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Autore: winnie343    23/12/2017    1 recensioni
E se il cavaliere di Gemini avesse conosciuto il suo destino? Se gli fosse stata offerta la possibilità di cambiare il corso del Fato? Questa storia narra le vicende del grasso e buffo Edgar, di come diventò il Cavaliere di Pegasus grazie all'addestramento di ben due cavalieri d'oro (Milo e Aioria) e di come, pur non possedendo un cosmo, fece di tutto per proteggere i suoi amici. Perchè non sempre gli eroi del Mito hanno i muscoli.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XXX

Scontri









Shaka aveva lasciato proseguire Aiolia oltre la sala d’accoglienza del Grande Tempio. Lo aveva lasciato andare verso le stanze del Grande Sacerdote perché in fondo sapeva che la vera battaglia non si sarebbe svolta lì. Da quel luogo non sentiva alcun pericolo sopraggiungere, mentre intorno a lui un’aurea funesta e selvaggia stava crescendo a dismisura. A chi mai potesse appartenere quel cosmo così turbolento e devastante ancora non aveva avuto modo di scoprirlo, ma non dubitava che presto ne sarebbe venuto a conoscenza.

Per il momento, però, aveva deciso di seguire con la sua mente i passi del giovane cavaliere del Leone. Per quanto fosse forte e possente, il cosmo di Aiolia poteva spezzarsi in ogni momento a causa della sua fragile aggressività e lui, che un tempo non lontano, aveva promesso di proteggerlo, non avrebbe potuto consentire che qualcuno ne approfittasse.

Aiolia, ignaro delle attenzioni del cavaliere di Virgo, entrò con passo deciso nelle stanze di Arles: voleva delle risposte dal Grande Sacerdote ed era pronto a dare battaglia qualora non gli fossero giunte parole sensate all’orecchio.

In tutta quella storia aveva fatto fatica fin dall’inizio a comprendere il vero senso delle cose. Perché Edgar era diventato cavaliere? Perché, fra tanti, proprio quel buffo ometto? E perché proprio quell’armatura che si dicesse legata fin dai tempi dell’antichità al mito di Hades? E poi c’erano il tentativo di uccidere la regina di Asgard e Seyia.

Il pensiero del ragazzo trascinò inevitabilmente la sua mente verso il ricordo di Marin. In tempi come quelli, per un ragazzo come lui, un sentimento così possente come quello che provava nei confronti della sacerdotessa guerriera erano difficili da gestire.

Si era buttato anima e cuore in quell’amore, trascinando con se anche la titubante ragazza e solo ora si rendeva conto del gran casino in cui si erano andati a cacciare. L’amore non era cosa per cavalieri, di questo se ne rendeva conto solo ora. Eppure, ciò non di meno, non si era pentito di quello che aveva fatto. Se fosse morto in quell’istante, di tutti i rimpianti provati, quel bel ricordo non ne avrebbe mai fatto parte.

Un gelo improvviso lo avvolse e permeò le pareti della Sala. Se non fosse stato certo del fatto che Camus si trovava ad Asgard in quel momento, avrebbe pensato a lui e al suo ghiaccio eterno.

Si voltò in cerca della fonte da cui proveniva quel gelo. Mentre cercava inutilmente, alle sue spalle, gli arrivò un colpo veloce come il fulmine. Fu il suono che lo anticipava a consentirgli di scansarsi giusto in tempo per non essere colpito. Una voce si udì alle sue spalle:


  • E così ti saresti pentito di esserti lasciato andare con la bella sacerdotessa?

  • Dove sei? Esci fuori così che io possa affrontarti a viso aperto! – benchè fosse rimasto sorpreso da quelle parole che scoprivano i suoi pensieri più reconditi, Aiolia cercò di rimanere concentrato.

  • Non pentirti giovane guerriero. Della tua breve vita che finirà oggi, almeno ti porterai nell’al di là un piacevole ricordo.

  • Mostrati e sarai tu ad andare nell’al di là … mi preoccuperò io di mandartici!

  • Ah ah ah ah … divertente … - da un angolo nascosto Calliope uscì dall’ombra in cui si era rifugiata e gli sorrise – tu che sei la copia sbiadita di quel grande guerriero che era tuo fratello vorresti sconfiggere una con i miei poteri? E come pensi di farlo?

