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Autore: LunaMag    18/12/2017    0 recensioni
Tratto dal primo capitolo.
"Non sopportavo l’idea di trovarmi tantissime persone dinanzi. In realtà non sopportavo l’idea che mi guardassero o parlassero. Ero arrabbiata con il mondo per la morte di mio padre, ma con i ragazzi della mia età più di tutti perché mi avevano sempre messa in ridicolo per i miei gusti musicali e per il modo in cui mi sono sempre vestita. "Sei troppo punk", "Sei una sfigata metallara" mi dicevano. ".
Onice senz'altro non poteva nemmeno lontanamente immaginare quello che le sarebbe accaduto...
Adolescenza, amori, tradimenti, divertimento. Tutto racchiuso in una semplice fanfiction. Buona lettura! :3
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: PWP, Tematiche delicate
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La sveglia suonò prima di quanto potessi immaginare.
Mi sembrava di aver riposato solo per pochi minuti, quando in realtà non fu così. Sentivo le tempie pulsare,gli occhi gonfi ed il corpo a pezzi.
Aprii gli occhi, quasi convinta che fosse stato tutto un brutto sogno, ed invece no. Le coperte candide, così diverse da quelle viola che avevo nella mia stanza, mi riportarono subito alla realtà: ero nella casa di un completo sconosciuto.
Posai i piedi nudi sul marmo freddo,dirigendomi subito verso il bagno e sentire un brivido percorrermi la schiena. Feci una doccia veloce, ma estremamente calda, cercando quasi di dimenticare tutto con la forza del vapore.
Uscii e mi avvolsi un accappatoio morbido attorno al corpo. 
Vidi la porta della stanza del ragazzo che avrei conosciuto, con cui avrei vissuto e che sarebbe stato il mio fratellastro. Ero così tremendamente curiosa di vedere che tipo fosse...lo ero così tanto che in men che non si dica mi ritrovai a camminare verso quella direzione.
Mi fermai un secondo, riuscivo a sentire l'aria entrare ed uscire dai miei polmoni. Tesi la mano per aprire la porta, tremando, la posai sulla maniglia, tirandola verso il basso e...era chiusa.
Imprecai.
Voltai le spalle a quella misteriosa porta, che aumentava a dismisura la mia curiosità, uscendo poi dal bagno e dirigendomi verso la mia valigia. Ancora non avevo sistemato nulla nell'armadio e nei cassetti.
Indossai un leggins nero ed aderente, un felpone largo che copriva di poco il mio sedere prospero ed i miei anfibi vecchi.
Prima di lasciare casa di mia madre, fortunatamente, avevo preso tutti i soldi che io e mia madre usavamo nascondere in parti diverse della casa.
Da quel piccolo fondo presi circa 50 dollari, per poi nascondere il resto nel fondo di un cassetto della scrivania.
Scesi al piano inferiore, trovando le chiavi di casa proprio dietro la porta. Le afferrai, assicurandomi che entrassero nella serratura ed uscii.














Arrivata nel giardino della scuola, nonostante ci fossero solo due o tre persone, iniziai a sentirmi osservata.
I loro occhi mi guardavano, e la mia pelle sembrava così distrutta dal lasciar passare i loro occhi dentro le mie incertezze e le mie delusioni. Sembrava come se sapessero del caos che stava riempiendo me stessa, e della voragine nera che stava risucchiando la mia anima stanca.
Pensai, dunque, di alzare il cappuccio della felpa, chiudendomi in me stessa. Fortunatamente le lezioni non erano ancora finite, quindi avrei avuto un pò di tempo prima che tutti sarebbero usciti. 
Speravo solo che Henk fosse puntuale.
Raggiunsi il posto di cui gli avevo parlato quella notte, trovandolo già lì con mia grande sorpresa.
Non appena mi vide mi sorrise largamente. "Bellezza, mi fa piacere vedere che mantieni le promesse." Ammiccò.
