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Autore: janeblackbird    28/12/2017    0 recensioni
L'inizio del nuovo lavoro al Dunhill report non sarà una passeggiata per Maura O'Reilly, una giovane giornalista appassionata di cronaca nera. Dovrà affrontare un caso che la toccherà da vicino e fare luce su due misteriose scomparse.
-Tratto dal racconto:
"Maura! Maura!"
La pioggia continuava a cadere incessante e la voce che mi chiamava, come a implorare il mio aiuto, si faceva più chiara. La strada che stavo percorrendo mi condusse in un bosco buio a me sconosciuto, nonostante non fossi molto distante da casa. O almeno così credevo.
Sentivo la stanchezza pervadere il mio corpo, quando vidi un capanno scarsamente illuminato qualche metro avanti a me. Inziai a correre per raggiungerlo, caddi inciampando in quella che pensavo fosse una radice. Appena misi a fuoco, vidi che a causare la mia caduta fu un braccio mozzato che che sbucava dal terreno. Spalancai la bocca per urlare , ma uscì solamente un suono sordo.
Genere: Drammatico, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3

"Cosa ci fai qui?" mi chiese Conor appena misi piede in redazione.

Appena avevo saputo di Amber alla tv, mi precipitai in ufficio. Sapevo che il caso non sarebbe stato di mia competenza, ma volevo davvero dare una mano in qualche modo. Non solo in veste di giornalista.

"Dove l'hanno trovata?"

"Vicino al Quiet River. Il capitano Kiley stava portando a spasso il cane quando ha visto qualcosa sulla riva del fiume. Poi beh, il resto lo sai già." spiegò tirando fuori un fascicolo dal cassetto della scrivania.

"Sono immagini un po' forti." aggiunse consegnandomi la cartellina.

Quando la aprì, il mio primo istinto fu quello di vomitare ma cercai di trattenermi. Se si vuole davvero fare questo lavoro bisogna essere pronti a tutto.

"Strangolata?" chiesi notando lividi violecei intorno al collo.

"Già. Chi può aver fatto una cosa simile ad una povera ragazza?"

"Siamo qui per scoprirlo." risposi, beccandomi un'occhiataccia da Conor.

"Lo so che vorresti partecipare al caso, ma non puoi. Non spetta a me questa decisione. Anzi, non avrei nemmeno dovuto farti vedere le foto."

"Non potrei magari aiutarti in via del tutto ufficiosa?"

La speranza era l'ultima a morire e io ero determinata.

"Mi dispiace Maura."

"Capito, non c'è problema."

"Se dipendesse da me..." disse Conor passandosi una mano tra i capelli.

"Ora vado, ti lascio lavorare."

Gli riconsegnai il fascicolo e uscii in strada. Fui investita da una folata d'aria gelida e decisi d'andare a prendere una cioccolata calda da Mill's.







"Come mai in giro a quest'ora?"

Avevo chiamato Teresa nella speranza che avesse un attimo di tempo libero per me.

"Scusa se ti ho disturbato, ma avevo bisogno di parlare con qualcuno. In particolare con te." dissi porgendole una ciambella.

"Sarà uno stereotipo dei poliziotti, ma le cimabelle mi piacciono un sacco." affermò addentandola. "Comunque sputa il rospo." aggiunse dopo aver bevuto un sorso di caffè.

"Lo so che approfitto sempre del tuo lavoro, ma avrei davvero bisogno che tu mi dicessi un paio di cose riguardo Amber Frost."

"Non potrei parlare del caso..."

"So anche questo. Però sarebbe importante per me. Ti prego!" esclamai implorandola.

"Cosa vuoi sapere?"

"Tutto quello che sai al momento."

"Per mia fortuna è poco, vista che il corpo è stato trovato circa due ore fa dal mio capo. Comunque il corpo di Amber era vicino la riva del fiume Quiet. Assurdo no? Trovare un cadavere in un posto con un nome del genere, come se l'omicida si prendesse gioco di noi."

"A quando risale il delitto? È recente?"

