente come prima, ma piano
piano, con il
tempo, il vostro rapporto si ricostruirà. Anzi, scusami, ho
usato il termine
sbagliato. Non deve ricostruirsi perché nulla si
è rotto. Si trasformerà.
Prenderà un’altra sembianza, ma sarà
tanto saldo quanto lo era prima – Jimin
stava guardando Yoongi con un’espressione che esprimeva tutto
lo sforzo che il
ragazzo stava mettendo nel cercare di convincersi delle sue parole e
Yoongi
decise dunque di essere ancora più diretto. Jimin
seguì il suo sguardo quando
lo puntò su Taehyung – Quanto tempo gli dai?
– disse con un piccolo ghigno – Io
non dico più di sei mesi.
Jimin
ci mise qualche
secondo a capire, ma poi i suoi occhi si illuminarono e sorrise anche
lui,
guardando Taehyung con affetto:
–
Forse anche di
meno, perché il mio Taehyungie è eccezionale.
Taehyung
guardò
entrambi confuso, ma arrossì leggermente, avendo un piccolo
presentimento su
ciò a cui Yoongi e Jimin si stavano riferendo.
–
D-di che state
parlando?
Jimin
mise i gomiti
sul tavolo e appoggiò la testa alle mani:
–
Quanto ancora hai
intenzione di aspettare prima di dirgli qualcosa?
Yoongi
scoppiò in una
risatina e si sentì solidale con Taehyung, il quale era
intanto arrossito in
modo preoccupante per essere Taehyung e era quasi caduto dalla sedia.
–
No-non so cosa tu
stia dicendo Jiminie!
–
Su, su, che ho
capito tutto. Com’è, il confidarsi vale solo per
me? Anzi, avresti dovuto
dirmelo prima, non sarei nemmeno mai uscito con lui se avessi capito
quanto ci
tieni.
Taehyung
era
diventato un groviglio di parole incoerenti e mentre Jimin ghignava
sotto i
baffi Yoongi decise di andare in suo aiuto, riassumendo velocemente il
concetto
essenziale:
–
Noi tifiamo per te,
Taehyungie. Per voi.
Taehyung
si portò una
mano al viso, ancora completamente rosso:
–
P-prima… prima devo
togliergli quell’invadente del mio migliore amico dalla
testa. Poi vedremo cosa
si può fare. Jiminie, se torni sui tuoi passi sappi dunque
che stavolta non
avrò pietà.
–
Hai capito Jiminie?
– disse Yoongi solleticando Jimin dietro un orecchio
– Gli hai davvero fatto
solo un favore a toglierti di mezzo. E no – disse poi
incredibilmente serio e
quasi minaccioso rivolgendosi a Taehyung, la mano sempre dietro
l’orecchio di
Jimin – non tornerà sui suoi passi.
Jimin
e Taehyung
scoppiarono a ridere.
27
gennaio 2017
Yoongi
osservava il
grande edificio con espressione indecifrabile. Fermo
dall’altro lato del
marciapiede poteva abbracciare con lo sguardo tutta la facciata grigia
e parte
del giardino, sentendoli quasi familiari. Il campus della
facoltà di arti
figurative non era poi molto diverso da quello che aveva frequentato
lui quando
ancora andava all’università. Si chiese se dentro
anche fosse simile, ma pensò
poi che probabilmente no. Lo scheletro forse, ma tutto il resto,
l’anima stessa
del luogo, sarebbe stato differente. Si decise ad incamminarsi verso il
largo
ingresso che fino a quel momento aveva solo guardato con sospetto
dicendosi che
il grado di somiglianza dell’edificio a quello che aveva
frequentato lui era
assolutamente irrilevante in una situazione del genere. Fu solo quando
finalmente dovette varcare la soglia che ne capì invece
l’importanza. Fingere
di trovarsi in un luogo conosciuto, vissuto, sperimentato, forse lo
avrebbe
aiutato a mitigare la sensazione di estraneità che provava
rispetto a quello
che stava per andare a fare. Anche lui in quel momento si sentiva come
un
involucro a cui avessero messo dentro un’anima differente.
Come spesso
d’altronde gli era capitato di sentirsi negli ultimi giorni.
Non avrebbe mai
creduto di trovarsi in questa posizione, pronto a parlare e far
parlare,
diretto volontariamente verso un incontro che si sarebbe potuto
trasformare
facilmente in uno scontro. Eppure questa era la scelta giusta. Doveva
farlo,
doveva parlare con Jungkook. Non poteva ignorarlo e non voleva farlo.
Aveva
bisogno di ringraziarlo, aveva bisogno di scusarsi. Aveva bisogno di
capire
come stesse, e questo anche per amore di Jimin. Il modo in cui Jimin la
sera
prima era di nuovo quasi scoppiato a piangere, tornando su un punto che
Yoongi
credeva fosse chiarito una volta per tutte, lo aveva convinto a questo
passo. Voleva
leggere di persona negli occhi di Jungkook il perdono perché
sapeva che né
Jimin né lui avrebbero mai potuto mettere radici su un
terreno dove ancora
circolavano dei fantasmi. Voleva poi anche dare al ragazzo
un’occasione per
urlargli contro o dargli un pugno, se ne avesse avuto voglia. Non si
sarebbe
tirato indietro. In tempi diversi, tutti questi motivi per cui era
necessario
che parlasse con il più piccolo sarebbero stati sufficienti
per spingerlo
esattamente nella direzione opposta, ma non oggi. Oggi Yoongi
varcò quella
soglia a testa alta e avanzò a passo deciso nei corridoi
ormai semi vuoti, salì
i gradini di pietra fino al secondo piano e pose fine alla distanza che
lo separava
da Taehyung e Jungkook.
Avendogli
mandato un
messaggio poco prima, Taehyung lo stava aspettando a metà
del corridoio e gli
venne incontro quando lo vide fare capolino dalle scale. I due ragazzi
avevano
preso accordi per questo pomeriggio la sera prima, quando Yoongi aveva
chiesto
a Taehyung se potesse aiutarlo a trovare un momento in cui parlare
faccia a
faccia con Jungkook. Il ragazzo aveva proposto questa occasione
poiché si
sarebbero trovati entrambi alla facoltà di arti figurative
per dare una mano
con l’allestimento delle aule dove si sarebbe esibita la
mostra conclusiva del
progetto fotografico a cui avevano lavorato. L’esposizione si
sarebbe tenuta il
lunedì ed essendo il campus chiuso sia il sabato che la
domenica il loro
insegnante aveva proposto che ci si iniziasse a portare avanti con il
lavoro
quel giorno, preparando le sale che aveva prenotato per
l’occasione.
–
Yoongi-hyung! Sei
venuto davvero.
–
Sono venuto
davvero.
Taehyung
sorrise e
gli fece strada:
–
Ho detto a Kookie
che andavo al bagno, stiamo allestendo un’aula che si trova
nell’altro
corridoio, ora ti ci porto. Siamo gli ultimi due rimasti quindi puoi
stare
tranquillo che nessuno vi disturberà, io incluso. Me ne
andrò a prendere
qualcosa da mangiare al distributore e rimarrò lì
buono buono. Eccoci qui –
disse poi sottovoce – è quella porta
lì, Kookie è dentro.
–
Grazie, Taehyungie.
–
E di cosa? Volevo
ringraziare io te in realtà. Hai avuto… insomma
credo sia stato un bel pensiero
questo di venire a parlare con Kookie e sono sicuro che farà
tanto bene anche a
lui. Stai tranquillo. Kookie è triste, ma non
c’è un solo frammento di ostilità
in lui.
Yoongi
annuì e si
fece coraggio, confortato dalle parole di Taehyung. Forse non lo
avrebbe preso
a pugni alla fine e l’idea lo rassicurò. Tra tutti
i suoi amici, Jungkook era
davvero l’ultimo di cui avrebbe voluto assaggiare il gancio
destro.
–
Jungkookah?
Il
ragazzo si girò di
scatto quando sentì il suo nome da una voce diversa da
quella di Taehyung e ci
mise qualche secondo a rendersi conto della persona che aveva davanti,
così
fuori contesto lì.
