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Autore: heliodor    22/12/2017    2 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Letture per bambini

Joyce atterrò vicino a uno degli archi e corse dentro al tribunale. Il lungo colonnato che girava attorno all'edificio vero e proprio era deserto, fatta eccezione per qualche curioso che non stava badando a lei.
Camminando senza fretta per non dare nell'occhio si infilò sotto uno degli archi ed entrò nel tribunale. Ci mise qualche minuto a ritrovare la mantellina che aveva nascosto dietro una colonna.
La indossò con calma, gemendo per il dolore che ancora sentiva al fianco e alle braccia. Nel frattempo aveva annullato la trasfigurazione ed era tornata a essere quella di prima.
Con la mantellina ben chiusa si avviò verso la sala del tribunale dove si era tenuto il processo.
Notò subito le guardie assiepate davanti all'arco che ne delimitava l'entrata.
Non appena la videro arrivare spianarono le lance con fare minaccioso.
"Altolà" disse uno dei soldati. "Nessuno può avvicinarsi. Torna indietro."
"È la nipote di tamish Jhazar" disse Gajza sopraggiungendo. "Fatela passare."
Joyce superò il picchetto di guardie.
La strega la prese sottobraccio. "Dov'eri finita? Stavo per mandare le guardie a cercarti."
"Stavo dando un'occhiata in giro."
"Non devi mai allontanarti. Mai. Hai capito?"
Joyce annuì.
La sala del tribunale era una bolgia.
Molti urlavano o parlavano a voce alta. Afrim era uno dei più agitati e mentre parlava gesticolava verso Selena, che lo ascoltava con espressione tesa.
Joyce si avvicinò per sentire quello che stava dicendo.
"Quei selvaggi hanno osato sfidarci" disse Afrim con tono isterico. "Devi subito ordinare ai soldati di marciare sul loro villaggio."
"Non siamo pronti per una guerra" disse un ometto di mezza età. Indossava un corsetto dai colori sgargianti e teneva le mani incrociate dietro la schiena. A differenza di altri usava un tono pacato.
"Guerra? Questa sarà una spedizione punitiva" disse Afrim.
"Vosser ha ragione" disse Selena. "Non siamo pronti per una guerra."
"Vuoi lasciar correre?" chiese Afrim scandalizzato.
"Ma lo saremo" aggiunse la donna.
Jhazar arrivò in quel momento. "Jasmyna" disse avvicinandola. "Mi hai fatto morire dalla paura. Dove eri finita?"
"Mi annoiavo a sono andata in giro."
"Non dovevi" disse lo stregone. "Questo luogo poteva diventare un campo di battaglia."
"Ma cos'è successo?" chiese fingendo di non sapere niente.
"L'impensabile. I ragazzi alfar sono scappati."
"Sul serio?" Cercò di nascondere il suo sollievo. Quelle parole significavano che non li avevano presi.
Jhazar annuì. "Hanno approfittato di un attimo di distrazione delle guardie e sono andati via."
"E ora che succederà?"
"Niente di buono per gli alfar. Therenduil e i suoi sono ancora qui. Loro hanno garantito per gli imputati."
"Che significa?"
"Vuol dire che per le leggi di Nazedir Selena può ordinare di imprigionarlo al posto dei fuggitivi."
"Ma non è giusto" protestò Joyce.
"Conoscevano le leggi e sapevano a cosa stavano andando incontro. Therenduil è stato davvero un folle. E pensare che forse è stato tutto inutile."
"Perché"?
"La giuria era orientata verso un verdetto di innocenza."
"Ma allora che senso ha tutto questo? Se sono innocenti non conta se sono evasi, no?"
Jhazar ghignò. "Non ti ho detto che i Nazedir tengono più alla forma che alla sostanza? Il processo non si era concluso e il giudizio non era stato emesso, quindi è come se avessero confessato di essere colpevoli. Ormai è tutto perso. Therenduil è già condannato."
Selena salì sul palco e attirò l'attenzione dei presenti. "Ascoltate" disse. "Visti i recenti avvenimenti, dichiaro sospeso il processo."
Therenduil e l'alfar che lo accompagnava sedevano in silenzio su una delle panche. L'uomo si alzò e disse: "Ho garantito per l'innocenza dei tre imputati. Se questo tribunale vuole, può disporre della mia persona."
"Avete sentito?" gracchiò Afrim con tono trionfante. "Lo ha ammesso anche lui. Arrestatelo con il selvaggio che lo accompagna."