"Vedendo com'era ridotto il corpo, probabilmente è stato anche un paio di giorni in acqua quindi è difficile stabilirlo con esattezza. Forse una o due settimane fa."

"Ho visto che aveva dei segni intorno al collo. È stata strangolata?"

"Cavolo, ora capisco cosa provano i sospettati durante l'interrogatorio." disse ridendo.

"Scusa per la raffica di domande. Prometto che ti offrirò da bere!"

"Comunque si, sembra sia morta per strangolamento. Aspetta un attimo, ma tu come fai a saperlo?"

"Diciamo che ho le mie fonti."

Teresa stava per chiedermi di più a riguardo, quando il suo cellulare suonò.

"Si capitano, arrivo subito."disse per poi riattaccare.

"Vai pure, ci sentiamo domani!"

"Ti ha salvato la chiamata, ma sappi che non è finita qui. Scoprirò da chi hai avuto le informazioni."

Uscì dal locale sorridendo.

Nel suo lavoro era la migliore, ma quando faceva la dura con me non era credibile.

Per me Teresa era sempre la bambina che dormiva solo se stringeva il suo pony di peluche e piangeva quando suo fratello maggiore le faceva i dispetti.





Erano ormai le due di notte e tra sei ore sarei dovuta andare a lavoro, ma il sonno era l'ultimo dei miei pensieri.

Frank mi aveva chiamato per sapere che fine avevo fatto. Gli dissi che ero in redazione, ma in realtà mi stavo dirigendo al Quiet river per osservare con i miei occhi la scena del ritrovamento.

Parcheggiai lungo la strada per addentrarmi nella boscaglia per raggiungere la riva del fiume. Guidata dalla luce della torcia e dal mio scarso senso dell'orientamento, riuscì a trovare il luogo delimitato dal nastro della polizia.

C'erano due agenti a sorvegliare il perimetro ma per mia fortuna li conoscevo entrambe. Uno era stato un mio compagno del liceo, l'altro una mia vecchia fiamma. Per fortuna eravamo rimasti in buoni rapporti, altrimenti mi avrebbe cacciato via da lì. Forse sarebbe successo comunque, era un'ipotesi da prendere in considerazione.

"Heilà ragazzi!" esclamai avvicinandomi con naturalezza.

Beh, cosa c'era di strano in una ragazza che andava a visitare una scena del crimine in piena notte? Niente, dal momento che ero una giornalista.

"Maura?" chiese incredulo Steven puntandomi la torcia in faccia. Si, era lui. L'agente Thompson, il mio ex fidanzato.

"Ciao Stevy, ti trovo in forma!"

"Che diavolo ci fai qui?" chiese questa volta Gary.

"Stasera mi fate tutti la stessa domanda! Comunque sto lavorando, proprio come voi due."

"Dovremmo chiamarti agente O'Reilly?" continuò Gary.

Già, il ragazzo non era mai stato molto acuto.

"Non dovresti stare qui MC." disse serio Steven. Era l'unico che mi chiamava così, per fortuna. Il mio secondo nome era Catherine e secondo Steven era troppo bello per non essere usato.

"Corro meno rischi a stare con voi due che andare in giro tutta sola di notte, non pensi?"

"Infatti non saresti nemmeno dovuta venire, sei la solita incosciente. Veni che ti riaccompagno alla macchina."

"Volevo solo dare un'occhiata e poi giuro che torno a casa."

Cercai di convincerlo facendo gli occhi dolci, ma era inutile. C'era troppo buio e probabilmente non li avrebbe nemmeno notati.

"Cinque minuti."

"Dieci."

"E va bene. Poi torno a casa con te, almeno mi assicuro che tu non vada in giro a fare chissà cos'altro." disse sospirando, ormai rassegnato.

"Grazie Stevy!"

Ripresi la mia torcia dalla borsetta e iniziai a perlustare la zona.

"Queste sono di qualche auto della polizia?" chiesi indicando dei segni di pneumatici.

"Mi dispiace, non posso dirti niente." rispose Steven, ma vidi Gary fare segno di no con la testa.

Sembravano abbastanza recenti, forse di qualche ora prima. Srano fossero vicino al punto dove era stato ritrovato il corpo.