"Che credevi, che fossi una tossica del cazzo?" Risi nervosamente, guardandomi intorno. Il corridoio era completamente vuoto. 
Uscii i soldi dalla tasca, passandoli al mio spacciatore. Lo guardai dritto negli occhi, ricordando perfettamente tutto ciò che mi avesse detto la notte appena passata, ma cercando in qualche modo di fargli cambiare idea.
"Onice, non guardarmi così. Le tue dosi per oggi sono finite qui." 
Sospirai, imprecando subito dopo.
"Cazzo Henk, ne ho bisogno". Lui si avvicinò pericolosamente al mio volto, il suo naso era ad un granello di polvere dal mio, ed i suoi occhi scuri cercavano di penetrare nei miei, azzurri come il ghiaccio.
"Non ti rovinerò più di quanto abbia già fatto. E non dirmi che ti sei sparata già le dosi..." rimase perplesso per qualche secondo.
Mi toccò il taglio sull'occhio, come se lo avesse visto solo in quell'istante. Ci passò dolcemente il pollice sopra.
Dopo qualche secondo di silenzio, in quella strana situazione surreale, mi scostai brutalmente da lui, spostandogli il braccio.
"Me ne rimane una sola...è che ho avuto una nottata incasinata, se non mi fossi fatta sarei impazzita"
Lui mi prese per le spalle, portandomi in uno sgabuzzino che si trovava proprio alle nostre spalle.
"Sei forse rincoglionita?! Ti sei sparata tre dosi in una notte?!"
Il suo respiro divenne pesante, i suoi occhi viaggiano alla velocità della luce, toccando i  miei occhi e le mie braccia nude, dato che mi aveva alzato la manica della felpa per constatare in che stato fosse il mio braccio.
"Non m'importa che problemi hai avuto, ma non voglio vederti morire perchè ti comporti da stupida!"
Io rimasi immobile. Le mani mi tremavano. Volevo solo che la smettesse di parlare. Avevo solo bisogno di drogarmi un pò. 
Tirai immediatamente giù la manica della felpa, lo guardai dritto negli occhi.
"Non sei nessuno per comandarmi. Non sai nulla di me, non c'è motivo che tu inizi a preoccuparti della mia cazzo di vita."
Sentii il bisogno di fuggire da lì...e lo feci, prima che un attacco di panico potesse divorarmi dall'interno.
Vidi Henk seguirmi per poco e gridare il mio nome. 
Tornai in quella mia nuova casa,correndo, e buttandomi immediatamente a letto, cercando di calmare i primi sintomi dell'astinenza: avevo a disposizione solo una dose.
















Delle urla mi svegliarono dal sonno a cui ero riuscita ad aggrapparmi con fatica.
"Una ragazza in casa?! Mi prendi per il culo papà!?"
"Figliolo, cerca di calm..."
"Io non mi calmo neanche per il cazzo! Hai capito?! Fai le cose di testa tua, e pretendi che io acconsenta a tutto?! Userà persino il mio cazzo di bagno! Ti rendi conto?!"
Rimasi in silenzio. -Peggio di così non potrebbe proprio andare.- Pensai.
Sentii dei brividi scuotermi e una forte nausea mi attanagliò le membra, non ero mai arrivata a stare così tanto tempo senza farmi, avrei dovuto farlo il prima possibile.
"Così ti sentirà, è già in camera, abbi un pò di rispetto, non ha passato una nottata facile..."
"Voglio proprio vedere chi cazzo è." Disse il ragazzo con voce decisa. Sentii dei passi pesanti venire verso la mia stanza.
In quel momento, indossavo solo una maglia larga, che a stento mi copriva il sedere. Mi alzai, dando le spalle alla finestra, che si trovava proprio di fronte la porta, poi abbassai la testa, rimanendo immobile.