Selena scoccò un'occhiata disgustata ad Afrim. "Devo ancora riflettere su quanto è accaduto. Mentre mi consulto con i miei collaboratori, Therenduil e il suo allievo saranno miei graditi ospiti alla fortezza. Nulla in contrario?"
L'alfar chinò la testa e tornò a sedersi.
"Questo è irregolare" disse Afrim scandalizzato. "E totalmente contrario alle leggi e alle consuetudini."
"Viviamo in tempi eccezionali" disse Selena con tono pacato. "Che richiedono decisioni eccezionali. Gastaf."
Il comandante delle lame d'argento salì sul palco. Joyce notò che non vi era traccia di Zefyr né di Khadjag.
"Predisponi la scorta fino alla fortezza. Raddoppia le guardie lungo il percorso" disse Selena ad alta voce. "Se gli alfar o chiunque altro cerchernno di fare del male a uno dei nostri ospiti, risponderemo con la massima risolutezza. È chiaro?"
Gastaf chinò la testa. "Farò come ordini" disse prima di scendere dal palco.
Jhazar la lasciò per andare a parlare con Selena, ma lei le fece un gesto risoluto con la mano e lo ignorò.
Joyce vide l'espressione soddisfatta di Gajza mentre affiancava Selena e le parlava sottovoce. Avrebbe tanto voluto sapere che cosa si dicevano, ma senza il potere adatto era impossibile. Quando e se avesse recuperato il compendio, avrebbe studiato quegli incantesimi.
 
Il rientro alla fortezza fu tranquillo e veloce. Gastaf predispose una scorta poderosa per il corteo, che stavolta invece di passare trionfante tra le strade della città si limitò ad attraversarle in tutta fretta.
Fuori dalle mura i soldati a cavallo aumentarono, disponendosi in due file compatte ai lati del corteo.
Joyce non vide Zefyr ma era sicura che fosse tra le lame d'argento che chiudevano la fila o l'aprivano in testa.
Chissà se lui e suo padre avevano già parlato di Khadjag e di quello che era successo al tribunale, si disse.
Doveva scoprire tutto ciò che poteva sullo stregone e i suoi poteri.
Era stato lui a convincere i tre ragazzi alfar a evadere. Vista la sua vicinanza a Gastaf, doveva aver agito su ordine di questi.
Ma perché far fuggire i ragazzi? Per far fallire il processo?
Era l'unico motivo valido che le veniva in mente.
Se era così, allora Gastaf era davvero pericoloso. Stava giocando con le vite di tre ragazzi innocenti e soprattutto rischiava di far fallire l'alleanza se vi fosse stata la guerra.
Jhazar viaggiava nella sua stessa carrozza. "Non mi fido a lasciarti sola" disse guardando fuori dalla finestra. "Sta diventando troppo pericoloso tenerti qui. Forse dovrei mandarti da tuo padre."
Finalmente una buona notizia, pensò Joyce. Quello avrebbe reso le cose molto più semplici per lei.
"Devo pensarci" disse Jhazar toccandosi la fronte.
Appena giunti a palazzo vennero scortati nelle proprie stanze da delle guardie anonime. Joyce cercò con lo sguardo Zefyr, ma non lo trovò.
Dov'era finito?
Anche Khadjag sembrava sparito dalla circolazione.
In compenso c'erano ancora Eryen e Gajza che parlavano tra di loro sottovoce.
Che aveva in mente la strega? Non poteva accusarla di niente, ma sembrava sollevata dopo quanto era accaduto.
Gastaf era coinvolto nel tentativo di fuga dei ragazzi alfar. Khadjag aveva parlato a lungo con lui e aveva rubato il messaggio riservato a Jhazar per consegnarglielo.
I due erano in combutta per far fallire l'alleanza?
Cosa ci guadagnava Gastaf? Doveva scoprirlo.
E doveva tradurre il messaggio in codice. Qualcosa le diceva che avrebbe scoperto dove si trovava suo padre o dove avrebbe potuto trovarlo. Se era così, sarebbe partita per quel luogo il giorno dopo. Niente la tratteneva lì e aveva già perso abbastanza tempo. Doveva recuperare una copia del libro di Ambalar. L'unico luogo che le venne in mente era la biblioteca della fortezza.
Attese che le tenebre calassero prima di agire.
Indossò il cappuccio nero, prese la pergamena e uscì dalla stanza. Percorse con passi veloci il corridoio senza incontrare anima viva e scese di due livelli.
