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Autore: _Agrifoglio_    20/12/2017    9 recensioni
I personaggi della storia - tutti, ormai, morti - parlano, si confessano, si sfogano, sull'esempio di un noto capolavoro della letteratura americana. Ognuno esprime il proprio punto di vista.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Victor Clément de Girodel
 
Nacqui a metà del diciottesimo secolo,
figlio cadetto di una famiglia dell’alta aristocrazia.
Due strade mi si ponevano innanzi: la Chiesa e l’Esercito.
Per nessuna delle due sentendomi portato,
scelsi quella che meno dell’altra avrebbe limitato la mia libertà.
Giunto sul limitare dei venti anni,
si presentò l’occasione che mio padre, da sempre, aveva atteso:
farmi divenire Capitano delle Guardie Reali,
sottraendo la carica alla famiglia che, da lungo tempo, la deteneva
di cui si era esaurita la linea maschile, non era certo colpa mia.
Il Conte in carica, però, non demordeva e partorì l’insania
che fornì ai salotti materia di pettegolezzo per decenni.
Manca la linea maschile? E con ciò? Esiste un correttivo.
Di maschi nemmeno uno, ma di femmine ne ho ben sei.
Che ci si mascheri soltanto a Carnevale, poi, cosa importa?
Soltanto i contabili e gli sciocchi sono così intransigenti”.
La cosa amena è che persino il Re, anziché gridare al pazzo,
prese in considerazione la proposta, ancora ci si chiede il perché.
La regale inclinazione per le belle donne fece sicuramente il suo.
Fui costretto ad accettare di battermi in duello con una fanciulla,
per una carica della quale avrei tranquillamente fatto a meno.
Nessun onore in caso di vittoria, eterna derisione se fossi stato sconfitto.
Mentre mi crogiolavo in questi ameni pensieri,
vidi lei, sotto un albero, che mi aspettava.
Portamento fiero, occhi spavaldi, voce altera, piglio attaccabrighe,
volle battersi con me, lì, in aperta campagna anziché in regolare tenzone,
perché neanche lei ambiva alla carica (cosa l’avranno istituita a fare?),
ma non voleva passare per codarda, rinunciando tout court.
Non mi aspettavo tanta abilità, unita a leggiadria e ad eleganza senza pari.
Spadaccina perfetta, abile, veloce, eseguiva le mosse meglio di me.
Vinse lei, ma senza testimoni, evitandomi, così, la pubblica umiliazione.
Da uomo d’onore, accettai la sconfitta
e riconobbi in lei, di fronte al Re, il Capitano ideale.
Divenni, da quel giorno, il suo secondo, un eterno destino il mio.
Ebbi modo di apprezzarla, standole al fianco per vent’anni.
C’era sempre l’attendente di lei con noi, uno strano trio.
Quando se ne andò, con decisione repentina ed irrevocabile,
mi accorsi che mi mancava e che non avrei potuto più farne a meno.
Ne chiesi la mano al padre che, un tempo, mi era sembrato un folle
e folle ero diventato anch’io, dato il ginepraio in cui mi stavo cacciando.
Considerati il carattere, lo stile di vita ed i nostri trascorsi,
avrei dovuto tralasciare la via ufficiale e chiedere direttamente a lei,
ma non credo che il risultato sarebbe cambiato.
Mi rifiutò senza pensarci troppo, senza tentennamento alcuno
e chiuse per sempre la questione, in modo teatrale.
Io, dal canto mio, le lasciai libertà di scelta:
non si costringe il sole a brillare, il fuoco ad ardere ed il vento a soffiare.
Le rimasi, tuttavia, sempre devoto e quasi mi persi per lei,
in occasione degli Stati Generali.
Soltanto il tempestivo intervento della Regina ci salvò
e profondo fu il dolore della Regina – oltre che il mio –
nell’apprenderne la morte e le circostanze nelle quali era avvenuta.
L’aveva tradita – ci aveva traditi;
l’aveva rinnegata – ci aveva rinnegati;
l’aveva disistimata – ci aveva disistimati.
Ci era mai stata amica? I veri amici oltrepassano la barricata?
La Sovrana non pensava di meritare quel voltafaccia
– nessuno di noi pensava di meritarlo –
e, pur perdonandole, come sempre aveva fatto,
l’ennesima alzata d’ingegno, mai trovò completa consolazione.
L’eterea silfide era sempre stata molto abile con la spada,
ma mai nell’evitare di ferire i sentimenti di chi le viveva accanto.
Non era crudele, non era spietata, era Oscar François de Jarjayes.






Come avevo promesso, oggi, si sale di livello, con l’elegante Girodel, uno dei personaggi più importanti della storia di Lady Oscar.
Mi è venuto spontaneo rappresentarlo così: ironico, aristocratico e mai eccessivo. Sebbene, almeno all’inizio, egli appaia leggermente sprezzante nei confronti di Oscar, la signorilità dei modi, il carattere garbato ed il fatto di prendere la vita con una buona dose di filosofia hanno contribuito a stemperarne una certa albagia di fondo.
Girodel è una persona d’onore come Oscar, ma, a differenza di lei, ha il senso della misura e la capacità di capire quando la partita è finita e ciò gli va ascritto a merito. Non è mai entrato in competizione con la protagonista, probabilmente perché, diversamente da lei, provava poca attrazione per la vita militare e non aveva una grande attitudine al comando.
Come sempre, ringrazio chi ha commentato il ritratto precedente e chi farà altrettanto con quello odierno. Con questo personaggio importante, “Scorre la Senna, scorre lenta” vi saluta e va in vacanza, per tornare dopo l’Epifania, con un altro pezzo da novanta. Auguri di buone feste a tutti! 
   
 
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