Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Jasmine_dreamer    20/12/2017    1 recensioni
"La finisci di starmi addosso? Mi perseguiti da settembre, quando l'anno scorso non conoscevi neanche il mio nome!" disse Alexia.
"L'anno scorso eri un cesso, poi non so cosa sia successo!" rispose Parker.
"Si chiamano tette. Ecco cos'è successo, quando ti crescono le tette improvvisamente diventi figa."
Lui rise: "Guarda che le tette non c'entrano, contribuiscono, ma non sono loro la causa del tuo cambiamento. Quando ti ho vista ho pensato che eri una favola."
Sul sorriso di Alex comparve un sorriso dolce e pensò a quanto fosse carino Parker. Poi si ricordò che era Parker e disse: "Non mi compri con due parole in croce, sai?"
"Oh che strano, sembrava di si."
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Bussarono alla porta, Alex andò ad aprire.
"Ciao."
"Ancora tu? Ma cosa diavolo vuoi?" fece Alex.
"Scusarmi." disse Parker.
"Lo hai già fatto." Alexia fece per chiudere la porta, ma con la mano lui la bloccò.
"Alexia, per favore. Ascoltami, questa volta è diverso. Puoi ascoltare senza interrompere?" 
I suoi occhi dispiaciuti convinsero Alex che lo lasciò entrare e si sedette sul letto.
"Questa volta ho capito, non darò colpa all'alcol, non darò colpe a nessuno se non a me stesso."
"Parla." disse Alex a braccia incrociate.
"Mi dispiace di essere stato così stupido da pensare che tu non provassi ciò che provavo io solo perché hai abbracciato un altro, mi dispiace di essermi scopato un'altra nella foga del momento, pur sapendo che così ti avrei ferito, mi dispiace di averlo fatto in camera tua e di aver rovinato il giorno del tuo compleanno."
Le lacrime iniziarono a scendere sulle guance di Alex, Parker se ne accorse e poggiò le mani sul suo viso asciugandole coi pollici.
Poi continuò: "Mi dispiace averti fatto credere che potessi fidarti di me, per poi dimostrarti il contrario, mi dispiace non esserci stato per te anche se ne avevi bisogno, mi dispiace aver tradito la tua fiducia, mi dispiace se ti ho fatto litigare con Jamie, mi dispiace non riuscire a esserti amico, mi dispiace che tu sia finita all'ospedale per colpa mia, mi dispiace averti fatta piangere per il mio egoismo. Mi dispiace se ti ho distrutta, devastata, uccisa."
"Grazie." disse lei, per la prima volta capì che Parker aveva sul serio capito tutto.
Spostò le sue mani, che poi lui appoggiò sulle sue gambe.
Lei si voltò per prendere un fazzoletto.
Ma lui continuò:"Però, non mi dispiace averti incontrata."
"Parker..." mormorò lei.
"Non mi dispiace averti amata, amarti ancora."
Fu più forte di lei, lo abbracciò.
E la loro pelle a contatto scatenò in entrambi un brivido.
Avevano ancora lo stesso odore che loro ricordavano.
"I tuoi capelli sanno ancora di buono." disse lui con la voce spezzata.
Lei fece per allontanarsi ma lui la strinse.
"Per favore, resta ancora stretta a me per un po', non sono pronto per lasciarti andare da questo ultimo abbraccio."
Lui stava piangendo, si capiva dal suo tono di voce.
Anche Alex piangeva, perché nonostante quell'abbraccio sapesse di buono, sapeva anche di addio.
Addio al loro amore che non era sbocciato, che era morto prematuro, che non avevano mai vissuto fino in fondo.
Ma ci  sarebbero riusciti mai a dirsi davvero addio?
Si staccarono, lui le appoggiò una mano sulla guancia e le disse: "Tu sei la cosa migliore che mi sia capitata nella vita."
Le diede un bacio sulla fronte, la guardò e andò via.
Lei rimase seduta sul letto a guardare la porta che si era chiusa dietro Parker. 
La porta si aprì di nuovo poco dopo, era Jamie.
"Ciao." disse Alex stranita.
"Lo ami ancora?" fece Jamie con gli occhi rossi.
"No, io..." 
Jamie la interruppe: "Lo ami, Alex. Smettila per favore. Ho sentito tutto, e ho anche visto."
Alex sentì le sue guance bagnarsi: "Jamie ti prego..."
"Cazzo, non pregarmi, Alex. Chiarisciti le idee, fino ad allora io non voglio saperne nulla"
"Non andartene!" urlò Alex.
Jamie, che era voltata verso la porta, non si girò perché non voleva che Alexia vedesse le sue lacrime, lei le aveva dato tutto e Alex in cambio l'aveva distrutta.
"Io me ne vado, capisci a chi vuoi dare il tuo amore perché così non può andare avanti."
Se ne andò, lasciando Alexia in piedi e il cuore spezzato... di nuovo.
Il suo cuore era un mix di emozioni, non sapeva cosa provasse, rabbia, delusione, e altro che però non riusciva a capire.
Prese a urlare e a lanciare per aria tutto ciò che si trovava davanti, Nick la sentì e irruppe in camera sua, seguito da Jessica.
"Oh!" urlò Nicholas.
"Lasciami in pace."
Prese il pc e lo lanciò contro il muro.
Jessica atterrì e si mise le mani davanti alla bocca, senza riuscire a dire una parola.
"Alex calmati!" urlò Nicholas.
"Lo odio! Schifoso maledetto!" rovesciò per terra il mobiletto su cui teneva i trucchi: "Maledico il giorno in cui è entrato nella mia vita! Mi fa schifo!"