La biblioteca era una sala ottagonale con una sola entrata. Due colonne di granito reggevano un arco finemente decorato con astri e corpi celesti.
Entrando Joyce notò che era immersa nel buio, fatta eccezione per un paio di candelabri accesi in un angolo.
Puntò verso uno di essi e lo afferrò, reggendolo con la mano.
Alla luce fioca delle candele cercò la sezione giusta, aggirandosi tra gli scaffali finché non trovò quello che stava cercando. 
"Addestrare il falco d'acqua" mormorò prendendo il libro di Ambalar.
Trovò un leggio e lo appoggiò sopra, quindi aprì la pergamena e aiutandosi con un foglio e una matita cominciò con pazienza ad assegnare a ogni terna di numeri la lettera giusta.
Quando lesse il messaggio così composto si accigliò. Lo rilesse due volte per essere sicura e lo ripeté ad alta voce quasi non credesse ai suoi occhi. "Gadero. All'alba del nono giorno dopo Selacca. Non fidarti di chi reca questo messaggio."
Chi erano Gadero e Selacca? Persone? Luoghi? E l'ultima frase che significato aveva? Se non poteva fidarsi del messaggero, come poteva essere certa che dicesse il vero?
Doveva scoprire se quelli del messaggio erano luoghi o persone. Per fortuna era già nel posto giusto.
Ripose il libro al suo posto nello scaffale e nascose pergamena e traduzione in una tasca del vestito.
Si spostò nella sezione dedicata alla geografia. Le servivano mappe e guide del vecchio continente. Trovò un paio di tomi e li appoggiò sul leggio, quindi iniziò a sfogliarli.
Impiegò quasi un'ora prima di trovare quello che cercava.
Gadero era una città che sorgeva un centinaio di miglia a nord di Bergar, la capitale della repubblica omonima.
Di Selacca invece esistevano diversi paragrafi. Sembrava essere un nome comune per le città della repubblica. C'erano una Moris Selacca, una Selacca Grande e una Selacca Minore e persino una foresta di Selacca.
"Nono giorno dopo Selacca" mormorò tra i denti. Che voleva dire? Nove giorni di cammino? O a cavallo? E in che direzione? Forse verso Gadero?
Trovò una mappa della Repubblica di Bergar e la studiò. Il territorio occupava la parte orientale di una vasta penisola, stretta a oriente dal regno di Malinor e a occidente dal Priorato di Azgamoor.
C'erano molte Selacca, almeno una decina, che sorgevano lungo le vie principali, ma una sola Gadero che invece era affacciata su un grande lago a nord della capitale.
La Selacca più vicina distava una ventina di miglia, quella più distante sorgeva ai confini con Malinor.
Quante miglia poteva fare in un giorno? A cavallo forse cento ma a piedi? Venti? Trenta? Sempre che le strade lo consentissero.
Cercò di calcolare quale Selacca si trovasse a nove giorni di cammino da Gadero e quale a nove giorni di cavallo.
Poi scoprì che c'era una Selacca che sorgeva sul mare e le venne in mente che i giorni potevano essere di navigazione.
Si passò una mano tra i capelli e sbuffò. Il messaggio era tutt'altro che chiaro. Forse c'era qualcosa che le sfuggiva o...
Un rumore di passi la fece trasalire. Sollevò la testa di scatto e incrociò gli occhi di Zefyr. Era la prima volta che lo vedeva dopo che lo aveva lasciato sulla finestra del tribunale.
Indossava una camicia a maniche larghe e pantaloni grigi con stivali marroni. Il viso era stanco ma il sorriso accattivante era ancora lì.
"Disturbo?"
Joyce richiuse di scatto il libro. "No" disse scuotendo la testa. "Per niente."
"Sembravi molto assorta." Diede una rapida occhiata al titolo del libro. "Atlante del vecchio continente occidentale, di Ferys Castow. Stai progettando di fare un viaggio?"
"Voglio solo imparare tutto su quella che sarà la mia nuova casa."
"Giusto" osservò lui. "Oggi sei sparita dal tribunale. Tamish Jhazar stava quasi impazzendo al pensiero che ti fossi persa. Per fortuna non era così."
"In verità mi ero persa" disse inventando una scusa sul momento. "Il fatto è che non so starmene tranquilla in un posto."
"Tuo zio si preoccupa molto per te."
"Siamo una famiglia molto unita."