–
Y-yoongi-hyung? –
esclamò con occhi stupiti facendo cadere la fotografia
cartonata che aveva in
mano e che stava per sistemare. Si chinò velocemente a
raccoglierla e la
appoggiò sul tavolo, indietreggiando poi un po’
verso il vetro della finestra –
sc-scusami, non mi aspettavo… cerchi Tae?
–
No, non cerco
Taehyung. Cercavo proprio te – Yoongi vide Jungkook
dischiudere le labbra, ma
senza dire nulla. Si capiva che era spaesato. Anche Yoongi un
po’ ci si sentiva,
ma era più grande ed era in una posizione tale per cui
spettava a lui fare uno
sforzo – Volevo parlarti perché ci sono delle cose
che voglio dirti. Riguardo…
Jiminah.
Jungkook
sospirò e
scosse la testa:
–
Hyung, non-
–
No – Yoongi avanzò
e si mise in piedi vicino a Jungkook – Non trovo…
giusto. Giusto è la parola.
Non trovo giusto essere felice con lui senza prima averti parlato o
dato
l’opportunità di… – si
interruppe e lo guardò con timore – ..vuoi darmi
un
pugno? Puoi farlo, non mi tirerò indietro.
Jungkook
spalancò gli
occhi:
–
Cosa? Un pugno?
Hyung, no, no che non voglio darti un pugno, perché mai
dovrei?! – Il sospiro
di sollievo che si levò dal petto di Yoongi
suscitò una risatina in Jungkook –
Quando avrò l’omicidio nei miei propositi, lo
farò.
–
Omicidio? Ehi
modera i termini. Non sono così fragile, resisterei
benissimo all’impatto.
–
Benissimo?
–
Benissimo.
–
Proviamo allora.
Yoongi
indietreggiò
di un passo e Jungkook scoppiò a ridere.
–
Hyung, non ti
faccio niente davvero.
Yoongi
alzò gli occhi
al cielo:
–
Impudente sempre e
comunque vedo, non importa la situazione. Te la faccio passare solo
perché ho
un debito nei tuoi confronti.
–
Debito? – Jungkook
tornò serio.
–
Io… volevo
ringraziarti. È per questo che sono qui, oltre che per il
pugno. Volevo dirti
grazie per come ti sei preso cura di Jimin. Spero tu non ti offenda per
queste
parole, non voglio che suonino come un “grazie per avermi
tenuto bene il
ragazzo mentre io ero via”. Non è assolutamente
questo che voglio dire. Lo so
che il concetto forse alla fine sembra quello, ma ciò che io
vorrei dirti è che
Jimin non sarebbe davvero dove è ora se tu non fossi stato
al suo fianco. E non
sarebbe dove è ora nemmeno se tu non ti fossi dimostrato
così comprensivo con
lui quando ti è venuto a parlare per spiegarti la
situazione. Nonostante tu lo
avessi assicurato che poteva stare tranquillo, era devastato lo stesso,
sai? Mi
ci è voluta quasi un’ora per farlo smettere di
piangere. Con questo non voglio
dire che tu debba sentirti in pena per lui, semmai dovrebbe essere il
contrario
e lo so che non è Jiminah ad avere il diritto di piangere.
Però credo sia necessario
che tu questo lo sappia per capire che probabilmente se tu non ti fossi
dimostrato così dolce con lui non so se sarebbe mai riuscito
nemmeno a stare
davvero con me. Aveva bisogno del tuo perdono, anche se non avrebbe
forse
nessun diritto a chiedertelo, e lo stesso vale per me. Io posso solo
ringraziarti e scusarmi, ma non dovrei stare qui a farti certe
richieste
eppure… eppure ho bisogno di sapere che tu stai bene. Che
starai bene. Che
potrai perdonarci. Puoi farlo, Jungkookie?
La
voce di Yoongi,
leggermente tremula per l’emozione nel pronunciare con quel
diminutivo il suo
nome, colpì profondamente Jungkook. Non si sarebbe mai
aspettato un discorso
del genere proprio da Yoongi. Non si sarebbe in effetti proprio
aspettato
affatto un discorso. Il venire a conoscenza del fatto che Jimin avesse
pianto
per lui e il vedersi adesso Yoongi, Yoongi!, di fronte alla ricerca del
suo
perdono fecero capire a Jungkook, l’illuminazione fu
improvvisa, come il suo
posto sarebbe stato sempre e comunque vicino a queste persone. Ci
tenevano a
lui. Gli volevano bene. Gli volevano realmente
bene. Gli apparve chiaro come il sole ed era questo qualcosa di cui
aveva bisogno
ancora più che dell’amore di Jimin.
Capì finalmente di aver trovato un luogo
protetto, in cui poter rimanere, dove nessuno lo avrebbe più
ferito. E allora le
parole furono facili, i suoni uscirono fluidi, spontanei:
–
L’ho già fatto,
hyung – disse, e capì dagli occhi di Yoongi che il
ragazzo ci credeva, perché riusciva
a vedere che era vero – dunque niente pugno.
Yoongi
ridacchiò,
prendendo l’occasione per chiudere gli occhi e spannarli un
po’ dal
sottilissimo velo bagnato che li aveva ricoperti:
–
Questo è davvero un
sollievo.
–
Hyung, sei libero
di non crederci ovviamente, ma io vorrei davvero che voi foste felici.
E non
voglio che Jiminie-hyung pianga più per me, questo devi
dirglielo. Ricordagli
ciò che gli ho già detto, non amo perdere quindi
voglio che almeno questa
sconfitta non sia stata vana. Voglio che il suo sorriso sia sempre
splendente e
so che tu saprai tenerlo acceso, hyung, non ne ho dubbi. Se so che
farai
questo, mi faccio da parte senza rimorsi. Credo che l’idea di
farmi da parte mi
avrebbe riempito di vergogna fino a poco tempo fa. Avrebbe significato
arrendersi, non dimostrare di volere davvero ciò che si
insegue. Forse ti avrei
effettivamente dato un pugno – Yoongi ridacchiò
– Ma adesso non più. Ci ho
riflettuto un po’ in questi ultimi giorni e credo di aver
capito… di essermi
convinto che amare sia anche questo. Mettere da parte il proprio
egoismo per
capire qual è davvero il bene per l’altra persona.
In questo momento penso che
il modo migliore per dimostrare a Jiminie-hyung quanto tenga a lui sia
proprio
fare spazio a te.
Yoongi
si chiese
perché un ragazzo più piccolo di lui avesse
capito in due giorni ciò a cui lui
era arrivato dopo due intere settimane. E anche di più.
È vero, si era fatto da
parte anche lui per il bene di Jimin, e questo almeno non poteva
rimproverarselo. Però il modo in cui si era comportato dopo
era imperdonabile,
perché anche se credeva che stesse con un’altra
persona, Jimin rimaneva pur sempre
un amico e lui quando era partito aveva davvero assecondato solo
sé stesso.
–
Sei un ragazzo in
gamba, Jungkookie.
Jungkook
fece
spallucce e si mise le mani nelle tasche:
–
Non lo ero
abbastanza però – continuò prima che
Yoongi avesse il tempo di pensare a
qualcosa da dire, guardando fuori dalla finestra verso un punto oltre
l’orizzonte – Ho cercato di rendermi interessante
facendogli fare mille cose,
portandolo in giro. Gli avrei voluto offrire il mondo.
–
Io il mondo da
offrirgli non ce l’ho – disse sommessamente Yoongi
– Ho sì e no me stesso.
–
Già, ed è proprio
quello il punto. Jimin non aveva bisogno del mondo, e io non me ne sono
accorto.
– Il mondo puoi offrirlo a
qualcun altro
Jungkookah. So che puoi.
Jungkook
si drizzò
meglio in piedi, scostando la spalla dalla finestra a cui si era
appoggiato.