  • Così …


Aiolia raccolse tutte le sue energie e furente per le parole impertinenti pronunciate dalla donna si preparò a scagliare il suo colpo più potente, ma prima di riuscire a completare il suo Lighting Bolt, una nebbia fitta lo avvolse e una figura che scambiò per suo fratello gli apparve in lontananza. Il cavaliere di Leo, visibilmente confuso abbassò il braccio:


  • Fratello?

  • Riponi il tuo braccio e metti da parte la tua rabbia – la voce di Aiolos giunse alle sue orecchie possente e nitida – perché non ti è consentito scagliare il tuo colpo contro la prediletta del Grande Sacerdote.

  • Cosa? Ma cosa dici fratello? – Aiolia cercò di avvicinarsi, ma tanti passi faceva verso quell’ombra e tanto distante essa andava – mostrati in tutto il tuo splendore in modo che io possa riconoscerti.

  • Non ti è consentito attraversare il regno dei morti, come non è consentito a me farvi ritorno.

  • Sei veramente tu, dunque? - Gli occhi si sgranarono e il respiro si fece pesante nel giovane cavaliere

  • Non ti ho addestrato per abbandonare la via di Athena, pertanto riponi le tue armi fratello e lascia che Calliope decida del tuo destino

  • Cosa?


Sempre più confuso, Aolia abbassò la guardia, non rendendosi conto di divenire così un facile bersaglio per la donna che alle sue spalle si avvicinava impugnando la daga d’oro che il Grande Sacerdote custodiva sotto il trono.

La voce di Shaka gli giunse in lontananza:


  • Non distrarti cavaliere di Leo. E’ un’illusione quella che stai vivendo. Non distrarti o sarai morto.

  • Shaka!


Aiolia si risvegliò dal tepore in cui era caduto in tempo per evitare di essere trafitto al petto dalla donna, ma il pugnale affondò comunque nelle sue carni. Riuscì a liberarsi dalla presa della donna e dopo aver fatto un balzo indietro si appoggiò ad una delle colonne. Se non fosse accorso Shaka in suo aiuto, avrebbe rischiato di morire tanto era affilato quel pugnale. Si maledì per la superficialità dimostrata, ma prima di poter fare altro, il suo sguardo venne attratto proprio dall’oggetto affilato che la donna stringeva.


  • Dove hai trovato quel pugnale? Non sembra un oggetto comune.

  • Non sono affari che ti riguardano cavaliere. L’unica cosa che deve interessarti è la tua morte.

  • La mia morte? – Aiolia sorrise – e pensi di potermela dare tu? Ridicolo.

  • Eppure se non fosse intervenuto quel maledetto saccente e impiccione del cavaliere di Virgo, non ti saresti salvato.


Aiola non rispose a quella provocazione, ma in fondo si sentì punto nell’orgoglio, perché sapeva che Calliope aveva ragione. Era stato leggero e sprovveduto, ma non avrebbe commesso lo stesso errore. Benchè la ferita all’addome sanguinasse copiosamente, si alzò e nascondendo una smorfia di dolore si preparò a lanciare il suo colpo. Questa volta nulla glielo avrebbe impedito.


  • Pensi veramente di potermi uccidere? Conosco il tuo futuro. Conosco il futuro di tutti, lo sai questo, vero?

  • Forse … ma non conosci il tuo … - Aiolia sorrise – per cui non sai cosa ti accadrà.

  • Ma so che non sarai tu ad uccidermi.

  • Sai anche che io non morirò qui oggi.

  • Cosa? – la donna si sorprese di quella affermazione proclamata in maniera così decisa

  • Non posso morire oggi – la voce di Aiolia uscì in un sussurro – ho troppe cose ancora da fare e da scoprire.

  • Capisco – la donna sorrise – come ad esempio sapere cosa è successo veramente a tuo fratello?


Aiolia si fece attento perché in fondo a quella domanda non era mai riuscito a dare una risposta sensata. Benchè la ragione e i fatti gli dicessero che suo fratello aveva tradito, le emozioni e il ricordo di lui negavano con violenza quella possibilità. Eppure in tutti quegli anni non era mai riuscito ad avere delle risposte soddisfacenti ed ora, la storia di Edgar riportava alla luce sensazioni quasi sopite.

L’ombra che avvolgeva il Grande Sacerdote era diventata più evidente, non solo ai suoi occhi, ma anche a quelli di alcuni dei suoi compagni. Aveva bisogno di risposte e non era il solo. Sentiva che anche il cuore di Shaka era in ascolto, perciò tentò di estorcere una qualche informazione dalle labbra di Calliope:


  • Se tu sai qualcosa allora parla! E ti risparmierò la vita.