"Cosa diamine fai!? Non entrare in quella stanza!" Disse il padre che aveva la voce molto più pronunciata, rispetto a quella del figlio, che era molto profonda e cupa.
"Faccio ciò che voglio." Sentii la maniglia aprirsi, poi la porta cigolare. La stanza era buia, l'unica luce era quella del corridoio che creava un'atmosfera soffusa. Alzai leggermente il viso, per rendermi conto di come potesse essere questo ragazzo, che era riuscito a farmi sentire già di troppo. Rimasi immobile, non avrei mai potuto immaginare che fosse lui.
"O-onice..tu.." Lui sbarrò gli occhi, iniziando a balbettare. "T-tu non puoi essere..."
"...la tua sorellastra, Henk". Accennai un lieve sorriso.
"Voi due vi conoscete?" Intervenne subito il padre.
"S-si papà, frequentiamo la stessa scuola" Rispose timoroso Henk. "Ci potresti lasciare soli qualche minuto, papà?" Lui annuì, uscendo, e lasciando la porta aperta. Henk la chiuse prontamente, poi, visibilmente a disagio, si avvicinò a me.
"T-tu lo sapevi?" Feci di no con la testa. Non riuscivo nemmeno a parlare. La sicurezza che volli mostrare nei secondi precedenti, svanì, lasciando spazio all'unica cosa che in quel momento mi importava: farmi. Crollai rovinosamente a terra, cercando di capire come avessi fatto a rimanere in piedi poco prima. Henk si avvicinò subito a me, prendendomi in braccio e posandomi sul letto.
La mia pelle era madida di sudore, alcuni capelli mi si erano appiccicati al viso ed al collo. 
"Onice...dove l'hai? Dov è l'ultima dose?"
Alzai leggermente il braccio, indicandogli il mio portafogli. Lui lo raggiunse in fretta, aprendolo e trovando il mio ultimo quartino. Io mi rannicchiai, iniziando a lamentarmi.
"Onice cazzo, Onice, dove cazzo hai messo la siringa? Porca troia." Lui camminava velocemente dalla valigia al mio zaino, cercando di capirci qualcosa.
"Lo zaino..cazzo. Henk, lo zaino." Soffrivo come non mai. "M-muoviti, ti prego.."
Era la sensazione più brutta che avessi mai potuto provare. Stringevo le lenzuola con le mani, non riuscivo a smettere di star male. Vedevo Henk preparare la mia dose, ma ai miei occhi risultava essere estremamente lento. 
Serrai la mascella dal dolore. "Henk cazzo muoviti". Farfugliavo quelle parole, con lievi intervalli che mostravano tutto il mio dolore.
Mi prese il braccio, sparandomi la dose. Rimosse lentamente la siringa, guardandomi con aria nervosa. Io sentii subito il mio sangue avvelenarsi di quel dolce veleno,che iniziò a calmare la mia astinenza sin da subito.
Il dolore iniziò pian piano a dissolversi, ed il mio esile corpo cedette, troppo stanco dopo tutta quella sofferenza.
Mi rannicchiai maggiormente, sentendomi come una piccola pallina fatta di dolore e sofferenze.
Sentii il telefono squillare, proveniva dal mio cellulare, ma io ero troppo debole per rispondere.












*Jimmy's P.O.V.*

Brian era agitatissimo, sin da quando si era reso conto che Onice non sarebbe arrivata a scuola, eppure continuò a sperarci, in fondo, io ne ero certo.
Dopo scuola mi sembrava scontato stargli vicino, dovevo anche capire cosa sapesse, di Onice.
"Syn, amico, ti va di parlare?" Gli posai una delle mie enormi mani sulla sua spalla, lui sospirò.
"Cosa c'è da dire? La prima volta che mi innamoro di una ragazza, dopo pochissimo tempo questa inizia già a staccarsi da me.."
"Amico, ma che dici? Sarà successo qualcosa, non credo che lei si allontanerebbe così, dal nulla.." Lanciai l'amo sperando che il pesce abboccasse, e che, quindi, Brian mi avrebbe rivelato ciò di cui era a conoscenza.