–
Ho chiuso con mondi
da offrire, hyung. Da oggi in poi cercherò di volare
più in basso, al massimo
offro un gelato. Anche se a Jimin avevo offerto una cioccolata e non mi
pare
sia servito – disse con una mezza risatina nervosa.
Yoongi
lo guardò un
attimo fisso, indeciso se parlare ancora o no, e alla fine disse:
–
Jungkook, io non
sono un professionista in materia d’amore, ma posso darti un
consiglio?
Jungkook fece per aprire la
bocca ma Yoongi lo
interruppe subito:
–
Ho deciso, te lo
do. Il mondo tu ce l’hai, ma non è fuori,
è dentro. Ci credo davvero in ciò che
ho detto prima, sei un ragazzo in gamba, lo dico perché lo
penso. Apri meno la
porta, e di più il tuo cuore – Si fermò
un secondo – Oddio, ho davvero detto
una cosa del genere?
Jungkook
non riuscì a
trattenere una risata, seppur debole. Era a metà tra
l’esilarante e
l’imbarazzante ascoltare il suo hyung parlargli di cose del
genere. Aveva
ragione però.
–
Beh, se il pugno
allora non vuoi darmelo, io direi che dopo questa uscita, i miei doveri
di
hyung sono completamente compiuti. Non voglio rubarti altro tempo.
Un’ultima
cosa però. Stasera… se non volessi venire
perché… non lo so, non devi
sentirtela per forza.
Jungkook
gli lanciò
uno sguardo sorpreso:
–
Perché non dovrei
venire? No, hyung, verrò, ovviamente verrò. Siete
le uniche persone che mi
abbiano mai regalato la loro amicizia in tutta la mia vita. Non ho
intenzione
di perdere tutto questo, per nessun motivo al mondo.
Yoongi
gli sorrise e allungò
una mano per strizzargli un braccio con affetto prima di allontanarsi.
Mentre
Yoongi si allontanava, Jungkook sentì tante emozioni
affiorargli in gola, tutte
insieme, e si trovò ad avere difficoltà a
gestirle. Il desiderio dello hyung di
parlare con lui lo aveva toccato molto e l’idea di non aver
davvero perso né
Jimin né Yoongi gli aveva dato sollievo. Però il
vedere Yoongi uscire dall’aula
aveva in qualche modo reso finale il suo distacco da Jimin. Lo aveva
concretizzato ancora di più e la verità e il peso
del significato di ciò lo
colpì all’improvviso. E poi c’erano
state quelle ultime parole, che gli erano
entrate davvero dentro e avevano preso a rendere alcune cose
più chiare nella
sua mente. Realizzò meglio dove aveva sbagliato. Aveva
sempre voluto fare
troppo, sempre. Ma Yoongi e Jimin erano la prova che quando si
è felici con una
persona non si ha bisogno di riempire il tempo insieme
perché la compagnia
l’uno dell’altro è sufficiente. Non si
ha bisogno di pensare costantemente a
cosa fare o come comportarsi. E non era perché non le si
voglia abbastanza bene
o non si voglia riempire la sua vita. Il punto è che
ciò che davvero la riempie
sono soprattutto le emozioni che l’uno dà
all’altro, e questo può accadere
ovunque. Tutto il resto viene dopo. Pensò che doveva essere
un po’ come quando
sei con un amico e stare in silenzio ognuno a leggere per conto suo ma
seduti
su un divano vicini riempie il pomeriggio e il cuore. Quando i minuti
più belli
sono quelli trascorsi a ridere delle cose più stupide e
banali. Quando basta
sentire l’altro vicino per sentirsi completamente rilassato.
Jungkook pensò che
se l’amore era davvero così allora doveva essere
davvero molto simile
all’amicizia, perché al momento mentre cercava di
pensare a con chi si sentisse
in questo modo il viso di una sola persona prendeva forma nella sua
mente.
–
Kookie? – una
voce inconfondibile lo strappò via dai
suoi pensieri.
– Tae?
L’amico
stava facendo
capolino con la testa dalla porta. Aveva visto Yoongi uscire e si era
dunque
precipitato da Jungkook.
–
Posso entrare
Kookie?
Jungkook
annuì.
Taehyung entrò timidamente, chiudendosi piano la porta alle
spalle. Appariva
così esile nella felpa verde troppo larga. Aveva dovuto
rimboccare le maniche e
il maglioncino gli arrivava quasi fino a metà coscia. Gli si
fermò davanti.
–
Non… non deve
essere stato facile... Sono qui se hai bisogno.
Il
ragazzo più
piccolo lo guardò negli occhi, quei grandi occhi che lo
conoscevano così bene.
Aveva un unico grande desiderio al momento, il bisogno di fare una cosa
che
fino ad ora aveva sentito di non potersi concedere, né
davanti a Jimin né
Yoongi, e nemmeno quando era da solo. Ma davanti a Taehyung, con Taehyung, sentiva che avrebbe
potuto. Si lanciò di getto incontro all’amico e il
corpo di Taehyung solo a
malapena resistette all’impatto con il fisico più
forte dell'altro. Sentì le
braccia di Jungkook attorno a sé e le sentì
stringerlo in un forte abbraccio, a
cui reagì subito portandogli a sua volta le braccia attorno
alla vita.
Arrivarono poi dei piccoli singhiozzi attutiti, prima più
sommessi, poi via via
più forti, e vide le spalle dell’amico scosse da
singulti. Lo strinse
maggiormente e Jungkook gli si avvinghiò ancora di
più. Finalmente era riuscito
a piangere.
[Epilogo]
Yoongi
era seduto
sulla sedia, vicino alla scrivania, una candela al limone che bruciava
lì
vicino spargendo una corolla di luce con la sua piccola fiamma. Sulle
sue
ginocchia Jimin, al momento impegnato a leggere un messaggio appena
ricevuto da
Taehyung. Yoongi lo osservava tranquillo, gli occhi pieni di amore e la
mano
che scorreva morbida tra i capelli del più piccolo e gli
massaggiava dolcemente
la testa. Mentre Jimin iniziava a rispondere al messaggio, stanco di
guardare
solamente Yoongi se lo avvicinò di più
mettendogli la mano dietro la nuca e
prese a dargli tanti bacini sonori sulla guancia. Jimin
ridacchiò, piegando
leggermente la testa di lato a causa del leggero solletico.
–
Hyuuuung, due
secondi e ho fatto!
Yoongi
si staccò da
lui contando fino a due, tempo che fu sufficiente a Jimin per premere
il tasto
“invia”, e riprese poi il suo assalto alle
guanciotte del ragazzo. Jimin tornò
a ridere e Yoongi pensò che se lo avessero mai costretto a
scegliere un unico
suono da ascoltare a ripetizione per tutta la vita sarebbe stato
quello. Il
tintinnio fresco della risata di Jimin lo rimetteva in pace con il
mondo e
l’universo e perfino le persone e avrebbe fatto di tutto per
continuare ad
ascoltarlo ogni giorno.
–
Chi era?
–
Taehyungie. Sta
arrivando con Kookie, non sono riusciti a prendere il bus in tempo e
quindi
hanno dovuto aspettare venti minuti alla fermata. Devo dire a Tae di
prendere
qualcosa stasera, fa davvero freddo e non voglio si ammali.
Faceva
effettivamente
molto freddo. La temperatura di per sé non era
eccessivamente bassa perché
stava nevicando, ma comunque tirava un vento sferzante che faceva
tremare ogni
cosa, inclusi i vetri della camera di Yoongi.
–
Hai sentito cosa ti
ho detto prima?
–
Mh? Si… si, ho
sentito. Però hyung, non credo che-
–
Non credi cosa?
Qual è il problema?
Jimin
si spostò un
po’ sulle gambe di Yoongi per sistemarsi meglio e
portò le braccia fasciate dal
maglioncino di lana color mattone attorno alle spalle del ragazzo.
–
Il problema, hyung,
è che non credo di esserne capace. Non credo di poter
rendere giustizia alla
tua musica.
Yoongi
portò gli
occhi al cielo:
–
Jiminah, di cosa
vai parlando? Chi altri sarebbe capace di danzare sulla mia musica e
rendergli
giustizia meglio di te?