Mi innoltrai nella boscaglia più fitta ma inciampai nella radice di un albero. Caddi a terra e appena realizzai cos'era appena successo urlai. Era esattamente come la scena che sognavo quasi tutte le sere.

"Maura! Maura!"

"Sono qui Steven!"

Lo vidi arrivare di corsa e chinarsi verso di me.

"Stai bene?" chiese preoccupato.

"Si, sono solo caduta. Tutto a posto."

Mi porse la mano per aiutarmi a rialzarmi, ma appena appoggiai la caviglia per terra sentii un dolore che mi fece quasi svenire. Per fortuna Steven mi prese al volo.

"Gary controlla tu la zona, devo portare Maura in ospedale."

"Non c'è bisogno, davvero." sbiascicai a fatica. Il dolore stava diventando sempre più acuto.

"Io invece penso di si." ribattè caricandomi in spalla per portarmi alla macchina.





Mi sentivo tutta indolenzita. Quando piano piano riaprii gli occhi e vidi una stanza tutta bianca. Probabilmente ero morta e quello era il paradiso.

"Dove cazzo sono?" chiesi tra me e me.

"Ben svegliata principessa." disse Steven ridendo.

Forse l'avevo detto a voce alta.

"Cosa diavolo è successo?"

"Ieri sera sei caduta perchè non ti fai mai gli affari tuoi."

"Ovvio, è il mio lavoro!"

"Anche romperti una caviglia e incrinarti due costole fa parte del lavoro?"

"Quelli sono i rischi del mestiere. Ora dammi una mano ad alzarmi che devo andare in redazione e sono pure in ritardo!" esclamai guardando l'orologio alla parete.

Provai a mettermi seduta, ma sentii una fitta lancinante al fianco.

"Tu non vai da nessuna parte, devi riposarti."

"Da quando sei diventato mia mamma?"

"Da quando ti comporti come una ragazzina di 15 anni." rispose alzando la voce.

"Sono tutta rotta, non ho bisogno anche di essere rimproverata."

"Scusa, è solo che non voglio che tu vada in giro da sola di notte."

"Ti preoccupi per me Stevy?"

"Ora bevi un sorso d'acqua." disse cambiando discorso, porgendomi il bicchiere con la cannuccia.

"Come sta signorina O'Reilly?" chiese il dottore entrando.

"Bene. Voglio essere dimessa."

"Per oggi dovrà stare ancora qui, giusto il tempo di ingessare la caviglia."

"Va bene, ma la pregherei di fare presto."

"Faremo il possibile, intanto lei si riposi. L'agente Thompson mi aveva avvisato che lei è testarda." disse sorridendo, mentre usciva dalla camera.

"Mi descrivi sempre così quando parli di me con gli altri?" chiesi guardando Steven.

"Si, ma poi aggiungo anche che sei intelligente, simpatica e dolce quando vuoi." rispose sorridendo. Forse perchè aveva notato che ero arrossita.

"Eccomi, sono arrivato appena ho saputo!" esclamò Frank irrompendo nella stanza. Avevo rotto il momento d'imbarazzo, ma avrebbe anche potuto aumentare.

"Beh, io adesso vado. Passo più tardi a vedere come stai. Frank." disse Steven uscendo dalla camera, salutando Frank con un cenno. Anche lui rispose con un impercettibile movimento del capo. Diciamo che i due non andavano molto d'accordo, anche se non avevo mai capito il vero motivo.

"Cosa ci faceva lui qui?" mi chiese Frank leggermente alterato.

"No ma comunque sto bene, grazie per avermelo chiesto."

"Scusa, è che sarei dovuto esserci io e non lui."

"L'importante è che tu sia qui ora." dissi sorridendo.

Si sedette accanto a me e mi diede un bacio sulla fronte.

La frase di circostanza aveva funzionato.

"Devi smetterla di giocare alla detective Maura, quando lo capirai?"

"Non mi sono mica presa una pallottola in testa!"