"Tutto quello che so è che ha dei problemi con la madre, anche per questo sono così preoccupato."
Arricciai le sopracciglia, cercando di capire cosa fare. Certamente non sapeva della droga, ed io speravo sempre più che quella ragazzina avesse seguito il mio consiglio.
"Jimmy, io provo ad andare a casa sua, voglio vedere come sta."
"Ti seguo, amico."
Il tragitto fu silenzioso, estremamente silenzioso. Brian fumava nervosamente le sue Marlboro rosse.
"Se fosse successo qualcosa mi avrebbe potuta avvertire. Secondo me vuole rompere con me." Si passò una mano tra i capelli, nervosamente. Lo fermai, tenendolo dalle spalle, casa di Onice si trovava proprio di fronte a noi.
"Guardami negli occhi. Non le hai fatto nulla. Non è cambiato nulla tra voi, quindi smettila di sparare stronzate." Mi fermai un attimo, non avevo mai visto Brian stare così per qualcuno, in fondo sapevo che le sue mura sarebbero state abbattute, prima o poi.
Lui annuì, poco sicuro di se stesso. "Le luci sono spente..." Mi fece notare.
Questo iniziò ad insospettirci. Suonammo, con l'ansia nel cuore. Mentre attendevamo, iniziai ad immaginare Onice per terra, svenuta per un'overdose, o anche peggio, morta. Quel pensiero, come un verme fa con una mela, mi trapassò il cervello.
Cercai di lasciarlo andare, così come era venuto. I minuti scorrevano, ma nessuno veniva ad aprirci. 
"Potrebbe essere uscita con la madre". Dissi prontamente.
Brian si sedette sul pianerottolo. "Io la chiamo." Anuii, accendendomi una sigaretta.
"Metti il vivavoce, voglio sentire anche io."
Il cellulare iniziò a squillare, all'inizio temevo non rispondesse.
Poi una voce maschile rispose al telefono.
"E tu chi diamine sei?!" Esclamò subito Brian. La persona che aveva risposto al telefono di Onice, aveva una voce cupa, notevolmente agitata.
"Brian, sono Henk.." Brian sbiancò, non permettendo al ragazzo di finire la frase.
"Cosa diamine ci fai con lei? Che diamine sta succedendo?!" Brian si alzò di scatto, con un'espressione d'odio e gli occhi iniettati di sangue.
"Brian, non è come sembra, lasciami spiegare.." Lui lo interruppe di nuovo.
"Lasciarti spiegare!? Non c'è nulla da spiegare. Tu sei morto. Passami Onice."
"N-non può risponderti adesso.." Brian riattaccò subito, muovendosi subito dopo verso l'uscita di quella villa.
"Brian, cazzo fermati." Lo bloccai, impedendogli di passare.
"Jimmy lasciami. Devo spaccare la faccia a qualcuno."
"Tu devi calmarti." Iniziai a gridare. "Vuoi finire in galera o cosa?" Brian mi abbracciò, iniziando a piangere. Erano anni che ci conoscevamo, e non aveva mai, e ribadisco, mai, pianto. Per niente, per nessuno. Poi era arrivata Onice, e tutto era cambiato. 
"Capiremo che diamine sta succedendo appena ti riprenderai, ma ora, sfogati amico mio.." Gli diedi delle pacche sulla spalla, senza riuscire a togliermi dalla testa il fatto che Henk fosse uno spacciatore, e che probabilmente, il tradimento non aveva nulla a che fare in questa storia.
Ma la cosa che mi preoccupava ancora di più era il tono di voce di Henk, fin troggo agitato per i miei gusti.
Decisi di tenere Brian all'oscuro di ciò che sapevo su Onice, sarebbe stata lei a doverlo dire, mi sembrò la cosa più giusta da fare.
O forse mi sbagliavo?
  
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