Jimin
sollevò il viso
verso il soffitto, pensandoci su. Uno sguardo malizioso gli fece
stendere le
labbra in un sorriso:
–
Non lo so,
Hoseok-hyung per esempio.
–
Aaaah, adesso ti
butto fuori dalla finestra!
Jimin
scoppiò a
ridere di nuovo mentre Yoongi lo scuoteva un po’
abbracciandolo poi stretto,
sorridendo anche lui.
–
Sono serio, Jiminah
– disse poi, il volto affondato nella spalla di Jimin, la
voce leggermente
attutita dalla maglia pesante contro la sua bocca – non
vorrei nessun altro a
fare una cosa del genere. Non sono nemmeno musiche che ho intenzione di
far
sentire a nessuno. Ma… fin da quella volta –
sollevò il viso e scostò appena
Jimin da sé per guardarlo negli occhi e unire le loro fronti
– fin da quella
volta in cui mi ti avvicinasti mentre suonavo, ho sempre voluto
comporre
qualcosa solo per te, anche se non credo avrei mai avuto il coraggio di
dirtelo
– così dicendo chiuse gli occhi e
appoggiò le proprie labbra su quelle del
ragazzo, iniziando a baciarlo intensamente e con dolcezza, fermandosi
solo ogni
tanto per cercare di convincerlo – che ne dici?... per
favore… sarai
ricompensato…
–
Beh, se… se me lo
chiedi… così… – Jimin si
stava sciogliendo sotto il calore delle labbra di
Yoongi e la fiamma che accendevano nel suo corpo – potrei...
ripensarci…
Yoongi
emise un
sospiro di soddisfazione e rendendo il bacio ancora più
profondo prese Jimin in
braccio e lo portò sul suo letto, distendendosi poi sopra di
lui mentre il più
piccolo si aggrappava alla sua maglietta. Si spostò
lasciando una scia di
piccola baci lungo il viso di Jimin, arrivando all’orecchio,
scivolando poi sul
collo, fermandosi infine alla spalla, che scoprì spostando
il maglione e che
poi mordicchiò piano.
– Sei convinto?
–
Mh-mh, però…
Yoongi
si spostò più
in basso, sollevò il maglioncino e posò le
proprie labbra sullo stomaco di
Jimin, ormai percorso da brividi.
–
Però? – disse con
voce roca, interrompendo la sequenza di baci e piccoli morsi che gli
stava
lasciando sull’addome.
Jimin
gli affondò le
mani tra i capelli:
–
Convincimi un po’
di più.
Yoongi
sorrise e
stava per mettere in atto il suo proposito quando una voce squillante
vi si
insinuò in mezzo.
–
Yoongi, è or-aaaah!
Oddio scusate!! No-non volevo!
Yoongi
emise un suono
gutturale di frustrazione e non poté trattenersi dal
lanciare un urlo contro
Hoseok:
–
MA VUOI BUSSARE
PRIMA DI ENTRARE IN CAMERA DELLA GENTE??!
Jimin
esplose in una
risata, non riuscendo nemmeno ad essere imbarazzato di fronte a quella
scena.
Yoongi stava quasi emettendo fumo dalle orecchie, mentre Hoseok, ormai
passato
il primo attimo di sorpresa, continuava a ridere e giustificarsi
dicendo che
ovviamente non poteva trattare Yoongi come “la
gente”.
–
Dobbiamo mangiare,
cosa ne potevo sapere che vi sareste messi proprio ora a…
a…– si portò una mano
alla bocca per cercare di porre un freno alle risate, alimentate ancora
di più
dallo sguardo furente di Yoongi.
–
Hoseokie-hyung, è
tutto ok! Non era nulla di importante.
Yoongi
guardò Jimin
corrucciato:
–
Era importante. Ti avevo quasi
convinto.
–
Puoi convincermi
dopo – disse allegro Jimin facendogli l’occhiolino
e scendendo con un saltino
dal letto – grazie per averci chiamati – disse poi
rivolto a Hoseok.
–
Per fortuna sono
arrivato adesso e non più tardi – fu la risposta
del più grande – La cena è
pronta, Jin-hyung la sta portando in tavola ora visto che finalmente
Taehyungie
e Kookie sono arrivati. Ah, una cosa – aggiunse serio
guardando Yoongi e Jimin
a turno – stanno salendo ora. Mi dispiace chiedervelo,
ma… potreste magari
ridurre al minimo gli scambi di effusioni? Per Jungkookie?
–
Che coinquilino
premuroso che sei Hobi.
–
Geloso, Yoongiah?
Jimin
ridacchiò e
rivolse a Hoseok un sorriso per rassicurarlo:
–
Certo hyung, lo
sappiamo, stai tranquillo.
Mentre
finiva la
frase i tre ragazzi sentirono la porta di casa aprirsi e delle risate
riecheggiare all’interno trascinate dal rimbombo del
pianerottolo. Taehyung e
Jungkook entrarono in sala e Hoseok gli andò incontro dal
corridoio guardandoli
con affetto. Era sempre tranquillo quando Jungkook era con Taehyung,
perché
sapeva che in un modo o nell’altro il ragazzo avrebbe trovato
il modo di
rilassarlo. Hoseok sapeva che il varcare la soglia del 503 quella
particolare
sera per Jungkook non sarebbe stato semplice, ed eccolo qui adesso,
gonfio nel
suo piumino, le guance e il naso arrossati dal freddo, che entrava in
casa con
le risate ancora in gola. “Effetto Taehyung”,
così lo aveva chiamato Hoseok.
–
Ben arrivati! – Jin
era in piedi presso il tavolo, intento a mettere nei piatti generose
mestolate
di ramyeon fumante – Lasciate pure i cappotti sul divano e
venite veloci che
qui sennò si fredda tutto. Joonie, prendi i tovaglioli, che
li ho scordati!
–
Li avevo già presi
– rispose tranquillo Namjoon uscendo dalla cucina con in mano
due bottiglie di
birra e un mazzetto di tovaglioli rossi tenuti fermi sotto il braccio.
–
Che bravo che sei –
gli disse Jin quando gli fu vicino, ridacchiando e scompigliandogli un
po’ i
capelli. Jungkook e Taehyung avevano abbandonato alla svelta i loro
cappotti
infreddoliti e si stavano adesso dirigendo di corsa alla tavola,
piombando
seduti sulle proprie sedie e chiedendo di poter iniziare subito a
trangugiare
le loro porzioni.
–
Da quanti anni non
mangiate? – esclamò sorpreso Jin guardandoli ad
occhi spalancati mentre anche
Namjoon prendeva il suo posto alla sinistra di Jungkook.
–
Hyung, siamo
rimasti al freddo per mezz’ora, non abbiamo più
forze vitali! Necessitiamo
calore anche all’interno! – si difese Taehyung.
–
Ci siamo tutti
tanto, iniziate pure – disse Hoseok arrivandogli alle spalle
e mettendosi a
sedere di fianco a lui. Comparvero anche Jimin e Yoongi che presero il
loro
posto alla destra di Hoseok. Jimin salutò Taehyung con un
cenno della testa e
fece poi un piccolo sorriso a Jungkook.
–
Ciao Jungkookie.
–
Ciao Jiminie-hyung
– rispose il ragazzo ricambiando con un sorriso timido, ma
dolce –
Yoongi-hyung.
Yoongi
anche gli
sorrise, provando all’improvviso una tenerezza incredibile
per quel giovane e
promettendo a sé stesso di essere più attento da
quel momento in poi con lui e
soprattutto tenersi informato sugli sviluppi con Taehyung.
Perché Yoongi era
convinto, come ne era convinto anche Jimin, che presto ci sarebbero
stati
sviluppi. Dovevano esserci e sarebbe stato il primo a felicitarsene.