  • Non ho certo paura di te, cavaliere.


Benchè il cosmo di Aiolia diventava sempre più minaccioso e potente, Calliope affermava il vero: non era di lui che aveva paura. Erano altri coloro che le incutevano timore. Shaka, cavaliere dalle immense virtù, era in ascolto delle sue emozioni e sapeva di non potersi concedere la minima emozione. Ed inoltre sentiva il cosmo doppio di Gemini espandersi sempre più furiosamente. La battaglia interna che l’anima di quell’uomo stava vivendo non avrebbe dato scampo a lei in alcun modo, qualsiasi fosse la parte che avesse preso il dominio del corpo. Dunque non aveva timore del cavaliere di Leo, ma sapeva di non aver armi o mosse da contrapporre alla sua potenza.

L’unica cosa che poteva fare era logorare la sua anima, ma finchè il cavaliere di Virgo fosse rimasto in ascolto, avrebbe impedito la distruzione del cuore di Aiolia.

E così Calliope chiese aiuto a quel mostro che era Gemini. A farne le spese sarebbe stato Shaka.










Camus osservava la neve che ricopriva le fontane del giardino. Una malinconia silenziosa lo stava avvolgendo incessantemente e benchè tentasse in ogni modo di razionalizzare le sue emozioni, si rendeva conto che alcune sarebbero rimaste a tormentarlo per lungo tempo. Ormai del ragazzo che era stato e che aveva conquistato l’armatura dell’Acquario non riconosceva più nulla.

Fin da bambino, per sopravvivere al duro allenamento a cui era stato sottoposto, si era costruito un’armatura talmente spessa che gli aveva consentito di lasciare fuori emozioni e sentimenti. Hilda aveva mandato tutto in frantumi in poco meno di un respiro.


  • L’amore è un sentimento che non porta nulla di buono.


Camus si voltò ad osservare Milo che, affiancandolo, aveva pronunciato quelle parole con leggerezza. Ma l’uomo sapeva che il suo amico aveva nel cuore un pensiero più funereo di quello che dava a vedere. Si girò nuovamente verso la finestra e sospirò:


  • Il tuo pensiero è rivolto a me o a te?

  • E’ rivolto in generale a tutti.

  • Non pensi allora di esagerare? Magari qualcuno che abbia ottenuto qualcosa di buono dall’amore esiste.

  • Ma si … forse si – Milo sorrise anche se poco convinto. Poi quello stesso sorriso gli morì sulle labbra – che cosa pensi di fare?

  • A cosa ti riferisci?

  • A Maya … e a Mya … e ovviamente ad Hilda …

  • Non lo so … onestamente non lo so. E’ evidente che Maya abbia cospirato per attentare alla vita di Hilda

  • Eppure Edgar è convinto della sua bontà … e lo so che è l’amore che prova per lei a dargli questa convinzione – Milo si grattò la testa – ma … insomma … di Edgar mi fido … vede cose che noi neanche intuiamo.

  • E’ fantastico il modo in cui tu hai cambiato idea nei suoi confronti – Camus accennò un sorriso

  • Che razza di bastardo che sono stato. Ma chi mi credevo mai di essere e come hai fatto a sopportarmi in tutti questi anni?

  • In effetti non è stato facile – il sorriso sulle labbra del francese si allargò, ma il volto tornò subito serio – forse ha ragione Edgar, io questo non lo so, ma sinceramente mi dispiace vedere Mya così disperata.

  • Parlerai con Lady Hilda?

  • Si. Devo farlo, non pensi?

  • Penso di sì – Milo sospirò – e con lei? Cosa farai?

  • Non lo so.


Camus non aggiunse altro e si allontanò senza salutare il suo amico. Non era mai stato tipo da indugiare di fronte alle difficoltà. Era tempo di affrontare quella situazione e di dare pace ai suoi demoni.

Mentre girava tra i corridoi e i giardini innevati alla ricerca di Hilda si imbatté in Mya.

Era evidente che la ragazza lo stava aspettando. Sapeva che sarebbe passato di lì: questa considerazione non lo sorprese più di tanto.

Una volta aveva riso delle previsioni della ragazza, ma ora, dopo aver toccato con mano quanto quelle premonizioni si fossero dimostrate vere, non poteva più dubitare della sua capacità di vedere il futuro. Le si avvicinò, ma attese che fosse lei a parlare per prima. La ragazza non indugiò:


  • So che non mi ami e so che Maya è colpevole di quello di cui viene accusata. Ma credimi quando ti dico che non è cattiva e non si rende conto delle conseguenze dei suoi gesti.

