Libri > Trilogia di Bartimeus
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Autore: Fauna96    30/12/2017    2 recensioni
In cinquemila anni e passa, si incontrano parecchie persone, sia spiriti che umani. La maggior parte sono degli idioti che non vale la pena di stare a ricordare, ma, ogni tanto, capitano le eccezioni.
_Di pigne, fama e verità [Gilgamesh]
_Di gioielli e bellezze del Nilo [Nefertiti]
_Di vecchie conoscenze e mortalità [Asmira]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Bartimeus
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Di vecchie conoscenze e mortalità
 
 
[...] Poi ci fu quella brutta faccenda con l’anello
magico di Salomone, che uno dei suoi rivali mi
costrinse a sgraffignare e gettare nel mare.
In quell’occasione dovetti tirar fuori
tutta la mia parlantina, ve lo dico io. [...]
 

Gerusalemme, 930 a. C circa
 
La notizia si diffondeva come uno sciame di cavallette, da Israele all’Egitto alla Grecia: re Salomone il Saggio stava esalando l’ultimo respiro. Il regno aveva già tirato fuori i propri abiti a lutto e si preparava a lunghe veglie di inconsolabili pianti, lamentando la perdita del sovrano, tanto buono e giusto.
Se qualcuno si fosse degnato di chiedere la mia opinione al riguardo, io avrei commentato con un sincero “Era ora!”. Francamente, per un uomo nelle sue condizioni, era vissuto molto più di quanto avrebbe mai potuto auspicare.
Da tutta la faccenda di Khaba, della ragazza e dell’Anello, ero stato convocato alcune volte dai maghi al servizio del re (ora decisamente ridotti e più servili che mai), il quale pareva richiedesse me personalmente per certi lavori particolari1. Fra le altre cose, mi era stato anche “gentilmente richiesto” di non parlare troppo del furto e della natura dell’Anello, cosa che, in fin dei conti, avevo fatto: dopotutto, l’importante era sottolineare che Salomone in persona si fidava del mio giudizio e abilità e che avevo sconfitto un marid, scusate se è poco.
Quanto alla ragazza, Asmira, non l’avevo più vista; ogni tanto mi ero oziosamente domandato se fosse ancora viva e pimpante come l’avevo lasciata o se la sua regina l’avesse fatta eliminare una volta per tutte. In tutta sincerità, era più probabile che succedesse il contrario; ma la ragazza non era mai sembrata desiderosa di ricchezze e potere, perciò, se davvero avesse accoltellato la regina, l’avrebbe fatto più per esasperazione, immagino.
Il mio attuale padrone era un mago non degno di nota, che casualmente si trovava a Gerusalemme in quel periodo; siccome, oltre a essere incompetente2, era anche frivolo e ozioso, era sparito da tempo in uno dei quartieri vicino al porto per trastullarsi. Io, approfittando delle ore libere, girovagavo per i tetti di Gerusalemme in forma di gatto, osservando i cambiamenti della città, gli altri spiriti, le persone che affollavano le strade. Con la morte di Salomone, sicuramente il prestigio e il potere di Israele sarebbero diminuiti, a meno che il vecchio re non avesse trovato un degno erede3 cui passare l’Anello. Oppure un modo per distruggerlo, liberando finalmente il grande Spirito dalla sua prigione.
Il gatto si calò giù per un muro, osservando una carovana di cammelli appena arrivata: il capo carovana stava discutendo con una figura armata di spada e pugnale, probabilmente riguardo il compenso. La figura si sciolse parte del turbante e lunghe ciocche scure piovvero giù sulle spalle. Il gatto strinse gli occhi e si spostò per vedere meglio.
Era invecchiata, naturalmente: la ricordavo poco più che ragazza, ora era una donna fatta; il viso era segnato dal sole e dal vento, ma i movimenti erano ancora agili e sicuri, l’espressione imperiosa.
Dunque aveva mantenuto ciò che mi aveva detto quella lontana mattina luminosa: non era diventata né guardia né moglie di Salomone, ma aveva continuato per la sua strada, proteggendo come meglio sapeva Saba. Il che non poteva che farmi piacere: anch’io sapevo cosa voleva dire amare la propria casa. Certo, la sua città prima o poi si sarebbe comunque ridotta in polvere e oblio, come ogni cosa terrena, ma con un po’ di fortuna, nemmeno lei ci sarebbe stata per vederlo.