Sebbene
tutti fossero
al corrente della situazione tra Jimin e Jungkook, nessuno
lasciò che questo
contagiasse l’atmosfera della tavola. Yoongi e Jimin tennero
fede alla promessa
fatta ad Hoseok e rimasero discreti, senza ostentare un bene che non
avevano
bisogno di ribadirsi ogni secondo per sapere che c’era. Anche
ognuno degli
altri ragazzi fece del suo meglio per allietare il più
possibile la serata,
parlando di argomenti leggeri, scherzando ed evitando questioni che
potessero
in qualche modo scuotere la sensibilità del più
piccolo. Senza essersi detti
nulla, lavorarono in gruppo affinché la cena si svolgesse
nel modo più sereno e
tranquillo possibile, e quando delle lacrime di divertimento
affiorarono sugli
occhi di Jungkook all’ennesima battuta infelice di Jin, tutti
e sei provarono
la stessa gioia. Ce l’avrebbe fatta. Tutti loro ce
l’avrebbero fatta. Fintanto
che fossero rimasti uniti e avessero continuato a proteggersi a
vicenda,
avrebbero potuto affrontare qualsiasi cosa, qualsiasi cambiamento,
qualsiasi
difficoltà. La primavera era dentro di loro e avrebbero
trovato la strada per
sbocciare anche in mezzo al più glaciale degli inverni.
****
–
Allora – disse Jin
alzandosi dalla tavola – adesso chi vuole può
aiutarmi a sparecchiare e mettere
un po’ a posto, poi direi che fra… –
guardò il vecchio orologio appeso al muro
– facciamo venti minuti ci ritroviamo tutti sul divano.
C’è un bel film che io
e Joonie vogliamo farvi vedere.
–
Che film è? –
chiese Hoseok sorpreso, seguito dai mormorii di assenso di tutti gli
altri.
–
È una sorpresa –
gli rispose Jin strizzandogli un occhio.
–
Perché Namjoonah
ride? – chiese di nuovo Hoseok, insistente e con sguardo
improvvisamente
preoccupato – È un horror? Io non li vedo i film
horror!
Risatine
dai vari lati
della tavola.
–
No, non è un film
horror, Hoseokie, fidati, dai! Non sarà nulla che
attenterà alla tua vita.
Con
questo, Jin
radunò un po’ di piatti e si avviò in
cucina, seguito da Namjoon, che ancora
ghignava, e Yoongi, e segnando così la rottura delle file
per tutto il resto
del gruppo. Taehyung afferrò prontamente Jungkook per un
polso e se lo trascinò
dietro fino al divano, dove lo fece mettere seduto vicino a lui. Il
più piccolo
come al solito lo seguì senza porsi domande, e quando si fu
seduto gli prese un
braccio e gli appoggiò il mento sulla spalla, guardando con
curiosità lo
schermo del cellulare tra le mani di Taehyung.
–
Devo farti vedere
un video divertentissimo, aspetta che lo ritrovo.
–
Okay – rispose
Jungkook tranquillo, mettendosi più comodo e avvolgendo
ancora meglio il
braccio di Taehyung. Si sentiva rilassato quando aveva il calore
dell’amico
vicino. Era per lui come una copertina magica, un punto fermo capace di
donargli la serenità e ricordargli che c’erano
ancora cose belle al mondo. È
vero, con Jimin era stato sconfitto, ma non tutto era perduto, aveva
ancora
Taehyung. Finché lo avesse avuto al suo fianco, Jungkook
sentiva che avrebbe
potuto perdere ancora altre mille sfide. La vittoria più
bella della sua vita
l’aveva già avuta incontrando questo ragazzo e la
sua amicizia e il suo affetto
erano ciò che di più prezioso possedesse. Si
sentì strano quando realizzò che
sentiva di poter in qualche modo trovare la sua strada anche senza
Jimin, ma
che sarebbe stato del tutto perso senza Taehyung a guidarlo. Si chiese
cosa
potesse significare e gli strinse il braccio un po’
più forte.
–
Kookie, guarda che
non scappo – gli disse la voce allegra di Taehyung
interrompendo i suoi
pensieri – mi stai stringendo un po’ troppo, io non
sono robusto come te.
Jungkook
chiese scusa
ridacchiando e allentò leggermente la presa, non mettendo
però fine alla loro
vicinanza. Le risate di Hoseok e Jimin dalla cucina, confuse al rumore
dell’acqua e di stoviglie battute tra loro, gli fecero
tornare in mente Jimin,
e Yoongi e ciò che era avvenuto nell’ultima
settimana. Sollevò lo sguardo su
Taehyung, all’improvviso consapevole di tutto quello che
l’amico stava facendo
pur di distrarlo e tenerlo al sereno. Si mise ad osservare per un
momento i
suoi lineamenti delicati e la sua espressione concentrata. Sembrava
così
fragile ed etereo, quasi come se appartenesse ad un altro mondo, ma
ecco che
gli stava offrendo riparo per la centesima volta. Gli si
scostò appena e poi lo
avvolse all’improvviso, con dolcezza, ma in modo fermo,
lasciando Taehyung
senza fiato per la sorpresa e facendogli quasi cadere di mano il
telefono. Lo
tenne qualche secondo tra le sue braccia, mentre il cuore di Taehyung
prendeva
ad accelerare ad ogni secondo passato in quell’abbraccio
caldo. Jungkook parlò
sottovoce, con emozione:
–
Grazie Taehyung.
Taehyung
chiuse un
attimo gli occhi, e respirò profondamente, inalando a fondo
quell’odore così
buono di sapone fresco che Jungkook aveva sempre su di sé.
Scosse poi la testa,
perché Jungkook non doveva ringraziare. Si staccò
delicatamente dalla morsa del
più piccolo e lo guardò in viso.
–
Sempre qui – gli
disse con dolcezza. I due ragazzi si guardarono sorridendo e si
rimisero poi
nella posizione di partenza, ma Taehyung con le guance un po’
più rosse e
Jungkook con il cuore un po’ più leggero.
****
Seduti
tutti sul
divano, tranne Jimin e Hoseok che avevano deciso di mettersi per terra,
i sette
ragazzi attendevano che Namjoon premesse play
e che questa volta non ci fossero intoppi. La prima volta che aveva
preso in
mano il telecomando lo aveva fatto accidentalmente cadere mentre si
metteva a
sedere sul cuscino e così le pile erano schizzate via e
Hoseok e Jimin avevano
dovuto precipitarsi a gattoni a fermarle dalla loro corsa rotolante
alla
conquista degli angoli più nascosti del salone. Dopo questo
incidente Namjoon
aveva spinto il tasto sbagliato chiudendo dunque sia il lettore dvd che
la
televisione. Ora tutti speravano fosse la volta buona. Così
fu. Salutato da un
boato di gioia, lo schermo finalmente prese vita e i colori iniziarono
a
muoversi al suo interno. La musica e il video di presentazione della
20th
Century Fox allungò la suspense dell’audience,
ormai completamente catturato e
nella snervante attesa di vedere quale fosse il film che Namjoon e Jin
volevano
tanto mostrare. La prima immagine arrivò. La ripresa non era
ferma, ma un po’
tremolante, come se fosse stata girata da una mano amatoriale. Uno zoom
su
quello che sembrava essere un palco e una voce distinta, ma chiaramente
registrata in diretta e non doppiata come in un film, iniziò
il suo discorso.
Hoseok scattò in piedi urlando, ma Namjoon, il quale si era
aspettato questa
reazione, gli fu subito addosso, fermandolo prima che potesse spegnere
la
televisione o staccare la presa o andare a togliere direttamente la
luce
all’intero palazzo. Lo sollevò da terra
prendendolo da dietro e bloccandogli le
braccia mentre il ragazzo continuava a gettare urletti scalciando.
Tutti i
ragazzi stavano ridendo eccetto Jimin, al quale fu necessario un attimo
di più
per capire cosa stesse succedendo. Guardò meglio lo schermo.
Era Hoseok dentro
quella TV. Ma certo, doveva essere il video del suo spettacolo, quello
che lui
aveva perso!
–
VI AVEVO DETTO CHE
NON VOLEVO CHE VENISSE TIRATO FUORI!