  • Ti credo. Credo ad Edgar e credo a te.

  • Veramente? – Mya trattenne un singulto – e farai qualcosa per evitare che venga giustiziata?

  • Ci proverò, ma non ti assicuro nulla.


Mya, iniziando a piangere, lo abbracciò. Il cavaliere, in un moto di sincera compassione, la strinse a sé, cercando di fornirle un conforto al suo dolore. Provò per lei un sincero sentimento di affetto e una sensazione di malinconia catturò il suo pensiero. Era come se in quel momento in cui i loro corpi erano vincolati in quel abbraccio, Camus percepisse i suoi pensieri più reconditi, permeati di profonda tristezza.

Come poteva, una ragazza così piena di vita, racchiudere nel suo cuore tanto dolore?

Un movimento alle loro spalle catturò la loro attenzione e il cavaliere, voltandosi, si accorse dal fruscio di alcune tende che qualcuno si stava allontanando da quei corridoi.

Un’intuizione lo spinse a separarsi velocemente da Mya. Seguendo la strada fino all’uscita pregò di non aver ragione, ma quando, affacciatosi nel giardino, vide in lontananza la figura longilinea di Hilda, pregò in cuor suo che l’immagine che lui e la ragazza dai capelli rossi avevano dato alla regina di Asgard non fosse così compromettente come lui immaginava.

Decise di assumere la sua espressione più neutra e lentamente le si avvicinò senza parlare. Fu Hilda a rompere il ghiaccio:


  • Che cosa vuoi?

  • Non lo immagini?

  • Che cosa ti è successo?

  • Cosa vuoi dire? – Camus la guardò sinceramente stupito per quella domanda.

  • Ho rischiato di morire per mano di Maya e tu non hai dimostrato alcun sentimento o emozione per la mia sorte.

  • Se ti ho dato questa impressione, mi dispiace, ma ti sbagli. Ero preoccupato per la tua sorte, altrimenti non avrei percorso tutta la strada fino ad Asgard con il cuore in gola e in ansia.

  • Eppure quando sei arrivato qui, hai mostrato più interesse verso la sorte di Edgar e Maya che verso la mia – Hilda abbassò lo sguardo e si voltò per non mostrare la sua debolezza – e poi quello che ho visto ora …

  • Stavo semplicemente cercando di consolare una ragazza che è preoccupata per le sorti di sua sorella …

  • E che è innamorata di te …

  • Non è questo il problema …

  • E quale è il problema?

  • Sai che Maya non è cattiva … è solo terribilmente confusa …

  • Oh, certo … e io devo lasciarla libera … e magari mentre decide da che parte stare potrei anche lasciarmi pugnalare … chissà che non riesca a generare in te qualche tipo di reazione.

  • Non sono io il problema ….

  • Hai ragione … sono io il problema … io e la mia stupida convinzione di contare qualcosa per te.

  • Non devo dimostrati i miei sentimenti … non posso farlo … eppure posso assicurarti che sono ancora qui … con me … ben presenti …

  • Perché? … Perché non puoi comportarti come hai fatto fino a pochi giorni fa? …

  • Perché tu sei la celebrante di Odino e io sono il cavaliere delle energie fredde …

  • E questo è un problema? … Il mio titolo … il tuo? … Fino ad ora non ti hanno impensierito né fermato …

  • Fino ad ora non ho molto ragionato …. ed è stato un errore …

  • Oppure hai ragionato fin troppo bene.

  • Cosa vuoi dire?

  • Magari hai ottenuto quello che volevi … una notte con me e via …

  • Pensi che sia così meschino?

  • In fondo non so chi sei veramente ….

  • Non posso convincerti di essere qualcuno di diverso da quello che sono. Sono cavaliere di Athena e sono innamorato di te. Governo le energie fredde e per farlo devo mantenere il controllo e la lucidità. Amare te significa non avere controllo …. un rebus di difficile soluzione, non pensi?

  • Io … - Hilda, sinceramente sorpresa dalle parole di Camus, così dirette, semplici e definite, si sentì disarmata e inerme - … cosa vuoi da me?

  • Voglio che usi la tua testa e il tuo cuore per decidere il destino di Maya.

  • E il tuo cuore cosa ti dice?