"Certo, tipico degli himladrin."
Joyce non aveva idea di quanto solidi fossero i legami di famiglia tra gli himladrin, ma ormai era in ballo e le conveniva ballare.
Si limitò ad annuire. "Stai cercando qualcosa in biblioteca?"
Zefyr si guardò attorno. "Un libro per mio padre."
"Che genere di libro?"
"Del genere che ti annoierebbe solo sentinre il titolo."
Lo so che libro sta cercando, pensò Joyce. "Provaci e vediamo se mi addormento."
"Come addestrare il falco d'acqua. Di un certo Grimus Ambalar. Ne sai qualcosa?"
Lo sapevo. "No, mai sentito. Non è il mio genere" disse abbozzando un sorriso. Era stata una stupida. Non doveva rimettere a posto il libro ma nasconderlo da qualche parte.
"E qual è il tuo genere?"
"Libri d'avventura, storie di guerrieri e stregoni e maghi cattivi e..."
Zefyr sorrise alla sua maniera adorabile. "Sono storie per bambini. E tu stai quasi per sposarti."
"Non è vero" fece lei indignata. E non è detto che mi sposi, pensò. I miei matrimoni finiscono sempre mali. Un momento, ho detto matrimoni?
Zefyr rise più forte. "Stavo scherzando."
"A te non piacciono?"
"Non è il mio genere."
"E cosa ti piace leggere?"
"Libri di storia, di imperi che sorgono e crollano, di grandi battaglie ed eroi."
"Non me l'aspettavo."
"Credevi che passassi tutto il mio tempo a lucidare l'armatura e allenarmi?"
Joyce arrossì.
"Io vado a cercare quel libro" disse Zefyr indicando gli scaffali.
"Buona ricerca" fece Joyce. Non appena lui sparì dietro uno scaffale, si alzò e ripose l'atlante di Castow al suo posto.
Uscì dalla biblioteca con passo veloce e si diresse verso la sua stanza. Doveva riflettere sulle sue prossime mosse. D'istinto voleva partire per Gadero e Selacca, ma non aveva idea di come raggiungere quei posti. Erano lontani più di mille miglia, senza contare che era sola, inesperta, senza un mezzo di trasporto, senza soldi e dove stava andando c'era una guerra in corso.
Era troppo anche per lei.
Se almeno avesse avuto uno dei portali di Robern. Con uno di quelli avrebbe potuto viaggiare fino a Gadero in un battere di ciglia. Lei però non aveva quel potere e non aveva idea di come ottenerlo. Se almeno avesse avuto lì con sé il compendio magico...
Un passo alla volta era arrivata davanti alla porta della sua stanza. Entrò e si gettò sul letto. Le serviva tempo per riflettere, ma non aveva idea di cosa dovesse fare.
"Sto solo perdendo tempo qui" si disse. Più il tempo passava, più la maledizione si diffondeva nel corpo di Oren.
E lei non aveva idea di dove fosse Rancey e se fosse stato davvero lui a maledirlo.
"È stato lui" disse ad alta voce.
Scivolò nel sonno senza rendersene conto.
La mattina dopo si svegliò ancora vestita. Si lavò e indossò abiti puliti, quindi uscì dalla stanza e si diresse verso quella di Jhazar, sul livello superiore al suo.
Lo trovò che stava uscendo proprio in quel momento.
"Sei mattiniera" disse vedendola arrivare.
"Devo sapere dov'è mio padre" disse con tono deciso.
"Non è questo il momento per parlarne."
"Invece sì. Sto solo perdendo tempo qui."
"Ti ho detto che è per la tua sicurezza."
"Voglio tornare da mio padre" disse col tono di una ragazzina capricciosa. Le dispiaceva usare quei mezzi con Jhazar, ma se non c'era altra soluzione...
Lui sospirò con aria affranta. "Hai ragione, ma manca pochissimo. I nobili fedeli a Nazedir e Malinor stanno già arrivando alla fortezza. Entro domani inizieremo la dieta."
Quella era una buona notizia, ma a lei non bastava.
"Quanto ci vorrà?"
"Due, massimo tre giorni e arriveremo a una decisione, positiva o negativa per noi. Se riuscirò a convincerli porterò io stesso la buona notizia a tuo padre."
"E se invece fallisci?"
"Dovremo fuggire più veloci che potremo."

Nota: Joyce tornerà tra qualche giorno, nel frattempo vi auguro di passare un sereno Natale con i vostri cari :)

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