–
Hoseokah!! Smettila
di dimenarti, noi vedremo questo filmino, e tu verrai legato se
necessario –
gli urlò addosso Namjoon tra le risate.
Yoongi
si teneva lo
stomaco per il ridere, scosso da convulsioni, crollato per terra,
mentre
Taehyung e Jungkook si erano praticamente gettati l’uno
addosso all’altro per
sorreggersi a vicenda. Jin anche era a corto di fiato quando
cercò di parlare:
–
Hoseok... Hoseokie!
M-mi spiace… – risata – non voleva..mo..
– altra risata – non volevamo ma era
davvero troppo bello per non ri..riproporlo! –
scoppiò di nuovo a ridere,
mentre gli ormai gemiti di disperazione di Hoseok avevano suscitato la
risata
anche di Jimin.
–
Ma questo quindi è
lo spettacolo degli hyung? Hobi-hyung non puoi farci spegnere, io non
ho visto
nulla, non è giusto!
–
Jiminie ha ragione,
Hobi – disse Jin respirando affannosamente.
–
Mi avevi detto che
non si trattava di niente che attentasse alla mia vita! Questo
è un attentato
alla mia dignità, come potete essere così
subdoli?! Avete anche aggiunto il
video iniziale per farmi credere fosse un film vero! –
gettò gli occhi su
Namjoon torcendo il collo, quel tanto che poteva considerata la sua
posizione,
con il ragazzo alle sue spalle che ancora lo teneva fermo stringendolo
forte
attorno alla vita –Vi meritate a vicenda! Entrambi due serpi!
–
Hoseokah, basta! Ti
hanno visto decine e decine di persone quella sera, che problema ti fai
con
noi?
Le
parole di Yoongi
misero un freno alle lamentele di Hoseok, il quale decise di arrendersi
completamente e appoggiò semplicemente la nuca sulla spalla
di Namjoon,
emettendo mugolii di scontento. Una volta sicuro che non avrebbe fatto
più
resistenza Namjoon lo lasciò andare e Hoseok andò
a mettersi nuovamente al suo
posto sul divano, un cuscino in mano che poi si portò sulla
faccia, coprendosi
per evitare almeno di guardare ciò che le orecchie non
potevano censurare, le
sue battute imbarazzanti e le grasse risate dei suoi amici.
Pensò che questa
parte gli aveva dato fin troppi grattacapi e portato fin troppi
problemi.
Sarebbe stato l’ultimo anno che avrebbe acconsentito ad un
ruolo del genere. Il
pensiero però non lo consolò del tutto,
perché sapeva che comunque ormai questo
unico errore era stato registrato in modo permanente ed era convinto
come era
convinto del suo stesso nome che nemmeno nei venticinque o anche trenta
gennai
a venire i suoi amici gli avrebbero fatto la grazia di dimenticarsene. Ma va bene così,
pensò, fintanto che fra
venticinque o trenta gennai
saremo ancora a ridere insieme, mi va bene così.
****
Nell’esatto
istante in
cui la lancetta dei minuti combaciò con quella delle ore, si
udì un tonfo e un
sonoro crash. Tutti e sette i
ragazzi, che in quel momento si trovavano radunati per terra al centro
della
sala a giocare ad un gioco di società, girarono prontamente
la testa in
direzione del rumore. L’urletto di Jin e Taehyung si confuse
sopra la voce di
Hoseok:
–
Cosa è successo?!
–
Non lo so, adesso
vado a vedere – Jin si alzò velocemente da terra,
imitato da tutti gli altri, e
corse verso la porta della cucina, da cui il rumore sembrava provenire
– Nooo!!
Come è potuto accadere?!
–
Cosa? – chiese
Jungkook preoccupato accorrendo da Jin con Namjoon al suo fianco.
–
L’orologio!
L’orologio è caduto!
Anche
le ultime
quattro paia di gambe si mossero a questo annuncio. In pochi secondi si
formò
un piccolo crocicchio che aveva al suo centro Jin. Teneva
l’orologio con il
vetro ormai rotto tra le mani, fermo alla mezzanotte spaccata,
guardandolo con
sconcerto e tristezza.
–
Era lì da anni… il
chiodo ha ceduto… come…
–
Beh – cercò di dire
Yoongi, con cautela – credo che la vera domanda sia piuttosto
come sia potuto
rimanere appeso tutto questo tempo. Senza offesa Namjoonah.
Namjoon
scosse la
testa, non potendo negare la verità
dell’affermazione di Yoongi.
–
Si, ma… non lo so…
è… – a Jin sembravano mancare le parole
e continuava ad osservare i resti
dell’orologio pensieroso, così Hoseok
andò in suo aiuto.
–
Lo abbiamo appeso
da tanto tempo, in effetti dispiace. Mi sento strano a vedere quel
pezzo di
muro vuoto.
I
mormorii di assenso
degli altri ragazzi indicarono che tutti erano d’accordo.
Nessuno si sentiva
tranquillo quando dei cambiamenti avvenivano al 503. Yoongi si
avvicinò alla
parete ed esaminò meglio il buchino che il chiodo caduto
aveva lasciato.
–
Comunque, anche se è
vero che quel chiodo sfidava le leggi della fisica, chissà
perché gli è venuto
di cadere proprio ora.
–
Già, e a mezzanotte
in punto – fece eco Jimin – È talmente
preciso come attimo che mi mette un po’
i brividi onestamente.
–
Jiminie, non credo
sia un fantasma, se è a quello che stai pensando.
–
Taehyungie, non
credo ai fantasmi!
–
No, certo che no –
rispose ironico Taehyung con un ghigno. Gli altri risero con lui mentre
Jimin
si metteva a dargli dei piccoli colpetti di rimprovero sulle braccia.
Jin
trasse un profondo sospiro:
–
Sapete cosa? Si, è
un momento preciso. È un nuovo giorno, anche se è
notte e non ce ne rendiamo
conto. Chi lo sa, forse è un segno. Fuori il vecchio dentro
il nuovo. Sono due
anni che temo che questo orologio cada e adesso che è
accaduto mi sento quasi
più leggero.
Jin
andò in cucina
per buttare il vecchio orologio nella spazzatura e prendere la scopa
per
ripulire il pavimento dai pezzi del vetro.
–
In che senso? –
chiese Namjoon dando voce alla domanda di tutti.
–
Nel senso che lo
avevi appeso tu. E in qualche modo l’idea che
l’orologio cadesse era per me
associata all’idea che tu te ne andassi – un coro
di “awwww” lo
fece diventare rosso, mentre teneva lo sguardo per terra
fisso sui coccetti che stava radunando – Si, insomma, credevo
portasse
sfortuna. E invece se penso a come mi sento ora… –
si fermò e guardò Namjoon
negli occhi – mi chiedo come abbia potuto mai vedere un
legame tra la nostra
felicità e uno stupido orologio. Era un ricordo
sì, ma ce ne faremo altri. Ora
che ci penso, non c’è niente qui dentro che
appartenga a tutti, e non ci
saremmo mai decisi a togliere questo orologio, quindi è
stato solo un bene che
sia caduto. Ne prenderemo subito un altro e lo sceglieremo stavolta
tutti
insieme, che ne dite?
Guardò
uno per uno i
ragazzi i quali sembrarono essere d’accordo
sull’idea.
Jimin
si mise con un
saltello a sedere sul tavolo:
–
Come siamo finiti a
fare dissertazioni filosofiche su un orologio caduto?
Hoseok
lo imitò,
mettendoglisi di fianco:
–
È che Jin-hyung ha
passato troppo tempo con Namjoonah, prima non era così.
Ormai legge il senso
dell’esistenza anche nelle bucce di mela.
La
risata di Jin si
propagò dalla cucina, dove era andato velocemente a buttare
i cocci, mentre
Namjoon ribattè:
–
Però sai Hoseokah,
il senso della tua di esistenza nella nostra vita ancora non
l’abbiamo
scoperto, nonostante il tempo passato a leggere le bucce di mela.
–
Davvero Namjoon?