  • Il mio cuore crede a ciò in cui crede Edgar. Per lui Maya merita una possibilità di redenzione e questo a me basta.

  • Capisco … - Hilda si fece pensierosa. – anche io voglio credere nel cuore di Edgar, mi sembra una così brava persona, perciò ti prometto che ci penserò attentamente.

  • Grazie.

  • E di noi? Cosa ne sarà?

  • Non ho risposta a questa domanda.


Camus fece per voltarsi, doveva allontanarsi prima che lei comprendesse quanto la sua fosse una semplice recita, incapace come era nella realtà a controllare le sue emozioni. La donna, però, lo bloccò, aggrappandosi a lui:


  • Resta con me. Qui ad Asgard. Resta, ti prego.

  • Hai già i tuoi cavalieri, non ci sarebbe posto per me. – Camus evitò accuratamente di voltarsi e cercò di mantenere un tono freddo e distante.

  • Non come cavaliere … resta come mio sposo. Sposami Camus.

  • Io … - l’uomo si voltò, sinceramente sorpreso per la proposta. Seppure aveva compreso di essere nel cuore di Lady Hilda, mai avrebbe pensato di ricevere da lei una tale proposta. - … restare ad Asgard?

  • Non devi rispondermi subito – la donna sorrise – più tardi ci sarà una festa in mio onore … pensaci … e se vorrai daremo l’annuncio questa sera.


Camus si allontanò senza dire nulla, sopraffatto dalle sue emozioni. Tutti i suoi anni di addestramento poco servivano di fronte a quella donna. Appena rientrato nella sua stanza, si appoggiò al muro e si lasciò scivolare.

Ripensò alle parole di Hilda e al senso della sua vita. Per quale motivo era venuto al mondo ed era diventato cavaliere? Non si era mai soffermato molto a pensare a queste cose, convinto come era sempre stato che tutto fosse predestinato. Per uno dalla mente logica come la sua era sicuramente un controsenso, ma in fondo, tutta la storia del Cosmo e dei Saint lo era in certi termini. Ma ora che l’amore era entrato prepotentemente nella sua vita, tutto era diventato confuso e imprevedibile.

Un’illuminazione giunse alla sua mente. Forse qualcuno avrebbe potuto dirgli cosa fosse scritto nel suo destino. Mya in fondo lo aveva fatto. Vergognandosi per la breve via che aveva deciso di intraprendere, sentendosi vigliacco privo di coraggio, decise di rimandare, comunque, la sua decisione al giudizio del fato: alla prima occasione, avrebbe chiesto a quella ragazza cosa il futuro avesse in serbo per lui.







Shaka cercava di rimanere concentrato su Aiolia e sul suo combattimento. Sapeva che fondamentalmente, benchè il cavaliere di Leo fosse superiore nelle forze a Calliope, la sua sorte sarebbe dipesa da quanto lui, cavaliere di Virgo, avesse potuto continuare a creare quella difesa mentale. Era l’animo di Aiolia ad essere debole, non la sua tempra.

Le domande sulla sorte del fratello stavano offuscando il suo giudizio, ma chi stava muovendo i fili, era difficile determinarlo.

Per quanto la Sacerdotessa fosse subdola e pericolosa, Shaka non dubitava che non avesse forze così vigorose da poter mantenere vive tutte quelle illusioni.

A quel punto cercò di concentrarsi sullo spirito turbolento che sentiva aleggiare nella dimora del Grande Sacerdote. Possibile che quel cosmo doppio appartenesse al Pope? Nero come la pece e bianco come la pace: come spiegare questa dicotomia in un uomo giusto come il venerabile? Mai come in quel momento il dubbio si era insinuato nella sua mente. Questo tentennamento, però, gli fu fatale.

Troppo concentrato a comprendere a chi appartenesse quel potente cosmo non si accorse del sopraggiungere alle sue spalle di un colpo che lo scaraventò a terra.

Il tempo di riprendersi, distraendosi dal campo di battaglia del Leone, che un altro colpo lo scaraventò in una dimensione a lui oscura.

Perso in quel mondo che non sentiva appartenergli, non riuscì più a fornire la difesa giusta al cavaliere del Leone.

Aiolia sentì il cosmo di Shaka scomparire e nel suo cuore pregò che nulla fosse accaduto al suo compagno d’armi. Benchè non fossero mai stati in sintonia, negli ultimi anni aveva riconosciuto al cavaliere della Vergine virtù fuori dal comune e il rispetto nei suoi confronti non era mai venuto meno.