"Ma se vai avanti a comportarti così potrebbe anche succedere. Non sai in cosa ti stai cacciando. Potresti incontrare qualsiasi delinquente, non puoi andare in giro di notte per i boschi e sulle scene del crimine."

"Lo sai che sono fatta così e non cambierò, mi devi accettare per quella che sono."

"Ora vado che tra poco inizia la lezione, ne riparleremo. Riposati Maura."






Mi ero appena svegliata dal riposino post ingessatura, quando qualcuno bussò alla porta della camera.

"Permesso?"

"Avanti." risposi anche se non riconobbi la voce.

Si aprì la porta e vidi entrare dei palloncini. Solo dopo un istante sbucò la faccia di Keileen da dietro la montagna di palloncini colorati, seguita Conor.

"Io mi dissocio da tutto ciò, è stata una sua idea." disse quest'ultimo indicanto i palloncini e la ragazza.

"Lo immaginavo."

"Sei sempre il solito guastafeste Gallagher." disse Keileen sbuffando, mentre legava i palloncini ai piedi del letto.

"Come stai?" mi chiese Conor avvicinadosi.

"Meglio, mi hanno imbottito di antidolorifici. Domani torno a lavoro."

"Sei sicura?"

"Maura non è mica come te che fai il moribondo per un po' di raffreddore! Le donne sono diverse, ricordatelo." lo interruppe Keileen.

"Domani sera ho la cena dagli Adams e devo finire l'articolo sul matrimonio."

"Brava occupati dell'avvocato. È meno pericoloso e eviti di farti male." disse Conor con un'espressione divertita. Sapeva cos'era successo ieri sera. Sicuramente Gary glielo aveva raccontato. Quel ragazzo non riusciva mai a stare zitto.





"Ma stiamo scherzando? Questa sarebbe la mia cena?!" esclamai inorridita guardando il vassoio appoggiato sul tavolino del letto.

"Sei all'ospedale, non in un hotel a quattro stelle."

"Ho capito, mangerò questa brodaglia."

"Brava MC." disse Steven sorridendo.

Era davvero passato a vedere come stavo, nonostante fosse impegnato a lavoro. Frank mi aveva chiamato dicendo che quella sera era impegnato con la correzione dei compiti in classe, ma serebbe passato l'indomani a prendermi per riportarmi a casa.

"Mi è arrivato un messaggio di Teresa e a quanto pare è una cosa importante. Mi sa che devo andare."

Lui e Teresa lavoravano insieme da molti anni ormai ed erano compagni di pattuglia.

"Certo, non ti preoccupare. Anzi, ti ringrazio per essere passato."

"Se hai bisogno di qualsiasi cosa chiamami."

Risposi di si con un cenno del capo.

"A domani MC. Mangia tutto e dormi, mi raccomando!" esclamò sorridendo, per poi uscire dalla camera.





Mi risveglia in una stanza completamente buia. Non sapevo dove fossi e avevo le mani legate. Vidi solo uno spiraglio di luce quando una figura entrò nella camera e mi si avvicinò. In mano aveva qualcosa di metallo, perchè vidi la luce riflettere sulla superficie.

Iniziai ad urlare.

"Non sprecare fiato, tanto non può sentirti nessuno. Siamo solo io e te." mi sussurrò all'orecchio.

Quella voce la riconobbi immediatamente.

"Perchè mi stai facendo questo?"

"E' solo colpa tua Maura."




Mi sveglia di soprassalto. Gli incubi non mi davano tregua e ogni volta sembravano sempre più reali. E questo mi spaventò più di tutti gli altri: la voce era di una persona che conoscevo molto bene.






SPAZIO AUTRICE
Buone feste a tutti! 

Eccoci al terzo capitolo: avete già capito che Maura è una che non si fa gli affari suoi e vuole a tutti i costi scoprire la verità. E lei e Teresa sono una bella squadra.
Ho introdotto anche il personaggio di Steven che in principio non era previsto, ma mentre scrivevo ho avuto un'illuminazione.

Anyway, fatemi sapere cosa ne pensate! Suggerimenti e opinioni sono sempre ben accette per migliorare la storia.


A presto,

Jane




   
 
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