Sei convinto di ciò che dici? – Hoseok aveva un
ghigno in viso che confuse
Namjoon, ma gli fu chiaro alle parole di Jin, tornato ora di fianco a
lui.
–
Joonie, non ci
saremmo mai incontrati senza Hoseokie, direi che ha avuto un bel senso,
no?
Namjoon
divenne
rosso, mentre tutti intorno a lui ridacchiavano e Hoseok urlava:
–
Bam! Colpito e
affondato!
Jin
dette un bacio
affettuoso sulla guancia a Namjoon e si rivolse poi agli altri:
–
Che facciamo?
Riprendiamo a giocare?
Lo
sbadiglio di
Jungkook fece da risposta.
–
Vuoi tornare a casa
Kookie? Anche io ho un po’ sonno in effetti, si è
fatto tardi e non ce ne
eravamo accorti – gli chiese Hoseok.
–
Mmh, non vorrei
però interrompere per tutti…Immagino che
soprattutto Jiminie-hyung voglia
continuare, visto la bellissima partita che stava facendo...?
–
Jungkookie, credo
davvero che per te sia arrivata l’ora di andare a dormire
– gli rispose Jimin
mentre il ragazzo se la rideva sotto i baffi.
–
In effetti era
chiaro che stessi vincendo io – intervenne Taehyung
– per me possiamo anche
interromperla qui.
Presi
un po’ tutti
dal sonno, i ragazzi concordarono e decisero di interrompere la
partita. Hoseok
e Jungkook furono i primi ad andarsene. Jungkook si sentiva davvero
molto
stanco e nessuno poteva biasimarlo, in particolar modo Hoseok e
Taehyung, gli
unici a conoscenza per il momento dell’incontro tra lui e
Yoongi. Era stata una
giornata, e una settimana, intensa per il giovane e questa sera era
stata un
banco di prova fondamentale che doveva avergli richiesto molte energie.
Mentre
Hoseok e Jungkook lasciavano la casa, Taehyung si mise a dare una mano
a
Namjoon a riordinare per terra, mentre Jin si occupava di mettere a
bollire
l’acqua per prepararsi una tisana per la notte.
–
Taehyungah – la
voce di Yoongi lo sorprese alle spalle, bassa e roca come sempre
– va bene se tornate
a casa fra un altro po’? Non voglio fare ostaggi,
ma…
–
Uh? – Taehyung
guardò Yoongi e poi Jimin dietro di lui – Ah, ma
certo! Si, si, non dobbiamo
andare subito. Cioè, posso anche andare da solo.
–
No, no, non
occorre! – rispose pronto Jimin – torno a casa con
te, ma-
–
Jiminie, non ho
paura di dormire da solo una notte – gli disse Taehyung
sorridendogli e
avvicinandoglisi per prendergli una mano. Gliela strizzò e
lo incoraggiò –
davvero.
Jimin
annuì e
ricambiò il sorriso dell’amico, convintosi. Fu
così dunque che dopo pochi
minuti la porta del 503 si chiuse anche dietro a Taehyung. Jin e
Namjoon si
ritirarono anche loro, tazze fumanti in una mano, le dita
dell’altra
intrecciate. Dettero la buonanotte a Yoongi e Jimin, che si trovavano
in cucina
intenti anche loro a farsi una tisana, e scomparvero entrambi dentro la
camera
di Jin. Quando i due ragazzi si furono allontanati Yoongi prese Jimin
per la
vita e lo strinse a sé, felice di trovarsi finalmente solo
con lui.
–
È andata bene
questa sera, vero?
–
Si – rispose Jimin
appoggiandosi contro il suo petto e chiudendo gli occhi –
meglio di quanto
avrei creduto.
Yoongi
lasciò un
piccolo bacio sulla testa di Jimin. L’indomani mattina gli
avrebbe detto del
suo incontro con Jungkook, sperando che almeno le parole stesse del
giovane
potessero donargli la serenità che attendeva. Stasera
però voleva che fossero
solo loro due.
–
Rimani qui un
attimino? Devo andare a prendere una cosa.
–
Oh? Si, certo, ti
aspetto qui.
Jimin
lo lasciò
andare e nell’attesa che Yoongi tornasse iniziò a
riempire le tazze con l’acqua
calda. Accese poi le luci del balcone della cucina ed uscì
fuori. Faceva freddo
e ancora nevicava, ma Jimin sentiva il bisogno in quel momento di
tornare a
rimmergersi nell’atmosfera ghiacciata. Si sentiva
così bene, così caldo dentro
in quel momento e non poté fare a meno di ripensare alla
fredda notte di
Capodanno. Anche lì stava congelando eppure le emozioni che
aveva provato erano
state tra le più forti di tutta la sua vita.
Ripensò anche alle parole di
Yoongi sul quadro di Jin e pensò che forse adesso iniziava a
capirle.
Ovviamente il suo hyung aveva ragione e sapeva di cosa parlava, come
sempre. Lo amo così tanto.
Sentì dei passi alle
sue spalle. Yoongi era tornato e gli si stava avvicinando, le mani
dietro la
schiena.
–
Che fai qui fuori?
Vuoi ammalarti?
–
Voglio solo
guardare la città innevata un altro po’.
Cos’è che hai lì dietro?
–
Io… – Yoongi avanzò
ancora, uscendo anche lui in balcone e mettendosi vicino a Jimin
– Avrei voluto
dartelo prima, ma… ecco qui. È da un
po’ che è pronto per te, solo non sapevo
quando fosse il momento adatto.
Allungò
a Jimin un
pacchettino dalla forma quadrata, avvolto in una sottile carta nera.
Jimin lo
prese con mano un po’ tremante. Gli sembrava di star avendo
un dejà vu. Tolse
velocemente l’involucro scuro e aprì la custodia
che si ritrovò in mano.
“Mixtape
n.2”
Lanciò
un urlo e si
buttò tra le braccia di Yoongi, ridendo felice e al tempo
stesso con le lacrime
agli occhi.
–
L’altro ancora lo
ascolti, e così mi sono convinto a darti questo…
–
Ovviamente ancora
ascolto l’altro! È bellissimo e sono sicuro che
questo sarà ancora più bello! E
Yoongi, ti prego – gli strinse la mano libera intorno alla
vita – dobbiamo
iniziare a farle sentire ad altre persone queste tue cose,
perché sono troppo…
troppo importanti. Non ho mai avuto il coraggio di dirtelo chiaramente
prima,
però adesso posso. Tu hai davvero qualcosa da dire, no, non
solamente qualcosa,
ma tanto. Così tanto e
io vorrei
essere lì il momento in cui finalmente leverai la tua voce e
il mondo si
fermerà ad ascoltarla. Perché so che
sarà così. Quindi devi promettermi che lo
farai, io sarò sempre vicino a te!
Yoongi
rimase un
attimo senza parole, abbagliato dalla bellezza di Jimin in quel
momento,
illuminato dalla luce della cucina mista a quella più calda
della lampadina del
balcone, con le guance rosse e gli occhi lucidi di emozione che lo
fissavano
brillanti. Gli portò una mano sul viso e gli
sistemò alcuni capelli dietro le
orecchie, prima di prenderlo e abbracciarlo.
–
Jiminah… grazie. Ti
amo.
–
Anche io ti amo.
–
Come ho fatto ad
essere così fortunato?
Con
ancora le lacrime
agli occhi, Jimin si scostò appena per guardarlo in viso:
–
Non credere nemmeno
per un momento di essere più fortunato di me. Ho un
capolavoro qui di fronte a
me, vorrei che te lo ricordassi più spesso.
–
Non sono un
capolavoro, Jimin. Sono una-
–
Persona. Sei una
persona, lo so Yoongi. Non ti sto dicendo che ti sto mettendo su un
piedistallo
e che mi aspetto che tu sia perfetto. Sto dicendo che tutto quello che
fa di te
te, le tue perfezioni e le tue
imperfezioni, è un capolavoro.