Se solo avesse potuto sarebbe corso in suo soccorso, ma la presenza di Calliope e di quel cosmo a lui sconosciuto richiedevano la sua massima attenzione. Ma quella semplice distrazione gli fu fatale. Mentre osservava la donna che, immobile di fronte a lui, continuava a stringere il pugnale d’oro, percepì un rumore e lo spostamento dell’aria alle sue spalle, eppure non vide partire il colpo e così ne fu travolto.

Un’esplosione galattica lo scaraventò contro il muro e l’unica cosa che riuscì a pensare prima di perdere i sensi fu che quel colpo, a lui non sconosciuto, non poteva essere partito da Calliope.

Se solo fosse riuscito a rimanere cosciente, avrebbe potuto vedere sopraggiungere un cavaliere dall’armatura dorata e dai lunghi capelli ribelli.

Calliope non si voltò e dopo aver ringraziato il nuovo arrivato, si avvicinò ad Aiolia, ormai inerme e innalzò la daga per sferrargli il colpo che lo avrebbe ucciso.


  • Non avere tutta questa fretta! Non è lui che deve morire.

  • Cosa stai dicendo? – la donna si voltò preoccupata – sai anche tu che nel momento in cui riprenderà conoscenza tenterà di uccidermi. Senza parlare poi del cavaliere di Virgo che non tarderà a tornare per soccorrerlo.

  • Sottovaluti il mio potere se pensi che Shaka possa tornare tanto facilmente dalla Dimensione Oscura – Saga sorrise – e per quanto riguarda Aiolia, in vista della prossima battaglia con Athena, ho bisogno della sua forza.

  • Athena? Ho fatto in modo di cambiare le sorti del destino.

  • Diciamo che ci hai provato … ma penso che alla fine il tuo piano sconclusionato sia andato in fumo.

  • Edgar è ancora il cavaliere di Pegasus e finchè lo sarà quel moccioso non potrà diventarlo. Come ti ho spiegato …

  • Silenzio! – la voce di Saga risuonò possente e Calliope, intimorita da tanta severità, si azzittì. – Sappiamo entrambi che è solo una questione di tempo. Quell’ometto presto abbandonerà quelle vestigia: o per sua scelta o perché qualcuno lo ammazzerà.

  • Ma tu puoi ancora fare in modo che Seyia venga ucciso e …

  • Io non posso espormi ancora di più di quanto ho fatto fino ad ora. I cavalieri d’oro cominciano a sospettare e avrò già il mio da fare a convincerli della mia estraneità per quanto accaduto. Hai giocato le tue carte e hai fallito. E’ arrivato il momento per te di sparire.

  • Ma tu mi avevi promesso il tuo aiuto per uccidere Hilda … ad Asgard ci sono ancora i tuoi cavalieri e se tu volessi …

  • Camus e Milo non uccideranno la celebrante di Odino. Lo sai meglio di me. E io non ho nessuna intenzione di attirare l’attenzione su di me. Ho inviato a Lady Hilda le mie scuse e questo è quanto.

  • Maledetto!


Calliope si scagliò con tutta la sua forza sul Grande Sacerdote, ma a quest’ultimo gli ci volle il solo spostamento del braccio per impedire di essere colpito dal pugnale dorato. Improvvisamente il suo cosmo si accese e la donna fece cadere immediatamente l’arma. Saga si voltò, convinto che nulla ella avrebbe più tentato. Però dovette fermarsi. Si voltò nuovamente, preoccupato, ma non si soffermò ad osservare Calliope, volgendo invece il suo sguardo verso uno svenuto Aiolia.

Benchè il ragazzo fosse ancora privo di sensi, il cavaliere dei Gemelli percepì chiaramente il ribollire del suo cosmo. Rimase impressionato dalla forza che sentiva concentrarsi in un unico punto, ma prima che potesse dire a Calliope di stare in guardia, vide il braccio del ragazzo alzarsi e lanciare il suo colpo più potente. Repentinamente riuscì a mandare la donna nella Dimensione Oscura, ma travolto dal colpo del cavaliere, anch’egli si trovò intrappolato in essa.






Non so cosa altro dire se non che mi dispiace per il tempo che sto impiegando a concludere questa storia. La vita purtroppo riserva veramente poco tempo e poco spazio ad una povera scribacchina come me … mi sto impegnando … giuro … ed Edgar non mi ha ancora abbandonato.

  
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