Nicholas la prese di forza e l'abbracciò: "Calmati." sussurrò.
"No, lo odio!" Alex cominciò a piangere nelle braccia del fratello.
Si lasciarono cadere per terra, Alexia piangeva a singhiozzoni.
Jessica era ancora paralizzata, fissava il vuoto in silenzio.
Poi Alex si staccò da Nicholas: "Devo sistemare le cose con Jamie."
Nick annuì e la sorellina corse via.
Corse fino a perdere il fiato, poi arrivò davanti alla sua porta e suonò.
Quando Jamie aprì la porta fu sorpresa ma non disse una parola.
"Forse provo ancora qualcosa per Parker..." disse Alex con la voce rotta: "Ma adesso io voglio stare con te."
"Non lo so, Alex." fece Jamie.
Alexia le prese la mano: "Ti prego..."
Lei sorrise, lasciò la sua mano e le disse: "Torna a casa, domani ne parliamo meglio a scuola ok?"
Alexia annuì e andò via.
Si sedette in fondo al vialetto e tirò fuori dal suo pacchetto una sigaretta e se la infilò in bocca.
Stava facendo la cosa giusta? Con Parker non avrebbe funzionato, con Jamie invece le cose andavano bene.
Il suo cuore era in guerra, non sapeva cosa voleva, non sapeva cosa fare.
Contemporaneamente a casa di Alex il campanello aveva suonato di nuovo.
Andò ad aprire Nick.
"Ciao, Alex non c'è ma se vuoi puoi aspettarla nella sua stanza."
"Sì, beh... veramente volevo parlare con te." fece Matilde.
"Con me?"  disse Nick stranito.
"Sì." Maty manteneva gli occhi bassi.
"Ehm, ok, vieni. Andiamo in sala."
Lei lo seguì.
"Allora.:" disse dopo essersi seduto: "Dimmi."
"Vedi, da qualche tempo, provo qualcosa per te."
"Ah." disse Nick sbalordito.
"Non voglio niente da te." si affrettò a dire Maty: "Pensavo solo che tu dovessi saperlo."
"Maty, neanche tu mi sei indifferente."
"Davvero?!" fece lei alzando lo sguardo.
"Sì, però ho sempre respinto l'idea. Un po' perché tu hai 17 anni e io tra due settimane ne avrò 22 e un po' perché sei la migliore amica di mia sorella. Quindi pensavo fosse un po' strano."
"Alex lo sa." disse lei.
"Ohw, ok!" fece lui: "E quando fai 18 anni?" aggiunse ridendo.
Lei rise: "Il 14 marzo!" 
"Quindi non è poi così eccessiva la differenza di età."
"No."
"Ma tu non hai un ragazzo?!" fece poi lui.
"Avevo. Non mi ci trovavo più."
"Colpa mia?" disse lui sorridendo.
"Forse." sorridendo a sua volta. "Ma non pensavo di piacerti, insomma appena mi guardavi."
"Sinceramente pensavo fosse assurdo... Ma sei bellissima, una delle più belle ragazze che io abbia mai visto. E sei molto dolce e gentile. Ti ho vista stare vicina ad Alex sempre, in ogni occasione, non  le hai mai voltato le spalle e l'hai sempre difesa."
"Lei fa lo stesso per me." disse Matilde.
"Sì, lo so." 
Sorrisero, poi Nick le scostò una ciocca di capelli che le era caduta sul viso e lei sentì un brivido, avvampò e abbassò di nuovo lo sguardo.

Jessica e Nicholas continuavano a chiamare Alex, finché non si accorsero che aveva lasciato il cellulare a casa.
Pensarono allora di chiamare Jamie, però la ragazza rispose che Alexia se n'era andata alle 10.30, quindi non sapeva dove fosse.
Chiese anche se volevano aiuto, ma loro risposero di non preoccuparsi e che l'avrebbero trovata.
Nick e sua madre uscirono a cercarla, erano quasi le 2, ma dove poteva essere??
Decisero di dividersi, Nicholas andò da Parker.
Lui aprì la porta in pigiama: "Ma che cazzo?!"
"Mia sorella è sparita." disse soltanto.
"Mi vesto." rispose Parker.
Quando scese disse: "Forse so dove si trova."
Salirono in macchina e si diressero al parco.
Alexia stava dormendo su una panchina, Parker sapeva che l'avrebbe trovata lì, era quello il posto in cui andava quando qualcosa non andava.
Scese dalla macchina e appoggiò una mano sulla spalla di Alex.
Lei mugugnò qualcosa e si strofinò gli occhi.
Poi si tirò su e lo guardò: "Parker?! Ma dove siamo?!"
"Tieni, si gela." disse lui dandole il suo giubbotto.
"Ti sei addormentata qui, sono le 2 passate. Tuo fratello è venuto a casa mia preoccupato, vieni qui."
"Non ho bisogno del tuo giubbotto." fece lei riprendendo un po' di lucidità.
"Dai finiscila... andiamo." disse alzandosi e porgendole una mano.
Lei l'afferrò e lui se la mise sotto il braccio: "Forza, andiamo a casa."
La fece salire in macchina e si mise dietro con lei.
"Ciao piccola peste." disse Nick.
"Ciao, scusami se ti ho fatto preoccupare."
"Ho chiamato la mamma... preparati, penso che stavolta non la passi liscia."
"Come sapevi che mi avresti trovata lì?" chiese Alex a Parker.
"Lo sapevo e basta." disse lui.
Alexia sorrise e Parker fece lo stesso.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Jasmine_dreamer