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Autore: Myra11    18/12/2017    1 recensioni
Sequel di "You Are Not Trivial", ambientato circa sei mesi dopo la storia principale.
Un Alec devastato dal dolore, e un Magnus curioso, e affascinato.
Come andrà a finire?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 20
 
Jocelyn sospirò seccata e si alzò nuovamente in punta di piedi, senza riuscire a raggiungere la scodella. Chi diavolo l’aveva messa così in alto?
«Mamma, lascia fare a me.»
La donna rimase pietrificata mentre osservava una mano dalle dita affusolate allungarsi oltre di lei e afferrare la scodella che non era riuscita a raggiungere.
Si voltò e osservò Sebastian senza riuscire a parlare, e il ragazzo la studiò come se si aspettasse una reazione violenta mentre appoggiava la ciotola sul tavolo dietro di sé.
«Mi hai appena…chiamato “mamma”?» Chiese Jocelyn sentendo il suo stesso cuore battere come se volesse scapparle dal petto. Non era sicura di aver sentito davvero il figlio chiamarla così, ma vedendolo distogliere lo sguardo pensò che probabilmente aveva sentito bene.
«Non è questo che sei?» Le chiese il ragazzo, studiandola da sotto i ciuffi di capelli bianchi.
Jocelyn gli sorrise senza nemmeno sforzarsi di trattenere le lacrime: da quando si erano riuniti ad Alicante mesi prima, lui non l’aveva mai chiamata così, e avere la prova che la considerava davvero sua madre la riempiva di gioia. Gli prese la mano destra, sentendo la stretta di sole tre dita, e ricordò quando gli avevano tagliato l’anulare e il mignolo come punizione per le sue azioni passate; era stato orribile guardarlo, ma sempre meglio che vederlo messo a morte.
«Si, è questo che sono.»
Sebastian la osservò come se non capisse le sue lacrime, ma le regalò comunque un breve sorriso.
La convivenza inizialmente non era stata facile, e anche se c’erano momenti in cui il sangue di demone sembrava avere la meglio sul ragazzo e lui diventava violento e rabbioso, alla fine erano riusciti a stabilire l’equilibrio e potevano considerarsi quasi una vera famiglia.
«Ci stanno aspettando di là.» Mormorò il ragazzo, godendosi quel breve contatto con sua madre.
Jocelyn era così diversa da Valentine che ogni tanto lo disorientava e lo spingeva a chiedersi come fossero mai arrivati al matrimonio.
La donna dai capelli rossi annuì e si allontanò da lui, recuperando la scodella dal tavolo e tornando nel salotto.
«Jocelyn! Perché piangi?»
Sebastian rimase ad ascoltare Luke che si avvicinava, e poté immaginare il sorriso caldo di Jocelyn quando lei affermò che andava tutto magnificamente.
Seguendo i suoi passi si diresse nell’altra stanza e si lasciò cadere su una sedia, e in quel momento ritornò Clary, seguita da Jace, che straordinariamente era stato invitato per la cena.
Il biondo lo salutò con un cenno e un breve sorriso beffardo, ma la ragazza venne a schioccargli un bacio sulla guancia.
«Ciao sorellina.»
«Va tutto bene?» Domandò la rossa sorridendogli lievemente.
Sebastian spostò lo sguardo su sua madre e le sorrise prima di tornare a guardare Clary.
«Magnificamente.»
 