Il gatto si aggirò intorno alle zampe dei cammelli, facendo ondeggiare la coda con ostentazione, pur dubitando che Asmira mi avrebbe riconosciuto: non sapevo se la sua capacità di osservazione fosse rimasta la stessa, ma difficile che ricordasse con precisione la mia guisa da gatto.4
Come da manuale, non mi degnò neanche di uno sguardo: ottenuta la sua ricompensa, si diresse rapida verso il palazzo. Oooh, dunque era stata convocata. Interessante.
Dopo un bel po’ di tallonamento da parte mia, si accorse finalmente di me, o meglio, del gatto che le trotterellava dietro. Mi fissò, accigliata allo stesso modo di tanti anni prima. Decisi di risparmiarle la fatica: - Salve, Asmira –
La prima cosa che le lessi in viso fu lo shock; poi, inaspettatamente, si aprì in un sorriso luminoso che le addolcì i lineamenti. – Bartimeus! Sei tu! –
Cambiai nel giovane lanciere sumero che lei, senza dubbio, ricordava e, un secondo dopo, me la ritrovai addosso che mi stritolava in un abbraccio. Oh.
- Credevo non ti avrei più rivisto, sai? Sarebbe stato normale, dopotutto, visto che per te vent’anni non sono niente... – blaterò, senza rispetto per il mio spazio personale.
- E invece... – riuscii a sfuggire alla sua presa. Be’ evidentemente con la vecchiaia si era fatta più emotiva.
Mi osservò dalla testa ai piedi e si lasciò sfuggire un risolino. – Sei identico, è assurdo... – scosse la testa, facendosi più seria. – Ti ha convocato Salomone? –
- Stavolta no, per fortuna... Sono solo di passaggio –
- Stavolta? – mi interruppe. – Sei stato di nuovo al suo servizio? –
- Lasciamo stare – tagliai corto – Dimmi di te, piuttosto. Sempre armata fino ai denti e accigliata, vedo –
Si strinse nelle spalle quasi timidamente. – Te l’avevo detto, cos’avrei fatto. E l’ho fatto –
- Niente mocciosi? Un maritino fedele che ti aspetta a casa? –
Scoppiò a ridere. – Certo che no! Pensavo mi conoscessi – Effettivamente il pensiero di Asmira sposata e con prole era ridicolo quanto la quantità di profumo che Salomone era solito spruzzarsi addosso. A tal proposito... – Il vecchio Sal ti ha chiamato per l’ultimo addio? –
Si fece nuovamente seria e annuì. – In questi anni, ogni volta che passavo da queste parti mi mandava a chiamare e oserei dire che siamo diventati amici. Quindi... – sospirò e mi fece un sorriso mesto. – Ma tu sai meglio di me questo, vero, Bartimeus? Quanto brevi siano le nostre vite. A essere sinceri, nemmeno io sono più giovane...
Tentai di evitare l’imminente crisi di mezz’età. – Sei ancora tosta, sai? Sono sicuro che prendi ancora a calci gli utukku. Con in più il beneficio della saggezza -.
Mi concesse una risatina mentre ci avvicinavamo al palazzo. – Non ci siamo mai incrociati in tutti questi anni... è un peccato. Ogni tanto mi è venuta quasi voglia di convocarti io stessa –
La fissai. – Grato che tu abbia evitato -.
- L’avrei fatto solo per una chiacchierata! Non ho bisogno certo di schiavi... ma ho sentito la tua mancanza –
Questa mi colse alla sprovvista. Cioè, perfettamente comprensibile che l’assenza del mio acume e delle mie brillanti osservazioni le avesse pesato, ma mai mi sarei aspettato una confessione. La fanciulla che ricordavo era seriosa, controllata ed evitava di dare confidenza ai demoni, sconosciuti e non.
- Sai, sarebbe carino ricambiare –
- Sai, non mi definirei ‘carino’ – la fulminai con un’occhiataccia; lei ricambiò a tono. Insieme, entrammo nel palazzo di re Salomone.
 



1Una bella scocciatura, potete giurarci.
 
2Non per nulla di lì a poco avrei approfittato di un errore di fonetica per abbrustolirlo. Non valeva nemmeno la pena di mangiarlo: mi avrebbe solo guastato l’essenza.
 
3Con tutte quelle mogli verrebbe da dire che non aveva che l’imbarazzo della scelta.
 
4Per quanto elegante e armoniosa.





Non sono morta! Ma terribilmente in ritardo! Non sola in questa ma almeno in altre due storie... mi dispiace. E questo capitolo non è nemmeno il massimo della vita, ne sono consapevole... ma è stato difficile scriverlo, soprattutto perché abbiamo già abbastanza notizie su Asmira; ma non potevo proprio saltarla, ragazzi. Vi auguro un felice (o almeno decente) anno nuovo, con tutto il mio affetto!

 
  
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