Yoongi
lo strinse di
più e se lo avvicinò con un bacio profondo,
intenso e lungo. Si mosse con cura
sulle sue labbra, prendendosi più tempo del solito ad
assaggiarle. Il sapore di
Jimin era dolce, e sapeva di amore e di casa. Jimin seguì il
suo ritmo docile,
facendosi guidare, e godendo di quel momento magico. Quando Yoongi
parlò di
nuovo a Jimin mancava quasi il fiato.
–
Guarda che potrei
abituarmi a sentirmi dire certe cose – vide con piacere le
spalle di Jimin
scuotersi in una piccola risata – Mi ero già messo
l’anima in pace quella notte
e sarei stato felice anche così, avendoti avuto per un tempo
limitato. Aspetta,
cos’è che ho tirato fuori? Una citazione da un
libro di Namjoon… come faceva? Ah,
sì! “Un minuto intero di beatitudine! Ma
è forse poco questo, sia pure per
l’intera vita di un uomo?” –
allargò un po’ gli occhi, colpito
dall’amarezza
del ricordo e dalla distanza che sembrava esserci fra quel momento e il
presente – Esprimeva davvero come mi sentivo in quel momento.
Jimin
sorrise
dolcemente e gli portò una mano sul viso che gli fece poi
scorrere dietro la
nuca. Intrecciò le proprie dita nei suoi capelli corvini e
prima di riprendere
il loro bacio sussurrò:
–
Sarà più di un
minuto Min Yoongi.
FINE
Note
dell’autrice (2): Ho scritto
queste ultime righe con le lacrime in gola. I actually made it?? Ho
iniziato
tutta questa cosa come un esperimento che non prevedeva più
di 8, max 10
capitoli e sono invece arrivata al doppio. Non so da dove partire
davvero per
queste note. Facciamo così, con ordine: prima parlo del
capitolo XVII e poi mi
soffermo meglio sull’epilogo e tutto il resto. Ho sempre
fatto le note
lunghissime, quindi stavolta aspettatevele di dieci pagine.
Il capitolo si
apre con Jimin che piange. Again. Lo so, Jimin piange
spesso, ma è fatto così. Credo che le sue
continue crisi, soprattutto in questa
ultima parte, siano anche un po’ rappresentative di tutti
noi, come ho già
accennato nelle scorse note. La situazione di Kookie non fa stare bene
nessuno,
e così come noi sentiamo il dolceamaro, lo sente anche
Jimin. Ma questo
capitolo era fondamentale proprio per questo, per fargli (e farci)
capire che
non c’è motivo di non essere felici. Che le cose
andranno meglio anche per
Kookie e che tutto è andato come doveva andare. Spero
davvero di essere
riuscita a comunicare tutto questo tramite i discorsi che ci sono stati
tra i
vari personaggi. Il punto è che questi ragazzi sono una
famiglia, e come tale
si comportano. Possono esserci incomprensioni e difficoltà,
litigi anche, ma
nessuno volta le spalle a nessuno. Ecco perché credo che
questo fosse l’unico
modo in cui questa storia potesse concludersi. Con Jin e Namjoon che
accettano
Jimin e Yoongi e con Jungkook che riesce a capire quali sono le cose
che
veramente contano e a non tornare a chiudersi a riccio, come è
chiaro dalle
parole finali che rivolge a Yoongi. Quel dialogo l’avevo
scritto già mesi fa ed
è molto importante perché credo servisse davvero
un confronto tra i due. E poi
è anche importante perché si mettono delle
minuscole basi per… diciamo
possibili sviluppi futuri (più sotto ne parlerò
meglio *cough taekook cough*).
Passiamo
all’epilogo… Il motivo per cui volevo che fosse
separato dal resto
è semplice: volevo un’atmosfera solamente positiva
alla fine. La parte del capitolo
XVII non è proprio triste, ma le lacrime ci sono e io non
volevo che queste
influenzassero troppo la ricezione della parte conclusiva. I nostri
piccoli
stanno bene, si vogliono bene come prima e più di prima,
ognuno di loro conosce
un po’ meglio sé stesso e gli altri, e questa
è solo la prima tappa di un lungo
cammino che affronteranno insieme e lungo il quale si scopriranno
l’uno
all’altro ancora di più. Per diversi motivi alla
fine ho messo tutto insieme
invece che creare un nuovo capitolo, ma mi auguro davvero che alla fine
ci sia
stata solo gioia nel vostro cuore e nessun sentimento triste. Io un
po’ di
tristezza nel cuore in realtà ce l’ho mentre
scrivo queste note finali perché
questa storia è stata molto importante per me e mi ha
accompagnato lungo un
importante momento di passaggio nella mia vita. Non credevo davvero che
sarebbe
stata più lunga di dieci capitoli e invece ne ho raggiunti
il doppio, ancora
non me ne capacito.
Riguardo ai
punti rimasti sospesi in questa storia… (avete capito a chi
mi
riferisco!!). Fin dall’inizio, questo doveva essere il
finale, a livello di
coppie. Però nel mio progetto iniziale Jungkook e ancora di
più Taehyung
dovevano essere delle figure molto più marginali, e comunque
meno approfondite,
ma poi come spesso succede hanno iniziato ad acquisire vita propria ed
è finita
che adesso li amo quasi più dei protagonisti. Ho visto anche
che sono stati due
personaggi amati non solo da me e dunque credo di non essere la sola a
volerli
vedere finalmente felici (e insieme). Purtroppo in
futuro avrò meno
tempo a mia disposizione, ma credo davvero di voler in qualche modo
dire
qualcosa di più su di loro. Perché se lo
meriterebbero. Per cui non so ancora
in forma di cosa, se di capitoli brevi o di OS lunga, su questo davvero
non ho
idea, ma mi piacerebbe raccontare anche la loro di storia. Non so
ancora di
preciso quando, spero più presto che tardi, ma davvero
vorrei tanto avere modo
di buttarmi in quest’altra avventura e parlare meglio di
questi due piccolini
riprendendo anche le vite degli altri ragazzi del 503. Quindi hopefully
potrete
rivederli ~
Ok, mi sa che
adesso ho proprio detto tutto ed è tempo di fermarmi. Uuuuh
il magone. Grazie tantissimo, tantissimo, tantissimo a tutti coloro che
hanno
letto questa storia, tutti tutti, chi l’ha letta in silenzio,
chi l’ha messa
alle seguite, chi alle ricordate e chi alle preferite. Chi insomma mi
ha dato
fiducia in questa cosa di cui non ero convinta neppure io stessa. Un
grazie
speciale è doveroso a chi ha lasciato commenti ai capitoli
(voi che avete
commentato tutto o quasi in questi mesi… sapete chi siete,
voglio bene davvero
tanto a tutte ♥♥♥♥)
perché se non fosse stato per quelli conoscendomi forse non
avrei smesso di scrivere, ma probabilmente di pubblicare.
Perché scrivere mi è
sempre piaciuto e avrei continuato a farlo per me sola, come ho sempre
fatto,
ma mettere questa storia qui mi ha dato una gioia ulteriore, ovvero
quella di
condividere qualcosa (*me che impara come
Yoongi*) e soprattutto di sapere di aver allietato anche solo
per un’ora la
giornata di qualcuno. Non mi sono sentita inutile nello scrivere questa
storia
insomma, quindi grazie grazie grazie dal più profondo del
cuore per aver
condiviso con me le vostre sensazioni e impressioni (*tutti
che impariamo come Yoongi*). Ed infine infinissimo,
ringrazio, anche se non sarà mai abbastanza, la persona con
cui tutto questo è partito. You know who you are e
non c'è bisogno aggiunga altro.
Mi fermo qui,
l’abitudine di scrivere papiri invece che note me la sono
portata appresso fino alla fine sigh
Spero di non aver tediato nessuno.
Ancora una
volta grazie per aver letto fin qui, fino all’ultimo
ripeterò
che se volete lasciare un commento, anche solo di una riga, siete i
più che
benvenuti e nulla… watch out per un’eventuale
seguito se questa storia e i suoi
personaggi vi sono piaciuti ;) Gamsahamnida.
Baci, Elle
♥~