Magnus accavallò le gambe e sorrise alla ragazza davanti a lui.
«Sei cambiato.» Affermò lei, sorridendo a propria volta.
Lo stregone le fece un cenno. «Anche tu.»
Tessa socchiuse gli occhi grigi e si strinse lievemente nelle spalle. Era passato molto tempo da quando aveva incontrato Magnus per l’ultima volta, eppure sotto i vestiti dai colori sgargianti e i glitter vedeva ancora lo stregone che li aveva aiutati più di un secolo e mezzo prima, la stessa aria vagamente malinconica mascherata dall’ironia di chi ha visto praticamente tutto del mondo.
«Come mai questo messaggio improvviso?» Gli chiese sollevando il foglietto che aveva ricevuto una settimana prima e che la pregava di venire a Brooklyn.
Il Nascosto spostò gli occhi felini sul Presidente Miao, che si stava strusciando contro le gambe della ragazza da quando era arrivata. «La storia si sta ripetendo, e questa volta ci sono io al tuo posto.»
Non ebbe bisogno di aggiungere altro, perché Tessa comprese benissimo a cosa si riferiva; non disse che le dispiaceva e che avrebbe dovuto essere forte, semplicemente si alzò – il fruscio della sua camicia gli ricordò il rumore dei suoi abiti ottocenteschi – e venne a sedersi accanto a lui, prendendogli una mano. Così facendo, però, sentì le lievissime cicatrici che la magia dello stregone non era riuscita a cancellare, e gli girò la mano in modo da poter vedere il palmo.
«Che cos’hai fatto?» Gli chiese la ragazza osservando le ustioni con curiosità.
Magnus ridacchiò lievemente, lieto di notare che Tessa non aveva perso la sua passione per fare domande. «Qualcosa di simile a quello che hai fatto tu, impugnando la spada di Raziel.»
«E tutto questo per…»
«Magnus, sono tornato!» Lo stregone si voltò sentendo la voce del ragazzo, e Tessa poté vedere i suoi occhi felini accendersi d’amore quando si posarono sul nuovo arrivato.
Si alzò dal divano per congedarsi e lasciare la coppia da sola, ma quando vide chiaramente il cacciatore il cuore saltò qualche battito, e Magnus fu abbastanza fulmineo per sostenerla e impedirle di cadere.
Guardò prima il Nephilim esterrefatto sulla soglia e poi di nuovo lei, annuendo.
«Lo so. Non volevo che lo vedessi.» Le mormorò, mentre il ricordo di Will aleggiava tra di loro.
Tessa batté un paio di volte le palpebre concentrandosi sulle differenze tra i due ragazzi – lo sconosciuto non aveva la pelle pallida di Will, per esempio– e salutò lo stregone con un breve sorriso, sentendo lo sguardo celeste del ragazzo seguirla con curiosità.
Magnus però l’accompagnò fino alla porta e rimase ad osservarla per un po’, in silenzio, dopo aver fatto un cenno ad Alexander per chiedergli di aspettare.
«Saprai dove trovarmi, quando avrai bisogno di me?» Gli chiese Tessa: ricordava chiaramente il giorno della morte di Will e il suo dolore, e sapeva che lo stregone non ne sarebbe stato esonerato.
Lui annuì. «Lo saprò. Abbi cura di te.»
«Anche tu.»
Tessa si voltò, e Magnus tornò in casa pronto a spiegare al cacciatore cos’era successo.
«Chi era?» Domandò Alec, e lo stregone sentì la sua voce provenire dal bagno.
Entrò nella stanza mentre il cacciatore si toglieva la maglia e deglutì nel vedere la piccola cicatrice sulla schiena del ragazzo, dove la Gloriosa l’aveva trapassato. Non si sarebbe mai abituato.
«La moglie di Will.» Affermò tranquillamente, e il moro si voltò stupito.
«Ma avrà avuto la mia età, al massimo!»
Lo stregone fece scorrere lo sguardo sul petto allenato del Nephilim, dedicando un breve sospiro nel vedere la vera cicatrice accanto al cuore, poi sorriso incontrando gli occhi azzurri che tanto amava.
«Lo so, ma è immortale.»
«Oh…»
Magnus sapeva cosa stava passando per la mente del suo ragazzo, e per questo gli si avvicinò e lo abbracciò, accarezzandogli lentamente la schiena finché non fu completamente rilassato tra le sue braccia. «Tessa e Will hanno avuto una vita lunga e felice, e così faremo anche noi. Ora dimmi com’è andata la tua giornata.»
Il cacciatore sorrise, lievemente. In quei sei mesi si era praticamente trasferito a casa di Magnus e anche se passava tutto il giorno all’Istituto per gli allenamenti e le missioni era nell’appartamento di Brooklyn che tornava di sera.
Alec ridacchiò nervosamente e sollevò lo sguardo verso lo stregone, le dita infilate nei passanti della sua cintura gialla. «Bene, finché non ho incontrato mio padre.»
Magnus socchiuse gli occhi. «E com’è andata?»
«Non bene, ci siamo urlati un po’ addosso e poi mia madre ci ha separati prima che passassimo di nuovo alle maniere forti.» Storse le labbra, e in quel momento Magnus lo baciò come se volesse fargli esplodere il corpo, continuando ad accarezzarlo. Quando si allontanarono lo stregone sembrava sul punto di fare le fusa.
«Non importa, Alexander. Non sarà tuo padre a separarci dopo tutto quello che abbiamo passato.»
«Lo so. Ti amo.» Il ragazzo sorrise attirando nuovamente lo stregone verso di sé, e lui aprì la doccia con uno schiocco di dita e lo spinse dentro senza separarsi dalle sue labbra.
Alec ebbe la fugace visione di una scintilla azzurra prima che l’acqua si aprisse e li inondasse entrambi. Si separò dal Nascosto ridendo, e Magnus gli accarezzò il viso sorridendo come se stesse guardando la cosa più bella del mondo. Il diciottenne arrossì lievemente quando lo stregone si avvicinò alle sue labbra per sussurrargli una breve frase.
«Aku cinta kamu, Alexander.» 
  
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